RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 91 - Testo della trasmissione di venerdì 1 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Il Papa, colpito ieri pomeriggio da uno shock settico con collasso cardiocircolatorio, è in gravi condizioni, ma è lucido e sereno. Oggi, venerdì, ha chiesto che gli fossero lette le 14 stazioni della Via Crucis. Ieri sera ha ricevuto il Santo Viatico e l’Unzione degli Infermi. Da tutto il mondo preghiere per lui. Interviste con Joaquín Navarro-Valls, mons. Jan Watroba, i cardinali Gorge Pell,  Nicolàs de Jesús López Rodriguez e Bernard Agré, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, il rabbino Riccardo Di Segni, il prof. Andrea Riccardi e le testimonianze dei fedeli in Piazza San Pietro.

 

IN PRIMO PIANO:

E’ stata violata la natura sacra della vita”. Così il portavoce vaticano, Navarro-Valls, dopo la morte di Terri Schiavo: interviste con Carlo Casini e Joseph Meaney.

 

Inaugurata ieri pomeriggio a Korazym sul Lago Tiberiade la Biblioteca del Centro Convegni di spiritualità “Domus Galileae”: interviste con mons. Sambi, padre Pizzaballa, il rabbino David Rosen, Kiko Argüello.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Secondo l’ONU sono 400 milioni le persone vittime della tratta degli esseri umani nel mondo.

 

Crescono le tensioni tra Etiopia ed Eritrea. L’ONU chiede un intervento urgente della comunità internazionale

 

Nel Laos consacrata la prima Chiesa cattolica dopo 30 anni di repressione della libertà religiosa

 

In concomitanza con il ventennale della sua fondazione si tiene ad Ariccia la “Decima Assemblea generale della fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo”.

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Ieri elezioni nello Zimbabwe: l’opposizione è in testa secondo i primi dati.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 aprile 2005

 

IL PAPA, COLPITO IERI POMERIGGIO DA UNO SHOCK SETTICO CON COLLASSO

 CARDIOCIRCOLATORIO, È IN GRAVI CONDIZIONI, MA È LUCIDO E SERENO.

OGGI, VENERDÌ, HA CHIESTO CHE GLI FOSSERO LETTE LE 14 STAZIONI

DELLA VIA CRUCIS. IERI SERA HA RICEVUTO IL SANTO VIATICO E L’UNZIONE

DEGLI INFERMI. DA TUTTO IL MONDO PREGHIERE PER LUI

 

- Interviste con Joaquin Navarro-Valls, mons. Jan Watroba, i cardinali Gorge Pell, Nicolàs de Jesùs Lòpez Rodriguez e Bernard Agrè, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, il rabbino Riccardo Di Segni, il prof. Andrea Riccardi e le testimonianze dei fedeli in Piazza San Pietro -

 

L’edizione odierna del radiogiornale è quasi interamente dedicata alle condizioni di salute di Giovanni Paolo II, aggravatesi da ieri pomeriggio in seguito ad uno shock settico con collasso cardiocircolatorio. Condizioni che permangono molto gravi, come ha reso noto oggi, alle 12.30 il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquin Navarro-Valls. Dopo l’aggravamento di ieri, il Pontefice era stato immediatamente soccorso dall’equipe medica di guardia nel suo appartamento e sono stati attivati tutti gli appropriati provvedimenti terapeutici e di assistenza cardiorespiratoria. Il Papa ha espresso la volontà di restare nella sua abitazione dove, sempre nella serata di ieri, ha ricevuto il Santo Viatico e l’Unzione degli infermi. Ma sulle condizioni attuali di Giovanni Paolo II ascoltiamo il portavoce vaticano Navarro-Valls al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Devo cominciare con il dire che il Papa è cosciente. Questa mattina alle 6.00 ha concelebrato la Santa Messa dal suo letto. Verso le 7.15 del mattino, ricordandosi che oggi era venerdì, giorno in cui egli segue abitualmente la Via Crucis, ha chiesto gli fossero lette le 14 Stazioni. Ha seguito con attenzione la lettura dei testi e si faceva il segno della Croce in ognuna delle Stazioni. Poco dopo aver finito ha detto di voler recitare la Liturgia delle Ore e ha chiesto concretamente che gli venisse letta l’Ora Terza.

 

D. – Dal punto di vista medico, qual è la situazione …

 

R. – Posso dire che la situazione adesso è stazionaria. Permangono condizioni di notevole gravità. I parametri biologici del Santo Padre sono alterati. La pressione arteriosa è instabile. Il Papa, d’altra parte, continua ad esser lucido, pienamente cosciente e devo dire, fa impressione, è molto molto sereno. Pochi momenti fa ha chiesto che gli fossero letti dei brani della Sacra Scrittura e segue con attenzione queste letture.

 

D. – Il Papa ha ricevuto alcune persone oggi?

 

R. – Ho visto che il Santo Padre aveva ricevuto alcuni dei suoi collaboratori. Posso dire i nomi. In primo luogo il segretario di Stato, il cardinal Sodano, Sua Eccellenza mons. Sandri, sostituto della Segreteria di Stato. Ha ricevuto anche il cardinal Ruini, il cardinal Szoka e il decano del Collegio cardinalizio, il cardinal Ratzinger. Sono entrati nella stanza del Santo Padre anche Sua Eccellenza mons. Lajolo e Sua Eccellenza mons. Sardi.

 

D. – Lei, personalmente, come ha visto il Santo Padre?

 

R. – Guardi, non è che le impressioni personali in questo momento abbiano una particolare rilevanza. Per me, dopo aver accompagnato il Santo Padre per 26 anni, è un’immagine nuova, certamente, quella del Papa sofferente, che non cessa di pregare, quella del Papa che ha un’inevitabile, prevedibile difficoltà respiratoria. E’ un Papa, nonostante tutto, tremendamente sereno. Direi che questa è l’immagine che mi rimane di questa mattina.

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Roma capitale della cristianità vive questo momento con la particolarità della sua condizione di città che abbraccia la Sede del Successore di Pietro. Ascoltiamo alcune voci raccolte in Piazza San Pietro da Roberta Moretti:

 

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R. – Sono qui per l’uomo, oltre che per il Papa, perché ha dato tantissimo.

 

R. – Lui è stato portatore di Cristo in giro per il mondo. Ha sottolineato molto l’importanza del Vangelo e la sua fede nella Madonna. Quindi, ha portato il Vangelo in giro nel mondo. Ha acceso, forse, dei focolai di fede dove non c’erano.

 

R. – Ha dato tanto e noi stiamo qui per dare a lui, adesso.

 

R. – Più che chiunque altro il Papa è custodito dalla sua grande fede. Io sono portoghese e per noi portoghesi è sempre stato molto importante lo speciale rapporto che il Papa ha avuto con Fatima e con la Madonna. Questo a noi ci tocca molto.

 

R. – E’ una grande luce per tutti noi. La sua autenticità sicuramente ha avvicinato tutti noi giovani di più alla sua figura e a questa Chiesa che significa apertura, dialogo, amore, accoglienza.

 

D. – Secondo te, cosa ha dato il Pontefice, Giovanni Paolo II, all’umanità?

 

R. – Fiducia. Gli eventi storici, sociali, dividono molto i popoli, ma anche possono allontanare gli stessi fedeli dal credere. Invece lui con semplicità, anche attraverso il suo contatto con i bambini, l’esempio più chiaro di semplicità, ha sicuramente dato un grande valore all’autenticità, alla sincerità. Quindi, fiducia.

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La Polonia stretta in preghiera: la Conferenza episcopale della terra di Giovanni Paolo II con una nota sottolinea l’intensità con la quale tutti i cittadini vivono questo drammatico momento. Anche i musulmani polacchi – fa sapere il capo della Comunità dei musulmani polacchi, Tomasz Miskiewicz - dedicano al Papa le preghiere che si svolgono nell'ambito degli incontri tradizionali del venerdì. Ma ascoltiamo il vescovo ausiliare di Czestochowa, Jan Watroba, che vincendo la commozione ha accettato di esprimersi al microfono di Fausta Speranza:

 

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R. – Noi siamo a Czestochowa, dove si trova il Santuario mariano di Jasna Gora. Nel Santuario, soprattutto nella Cappella miracolosa, la gente prega permanentemente. Tanta gente, tanti pellegrini, soprattutto tanti giovani …

 

D. – Mons. Watroba, tanti messaggi del Papa, tante sue riflessioni, gli insegnamenti, quale, in questo momento, le viene in mente, che sia più vicino alla sensibilità dei suoi concittadini?

 

R. – Qui, a Jasna Gora, a Czestochowa, il Santo Padre è stato sei volte e ci è rimasto un tesoro molto ricco del suo pensiero, delle sue meditazioni, riflessioni. Qui a Czestochowa ci ha spiegato cosa significhi vegliare, stare vicino alla Madonna … Ricordiamo ogni sua parola… Poi ricordiamo tutto ciò che ha detto ai giovani durante le sesta Giornata Mondiale, nel 1991. Ricordiamo tutto quello che ha detto circa la malattia, la sofferenza: bisogna passarla insieme con Gesù sofferente, crocifisso, morto e risuscitato.

 

D. – Mons. Watroba, tanti anni di Pontificato di un Papa polacco. Una grazia particolare per la sua terra dal punto di vista spirituale, ma anche una pagina storica eccezionale… che ci dice di questo?

 

R. – Tutto il mio sacerdozio, 26 anni di sacerdozio, sono passati sotto la sua guida pastorale e spirituale. Posso dire che anch’io appartengo alla generazione di Giovanni Paolo II come tanti sacerdoti, come tanti giovani. Apparteniamo a questa generazione. Non immagino un’altra pagina della storia senza questo Papa. Nel 1978 io ero diacono nel Seminario. Mi ricordo molto bene il momento della sua elezione e poi tutte le conseguenze di questa elezione che ebbe un grande influsso sulla mia via sacerdotale, un’impronta fortissima.

 

D. – Ora, in questo momento drammatico, la Polonia, la nazione del Papa, è entrata in Europa e quindi davvero si apre una pagina diversa. Quanto Giovanni Paolo II ha accompagnato la Polonia in questo cammino verso la comunione con altri popoli?

 

R. – Con la sua testimonianza. E’ stato molto aperto alle altre persone, ai diversi valori, sempre vicinissimo alle radici del cristianesimo, del Vangelo stesso di Gesù, ma ha aperto davanti a noi nuovi orizzonti, anche chiamando tutti alla responsabilità, cioè al cristianesimo nell’Europa. Ci ha indicato nuove direzioni, nuovi compiti, un nuovo campo in cui svolgere l’attività della testimonianza e ci ha dato tanto coraggio per andare verso questa direzione, verso questa Europa unita.

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Ed è evidente anche l’apprensione che si percepisce oggi sui luoghi sacri della Terra Santa, in particolare nel Santo Sepolcro. Comitive di pellegrini da vari Paesi si soffermano a pregare per il Santo Padre e non nascondono il loro grande turbamento per le notizie in arrivo da Roma. Da Gerusalemme, ascoltiamo il nostro inviato, Roberto Piermarini.

 

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Mentre a Roma si è in trepidazione per la vita del Papa a Gerusalemme 10 cardinali di cinque continenti, 40 vescovi e numerosi rettori e sacerdoti del Cammino Neocatecumenale in pellegrinaggio in Terra Santa hanno celebrato una Messa per Giovanni Paolo II al Cenacolo, luogo dove lo stesso Pontefice celebrò l’Eucaristia nel corso della sua storica visita in Terra Santa nel marzo del 2000. Per celebrare nella storica sala dove è nata la Chiesa e Gesù ha istituito il Sacramento dell’Eucaristia il governo israeliano, che ha giurisdizione sul Cenacolo, ha concesso una speciale autorizzazione. Il rito è stato presieduto dall’arcivescovo di Madrid, il cardinale Rouco Varela. Qui, in questo luogo dove gli Apostoli e la Vergine Maria erano riuniti nel giorno della Pentecoste, il porporato ha invitato ad unirsi alla Chiesa del cielo, pensando appunto alla salute di Giovanni Paolo II. Al termine della celebrazione i cardinali di Sydney, Pell, di Santo Domingo Lopez Rodriguez hanno voluto testimoniare la loro vicinanza a Giovanni Paolo II:

 

“E’ un momento commovente. Veramente è un’epoca stupenda. La storia del Papato ha visto tanti momenti belli e qualche volta brutti, ma raramente ha visto un Papa così. Certamente tutto il mondo, tutti gli uomini di buona volontà, anche qui in Terra Santa, ebrei e musulmani stanno pregando per il Santo Padre”.

 

“Gli siamo molto vicini con la preghiera. Mi sento molto vicino al Papa spiritualmente, con sentimenti di profonda gratitudine per tutto quello che ha fatto per la Chiesa, in particolare per l’America Latina, dove è venuto sempre con tanto amore ed ha parlato in difesa di tutti i nostri popoli, di tutti i nostri poveri. Credo che sia stato un uomo straordinario per la Chiesa in questi 26 anni. Adesso dobbiamo tutti essergli vicino perché è il Padre, il Pastore universale della Chiesa. Credo che sia un dovere per tutti i figli della Chiesa, ma direi per tutta l’umanità. Ci sono tante persone che amano il Papa, anche non essendo cristiani”. 

 

In queste ore gli ebrei si sono raccolti in preghiera nelle sinagoghe. I rabbini ricordano il Papa che ha gettato un ponte con l’ebraismo chiamandoli fratelli maggiori. Non possiamo dimenticare la celebrazione sul monte Korazym quando accorsero cento mila giovani nel Duemila – ha detto il rabbino Rosen  -mentre per il rabbino Bredman i passi compiuti nel dialogo tra cattolici ed ebrei non sarebbero stati possibili senza questo Pontefice.

 

Anche i musulmani hanno invitato a pregare per il Papa nelle moschee, mentre i numerosi pellegrini che affollano i luoghi santi commentano le notizie frammentarie ma allarmanti che giungono da Roma.

 

E’ tutto da Gerusalemme Roberto Piermarini, Radio Vaticana.

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Con trepidazione tutto il mondo sta seguendo l’evolversi delle condizioni del Papa. I media informano anche di tante e tante iniziative di raccoglimento e preghiera. La parola a Roberta Gisotti:   

 

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Ansia, angoscia, commozione, preghiere sono le parole ricorrenti che stanno accompagnando il racconto - che ha assunto toni drammatici - della malattia di Giovanni Paolo II, seguita in diretta sui media di tutto il mondo. Dall’Italia e l’Europa all’America, all’Australia, all’Asia, al Giappone, alla Cina, ai Paesi arabi la notizia delle aggravate condizioni di salute del Papa è rimbalzata già dalla scorsa notte nei notiziari radio televisivi, e poi nei giornali di questa mattina e nei siti internet. Centinaia di giornalisti, operatori, fotografi convenuti in Piazza San Pietro e nella Sala Stampa vaticana hanno reso e continuano a rendere al pubblico la cronaca di un evento, che si paventa possa precipitare, destinato a segnare la storia della Chiesa e dell’umanità, mentre sulle Tv scorrono le immagini di quanti migliaia di persone, fedeli e non solo, sono convenute sotto la finestra del Papa – tra queste anche diverse personalità note giunte a titolo personale - per partecipare la loro vicinanza e il loro affetto al Santo Padre, cosi duramente provato dal progredire di una malattia invalidante.

 

Messaggi e testimonianze di solidarietà giungono in queste ore da ogni angolo della Terra, dal mondo religioso, politico, culturale. Si prega intensamente in Vaticano e in ogni Continente. Pregano anche i musulmani e gli ebrei. Il Centro islamico in Italia in un messaggio ricorda “l’infaticabile cammino” di Giovanni Paolo II “a favore del bene e dei più deboli per alleviare ed arginare i mali che affliggono l’umanità”. Mentre i vertici della Comunità ebraica italiana sono andati stamane sotto il colonnato di San Pietro per pregare per la sorte del Papa. E un augurio senza precedenti a Giovanni Paolo II è arrivato dalla Cina, che non ha relazioni diplomatiche con la Santa Sede.

 

Un Papa dunque tanto stimato e soprattutto amato anche dai giovani, che da numerosi Paesi stanno inviando i loro messaggi in “un abbraccio ideale”. Echi di preghiere, messe e veglie arrivano intanto da città vicine e lontane, in Italia, in Terra Santa, in Gran Bretagna, nelle Filippine, in Australia, in Uganda, in Spagna, in Russia, in Indonesia e segnali di rispetto giungono anche dal mondo laico. In Italia in particolare è stato sospesa la campagna elettorale, e nella Cappella della Camera alla presenza del presidente Casini e dei vicepresidenti Fini e Follini e di diversi esponenti del governo si è recitato il Rosario, mentre il Sindaco di Roma Veltroni ha assicurato la vicinanza della città intera “unita nella solidarietà – ha detto - a un Papa straordinario” “che per 27 anni è stato uomo di dialogo tra le religioni e le culture, uomo di pace”. Infine ricordiamo l’appuntamento di preghiera, indetto per stasera dal cardinale vicario Camillo Ruini, alle ore 19 nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, dove sarà celebrata una Santa Messa per Giovanni Paolo II.

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Dopo questa panoramica sul mondo, andiamo in particolare in Africa, terra sempre presente nelle preghiere e nelle riflessioni del Papa per le difficoltà che vive. Al microfono di Jean-Baptiste Sorou, da Abidjan in Costa d’Avorio, il cardinale Bernard Agré:

 

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R. – Il Santo Padre per noi è un Padre. Quando soffre, anche tutta la cristianità della Costa d’Avorio, anche l’Africa soffre con lui, prega con lui. Abbiamo sentito questo in questi giorni di festa, nei quali siamo stati molto vicini a lui: abbiamo sentito questa chiamata ad essere con lui. E’ venuto tante volte in Costa d’Avorio, tre volte è venuto in pellegrinaggio. Tutti questi legami ha con noi ... per questo, quando soffre, gli siamo vicinissimi!

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E una Messa dedicata alla preghiera per il Papa verrà celebrata oggi nel tardo pomeriggio a Mosca. La Liturgia si terrà alle 19.00 nella cattedrale dell’Immacolata e sarà celebrata da mons. Tadeusz Kondrusiewicz, titolare dell’arcidiocesi della Madre di Dio nella capitale russa. Sentiamo mons. Kondrusiewicz, al microfono di Giada Aquilino:

 

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R. – Ho subito fatto un appello ai fedeli, ai sacerdoti, a religiosi e religiose, a tutto il popolo di Dio, di continuare con la preghiera per la salute del Santo Padre, chiedendo in modo speciale di recitare la preghiera alla Divina Misericordia. Proprio il Santo Padre ha costituito questa festa della Divina Misericordia, che celebreremo dopodomani.

 

D. – Ad agosto la consegna dell’Icona di Kazan. Che ricordo c’è dell’avvenimento?

 

R. – Molto buono, perché è stato un segno dell’amicizia del Santo Padre. Il Patriarca ha parlato molto bene del Santo Padre e della Chiesa cattolica, della necessità dell’unità delle due Chiese. Oggi il mondo deve affrontare tante sfide e solo uniti possiamo resistere di fronte a queste sfide.

 

D. – La figura di Giovanni Paolo II per la Russia…

 

R. – E’ una figura molto molto importante. Soprattutto, noi ricordiamo le sue parole all’inizio del Pontificato: “Aprite le porte al Cristo”. Aprite le porte del cuore, del sistema politico, economico e così via. Noi vediamo che queste porte sono state aperte.

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Impossibile dare voce a tutti gli esponenti  delle diverse confessioni religiose che esprimono la loro vicinanza al Papa. Possiamo dare spazio a due testimonianze: la prima, raccolta da Luca Collodi, è quella del rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, presente in Piazza San Pietro:

 

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R. – Siamo venuti con una delegazione della Comunità per pregare tutti quanti, come noi siamo soliti fare per i nostri malati. Certamente nei confronti di questo Papa abbiamo una particolare simpatia per tutto ciò che ha fatto nel suo lungo pontificato, dando un impulso decisivo al miglioramento dei rapporti tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo.

 

D. – Come ricorda, umanamente, qualche incontro con il Papa?

 

R. – Abbiamo avuto sempre l’impressione di questa personalità eccezionale, di questo suo impegno forte ... Sa, in questi problemi un capo può delegare o occuparsene in maniera indiretta. La nostra sensazione è stata sempre quella di un impegno diretto e personale che nasceva, peraltro, da una sua esperienza storica. Questo Papa viene da un luogo dove esisteva una folta comunità ebraica, in mezzo alla quale lui vive, conviveva, aveva una rete di amicizie ... Questa comunità lui se l’è vista scomparire sotto agli occhi, e non è stata una cosa che lo ha lasciato indifferente. E ha capito che su questo tragico problema doveva fare delle cose importanti. E le ha fatte.

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Ascoltiamo ora il commento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Massimiliano Menichetti:

 

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R. - Sono momenti molto difficili perché sono come la perdita di un padre. Quest’uomo, che ci è stato vicino come vescovo, come Papa per più di 25 anni, ha segnato la storia, ha segnato più di una generazione e quindi, come si fa, diciamo, ad accettare di perderlo?

 

D. - Un Papa che continua a dare anche nella malattia …

 

R. – Negli ultimi tempi Giovanni Paolo II ha mostrato che un uomo s’identifica con la sua missione, con la sua vocazione e anche nella sua povertà e, nella sua estrema debolezza, ha mostrato una grande forza.

 

D. – Un Pontificato ricco di doni dello Spirito Santo, quello di Giovanni Paolo II, che ha abbattuto molte barriere …

 

R. - Giovanni Paolo II è molto semplice. All’inizio gli chiesero: “Qual è la sua linea?” e lui rispose: “La mia linea è la fede”. Le verità di Giovanni Paolo II è che i credenti non debbono scimmiottare le istituzioni di questo mondo e che con la loro fede possono spostare le montagne, possono dare un contributo originale alla vita del loro tempo, possono salvare il loro tempo.

 

D. – Il Papa dei grandi viaggi, il Papa del dialogo. Lo ha detto all’inizio del suo Pontificato e lo ha ribadito sempre: “Aprite le porte a Cristo”. Chi è Giovanni Paolo II?

 

R. – Io credo che Giovanni Paolo II ha insegnato quello che Paolo VI scriveva nell’’Ecclesiam suam’: il dialogo e l’amore per gli altri non possono essere disgiunti da una identità profonda, che non è un’identità etnica, che non è un’identità appiccicata sopra, ma è un’identità interiore. Ecco, è l’imitazione di Cristo che ha caratterizzato il Papa pur nella sua profonda umiltà, perché non bisogna dimenticare la convinzione, la forza della convinzione, la forza e la fede di quest’uomo, ma anche la sua umiltà, il suo sentirsi piccolo, il suo sentirsi servitore. Si può essere umili, si può sentirsi piccoli, si può chiedere perdono agli altri e nello stesso tempo si può essere convinti della fede.

 

D. – Di fatto, in queste ore difficili per la salute del Papa, tutto il mondo si sta stringendo attorno a Giovanni Paolo II …

 

R. – Io credo che il Papa sta radunando tanti attorno a sé che guardano lui con grande passione, con grande affetto, perché questo Papa ha amato la gente, ha amato i popoli del mondo, e come non guardare a lui con grande affetto? E’ certo che ci vorrà del tempo per capire quanto quest’uomo ha dato al mondo, ha dato alla Chiesa ...

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Tre mesi segnati dalla sofferenza, quelli di questo 2005 per Giovanni Paolo II. Tuttavia, anche in questa fase così delicata del suo Pontificato, il Papa ha continuato, per quanto possibile, la sua attività e soprattutto ha cercato sempre di mantenere un contatto umano con i fedeli. Per ripercorrere i momenti più significativi dal primo gennaio ad oggi, ci ha raggiunto in studio Alessandro Gisotti:

        

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“Vincere il male con le armi dell’amore diviene il modo con cui ciascuno può contribuire alla pace di tutti. E’ questa la via sulla quale sono chiamati a camminare cristiani e credenti di religioni diverse, insieme con quanti si riconoscono nella legge morale universale”.

 

Pace, pace per l’umanità: il 2005, inizia con un’invocazione vibrante di Giovanni Paolo II. Il primo gennaio, nella 38.ma Giornata Mondiale della Pace, il Pontefice ribadisce quanto affermato con forza lungo tutto il suo Pontificato: si può, si deve vincere il male con il bene. In questo sforzo, non siamo soli: Dio non ci abbandona mai. Il Santo Padre lo ricorda all’Angelus del 2 gennaio, dedicato alle popolazioni del sudest asiatico, colpite dal terribile tsunami del 26 dicembre:

 

“La fede poi ci insegna che anche nelle prove più difficili e dolorose, - come nelle calamità che hanno colpito nei giorni scorsi il Sud-Est Asiatico -, Dio non ci abbandona mai”.

 

E alle vittime di quella terra sconvolta, rivolge un pensiero speciale il 5 gennaio nella Giornata europea di lutto per le vittime del maremoto. All’udienza generale del mercoledì, il Papa del Totus Tuus, dell’affidamento totale a Maria, invoca la protezione della Madonna su quanti soffrono nel mondo:

 

“Vegli la Vergine Santa sul mondo intero. Regina della pace, soccorri il tuo popolo, difendilo da ogni pericolo, accompagna la Chiesa nel suo cammino verso la Patria eterna”.

 

Nella festa dell’Epifania, che ricorda l’adorazione dei Re Magi presso Gesù Bambino, Giovanni Paolo II prega per i bambini “vittime della fame e delle malattie, della guerra e del terrorismo”, dei bambini rapiti o sfruttati per traffici ignobili. Anche se sofferente, il Papa continua a ricevere le visite di personalità religiose e di autorità politiche. L’8 gennaio ha un colloquio in Vaticano con l’ambasciatore cubano presso la Santa Sede. In questa occasione, auspica la fine dell’embargo e chiede al governo dell’Avana di garantire un’effettiva libertà religiosa.

 

“MESDAMES ET MESSIEURS LES AMBASSADEURS ...”

 

Il 10 gennaio, il Papa rivolge il discorso al Corpo diplomatico nel tradizionale appuntamento di inizio anno. Ancora una volta, esorta i rappresentanti degli Stati a non avere paura, a vincere il male con il bene. All’inizio del Terzo Millennio, il Pontefice lancia 4 grandi sfide per l’umanità: la difesa della vita fin dal concepimento, l’equa distribuzione dei beni della Terra, la costruzione della pace senza violenza e ancora la promozione della libertà, specie quella religiosa. Quindi, all’udienza generale di mercoledì 12, commentando un Cantico tratto dall’Apocalisse di San Giovanni, torna a proclamare il significato più profondo della vittoria di Cristo sulla morte:

 

“Nella Risurrezione di Gesù, il Padre ci ha offerto la certezza che, alla fine del mondo, il bene trionferà”.

 

Il 16 gennaio c’è anche spazio per un incontro cordiale e amichevole con il presidente della Repubblica italiana, Ciampi che, con la moglie Franca, pranza in Vaticano con il Pontefice. Il 18 gennaio il Papa riceve 160 rabbini di tutto il mondo, membri della Fondazione Pave The Way. Nel 40.mo anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, il Pontefice esorta cristiani ed ebrei ad “accrescere la comprensione e la cooperazione” tra loro “per costruire un mondo che sia davvero basato sul rispetto dell’immagine divina presente in ogni essere umano”. Il giorno dopo, nel contesto ecumenico della Settimana di preghiera dedicata all’Unità dei Cristiani, Giovanni Paolo II rimarca che ogni battezzato è chiamato ad impegnarsi per l’Unità dei Cristiani.

 

Il Signore Gesù nell’ora in cui ha abbracciato la Croce per la salvezza di tutti gli uomini ha pregato il Padre perché i credenti in Lui siano una cosa sola”.

 

Ricevendo i membri del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari, il 21 gennaio, il Santo Padre ribadisce che la Chiesa è chiamata a diffondere il Vangelo della speranza cristiana nel mondo della sofferenza e avverte: il mondo odierno spesso “suggerisce soluzioni di morte”. Un tema che torna nel Messaggio per la Quaresima, pubblicato il 27 gennaio, in cui il Pontefice mette l’accento sulla necessità di prendersi cura degli anziani, valorizzandone il ruolo nella Chiesa e nella società e rispettandone la dignità. Il primo febbraio, il mondo intero accoglie con viva commozione la notizia che Giovanni Paolo II è stato ricoverato al Policlinico Gemelli a causa di una laringotracheite acuta, causata da una sindrome influenzale. Anche se malato, vuole essere insieme ai fedeli: all’Angelus del 6 febbraio, il Papa si affaccia dalla sua stanza dell’ospedale romano: benedice con un gesto della mano, poi pronuncia poche flebili parole che suscitano viva emozione tra quanti si sono raccolti al Gemelli o seguono l’evento attraverso il collegamento televisivo. Nel messaggio letto dall’arcivescovo Sandri, il Pontefice assicura: “anche qui continuo a servire la Chiesa e l’intera umanità”.

 

Il Santo Padre torna in Vaticano il 10 febbraio, nel percorso dal Gemelli al Palazzo Apostolico viene accompagnato da una folla immensa di fedeli. La domenica successiva, il Papa si affaccia dal suo appartamento. Nel messaggio letto da mons. Sandri prima della recita della preghiera mariana, sottolinea: “Sento sempre bisogno del vostro aiuto davanti al Signore, per compiere la missione che Gesù mi ha affidato”. Domenica 13 febbraio, si spegne suor Lucia, ultima testimone delle apparizioni della Madonna di Fatima. La preghiera della pastorella, scrive il Papa in un messaggio per i funerali della veggente, “mi ha sempre sostenuto nei momenti duri della prova e della sofferenza”. Il 22 febbraio, il Santo Padre accoglie commosso la notizia della morte di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. A fine mese, viene pubblicato un nuovo significativo documento del magistero di Giovanni Paolo II: il 21 febbraio viene presentata la Lettera Apostolica “Il Rapido Sviluppo” rivolta ai responsabili delle comunicazioni sociali. Il Papa chiede con forza che venga sostenuta una comunicazione veritiera e libera che contribuisca al progresso integrale dell’umanità. Il 23 febbraio esce nelle librerie, “Memoria e Identità, Conversazioni a cavallo dei millenni” in cui il Santo Padre affronta alcuni grandi temi della Storia, in particolare le ideologie totalitarie del Novecento. Il libro balza immediatamente in testa alla classifica dei best seller. “Ogni sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza, una promessa di gioia”, si legge in uno dei passaggi chiave del libro.

 

Il 24 febbraio, Giovanni Paolo II deve tornare al Policlinico Gemelli per una ricaduta della sindrome influenzale. I fedeli di tutto il mondo si raccolgono in preghiera. Nella serata, il Papa viene sottoposto ad una tracheotomia. Appena si risveglia dall’intervento, scrive su un bigliettino “Totus Tuus”: come sempre, Giovanni Paolo II si affida a Maria. Nei 18 giorni di degenza al Policlinico Gemelli, i fedeli non fanno mancare la propria vicinanza spirituale al Santo Padre. E il Papa non li delude: più volte si affaccia dalla finestra al decimo piano richiamato dai canti e dalle preghiere dei pellegrini. Il 13 marzo si vive un momento di profonda commozione. All’Angelus, il Pontefice pronuncia poche, deboli parole, ma il gesto è forte e scalda i cuori:

 

“Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra visita A tutti auguro una buona domenica”.

 

La sera del 13 marzo, il Papa fa ritorno in Vaticano. La domenica dopo, Domenica delle Palme, il Pontefice si affaccia dal Palazzo Apostolico per ricevere un nuovo commosso abbraccio dei fedeli. E’ l’inizio della Settimana Santa. Nella memoria di ognuno resterà l’immagine del Papa sofferente, che il Venerdì Santo segue dalla sua cappella la Via Crucis al Colosseo. Resterà scolpita nei cuori la figura del Papa, che all’ultima stazione, sorregge il Crocifisso. Domenica di Pasqua, il Papa tenta di pronunciare il Messaggio Urbi et Orbi. Non ci riesce, ma non c’è bisogno di parole. I pellegrini, che gremiscono Piazza San Pietro, comprendono il significato straordinario della testimonianza del loro Pastore. Mercoledì 23 marzo, al Papa viene applicato un sondino naso-gastrico per consentirne l’alimentazione. Ma mercoledì è soprattutto, il giorno della nuova apparizione pubblica del Pontefice. Il Papa viene richiamato dai cori di migliaia di giovani provenienti dall’arcidiocesi di Milano. Sono le 11,15 quando il Santo Padre si affaccia. L’entusiasmo dei ragazzi è incontenibile. Anche questa volta tenta invano di pronunciare un breve saluto. Ma il messaggio, come all’inizio del suo Pontificato è chiaro: “Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo”.

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NOMINE

 

Oggi sono state rese note alcune nomine pontificie dei giorni scorsi:

 

In data 4 marzo, il Santo Padre ha nominato vescovo di Lira, in Uganda, mons. Giuseppe Franzelli. Nella stessa data, il Papa ha accettato le dimissioni dal governo pastorale dell’Ordinariato militare di Nuova Zelanda presentate dal cardinale Thomas Stafford Williams, arcivescovo emerito di Wellington, ed ha chiamato a tale incarico mons. John Atcherly Dew, arcivescovo di Wellington nel Paese.

 

Giovanni Paolo II ha accettato poi la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Phan Thiet, in Vietnam, presentata da mons. Nor Nicolas Huynh Van Nghi; gli succede alla guida della diocesi mons. Paul Nguyên Thanh Hoan, finora coadiutore di Phan Thiet.

 

Il Pontefice ha anche accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Daejon, in Corea, presentata da mons. Joseph Kyeong Kap-ryong, al quale ha chiamato a succedere mons. Lazzarus You Heung-sik, finora coadiutore della medesima diocesi.

 

In data 19 marzo, il Santo Padre ha nominato mons. Malayappan Chinnappa arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi di Madras-Mylapore, in India, sollevandolo dal governo pastorale della diocesi di Vellore, sempre in India.

 

Il Papa ha nominato mons. Boniface Lele, arcivescovo della sede metropolitana di Mombasa, in Kenya, sollevandolo dal governo pastorale della diocesi di Kitui.

 

Giovanni Paolo II ha nominato coadiutore della diocesi di Inhambane, in Mozambico, trasferendolo dalla sede titolare di Baia e dall’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Maputo, sempre in Mozambico.

 

Il Pontefice ha nominato vescovo di Tuticorin, in India, mons. Yvon Ambrose; vescovo coadiutore di Sivangangai, sempre in India, mons. Jebanalai Susaimanickam; vescovo di Bunia, nella Repubblica Democratica del Congo, mons. Dieudonné Uringi Uuci.

 

In data 23 marzo, il Santo Padre ha nominato amministratore apostolico per l'Estonia mons. Philippe Jourdan, vicario generale di quella circoscrizione ecclesiastica, elevandolo, in pari tempo, alla Chiesa titolare di Pertusa. Quindi il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Inhambane in Mozambico, mons. Adriano Langa, finora vescovo titolare di Baia e ausiliare di Maputo.

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Giappone mons. Alberto Bottari de Castello, arcivescovo titolare di Foraziana, finora nunzio apostolico in Gambia, Guinea, Liberia e Sierra Leone.

 

Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Nuova Zelanda, Isole Cook, Isole Fiji, Isole Marshall, Kiribati, Stati Federati di Micronesia, Nauru, Samoa, Tonga, Vanuatu e delegato apostolico nell'Oceano Pacifico mons. Charles Daniel Balvo, finora consigliere della Nunziatura Apostolica in Lituania, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Castello, con dignità di arcivescovo.

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Legazpi nelle Filippine, mons. Nestor Celestial Cariño, finora vescovo titolare di Acolla ed ausiliare di Daet. Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di San Fernando de La Union nelle Filippine, mons. Artemio Lomboy Rillera, finora vescovo di Bangued.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Managua in Nicaragua, presentata dal cardinale Miguel Obando Bravo  per raggiunti limiti di età.Gli succede monsignor Leopoldo José Brenes Solórzano, finora vescovo di Matagalpa.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Resistencia in Argentina, presentata da mons. Carmelo Juan Giaquinta, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

 

In data 22 marzo scorso, Giovanni Paolo II ha eretto l’attuale Missione “sui iuris” dell’Uzbekistan in Amministrazione Apostolica ed ha nominato come primo amministratore apostolico di quella circoscrizione il reverendo Jerzy Maculewicz, assistente generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali per l'Europa Orientale, elevandolo, in pari tempo, alla Chiesa titolare di Nara.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Il mondo prega per il Papa”: preoccupazione per l’improvviso aggravarsi delle condizioni di salute del Santo Padre nella serata di giovedì 31 marzo. 

 

Nelle vaticane, una pagina dal titolo “La Chiesa e il mondo pregano per il Papa”.

 

Nelle estere, Sudan; crimini nel Darfur: l’Onu dichiara competente la Corte penale internazionale dell’Aja. Approvata una risoluzione con l’astensione Usa in cambio della garanzia di impunità per i propri cittadini. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Sabino Caronia in occasione dei duecento anni dalla nascita di Hans Christian Andersen.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del pubblico impiego.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 aprile 2005

 

“E’ STATA VIOLATA LA NATURA SACRA DELLA VITA”. COSÌ IL PORTAVOCE VATICANO,

NAVARRO VALLS, DOPO LA MORTE DI TERRI SCHIAVO

- Interviste con Carlo Casini e Joseph Meaney -

 

Dopo 13 giorni senza acqua e cibo è morta ieri Terri Schiavo, la donna statunitense celebrolesa a cui, lo scorso 19 marzo, era stato rimosso il tubo per l’alimentazione. Il marito non ha consentito alla famiglia d’origine di essere al suo capezzale. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Terri Schiavo è morta, ma proseguono la disputa fra i familiari ed il dibattito che la sua tragedia ha aperto sull’eutanasia negli Stati Uniti. Ora il corpo verrà sottoposto ad un’autopsia per accertare le cause della morte e le dimensioni del danno al cervello subito dalla donna 15 anni fa. Poi il corpo di Terri sarà cremato e seppellito in una località scelta dal marito Michael. I genitori sono contrari alla cremazione e hanno chiesto una cerimonia funebre cattolica. Il presidente Bush ha fatto le condoglianze alla famiglia ribadendo la propria delusione per il fallimento dei tentativi fatti per riattivare l’alimentazione. “L’essenza della civiltà – ha detto il capo della Casa Bianca – è che il forte ha il dovere di proteggere il debole”. “Nei casi in cui ci sono seri dubbi – ha aggiunto - bisogna sempre prendere posizione in favore della vita”. I familiari hanno ringraziato tutti coloro che hanno difeso la sopravvivenza di Terri rivolgendo un pensiero particolare a Giovanni Paolo II.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sulla drammatica vicenda di Terri Schiavo è ferma la condanna anche da parte della Chiesa. Diversi cardinali, nel corso della giornata di ieri, l’hanno definita “un atto contro la vita”. Lo stesso portavoce vaticano, Navarro Valls, ha parlato di una “violazione della natura sacra dell’esistenza” ed ha ribadito come “l’alimentazione forzata non possa essere considerata accanimento terapeutico”. Ascoltiamo la microfono di Massimiliano Menichetti il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini:

 

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Io trovo che sia un evento – uso un linguaggio forte – infame. C’era una donna ancora viva: si muoveva, sorrideva, guardava, e questa donna è stata fatta morire per fame e per sete. Questa è la realtà ed è un dramma autorizzato dalla legge. La legge dovrebbe essere lo strumento a disposizione dei più deboli. E’ veramente una china pericolosissima che non è soltanto contrastante con la visione cristiana, ma anche con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Tutti gli uomini sono uguali indipendentemente dalla loro capacità di fare e di pensare.

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Dopo la morte di Terri Schiavo, il Movimento pro vita negli Stati Uniti ha ulteriormente ribadito la propria condanna dell’eutanasia. Sentiamo il commento a caldo di Joseph Meaney, direttore dell’ONG “Human Life International”, intervistato da Emar McCarthy:

 

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Ci sono tante preghiere, adesso, per la famiglia di Terri e per tutte le persone che hanno veramente combattuto per la sua vita. Il Movimento pro vita, negli Stati Uniti, sta combattendo contro la logica dell’eutanasia. Abbiamo visto una persona morire dopo 13 giorni senza cibo, senza acqua. Questa barbara agonia l’abbiamo vista tutti negli Stati Uniti. Penso che questa atrocità ci spingerà ad essere ancora più determinati nella battaglia contro l’eutanasia.

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SOLENNE INAUGURAZIONE, IERI POMERIGGIO, A KORAZYM, SUL LAGO DI TIBERIADE, DELLA BIBLIOTECA DEL CENTRO CONVEGNI DI SPIRITUALITÀ “DOMUS GALILEAE” COSTRUITO SULLA SOMMITÀ DEL MONTE DELLE BEATITUDINI.

Il servizio di Roberto Piermarini:

 

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(canto)

 

“Questa esperienza mi ha toccato profondamente, come mi ha impressionato la visita in Terra Santa del Papa nel 2000. Credo che il giorno dell’arrivo del Messia sia ora più vicino”: così ha detto commosso l’anziano rabbino Broadman, al termine dell’inaugurazione della biblioteca della “Domus Galileae” che ha completato il grande e moderno complesso per studi biblici e convegni costruito sulla sommità del Monte delle Beatitudini dal Cammino neocatecumenale. Una inaugurazione sotto il segno del dialogo ebraico-cristiano e con il pensiero rivolto alla salute del Papa, che non ha mancato di far pervenire il suo messaggio attraverso il nunzio apostolico in Israele, mons. Sambi, il quale ha sempre creduto nell’importanza di questo centro:

 

“Quando nel 1999 ero qui, per la posa della prima pietra, mi ricordo di aver detto: questa è una terrazza sui due quarti della vita pubblica di Gesù. Vedere questa realizzazione già compiuta, è una specie di miracolo, di gente che crede nel Signore e crede nella missione che il Signore ha loro affidato”.

 

Soddisfazione per l’inaugurazione del Centro anche da parte del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

 

“E’ un Centro molto importante, che sicuramente porterà uno spirito nuovo alla Chiesa di Gerusalemme e anche nelle relazioni tra la Chiesa e il mondo d’Israele.”.

 

La cerimonia è stata segnata dalla presenza di 12 cardinali dei cinque continenti, 45 vescovi, i cattolici di Terra Santa con a capo il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, dalle autorità del governo israeliano e dai rabbini di Israele. Motivo della loro presenza, la collocazione – al centro della biblioteca, sotto una grande sfera di cristallo che simboleggia l’universo – dei rotoli della Torah del Settecento, provenienti dalla Sinagoga del Nordafrica. “E’  sempre attuale il Sermone della Montagna, iscritto nell’Universo”, scrive il Papa nel suo messaggio. “La bellezza della Torah che trova il suo coronamento nelle beatitudini, la bellezza di Cristo che rifulge nella Chiesa, suo Corpo mistico – prosegue – si manifestano in modo eminente nell’amore che unisce tra loro i credenti. Ecco il messaggio che la struttura architettonica dell’edificio della ‘Domus Galileae’ intende comunicare ai suoi ospiti, ai suoi pellegrini. Questa casa, realizzata dai responsabili del Cammino neocatecumenale possa favorire con opportune iniziative – auspica Giovanni Paolo II – un’approfondita formazione religiosa e un proficuo dialogo tra ebraismo e Chiesa cattolica”.

 

Nel suo intervento, il rabbino David Rosen ha affermato che la posa dei rotoli della Torah nella biblioteca è un segno di come anche la Chiesa cattolica abbia un amore per la Torah, per la Parola di Dio:

 

R. – (parole in ebraico)

“Questa esperienza è un’esperienza molto commovente. Vedere l’amore che noi abbiamo, l’amore vivente in questo centro, verso la Torah, è come vedere il Messia che sta venendo in questi giorni”.

 

Dal canto suo il Patriarca, mons. Sabbah ha insistito sulla necessità della riconciliazione tra gli uomini di fede laddove quelli della politica hanno fallito. Applaudito l’intervento del sindaco di Galilea, il quale ha confessato di pregare ogni mattina per la salute del Papa, “una luce anche per uno come me che non è un ebreo osservante” ha detto:

 

(canto)

 

L’inaugurazione della Biblioteca che conterà tutti libri relativi al discorso della montagna e che sarà collegata con le altre biblioteche ecclesiastiche è culminata con la proclamazione del decalogo in ebraico e delle Beatitudini tratte dal Vangelo di Matteo, cantate in Latino:

 

(canto)

 

Infine, abbiamo chiesto a Kiko Argüello, l’iniziatore del cammino neocatecumenale, che ha pensato e realizzato architettonicamente la Domus Galileae perché il mondo ebraico è così attratto da questo Centro:

 

         “Noi siamo sorpresi di vedere come a migliaia vengono a vedere la Domus, anche perché noi abbiamo messo in ebraico i 10 Comandamenti sulla pietra e sempre in ebraico abbiamo messo nella biblioteca parte del Sermone della Montagna. Sulle due tavole grandi in pietra dei Dieci Comandamenti abbiamo fatto scorrere l’acqua in modo che le parole sembrino vive. Quando gli ebrei entrano restano stupiti, sorpresi e contenti. Veramente c’è una comunione che io penso sia qualcosa di divino, cioè che Dio sta veramente aprendo dei ponti di unione e penso che sia merito anche di Giovanni Paolo II poiché è stato lui a manifestare questo amore verso gli ebrei. E’ una tappa nuova. Noi siamo convinti che si sta inaugurando una tappa nuova”.

 

Da Korazym è tutto, Roberto Piermarini, Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

1 aprile 2005

CRESCONO LE TENSIONI TRA ETIOPIA ED ERITREA. L’ONU CHIEDE UN INTERVENTO

 URGENTE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE PER FAR RISPETTARE I PROVVEDIMENTI PRESI NEL 2002 DA UN’APPOSITA COMMISSIONE

PER LA DEMARCAZIONE DEI CONFINI TRA I DUE PAESI

 

ASMARA. = “È cruciale che la comunità internazionale agisca velocemente”. Lo ha detto Legwaila Joseph Legwaila, rappresentante del segretario generale dell'ONU Kofi Annan e capo della missione ONU in Etiopia ed Eritrea, in un incontro svoltosi ad Asmara per discutere sulla situazione di tensione tra i due Paesi del Corno d’Africa. Il delegato del Palazzo di vetro ha, infatti, denunciato una “impasse” politica tra i due governi che tra il 1998 e il 2000 furono protagonisti di un conflitto per il controllo delle frontiere. Sebbene Legwaila abbia sottolineato che tocca a "Etiopia ed Eritrea la principale responsabilità per l’applicazione degli accordi di Algeri”, che cinque anni fa posero fine al conflitto, ha voluto comunque ribadire che questo non significa "che la comunità internazionale non abbia un ruolo da svolgere”. L’intesa di pace formulata nel 2002, che prevedeva l’impegno a rispettare le decisioni di un’apposita commissione internazionale per la demarcazione dei confini tra i due Paesi, è tuttora disattesa a causa di persistenti contrasti tra Addis Abeba e Asmara. Dopo un allentamento successivo agli accordi di pace, la tensione sta di nuovo aumentando in maniera pericolosa, provocando ansia e paura tra la popolazione civile. L'Etiopia, infatti, avrebbe raccolto 90.000 militari vicino al confine con l'Eritrea che, dal canto suo, minaccia di ricorrere “all'unica opzione possibile per garantirsi la libertà" qualora gli accordi non vengano attuati. (R.A.)

 

 

NEL LAOS CONSACRATA LA PRIMA CHIESA CATTOLICA DOPO TRENTA ANNI

DI REPRESSIONE DELLA LIBERTA’ RELIGIOSA. L’INIZIATIVA E’ STATA ACCOLTA

CON ENTUSIASMO DA TUTTA LA COMUNITA’ DEI FEDELI DEL PAESE

CHE PER L’OCCASIONE HA AFFOLLATO IL LUOGO DI PREGHIERA

 

VIENTIANE. = E’ stata consacrata poche settimane fa dal nunzio apostolico mons. Salvatore Pennacchio la prima chiesa costruita nella parte settentrionale del Laos dal 1975. I cattolici di Ban Pong Vang, nel nord del Laos, hanno potuto celebrare la Pasqua nel nuovo luogo di preghiera di Nostra Signora di Fatima, il cui valore simbolico è molto alto. Sono 30 anni, infatti, che il Paese è posto sotto un regime comunista nel quale viene negata la libertà religiosa e l’impegno della Chiesa è sottoposto a continue violazioni e persecuzioni. Lo stesso sacerdote del luogo, mons. Tito Bachong Thopahong, responsabile del vicariato apostolico di Luang Prabang, è stato più volte in carcere a causa dell’avversione del governo verso il Cristianesimo. “La presenza della Chiesa in Laos” – ha sottolineato il presule - si diffonde in modo lento perché si deve operare all’interno della politica religiosa del governo. Vogliamo insegnare alla gente a diventare persone religiose e, in questo modo, aiutare lo sviluppo del Paese in tutti i suoi aspetti”. Il sacerdote, inoltre, si dice ottimista che le autorità possano dare l’approvazione per costruire un'altra chiesa nel villaggio di Phonxiang, dove già i fedeli si incontrano con regolarità per pregare. Il vicariato apostolico di Luang Prabang infatti conta 3500 cattolici distribuiti in 6 parrocchie su una popolazione di 1.248.000 abitanti. Intanto, mons. Thopahong sta pensando di aprire una casa per le vocazioni nel suo vicariato e la Conferenza Episcopale Italiana ha già provveduto ai fondi per la costruzione di un lebbrosario nella città di Luang Prabang. (R.A.)

 

 

SONO CIRCA 400 MILIONI LE VITTIME DEL COMMERCIO DI ESSERI UMANI. A RIVELARE QUESTO DATO ALLARMANTE E’ LA “CONFERENZA INTERNAZIONALE SUI SISTEMI

DI PROTEZIONE PER LE VITTIME DELLA TRATTA DELLE PERSONE” ORGANIZZATA,

A BOGOTA’, dal ministero degli Esteri colombiano in collaborazione

 con l’Organizzazione mondiale per le migrazioni

 

BOGOTÁ. = Sono almeno 400 milioni le persone vittime della tratta degli esseri umani nel mondo. A riferirlo è l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il delitto (UNODC) che ha esposto questi dati allarmanti durante la Conferenza internazionale sui “Sistemi di protezione per le vittime del delitto di tratta delle persone”, organizzata a Bogotá dal ministero degli Esteri colombiano in collaborazione con l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (OIM) e con l’ambasciata olandese in Colombia. “La maggior parte delle vittime - ha spiegato Sandro Calvani, rappresentante dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il delitto - finisce negli ingranaggi dello sfruttamento sessuale e del lavoro nero”. Preoccupazione è stata espressa anche dal Procuratore generale della Colombia, Luis Camilo Osorio, il quale ha sottolineato come “il commercio di esseri umani è diventato uno dei peggiori fenomeni di questo nuovo secolo. Gli effetti dello sfruttamento per fini sessuali, per il traffico della droga e altre attività costituiscono una grave violazione della dignità delle persone”. Secondo il direttore dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni in Colombia, Diego Beltrand, una soluzione per arginare questo triste fenomeno potrebbe essere “un aumento delle pene per i trafficanti di esseri umani che - come ha sottolineato Beltrand - in molti Paesi si aggira sui 10 anni di reclusione”. (R.A.)

 

 

SI TIENE IN QUESTI GIORNI AD ARICCIA LA “DECIMA ASSEMBLEA GENERALE

DELLA FRATERNITA’ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO ”,

IN OCCASIONE DEL VENTENNALE DELLA SUA FONDAZIONE. DALLA SPAGNA ALL’AFRICA

LA LORO INCESSANTE OPERA SI IMPEGNA NEL RECUPERO SOCIALE E SPIRITUALE

DELLE AREE PERIFERICHE PIU’ DISAGIATE

 

ROMA. = Si concluderà il prossimo 3 aprile la “Decima Assemblea Generale della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo”, che si svolge ad Ariccia, in provincia di Roma, in concomitanza con il ventennale della sua fondazione. In presenza del fondatore e superiore generale della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, mons. Massimo Camisasca, delegati di tutti i continenti prendono parte a questo importante evento, occasione di incontro tra varie istituzioni religiose. L’azione della Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo, particolarmente forte in Italia, è viva in tutto il mondo: in Portogallo, in Spagna e in Germania i missionari operano nelle zone periferiche che spesso soffrono degli squilibri tipici dei grandi centri urbani. Capillare, quindi, l’azione di questa comunità missionaria che a Praga è arrivata ad aprire una nuova sede e in Africa si occupa delle esigenze più gravi come la disoccupazione giovanile, la malattia e il sostegno psicologico e materiale di mamme sole. Giunta al suo ventesimo compleanno, la “Fraternità sacerdotale dei missionari di san Carlo Borromeo” ha in programma di sviluppare ulteriormente la propria missione portando anche a Budapest, in Ungheria, la sua attività di sostegno (M.V.S.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

1 aprile 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq uomini armati hanno ucciso a nord est di Baghdad il capo della polizia di Balad. Le forze della coalizione hanno catturato, inoltre, un terrorista molto vicino al terrorista giordano al Zarkawi. Piani per un ritiro parziale o integrale dall’Iraq sono stati annunciati, intanto, da Bulgaria, Ucraina e Italia. Il governo bulgaro ha reso noto che presenterà una proposta al parlamento per il ritiro del proprio contingente entro la fine del 2005. Il presidente dell’Ucraina, Viktor Yushenko, ha confermato che la partenza degli ultimi soldati ucraini è fissata per ottobre. Il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha illustrato un piano di rimpatrio che prevede, nella prima fase, il rientro di 300 soldati entro settembre.

 

In seguito al peggioramento delle condizioni di salute del Papa è stata interrotta, in Italia, la campagna elettorale per le consultazioni regionali del 3 e del 4 aprile: si tratta di una decisione comune presa da tutte le forze politiche. Il Viminale ha smentito, intanto, l’ipotesi di un rinvio delle elezioni.

 

Un aereo militare americano, con 9 persone a bordo, è precipitato nella notte nelle vicinanze della cittadina albanese di Gramsh. Si esclude che ci siano superstiti tra i passeggeri. Sono stati recuperati i corpi di 4 persone.

 

Nello Zimbabwe procede lo spoglio dei voti delle elezioni parlamentari tenutesi ieri nel Paese africano: il principale partito dell’opposizione, il Movimento per il cambiamento democratico (MDC), ha conquistato 31 delle prime 39 circoscrizioni in cui è stato completato lo scrutinio. Lo ha annunciato la Commissione elettorale precisando che i risultati relativi alle altre  circoscrizioni dovrebbero essere annunciati nelle prossime ore.

 

Saranno il presidente uscente Francois Bozize e l’ex premier Martin Ziguele ad andare al secondo turno per l’elezione del capo dello Stato nella Repubblica Centrafricana. La tornata elettorale si svolgerà il prossimo primo maggio. Il favorito resta Bozize, ex capo di Stato maggiore, salito al potere a marzo del 2003 con un golpe.

 

L'ONU ha approvato una risoluzione per il deferimento degli imputati di crimini di guerra nella regione sudanese del Darfur alla Corte Penale Internazionale. Gli Stati Uniti hanno ritirato la loro iniziale opposizione e si sono astenuti. L’amministrazione di Washington ha ottenuto, infatti, garanzie ferree: gli americani impegnati in Sudan non potranno essere consegnati alla Corte.

Sono circa 1.300 le persone morte per il violento terremoto che ha colpito l’area dell’isola indonesiana di Nias. Lo ha annunciato un responsabile delle Nazioni Unite aggiungendo che la valutazione è ancora approssimativa.

La Banca mondiale ha annunciato di aver nominato il vice segretario alla Difesa americano, Paul Wolfowitz, come nuovo presidente. L’Istituzione finanziaria internazionale per lo sviluppo ha stilato, intanto, una nuova mappa delle aree del mondo maggiormente esposte al rischio di disastro naturale: i Paesi più vulnerabili sono il Bangladesh, il Nepal, il Burundi, Haiti e Taiwan. L’intento della ricerca è quello di favorire la prevenzione delle catastrofi.

Il serbo bosniaco Ljubomir Borovcanin, accusato di complicità nel massacro di circa 8.000 musulmani a Srebrenica in Bosnia-Herzegovina nel 1995, ha lasciato Belgrado. E’ diretto all’Aia per essere giudicato dal Tribunale penale internazionale.

 

L’ambasciata britannica ad Abdijan ha sospeso le proprie attività. Il governo di Londra ha chiesto ai suoi cittadini “di lasciare immediatamente” la Costa D’Avorio per timori di violenze.

 

Il Consiglio nazionale di Monaco ha dato il proprio “totale sostegno” al principe Alberto che è diventato, ieri, reggente del principato. Le condizioni del principe Ranieri restano gravi. Il sovrano è ricoverato nel reparto di rianimazione nel centro cardio-toracico di Montecarlo.

 

 

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