RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
93 - Testo della trasmissione di domenica 3 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
L’ultimo messaggio di Giovanni
Paolo II: l’umanità accolga il mistero della Divina Misericordia. Il mondo
piange la scomparsa di un Papa amato perché ha amato. Questa mattina in Piazza
San Pietro la Messa in suffragio presieduta dal cardinale Sodano alla presenza
di decine di migliaia di persone. Le testimonianze dei giovani
Ieri sera la veglia per il Papa in Piazza San Pietro
e l’annuncio della sua morte
La Divina
Misericordia: le strade intrecciate di Giovanni Paolo II e santa Faustina
Kowalska
La testimonianza di mons. Angelo Comastri
che venerdì scorso ha fatto visita al Papa
La nota del direttore generale della Radio Vaticana
padre Pasquale Borgomeo.
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Le reazioni dal mondo. I capi
di Stato, leader politici e religiosi ricordano il Papa.
Non cessano le violenze in Iraq.
3 aprile 2005
L’ULTIMO
MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II: L’UMANITA’ ACCOLGA IL MISTERO DELLA DIVINA
MISERICORDIA. IL MONDO PIANGE LA SCOMPARSA DI UN PAPA AMATO PERCHE’ HA AMATO.
QUESTA MATTINA LA MESSA IN SUFFRAGIO PRESIEDUTA DAL CARDINALE
SODANO CON LA PARTECIPAZIONE DI DECINE DI MIGLIAIA
DI PERSONE
Il
mondo intero piange la scomparsa di Giovanni Paolo II, il “nostro
indimenticabile padre” che “ha varcato la soglia della speranza”, come ha
ricordato il cardinale Angelo Sodano, nell’omelia della Santa Messa di
suffragio, concelebrata stamane in Piazza San Pietro dai cardinali già presenti
a Roma, davanti ad una folla commossa di decine di migliaia di fedeli che hanno
amato profondamente il Papa. E le lacrime sono scorse sul viso di tante persone
quando l’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della segreteria di Stato, ha
dato lettura, prima della recita del Regina Coeli, di un testo preparato su
indicazioni del Santo Padre per la solennità odierna della Divina Misericordia.
Il servizio di Alessandro Gisotti
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(Cori)
“Gesù, confido in Te, abbi
misericordia di noi e del mondo intero”: è l’ultimo messaggio di Giovanni Paolo
II ai fedeli. E’ l’invocazione del Pastore per il suo amato gregge. La commozione
è all’apice in Piazza San Pietro quando l’arcivescovo Leonardo Sandri legge il
messaggio, preparato nei giorni scorsi su esplicite indicazioni del Papa, per
il Regina Coeli, nella solennità della Divina Misericordia, tanto cara a
Giovanni Paolo II. Il Papa affida a Dio l’umanità segnata dalla sofferenza.
Ascoltiamo mons. Sandri:
All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male,
dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che
perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. E’ amore che converte i cuori
e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la
Divina Misericordia!
Ricordando come domani si
celebri la solennità liturgica dell’Annunciazione, il Papa esorta dunque “a
contemplare con gli occhi di Maria l’immenso mistero di questo amore misericordioso
che scaturisce dal Cuore di Cristo”.
(Canti)
Prima della recita del Regina
Coeli, il cardinale Angelo Sodano ha concelebrato assieme a numerosi porporati,
la Messa in suffragio del Papa. Per ben 26 anni, ha detto il cardinal Sodano
nell’omelia, Giovanni Paolo II ci “ha sempre invitati a guardare a Cristo,
unica ragione della nostra speranza”. Ha così sottolineato il valore davvero
straordinario del Pontificato di Giovanni Paolo II per la Chiesa e per
l’umanità tutta:
Per più di un quarto di secolo, egli ha portato in tutte le piazze del
mondo il Vangelo della speranza cristiana insegnando a tutti che la nostra
morte non è che un passaggio verso la patria del cielo. Là è il nostro eterno
destino, ove ci attende Dio nostro padre.
Anche se il nostro animo è scosso nel momento del distacco dal
nostro Padre e Pastore, ha proseguito il porporato, “il dolore cristiano si
trasforma subito in un atteggiamento di profonda serenità”. Una serenità
mostrata da Giovanni Paolo II nel momento ultimo della sua vita terrena:
Di tale serenità sono stato
anch’io testimone sostando in preghiera di fronte al letto del Santo Padre
nell’ora dell’agonia. La serenità dei santi, la serenità che proviene da colui
che ci ha detto:‘Io sono la Risurrezione e la vita. Colui che crede in me non
morirà in eterno’.
La gioia del cristiano sta
dunque in questo: egli sa che “per quanto peccatore, accanto a lui vi è sempre
la misericordia di Dio Padre che l’attende”. Proprio questo, ha aggiunto, è il
senso dell’odierna festa della Divina Misericordia, istituita proprio dal compianto
Papa, che alla Dives in Misericordia ha dedicato una delle sue
encicliche più belle, nel suo terzo anno di Pontificato. Un’enciclica, che prima
di tutto è un’esortazione alla Chiesa d’oggi, chiamata dal Papa ad “essere la
casa della misericordia, per accogliere tutti coloro che hanno bisogno di
aiuto, di perdono e di amore”:
“Quante volte il Papa ha ripetuto in questi anni che i mutui rapporti tra
gli uominii e tra i popoli non si possono basare solo sulla giustizia. Sovente
la giustizia è cieca. I rapporti devono essere perfezionati dall’amore
misericordioso che è tipico del messaggio del cristiano”.
Giovanni Paolo II, “anzi
Giovanni Paolo il Grande”, ha proseguito il cardinale Sodano, è stato il
cantore della civiltà cristiana, che è civiltà dell’amore, “a differenza radicale
di quelle civiltà dell’odio che furono proposte dal nazismo e dal comunismo”.
Il Santo Padre, ha detto ancora, veglia ora su di noi, dall’alto dei Cieli:
Dal cielo, Egli vegli sempre su di noi e ci aiuti a “varcare quella soglia della
speranza” di cui tanto ci aveva parlato. Questo suo messaggio rimanga per
sempre scolpito nel cuore degli uomini d’oggi.
“A tutti – ha aggiunto – Giovanni
Paolo II ripete ancora una volta le parole di Cristo: Il Figlio dell’Uomo non è
venuto al mondo per giudicarlo, ma per salvarlo”. Il Papa ha “diffuso nel mondo
questo Vangelo di salvezza invitando tutta la Chiesa a chinarsi sull’uomo
d’oggi per abbracciarlo e sollevarlo con amore redentivo. Sia nostro compito –
ha concluso il cardinal Sodano – raccogliere il messaggio di chi ci ha lasciato
e farlo fruttificare per la salvezza del mondo!”.
(Canti)
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L’OMAGGIO
ALLA SALMA DEL PAPA NELLA SALA CLEMENTINA
Dopo la Messa verso le 12.30 la
salma di Giovanni Paolo II, esposta nella Sala Clementina nel Palazzo
Apostolico, ha ricevuto l’omaggio della Curia Romana, di cardinali e vescovi,
delle autorità politiche italiane, tra cui il presidente della Repubblica Carlo
Azeglio Ciampi, accompagnato dalla moglie Franca, e del Corpo diplomatico
accreditato presso la Santa Sede, che hanno portato l’ultimo commosso saluto al
Pontefice. Il volto del Papa porta i segni delle ultime ore di sofferenza, le
mani stringono il rosario. Alla sua destra è posto il grande cero pasquale, a
sinistra un crocifisso. Il cardinale camerlengo Eduardo Martínez Somalo,
visibilmente commosso, ha benedetto la salma. Nel pomeriggio di domani la salma
sarà traslata nella Basilica Vaticana dove sarà visibile per tutti.
LE TESTIMONIANZE DEI GIOVANI IN
PIAZZA SAN PIETRO
“Vi ho
cercato, adesso voi siete venuti da me. E per questo vi ringrazio”: queste
parole tra le ultime, pronunciate venerdì sera da Giovanni Paolo II sono
rivolte ai suoi amati giovani. Roberta Moretti, ne ha raccolto le impressioni
stamani in Piazza San Pietro:
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R. – Noi siamo venuti qua come
se sapessimo che lui ci cercava. Siamo venuti qui per dirgli il nostro grazie
per tutto quello che ha fatto per noi in questi anni.
R. – Penso sia stata una ricerca
comune: lui ha cercato noi, noi abbiamo continuamente cercato lui, che poi è la
ricerca di Gesù, che lui ci ha mostrato, ci ha indicato come una via.
R. – Lui sentiva che noi
dovevamo esserci, non potevamo mancare. Siamo in simbiosi. Non c’è più
fisicamente, però ci segue dall’alto, ci segue meglio di prima, perché è il nostro
angelo custode.
R. – E’ stata una luce nella mia
vita e sarà difficile riempire il vuoto che lascia nel mio cuore.
R. – Ci ha fatto conoscere
direttamente la persona di Gesù, non valori astratti, ma una persona e questo
sicuramente rimarrà per sempre.
R. – Un invito alla missione, a
continuare in quello che lui ci ha detto e a pregarlo perché sia lui a guidarci
sul cammino della santità, che ci ha sempre dimostrato con la sua vita vissuta
veramente in pienezza.
R. - Un’ennesima dimostrazione
del l suo grande affetto per i giovani ed è questa chiamata che adesso lui
rivolge a tutti noi per continuare a far quello che lui ci ha mostrato in
questi anni per provare anche noi ad incarnare la parola di Gesù come lui ha
sempre fatto fino alla fine, soprattutto nella sofferenza.
D. – Cosa rappresenta per te
questa perdita?
R. – Rappresenta un punto di
partenza verso una fede più matura, più consapevole anche senza il Papa, ma
soprattutto con l’appoggio suo che adesso vicino a Cristo può aiutarci molto di
più, pregare molto di più per noi e soprattutto indirizzarci con più forza, con
più potenza verso il cammino che ci ha segnato durante la sua vita.
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In relazione alla Santa Messa
dobbiamo anche riferire che una donna, di cui non conosciamo ancora le
generalità, è morta dopo essere stata colta da malore in Piazza San Pietro.
Inutile il pronto soccorso del 118 e il ricovero nell’ospedale Santo Spirito.
IERI SERA LA
VEGLIA IN PIAZZA SAN PIETRO
E L’ANNUNCIO DELLA MORTE DEL PAPA
Giovanni Paolo II è serenamente
venuto meno alle 21.37 di ieri sera. Nella sua stanza alle 20.00 era iniziata
la celebrazione della Santa Messa della festa della Divina Misericordia e nel
corso della Messa era stato somministrato al Papa il Santo Viatico e il Sacramento
dell’Unzione degli Infermi.
La notizia arrivava ai fedeli
raccolti sotto le finestre del Papa e al mondo intero. Il servizio di Fausta
Speranza:
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Pochi minuti dopo l’ultimo
respiro del Papa, la pubblicazione del comunicato ufficiale del direttore della
Sala Stampa della Santa Sede, Navarro-Valls. In quei minuti, la comunicazione
dal vivo ai fedeli presenti in Piazza San Pietro da parte di mons. Luigi
Sandri:
“Carissimi fratelli e sorelle,
alle 21.37 il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla
Casa del Padre”
Decine e decine di migliaia di
persone accolgono la notizia rispondendo con un eccezionale silenzio.
(campane)
E’ il cardinale Angelo Sodano a
intonare il De Profundis:
“Dal profondo a Te grido, o
Signore! Signore, ascolta la mia voce!”
Poi, in questa notte di
commiato, viene il momento della preghiera recitata e cantata per ore ed ore da
tante famiglie, tanti stranieri, tanti romani: vengono momenti di commozione,
espressioni di incredulità, lacrime, riflessioni di anziani e circoli di
ragazzi che suonano con la chitarra note imparate alle GMG.
Quei momenti di sospensione
saranno al centro del racconto dei media: tantissime lingue parlano di
“silenzio irreale”. Quel silenzio di vero ha già il coraggio di non disperarsi,
ha la forza di accettare che la missione terrena di Giovanni Paolo II si
concluda. E’ la forza di ricordare le sue parole: “non abbiate paura di
spalancare le porte a Cristo”. Se il cuore rimane chiuso conserva in questo
momento tutto il senso del vuoto che umanamente si sente alla scomparsa di un
padre. Se il cuore si apre al mistero di Cristo, allora c’è la pienezza del
mistero della Passione e Risurrezione.
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DENUNCIA DI MORTE DI
GIOVANNI PAOLO II
NELL’ATTO FORMALE DEL MEDICO PERSONALE, RENATO
BUZZONETTI
E’ stata resa nota la Denuncia
di morte con la quale il dott. Renato Buzzonetti, medico personale di Giovanni
Paolo II, ha certificato il decesso del Pontefice, alle 21.37 di sabato 2
aprile 2005. Il Papa, si legge nella Denuncia, è deceduto “a causa di shock
settico e collasso cardiocircolatorio irreversibile”. Il direttore della
Direzione di Sanità e di Igiene dello stato della Città del Vaticano afferma
inoltre che il Pontefice era affetto da “Morbo di Parkinson; pregressi episodi
di insufficienza respiratoria acuta e conseguente tracheotomia; ipertrofia
prostatica benigna, complicata da urosepsi e cardiopatia ipertensiva e
ischemica”.
L’accertamento della morte,
conclude l'atto, è durato oltre 20 minuti ed è stato effettuato mediante
apparecchiature.
IL CULTO DELLA
DIVINA MISERICORDIA: LE STRADE INTRECCIATE
DI GIOVANNI PAOLO II E SUOR FAUSTINA KOWALSKA
Due segni forti. Il Papa del Totus
Tuus si è spento nel primo sabato del mese, un giorno consacrato alla Madonna
di Fatima, la Madonna del Rosario, cui Giovanni Paolo II era particolarmente
legato. Ed è ritornato alla Casa del Padre quando già la Chiesa celebrava la
Festa della Domenica della Divina Misericordia, da lui stesso istituita 5 anni
fa, il 30 aprile del 2000, in coincidenza con la canonizzazione della mistica
polacca suor Faustina Kowalska, l’apostola della Divina Misericordia. Ce ne
parla Sergio Centofanti.
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Suor Faustina nasce nel 1905 in
un piccolo villaggio della Polonia, terzogenita in una povera famiglia
contadina di 10 figli. Gesù la sceglie per farle annunciare al mondo il mistero
più grande: la Divina Misericordia. Entrata in convento a 20 anni svolge le mansioni
di cuoca, giardiniera e portinaia. Presto iniziano le sue esperienze mistiche.
Gesù le appare e le rivolge parole sorprendenti, trascritte da lei stessa nel
suo diario: “Oggi mando te a tutta
l’umanità con la Mia misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero
guarirla e stringerla al Mio cuore misericordioso”. Gesù dice a suor Faustina
che vuole concedere “grazie inimmaginabili” a coloro che confidano nella sua
misericordia. Suor Faustina muore nel 1938, ma le sue strade si intrecciano col
giovane Karol Wojtyla che frequenta
quegli stessi luoghi e s’impregna della spiritualità della Kowalska. Da questa
spiritualità nasce l’enciclica Dives in Misericordia, del 1980.
Il Papa riconosce che Dio ha
rivelato a questa piccola donna polacca il mistero della Divina Misericordia
che la Chiesa ha il dovere di proclamare a tutto il mondo. Il modello
sconvolgente – scrive il Papa nell’enciclica – è Cristo crocifisso. Lui “ha
insegnato che l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio,
ma che è pure chiamato a usar misericordia verso gli altri: Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia”. Tanto
più il mondo “non ha il coraggio” di pronunciare questa parola – scrive il
Pontefice – tanto più bisogna che la Chiesa la proclami: la misericordia, è
quell’amore “più potente della morte,
più potente
del peccato e di ogni male”,
capace di sollevare l’uomo dalle sue “abissali cadute”. E’ un “amore che ha
caratteristiche materne e, a somiglianza di una madre segue ciascuno dei suoi
figli, ogni pecorella smarrita”. E “anche se ci
fossero milioni di tali smarrimenti – scrive Giovanni Paolo II nell’enciclica -
anche se nel mondo l'iniquità prevalesse sull'onestà, anche se l'umanità
contemporanea meritasse per i suoi peccati un nuovo diluvio” come ai tempi di
Noè, la Chiesa continuerà a implorare
la Divina Misericordia.
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LA
TESTIMONIANZA DI MONS. ANGELO COMASTRI
Giovanni
Paolo II per oltre 26 anni ha invitato l’umanità a spalancare i cuori senza paura a Gesù: adesso è
Cristo che apre le porte al Papa. E’
quanto ha detto l’arcivescovo Angelo Comastri durante il Rosario in Piazza San
Pietro venerdì sera: una veglia cui hanno partecipato 70 mila persone. In
quello stesso giorno il vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano
è stato chiamato per andare a salutare il Pontefice morente. Ascoltiamo la sua
testimonianza al microfono di Andrea Sarubbi:
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Io mi sono precipitato,
evidentemente, nell’appartamento del Santo Padre dove il Papa stava vivendo la
sua sofferenza, la sua passione e – direi - la sua battaglia fino alla fine.
Quando mi sono trovato davanti al Pontefice ho provato un’emozione
indescrivibile e in quel momento mi si sono sovrapposte le immagini che la
televisione ha mandato in onda la sera del Venerdì Santo quando ha ripreso il
Papa di spalle e il Papa teneva in mano il crocifisso rivolto verso di lui.
Guardandolo, proprio nel letto della sofferenza, ho detto: veramente sei il
Vicario di Cristo fino in fondo, lo sei nella passione che stai vivendo con una
edificazione che commuove il mondo ed ho anche detto tante polemiche
sull’efficienza del Papa sono state fatte nei mesi scorsi ma forse non abbiamo
capito che bisogna distinguere efficienza ed efficacia. Ci sono persone
efficienti che non sono efficaci in niente, ci sono persone che non sono
efficienti, come il Papa nel dolore, ma di un’efficacia straordinaria: il Papa
nel dolore ha scritto la più bella Enciclica, della sua vita, fedele a Gesù
fino alla fine. Mi sono inginocchiato, ho chiesto la benedizione al Santo Padre,
il Papa ha mosso appena la mano, ho visto che voleva benedirmi ma è ricaduta,
allora io ho appoggiato la mia testa sulla mano del Pontefice, ho pianto e mi
sono fermato alcuni istanti in silenzio e poi sono uscito dalla camera del Papa
tenendo con me questo che io ritengo il mio personale testamento della sua
ultima benedizione.
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DOMANI
POMERIGGIO LA SALMA DI GIOVANNI PAOLO II
ESPOSTA IN SAN PIETRO ALL’OMAGGIO DEI FEDELI.
DOMANI, MATTINA
LA DECISIONE DEL COLLEGIO CARDINALIZIO SUI NOVE
GIORNI DI ESEQUIE SOLENNI
- A cura di Alessandro De Carolis -
Con la morte di Giovanni Paolo
II, il governo della Chiesa, fino all’elezione del prossimo Pontefice, è
affidato al Collegio dei cardinali. Tra i primi compiti loro affidati, figura
anzitutto l’organizzazione dei “Novendiali”, ovvero del complesso dei riti
funebri in onore del Papa scomparso che avranno la durata di nove giorni e che
coinvolgeranno non solo i membri della Curia ma anche varie parti del corpo
ecclesiale.
Domani, alle ore 10, nella Sala
Bologna del Palazzo Apostolico, si riunirà la prima Congregazione generale dei
cardinali per decidere in merito alle esequie. Ma intanto questa mattina alle
9.30 – come informa una nota della Sala Stampa vaticana – si è svolto il rito
della constatazione della morte di Giovanni Paolo II, alla presenza del
cardinale camerlengo, Eduardo Martinez Somalo, del medico personale del
Pontefice, Renato Buzzonetti, e di altre personalità della Curia. Domani –
precisa ancora la nota del portavoce vaticano, Navarro-Valls – si prevede che
la salma del Papa sarà traslata nella Basilica Vaticana verso le ore 17, per
permettere ai fedeli di porgere l’estremo omaggio a Giovanni Paolo II.
Intanto, sempre questa mattina,
con una “speciale notificazione”, il cardinale vicario Camillo Ruini ha
annunciato alla popolazione romana il decesso del Papa. “Ringraziamo Dio – si legge tra l’altro
nella nota redatta dal porporato - per averci donato un Pastore secondo il suo
cuore, testimone di Gesù Cristo con la vita e con la parola, che ha percorso
con instancabile coraggio la via che da Cristo conduce all'uomo”.
Dopo il rito della sepoltura -
stabilito dalla Costituzione apostolica Universi
Dominici Gregis tra i quattro e i sei giorni dalla morte del Pontefice - e
la conclusione dei Novendiali, si procederà al Conclave che porterà
all’elezione del nuovo Successore di Pietro. Anche in questo caso, le norme
canoniche sulla Sede Vacante, emanate da Giovanni Paolo II nel ’96,
stabiliscono che l’inizio del Conclave debba avvenire tra i 15, massimo 20
giorni dalla scomparsa del Papa. La mattina del suo inizio, verrà celebrata
nella Basilica vaticana una Messa votiva – detta pro eligendo Papa – alla
presenza dei cardinali elettori, che nel pomeriggio si recheranno in solenne
processione alla Cappella Sistina, storica sede dei Conclavi. I cardinali che
entreranno in Conclave per eleggere il nuovo Papa saranno 117. L’elezione dovrà
avvenire con i due terzi di suffragi sulla totalità degli elettori presenti.
LA NOTA DEL DIRETTORE GENERALE DELLA RADIO
VATICANA
PADRE
PASQUALE BORGOMEO
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Avendo amato i suoi, li amò fino
alla fine. Ben si applicano queste parole al nostro amato Papa Giovanni Paolo
II. Sottolineando però che egli ha fatto suoi tutti gli uomini del mondo.
Egli che iniziò il suo Pontificato con le parole “Spalancate le porte a
Cristo”, ha spalancato le porte della Chiesa all’intera umanità. Ha costruito
ponti, ha abbattuto steccati, tenace promotore di dialogo tra religioni e
culture, strenuo assertore della dignità di ogni uomo, indomito profeta e
costruttore di pace, intrepido difensore della vita e testimone coraggioso
della fecondità della verità, incurante dello scetticismo dei sapienti di
questo mondo ma anche delle tradizionali prudenze della istituzione ecclesiale.
Insieme alla sua incrollabile fede, ha dato al mondo testimonianza della
ricchezza della sua umanità, dalla indignazione alla tenerezza, rendendo così
meno arduo l’approccio al mistero di Cristo vero Dio e vero uomo.
Ha avuto un cuore abbastanza
grande per contenere il mondo. E il mondo si è sentito accolto nel suo cuore ed
ha risposto. Soprattutto i giovani che quel linguaggio del cuore comprendono
come nessun altro.
E, mentre si accresce in noi la
gratitudine al Signore per il dono inestimabile fatto alla Chiesa e al mondo
nella persona di Giovanni Paolo II, non può sfuggirci il misterioso disegno del
Signore Gesù che associa il Servo fedele alla sua Passione e accoglie il dono totale
che il successore di Pietro fa di se stesso, privandolo progressivamente
proprio dei due carismi caratteristici del suo Pontificato: la mobilità e la parola, per lasciare a lui la fecondità
del seme che muore e perciò porta molto frutto. Per la Chiesa e per l’umanità.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Dopo
l'edizione straordinaria di sabato sera 2 aprile, anche oggi, domenica, l'Osservatore
Romano" esce.
In
apertura del giornale - 24 pagine listate a lutto - il titolo "Quest'oggi
ti ripetiamo Gesù confido in Te": l'abbraccio del mondo al Papa
gigante della storia tra due millenni.
Dodici
pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.
La
notte di preghiera e di veglia in Piazza San Pietro.
La
Concelebrazione Eucaristica in Piazza San Pietro: l'omelia del cardinale Angelo
Sodano.
Il
testo che Giovanni Paolo II aveva preparato per il Regina Caeli, letto dall'arcivescovo
Leonardo Sandri.
L'unanime
cordoglio e dolore del pianeta: le reazioni nei Paesi dei cinque Continenti.
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3
aprile 2005
VENTISEI
ANNI DI ANNUNCIO DEL VANGELO DELLA SPERANZA,
INCASTONATI NELLA STORIA DEL “SECOLO BREVE”:
IL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II, PAPA DELLA
PACE E DEL DIALOGO
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Con
la scomparsa di Giovanni Paolo II la Chiesa perde uno dei pastori più longevi
della sua bimillenaria storia. Quello del Papa da poco deceduto è stato il
terzo Pontificato di sempre, dopo quello di San Pietro e di Pio IX: è durato 26
anni, 5 mesi 17 giorni. E’ iniziato il 16 ottobre del 1978, destinato a segnare
profondamente il corso degli eventi storici ed ecclesiali. Ricordiamo allora la
figura e l’opera di Karol Wojtyla, in questo servizio di Alessandro De Carolis.
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(musica)
“Rinnovo, davanti a Cristo,
l'offerta della mia disponibilità a servire la Chiesa quanto a lungo Egli vorrà,
abbandonandomi completamente alla Sua santa volontà. Lascio a Lui la decisione
su come e quando vorrà sollevarmi da questo servizio".
Karol Józef Wojtyla, l'uomo
destinato a divenire, con il nome di Giovanni Paolo II, il 263.mo successore di
Pietro ed il primo Papa non italiano
dalla morte - nel 1523 - dell'olandese Adriano VI di Utrecht, nasce nella città
polacca di Wadovice il 18 maggio nel
1920, terzogenito di un sottufficiale dell'esercito e di una casalinga. Dopo
una brillante carriera liceale, affronta gli studi filosofici all’Università di
Jagellonica, l'antico ateneo di Cracovia, coltivando nel frattempo interessi
letterari, teatrali e sportivi. La morte del padre da tempo malato, nel 1941,
si aggiunge alla serie di lutti che negli anni precedenti gli avevano tolto la
madre ed i fratelli e lascia il ventunenne Karol solo al mondo, proprio mentre
la Seconda Guerra Mondiale trasforma la Polonia in una delle terre dove
l’efferatezza della violenza nazista si manifesta con più violenza. Il giovane
Karol è costretto dalle circostanze ad alternare l'impegno universitario a
pesanti lavori in miniera e in fabbrica. Ed è in questo periodo difficile che
matura gradualmente la sua vocazione sacerdotale:
“Essa fu una vocazione adulta, benché in un certo senso già iniziata
nel periodo dell'adolescenza. Maturò tra le sofferenze della mia nazione,
maturò nel lavoro fisico tra gli operai. Maturò anche grazie alla direzione
spirituale di vari sacerdoti, specialmente del mio confessore".
Nel 1946, viene ordinato
sacerdote a Cracovia e in quella città, dopo un ulteriore periodo di
approfondimento a Roma, conseguirà la laurea in Teologia. In una Polonia
stretta ora nella morsa dell'ateismo marxista, iniziano per il giovane sacerdote
polacco gli anni del suo servizio pastorale, prima come parroco di paese, e poi
come insegnante alla facoltà di teologia dell'Università di Lublino. Nel 1958,
nominato vescovo da Pio XII, diventa, a soli 38 anni, il più giovane presule
polacco. Partecipa, nel 1962, lavori del Concilio Vaticano II, inserito nel
gruppo di consulenza che partorirà la futura Costituzione pastorale “Gaudium et
Spes”. Cinque anni più tardi, è l’ora della porpora cardinalizia, che gli impone
Papa Montini. Si arriva così al 1978, l’“anno dei tre Papi".
(musica)
La morte di Paolo VI, in agosto,
e quella successiva e inattesa di Papa Luciani, dopo poco più di un mese,
costringono il collegio cardinalizio ad affrontare nuovamente la questione
della successione pontificia. Quella bianca è la quarta fumata del secondo
conclave del ’78.
“Annuntio
vobis, gaudium magnum: habemus Papam!”
(applausi)
Alle 19.22 del 16 ottobre Karol
Wojtyla, assunto il nome di Giovanni Paolo II, si affaccia dalla loggia della
Basilica per salutare l’Italia e il mondo cristiano:
“Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nella nostra lingua italiana.
Se mi sbaglio mi corrigerete. E così mi presento a voi tutti…. per incominciare
di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa, con l'aiuto di Dio e con
l'aiuto degli uomini".
Pochi
giorni dopo, il nuovo Pontefice pronuncia davanti a religiosi e fedeli di tutto
il mondo un discorso destinato a restare il manifesto programmatico del suo Pontificato,
il più lungo del Novecento e tra i più di sempre. Un discorso incentrato su due
parole-chiave: "Cristo" e "uomo":
“Non abbiate paura
di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà. Aiutate il Papa e tutti
quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l'uomo e
la umanità intera. Non abbiate paura.
Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo".
Eppure la paura serpeggia in
Piazza San Pietro mercoledì 13 maggio 1981, ricorrenza di Nostra Signora del
Rosario di Fatima e giorno di udienza generale. Durante il giro di Giovanni
Paolo II tra la folla festante, a bordo di un’auto scoperta, una pistola spunta
sopra le teste della gente. Rimbombano due colpi di pistola, i piccioni si
levano in volo: sono le 17.17. Il Papa si accascia dolorante, l’abito macchiato
di sangue e viene trasportato d’urgenza al Policlinico Gemelli, dove viene
sottoposto a intervento chirurgico. L’attentatore, Mehmet Alì Agca, un turco di
22 anni, viene immediatamente bloccato e arrestato. Il Papa resterà in ospedale
per un mese. Ma già quattro giorni dopo l’attentato, domenica 17, nell’Angelus
recitato dal suo letto d’ospedale, Giovanni Paolo II trova parole di perdono
per chi lo ha costretto in fin di vita:
“Prego per il fratello che mi ha colpito e al quale ho sinceramente
perdonato”.
(musica)
Papa del Grande Giubileo,
dell'Est, dei diritti umani, del “crollo dei muri”: con queste e molte altre
espressioni si è cercato di assegnare al Pontificato di Giovanni Paolo II un
tratto distintivo che ne sintetizzasse l'opera. Alcuni tratti salienti di
questa straordinaria figura di Pontefice si sono però indiscutibilmente imposti
all'attenzione del mondo: uno di questi è l'impegno di pastore universale,
vissuto attraverso i 104 viaggi apostolici compiuti in ogni parte del globo,
mai affrontati da nessun Papa prima d'ora. Tra i suoi tanti itinerari –
iniziati nel ’79 con la Repubblica Dominicana e terminati lo scorso anno con
Berna e Lourdes - citiamo a titolo d’esempio quello giubilare in Terra Santa,
luogo d’origine della salvezza cristiana e le ripetute soste nei Paesi a maggioranza
ortodossa dell’Europa dell’Est, segnate da ripetuti appelli all’unità del
Vecchio continente, da costruire sulle sue millenarie radici evangeliche. Un
tema quest’ultimo, ripreso a ritmo incessante durante gli Angelus e le udienze
dell’estate del 2002, quando la nascente Costituzione europea sembrava voler
misconoscere il contributo del cristianesimo alla formazione dell’Europa.
Ma ricordiamo anche lo storico
viaggio a Fatima, per rinnovare l’affidamento alla Vergine e liberare il mondo
dai timori millenaristici del celebre “terzo segreto” della profezia mariana.
Ha visitato 129 Paesi oltre all’Italia, pronunciato in totale circa 3.300
discorsi, e percorso in totale oltre un milione di chilometri, pari a circa 25
volte la circonferenza terrestre, e tre volte la distanza dalla Terra alla Luna:
"Il Papa, quanto può, deve vivere la Chiesa e non solamente
conoscerla attraverso i dati e attraverso le informazioni, ma in quanto
possibile, attraverso l'esperienza. E questo vuol dire vivere la Chiesa ed i diversi
punti. C'è anche una certa richiesta: la Chiesa vuole vivere il Papa, nei
diversi ambienti. Vuole che venga, che sia con loro. E' un momento della
storia, un segno dei tempi".
Ma non erano certo i record ad
interessare Giovanni Paolo II, quanto l'incontro con le culture, anche quelle
lontane di un Sud del mondo da sempre emarginato, o quelle circoscritte in
territori spezzati dai muri dell’odio etnico, quelle segregate per anni dietro
la "cortina di ferro", nell'Oriente europeo. Un impegno associato alla
lotta incessante contro le piaghe, vecchie e nuove, che mietono vittime
quotidiane sul pianeta: la miseria, la fame, il sottosviluppo, il flagello
dell’Aids.
Di qui anche l'esigenza di
portare all'uomo moderno, confuso da mille sollecitazioni fuorvianti, esempi
eminenti di coerenza agli insegnamenti del Vangelo. E' in questa prospettiva
che si coglie la chiave di lettura dell'imponente numero di 483 Santi e 1345
Beati, proclamati durante gli anni del suo pontificato. Vogliamo contenere
idealmente questa immensa schiera tra i nomi delle prime e le ultime
canonizzazioni e beatificazioni del pontificato. Tra il giugno e l’ottobre del
1982, con San Crispino da Viterbo e padre Massimiliano Kolbe – primo segno,
quest’ultimo, dell’attenzione che il nuovo Papa dedicherà costantemente a
quella lunga e spesso sconosciuta falange di martiri dei totalitarismi – e il
nome di un maestro della solidarietà, don Luigi Orione. Ma in questa schiera va
ricordato anche il nome di due suoi predecessori: Giovanni XXIII e Pio IX.
(musica)
Ed ancora, grandi imperativi del
pensiero e dell’azione di Giovanni Paolo II sono stati, nell’intero arco del
Pontificato, la promozione della pace e della giustizia, la carità verso gli
emarginati e i diseredati, nonché il ripudio della violenza e dell’odio
interetnico. Con la stessa intensità, il cuore di Giovanni Paolo II
batteva vicino alle vittime di un altro insensato massacro, quello consumatosi
nell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 a New York:
“Ieri è stato un giorno buio
nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo.(…) Ma
la fede ci viene incontro, in questi momenti in cui ogni commento appare
inadeguato. (…) Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente
sa che il male e la morte non hanno l’ultima parola”.
Nel
condannare gli orrori della guerra, il Pontefice ha sempre puntato il dito
contro le “ideologie ottuse e violente” e i loro “perversi meccanismi” di propaganda,
i razzismi, il commercio di armi e la tentazione “forte anche tra i credenti”
dell’“odio, del disprezzo dell'altro, della prevaricazione”:
“Basta con l'odio! Basta con il sangue! Basta con la guerra! Chi è
responsabile di tali atti, e chi li pianifica, dovrà risponderne davanti a Dio
ed agli uomini!”.
“Abbiate l'audacia del perdono”:
queste sue parole sono la sintesi di un invito alla fratellanza e alla
riconciliazione che fu costante e continuo nel Pontificato di Giovanni Paolo
II. Il Papa lo proclamò al mondo con il corale mea culpa a nome della Chiesa, durante i giorni del Grande Giubileo
del Duemila. Ma a muovere il Pontefice era anche la volontà di un
dialogo fraterno con le altre religioni del mondo: per la prima volta un Papa
ha parlato a migliaia di giovani musulmani; ha varcato, sulle orme
dell'apostolo Pietro, le soglie di una sinagoga, e tra le pietre del Muro del
Pianto, a Gerusalemme, ha lasciato la richiesta di perdono, a nome della
Chiesa, per i torti inflitti agli ebrei; ha promosso, ad Assisi, il primo,
storico incontro tra i leader religiosi del mondo, ripetuto nel gennaio 2002;
ha chiesto esplicitamente perdono per i "torti inflitti ai non
cattolici" nella storia della Chiesa. Ancor più incessante è stata nel
Pontefice la spinta ecumenica, che lo portò con l'enciclica Ut unum sint a superare secolari
divisioni e incomprensioni, per tornare a incontrarsi e realizzare l'unità
voluta da Cristo:
“Il compito di guidare la
Chiesa nel servizio dell'evangelizzazione, della santificazione e della carità
impegna il mio spirito al di sopra di ogni altro pensiero nella costante sollecitudine
di farmi costruttore di comunione tra le diverse Chiese particolari”.
L'urgenza
di una riconciliazione tra le varie famiglie cristiane trova ulteriore conferma
in un'altra costante del magistero di Giovanni Paolo II, il riferimento alla
scadenza secolare del Duemila. Questo tema ricorrente si saldò ben presto con
l'idea di un grande Giubileo per l'esordio del Terzo millennio cristiano, che
riconfermava alla Chiesa il compito di guidare un mondo bisognoso “di
purificazione e di conversione”:
“L'avvicinarsi alla fine del Secondo millennio sollecita tutti ad un
esame di coscienza, ad opportune iniziative ecumeniche, così che al Grande
Giubileo ci si possa presentare, se non del tutto uniti, almeno molto più
prossimi a superare le divisioni del Secondo millennio”.
Dai
popoli agli uomini, un legame di coerenza e di fervore apostolico nel messaggio
del Papa, paladino dei diritti umani. Senza sosta, con toni ora accorati ora
decisi, specialmente in alcune delle sue 14 Encicliche, come la Sollicitudo rei socialis ed Evangelium Vitae, ma anche in
innumerevoli altre occasioni, ha gridato che va tutelata la giustizia, promosso
un retaggio sociale imperniato sulla solidarietà, difesa la dignità dell'uomo
e, soprattutto, il suo diritto alla vita. Un valore primario che impone alla
Chiesa di opporsi decisamente all'aborto, all'eutanasia, alla pena di morte,
alla clonazione, alla manipolazione genetica dell’embrione: insomma, a tutte le
espressioni pratiche di quello che una volta definì un “concetto egoistico di
libertà”:
“La vita umana è sacra, solo
Dio ne è il Signore. Ogni breccia aperta sul fronte del pieno rispetto alla
vita costituisce una mina posta alle fondamenta dell'umana convivenza, della
sana democrazia e della vera pace”.
Con fervore il Papa si dedicò,
ad esempio con l’Enciclica Fides et Ratio,
a tutelare la società da un relativismo che uccide la speranza d’eterno. Ma
s’impegnò anche a proteggere quelle presenze specifiche e insostituibili che costituiscono
la linfa vitale del nucleo familiare: innanzitutto la gioventù, a partire dai
più piccoli, i bambini, ai quali, nel 1994, per la prima volta nella storia
della Chiesa un Pontefice si rivolge con un documento ufficiale, una Lettera,
scritta con stile semplice e immediato. Ma anche ai più grandi, ai ragazzi e
alle ragazze di tutto il mondo, Giovanni Paolo II si è rivolto senza sosta, in
particolare durante le Giornate Mondiali della Gioventù, iniziate nel 1985.
Storica, tra le tante, resta quella giubilare dell’agosto 2000, a Roma, durante
la quale invitò i giovani a “volare ad alta quota”:
(canto “Emmanuel”)
“E’ Gesù che cercate quando
sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello
che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con
quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è
Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi
legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare”.
In 26 anni di Pontificato,
Giovanni Paolo II non ha mai mancato di concludere ogni suo discorso con
un’invocazione alla Vergine Maria. Vogliamo suggellare questo suo ricordo
ricordando la sua profondissima devozione per la Madre di Cristo, culminata con
una riforma del Rosario, ampliato dall’inserimento di 5 misteri “luminosi”, e
con l’istituzione di un Anno speciale ad esso dedicato. Resta, tra le immagini
“mariane” del Pontificato, quella del Papa pellegrino, che nel 2004 torna a
Lourdes dopo 21 anni, si inginocchia con estrema fatica davanti alla Grotta,
prega con i nuovi misteri luminosi e in quella scia di luce si congeda dalla
Vergine assicurandole, nella fiacchezza della malattia, il suo sempre giovane
“Totus tuus”.
(canto “Ave Maria di Lourdes”)
L’ultimo
tratto di questa straordinaria parabola vuole documentare la poliedricità di un
Pontefice che non ha mai trascurato di praticare le vie più diverse, e congeniali
al tratto artistico della sua indole, per dare testimonianza della speranza che
era in lui. Di tanto in tanto, i suoi pensieri – al di fuori degli schemi
protocollari - sono arrivati al grande pubblico nella forma di un fenomeno
editoriale, come il libro scaturito dalla lunga intervista concessa a Vittorio
Messori “Varcare la soglia della speranza”, tradotto in 32 lingue e venduto in
oltre 20 milioni di copie. Ma ricordiamo anche “Dono
e Mistero”, una meditazione sui 50 anni di sacerdozio del ’96, la raccolta di
poesie “Trittico Romano” del 2003, “Alzatevi, andiamo”, sulla sua esperienza
come vescovo, pubblicato nel 2004. E l’ultima opera, “Memoria e identità”,
uscita il 23 febbraio di quest’anno: un excursus sulla
sua esperienza nel 20.mo secolo, tra la lotta contro il nazismo e il comunismo
e quella a favore della vita umana, e un ritorno al dramma dell’attentato
dell’81.
(musica)
Ma
proprio il mese di febbraio, la corsa terrena di Giovanni Paolo II imbocca
l’ultimo, sofferto tratto. Il primo febbraio, il Pontefice inizia il suo
calvario fisico che lo costringe a due ricoveri ravvicinati. Nel secondo, soprattutto,
il Papa perde progressivamente l’uso della parola. La sua ultima frase,
pubblica, la pronuncia il 13 marzo all’Angelus. E’ un semplice saluto,
destinato a restare scolpito nella memoria:
“Cari fratelli e sorelle, grazie
per la vostra visita. A tutti auguro una buona domenica”.
Dopo
restano solo le brevi apparizioni alla finestra. Alle 11,15 di mercoledì 23
marzo, Giovanni Paolo II benedice per l’ultima volta la folla in Piazza San Pietro.
Nel colonnato sono presenti molti ragazzi, che lo invocano a gran voce. Il Pontefice
cerca di sconfiggere la sua afonia, non vi riesce, ma la gratitudine e la commozione
di chi assiste compensa l’ultimo sforzo di un Papa che ha ormai speso tutto
della sua energia di pastore universale, portando il suo ministero, attraverso
il passo incerto della vecchiaia e la consumazione fisica, a risplendere sempre
più dell’essenzialità delle cose dello spirito.
(musica)
E
ancora molto si potrebbe parlare di Papa Wojtyla, e nei campi più diversi. Ma
molte, inevitabilmente, sono le lacune in quello che vuole essere nient’altro
che un commosso omaggio all'eredità di un Papa destinato a rimanere un punto fermo
nell'oceano instabile della memoria contemporanea. Il ricordo di Karol Wojtyla,
servo dei servi di Dio, invita l'uomo a trovare il coraggio di interrogarsi, a
superare se stesso con la preghiera e la fede. "Non abbiate paura":
questa è l'essenza del messaggio che il Pontefice scomparso lascia a tutta
l'umanità. Ovunque la conducano i percorsi di un imperscrutabile futuro, l'invito
di Giovanni Paolo II è a proseguire la ricerca di Gesù Cristo, Redentore
dell'uomo, "unico orientamento dello spirito" e "unico indirizzo
dell'intelletto, della volontà, del cuore".
(musica)
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3
aprile 2005
I CAPI DI STATO, LEADER POLITICI E RELIGIOSI RICORDANO IL
PAPA: LA NOTIZIA DELLA SUA MORTE ADDOLORA E COMMUOVE TUTTO IL MONDO
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
Il governo polacco ha proclamato
sei giorni di lutto nazionale. Il presidente polacco Kwasniewski ha ricordato
il Papa come “la più grande autorità mondiale”. Oggi – ha aggiunto – non
avremmo una Polonia libera senza Giovanni Paolo II. A Varsavia, a Cracovia e a
Wadovice, città natale di Giovanni Paolo II, migliaia di persone si sono
raccolte in preghiera dopo aver appreso la notizia della sua morte.
“Ho perso un amico, un fratello
maggiore”. Ad affermarlo, in un’intervista rilasciata al quotidiano
‘Repubblica’ è il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi che ricorda la figura
di Giovanni Paolo II. In questi ultimi anni – aggiunge il capo di Stato
italiano - Papa Wojtyla è diventato un punto di riferimento insostituibile. “E’
stato un padre per tutti noi”.
“Il mondo ha perso un paladino
della vita e della dignità umana”. Lo ha detto il presidente statunitense
George Bush sottolineando come il Papa sia stato “un’ispirazione per milioni di
americani e per molti altri in tutto il mondo”.
“Una figura eccezionale del
nostro tempo, alla quale è associata tutta un’era”. Lo ha detto il presidente
russo Vladimir Putin aggiungendo che il Papa “era un uomo saggio aperto al
dialogo”. L’ex presidente russo Gorbaciov ha dichiarato, inoltre, che il muro
tra est e ovest ci sarebbe ancora se non ci fosse stato Giovanni Paolo II.
“Era una fonte di ispirazione,
un uomo di straordinaria fede e coraggio”, ha affermato il premier britannico
Tony Blair. Profondo dolore è stato espresso dalla regina Elisabetta II
d’Inghilterra.
Il presidente francese, Chirac,
ha messo in evidenza come “questo lutto colpisca profondamente la Francia e
tutti i francesi che si riconoscono nella Chiesa cattolica”. Chirac ha anche
riconosciuto il contributo di Giovanni Paolo II nel cambiare il corso della storia.
Re Juan Carlos di Spagna, in un
messaggio inviato al prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger,
ha reso omaggio alla missione di Giovanni Paolo II al servizio della
cristianità e “all’opera instancabile in favore della pace, della giustizia e
della dignità umana”.
Il cancelliere tedesco Schröeder
ha sottolineato come il Papa abbia cambiato il mondo svolgendo “un ruolo
importante nello sviluppo di un’Europa pacificata”.
“Israele, il popolo ebraico ed
il mondo intero hanno perso un grande paladino della riconciliazione e della
fratellanza tra le fedi”. Così ha definito il Papa il ministro israeliano degli
Esteri, Shalom. Per il presidente Katzav, “il popolo ebraico ricorderà questo
Papa che ha rigettato ufficialmente pregiudizi e accuse contro gli ebrei”.
“Il popolo palestinese è molto
triste e soffre per la morte del Papa”: lo scrive in un comunicato il
presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. “Era un uomo di dialogo
e di pace che ha sempre sostenuto la causa del popolo palestinese”, si legge
nel testo.
La nuova Assemblea nazionale
irachena ha aperto stamane i suoi lavori a Baghdad con un minuto di
raccoglimento in memoria di Giovanni Paolo II. All’inizio della terza sessione,
i 275 parlamentari si sono alzati in piedi e hanno osservato un minuto di
silenzio per rendere omaggio al Santo Padre.
Il presidente iraniano Mohammad
Khatami ha inviato al cardinale Angelo Sodano, un messaggio di condoglianze per
la morte del Papa, che ha definito “un grande uomo di misticismo religioso,
contemplazioni filosofiche e creazioni poetiche”.
La Cina ha formulato le sue
condoglianze per la morte di Giovanni Paolo II, esprimendo l’auspicio che il
suo successore si prodighi per i miglioramenti delle relazioni con Pechino.
Il presidente brasiliano, Luiz
Inacio Lula da Silva, ha decretato sette giorni di lutto per la morte di
Giovanni Paolo II. In una nota Lula sottolinea che “il Papa ha condotto una
lotta instancabile per la dignità della persona umana, alla ricerca del dialogo
tra le culture e le religioni”.
Il presidente cubano Fidel
Castro ha decretato tre giorni di lutto
nazionale per la morte di Giovanni Paolo II, definito “un amico” di Cuba. Il
ministro degli Esteri, Felipe Perez Roque, visibilmente emozionato, ha poi
rivolto un messaggio di “condoglianze, rispetto e solidarietà alla comunità
cattolica di Cuba e del resto del mondo”.
Al Papa, che si è battuto
instancabilmente per l’Unione Europea sempre più coesa, spetta il titolo di
padre fondatore dell’Europa unita”. E’ il messaggio del presidente della Commissione
europea, Barroso, inviato al Camerlengo, cardinale Martinez Somalo.
“Un inesauribile difensore della
pace e un vero pioniere del dialogo interreligioso”. Con queste parole il
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha ricordato lo straordinario
impegno del Papa per la pace.
Con la sua “determinazione” e
“coraggio”, Giovanni Paolo II ha avuto “un ruolo chiave nel portare la
democrazia e la libertà a milioni di persone nell’Europa centrale e dell’Est”:
lo ha detto, in una nota, il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer.
REAZIONI DAL MONDO. IL RICORDO
DI RAPPRESENTANTI CATTOLICI E
DI ALTRE CONFESSIONI RELIGIOSE
Israeliani e arabi sono uniti oggi nel lutto per la morte di Papa
Giovanni Paolo II, definito un uomo di pace che ha cercato di guarire le
antiche ferite e forgiare un futuro migliore per il Medio Oriente. Nella Chiesa
della natività a Betlemme, i fedeli hanno acceso candele vicino al ritratto del
Papa. A Gerusalemme, le campane della Città vecchia sono risuonate nella notte.
La notizia della morte di Giovanni Paolo II è stata accolta con dolore e
commozione non solo dai cattolici ma anche da ebrei e musulmani. Il Libano, che
conta oltre un milione di cattolici, ha dichiarato tre giorni di lutto
ufficiale. In tutte le chiese cristiane dell’Iraq oggi sono state recitate,
inoltre, preghiere per il Santo Padre e una speciale Messa di suffragio verrà
celebrata giovedì prossimo nella chiesa di San Giuseppe, a Baghdad. Il
patriarca caldeo della capitale irachena, Emmanuel Delly, ha detto che pregherà
Giovanni Paolo II affinché chieda nuovamente a Dio “di favorire la pace e la
sicurezza in Iraq”.
La Conferenza dei vescovi svizzeri è profondamente
rattristata per la morte del Papa. I presuli elvetici manifestano con un comunicato
la loro “riconoscenza per il servizio che Giovanni Paolo II ha reso alla Chiesa
e all’umanità per oltre 25 anni: “Il suo apostolato – proseguono - è stato una
benedizione di Dio visibile per il mondo intero”.
Dalle Filippine alle più piccole comunità sparse
per tutta l’Asia, milioni di asiatici piangono la morte di Papa Giovanni Paolo
II, ricordato come missionario di pace e amore. I fedeli si sono riuniti per
veglie di preghiera nel Vietnam e in Thailandia, a prevalenza buddista. “Era la
voce e la coscienza della verità”, ha detto mons. Gaudencio Rosales, arcivescovo
di Manila, ai fedeli raccolti al santuario della Divina misericordia. “Ha
parlato degli argomenti in cui credeva e soprattutto di giustizia, compassione
e amore”, ha aggiunto il presule. “Per i cattolici giapponesi è stato come un
papà”, ha detto il cardinal Pietro Shirayanagi, arcivescovo emerito di Tokyo,
subito dopo la notizia della morte di Giovanni Paolo II.
“In India, dove sono stati proclamati tre giorni di
lutto nazionale, le chiese sono affollate - dice all’Agenzia Fides padre Donald
De Souza, vicesegretario della Conferenza episcopale indiana - e molti sono i
che fedeli hanno passato tutta la notte in preghiera. All’esterno dei santuari
e delle chiese, sono poste grandi foto di Giovanni Paolo II. C’è un pellegrinaggio
incessante di fedeli che gli rendono omaggio, accendendo lumini o posando ghirlande
di fiori. Sono soprattutto indù, musulmani, buddisti, persone di ogni ceto sociale
e provenienza. Tutti sono consapevoli di aver perso un grande uomo di Dio”.
“Mi faccio portavoce dei fedeli di Isiro-Niangara
nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, in generale, e di quelli
della città di Isiro, nell’esprimere il dolore per la morte di Giovanni Paolo
II”. Lo afferma mons. Julien Andavo Mbia, vescovo di Isiro-Niangara, che ospita
le spoglie di suor Marie Clémentine Anuarite Nengapeta, prima martire della
Repubblica Democratica del Congo.
Nell’esprimere il suo cordoglio, il patriarca
ortodosso di tutte le Russie, Alessio II, auspica che la prossima fase nella
vita della Chiesa cattolica “rinnovi i rapporti di reciproco rispetto e amore
fraterno”. Anche i musulmani di Russia hanno reso omaggio al Papa, per il suo
ruolo nella caduta del comunismo e per il dialogo lanciato con le altre
confessioni religiose. I musulmani russi hanno espresso l’augurio che il
successore di Giovanni Paolo II continuerà “lo stesso corso positivo”.
Il “profondo dolore” del
Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, per la morte del Papa è stato
espresso con una preghiera per “l'eterno riposo del fratello” Wojtyla. “Esprimiamo
il profondo dolore del patriarcato ecumenico di Costantinopoli per la perdita
del nostro fratello in Cristo Giovanni Paolo II e partecipiamo al lutto insieme
ai nostri fratelli della Chiesa di Roma, sparsi per il mondo”.
La comunità ebraica di Roma - si
legge in una nota – “si unisce al dolore per la scomparsa dell’uomo che ha
saputo portare luce nelle zone d’ombra dei rapporti tra cattolici ed ebrei”.
LA NOTIZIA DELLA MORTE DEL PAPA SUI GIORNALI DI
TUTTO IL MONDO
Il
quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano, scrive: “Il Signore ha chiamato
a sé il Santo Padre Giovanni Paolo II”. In Italia, tutti i giornali hanno
aperto con la notizia della morte di Giovanni Paolo II. Il “Corriere della Sera” con
l’editoriale intitolato “Nella storia”, il direttore Paolo Mieli ripercorre i
passaggi più importanti del pontificato. La “Repubblica” sceglie
“Addio Wojtyla” e “La Stampa” titola “Il mondo piange
il Papa”.
“Giovanni Paolo II è morto, la Chiesa Cattolica in
lutto” titola “Le Monde”. Il quotidiano francese presenta articoli ed
analisi sui rapporti con le altre fedi, raccolte di frasi, la biografia “Karol
il grande”, interviste a storici, leader protestanti e racconti degli ultimi
mesi di sofferenze. Nell’editoriale intitolato “L’eredità”, si sottolinea come
Giovanni Paolo II sia stato un Papa eccezionale. Una foto che ritrae il
Pontefice di spalle, con la mano destra alzata in segno di saluto, campeggia
sulla prima pagina del quotidiano francese “El Pais”. “Il Papa è morto”, è il
titolo principale; è stato “un Papa tenace”, si sottolinea nell’editoriale. Il
quotidiano cristiano “La Croix” esce in edicola in
un'edizione speciale di 32 pagine, interamente dedicata al pontificato di
Giovanni Paolo II.
Il quotidiano tedesco “Die Welt” riprende le parole
del cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz, e titola “Il mondo è diventato
più povero”. Il quotidiano
“Suddeutsche” si concentra su altre linee: il titolo principale è “Il campione
della perseveranza”. La “Suddeutsche” rileva che Giovanni Paolo II era "un
conservatore in fatto di morale ma un rivoluzionario in fatto di riforme della
Chiesa e rapporti con le altre religioni”.
“Muore il Papa”. E’ il titolo del quotidiano spagnolo
“El Mundo”, che mostra una foto del Pontefice inginocchiato e con le mani
giunte in preghiera. In una pagina riservata ai ricordi, si definisce Giovanni
Paolo II “il Papa con i piedi per Terra”. ‘El Mundo’ precisa che in questo
momento “la Chiesa è in mano ad uno spagnolo”, il cardinale camerlengo Eduardo
Martinez Somalo.
A poche
ore dalla morte del Santo Padre, anche i principali quotidiani arabi dedicano
le prime pagine a Giovanni Paolo II. Il libanese “Annahr” definisce il Papa
“eroe della riconciliazione universale, l’uomo di pace per eccellenza”. Commozione
e messaggi di stima per il Papa arrivano anche dalle pagine di “Al Qabas”,
testata kuwaitiana: “Le Chiese del Kuwait fino all'ultimo hanno pregato per il
Pontefice". “Morto il Papa e Roma si appresta a ricevere centinaia di
migliaia di fedeli”, titola invece il quotidiano panarabo “Al Sharq Al Awsat”.
“Era il Papa degli ebrei”. Lo scrive stamani il
quotidiano “Yediot Ahrnot”, il più diffuso di Israele. Il giornale ricorda,
inoltre, che Giovanni Paolo II vedeva negli ebrei i “fratelli maggiori” dei
cristiani, cosa che rappresentò “una vera rivoluzione”. Il quotidiano ‘Haaretz’ invece titola: “Muore Papa Giovanni Poalo II, finisce
un pontificato di 26 anni”.
Le prime pagine delle edizioni
dei giornali americani sono tutte riservate alla scomparsa di Giovanni Paolo
II. Il “New York Times” mostra una
foto dell’agosto 2002, quando il Papa si trovava nella sua Polonia, per
celebrare una messa a Cracovia. Sopra l’immagine, un titolo che sintetizza in
poche parole l’operato del Papa: “Giovanni Paolo II, pastore della Chiesa e
catalizzatore del mondo, è morto all’età di 84 anni”. Il “Wall Street
Journal” dedica uno speciale nel quale si tracciano le linee guida dell’opera
apostolica del 264.esimo pontefice della Chiesa Cattolica. Il quotidiano
“!Washington Post” mostra invece una foto del Pontefice durante la cerimonia di
beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, avvenuta nel 2003.
La morte del Papa trova ampio
spazio anche nelle prime pagine dei quotidiani sudamericani. Il
più importante giornale argentino, il “Clarin”, titola: “E’ morto il Papa”. In
prima pagina è pubblicata una fotografia del Papa a mani giunte e in
meditazione. “Clarin” ricorda che a dare l’annuncio della morte è stato un argentino,
il sostituto segretario di Stato, mons. Leonardo Sandri. Apertura sulla morte
del Papa anche per il quotidiano brasiliano “O Globo”, che a fianco dell'immagine
di un Santo Padre già sofferente, titola: “Morto Giovanni di Dio”. Il giornale
ricorda in prima pagina che “le ultime parole del Papa sono state per i giovani”.
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3 aprile 2005
- A cura
di Salvatore Sabatino -
Sono almeno 44 i soldati statunitensi rimasti feriti
nell'attacco della guerriglia irachena al carcere di Abu Ghraib avvenuto ieri
pomeriggio. La notizia è stata confermata da fonti militari statunitensi,
secondo le quali nell'attacco sono rimasti feriti anche 12 detenuti. Alcuni dei
feriti si trovano in gravi condizioni ed è stato necessario provvedere al loro
ricovero in un ospedale militare in Germania. Questa mattina, invece,
un'esplosione ha ucciso un marine americano ad Haditha, 260 km a nord ovest di
Baghdad. Intanto sul fronte politico, il sunnita Hajem al-Hassani è stato
nominato presidente del nuovo parlamento iracheno riunito a Baghdad per la
terza seduta dalla sua elezione. A favore di al-Hassani hanno votato 215
deputati su 275.
Tensione alta anche in Afghanistan, dove tre poliziotti
sono rimasti uccisi, e quattro feriti, in un attacco compiuto presumibilmente
da talebani contro un quartier generale della polizia nella provincia di
Helmand, nel sud-est del Paese. La postazione è stata assalita da una
quarantina di uomini armati. Per motivi di sicurezza la coalizione
internazionale presente in Afghanistan ha dovuto potenziare la sorveglianza
nelle zone di confine con il Pakistan. Le autorità militari sono convinte che
dietro al moltiplicarsi degli attacchi ci sia la complicità di Al Qaeda.
Il governo siriano si è impegnato a ritirare tutte le sue
truppe e i servizi di intelligence dal Libano entro il 30 aprile. Lo ha
riferito a Damasco l'inviato dell'Onu Terje Roed-Larsen, il quale ha poi
spiegato che è stato raggiunto un accordo tra il team delle Nazioni Unite ed il
governo di Damasco. Lo scorso settembre il Consiglio di sicurezza ha approvato
la risoluzione 1559 in cui tutte le forze straniere presidenti in Libano sono
invitate a ritirarsi. Le pressioni internazionali sulla Siria si sono
accentuate dopo il 14 febbraio, quando a Beirut è morto in un attentato l'ex
premier libanese Rafik Hariri.
Con l'intento di porre fine allo stato di semi-anarchia
che regna in alcune aree dei Territori, il presidente palestinese Abu Mazen ha
messo in stato di allerta i servizi di sicurezza dell'ANP. La misura è stata
decisa dopo la scorribanda compiuta mercoledì a Ramallah, in Cisgiordania, dai
militanti delle “Brigate dei martiri di Al-Aqsa”. Centinaia di uomini delle
forze di sicurezza hanno immediatamente cominciato a pattugliare le strade di Ramallah.
Ci trasferiamo ora in Africa. Sono stati ufficializzati i
dati delle elezioni legislative in Zimbabwe, svoltesi giovedì scorso. Ad
ottenere i due terzi dei seggi in Parlamento, 78 su 120, è stata “l’Unione
nazionale africana dello Zimbabwe-Fronte patriottico, il partito del presidente
Robert Mugabe. Confermate, dunque, le previsioni della vigilia. Il risultato
permetterà al Presidente, al potere da oltre 25 anni, di modificare la
Costituzione. Numerosi osservatori internazionali ritengono che la tornata
elettorale sia stata falsata dai brogli.
Il governo sudanese cooperi per il deferimento alla Corte
dell'Aja dei responsabili di crimini nel Darfur. A chiederlo è stata ieri Radia
Achouri, portavoce dell'inviato speciale dell'Onu in Sudan, Jan Pronk, che ha
poi sottolineato come le “parti coinvolte debbano cooperare per fare giustizia,
attuando la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite“.
Nuova forte scossa di terremoto
oggi sull’isola indonesiana di Nias. Il sisma, di 6,2 gradi sulla scala
Richter, ha colto di sorpresa numerosi fedeli raccolti in preghiera per la
morte di Giovanni Paolo II. Secondo le Nazioni Unite il terremoto della scorsa
settimana ha provocato sull’isola oltre 1.300 morti.
Una delegazione di deputati
kirghizi è giunta a Mosca per negoziare
le dimissioni del presidente Askar Akaiev, fuggito in Russia quando dieci
giorni fa è stato defenestrato dalla “rivoluzione dei tulipani”. Da parte sua,
la Corte Costituzionale della repubblica ex-sovietica ha indicato che le
elezioni per la nomina di un nuovo capo dello Stato, in calendario per il 26
giugno, saranno comunque valide anche se Akaiev si rifiutasse di dimettersi.
Italia alle urne oggi e domani
per rinnovare 13 amministrazioni regionali, 2 provinciali e 366 vertici
comunali. Sono oltre 41 i milioni di aventi diritto. Non si voterà, invece, in
Basilicata, dove il prefetto di Potenza ha firmato ieri il decreto con il quale
le regionali vengono rinviate al 17 e 18 aprile prossimo. I seggi, aperti
stamattina alle 8.00, si chiuderanno questa sera alle ore 22.00 per essere
riaperti domani, dalle 7.00 alle 15.00.
Restano gravissime, seppur
stazionarie, le condizioni di salute del principe Ranieri di Monaco, le cui
speranze di ripresa erano già state definite “estremamente flebili” negli
ultimi bollettini medici del centro cardio-toracico di Montecarlo, dove il
principe è ricoverato in rianimazione da 13 giorni.
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