RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 92 - Testo della trasmissione di sabato 2 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Le condizioni di Giovanni Paolo II restano gravissime. Dall’alba di oggi osservata una iniziale compromissione dello stato di coscienza. Ieri sera il Papa ha rivolto un pensiero alle migliaia di giovani radunati in Piazza San Pietro per pregare per lui.  Interviste con Joaquin Navarro-Valls, mons. Angelo Comastri, mons. Shlemon Warduni, padre Giulio Albanese, padre Bernardo Cervellera, il cardinale Claudio Hummes, don Giuseppe Bart, don Piersandro Spriano, il cardinale Esilio Tonini e alcuni giovani.

 

IN PRIMO PIANO:

 Il Vangelo di domani, Domenica della Divina Misericordia: commento del teologo Padre Marko Ivan Rupnik.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuova scossa di terremoto questa mattina sull’isola indonesiana di Nias. Secondo fonti delle Nazioni Unite, il sisma di lunedì scorso avrebbe provocato oltre 1.300 vittime.

 

Il governo colombiano ha deciso di collaborare con il Tribunale Penale Internazionale per far luce sui crimini commessi nel Paese latino-americano.

 

Il Perù chiede il condono del 30 per cento del debito per investire tali fondi nella difesa delle popolazioni indigene e dell’ambiente. Il presidente Toledo insignito del premio.

 

Ricorrono oggi i 200 anni della nascita di Hans Christian Andersen, favolista danese vicino all’infanzia in difficoltà.

 

Riccardo Muti si e’ dimesso dalla Scala di Milano.

 

Raccogliere i messaggi delle popolazioni più povere per portarle all’attenzione dei Paesi più ricchi. E’ l’obiettivo del concorso promosso da ActionAid.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Almeno 5 morti in Iraq per l’esplosione di una bomba a nord di Baghdad nei pressi di un posto di blocco della polizia

 

Elezioni in Zimbabwe: il partito del presidente Mugabe ha conquistato due terzi dei seggi. L’opposizione non accetta il risultato e denuncia brogli elettorali

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 aprile 2005

 

 

LE CONDIZIONI DI GIOVANNI PAOLO II RESTANO GRAVISSIME. DALL’ALBA DI OGGI

OSSERVATA UNA INIZIALE COMPROMISSIONE DELLO STATO DI COSCIENZA. IERI SERA

 IL PAPA HA RIVOLTO UN PENSIERO ALLE MIGLIAIA DI GIOVANI RADUNATI

IN PIAZZA SAN PIETRO PER PREGARE PER LUI

 

- Interviste con Joaquin Navarro-Valls, mons. Angelo Comastri, mons. Shlemon Warduni, padre Giulio Albanese, padre Bernardo Cervellera, il cardinale Claudio Hummes, don Giuseppe Bart, don Piersandro Spriano, il cardinale Esilio Tonini e alcuni giovani -

 

Anche oggi dedichiamo quasi interamente il nostro radiogiornale alle condizioni di salute di Giovanni Paolo II che restano gravissime, mentre in tutto il mondo si continua a pregare con grande affetto per lui. Di ieri sera l’ulteriore aggravamento, con il direttore della Sala Stampa vaticana Navarro Valls che ha parlato di un’“ingravescente ipotensione arteriosa, mentre il respiro è diventato superficiale”, in “un quadro clinico di insufficienza cardio-circolatoria e renale”. I parametri biologici risultano “notevolmente compromessi”. Il Santo Padre – notava ieri il portavoce vaticano – si associa con visibile partecipazione alla continua preghiera di coloro che lo assistono. Ma sulle attuali condizioni del Pontefice diamo subito la parola a Navarro-Valls, intervistato da Sergio Centofanti:

 

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R. – Questa mattina le condizioni generali, cardiorespiratorie, metaboliche del Santo Padre si mantengono sostanzialmente invariate e pertanto sono gravissime. Dall’alba di oggi è stata osservata una iniziale compromissione dello stato di coscienza. Questa mattina, verso le 7.30 è stata celebrata la Santa Messa alla presenza del Santo Padre.

 

D. – Dunque non si parla di coma?

 

R. – Non si fa menzione a nessuno stato di coma nel comunicato di oggi.

 

D. – Ieri sera il Papa era a conoscenza delle migliaia di persone, soprattutto giovani, che erano in Piazza San Pietro a pregare per lui?

 

R. – Io penso di sì, perché nella serata di ieri, probabilmente perché aveva in mente i giovani che erano in piazza o i giovani da lui incontrati in tutto il mondo lungo il percorso del suo Pontificato, il Papa ha detto alcune parole che sembravano far riferimento proprio ai giovani. Si è potuto ricostruire la seguente frase: ‘Vi ho cercato, adesso voi siete venuti da me e per questo io vi ringrazio’. Sono state parole che il Papa ha pronunciato a più riprese e che sono state pronunciate ieri sul tardi.

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Ancora una volta i giovani: la loro presenza massiccia, vibrante – che già mercoledì scorso, aveva indotto il Papa a trovare un residuo di energia per tentare di corrispondere alla corrente del loro affetto per lui – anche ieri sera, come ascoltato, ha quasi “costretto” il Pontefice, pur gravemente sofferente, a dedicare loro un pensiero di ringraziamento. Qual è stata allora la risposta dei giovani a questo gesto di Giovanni Paolo II? Roberta Moretti è andata stamattina tra di loro a raccogliere qualche impressione:

           

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R. – Il Papa ha sempre amato i giovani. In questo momento così doloroso per tanti ragazzi come me, che hanno visto un Papa che li ha avvicinati molto alla Chiesa, egli ha sentito forte la nostra presenza. Il suo ringraziamento vale tanto perché ci fa sentire ancora più vicini a lui, ci fa sentire importanti. Ci ha chiamati la ‘stella del mattino’.

 

R. – Io sono polacca. Ho pregato per essere qui questa mattina per poter pregare per lui. E’ un Papa che ha fatto tantissimo. Sono contenta di essere potuta venire qui a pregare per lui.

 

R. – Noi gli stiamo vicino sempre. Adesso stiamo pregando solo per una cosa: che se deve andarsene, se ne vada in pace, sereno. Continueremo a fare le cose che lui ci ha indicato.

 

R. – E’ contento, è gioioso che noi siamo qua come noi siamo stati contenti di averlo avuto vicino in tanti momenti durante tutto il suo Pontificato.

 

R. – E’ stato grande. E’ stato un padre, è stato una figura importante. Sono tunisina, non sono italiana, sono musulmana. Ma al di là di tutte le religioni il Papa è stato un grande personaggio. E’ stato il Papa dei giovani. Il Papa della pace, il Papa del dialogo. Se devo fare un appello lo faccio a tutti i giovani di pregare per lui visto che lui ha pregato tanto per noi, giovani, vecchi, bambini, per tutto il mondo, poveri, ricchi. Quindi ora è il momento di pregare noi per lui, di qualsiasi religione.

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Da oltre 24 ore, dunque, la comunità mondiale, ecclesiale e non solo, è raccolta in preghiera per Giovanni Paolo II. L’immagine-simbolo di questa folla orante è rappresentata certamente dalle decine di migliaia di persone, con punte di circa 70 mila, che per tutta la scorsa notte hanno vegliato sotto le finestre del Papa fino alle prime ore del mattino. Moltissimi, come detto, soprattutto i giovani, che hanno più volte applaudito e intonato canti all’indirizzo del Pontefice. In questo quadro di grande raccoglimento, attraversato da registri emotivi diversi, dalla tristezza alla speranza, alle 21 di ieri sera il vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, l’arcivescovo Angelo Comastri, ha recitato insieme alla folla il Rosario. Giovanni Peduto ha chiesto al presule di descrivere l’atmosfera di quel momento:

 

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R. – Ieri sera in Piazza San Pietro si percepiva la bellezza e la grandezza del carisma del Papa, del Successore di Pietro, che ha il compito di fare unità, il compito di creare comunione. E’ stato meraviglioso constatare quasi con le proprie mani che il Papa morente, il Papa sofferente ancora raccoglie, anzi, ancora di più raccoglie i suoi figli. Mi hanno detto che circa 60 mila persone erano presenti in Piazza San Pietro, eppure si aveva l’impressione di essere una decina di persone. I cuori erano talmente uniti, le voci erano talmente fuse che si sentiva l’unità della famiglia dei Figli di Dio attorno al Santo Padre.

 

D. – Giovanni Paolo II, all’inizio del suo Pontificato, ha detto: “Aprite le porte a Cristo Redentore”; ora il Redentore sta per aprirle a lui, come lei ha detto ieri sera ...

 

R. – Sì, in Piazza San Pietro ancora si sente l’eco della voce forte, giovanile, decise di Giovanni Paolo II che nell’ottobre del 1978 si presentò con quella carta d’identità: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. Quel grido del Papa colpì il mondo ed era un pochettino la sigla che ha accompagnato tutto il Pontificato. Certo, ieri sera ripensando a quelle parole del Papa è venuto spontaneo modificarle pensando che fra poco sarà il Redentore, il Signore Gesù, ad aprire le porte al Papa. Un giovane, subito dopo la preghiera in Piazza San Pietro, mi si è avvicinato mentre tornavo a casa e mi ha sussurrato all’orecchio: “Padre, il Signore aspetta il Papa per dirgli un grande grazie”. Ci siamo soltanto guardati negli occhi – io non so chi sia questo giovane, non so chi sia questa persona, ma diceva l’emozione di tutta quell’assemblea in preghiera. “Il Signore aspetta il Papa a braccia aperte per dirgli grazie”.

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Prima del Rosario e della notte di veglia in Piazza San Pietro, una Messa – commossa e solenne allo stesso tempo – ha avuto luogo alle 19 di ieri nella Basilica di San Giovanni in Laterano. “La fede del Papa è una fede così forte e così piena, che egli in queste ore di sofferenza, come prima in tutto il suo instancabile ministero, già vede e già tocca il Signore”: sono le parole con le quali il cardinale vicario Camillo Ruini – che presiedeva la celebrazione – ha voluto descrivere il delicatissimo momento che sta attraversando il Pontefice. Nella Basilica romana, migliaia di persone si sono radunate per esprimere il loro affetto al Papa, insieme con le massime autorità dello Stato italiano. Il servizio di Debora Donnini.

 

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La città di Roma si stringe attorno al Papa. Famiglie, bambini, sacerdoti e suore, tanti fedeli. Si respira commozione in una San Giovanni in Laterano gremita di persone dove il cardinale vicario Camillo Ruini ha voluto celebrare questa veglia per il Papa. Presenti numerosi vescovi e circa 100 sacerdoti che hanno concelebrato. Ai primi banchi il presidente della Repubblica Ciampi e la moglie Franca. C’è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il presidente della Camera, Casini, il vicepresidente del Senato, Francesco Moro, i vicepremier Fini e Follini. Il leader dell’Unione, Romano Prodi, il sindaco Walter Veltroni il presidente della regione Francesco Storace, e tanti altri tra ministri ed esponenti politici.  “Giovanni Paolo II sta affrontando la prova più difficile della sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto”, ha detto il cardinale Ruini:

 

“In queste ore egli è più che mai il nostro Papa, il Vicario di quel Cristo che ci ha redenti con la sua Passione, il servo dei servi di Dio, che è il titolo pontificio da lui tra tutti più amato”.

 

Ma da dove viene la sua incredibile forza d’animo, la sua inesauribile capacità d’amare e di donarsi, il suo coraggio e la sua incrollabile fiducia? Tutto ciò – ha affermato Ruini – viene dal rapporto concreto e vivo che unisce il nostro Papa a Gesù Cristo e a Dio Padre. La liturgia di oggi, come degli altri giorni della settimana di Pasqua, ci parla della Risurrezione, di Cristo risorto dai morti che si è fatto vedere e toccare dai suoi discepoli e così li ha condotti alla fede.

 

“Questa è anche la fede del nostro Papa, una fede così forte e così piena. Una esperienza di Dio, così intimamente vissuta che in queste ore di sofferenza come prima in tutto il suo instancabile ministero già vede e già tocca il Signore, già è unito al nostro unico Salvatore”.

 

Perciò, contrariamente alle apparenze la gioia della liturgia di questa settimana si addicono alla sofferenza del Papa e alla nostra preghiera per il Papa:

 

         “Sono la certezza e la gioia della Pasqua del Signore, della vita che vince la morte, del perdono che cancella il peccato”.

 

Riandando con la memoria a questi quasi 27 anni di Pontificato “siamo afferrati da una gratitudine immensa, verso l’uomo Karol Wojtyla e verso Dio che ce lo ha donato”, sottolinea ancora il cardinale che aggiunge: “Ci affidiamo anche noi a quella Divina Misericordia in cui Karol Wojtyla ha sempre confidato, a quella Madre di Gesù a cui egli si è totalmente consacrato ...” e il vincolo di amore che ci unisce al nostro Papa – ha concluso – non sarà in ogni caso spezzato.

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         I media in tutto il mondo rendono omaggio alla sofferenza del Papa, condivisa in ogni angolo del Pianeta, da uomini e donne, giovani e anziani di ogni nazionalità, ideologia e credo religioso. E’ questo lo stupore più grande leggendo oggi su giornali e siti Internet, o ascoltando su Radio e Tv le cronache di questo evento, quasi ad accompagnare Giovanni Paolo II verso la meta celeste, senza farlo mai sentire solo. Le immagini di Karol Wojtyla, in tante occasioni felici o drammatiche come quella dell’attentato subito nel maggio dell’81, campeggiano sulle prime pagine dei più autorevoli media italiani ed esteri con accanto le immagini dei fedeli in preghiera in Vaticano, nella natia Polonia e in ogni Paese del mondo. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Il Papa lascia guardare i suoi giorni di morte” titola l’International Herald Tribune. “Una lunga strada verso il cielo”, “Lo stiamo perdendo”, scrivono  Trud e Moskovsky Komsomolets due giornali Russi. “Il gregge globale si prepara alla perdita del suo pastore”, sottolinea il New York Times, mentre “Le Monde” descrive “La lunga agonia di Giovanni Paolo II, il raccoglimento dei fedeli.” Riconoscimenti alla grandezza umana e spirituale del Papa arrivano anche dai tormentati Paesi del Medio Oriente: il quotidiano israeliano Haaretz, dà grande risalto all’avvenimento, citando il Rabbino capo di Polonia che ieri sera a Varsavia ha guidato una preghiera per Giovanni Paolo II. E cosi anche la Tv araba Al Jazira sta dedicando lunghi servizi al Papa ammalato. La grande ondata emotiva ha raggiunto perfino Cuba, dove il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo de L’Avana ha rivolto un appello a pregare attraverso La Tv pubblica – non era mai successo - parlando per sei minuti della salute del Papa.

 

E continuano incessanti le testimonianze di solidarietà di esponenti religiosi, leder politici, personalità della cultura. “Di Giovanni Paolo II ricorderemo la sue opera, la sua grande bontà e il suo amore per ognuno di noi”, dichiara il presidente polacco Kwasniewski. “Un fratello maggiore. Anzi quasi un padre”, nonostante la stessa età, cosi descrive i suoi sentimenti per il Papa il presidente italiano Ciampi, mentre si apprende che domani il Palazzo del Quirinale in segno di rispetto rimarrà chiuso al pubblico. “Una delle personalità più significative del XX secolo”, sottolinea Gorbaciov. “Un vero leader spirituale che ha rappresentato ciò che tutti gli uomini hanno in comune”, commenta il vice premier israeliano Peres. Echi giungono anche dalla Cina che ha espresso ufficialmente “la sua preoccupazione.”

 

Intanto stanno affluendo su Roma pellegrini da tutto il modo per partecipare di persona la loro vicinanza al Papa, mentre si rinnovano le iniziative di preghiera in ogni Continente, anche nei luoghi più sperduti, come sui Monti Nuba in Sudan, zona povera e tormentata dalla guerra, dove il vescovo di El Obeid mons. Macram Max Gassis è andato a celebrare la Pasqua; o anche dove i cristiani sono una piccola minoranza come nella diocesi nepalese di Kathmandu, o in Turchia dove la comunità armena, in larga parte ortodossa, ha annunciato che domani dedicherà la Messa domenicale a Giovanni Paolo II. E si prega anche nelle Sinagoghe e nelle Moschee di numerosi Paesi.

 

Tanti infine i gesti di solidarietà a titolo personale di personaggi pubblici e di istituzioni, che stanno annullando eventi già in programma, in segno di rispetto in questi giorni di riflessione e pietà. In particolare il CONI in Italia ha sospeso tutte le manifestazioni sportive.

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Anche l’Iraq è in apprensione e in fervente preghiera per Giovanni Paolo II. Barbara Castelli ha raccolto la testimonianza di Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei:

 

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R. – Il Papa è il Papa buono, il Papa del mondo. Ma noi lo sentiamo tanto, tanto vicino perché non ha perso mai occasione per parlare dell’Iraq e degli iracheni.

 

D. – Come ricordava, Giovanni Paolo II più volte si è pronunciato contro la guerra in Iraq. In diverse occasioni ha ripetuto che “la guerra è sempre una sconfitta per l’umanità”. Cosa rappresenta questo Papa per il mondo musulmano?

 

R. – E’ veramente un eroe della pace, perché ha fatto tanto per il Medio Oriente, per la Palestina, per l’Iraq ... per tutti i Paesi musulmani. Quando ha visitato i Paesi musulmani, quanti, quanti giovani si sono radunati attorno a lui! Essi si accontentavano di sentirlo, di ascoltarlo con tanto rispetto perché sapevano che questo è il Papa della pace, della fede e dell’umanità.

 

D. – Cosa pensa la gente in Iraq, tra le strade, nelle moschee, nelle chiese?

 

R. – Tutti quanti sono colpiti, tutti quanti chiedono… Il mondo ha bisogno di queste personalità, che amano l’uomo e vogliono il suo bene, disinteressatamente, per amore, per amore dell’altro perché Dio è Amore ed è Lui che ci ha comandato di amarci, gli uni con gli altri.

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L’Africa è stata sempre nel cuore di Giovanni Paolo II. Pensiamo solo all’ultimo messaggio Urbi et Orbi, la domenica di Pasqua, quando il Pontefice ha fatto nuovamente riferimento a questo continente. Ma perché questo legame così forte? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a padre Giulio Albanese, missionario comboniana:

 

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R. – C’è stata sicuramente una grande attenzione del Papa nei confronti degli ultimi, dei poveri; una grande attenzione nei confronti del sud del mondo. E direi che, da questo punto di vista, è stato davvero un grande statista, un grande politico. Per politico intendo una persona capace davvero di servire la ‘res publica’, il bene comune universale, quello della cattolicità. E devo dire che è stata una voce fuori dal coro, perché sulla scena internazionale sono stati davvero pochi i politici che hanno condiviso fino in fondo le sue idee. Non si è limitato a parlare, ma davvero vi è stato uno sforzo a passare dalle parole ai fatti. Ha chiesto, proprio, ai governi che ci fossero legislazioni più rispettose. Per esempio, pensiamo alla cancellazione del debito estero, l’impegno del Santo Padre contro il traffico di bambini, soprattutto penso ai “baby-soldiers”, ai bambini soldato ... E’ stato tra i pochi, forse l’unico davvero a denunciare le cosiddette “guerre dimenticate” ... Il rispetto del diritto internazionale ... Ma per quale motivo? Perché c’è sempre stata un’attenzione all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, l’affermazione, il primato dell’Uomo su tutto il resto, soprattutto sul mercato.

 

D. – Ricordiamo tutti le folle oceaniche che accoglievano Giovanni Paolo II durante i suoi tanti viaggi africani. C’è un ricordo, in particolare, che resta emblematico di questo straordinario rapporto?

 

R. – Quello che mi ha sempre colpito ... io ricordo in particolare il viaggio che fece nel settembre 1995, quando venne a Nairobi. Io a quei tempi ero il corrispondente della Radio Vaticana dalla capitale kenyota. Ricordo che in quell’occasione venne per consegnare agli africani l’Esortazione apostolica che era appena stata pubblicata, “Ecclesia in Africa”. Venne per presentare personalmente questo documento. Quello che mi colpì fu la sua capacità di essere davvero in comunione con la gente, una grande empatia, non solo attraverso le parole ma anche attraverso i gesti, lo sguardo ... Direi davvero una parola efficace.

 

D. – Invece, adesso, dall’altra prospettiva: per gli africani che cosa ha rappresentato intimamente questo Papa?

 

R. – Un amico, un pastore, davvero un modello esemplare di politico. Ma quando parlo di ‘politico’, non voglio assolutamente svilire la figura del Pontefice: lo sappiamo pastore supremo della Chiesa universale, però certamente in lui hanno visto l’immagine dell’uomo onesto che sa guardare al bene comune. Direi che nel Papa hanno capito e compreso come dev’essere l’uomo che davvero ha cura di loro, penso soprattutto alla denuncia del Papa contro la corruzione che molte volte rappresenta veramente uno dei mali cronici di questo continente, di certi governi, dove ci sono presidenti-padroni. Ecco, il Papa – devo dire – per gli africani è stato veramente un modello esemplare da questo punto di vista.

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Milioni di cattolici in Asia hanno affollato le Chiese per pregare per  Giovanni Paolo II. Un continente complesso, che ha suscitato nel Papa grandi speranze per una nuova fioritura della fede. Ma che tipo di rapporto c’è stato tra il Pontefice e l’Asia? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews:

 

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Anzitutto penso un rapporto di stima perché il Papa ha sempre elogiato le grandi religioni e ha sempre visto l’Asia come il più grande continente perché sono due terzi della popolazione mondiale. Naturalmente questa sua passione verso l’uomo, verso l’uomo di tutte le culture l’ha spinto a guardare sempre con molta stima e con molta attenzione a questo continente. Seconda cosa, ha visto che per i problemi dell’Asia – che sono problemi di dittature politiche, problemi di fondamentalismi religiosi, che sono problemi di squilibri nella modernità, di ricchezze, di povertà – c’è bisogno di una testimonianza precisa da parte della Chiesa. Per questo, l’altro elemento molto importante, egli è andato a confortare queste Chiese dell’Asia, che sono delle piccole minoranze, ma sono molto vive. Ha dato loro i primi santi pubblici, universali – come Lorenzo Ruiz, i martiri coreani, i martiri cinesi, vietnamiti, giapponesi ecc. – perché queste Chiese venga rafforzata  nella testimonianza e nel servizio a questo continente.

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Anche in America Latina si prega per il Papa: gli episcopati di molti Paesi del continente sudamericano hanno invitato i fedeli a recarsi nelle chiese per manifestare la propria vicinanza spirituale al Pontefice. In Argentina, i vescovi guidati dal cardinale Bergoglio, si sono riuniti nella Cattedrale di Buenos Aires. Grande e commossa la partecipazione anche in Brasile. Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza dell’arcivescovo di San Paolo, Cláudio Hummes:

 

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R. - Qui a San Paolo la gente va in chiesa, prega. C’ è stata anche una messa solenne nella cattedrale. Era gremita di fedeli. Tutti sono commossi e addolorati perché il Papa ha sempre manifestato molto amore per il Brasile e anche la gente lo ama moltissimo.

 

D. – Lei cosa ha detto ai fedeli durante la Messa?

 

R. – Ho parlato della testimonianza che il Papa ci dà con la sua sofferenza, con la sua malattia. Egli sta dimostrando al mondo che è possibile dare un senso alla sofferenza e alla malattia.

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Domani, seconda Domenica di Pasqua, è anche la domenica della Divina Misericordia, una ricorrenza istituita 5 anni fa dal Pontefice stesso, in coincidenza con la canonizzazione dell’“apostola” della Divina Misericordia: Santa Faustina Kowalska. Anche a Roma, Giovanni Paolo II ha voluto dedicare una chiesa a questa spiritualità: si tratta della chiesa di Santo Spirito in Sassia, nei pressi del Vaticano. E anche in questo luogo di culto – che ricorda una devozione coltivata con fervore dal giovane Karol Wojtyla – si sta pregando con intensità per il Papa. Lo conferma il rettore della chiesa, don Giuseppe Bart, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Sì, perché proprio come disse il Papa nella Dives in misericordia la preghiera è il grido alla Divina Misericordia di fronte alle sofferenze che ci sono nel mondo. Ora, in questi giorni, noi innalziamo questo grido fiducioso alla Divina Misericordia, per intercessione di Santa Faustina, canonizzanta da Giovanni Paolo II, proprio per lui, perché gli sia di grande sostegno.

 

D. – Ci metta in risalto quanto il Papa è rimasto legato e lo è tuttora a questa chiesa …

 

R. – La chiesa di Santo Spirito in Sassia è un segno di questo pontificato, perché esso si svolge sotto il segno dell’immagine della Divina Misericordia. Santa Faustina è la prima Santa del Grande Giubileo. Il Papa non solo è personalmente legato al messaggio della Divina Misericordia, ma ha fatto del suo Pontificato un grido alla Divina Misericordia per l’umanità intera. Come non ricordare il suo grido: Gesù, confido in Te, di fronte alla guerra nei Balcani. E questa chiesa di Santo Spirito in Sassia, che il Papa ha destinato per la diffusione del culto della Divina Misericordia, è indubbiamente la sua chiesa e qui egli ha il suo posto speciale, oggi e sempre.

 

D. – Il legame tra Giovanni Paolo II e Santa Faustina Kowalska…

 

R. – Giovanni Paolo II ha definito Santa Faustina come una delle più grandi mistiche nella storia della Chiesa, Santa che fa da ponte tra il secondo e il terzo millennio. Infatti, nell’ultimo libro “Memoria e identità” il Papa afferma che la spiritualità di Santa Faustina entra oggi nel vasto ambito della Chiesa universale e quindi è una Santa che il Papa ha sempre invocato, ha sempre pregato, e in questi giorni di grande sofferenza per lui noi facciamo la novena alla Divina Misericordia e oggi siamo giunti all’ultimo giorno della Novena.

 

D. – Il Papa 5 anni fa volle istituire questa Domenica della divina Misericordia. Quale il suo significato più profondo?

 

R. – La Domenica della Divina Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II e inserita nel calendario liturgico, sottolinea ed evidenzia che il mistero pasquale è strettamente legato al messaggio della Divina Misericordia, perché è nella passione, morte e resurrezione di Gesù che esplode la Divina Misericordia. Santa Faustina ha saputo collegare la sua mistica di misericordia con il mistero della Pasqua.

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A pregare per Giovanni Paolo II, in queste ore, ci sono anche i detenuti. In particolare, quelli delle carceri romane, dove fu accolta con emozione la richiesta del Pontefice di un “gesto di clemenza”, durante il Giubileo del 2000. Un appello che il Papa ha ripetuto nel 2002, in occasione della storica visita al Parlamento italiano. Sul modo in cui i detenuti stanno testimoniando la propria vicinanza spirituale a Giovanni Paolo II, Alessandro Gisotti ha intervistato don Piersandro Spriano, cappellano del carcere romano di Rebibbia:

 

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R. – Purtroppo, il carcere non ci consente di riunirci tutti subito in preghiera in maniera comunitaria, ma molti lo stanno facendo singolarmente. C’è un’attenzione forte: lo ho visto la Domenica di Pasqua, quando i detenuti nella Messa, spontaneamente, nella preghiera dei fedeli, hanno voluto pregare per lui. I detenuti gli sono riconoscenti, davvero lo stimano come un padre.

 

D. – Nella visita al carcere del Buoncammino - a Cagliari, nel 1985 - Giovanni Paolo II disse ai detenuti: “Non lasciate che l’animo vostro, nel momento della dura prova, ceda alla tentazione del dubbio circa l’amore di Dio”. E’ questo il messaggio del Papa, che più ha toccato chi sta scontando una pena in carcere?

 

R. – Penso di sì, perché noi vediamo molte persone che stanno davvero ricostruendo un’esistenza, stanno ripensando le proprie scelte, vengono in chiesa: quando sono 300 uomini e pregano davvero con un fervore, con dei silenzi che sono impressionanti. Qui c’è la mano di Dio che, anche attraverso la parola del Papa, ha influito.

 

D. – Nel 2002, il Papa ha chiesto al Parlamento italiano un segno di clemenza per i detenuti, un gesto che colpì molto ...

 

R. – Sì. Lo ha chiesto in ben quattro occasioni diverse. Purtroppo, al di là dei superficiali applausi, non è successo nulla.

 

D. – Ma chiaramente, nel cuore dei detenuti fu un ennesima conferma della vicinanza del Santo Padre alle loro difficoltà, anche alla loro sofferenza ...

 

R. – Sì, anche perché non c’era nessun altro che parlasse in quel modo, e quindi hanno capito che davvero la Chiesa era con loro. Noi ne abbiamo un ritorno, adesso, perché vediamo che quando ci riuniamo in preghiera davvero è cresciuta la fede di molti di questi uomini in carcere.

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Accompagnare Giovanni Paolo II con la preghiera è anche l’imperativo del cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, che in questa intervista di Luca Collodi mette l’accento sulla straordinarietà di questo momento per tutti i fedeli:

 

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R. - Lui ha vissuto la propria vita semplicemente, abbandonata alla volontà di Dio, e quando lo invitavano a dimettersi, diceva: “Mi metto nelle mani di Dio”. Io dico, allora: è un momento straordinario, questo. Adesso, non ho una diocesi, ma se ne avessi una inviterei la mia diocesi ad accompagnarmi in questo momento, fosse anche quello dell’agonia: bisogna accompagnarlo, accompagnarlo! Se poi il Signore lo chiamerà, dire al Signore: “Ti ringraziamo, ci hai fatto un dono grande, grande, perché è in questo momento che noi possiamo capire il dono grande che Dio ci ha fatto”. Ecco perché, allora, guardando le cose con la fede si è sempre nella verità, non ci sono sorprese. Penso che finalmente un evento religioso diventa un evento mondiale!

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NOMINE

 

Si rende noto che il Santo Padre, nel corso delle ultime settimane, ha adottato alcuni provvedimenti, che solamente oggi si è in grado di pubblicare:

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico in El Salvador mons. Luigi Pezzuto, arcivescovo titolare di Torre di Proconsolare, finora nunzio apostolico in Tanzania.

 

Il Santo Padre ha inoltre nominato nunzio apostolico in Panama mons. Giambattista Diquattro, finora consigliere della nunziatura apostolica in Italia, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Giromonte, con dignità di arcivescovo.

 

Inoltre, il Pontefice ha accolto le dimissioni mons. Nerses Der Nersessian, dall’ufficio di Ordinario per gli Armeni cattolici dell’Europa Orientale, in conformità al canone 210 del CCEO; ha quindi nominato Ordinario per gli Armeni cattolici dell’Europa Orientale mons. Nechan Karakéhéyan, trasferendolo dall’Eparchia di Ispahan degli Armeni e assegnandogli nello stesso tempo la sede titolare di Adana degli Armeni, con il titolo di arcivescovo ad personam; il Papa ha poi accolto le dimissioni di mons. Vartan Kechichian, dall’ufficio di coadiutore del medesimo Ordinariato, in conformità ai canoni 218 e 210 del CCEO.

 

In data 12 marzo 2005, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Zaragoza, in Spagna, presentata da mons. Elias Yanes Alvarez per raggiunti limiti di età. Gli succede nell’incarico mons. Manuel Ureña Pastor, finora vescovo di Cartagena.

 

 

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA NAVARRO-VALLS

SUGLI ARRESTI IN CINA DI RELIGIOSI E LAICI CATTOLICI

 

Il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, in fine mattinata ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione:

 

“Giunge notizia che mercoledì, 30 marzo scorso, il rev.do Tommaso Zhao Kexiun, della diocesi di Xuanhua nella provincia di Hebei (Cina Continentale), è stato fermato dalla polizia mentre tornava da un funerale. Non si sa dove egli sia, né si conosce il motivo del fermo.

 

Anche il vescovo della medesima diocesi, l'85.enne mons. Filippo Pietro Zhao Zhendong, è stato arrestato il 3 gennaio del corrente anno e viene detenuto nella città di Jiangjiakou.

 

Domenica delle Palme, 20 marzo scorso, le forze di sicurezza nazionale hanno portato via mons. Giacomo Lin Xili, di 86 anni, vescovo di Wenzhou, nella provincia di Zhejiang. Non si conoscono i motivi dell’arresto.

 

Sempre nella diocesi di Wenzhou, due giorni dopo è stato similmente detenuto il signor Gao Xinyou, collaboratore nella pastorale dei laici nella zona di Longgang”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Un’imprevedibile Giornata della Gioventù”: mentre le condizioni di Giovanni Paolo II restano gravissime, dal pomeriggio di venerdì primo aprile un immenso popolo di giovani è in Piazza San Pietro per una toccante testimonianza di preghiera e di affetto.

 

Nelle vaticane, tre pagine dal titolo “La Chiesa e il mondo in preghiera per il Papa”.

 

Nelle estere, un dettagliato servizio sulle testimonianze di affetto per il Santo Padre.

In Iraq non si arrestano le sanguinose violenze.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “La  letteratura come impegno etico”: un “trittico” di Ferruccio Monterosso.

 

Nelle italiane, in primo piano le elezioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 aprile 2005

 

 

 

IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 3 aprile, seconda Domenica di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli impauriti, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano. Il Maestro si ferma in mezzo a loro e dice:

 

 “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La paura fa chiudere le porte. I discepoli temono che a loro accada ciò che è accaduto a Cristo. La paura ha le sue radici nella morte, e per fermare la morte l’uomo fa di tutto. Cristo è divenuto partecipe di questa condizione umana per ridurre all’impotenza, mediante la morte, colui che sulla morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Cristo passa attraverso la porta chiusa e rassicura i discepoli nella pace. Loro non hanno motivo di temere, perché sono con lui e il suo amore oltrepassa le chiusure che la paura fa innalzare. La loro paura è distrutta alla radice perché colui di cui si sono fidati continua ad entrare attraverso le porte chiuse. Lo Spirito Santo alitato sui discepoli, li fa partecipi della vittoria di Cristo sulla loro stessa morte, e ciò di cui hanno avuto paura diventa la loro forza. Proprio di questa forza e di questa pace, in questi giorni Giovanni Paolo II ci rende ammirevole testimonianza.

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CHIESA E SOCIETA’

2 aprile 2005

 

 

NUOVA SCOSSA DI TERREMOTO QUESTA MATTINA SULL’ISOLA INDONESIANA DI NIAS. SECONDO FONTI DELLE NAZIONI UNITE, IL SISMA DI LUNEDI’ SCORSO

AVREBBE PROVOCATO OLTRE 1.300 VITTIME

 

GIAKARTA. = Continua a tremare la terra in Indonesia. L’isola di Nias è stata investita questa mattina da una nuova potente scossa, di magnitudo 5,8 gradi della scala Richter. L’epicentro è stato registrato a 15 chilometri sotto il livello del mare e a 200 chilometri dalla città principale dell’isola, Gunung Sitoli. Al momento non si ha notizia di danni a persone o cose. Ricordiamo che nell’isola di Nias lunedì scorso si è verificato un forte terremoto di magnitudo 8,7 gradi della scala Richter, che – secondo stime Onu – avrebbe provocato 1300 vittime, mentre sono al momento 418 i morti confermati dai servizi di soccorso indonesiani. Dal primo sisma, nella zona si sono verificate oltre 700 scosse. Sempre secondo le Nazioni Unite, sono almeno 30 mila, invece, le persone sfollate, che creano una situazione igienico-sanitaria molto critica. Circa l’80 per cento degli edifici dell’isola sono stati danneggiati o demoliti e villaggi interi distrutti dal sisma. Nonostante tutto, si continua a scavare. Dopo 5 giorni, un uomo di 40 anni è stato ritrovato ancora vivo sotto le macerie di un edificio. Secondo i soccorritori, una volta liberato, l’uomo ha ringraziato Dio ed ha chiesto notizie della sua famiglia, con la quale aveva perso ogni contatto dal 28 marzo. (S.S.) 

 

 

IL GOVERNO COLOMBIANO HA DECISO DI COLLABORARE

CON IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE PER FAR LUCE SUI CRIMINI

COMMESSI NEL PAESE LATINO-AMERICANO

 

BOGOTA’. = Per fare luce sui crimini di lesa umanità perpetrati in Colombia, il governo di Bogotà “collaborerà attivamente” con il Tribunale penale internazionale. A comunicarlo l’ambasciatore colombiano all’Aja ed ex-ministro degli Esteri, Guillermo Fernandez de Soto, dopo la richiesta formulata dal Tribunale di avere una copia del progetto di legge denominato ‘‘de Justicia y Paz”, che regolerà la situazione giuridica dei paramilitari disarmati, attualmente al vaglio del Parlamento. “In nessun modo possiamo negare la gravità di alcuni fatti accaduti nel Paese; ma per il momento – ha sottolineato Fernandez – il TPI si sta dedicando alle indagini e non ha emesso alcun giudizio di valore sul caso colombiano”. Il diplomatico ha, inoltre, precisato che il Tribunale non ha chiesto informazioni al solo governo, ma anche a diverse organizzazioni non governative su atti di violenza commessi sia dai paramilitari sia dai guerriglieri. “Quello che vogliamo stabilire con la legge di ‘Justicia y Paz’ – ha, invece, riferito il ministro degli Interni e della Giustizia, Sabas Pretelt de la Vega - è che non ci sia impunità in Colombia, che i responsabili di crimini di lesa umanità siano processati, ma che si applichino pene alternative a coloro che hanno collaborato al processo di pace”. “In ogni caso – ha aggiunto - il TPI opera in maniera sussidiaria, se nei Paesi d’origine non si applica la giustizia, non si perseguono i reati, non si emettono sentenze”. (S.S.)

 

 

IL PERU’ CHIEDE IL CONDONO DEL 30 PER CENTO DEL DEBITO PER INVESTIRE

TALI FONDI NELLA DIFESA DELLE POPOLAZIONI INDIGENE E DELL’AMBIENTE.

IL PRESIDENTE TOLEDO INSIGNITO DEL PREMIO “UN REGALO PER LA TERRA”

 

LIMA. = “Chiedo ai creditori il condono del 30 per cento del debito bilaterale in cambio dell’impegno a dedicare questi fondi alla conservazione ecologica e all’inclusione sociale delle persone affinché la conservazione diventi politica dello Stato”. Così il presidente del Perù, Alejandro Toledo, durante la cerimonia di consegna del premio “Un regalo per la Terra”, di cui il Wwf ha insignito il capo dello Stato, definendolo un amico della natura e delle popolazioni indigene del suo Paese. “Il Perú ha un debito esterno di 8 miliardi di dollari” ha dichiarato Toledo, sottolineando che i Paesi in via di sviluppo beneficiari di una decurtazione di un simile fardello potrebbero con il denaro condonato “contribuire a proteggere le culture dei popoli indigeni”, oltre all’ambiente in cui vivono. Il presidente peruviano, infine, ha assicurato che presto le nove etnie indigene che abitano sull’Alto Purus, nel sud-est dell’Amazzonia peruviana, dove sorge il più grande parco naturale dell’America Latina, avranno un ministro nel governo di Lima. (B.C.)

 

 

RICORRONO OGGI I 200 ANNI DELLA NASCITA DI HANS CHRISTIAN ANDERSEN,

FAVOLISTA DANESE VICINO ALL’INFANZIA IN DIFFICOLTÀ

 

ODENSE. = “Il brutto anatroccolo”, “La sirenetta”, “La piccola fiammiferaia”, “I vestiti nuovi dell’imperatore”, “L’intrepido soldatino di stagno”, “La principessa sul pisello”, “La regina delle nevi”. Sono solo alcune delle 156 fiabe nate dalla fantasia dello scrittore danese Hans Christian Andersen, di cui oggi ricorrono i 200 anni dalla nascita. Molteplici, le iniziative nella città natale di Odense, ma anche in tutta la Danimarca e nel mondo, per divulgare gli scritti e il pensiero di questo autore dalle origini poverissime, sensibile alle ingiustizie sociali e interprete dei sogni e delle aspirazioni di bambini e adulti. Un’opera, la sua, ispirata da una visione cristiana della vita, come nella fiaba del “Brutto anatroccolo”, dove il protagonista non viene riconosciuto per quello che veramente è, un cigno, ed è deriso e maltrattato da tutti gli altri animali finché, alla fine, la verità trionfa: “Che importa se siamo nati in un pollaio, quando siamo usciti da un uovo di cigno?”. Ma non sempre le storie di Andersen conducono ad un lieto fine, come nella tradizione della fiaba popolare: la sua opera spesso si fa strumento di denuncia sociale, come nel caso della “Piccola fiammiferaia”, che muore di freddo e di fame e della “Sirenetta”, con la fanciulla dal corpo di pesce dissolta in schiuma. In lei il desiderio più profondo è quello di ottenere un anima immortale. Ed è proprio l’anima, che Andersen dona ad ogni cosa, dagli animali, ai giocattoli, ai fiori, fino agli oggetti meno desiderati: un lampione di strada, una casseruola, una scatola di fiammiferi. Segno di una fantasia eccezionale, che lo rende ancora oggi uno dei favolisti più conosciuti, tradotti e illustrati di tutti i tempi. (R.M.)

 

 

IL MAESTRO RICCARDO MUTI SI E’ DIMESSO DALLA SCALA DI MILANO

MILANO. = Il maestro Riccardo Muti ha dato questa mattina le dimissioni da direttore musicale del Teatro alla Scala, incarico che ricopriva dal 1986. “E’ una scelta obbligata – si legge nel comunicato diffuso – perché, malgrado le attestazioni di stima espresse nei miei confronti dal Consiglio di amministrazione, l’ostilità manifestata in modo così plateale da persone con le quali ho lavorato per quasi vent’anni rende davvero impossibile proseguire un rapporto di collaborazione che dovrebbe essere fondato sull’armonia e sulla fiducia”. “Fare musica insieme – conclude la dichiarazione del maestro 63.enne – non è soltanto un lavoro di gruppo; richiede, nella condivisione, stima, passione e intesa; sentimenti che ho creduto essere la costante di questi venti anni di lavoro al Teatro alla Scala”. (B.C.)

 

 

 RACCOGLIERE I MESSAGGI DELLE POPOLAZIONI PIU’ POVERE PER

PORTARLE ALL’ATTENZIONE DEI PAESI PIU’ RICCHI. E’ L’OBIETTIVO DEL CONCORSO PROMOSSO DA ACTIONAID. FINO AL 17 GIUGNO UN PULMINO DELLA SOLIDARIETA’

PERCORRERA’ L’EUROPA E TUTTO IL CONTINENTE AFRICANO PER CONSEGNARE

I MESSAGGI PIU’ SIGNIFICATIVI AI RAPPRESENTANTI DEL G8

 

ROMA. = “Diamo voce all’Africa!”: è lo slogan che accompagna il concorso promosso da ActionAid International e che ha l’obiettivo di amplificare la flebile voce delle popolazioni africane, bisognose di sostegno per far sì che i loro messaggi siano uditi dai Paesi più ricchi. Questa iniziativa si inserisce all’interno dell’evento “Get On Board”, “prendi l’autobus”: un “matatu”, uno dei pulmini utilizzati in Africa come mezzi pubblici, partendo da Johannesburg, percorrerà tutto il continente africano e l’Europa fino a Gleneagles, in Scozia, dove si terrà il Summit del G8. Il suo compito è quello di raccogliere i messaggi più originali e fantasiosi e consegnarli ai rappresentanti del G8. Chiunque può prendere parte all’iniziativa, inviando il proprio lavoro in posta elettronica all’organizzazione internazionale entro il primo giugno 2005. Il “matatu” durante il suo tragitto sosterà anche in Italia, dal 13 al 17 giugno. In quell’occasione si terrà anche la premiazione del vincitore del concorso. Egli potrà partecipare in prima persona alle iniziative che ActionAid International realizzerà ad Edimburgo all’interno del Summit. (M.V.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 aprile 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ancora violenze in Iraq: un’autobomba è esplosa nei pressi di un posto di polizia a Khan Bani Saad, città a nord di Baghdad. La deflagrazione ha provocato la morte di 5 persone, tra le quali 4 agenti. L’esercito americano ha reso noto, inoltre, che un soldato statunitense è stato ucciso ieri a Ramadi. Nel Paese arabo, intanto, un gruppo di 64 esponenti religiosi sunniti ha esortato i confratelli ad arruolarsi nell’esercito e nella polizia per aiutare le forze della coalizione ad assicurare un’adeguata cornice di sicurezza in Iraq. L’editto religioso è stato firmato anche da alcuni imam notoriamente ostili alla presenza americana e sembra rappresentare, dunque, un’importante svolta per la comunità sunnita che ha boicottato le elezioni dello scorso 30 gennaio.

 

Quattro civili afghani, tra i quali due bambini, sono rimasti uccisi per l’esplosione di due bombe nelle province di Kandahar e di Balkh. Lo hanno riferito stamani fonti del ministero afghano dell’Interno precisando che i due episodi sono avvenuti ieri. Secondo gli inquirenti i responsabili di questi attentati sono miliziani taleban.

 

In Medio Oriente il presidente palestinese Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, ha posto in stato di allerta i servizi di sicurezza di Ramallah a causa del persistente clima di instabilità in Cisgiordania. E dopo una sparatoria di guerriglieri di Al Fatah contro la ‘Muqata’, la sede del quartier generale palestinese, Abu Mazen ha licenziato i responsabili della sicurezza a Ramallah e in Cisgiordania.

 

In Libano dodici persone sono rimaste ferite in seguito ad un attentato avvenuto a Beirut in un quartiere cristiano. Il nuovo attacco è stato condotto nei pressi di un’agenzia della ‘Mediterranean Bank’ della famiglia di Rafik Hariri, l’ex premier libanese assassinato lo scorso 14 febbraio. Intanto, l’emissario dell’ONU per Libano e Siria, Terje Roed Larsen, è atteso domani a Damasco per colloqui con il presidente Bashar al Assad ed il ministro degli Esteri, Farouk al Sharaa. Secondo fonti delle Nazioni Unite, Larsen chiederà ai suoi interlocutori indicazioni precise sul ridispiegamento della Siria dal Libano.

 

Il governo di Teheran ha smentito le accuse di un medico iraniano rifugiato in Canada secondo cui la giornalista e fotografa iraniana-canadese, Zahra Kazemi, sarebbe stata torturata prima di morire nel luglio del 2003 in un carcere della Repubblica islamica. Lo ha reso noto l’Agenzia ‘Irna’.

 

Il presidente americano George Bush ha nominato Ben Bernanke, uno dei governatori della Federal Reserve, presidente del Consiglio di esperti economici alla Casa Bianca.     Bernanke, economista di 51 anni della ‘Princeton University’, è considerato un possibile successore del presidente della Banca centrale statunitense, Alan Greenspan,  il cui mandato scadrà il prossimo gennaio.

 

Nemmeno la morte di Terri Schiavo ha messo fine alla disputa che vede contrapposti il marito, Michael, e i genitori di Terri, Bob e Mary Schindler. Con molta probabilità saranno organizzati, infatti, due funerali distinti per la donna celebrolesa di 41 anni morta giovedì scorso. La famiglia di Terri ha organizzato per martedì prossimo una funzione nei pressi di Gulfport, in Florida. Il  marito, invece, intende far cremare il corpo della donna e conservare le ceneri in Pennsylvania.

 

Le elezioni parlamentari tenutesi giovedì scorso nello Zimbabwe hanno visto l’affermazione del partito del presidente Robert Mugabe, l’Unione nazionale africana (ZANU). I seggi conquistati dallo ZANU sono 71 e a questi si devono aggiungere altri 30 parlamentari la cui nomina spetta al presidente dello Zimbabwe. Questa maggioranza parlamentare consente a Mugabe di poter modificare la Costituzione. Il principale partito dell’opposizione, il Movimento per il cambiamento democratico (MCD), ha ottenuto invece 39 seggi e ha denunciato brogli elettorali. Anche gli osservatori internazionali hanno espresso dubbi sulla regolarità della consultazione.

 

La missione dell’ONU nella repubblica democratica del Congo (MONUC) ha avviato stamani una importante operazione per disarmare i miliziani della martoriata regione dell’Ituri, nel nord-est del Paese. Secondo la missione delle Nazioni Unite, sono circa 300 i miliziani delle forze di resistenza patriottica in Ituri (FRPI) che si sono rifugiati nelle località di Bolonzabo e di Kodeza. All’operazione dell’ONU partecipano truppe pakistane, sudafricane e del Bangladesh.

 

Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, si è detto “indignato” per il raid compiuto da uomini armati giovedì scorso a Rio de Janeiro e costato la vita a trenta persone. Sulla strage, avvenuta tra le favelas di Nova Iguacu e Queimados, stanno indagando gli agenti della polizia civile locale. Lula ha chiesto inoltre al ministro della Giustizia, Marcio Thomaz Bastos, di mettere a disposizione ogni aiuto federale per “individuare e punire i responsabili di questa barbarie”.

 

In Messico la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati ha dato il via libera alla procedura di impeachment per il sindaco di Città del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador. Esponente del Partito di sinistra della rivoluzione democratica (PRD), Lopez Obrador è accusato di ribellione ad un ordine giudiziario e rischia l’arresto se la Camera dei deputati dovesse sollevarlo dall’incarico. Il voto dell’aula è previsto per la prossima settimana. Secondo i sondaggi il sindaco della capitale messicana, che ha una popolazione di oltre 22 milioni di abitanti, è dato per favorito alle elezioni presidenziali previste in Messico nel 2006.

 

Il presidente della Corte costituzionale del Kirghizistan ha annunciato che il destituito presidente dell’ex Repubblica sovietica, Akayev, ha accettato di presentare per iscritto, da Mosca, le proprie dimissioni. Secondo la Costituzione kirghiza, il presidente avrebbe dovuto in realtà presentare le proprie dimissioni davanti al Parlamento. Ma il governo di Bishkek ha fatto sapere di non essere in grado di garantire la sicurezza personale di Akayev se tornasse in Kirghizistan.

Il presidente bielorusso, Alexandr Lukashenka, ha assicurato che in Bielorussia non ci sarà “alcuna rivoluzione”. L’attuale corso politico, ha aggiunto Lukashenka, può essere rovesciato solo dal risultato delle elezioni. Le presidenziali in Bielorussia si terranno l’anno prossimo.

 

In Italia le elezioni regionali ed amministrative si svolgeranno regolarmente i prossimi 3 e 4 aprile. Lo precisa il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, escludendo ogni ipotesi di rinvio. “Lo svolgimento regolare delle elezioni - precisa Pisanu – sarà un segno di riguardo per il Papa che è stato un maestro di vita”. L’unico slittamento della consultazione è stato previsto in Basilicata dove si voterà il 17 ed il 18 aprile per consentire alla lista ‘Unità popolare’, riammessa dal Consiglio di Stato, di avvalersi del diritto di svolgere la campagna elettorale. In segno di rispetto per la sofferenza di Giovanni Paolo II, tutte i partiti politici hanno deciso di interrompere la campagna elettorale.

 

Il governo tedesco ha annunciato una campagna informativa, intitolata “L’Europa fa bene alla Germania”, sulla nuova Costituzione europea. Il Bundestag, la Camera bassa del parlamento, si pronuncerà per la ratifica il prossimo 12 maggio.

La Cina ha annunciato il divieto di importazione di pollame dalla Corea del Nord per prevenire una possibile propagazione del virus dei polli. Dalla fine del 2003 l’influenza dei polli ha provocato la morte di 48 persone nel sud est asiatico: 34 in Vietnam, 12 in Thailandia e due in Cambogia.

 

Le pesanti piogge cadute sulla provincia cinese dell’Hunan hanno provocato l’allagamento di una miniera di carbone. Una squadra di soccorso inviata sul posto ha confermato che 17 minatori sono rimasti intrappolati nelle gallerie invase dalle acque. Lo riferisce l’agenzia ‘Xinhua’ aggiungendo che sono poche le speranze di ritrovare ancora vivi i minatori.

 

 

 

 

 

 

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