RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
97 - Testo della trasmissione di giovedì 7
aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Il ricordo di Jerzy Kluger, amico d’infanzia di Karol Wojtyla
Il commento di Abu Ala e dell’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Ben Hur
Ieri pomeriggio alla Camera dei Deputati italiana, la commemorazione di Giovanni Paolo II
La testimonianza dell’arcivescovo
di Chieti-Vasto Bruno Forte.
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovi spiragli di pace in Costa d’Avorio dopo la firma di un accordo, ieri a Pretoria, tra ribelli e forze governative.
I funerali del principe Ranieri di Monaco si terranno il prossimo
15 aprile nella cattedrale di Montecarlo.
7 aprile 2005
PUBBLICATO OGGI IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI
GIOVANNI PAOLO II
- A cura di Sergio Centofanti, Alessandro De
Carolis, Alessandro Gisotti -
“Vegliate perché non sapete in
quale giorno il Signore vostro verrà”: inizia così, con un passo del Vangelo di
Matteo, il testamento spirituale di Giovanni Paolo II. La prima parte del
documento di otto cartelle - vergato a più riprese negli anni del Pontificato,
durante o dopo la sosta degli esercizi spirituali della Quaresima - porta la
data del 6 marzo del 1979. Non so quando verrà il momento della morte, scrive
il Santo Padre, “ma come tutto, anche questo momento depongo nelle mani della
Madre del mio Maestro: Totus Tuus. Nelle stesse mani materne – prosegue
l’invocazione del Pontefice - lascio tutto e Tutti coloro con i quali mi ha
collegato la mia vita e la mia vocazione. In queste Mani lascio soprattutto la
Chiesa, e anche la mia Nazione e tutta l’umanità. Ringrazio tutti. A tutti chiedo
perdono”. Il Papa, che spiega di aver iniziato a scrivere il presente testamento,
dopo aver letto quello di Papa Paolo VI, chiede la preghiera dei fedeli,
“affinché la Misericordia di Dio si mostri più grande della mia debolezza e indegnità”.
Giovanni Paolo II sottolinea che
non lascia “alcuna proprietà di cui sia necessario disporre”. Stabilisce poi
che gli “appunti personali siano bruciati” e subito dopo ringrazia il suo
segretario, mons. Stanislaw Dziwisz per la “collaborazione e l’aiuto così
prolungato negli anni e così comprensivo”. E aggiunge: “Tutti gli altri
ringraziamenti”, li “lascio nel cuore davanti a Dio stesso, perché è difficile esprimerli”.
Il Papa conclude questa parte del suo testamento ripetendo per il funerale le
stesse disposizioni date da Paolo VI: la tumulazione nella nuda terra. A queste
righe scritte nel ’79, aggiunge una chiosa nel 1990: “Dopo la morte chiedo
Sante Messe e preghiere”.
La seconda delle sette cartelle
si apre con una dichiarazione senza data. In essa il Papa esprime fiducia che,
malgrado tutta la sua debolezza, il Signore gli “concederà ogni grazia
necessaria per affrontare secondo la Sua volontà qualsiasi compito, prova e
sofferenza che vorrà richiedere dal Suo servo, nel corso della vita. Ho anche
fiducia – aggiunge - che non permetterà mai che, mediante qualche mio
atteggiamento: parole, opere o omissioni, possa tradire i miei obblighi in
questa santa Sede Petrina”.
Tra la fine del febbraio e il
primo marzo 1980, il Papa si sofferma a riflettere sulla morte in relazione
alla “verità del sacerdozio di Cristo”. Rilegge quanto scritto in precedenza,
paragonandolo con quanto scritto da Paolo VI – “con quella sublime
testimonianza sulla morte di un cristiano e di un papa”, scrive - e aggiunge
una riflessione sull’importanza di essere “pronto a presentarsi davanti al
Signore e al Giudice – e contemporaneamente Redentore e Padre”. Giovanni Paolo
II lo fa anch’egli “continuamente”, afferma, “affidando quel momento decisivo
alla Madre di Cristo e della Chiesa – alla Madre della mia speranza”. “I tempi,
nei quali viviamo, sono indicibilmente difficili e inquieti”, osserva. “Difficile
e tesa è diventata anche la via della Chiesa, prova caratteristica di questi
tempi – tanto per i Fedeli, quanto per i Pastori”. In alcuni Paesi, riflette il
Papa, “la Chiesa si trova in un periodo di persecuzione tale, da non essere
inferiore a quelle dei primi secoli, anzi li supera per il grado della
spietatezza e dell’odio”, mentre “tante persone scompaiono innocentemente,
anche in questo Paese in cui viviamo…”
Dopo queste righe, Giovanni
Paolo II afferma: “Desidero ancora una volta totalmente affidarmi alla grazia
del Signore. Egli stesso deciderà quando e come devo finire la mia vita terrena
e il ministero pastorale”. Ribadisce, “nella vita e nella morte” il “Totus Tuus mediante l’Immacolata”.
Esprime due speranze: che “accettando già ora questa morte”, Cristo gli conceda
la “grazia per l’ultimo passaggio”, la sua “Pasqua”. E inoltre, che “renda
utile” l’ultimo transito anche per quella “più importante causa” alla il
Pontefice cerco di servire: “La salvezza degli uomini, la salvaguardia della
famiglia umana, e in essa di tutte le nazioni e dei popoli”. Una morte “utile
per le persone che in modo particolare mi ha affidato, per la questione della
Chiesa, per la gloria dello stesso Dio”.
Nel marzo del 1982, Giovanni
Paolo II riprende la scrittura del suo Testamento spirituale. Rilegge quanto
scritto nel ‘79. Annota di considerarlo provvisorio, ma sceglie per il momento
di non cambiare né di aggiungere nulla. “L’attentato alla mia vita il 13.V.1981
– scrive - in qualche modo ha confermato l’esattezza delle parole scritte nel
periodo degli esercizi spirituali del 1980. Tanto più
profondamente sento che mi trovo totalmente nelle Mani di Dio – e resto
continuamente a disposizione del mio Signore, affidandomi a Lui nella Sua Immacolata
Madre (Totus Tuus)”.
Un’annotazione, sempre del marzo
dell’82, si riferisce esplicitamente alla questione dei suoi funerali,
chiarendo quanto scritto nel marzo del ’79. Chiede al Collegio Cardinalizio di
“soddisfare in quanto possibile le eventuali domande” in merito del
“Metropolita di Cracovia” o del “Consiglio Generale dell’Episcopato della
Polonia”. In un’ulteriore annotazione, risalente al primo marzo 1985, aggiunge:
“Il Collegio Cardinalizio non ha nessun obbligo di interpellare su questo argomento
‘i Connazionali’; può tuttavia farlo, se per qualche motivo lo riterrà giusto”.
Dopo questa parentesi di
riflessioni degli anni Ottanta, Giovanni Paolo II completa il testamento con
gli esercizi spirituali del marzo del Duemila, durante il Giubileo. “Quando nel
giorno 16 ottobre 1978, il conclave dei cardinali mi scelse – scrive - il
Primate della Polonia, il cardinale Wyszyński, mi disse: “Il compito del
nuovo Papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio”. A questo ricordo,
fa seguire una considerazione: “Secondo i disegni della Provvidenza, afferma,
“mi è stato dato di vivere in un difficile secolo: in modo particolare sia lode
alla Provvidenza Divina per questo, che il periodo della così detta ‘guerra
fredda’ è finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo
il pericolo nel periodo precedente”.
A questo punto, Giovanni Paolo
II torna con la memoria al 13 maggio 1981, il giorno dell’attentato in Piazza
San Pietro. “La Divina Provvidenza – scrive - mi ha salvato in modo miracoloso
dalla morte. Colui che è unico Signore della vita e della morte, Lui stesso mi
ha prolungato questa vita, in un certo modo me l’ha donata di nuovo. Da questo
momento essa ancora di più appartiene a Lui. Spero che Egli mi aiuterà a
riconoscere fino a quando devo continuare questo servizio, al quale mi ha
chiamato. Gli chiedo di volermi richiamare quando Egli stesso vorrà. Nella vita
e nella morte apparteniamo al Signore… siamo del Signore”. Spero anche –
aggiunge Giovanni Paolo II - che fino a quando mi sarà donato di compiere il
servizio Petrino nella Chiesa, la Misericordia di Dio voglia prestarmi le forze
necessarie per questo servizio”.
Il Papa esprime poi
“gratitudine” allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II,
al quale - dice - “insieme con l’intera Chiesa
mi sento debitore”. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle
nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo
ci ha elargito. Come vescovo che ha partecipato all’evento conciliare dal primo
all’ultimo giorno, desidero affidare questo grande patrimonio a tutti coloro
che sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo. Giovanni Paolo II
ringrazia tutti quelli che lo hanno aiutato durante il suo Pontificato, non
solo i cattolici. “Anche tanti Fratelli cristiani, il rabbino di Roma e così
numerosi rappresentanti delle religioni non cristiane”, scrive. “E quanti
rappresentanti del mondo della cultura, della scienza, della politica, dei
mezzi di comunicazione sociale”. A misura che si avvicina il limite della mia
vita terrena, conclude Giovanni Paolo II, “ritorno con la memoria all’inizio,
ai miei Genitori, al Fratello e alla Sorella (che non ho conosciuto, perché
morì prima della mia nascita), alla parrocchia di Wadowice, dove sono stato
battezzato, a quella città del mio amore, ai coetanei, compagne e compagni
della scuola elementare, del ginnasio, dell’università, fino ai tempi
dell’occupazione, quando lavorai come operaio. A tutti voglio dire uno sola
cosa: “Dio vi ricompensi”.
QUESTA MATTINA SI E’ SVOLTA LA QUINTA CONGREGAZIONE
GENERALE
DEI CARDINALI NELL’AULA DEL SINODO IN VATICANO
-
Servizio di Fausta Speranza -
**********
Il
Collegio cardinalizio ha delegato al cardinale Edmund Szoka la potestà legislativa
per il conio di monete e per l’emissione di francobolli durante la sede
vacante. E’ stato poi deciso che per lunedì 18 aprile, data dell’inizio del
Conclave, alle ore 10 ci sarà la Santa Messa “pro eligendo Summo Pontifice”,
nella Basilica di San Pietro; alle 16.30, il raduno nell’Aula delle Benedizioni
del Palazzo Apostolico (la Cappella Paolina è in restauro) per la partenza
della processione verso la Cappella Sistina dove inizieranno i lavori del Conclave.
I cardinali hanno inoltre esaminato alcuni problemi relativi alla celebrazione
delle esequie, del rito della sepoltura del Santo Padre nelle Grotte Vaticane.
Sono
state considerate anche alcune questioni relative all’inizio del Conclave e in
questo senso sono stati scelti due predicatori per le Esortazioni, previste
nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis. Padre Raniero
Cantalamessa terrà la sua esortazione giovedì 14 aprile, nel corso della
Congregazione generale del mattino. Il cardinale Tomáš Špidlík, invece, parlerà
ai cardinali nella Cappella Sistina, lunedì 18 aprile. Altro appuntamento
fissato: i cardinali riceveranno le condoglianze del Corpo Diplomatico mercoledì
13 aprile alle 10.00, nell’Atrio dell’Aula Paolo VI.
Per capire quale incarico viene
affidato a padre Raniero Cantalamessa e al cardinale Tomas Spidlik rileggiamo
il punto 13 della Costituzione Universi Dominici Gregis di Giovanni
Paolo II, in cui si stabilisce che in una delle Congregazioni si prendano le
decisioni più urgenti per iniziare le operazioni dell’elezione e – si legge – si “affidino a due
ecclesiastici di specchiata dottrina, saggezza ed autorevolezza morale il
compito di dettare ai medesimi cardinali due ponderate meditazioni circa i
problemi della Chiesa in tale momento e la scelta illuminata del nuovo
Pontefice”.
Resta
da dire che oggi a Roma sono presenti 140 cardinali: a precisarlo è stato il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro Valls.
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DOMANI ALLE 10,
I SOLENNI FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II
PRESIEDUTI
DAL CARDINALE JOSEPH RATZINGER
SUL
SAGRATO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO
I
fedeli di tutto il mondo si preparano a tributare l’estremo commosso saluto a
Giovanni Paolo II. I solenni funerali del Papa si terranno domani in piaz-za
San Pietro a partire dalle ore 10; dureranno tre ore. La liturgia esequiale per
il Pontefice sarà presieduta dal cardinale decano, Joseph Ratzinger. Il solenne
rito delle esequie del Santo Padre sarà seguito dalla nostra emittente in
radiocronaca diretta a partire dalle ore 9,50 con commenti in italiano,
polacco, tedesco, francese, spagnolo, portoghese ed inglese. Piazza San Pietro
sarà aperta all’afflusso dei fedeli dalle ore 5 di domani. Sulla Messa solenne
funebre e il rito della tumulazione delle spoglie mortali di Giovanni Paolo II,
il servizio di Roberto Piermarini:
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All’interno della Basilica Vaticana prima delle esequie, le spoglie
mortali del Papa saranno adagiate in una cassa di cipresso con gli abiti liturgici
e la mitria in testa che già indossa per l’esposizione. Prima della posa nella
bara, il Maestro delle Cerimonie Pontificie ed il segretario particolare di
Giovanni Paolo II distenderanno sul volto del Pontefice un sottile velo di seta
bianca: un gesto che trova il significato nella preghiera del cardinale Camerlengo
Martinez Somalo, il quale invocherà Il Signore Dio Padre Onnipotente affinché
il volto del Papa, a cui è venuta meno la luce di questo mondo, sia illuminato
per sempre dalla vera luce che in Dio ha la sorgente inesauribile. Nella bara
sarà quindi deposto un sacchetto contenente le medaglie – d’argento e di bronzo
– commemorative del suo Pontificato. Prima della sua chiusura verrà letto un
“rogito”: una breve biografia in latino del Papa che sarà sigillata in un tubo
di piombo e sepolta con lui.
La bara sarà quindi posta al
centro del sagrato. Sulla cassa sarà posto un Vangelo aperto: il significato
della liturgia indica che sarà il vento a muovere le pagine.
La Santa Messa esequiale sarà
presieduta dal decano del Collegio cardinalizio, Joseph Ratzinger, e
concelebrata dai cardinali e dai patriarchi delle Chiese orientali. Tutti
saranno vestiti di rosso, il colore del lutto del Papa. Sei le lingue
utilizzate oltre al latino. La liturgia della Parola dopo le letture degli Atti
degli Apostoli e la Lettera di San Paolo ai Filippesi, culminerà con il Vangelo
di Giovanni quando Gesù affida il mandato a Pietro di guidare la Chiesa. Tra i
fedeli di varie nazionalità che porteranno i doni all’offertorio: una famiglia
polacca proveniente da Wadowice, città natale del Papa.
Dopo la comunione, il cardinale
Ratzinger compirà i riti di commiato: seguirà una prima supplica della Chiesa
di Roma pronunciata dal cardinale Vicario Camillo Ruini ed una seconda da parte
del Patriarca di Alessandria dei Copti, Stèphanos Ghattas, del Patriarca di
Costantinopoli Bartolomeo I, del Catholicos di tutti gli Armeni, Karechin I e
del Primate della Comunione Anglicana, Rowan Williams. Al termine il feretro
sarà condotto processionalmente nelle grotte vaticane per la tumulazione.
Qui la bara di cipresso sarà
legata con nastri rossi, sui quali saranno impressi i sigilli del Papa e quelli
vaticani. La cassa sarà poi posta in quelle di zinco e noce, quindi di nuovo
sigillata. Sul coperchio vi saranno la croce e lo stemma del Pontefice. La bara
sarà tumulata nella cripta che ha ospitato Giovanni XXIII.
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A ROMA, CENTINAIA DI MIGLIAIA DI
PELLEGRINI CONTINUANO A RENDERE L’ULTIMO OMAGGIO ALLA SALMA DI GIOVANNI PAOLO
II NELLA BASILICA VATICANA. L’ACCESSO SARA’ POSSIBILE FINO ALLE 22.00 DI OGGI
- Le testimonianze dei fedeli e
l’intervista con il prefetto di Roma, Achille Serra -
Il
variopinto popolo di fedeli che si è messo in fila lungo via della Conciliazione
e nelle strade circostanti il Vaticano per rendere l’ultimo omaggio a Giovanni
Paolo II, continua ad essere numeroso. Finora sono entrati in San Pietro due milioni di persone. Di tanto in tanto
applausi, canti e il nome del Pontefice scandito dai giovani si levano dal
lungo serpentone, colorando di commozione il volto dei pellegrini. La Basilica
di San Pietro è rimasta chiusa per motivi di servizio dalle 2.15 alle 4.20 e
questa sera chiuderà le proprie porte definitivamente alle 22.00. Intensa,
intanto, è l’emozione per i fedeli che, dopo tanta attesa, hanno potuto recare
il proprio grazie a Giovanni Paolo II. Ascoltiamo alcune testimonianze,
raccolte da Barbara Castelli:
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R. – Come rivedere il Crocifisso
vivente! Come rivedere l’amore crocifisso che non scende dalla Croce, fino a
questo momento, e che continua a dire: ‘Guardate, si può amare in questo modo,
fino a questo punto, fino a dare la vita!’.
R. – Come descriverlo? Non so.
E’ stupendo. E’ bellissimo vedere tanta gente che crede in una cosa e lo vedi
proprio dalla semplicità con cui una persona va lì e piange, sorride, prega ...
R. – Ho ancora i brividi, a
vedere ieri sera tutti quei presidenti dell’America inginocchiarsi di fronte a
lui ... è stata una cosa bellissima ...
R. – E’ stato un grande e
resterà nell’animo di tutto.
R. – Per lui eravamo le
sentinelle del mattino, quindi siamo qui a vegliare su di lui.
R. – Sono venuto insieme ad una
cinquantina della mia parrocchia, in particolar modo i ragazzi che mi seguono,
e anche loro hanno provato molta emozione. Secondo me, commentando con loro, è
stata questa la GMG anticipata, quella di Colonia che ci sarà ad agosto.
(canti)
D. – Giovanni Paolo II ha
traghettato la Chiesa nel terzo millennio, lasciando al mondo diversi
insegnamenti. Quale le è più caro?
R. – Il Santo Padre ha dato una
risposta a una domanda fondamentale: chi è l’uomo?
R. – L’insegnamento più caro è
questo: di ascoltare prima la Parola di Dio, accoglierla ed amarla come ha
fatto lui.
R. – Amare tutti
indistintamente, soprattutto i giovani, perché sono il futuro.
R. – Veramente, quello
dell’amore di Dio per tutti, l’apertura. E secondo me, i ragazzi colgono
proprio questo, perché oggi, presi dalle cose futili, essi riescono invece a
cogliere in Giovanni Paolo II l’esempio e l’insegnamento alla fedeltà, quello
dell’amore di Dio. Perché ai ragazzi manca molto oggi soprattutto la
semplicità: come dedicarsi alle cose nella semplicità. Non con le costruzioni
che, purtroppo, la società fa e magari non le fa vedere con il semplice occhio
dell’amore di Dio.
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Undici maxi schermi sono stati allestiti in diverse Piazze e Basiliche di
Roma per consentire ai pellegrini e ai cittadini della capitale, che non
riusciranno ad entrare in Piazza San Pietro, di assistere ai funerali del
Pontefice. Per la giornata di domani, inoltre, è stato disposto il blocco del
traffico. Questo significa che nessuno potrà entrare all’interno del Raccordo a
partire dalle 2 e fino alle 18. Nonostante la situazione eccezionale di queste
ore, comunque, la situazione nella Capitale è sotto controllo, come conferma il
Prefetto di Roma, Achille Serra, al microfono di Luca Collodi:
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R. – Escluderei nella maniera
più categorica, lo dico da Prefetto, che la città sia in stato di emergenza.
Roma ha risposto a questa marea di pellegrini arrivati da tutte le parti per
portare amore al nostro Papa. E’ evidente che milioni di pellegrini che sono
arrivati hanno provocato delle difficoltà, ma la macchina organizzativa ha
risposto con grandissima efficacia, sia sotto il profilo sanitario che della
sicurezza che dell’assistenza e dell’ordine, anche. Il Comune ha predisposto
dei maxischermi in tutte le parti della città per cui, con la Protezione Civile,
io credo che possiamo essere tranquilli anche per la giornata di oggi e di
domani.
D. – Signor Prefetto Serra, i
giornali parlano di un milione di polacchi in viaggio verso Roma. A voi
risulta, come istituzione, questa notizia? Potete confermarla?
R. – Non mi risulta in questo
numero; mi risulta un numero consistente di polacchi in arrivo, ma per loro è
già stato tutto predisposto.
D. – Ci sono problemi di ordine
pubblico, nel senso della sicurezza? Ci sono molti capi di Stato, a Roma;
abbiamo letto sui giornali anche dell’impiego dell’esercito ...
R. – 200 delegazioni. Il
Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha previsto tutto quello che era
possibile prevedere. Io sarei molto ottimista. Non ci sono segnali che possano
in qualche modo preoccupare. Poi, i controlli che si faranno mi danno anche una
garanzia. E ancora una volta, rivolgo una preghiera: di avere pazienza, perché
i controlli sono nell’interesse di tutti!
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IN EDICOLA, IL 9 APRILE, UN’EDIZIONE STRAORDINARIA
DELL’OSSERVATORE ROMANO
CON ALLEGATA LA COPIA DELLA NOTTE DEL 2 APRILE
- A cura di Alessandro De Carolis -
Cento euro, talvolta più a
seconda dell’esito della “contrattazione”. E’ quanto ha pagato qualche persona
per aggiudicarsi una copia dell’edizione straordinaria dell’Osservatore Romano,
pubblicata la notte del 2 aprile con la notizia della morte di Giovanni Paolo
II. Per arginare un fenomeno di bassa speculazione fiorito nelle ultime ore
anche su Internet – fenomeno che, scrive in una nota il quotidiano della Santa
Sede, “offende la memoria del Papa e il sentimento religioso di milioni di
fedeli” – l’Osservatore Romano ha deciso una diffusione straordinaria e
capillare della copia del 2 aprile nei capoluoghi di provincia del territorio
italiano, Sicilia e Sardegna comprese. La copia sarà allegata all’edizione del
9 aprile, dedicata ai solenni funerali di Giovanni Paolo II, e i due giornali
venduti insieme in edicola al prezzo di 90 centesimi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: “Totus tuus ego
sum”: il testamento di Giovanni Paolo II
Quattro pagine dedicate alla
biografia di Giovanni Paolo II
Vari contributi sulla figura di
“Giovanni Paolo II, il Grande”
Messaggi e telegrammi di
cordoglio di capi di Stato e di Governo.
La rassegna della stampa
internazionale.
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7 aprile 2005
IL RICORDO DI JERZY KLUGER, AMICO D’INFANZIA DI GIOVANNI
PAOLO II
Sulla figura di Giovanni Paolo
II ascoltiamo il ricordo di Jerzy Kluger, amico d’infanzia di Karol Wojtyla,
intervistato da Fabio Colagrande:
**********
R. – Il
primo ricordo è di molto tempo fa. Quando eravamo ragazzini piccoli a Wadowice
c’era un poliziotto municipale. Era sempre in uniforme, con la sciabola, che
camminava sulla piazza. Noi discutevamo, tra ragazzini, se la sciabola fosse di
legno, perché non la tirava mai fuori. Una volta, d’estate, si è addormentato
su una panchina e la sua sciabola stava lì vicino. Allora noi per vedere se
fosse di legno o di acciaio, abbiamo preso la sciabola, ma la sciabola non
voleva uscire. Lui tirava da una parte ed io dall’altra. Ad un certo momento la
sciabola è uscita, ma noi siamo cascati a terra e il poliziotto si è svegliato.
D. – Quanti anni avevate allora?
R. – Tra i 5 e i 6 anni,
qualcosa del genere.
D. – E poi nel tempo la vostra
amicizia è continuata …
R. – Sì, perché siamo andati a
scuola assieme. Siamo stati nella stessa classe fino alla licenza liceale.
D. – Lei aveva mai pensato che
il suo amico, Karol, sarebbe potuto diventare Pontefice?
R. – Questo non potevo pensarlo
e non lo ha mai pensato nessuno. Finché non ho saputo che era diventato
arcivescovo di Cracovia, non avevo mai pensato che si sarebbe potuto fare
prete. Perché quando ci siamo lasciati, nel ’38, lui era andato a Cracovia per
studiare arti drammatiche e storia all’Università Jagellonica. Era molto
religioso, però i suoi interessi erano il teatro, la storia. Non credo che
nessuno abbia pensato che diventasse sacerdote.
D. – Aveva però una personalità
fin da giovane particolare …
R. – Eccezionale. Se fosse
entrato nella General Motors, ad esempio, sarebbe diventato il presidente,
perché era eccezionale.
D. – Quali sono i tratti umani
che lei vuole ricordare più volentieri di Karol Woj-tyla?
R. – La sua caratteristica,
secondo il mio parere, è stata il suo pensiero di giustizia tra gli uomini.
Ognuno, a dispetto della nazionalità, della religione, della provenienza, ha
diritto alla vita come tutti gli altri.
D. – Dott. Kluger, cosa ha
provato in questi ultimi tempi in cui ha visto il suo amico Wojtyla in qualche
modo “torturato” dal male?
R. – Quando l’ho visto qualche
mese fa che non poteva parlare, pensando che lui aveva una fantastica dizione,
una voce bellissima, gli ho detto: “Ti fa male qualcosa, visto che parli così”?
E lui mi ha detto: “No, no, non mi fa male”. Però anche se non gli faceva male
lui soffriva, perché non poteva comunicare.
D. – Cosa ha lasciato
all’umanità?
R. – Ha lasciato una traccia che
probabilmente durerà per sempre.
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TRA I TANTI LEADER DEL MONDO CHE PARTECIPERANNO AI
FUNERALI,
AI NOSTRI MICROFONI IL PREMIER PALESTINESE ABU ALA
Partecipa ai funerali anche il
premier palestinese Abu Ala: Tracey McLure lo ha avvicinato per chiedergli un
commento sulla figura del Papa:
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R. - NO DOUBT THAT IS A GREAT LOSS …
Non c’è dubbio che sia
una grande perdita, per noi palestinesi e per gli uomini di tutto il mondo. Il
Papa è stato un grande uomo, che ha difeso con vigore i diritti umani di tutti
i popoli della terra. Ha lavorato duramente per questo ed anche per noi
palestinesi, difendendo con forza i nostri diritti. Mi sento orgoglioso
pensando alla visita che ho reso al Pontefice proprio nel marzo scorso. Egli mi
dimostrò grande simpatia. Criticò la costruzione del muro. Non dimenticheremo
mai la sua presa di posizione quando affermò che la Terra Santa aveva bisogno
di ponti di pace e non di un muro di odio. E tutta la popolazione palestinese
lo ripete, perché è veramente uno dei principi sui quali costruire una vera
pace nella regione.
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DOMANI
AI FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II L’AMBASCIATORE ISRAELIANO
PRESSO
LA SANTA SEDE, BEN HUR,
CHE
SOTTOLINEA MOMENTI FORTI DEL PONTIFICATO
L’ambasciatore israeliano presso
la Santa Sede Oded Ben Hur, anch’egli presente domani ai funerali, è stato
intervistato da Marco Cardinali:
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R. – Questo grande Papa ha fatto
almeno quattro tappe notevoli nei suoi anni di papato. La prima tappa è stata
la visita a Auschwitz; la seconda, la visita alla grande sinagoga di Roma nel
1986; la terza, con la sua lungimiranza e grande visione, l’allacciamento dei
pieni rapporti diplomatici e la normalizzazione dei rapporti con Israele; la
quarta, ovviamente, la visita nell’Anno Santo, nel Giubileo, in Israele, in
Terra Santa e nei territori palestinesi. Quindi, questa vita piena di ponti,
piena di sforzi per creare questi famosi ponti di cui parlava sempre ...
D. – C’è un grande lavoro
dietro, in 27 anni di pontificato, un lavoro fatto anche di grande amore, di
predisposizione al dialogo ...
R. – C’è qualcosa di
inspiegabile, una cosa così forte, così grande. Essendo l’ambasciatore ebraico,
non faccio parte del mondo cattolico. Malgrado tutto ciò, quando parlo del
Papa, parlo con grande rispetto per quello che sta succedendo in tutto il
mondo. Non soltanto nel mondo cristiano, ma anche in quello ebraico e
musulmano, si sente proprio l’amore. Dobbiamo ringraziare questo Papa che
veramente è stato un grande faro di morale, con il suo grande messaggio ... E
grazie a lui, ci sono tante cose che sono cambiate in questo nostro mondo.
Dobbiamo molto a questo Papa!
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IERI
POMERIGGIO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IN ITALIA
LA COMMEMORAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II
Giovanni
Paolo II ci ha insegnato che il futuro della comunità mondiale sta nella centralità
della persona umana. E’ uno dei passi del discorso del presidente della Camera,
Pierferdinando Casini, nella commemorazione del Santo Padre ieri pomeriggio a
Montecitorio. Tanti i deputati che in questi giorni hanno testimoniato la loro
stima al Papa. Il servizio di Alessandro Guarasci:
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Molti
parlamentari ricordano ancora con nostalgia la visita di Giovanni Paolo II nel
novembre del 2002 al Parlamento. Un evento forse irripetibile, che rimarrà
impresso nella storia delle istituzioni italiane. Il presidente Casini ha ricordato
come il Santo Padre abbia richiamato l’Unione Europea all’identità cristiana.
Secondo il presidente della Camera, Giovanni Paolo II aiutò a superare le incomprensioni
Italia-Vaticano.
“In ogni momento della sua missione pastorale, Karol Wojtyla è stato un
grande amico del nostro Paese. Ad esso ha rivolto tutta la sua umanità e il suo
amore. Mai ha mancato di partecipare alle gioie e alle sofferenze di tutti gli
italiani, che lo hanno sentito sempre vicino e lo hanno ricambiato e lo
ricambiano in queste ore”.
Poi un lungo applauso arrivato
sia dai banchi della maggioranza sia dell’opposizione.
(applausi)
Per il vicepremier Marco
Follini, il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato un insieme di fede e
libertà. Milioni di persone, credenti e non, in questi giorni si sono sentite
unite al ricordo di Giovanni Paolo II. Ma la caratteristica di Giovanni Paolo
II è stata anche un’altra per Follini:
“E’ stato infine uno straordinario testimone del dolore, capace di dare
un senso a quella sofferenza anche fisica che la nostra società, la nostra
cultura, il nostro costume tengono semmai a nascondere o a rimuovere”.
Debolezza fisica ma grande forza
morale, come apparve chiaro durante la visita del 2002. Un motivo in più per
ricordarlo, secondo Pier Luigi Castagnetti, capogruppo alla Camera della
Margherita:
“C’è un sentimento che coinvolge tutto il popolo italiano. Se noi siamo i
rappresentanti del popolo italiano non possiamo non tenere conto del sentimento
degli italiani”.
Alessandro Guarasci, Radio
Vaticana.
**********
LA TESTIMONIANZA DELL’ARCIVESCOVO BRUNO FORTE
E ora, la testimonianza di mons.
Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, che ha predicato alla Famiglia
Pontificia, alla presenza del Papa, gli esercizi spirituali per la Quaresima
dell’anno scorso. L’intervista è di Fabio Colagrande:
**********
R. – Io
parto da un’esperienza di grande grazia che ho vissuto proprio sabato sera
della settimana scorsa, quando nella mia cattedrale a Chieti, stracolma di
gente, soprattutto di giovani, pregavamo alle nove di sera per il Papa,
celebrando la Messa della Domenica della Misericordia. Avevo appena detto
nell’omelia: “Se il Santo Padre sarà chiamato alle nozze dell’Agnello,
all’incontro con il Signore, proprio in questa domenica, in queste ore, sarà un
segno chiaro della tenerezza di Dio”. Perché questa è la domenica che lui aveva
voluto sulla base delle rivelazioni di Santa Faustina Kowalska, avute negli
anni ’20. In un momento cioè angoscioso dell’umanità, Gesù aveva voluto che si
sottolineasse il Vangelo della Misericordia, l’infinito amore di Dio. Il Papa è
morto in questa domenica, un segno chiarissimo che il centro e il cuore di
tutto il suo messaggio è la misericordia di Dio.
D. – Eccellenza, qual è il
contributo teologico importante di questo Pontificato, delle 14 encicliche
firmate da Giovanni Paolo II?
R. –
Io credo che dobbiamo partire da questa idea dell’infinito amore di Dio, della
sua misericordia. Perché è questa idea che scandisce tre dimensioni
fondamentali. La gratitudine immensa: se Dio è amore, se Dio è trinità, amore,
allora tutto è amore, tutto è dono. E il magistero di Giovanni Paolo II ha
seguito un percorso trinitario anche nelle grandi encicliche. Il Papa era
l’uomo del grazie, che sapeva dire grazie sempre, a tutti: grazie a Dio per la
vita. Aveva questo amore per tutto ciò che esiste in quanto segno del dono di
Dio. In secondo luogo, questo senso forte della lode da esprimere come risposta
al dono. E qui emerge veramente l’uomo di preghiera, quell’uomo che tutto ha
sempre e solo fatto alla luce di Dio, senza aver paura di riconoscere le colpe
del passato che la Chiesa e i suoi figli possono aver commesso, per vedere la
storia con gli occhi della speranza, e finalmente, proprio alla luce sempre
della misericordia. Questo Papa non si è fermato anche quando i grandi non
hanno ascoltato la sua voce che era la voce della coscienza dell’umanità: il
suo ‘no’ fermo e deciso alla guerra, ad esempio. Egli ha continuato a difendere
la vita dei più deboli, sapendo che come semi di luce questi semi di verità,
prima o poi, avrebbero avuto dei frutti nel cuore degli uomini. Proprio così
egli ci ha aiutato a riscoprire quelli che la teologia chiama i grandi temi
dell’escatologia, cioè la vita eterna, il giudizio, il futuro, quel futuro di
Dio tutto in tutti, nel quale egli ora si è addormentato nella pace, andando incontro
al Signore di tutta la sua vita.
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7 aprile 2005
L’OMAGGIO IERI SERA DEL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, GEORGE W. BUSH,
ALLE SPOGLIE DEL PAPA, IN
ATTESA DEL GRANDE ABBRACCIO IDEALE
DEL MONDO INTERO AI
FUNERALI DOMANI DI GIOVANNI PAOLO II,
CUI PARTECIPERANNO CIRCA
200 DELEGAZIONI DA OGNI ANGOLO DEL PIANETA
- Servizio di Roberta
Gisotti -
Grandi e piccoli della Terra in un unico abbraccio ideale porgeranno domani
mattina l’estremo saluto a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro, mentre prosegue
la processione di chi, semplici fedeli e autorità del mondo intero, sente di
portare il suo saluto personale al Papa nella Basilica di San Pietro. Tra
questi, in tarda serata di ieri il presidente degli Stati Uniti, George W.
Bush. Ce ne parla Roberta Gisotti:
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La prima volta nella storia che
un presidente statunitense si inginocchia davanti alle spoglie di un Papa e la
prima volta che un capo di Stato USA parteciperà ai funerali di un Pontefice.
L’immagine di Bush, accompagnato dalla moglie Laura, dal segretario di Stato
Rice, e da due ex presidenti il padre George Bush senior e Bill Clinton, ha
fatto il giro dei media internazionali per l’eccezionalità dell’avvenimento,
riempendo di commenti i giornali di stamane in tutto il mondo, che analizzano
contrasti e divergenze soprattutto in materia di guerra e pace e di eccessi del
capitalismo ma anche punti di forza in comune come la lotta ai regimi comunisti
e la difesa dei diritti umani, che hanno contrassegnato a fasi alterne i
rapporti tra questo Papato e gli Stati Uniti.
Un momento comunque “storico”
quei minuti di raccoglimento e la preghiera della delegazione americana davanti
al letto di morte di Giovanni Paolo II, come storica resterà la giornata di
domani che vedrà riunite circa 200 delegazioni da ogni angolo del Pianeta,
l’omaggio dei potenti al di sopra delle divergenze politiche, religiose, culturali
che tanto male procurano all’umanità, quando non trovano sbocco nel dialogo e
nella tolleranza ma fomentano odio e causano guerre armate. Così, tra le ali
del colonnato del Bernini, dovranno trovare posto Bush ed il presidente
iraniano Khatami e quello siriano Assad, ma anche il capo di Stato israeliano
Katsav ed il primo ministro palestinese Abu Ala e i presidenti libanese Lahoud
e afghano Karzai, e ancora il premier turco Erdogan e i presidenti francese Chirac,
tedesco Köhler e il premier britannico Blair, e in via davvero eccezionale
dall’Asia il presidente di Taiwan, Chen Shui-bian, e dall’America Latina il
presidente del Parlamento cubano. Tante le Altezze Reali, Re e Regine, Principi
e principesse. Nella lista degli Stati pochissime al momento le assenze, tra
queste si evidenzia la Cina, che pure ha partecipato ufficialmente il suo cordoglio
per la scomparsa di Giovanni Paolo II.
Dal mondo politico a quello
religioso davanti al sagrato della Basilica Vaticana si ritroveranno insieme
leader di tutte le confessioni cristiane, Chiese ortodosse, antiche Chiese
dell’Oriente, Chiese e comunioni ecclesiali d’occidente, organizzazioni cristiane
internazionali ed esponenti dell’Ebraismo. E sarà un’altra tappa importante nel
cammino ecumenico e interreligioso tanto a cuore a Giovanni Paolo II.
Dunque una sorta di Parlamento planetario riunito in seduta
straordinaria sotto il segno della preghiera comune e della solidarietà umana
verso un Papa che tanto ha amato persone vicine e lontane ed è stato amato.
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IERI AL PALAZZO DI VETRO DI NEW
YORK, L’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE HA DEDICATO UNO SPECIALE TRIBUTO
A GIOVANNI PAOLO II.
UN MINUTO DI SILENZIO HA
PRECEDUTO I DISCORSI COMMEMORATIVI
- Servizio di Paolo
Mastrolilli -
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“Giovanni
Paolo II è stato un difensore della dignità dell’essere umano, fatto ad immagine
di Dio”, lo ha detto ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente
della Santa Sede all’ONU, durante il tributo speciale che l’Assemblea generale
ha dedicato al Papa defunto. Il diplomatico vaticano, ringraziando i colleghi
del Palazzo di Vetro, ha anche sottolineato che il Santo Padre ha sempre difeso
le Nazioni Unite come uno strumento per cercare la pace e la giustizia attraverso
il diritto internazionale. L’ambasciatore italiano all’ONU, Marcello Spadafora,
ha detto che Giovanni Paolo II ha fatto la storia e la sua morte è una perdita
enorme per l’intera comunità internazionale. Il presule ha aggiunto che Karol Wojtyla
sarà ricordato come uno di quegli uomini che ci hanno mostrato la strada per la
libertà e la giustizia, costruendo ponti tra le culture, le religioni e le
etnie. Uno per uno, tutti i rappresentanti dei gruppi regionali al Palazzo di
Vetro, hanno preso la parola, dopo il minuto di silenzio richiesto dal presidente
dell’Assemblea, Jean Ping. L’ambasciatore del Malawi,
parlando a nome dell’Africa, ha definito Giovanni Paolo II come la
personificazione della compassione per i poveri, gli emarginati e gli oppressi.
Mentre il collega asiatico del Bhutan lo ha salutato come una fonte di
ispirazione per la pace, l’armonia e la giustizia. I rappresentanti di Estonia,
Svezia e Lussemburgo, intervenendo a nome dell’Europa orientale, occidentale e
della UE hanno ricordato il suo ruolo per mettere fine alle divisioni nel
continente e l’Organizzazione per la Conferenza islamica lo ha celebrato come
un leader impegnato a favore della tolleranza e la coesistenza fra le religioni.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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CONTINUANO IN TUTTO IL MONDO LE
CELEBRAZIONI RELIGIOSE
E LE
INIZIATIVE CIVILI
IN
RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II IL GRANDE. IN ITALIA NUOVE PAROLE DI OMAGGIO
DI CIAMPI
E LA DECISIONE DELLE FERROVIE DELLO STATO
DI
DEDICARE LA STAZIONE TERMINI DI ROMA AL SUO NOME
- A
cura di Mariavittoria Savini -
“Un
insegnamento fra i tanti che sua Santità Giovanni Paolo II ci ha lasciato è il
modo in cui ha affrontato la malattia: ci ha offerto un esempio di come si
possano mantenere fino alla fine dignità e serenità”. Con queste parole il presidente
della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha ricordato oggi al Quirinale Giovanni
Paolo II, in occasione della Giornata mondiale della sanità. Il capo di Stato
italiano ha sottolineato inoltre lo stretto legame che il Pontefice aveva con i
bambini ai quali rivolgeva sempre un pensiero in ogni suo viaggio. A Roma il
presidente delle Ferrovie dello Stato (FS), Elio Catania, ha oggi annunciato che
la proposta del sindaco Veltroni di dedicare la stazione Termini a Giovanni
Paolo II è stata accolta.
Per
permettere a tutti i fedeli di partecipare domani ai funerali del Santo Padre saranno
allestiti 25 maxi schermi nella capitale: 6 in via della Conciliazione, uno
allo stadio Olimpico, 2 a San Giovanni, al Circo Massimo, alla basilica di San
Paolo, a piazza del Popolo e a piazza Risorgimento e poi ancora 6 a Torvergata,
uno in zona Flaminio e uno al Colosseo. L’associazione “Amici dell’ospedale
pediatrico Bambino Gesù” di Roma ha annunciato che, in segno di rispetto per la
morte del Santo Padre, sarà rinviata a data da destinarsi la partita di calcio
di beneficenza “Quelli che … la salute dei bambini”. Nella capitale la Confcommercio
ha invitato tutti gli esercizi a rimanere chiusi domani, giorno dei funerali
del Pontefice. La delegazione CONI-atleti azzurri ha annunciato che oggi alcuni
atleti olimpionici premiati ad Atene 2004 si recheranno a San Pietro per rendere
omaggio alla salma di Giovanni Paolo II.
Con una
Messa celebrata a 3.100 metri d’altezza il Trentino ha voluto rendere omaggio
ieri al Santo Padre. La cerimonia si è svolta vicino al rifugio Caduti
dell’Adamello e si è conclusa con la benedizione del cero che gli uomini del Soccorso
alpino hanno poi portato sulla cima Punta Giovanni Paolo II, dove è deposta una
grande croce di granito in onore del Papa. Il monumento resterà illuminato fino
a domani, giorno dei funerali. A Como verrà inaugurata nelle prossime settimane
la prima piazza dedicata a Giovanni Paolo II, in corrispondenza della chiesa di
San Giorgio in via Borgovico. A Firenze sarà celebrata questa sera alle ore
18:30, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore una Messa solenne di suffragio
per il Papa. Domani mattina invece sarà possibile seguire i funerali in diretta
attraverso un maxischermo allestito all’interno del Duomo.
Echi di commozione giungono da
Varsavia, in Polonia. Sulle varie piazze della città risuonano i discorsi
dedicati da Giovanni Paolo II alla sua terra. Una moltitudine di luci avvolge
piazza Piludski, dove molti fedeli si recano per lasciare una candela e dire
una preghiera. In quella piazza, dove il cardinale Josef Glemp ha officiato
martedì scorso la grande Messa della Polonia per il suo Papa. Sono stati
allestiti dei maxi schermi sui quali sono proiettati ininterrottamente immagini
del Pontefice e brani tratti da suoi discorsi e domani permetteranno di assistere
ai funerali in diretta. Alle 21.37 di questa sera, nel minuto esatto in cui si
è spento Papa Wojtila, in tutte le strade della Polonia che portano il nome del
Papa, centinaia di giovani accenderanno contemporaneamente una candela.
L’iniziativa è stata organizzata da un
gruppo di universitari polacchi. Intanto, sono più di 600 mila i messaggi
scritti in queste ore sui libri delle condoglianze aperti sui siti internet
polacchi.
In Germania è stata celebrata ieri, nella cattedrale
cattolica di Berlino, una Messa funebre in onore di Giovanni Paolo II. Alla
celebrazione hanno preso parte circa un migliaio di persone, tra cui il
cancelliere Gerhard Schroeder insieme a politici, parlamentari, ministri,
diplomatici, rappresentanti del mondo economico e culturale. Il Rito funebre è
stato concelebrato nella basilica di San Giovanni dai cardinali Karl Lehmann e
Georg Sterzinsky, rispettivamente capo della Conferenza episcopale tedesca e
arcivescovo di Berlino.
Anche una delegazione di
buddisti ha reso ieri omaggio al Santo Padre. Come tutti gli altri, hanno
affrontato ore di fila per fare un saluto davanti alla salma del Papa.
In Norvegia è stata celebrata
ieri una Messa cattolica in ricordo di Giovanni Paolo II. La celebrazione, alla
quale hanno partecipato circa 400 fedeli, si è svolta nella cattedrale luterana
Nidaros di Trondheim. Proprio in quel luogo il Pontefice, nel 1989, celebrò una
Messa ecumenica in occasione della sua visita in Norvegia. Secondo il vescovo
Finn Wagle, capo della Chiesa luterana norvegese, questo è “un evento storico:
nessuna Messa funebre cattolica è stata celebrata qui dalla Riforma”.
A Cuba più di 4.000 persone
hanno già firmato il libro delle condoglianze, nella Nunziatura dell’Avana, in
ricordo di Giovanni Paolo II. Il libro è stato firmato lunedì scorso anche da
Fidel Castro e da suo fratello minore Raul dopo aver partecipato alla Messa di
suffragio celebrata nella cattedrale dell’Avana. Da oggi tutte le parrocchie
dell’isola esporranno i libri delle condoglianze che successivamente verranno
inviati in Vaticano.
In Svizzera circa 200 persone
hanno messo la propria firma sul libro delle condoglianze in onore del Santo
Padre. Il libro, messo a disposizione dei fedeli nella nunziatura apostolica a
Berna, è stato chiuso ieri sera per essere inviato in Vaticano. Altri libri
delle condoglianze sono stati esposti nelle varie diocesi della Svizzera sui
quali centinaia di fedeli hanno potuto scrivere un messaggio d’affetto al Papa
defunto.
Anche il Messico piange la
scomparsa di Giovanni Paolo II. Oggi al tramonto partirà la “papa-mobile”, che
girerà vuota per le vie della capitale fino a mezzanotte, quando arriverà
davanti alla basilica di Guadalupe, dove si terrà anche una Messa solenne in ricordo
del Papa. Domani mattina un maxischermo allestito davanti alla basilica, permetterà
ai fedeli di seguire i funerali in diretta.
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A cura di Amedeo Lomonaco -
Il presidente
sudafricano, Thabo Mbeki, ha espresso la propria soddisfazione per la firma
dell’intesa a Pretoria, dopo quattro giorni di negoziati, tra il governo e i
ribelli della Costa d’Avorio. Con questo accordo, raggiunto ieri anche grazie
alla mediazione del capo di Stato sudafricano, le parti si impegnano a cessare
le ostilità, a riconoscere che il conflitto è terminato e a disarmare le
milizie. E’ stato anche chiesto il coinvolgimento dell’ONU per assicurare un
futuro democratico al Paese. Il nostro servizio:
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Tutte le parti in causa del conflitto ivoriano –
governo, opposizione e ribelli delle ‘Forze Nuove’ – hanno chiesto a Thabo
Mbeki di “inviare una richiesta” all’Onu affinché le Nazioni Unite partecipino
alla preparazione delle elezioni presidenziali previste in Costa d’Avorio ad
ottobre. Il Paese africano è sprofondato nel caos nel 2002 quando tre
formazioni armate del nord si sono sollevate contro il presidente ivoriano
Laurent Gbagbo. Dopo un periodo di scontri, con un numero imprecisato ed
elevato di vittime, il Paese è rimasto diviso in due: il sud sotto il controllo
delle forze governative ed il nord sotto l’influenza dei ribelli. Il conflitto
ha anche determinato gravissime ripercussioni economiche sulla produzione del
cacao, di cui la Costa d’Avorio è uno dei primi esportatori al mondo. Malgrado
gli accordi di ‘Linas-Marcoussis’, patrocinati nel gennaio 2003 dalla Francia,
lo stallo è proseguito. Adesso questo accordo firmato a Pretoria alimenta nuove
speranze per un autentico futuro di pace. Il prossimo 14 aprile dovrebbe
svolgersi un incontro tra i comandanti delle formazioni dei ribelli e i vertici
dell’esercito governativo per definire i dettagli del disarmo e la formazione
di un esercito nazionale riunificato. A Pretoria è stato anche deciso che 600
ex ribelli verranno integrati nelle forze di polizia per operare in aree della
Costa d’Avorio dove sono presenti i caschi blu della missione di pace dell’ONU.
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In Iraq ha prestato
giuramento il nuovo presidente iracheno, il leader curdo Talabani. Dopo la
cerimonia di insediamento è anche attesa la nomina, da parte di Talabani, del
primo ministro. Sembra scontato che la carica di premier sarà ricoperta dal
leader radicale sciita, Ibrahim al Jafaari.
In Iran un
centinaio di studenti e alcuni insegnanti di una scuola di Teheran sono stati
presi in ostaggio e successivamente rilasciati da un uomo armato che ha fatto
irruzione nell’istituto. Il sequestro si è concluso dopo oltre due ore. Nessun
ostaggio è rimasto ferito. Il rapitore, un soldato, si è consegnato alla
polizia.
Un elicottero
è precipitato in Afghanistan: tredici militari statunitensi e tre civili
americani sono morti. Il numero delle vittime sembra destinato a salire a 18,
perché sono minime le speranze di ritrovare ancora in vita due persone date per
disperse. L’incidente è avvenuto, ieri, nella provincia di Ghazni. Il governo
di Kabul ha annunciato, intanto, che la prossima Conferenza dei donatori per
l’Afghhanistan si svolgerà il prossimo 22 luglio a Londra.
Colpi di arma
da fuoco sono stati sparati contro il cosiddetto ‘Pullman della Pace’ che
questa mattina ha inaugurato il primo servizio di collegamento, dopo
sessant’anni, tra i versanti indiano e pakistano del Kashmir. Lo ha reso noto
un’emittente indiana precisando che tutte le persone a bordo dell’automezzo
sono rimaste illese.
In Colombia
diciassette militari sono rimasti uccisi in un’imboscata tesa da militanti
delle Forze armate rivoluzionarie (FARC). I ribelli hanno fatto esplodere una
mina al passaggio della pattuglia governativa lungo la strada tra Fortul e
Tame, nel nord del Paese. Lo ha reso noto il generale Reinaldo Castellanos,
comandante dell’esercito colombiano.
Un emiro del
sedicente ‘Gruppo salafita per la predicazione ed il combattimento’ legato ad
al Qaeda è stato ucciso dalle forze di sicurezza algerine nella regione di
Bouira, in Cabilia, 120 chilometri ad est di Algeri. La vittima, Abdelmoumene
Hacene, aveva 25 anni.
I funerali del
principe Ranieri di Monaco si terranno il prossimo 15 aprile nella cattedrale
di Montecarlo. Lo hanno reso noto fonti del Palazzo reale. La funzione sarà
officiata dall’arcivescovo di Monaco, mons. Bernard Barsi. Ranieri, 81 anni,
era il più anziano regnante d’Europa ed era alla guida del suo Paese da più di
55 anni.
In Giappone,
la Corte Suprema ha condannato a morte Kazuaki Okazaki, leader della ‘Aum Shinrikyo’, la setta responsabile dieci anni fa della strage
terroristica condotta con il gas nervino nella metropolitana di Tokyo.
L’attacco, compiuto il 20 marzo 1995, aveva provocato la morte di 12 persone.
L’IRA contribuisca al riavvio del processo di pace
nell’Irlanda del Nord. E’ l’appello che Gerry Adams, leader del movimento
nazionalista ‘Sinn Fein’, ha rivolto al gruppo paramilitare dell’IRA. Adams ha
chiesto di “accogliere e accettare” i metodi democratici. “Per oltre 30 anni,
avete affermato con forza la legittimità del diritto del popolo dell’isola alla
libertà e all’indipendenza”, ha aggiunto Adams. “Ora questa battaglia – ha
concluso il leader del ‘Sinn Fein’ - può essere condotta con strumenti
pacifici”.
In Italia, il referendum per l’abrogazione della legge
sulla procreazione medicalmente assistita si terrà tra il 5 ed il 12 giugno. Lo
ha comunicato ieri alla Camera il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo
Giovanardi. Per questo referendum, i vescovi italiani, contrari all’attuazione
della norma, hanno invitato gli elettori ad astenersi dal voto.
Il partito nazional-liberale di
estrema destra austriaco, FPOE, ha espulso Joerg Haider, proprio leader storico.
Haider due giorni fa ha fondato un nuovo movimento secessionista, la ‘Lega per
il Futuro dell’Austria’.
Tragedia nel Mare del nord: tre
pescatori olandesi sono rimasti uccisi per l’esplosione di una bomba issata con
le reti a bordo del loro peschereccio. L’ordigno risale alla seconda guerra
mondiale. Molte bombe sono state sganciate in mare dai bombardieri
anglo-americani per risparmiare carburante al rientro dalle incursioni in
Germania.
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