RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
92 - Testo della trasmissione di sabato 2 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Riccardo Muti si
e’ dimesso dalla Scala di Milano.
Almeno 5 morti in Iraq per l’esplosione di una bomba a nord di Baghdad nei pressi di un posto di blocco della polizia
Elezioni in Zimbabwe: il
partito del presidente Mugabe ha conquistato due terzi dei seggi. L’opposizione
non accetta il risultato e denuncia brogli elettorali
2
aprile 2005
LE CONDIZIONI DI GIOVANNI PAOLO II RESTANO
GRAVISSIME. DALL’ALBA DI OGGI
OSSERVATA UNA INIZIALE COMPROMISSIONE DELLO STATO
DI COSCIENZA. IERI SERA
IL PAPA HA
RIVOLTO UN PENSIERO ALLE MIGLIAIA DI GIOVANI RADUNATI
IN PIAZZA SAN PIETRO PER PREGARE PER LUI
- Interviste con Joaquin Navarro-Valls, mons.
Angelo Comastri, mons. Shlemon Warduni, padre Giulio Albanese, padre Bernardo
Cervellera, il cardinale Claudio Hummes, don Giuseppe Bart, don Piersandro
Spriano, il cardinale Esilio Tonini e alcuni giovani -
Anche
oggi dedichiamo quasi interamente il nostro radiogiornale alle condizioni di salute
di Giovanni Paolo II che restano gravissime, mentre in tutto il mondo si
continua a pregare con grande affetto per lui. Di ieri sera l’ulteriore
aggravamento, con il direttore della Sala Stampa vaticana Navarro Valls che ha
parlato di un’“ingravescente ipotensione arteriosa, mentre il respiro è
diventato superficiale”, in “un quadro clinico di insufficienza cardio-circolatoria
e renale”. I parametri biologici risultano “notevolmente compromessi”. Il Santo
Padre – notava ieri il portavoce vaticano – si associa con visibile
partecipazione alla continua preghiera di coloro che lo assistono. Ma sulle
attuali condizioni del Pontefice diamo subito la parola a Navarro-Valls,
intervistato da Sergio Centofanti:
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R. – Questa mattina le condizioni generali, cardiorespiratorie,
metaboliche del Santo Padre si mantengono sostanzialmente invariate e pertanto
sono gravissime. Dall’alba di oggi è stata osservata una iniziale
compromissione dello stato di coscienza. Questa mattina, verso le 7.30 è stata
celebrata la Santa Messa alla presenza del Santo Padre.
D. – Dunque non si parla di
coma?
R. – Non si fa menzione a
nessuno stato di coma nel comunicato di oggi.
D. – Ieri sera il Papa era a
conoscenza delle migliaia di persone, soprattutto giovani, che erano in Piazza
San Pietro a pregare per lui?
R. – Io penso di sì, perché nella serata di ieri,
probabilmente perché aveva in mente i giovani che erano in piazza o i giovani
da lui incontrati in tutto il mondo lungo il percorso del suo Pontificato, il
Papa ha detto alcune parole che sembravano far riferimento proprio ai giovani.
Si è potuto ricostruire la seguente frase: ‘Vi ho cercato, adesso voi siete
venuti da me e per questo io vi ringrazio’. Sono state parole che il Papa ha pronunciato
a più riprese e che sono state pronunciate ieri sul tardi.
**********
Ancora
una volta i giovani: la loro presenza massiccia, vibrante – che già mercoledì
scorso, aveva indotto il Papa a trovare un residuo di energia per tentare di
corrispondere alla corrente del loro affetto per lui – anche ieri sera, come
ascoltato, ha quasi “costretto” il Pontefice, pur gravemente sofferente, a
dedicare loro un pensiero di ringraziamento. Qual è stata allora la risposta
dei giovani a questo gesto di Giovanni Paolo II? Roberta Moretti è andata
stamattina tra di loro a raccogliere qualche impressione:
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R. – Il
Papa ha sempre amato i giovani. In questo momento così doloroso per tanti ragazzi
come me, che hanno visto un Papa che li ha avvicinati molto alla Chiesa, egli
ha sentito forte la nostra presenza. Il suo ringraziamento vale tanto perché ci
fa sentire ancora più vicini a lui, ci fa sentire importanti. Ci ha chiamati la
‘stella del mattino’.
R. – Io sono polacca. Ho pregato
per essere qui questa mattina per poter pregare per lui. E’ un Papa che ha
fatto tantissimo. Sono contenta di essere potuta venire qui a pregare per lui.
R. – Noi gli stiamo vicino
sempre. Adesso stiamo pregando solo per una cosa: che se deve andarsene, se ne
vada in pace, sereno. Continueremo a fare le cose che lui ci ha indicato.
R. – E’ contento, è gioioso che
noi siamo qua come noi siamo stati contenti di averlo avuto vicino in tanti
momenti durante tutto il suo Pontificato.
R. – E’ stato grande. E’ stato
un padre, è stato una figura importante. Sono tunisina, non sono italiana, sono
musulmana. Ma al di là di tutte le religioni il Papa è stato un grande
personaggio. E’ stato il Papa dei giovani. Il Papa della pace, il Papa del
dialogo. Se devo fare un appello lo faccio a tutti i giovani di pregare per lui
visto che lui ha pregato tanto per noi, giovani, vecchi, bambini, per tutto il
mondo, poveri, ricchi. Quindi ora è il momento di pregare noi per lui, di
qualsiasi religione.
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Da
oltre 24 ore, dunque, la comunità mondiale, ecclesiale e non solo, è raccolta
in preghiera per Giovanni Paolo II. L’immagine-simbolo di questa folla orante è
rappresentata certamente dalle decine di migliaia di persone, con punte di
circa 70 mila, che per tutta la scorsa notte hanno vegliato sotto le finestre
del Papa fino alle prime ore del mattino. Moltissimi, come detto, soprattutto i
giovani, che hanno più volte applaudito e intonato canti all’indirizzo del
Pontefice. In questo quadro di grande raccoglimento, attraversato da registri
emotivi diversi, dalla tristezza alla speranza, alle 21 di ieri sera il
vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, l’arcivescovo Angelo
Comastri, ha recitato insieme alla folla il Rosario. Giovanni Peduto ha chiesto
al presule di descrivere l’atmosfera di quel momento:
**********
R. –
Ieri sera in Piazza San Pietro si percepiva la bellezza e la grandezza del
carisma del Papa, del Successore di Pietro, che ha il compito di fare unità, il
compito di creare comunione. E’ stato meraviglioso constatare quasi con le
proprie mani che il Papa morente, il Papa sofferente ancora raccoglie, anzi,
ancora di più raccoglie i suoi figli. Mi hanno detto che circa 60 mila persone
erano presenti in Piazza San Pietro, eppure si aveva l’impressione di essere
una decina di persone. I cuori erano talmente uniti, le voci erano talmente
fuse che si sentiva l’unità della famiglia dei Figli di Dio attorno al Santo Padre.
D. –
Giovanni Paolo II, all’inizio del suo Pontificato, ha detto: “Aprite le porte a
Cristo Redentore”; ora il Redentore sta per aprirle a lui, come lei ha detto
ieri sera ...
R. –
Sì, in Piazza San Pietro ancora si sente l’eco della voce forte, giovanile, decise
di Giovanni Paolo II che nell’ottobre del 1978 si presentò con quella carta
d’identità: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. Quel grido del Papa
colpì il mondo ed era un pochettino la sigla che ha accompagnato tutto il
Pontificato. Certo, ieri sera ripensando a quelle parole del Papa è venuto
spontaneo modificarle pensando che fra poco sarà il Redentore, il Signore Gesù,
ad aprire le porte al Papa. Un giovane, subito dopo la preghiera in Piazza San
Pietro, mi si è avvicinato mentre tornavo a casa e mi ha sussurrato
all’orecchio: “Padre, il Signore aspetta il Papa per dirgli un grande grazie”.
Ci siamo soltanto guardati negli occhi – io non so chi sia questo giovane, non
so chi sia questa persona, ma diceva l’emozione di tutta quell’assemblea in
preghiera. “Il Signore aspetta il Papa a braccia aperte per dirgli grazie”.
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Prima del Rosario e della notte
di veglia in Piazza San Pietro, una Messa – commossa e solenne allo stesso
tempo – ha avuto luogo alle 19 di ieri nella Basilica di San Giovanni in
Laterano. “La fede del Papa è una fede così forte e così piena, che egli in
queste ore di sofferenza, come prima in tutto il suo instancabile ministero,
già vede e già tocca il Signore”: sono le parole con le quali il cardinale
vicario Camillo Ruini – che presiedeva la celebrazione – ha voluto descrivere
il delicatissimo momento che sta attraversando il Pontefice. Nella Basilica
romana, migliaia di persone si sono radunate per esprimere il loro affetto al
Papa, insieme con le massime autorità dello Stato italiano. Il servizio di
Debora Donnini.
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La città di Roma si stringe attorno al Papa. Famiglie,
bambini, sacerdoti e suore, tanti fedeli. Si respira commozione in una San
Giovanni in Laterano gremita di persone dove il cardinale vicario Camillo Ruini
ha voluto celebrare questa veglia per il Papa. Presenti numerosi vescovi e
circa 100 sacerdoti che hanno concelebrato. Ai primi banchi il presidente della
Repubblica Ciampi e la moglie Franca. C’è il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, il presidente della Camera, Casini, il vicepresidente del Senato,
Francesco Moro, i vicepremier Fini e Follini. Il leader dell’Unione, Romano
Prodi, il sindaco Walter Veltroni il presidente della regione Francesco
Storace, e tanti altri tra ministri ed esponenti politici. “Giovanni Paolo II sta affrontando la prova
più difficile della sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con
quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui
ha sempre vissuto”, ha detto il cardinale Ruini:
“In queste ore egli è più che mai il nostro Papa, il
Vicario di quel Cristo che ci ha redenti con la sua Passione, il servo dei
servi di Dio, che è il titolo pontificio da lui tra tutti più amato”.
Ma da dove viene la sua
incredibile forza d’animo, la sua inesauribile capacità d’amare e di donarsi,
il suo coraggio e la sua incrollabile fiducia? Tutto ciò – ha affermato Ruini –
viene dal rapporto concreto e vivo che unisce il nostro Papa a Gesù Cristo e a
Dio Padre. La liturgia di oggi, come degli altri giorni della settimana di
Pasqua, ci parla della Risurrezione, di Cristo risorto dai morti che si è fatto
vedere e toccare dai suoi discepoli e così li ha condotti alla fede.
“Questa è anche la fede
del nostro Papa, una fede così forte e così piena. Una esperienza di Dio, così
intimamente vissuta che in queste ore di sofferenza come prima in tutto il suo
instancabile ministero già vede e già tocca il Signore, già è unito al nostro
unico Salvatore”.
Perciò, contrariamente alle
apparenze la gioia della liturgia di questa settimana si addicono alla
sofferenza del Papa e alla nostra preghiera per il Papa:
“Sono la certezza e la gioia della
Pasqua del Signore, della vita che vince la morte, del perdono che cancella il
peccato”.
Riandando con la memoria a questi
quasi 27 anni di Pontificato “siamo afferrati da una gratitudine immensa, verso
l’uomo Karol Wojtyla e verso Dio che ce lo ha donato”, sottolinea ancora il
cardinale che aggiunge: “Ci affidiamo anche noi a quella Divina Misericordia in
cui Karol Wojtyla ha sempre confidato, a quella Madre di Gesù a cui egli si è
totalmente consacrato ...” e il vincolo di amore che ci unisce al nostro Papa –
ha concluso – non sarà in ogni caso spezzato.
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I media in tutto il mondo
rendono omaggio alla sofferenza del Papa, condivisa in ogni angolo del Pianeta,
da uomini e donne, giovani e anziani di ogni nazionalità, ideologia e credo
religioso. E’ questo lo stupore più grande leggendo oggi su giornali e siti
Internet, o ascoltando su Radio e Tv le cronache di questo evento, quasi ad
accompagnare Giovanni Paolo II verso la meta celeste, senza farlo mai sentire
solo. Le immagini di Karol Wojtyla, in tante occasioni felici o drammatiche
come quella dell’attentato subito nel maggio dell’81, campeggiano sulle prime
pagine dei più autorevoli media italiani ed esteri con accanto le immagini dei
fedeli in preghiera in Vaticano, nella natia Polonia e in ogni Paese del mondo.
Il servizio di Roberta Gisotti.
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Il Papa lascia guardare i suoi
giorni di morte” titola l’International Herald Tribune. “Una lunga
strada verso il cielo”, “Lo stiamo perdendo”, scrivono Trud e Moskovsky Komsomolets
due giornali Russi. “Il gregge globale si prepara alla perdita del suo
pastore”, sottolinea il New York Times, mentre “Le Monde” descrive “La
lunga agonia di Giovanni Paolo II, il raccoglimento dei fedeli.” Riconoscimenti
alla grandezza umana e spirituale del Papa arrivano anche dai tormentati Paesi
del Medio Oriente: il quotidiano israeliano Haaretz, dà grande risalto
all’avvenimento, citando il Rabbino capo di Polonia che ieri sera a Varsavia ha
guidato una preghiera per Giovanni Paolo II. E cosi anche la Tv araba Al
Jazira sta dedicando lunghi servizi al Papa ammalato. La grande ondata
emotiva ha raggiunto perfino Cuba, dove il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo
de L’Avana ha rivolto un appello a pregare attraverso La Tv pubblica – non era
mai successo - parlando per sei minuti della salute del Papa.
E continuano incessanti le
testimonianze di solidarietà di esponenti religiosi, leder politici,
personalità della cultura. “Di Giovanni Paolo II ricorderemo la sue opera, la
sua grande bontà e il suo amore per ognuno di noi”, dichiara il presidente
polacco Kwasniewski. “Un fratello maggiore. Anzi quasi un padre”, nonostante la
stessa età, cosi descrive i suoi sentimenti per il Papa il presidente italiano
Ciampi, mentre si apprende che domani il Palazzo del Quirinale in segno di
rispetto rimarrà chiuso al pubblico. “Una delle personalità più significative
del XX secolo”, sottolinea Gorbaciov. “Un vero leader spirituale che ha
rappresentato ciò che tutti gli uomini hanno in comune”, commenta il vice
premier israeliano Peres. Echi giungono anche dalla Cina che ha espresso
ufficialmente “la sua preoccupazione.”
Intanto stanno affluendo su Roma
pellegrini da tutto il modo per partecipare di persona la loro vicinanza al
Papa, mentre si rinnovano le iniziative di preghiera in ogni Continente, anche
nei luoghi più sperduti, come sui Monti Nuba in Sudan, zona povera e tormentata
dalla guerra, dove il vescovo di El Obeid mons. Macram Max Gassis è andato a
celebrare la Pasqua; o anche dove i cristiani sono una piccola minoranza come
nella diocesi nepalese di Kathmandu, o in Turchia dove la comunità armena, in
larga parte ortodossa, ha annunciato che domani dedicherà la Messa domenicale a
Giovanni Paolo II. E si prega anche nelle Sinagoghe e nelle Moschee di numerosi
Paesi.
Tanti infine i gesti di
solidarietà a titolo personale di personaggi pubblici e di istituzioni, che
stanno annullando eventi già in programma, in segno di rispetto in questi
giorni di riflessione e pietà. In particolare il CONI in Italia ha sospeso tutte
le manifestazioni sportive.
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Anche l’Iraq è in apprensione e in fervente preghiera per Giovanni Paolo
II. Barbara Castelli ha raccolto la testimonianza di Shlemon Warduni, vescovo
ausiliare di Baghdad dei Caldei:
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R. – Il Papa è il Papa buono, il
Papa del mondo. Ma noi lo sentiamo tanto, tanto vicino perché non ha perso mai
occasione per parlare dell’Iraq e degli iracheni.
D. – Come ricordava, Giovanni
Paolo II più volte si è pronunciato contro la guerra in Iraq. In diverse
occasioni ha ripetuto che “la guerra è sempre una sconfitta per l’umanità”.
Cosa rappresenta questo Papa per il mondo musulmano?
R. – E’ veramente un eroe della
pace, perché ha fatto tanto per il Medio Oriente, per la Palestina, per l’Iraq
... per tutti i Paesi musulmani. Quando ha visitato i Paesi musulmani, quanti,
quanti giovani si sono radunati attorno a lui! Essi si accontentavano di
sentirlo, di ascoltarlo con tanto rispetto perché sapevano che questo è il Papa
della pace, della fede e dell’umanità.
D. – Cosa pensa la gente in
Iraq, tra le strade, nelle moschee, nelle chiese?
R. – Tutti quanti sono colpiti,
tutti quanti chiedono… Il mondo ha bisogno di queste personalità, che amano
l’uomo e vogliono il suo bene, disinteressatamente, per amore, per amore
dell’altro perché Dio è Amore ed è Lui che ci ha comandato di amarci, gli uni
con gli altri.
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L’Africa
è stata sempre nel cuore di Giovanni Paolo II. Pensiamo solo all’ultimo
messaggio Urbi et Orbi, la domenica di Pasqua, quando il Pontefice ha fatto
nuovamente riferimento a questo continente. Ma perché questo legame così forte?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a padre Giulio Albanese, missionario
comboniana:
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R. – C’è stata sicuramente una
grande attenzione del Papa nei confronti degli ultimi, dei poveri; una grande
attenzione nei confronti del sud del mondo. E direi che, da questo punto di
vista, è stato davvero un grande statista, un grande politico. Per politico
intendo una persona capace davvero di servire la ‘res publica’, il bene
comune universale, quello della cattolicità. E devo dire che è stata una voce
fuori dal coro, perché sulla scena internazionale sono stati davvero pochi i
politici che hanno condiviso fino in fondo le sue idee. Non si è limitato a
parlare, ma davvero vi è stato uno sforzo a passare dalle parole ai fatti. Ha
chiesto, proprio, ai governi che ci fossero legislazioni più rispettose. Per
esempio, pensiamo alla cancellazione del debito estero, l’impegno del Santo
Padre contro il traffico di bambini, soprattutto penso ai “baby-soldiers”, ai
bambini soldato ... E’ stato tra i pochi, forse l’unico davvero a denunciare le
cosiddette “guerre dimenticate” ... Il rispetto del diritto internazionale ...
Ma per quale motivo? Perché c’è sempre stata un’attenzione all’uomo, creato ad
immagine e somiglianza di Dio, l’affermazione, il primato dell’Uomo su tutto il
resto, soprattutto sul mercato.
D. – Ricordiamo tutti le folle
oceaniche che accoglievano Giovanni Paolo II durante i suoi tanti viaggi
africani. C’è un ricordo, in particolare, che resta emblematico di questo
straordinario rapporto?
R. – Quello che mi ha sempre
colpito ... io ricordo in particolare il viaggio che fece nel settembre 1995,
quando venne a Nairobi. Io a quei tempi ero il corrispondente della Radio
Vaticana dalla capitale kenyota. Ricordo che in quell’occasione venne per
consegnare agli africani l’Esortazione apostolica che era appena stata
pubblicata, “Ecclesia in Africa”. Venne per presentare personalmente
questo documento. Quello che mi colpì fu la sua capacità di essere davvero in
comunione con la gente, una grande empatia, non solo attraverso le parole ma
anche attraverso i gesti, lo sguardo ... Direi davvero una parola efficace.
D. – Invece, adesso, dall’altra
prospettiva: per gli africani che cosa ha rappresentato intimamente questo
Papa?
R. – Un amico, un pastore,
davvero un modello esemplare di politico. Ma quando parlo di ‘politico’, non
voglio assolutamente svilire la figura del Pontefice: lo sappiamo pastore
supremo della Chiesa universale, però certamente in lui hanno visto l’immagine
dell’uomo onesto che sa guardare al bene comune. Direi che nel Papa hanno
capito e compreso come dev’essere l’uomo che davvero ha cura di loro, penso
soprattutto alla denuncia del Papa contro la corruzione che molte volte
rappresenta veramente uno dei mali cronici di questo continente, di certi governi,
dove ci sono presidenti-padroni. Ecco, il Papa – devo dire – per gli africani è
stato veramente un modello esemplare da questo punto di vista.
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Milioni
di cattolici in Asia hanno affollato le Chiese per pregare per Giovanni Paolo II. Un continente complesso,
che ha suscitato nel Papa grandi speranze per una nuova fioritura della fede.
Ma che tipo di rapporto c’è stato tra il Pontefice e l’Asia? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews:
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Anzitutto penso un rapporto di stima perché il Papa ha sempre elogiato le
grandi religioni e ha sempre visto l’Asia come il più grande continente perché
sono due terzi della popolazione mondiale. Naturalmente questa sua passione
verso l’uomo, verso l’uomo di tutte le culture l’ha spinto a guardare sempre
con molta stima e con molta attenzione a questo continente. Seconda cosa, ha
visto che per i problemi dell’Asia – che sono problemi di dittature politiche,
problemi di fondamentalismi religiosi, che sono problemi di squilibri nella
modernità, di ricchezze, di povertà – c’è bisogno di una testimonianza precisa
da parte della Chiesa. Per questo, l’altro elemento molto importante, egli è andato
a confortare queste Chiese dell’Asia, che sono delle piccole minoranze, ma sono
molto vive. Ha dato loro i primi santi pubblici, universali – come Lorenzo
Ruiz, i martiri coreani, i martiri cinesi, vietnamiti, giapponesi ecc. – perché
queste Chiese venga rafforzata nella
testimonianza e nel servizio a questo continente.
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Anche in America Latina si prega
per il Papa: gli episcopati di molti Paesi del continente sudamericano hanno
invitato i fedeli a recarsi nelle chiese per manifestare la propria vicinanza
spirituale al Pontefice. In Argentina, i vescovi guidati dal cardinale
Bergoglio, si sono riuniti nella Cattedrale di Buenos Aires. Grande e commossa
la partecipazione anche in Brasile. Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza
dell’arcivescovo di San Paolo, Cláudio Hummes:
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R. -
Qui a San Paolo la gente va in chiesa, prega. C’ è stata anche una messa solenne
nella cattedrale. Era gremita di fedeli. Tutti sono commossi e addolorati
perché il Papa ha sempre manifestato molto amore per il Brasile e anche la
gente lo ama moltissimo.
D. – Lei cosa ha detto ai fedeli durante la Messa?
R. – Ho
parlato della testimonianza che il Papa ci dà con la sua sofferenza, con la sua
malattia. Egli sta dimostrando al mondo che è possibile dare un senso alla
sofferenza e alla malattia.
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Domani, seconda Domenica di
Pasqua, è anche la domenica della Divina Misericordia, una ricorrenza istituita
5 anni fa dal Pontefice stesso, in coincidenza con la canonizzazione
dell’“apostola” della Divina Misericordia: Santa Faustina Kowalska. Anche a
Roma, Giovanni Paolo II ha voluto dedicare una chiesa a questa spiritualità: si
tratta della chiesa di Santo Spirito in Sassia, nei pressi del Vaticano. E
anche in questo luogo di culto – che ricorda una devozione coltivata con
fervore dal giovane Karol Wojtyla – si sta pregando con intensità per il Papa.
Lo conferma il rettore della chiesa, don Giuseppe Bart, al microfono di
Giovanni Peduto:
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R. – Sì, perché proprio come
disse il Papa nella Dives in misericordia la preghiera è il grido alla Divina
Misericordia di fronte alle sofferenze che ci sono nel mondo. Ora, in questi
giorni, noi innalziamo questo grido fiducioso alla Divina Misericordia, per
intercessione di Santa Faustina, canonizzanta da Giovanni Paolo II, proprio per
lui, perché gli sia di grande sostegno.
D. – Ci metta in risalto quanto
il Papa è rimasto legato e lo è tuttora a questa chiesa …
R. – La chiesa di Santo Spirito
in Sassia è un segno di questo pontificato, perché esso si svolge sotto il
segno dell’immagine della Divina Misericordia. Santa Faustina è la prima Santa
del Grande Giubileo. Il Papa non solo è personalmente legato al messaggio della
Divina Misericordia, ma ha fatto del suo Pontificato un grido alla Divina
Misericordia per l’umanità intera. Come non ricordare il suo grido: Gesù,
confido in Te, di fronte alla guerra nei Balcani. E questa chiesa di Santo
Spirito in Sassia, che il Papa ha destinato per la diffusione del culto della
Divina Misericordia, è indubbiamente la sua chiesa e qui egli ha il suo posto
speciale, oggi e sempre.
D. – Il legame tra Giovanni
Paolo II e Santa Faustina Kowalska…
R. – Giovanni Paolo II ha
definito Santa Faustina come una delle più grandi mistiche nella storia della
Chiesa, Santa che fa da ponte tra il secondo e il terzo millennio. Infatti,
nell’ultimo libro “Memoria e identità” il Papa afferma che la spiritualità di
Santa Faustina entra oggi nel vasto ambito della Chiesa universale e quindi è
una Santa che il Papa ha sempre invocato, ha sempre pregato, e in questi giorni
di grande sofferenza per lui noi facciamo la novena alla Divina Misericordia e
oggi siamo giunti all’ultimo giorno della Novena.
D. – Il Papa 5 anni fa volle
istituire questa Domenica della divina Misericordia. Quale il suo significato
più profondo?
R. – La Domenica della Divina
Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II e inserita nel calendario
liturgico, sottolinea ed evidenzia che il mistero pasquale è strettamente
legato al messaggio della Divina Misericordia, perché è nella passione, morte e
resurrezione di Gesù che esplode la Divina Misericordia. Santa Faustina ha
saputo collegare la sua mistica di misericordia con il mistero della Pasqua.
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A pregare per Giovanni Paolo II,
in queste ore, ci sono anche i detenuti. In particolare, quelli delle carceri
romane, dove fu accolta con emozione la richiesta del Pontefice di un “gesto di
clemenza”, durante il Giubileo del 2000. Un appello che il Papa ha ripetuto nel
2002, in occasione della storica visita al Parlamento italiano. Sul modo in cui
i detenuti stanno testimoniando la propria vicinanza spirituale a Giovanni
Paolo II, Alessandro Gisotti ha intervistato don Piersandro Spriano, cappellano
del carcere romano di Rebibbia:
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R. – Purtroppo, il carcere non
ci consente di riunirci tutti subito in preghiera in maniera comunitaria, ma
molti lo stanno facendo singolarmente. C’è un’attenzione forte: lo ho visto la
Domenica di Pasqua, quando i detenuti nella Messa, spontaneamente, nella
preghiera dei fedeli, hanno voluto pregare per lui. I detenuti gli sono riconoscenti,
davvero lo stimano come un padre.
D. – Nella visita al carcere del
Buoncammino - a Cagliari, nel 1985 - Giovanni Paolo II disse ai detenuti: “Non
lasciate che l’animo vostro, nel momento della dura prova, ceda alla tentazione
del dubbio circa l’amore di Dio”. E’ questo il messaggio del Papa, che più ha
toccato chi sta scontando una pena in carcere?
R. – Penso di sì, perché noi
vediamo molte persone che stanno davvero ricostruendo un’esistenza, stanno
ripensando le proprie scelte, vengono in chiesa: quando sono 300 uomini e
pregano davvero con un fervore, con dei silenzi che sono impressionanti. Qui
c’è la mano di Dio che, anche attraverso la parola del Papa, ha influito.
D. – Nel 2002, il Papa ha
chiesto al Parlamento italiano un segno di clemenza per i detenuti, un gesto
che colpì molto ...
R. – Sì. Lo ha chiesto in ben
quattro occasioni diverse. Purtroppo, al di là dei superficiali applausi, non è
successo nulla.
D. – Ma chiaramente, nel cuore
dei detenuti fu un ennesima conferma della vicinanza del Santo Padre alle loro
difficoltà, anche alla loro sofferenza ...
R. – Sì, anche perché non c’era
nessun altro che parlasse in quel modo, e quindi hanno capito che davvero la
Chiesa era con loro. Noi ne abbiamo un ritorno, adesso, perché vediamo che
quando ci riuniamo in preghiera davvero è cresciuta la fede di molti di questi
uomini in carcere.
**********
Accompagnare Giovanni Paolo II
con la preghiera è anche l’imperativo del cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo
emerito di Ravenna, che in questa intervista di Luca Collodi mette l’accento
sulla straordinarietà di questo momento per tutti i fedeli:
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R. - Lui ha vissuto la propria
vita semplicemente, abbandonata alla volontà di Dio, e quando lo invitavano a
dimettersi, diceva: “Mi metto nelle mani di Dio”. Io dico, allora: è un momento
straordinario, questo. Adesso, non ho una diocesi, ma se ne avessi una
inviterei la mia diocesi ad accompagnarmi in questo momento, fosse anche quello
dell’agonia: bisogna accompagnarlo, accompagnarlo! Se poi il Signore lo
chiamerà, dire al Signore: “Ti ringraziamo, ci hai fatto un dono grande,
grande, perché è in questo momento che noi possiamo capire il dono grande che Dio
ci ha fatto”. Ecco perché, allora, guardando le cose con la fede si è sempre
nella verità, non ci sono sorprese. Penso che finalmente un evento religioso
diventa un evento mondiale!
**********
NOMINE
Si rende noto che il Santo Padre, nel corso delle
ultime settimane, ha adottato alcuni provvedimenti, che solamente oggi si è in
grado di pubblicare:
Il Papa ha nominato nunzio apostolico in El
Salvador mons. Luigi Pezzuto, arcivescovo titolare di Torre di Proconsolare,
finora nunzio apostolico in Tanzania.
Il Santo Padre ha inoltre nominato nunzio
apostolico in Panama mons. Giambattista Diquattro, finora consigliere della
nunziatura apostolica in Italia, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di
Giromonte, con dignità di arcivescovo.
Inoltre, il Pontefice ha accolto le dimissioni
mons. Nerses Der Nersessian, dall’ufficio di Ordinario per gli Armeni cattolici
dell’Europa Orientale, in conformità al canone 210 del CCEO; ha quindi nominato
Ordinario per gli Armeni cattolici dell’Europa Orientale mons. Nechan
Karakéhéyan, trasferendolo dall’Eparchia di Ispahan degli Armeni e
assegnandogli nello stesso tempo la sede titolare di Adana degli Armeni, con il
titolo di arcivescovo ad personam; il Papa ha poi accolto le dimissioni
di mons. Vartan Kechichian, dall’ufficio di coadiutore del medesimo
Ordinariato, in conformità ai canoni 218 e 210 del CCEO.
In data 12 marzo 2005, Giovanni
Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di
Zaragoza, in Spagna, presentata da mons.
Elias Yanes Alvarez per raggiunti limiti di età. Gli succede nell’incarico mons.
Manuel Ureña Pastor, finora vescovo di Cartagena.
DICHIARAZIONE
DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA NAVARRO-VALLS
SUGLI
ARRESTI IN CINA DI RELIGIOSI E LAICI CATTOLICI
Il Direttore della Sala
Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, in fine mattinata ha rilasciato
ai giornalisti la seguente dichiarazione:
“Giunge
notizia che mercoledì, 30 marzo scorso, il rev.do Tommaso Zhao Kexiun, della
diocesi di Xuanhua nella provincia di Hebei (Cina Continentale), è stato
fermato dalla polizia mentre tornava da un funerale. Non si sa dove egli sia,
né si conosce il motivo del fermo.
Anche il
vescovo della medesima diocesi, l'85.enne mons. Filippo Pietro Zhao Zhendong, è
stato arrestato il 3 gennaio del corrente anno e viene detenuto nella città di
Jiangjiakou.
Domenica
delle Palme, 20 marzo scorso, le forze di sicurezza nazionale hanno portato via
mons. Giacomo Lin Xili, di 86 anni, vescovo di Wenzhou, nella provincia di Zhejiang.
Non si conoscono i motivi dell’arresto.
Sempre
nella diocesi di Wenzhou, due giorni dopo è stato similmente detenuto il signor
Gao Xinyou, collaboratore nella pastorale dei laici nella zona di Longgang”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo “Un’imprevedibile Giornata della Gioventù”: mentre le
condizioni di Giovanni Paolo II restano gravissime, dal pomeriggio di venerdì
primo aprile un immenso popolo di giovani è in Piazza San Pietro per una
toccante testimonianza di preghiera e di affetto.
Nelle
vaticane, tre pagine dal titolo “La Chiesa e il mondo in preghiera per il Papa”.
Nelle
estere, un dettagliato servizio sulle testimonianze di affetto per il Santo Padre.
In
Iraq non si arrestano le sanguinose violenze.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “La
letteratura come impegno etico”: un “trittico” di Ferruccio Monterosso.
Nelle
italiane, in primo piano le elezioni.
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2
aprile 2005
Domani 3 aprile, seconda
Domenica di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia, la liturgia ci
presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli impauriti, mentre
erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano. Il Maestro si ferma in mezzo
a loro e dice:
“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me,
anch'io mando voi”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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La paura fa chiudere le porte. I
discepoli temono che a loro accada ciò che è accaduto a Cristo. La paura ha le
sue radici nella morte, e per fermare la morte l’uomo fa di tutto. Cristo è
divenuto partecipe di questa condizione umana per ridurre all’impotenza,
mediante la morte, colui che sulla morte ha il potere, cioè il diavolo, e
liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù
per tutta la vita. Cristo passa attraverso la porta chiusa e rassicura i discepoli
nella pace. Loro non hanno motivo di temere, perché sono con lui e il suo amore
oltrepassa le chiusure che la paura fa innalzare. La loro paura è distrutta
alla radice perché colui di cui si sono fidati continua ad entrare attraverso
le porte chiuse. Lo Spirito Santo alitato sui discepoli, li fa partecipi della
vittoria di Cristo sulla loro stessa morte, e ciò di cui hanno avuto paura
diventa la loro forza. Proprio di questa forza e di questa pace, in questi
giorni Giovanni Paolo II ci rende ammirevole testimonianza.
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2
aprile 2005
NUOVA SCOSSA
DI TERREMOTO QUESTA MATTINA SULL’ISOLA INDONESIANA DI NIAS. SECONDO FONTI DELLE
NAZIONI UNITE, IL SISMA DI LUNEDI’ SCORSO
AVREBBE
PROVOCATO OLTRE 1.300 VITTIME
GIAKARTA. =
Continua a tremare la terra in Indonesia. L’isola di Nias è stata investita
questa mattina da una nuova potente scossa, di magnitudo 5,8 gradi della scala
Richter. L’epicentro è stato registrato a 15 chilometri sotto il livello del
mare e a 200 chilometri dalla città principale dell’isola, Gunung Sitoli. Al
momento non si ha notizia di danni a persone o cose. Ricordiamo che nell’isola
di Nias lunedì scorso si è verificato un forte terremoto di magnitudo 8,7 gradi
della scala Richter, che – secondo stime Onu – avrebbe provocato 1300 vittime,
mentre sono al momento 418 i morti confermati dai servizi di soccorso indonesiani.
Dal primo sisma, nella zona si sono verificate oltre 700 scosse. Sempre secondo
le Nazioni Unite, sono almeno 30 mila, invece, le persone sfollate, che creano
una situazione igienico-sanitaria molto critica. Circa l’80 per cento degli
edifici dell’isola sono stati danneggiati o demoliti e villaggi interi
distrutti dal sisma. Nonostante tutto, si continua a scavare. Dopo 5 giorni, un
uomo di 40 anni è stato ritrovato ancora vivo sotto le macerie di un edificio.
Secondo i soccorritori, una volta liberato, l’uomo ha ringraziato Dio ed ha
chiesto notizie della sua famiglia, con la quale aveva perso ogni contatto dal
28 marzo. (S.S.)
IL GOVERNO
COLOMBIANO HA DECISO DI COLLABORARE
CON IL
TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE PER FAR LUCE SUI CRIMINI
COMMESSI NEL
PAESE LATINO-AMERICANO
BOGOTA’. = Per fare luce sui crimini di
lesa umanità perpetrati in Colombia, il governo di Bogotà “collaborerà
attivamente” con il Tribunale penale internazionale. A comunicarlo
l’ambasciatore colombiano all’Aja ed ex-ministro degli Esteri, Guillermo
Fernandez de Soto, dopo la richiesta formulata dal Tribunale di avere una copia
del progetto di legge denominato ‘‘de Justicia y Paz”, che regolerà la
situazione giuridica dei paramilitari disarmati, attualmente al vaglio del
Parlamento. “In nessun modo possiamo negare la gravità di alcuni fatti accaduti
nel Paese; ma per il momento – ha sottolineato Fernandez – il TPI si sta dedicando
alle indagini e non ha emesso alcun giudizio di valore sul caso colombiano”. Il
diplomatico ha, inoltre, precisato che il Tribunale non ha chiesto informazioni
al solo governo, ma anche a diverse organizzazioni non governative su atti di
violenza commessi sia dai paramilitari sia dai guerriglieri. “Quello che vogliamo
stabilire con la legge di ‘Justicia y Paz’ – ha, invece, riferito il ministro
degli Interni e della Giustizia, Sabas Pretelt de la Vega - è che non ci sia
impunità in Colombia, che i responsabili di crimini di lesa umanità siano
processati, ma che si applichino pene alternative a coloro che hanno
collaborato al processo di pace”. “In ogni caso – ha aggiunto - il TPI opera in
maniera sussidiaria, se nei Paesi d’origine non si applica la giustizia, non si
perseguono i reati, non si emettono sentenze”. (S.S.)
IL PERU’ CHIEDE IL
CONDONO DEL 30 PER CENTO DEL DEBITO PER INVESTIRE
TALI FONDI NELLA DIFESA
DELLE POPOLAZIONI INDIGENE E DELL’AMBIENTE.
IL PRESIDENTE TOLEDO
INSIGNITO DEL PREMIO “UN REGALO PER LA TERRA”
LIMA. = “Chiedo ai creditori il condono del 30 per
cento del debito bilaterale in cambio dell’impegno a dedicare questi fondi alla
conservazione ecologica e all’inclusione sociale delle persone affinché la
conservazione diventi politica dello Stato”. Così il presidente del Perù,
Alejandro Toledo, durante la cerimonia di consegna del premio “Un regalo per la
Terra”, di cui il Wwf ha insignito il capo dello Stato, definendolo un amico
della natura e delle popolazioni indigene del suo Paese. “Il Perú ha un debito
esterno di 8 miliardi di dollari” ha dichiarato Toledo, sottolineando che i
Paesi in via di sviluppo beneficiari di una decurtazione di un simile fardello
potrebbero con il denaro condonato “contribuire a proteggere le culture dei
popoli indigeni”, oltre all’ambiente in cui vivono. Il presidente peruviano,
infine, ha assicurato che presto le nove etnie indigene che abitano sull’Alto
Purus, nel sud-est dell’Amazzonia peruviana, dove sorge il più grande parco
naturale dell’America Latina, avranno un ministro nel governo di Lima. (B.C.)
RICORRONO
OGGI I 200 ANNI DELLA NASCITA DI HANS CHRISTIAN ANDERSEN,
FAVOLISTA
DANESE VICINO ALL’INFANZIA IN DIFFICOLTÀ
ODENSE.
= “Il brutto anatroccolo”, “La sirenetta”, “La piccola fiammiferaia”, “I
vestiti nuovi dell’imperatore”, “L’intrepido soldatino di stagno”, “La
principessa sul pisello”, “La regina delle nevi”. Sono solo alcune delle 156
fiabe nate dalla fantasia dello scrittore danese Hans Christian Andersen, di
cui oggi ricorrono i 200 anni dalla nascita. Molteplici, le iniziative nella
città natale di Odense, ma anche in tutta la Danimarca e nel mondo, per
divulgare gli scritti e il pensiero di questo autore dalle origini poverissime,
sensibile alle ingiustizie sociali e interprete dei sogni e delle aspirazioni
di bambini e adulti. Un’opera, la sua, ispirata da una visione cristiana della
vita, come nella fiaba del “Brutto anatroccolo”, dove il protagonista non viene
riconosciuto per quello che veramente è, un cigno, ed è deriso e maltrattato da
tutti gli altri animali finché, alla fine, la verità trionfa: “Che importa se
siamo nati in un pollaio, quando siamo usciti da un uovo di cigno?”. Ma non
sempre le storie di Andersen conducono ad un lieto fine, come nella tradizione
della fiaba popolare: la sua opera spesso si fa strumento di denuncia sociale,
come nel caso della “Piccola fiammiferaia”, che muore di freddo e di fame e
della “Sirenetta”, con la fanciulla dal corpo di pesce dissolta in schiuma. In
lei il desiderio più profondo è quello di ottenere un anima immortale. Ed è
proprio l’anima, che Andersen dona ad ogni cosa, dagli animali, ai giocattoli,
ai fiori, fino agli oggetti meno desiderati: un lampione di strada, una
casseruola, una scatola di fiammiferi. Segno di una fantasia eccezionale, che
lo rende ancora oggi uno dei favolisti più conosciuti, tradotti e illustrati di
tutti i tempi. (R.M.)
IL MAESTRO RICCARDO MUTI SI E’ DIMESSO DALLA SCALA
DI MILANO
MILANO. = Il maestro Riccardo
Muti ha dato questa mattina le dimissioni da direttore musicale del Teatro alla
Scala, incarico che ricopriva dal 1986. “E’ una scelta obbligata – si legge nel
comunicato diffuso – perché, malgrado le attestazioni di stima espresse nei
miei confronti dal Consiglio di amministrazione, l’ostilità manifestata in modo
così plateale da persone con le quali ho lavorato per quasi vent’anni rende
davvero impossibile proseguire un rapporto di collaborazione che dovrebbe
essere fondato sull’armonia e sulla fiducia”. “Fare musica insieme – conclude
la dichiarazione del maestro 63.enne – non è soltanto un lavoro di gruppo;
richiede, nella condivisione, stima, passione e intesa; sentimenti che ho
creduto essere la costante di questi venti anni di lavoro al Teatro alla Scala”.
(B.C.)
RACCOGLIERE I MESSAGGI DELLE POPOLAZIONI PIU’
POVERE PER
PORTARLE
ALL’ATTENZIONE DEI PAESI PIU’ RICCHI. E’ L’OBIETTIVO DEL CONCORSO PROMOSSO DA
ACTIONAID. FINO AL 17 GIUGNO UN PULMINO DELLA SOLIDARIETA’
PERCORRERA’
L’EUROPA E TUTTO IL CONTINENTE AFRICANO PER CONSEGNARE
I MESSAGGI
PIU’ SIGNIFICATIVI AI RAPPRESENTANTI DEL G8
ROMA. =
“Diamo voce all’Africa!”: è lo slogan che accompagna il concorso promosso da ActionAid
International e che ha l’obiettivo di amplificare la flebile voce delle
popolazioni africane, bisognose di sostegno per far sì che i loro messaggi
siano uditi dai Paesi più ricchi. Questa iniziativa si inserisce all’interno
dell’evento “Get On Board”, “prendi l’autobus”: un “matatu”, uno dei pulmini
utilizzati in Africa come mezzi pubblici, partendo da Johannesburg, percorrerà
tutto il continente africano e l’Europa fino a Gleneagles, in Scozia, dove si
terrà il Summit del G8. Il suo compito è quello di raccogliere i messaggi più
originali e fantasiosi e consegnarli ai rappresentanti del G8. Chiunque può
prendere parte all’iniziativa, inviando il proprio lavoro in posta elettronica
all’organizzazione internazionale entro il primo giugno 2005. Il “matatu”
durante il suo tragitto sosterà anche in Italia, dal 13 al 17 giugno. In
quell’occasione si terrà anche la premiazione del vincitore del concorso. Egli
potrà partecipare in prima persona alle iniziative che ActionAid International
realizzerà ad Edimburgo all’interno del Summit. (M.V.S.)
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2
aprile 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Ancora violenze in Iraq: un’autobomba è esplosa nei pressi
di un posto di polizia a Khan Bani Saad, città a nord di Baghdad. La
deflagrazione ha provocato la morte di 5 persone, tra le quali 4 agenti.
L’esercito americano ha reso noto, inoltre, che un soldato statunitense è stato
ucciso ieri a Ramadi. Nel Paese arabo, intanto, un gruppo di 64 esponenti
religiosi sunniti ha esortato i confratelli ad arruolarsi nell’esercito e nella
polizia per aiutare le forze della coalizione ad assicurare un’adeguata cornice
di sicurezza in Iraq. L’editto religioso è stato firmato anche da alcuni imam
notoriamente ostili alla presenza americana e sembra rappresentare, dunque,
un’importante svolta per la comunità sunnita che ha boicottato le elezioni
dello scorso 30 gennaio.
Quattro civili afghani, tra i quali due bambini, sono
rimasti uccisi per l’esplosione di due bombe nelle province di Kandahar e di
Balkh. Lo hanno riferito stamani fonti del ministero afghano dell’Interno
precisando che i due episodi sono avvenuti ieri. Secondo gli inquirenti i
responsabili di questi attentati sono miliziani taleban.
In Medio Oriente il presidente palestinese Mahmoud Abbas,
detto Abu Mazen, ha posto in stato di allerta i servizi di sicurezza di
Ramallah a causa del persistente clima di instabilità in Cisgiordania. E dopo
una sparatoria di guerriglieri di Al Fatah contro la ‘Muqata’, la sede del
quartier generale palestinese, Abu Mazen ha licenziato i responsabili della
sicurezza a Ramallah e in Cisgiordania.
In Libano dodici persone sono rimaste ferite in seguito ad
un attentato avvenuto a Beirut in un quartiere cristiano. Il nuovo attacco è
stato condotto nei pressi di un’agenzia della ‘Mediterranean Bank’ della
famiglia di Rafik Hariri, l’ex premier libanese assassinato lo scorso 14
febbraio. Intanto, l’emissario dell’ONU per Libano e Siria, Terje Roed Larsen,
è atteso domani a Damasco per colloqui con il presidente Bashar al Assad ed il
ministro degli Esteri, Farouk al Sharaa. Secondo fonti delle Nazioni Unite,
Larsen chiederà ai suoi interlocutori indicazioni precise sul ridispiegamento
della Siria dal Libano.
Il governo di Teheran ha smentito le accuse di un medico
iraniano rifugiato in Canada secondo cui la giornalista e fotografa
iraniana-canadese, Zahra Kazemi, sarebbe stata torturata prima di morire nel
luglio del 2003 in un carcere della Repubblica islamica. Lo ha reso noto
l’Agenzia ‘Irna’.
Il presidente americano George Bush ha nominato Ben
Bernanke, uno dei governatori della Federal Reserve, presidente del
Consiglio di esperti economici alla Casa Bianca. Bernanke, economista di 51 anni della ‘Princeton University’,
è considerato un possibile successore del presidente della Banca centrale
statunitense, Alan Greenspan, il cui
mandato scadrà il prossimo gennaio.
Nemmeno la morte di Terri Schiavo ha messo fine alla disputa
che vede contrapposti il marito, Michael, e i genitori di Terri, Bob e Mary
Schindler. Con molta probabilità saranno organizzati, infatti, due funerali
distinti per la donna celebrolesa di 41 anni morta giovedì scorso. La famiglia
di Terri ha organizzato per martedì prossimo una funzione nei pressi di
Gulfport, in Florida. Il marito,
invece, intende far cremare il corpo della donna e conservare le ceneri in
Pennsylvania.
Le elezioni
parlamentari tenutesi giovedì scorso nello Zimbabwe hanno visto l’affermazione
del partito del presidente Robert Mugabe, l’Unione nazionale africana (ZANU). I
seggi conquistati dallo ZANU sono 71 e a questi si devono aggiungere altri 30
parlamentari la cui nomina spetta al presidente dello Zimbabwe. Questa
maggioranza parlamentare consente a Mugabe di poter modificare la Costituzione.
Il principale partito dell’opposizione, il Movimento per il cambiamento
democratico (MCD), ha ottenuto invece 39 seggi e ha denunciato brogli
elettorali. Anche gli osservatori internazionali hanno espresso dubbi sulla
regolarità della consultazione.
La missione dell’ONU nella repubblica democratica del
Congo (MONUC) ha avviato stamani una importante operazione per disarmare i
miliziani della martoriata regione dell’Ituri, nel nord-est del Paese. Secondo
la missione delle Nazioni Unite, sono circa 300 i miliziani delle forze di
resistenza patriottica in Ituri (FRPI) che si sono rifugiati nelle località di
Bolonzabo e di Kodeza. All’operazione dell’ONU partecipano truppe pakistane,
sudafricane e del Bangladesh.
Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, si è
detto “indignato” per il raid compiuto da uomini armati giovedì scorso a Rio de
Janeiro e costato la vita a trenta persone. Sulla strage, avvenuta tra le favelas
di Nova Iguacu e Queimados, stanno indagando gli agenti della polizia civile
locale. Lula ha chiesto inoltre al ministro della Giustizia, Marcio Thomaz
Bastos, di mettere a disposizione ogni aiuto federale per “individuare e punire
i responsabili di questa barbarie”.
In Messico la Giunta per le autorizzazioni a procedere
della Camera dei deputati ha dato il via libera alla procedura di impeachment
per il sindaco di Città del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador. Esponente del
Partito di sinistra della rivoluzione democratica (PRD), Lopez Obrador è
accusato di ribellione ad un ordine giudiziario e rischia l’arresto se la
Camera dei deputati dovesse sollevarlo dall’incarico. Il voto dell’aula è
previsto per la prossima settimana. Secondo i sondaggi il sindaco della capitale
messicana, che ha una popolazione di oltre 22 milioni di abitanti, è dato per
favorito alle elezioni presidenziali previste in Messico nel 2006.
Il presidente della Corte costituzionale del Kirghizistan
ha annunciato che il destituito presidente dell’ex Repubblica sovietica,
Akayev, ha accettato di presentare per iscritto, da Mosca, le proprie
dimissioni. Secondo la Costituzione kirghiza, il presidente avrebbe dovuto in
realtà presentare le proprie dimissioni davanti al Parlamento. Ma il governo di
Bishkek ha fatto sapere di non essere in grado di garantire la sicurezza
personale di Akayev se tornasse in Kirghizistan.
Il presidente bielorusso, Alexandr Lukashenka, ha
assicurato che in Bielorussia non ci sarà “alcuna rivoluzione”. L’attuale corso
politico, ha aggiunto Lukashenka, può essere rovesciato solo dal risultato
delle elezioni. Le presidenziali in Bielorussia si terranno l’anno prossimo.
In Italia le elezioni regionali ed amministrative si
svolgeranno regolarmente i prossimi 3 e 4 aprile. Lo precisa il ministro
dell’Interno, Giuseppe Pisanu, escludendo ogni ipotesi di rinvio. “Lo
svolgimento regolare delle elezioni - precisa Pisanu – sarà un segno di
riguardo per il Papa che è stato un maestro di vita”. L’unico slittamento della
consultazione è stato previsto in Basilicata dove si voterà il 17 ed il 18
aprile per consentire alla lista ‘Unità popolare’, riammessa dal Consiglio di
Stato, di avvalersi del diritto di svolgere la campagna elettorale. In segno di
rispetto per la sofferenza di Giovanni Paolo II, tutte i partiti politici hanno
deciso di interrompere la campagna elettorale.
Il governo tedesco ha annunciato una campagna informativa,
intitolata “L’Europa fa bene alla Germania”, sulla nuova Costituzione europea.
Il Bundestag, la Camera bassa del parlamento, si pronuncerà per la ratifica il
prossimo 12 maggio.
La Cina ha annunciato il divieto di importazione di
pollame dalla Corea del Nord per prevenire una possibile propagazione del virus
dei polli. Dalla fine del 2003 l’influenza dei polli ha provocato la morte di
48 persone nel sud est asiatico: 34 in Vietnam, 12 in Thailandia e due in
Cambogia.
Le pesanti piogge cadute sulla provincia cinese dell’Hunan
hanno provocato l’allagamento di una miniera di carbone. Una squadra di
soccorso inviata sul posto ha confermato che 17 minatori sono rimasti
intrappolati nelle gallerie invase dalle acque. Lo riferisce l’agenzia ‘Xinhua’
aggiungendo che sono poche le speranze di ritrovare ancora vivi i minatori.
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