RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 249 - Testo della trasmissione di domenica 5 settembre 2004

 

Sommario

                                    

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’incoraggiamento di Giovanni Paolo II all’Azione cattolica, riunita con il Papa a Loreto per la Beatificazione di tre giovani soci dell’organismo ecclesiale, vissuti nel ‘900. In trecentomila riuniti per la cerimonia nella grande Piana di Montorso. Ieri la veglia e il pellegrinaggio a piedi dei giovani.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

E’ di 400 morti il bilancio dell’orribile strage nella scuola dei Beslan, in Ossezia. Oggi i primi funerali, mentre nel Paese caucasico arrivano gli aiuti internazionali.

 

Aperto, a Milano, l’annuale incontro “Uomini e religioni” della Comunità di Sant’Egidio.

 

Iniziative e visite nelle sinagoghe di tutta Europa per l’odierna Giornata dedicata alla cultura ebraica.

 

A Berna, concluso un incontro promosso dal Movimento politico per l’unità dei Focolari.

 

 Modificata la legge italiana Bossi-Fini sugli immigrati, ma permangono le critiche.

 

A Venezia, riflettori sul film di Mira Nair, regista indiana già vincitrice del Leone d’oro.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oltre 100 nuovi vescovi a Roma per il Seminario di aggiornamento organizzato da Propaganda fide

 

A Buenos Aires, al via domani la 16.ma mostra del libro cattolico, con 8 mila volumi.

 

Si apre oggi in Colombia la “settimana della pace” organizzata dalla Conferenza episcopale colombiana.

 

Significativo successo nella lotta contro l’analfabetismo in India.

 

Ad una religiosa tedesca la medaglia d’oro “Albert Schweitzer.

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, arrestato Al Duri, vicepresidente durante il regime di Saddam Hussein. Ancora esplosioni a Baghdad.

 

Appello del premier israeliano Sharon per la lotta al terrorismo internazionale.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 settembre 2004

 

 

A LORETO, L’ESORTAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II ALL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA,

PERCHE’ DIA TESTIMONIANZA DI COERENZA EVANGELICA NELLA SOCIETA’,

SEMINANDO PACE E FRATERNITA’ IN OGNI AMBIENTE. BEATIFICATI DAL PAPA

TRE GIOVANI DEL NOVECENTO, SOCI DELL’ORGANISMO ECCLESIALE

- Servizio di Fabio Colagrande -

 

“Coraggio, Azione cattolica!”: testimonia il Dio della pace e della fraternità in ogni ambito della vita civile e sociale. Racconta agli uomini e donne del nostro tempo “il fascino di Cristo” e diffondi il Vangelo della speranza. Un grande appello ha percorso questa mattina la grande Piana di Montorso dove – in mezzo a una folla di 300 mila pellegrini, in gran parte giovani e adulti appartenenti all’Azione cattolica italiana – Giovanni Paolo II ha presieduto la solenne Messa con la quale ha elevato agli onori degli altari tre giovani figure dell’Associazione laicale, vissute nel ‘900: gli italiani Alberto Marvelli e Pina Suriano e il catalano Pedro Tarres i Claret.

 

Dopo i giorni di pellegrinaggio e di preparazione a Loreto, l’Azione cattolica italiana e europea si è stretta dunque in festa attorno al Papa, atterrato stamani in elicottero nella Piana di Montorso per compiere il suo 145.mo viaggio apostolico in Italia e sostare per la quinta volta in preghiera davanti alla Madonna nera della Santa Casa lauretana. Dalla cittadina marchigiana, la cronaca dell’avvenimento nelle parole del nostro inviato, Fabio Colagrande.

 

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“La croce accettata per amore genera libertà”. Giovanni Paolo II è tornato stamattina a ribadire che aderire a Cristo è una “scelta esigente” ma anche l’unica via per ottenere “pace e salvezza”. Parole che il Papa ha pronunciato davanti alla Virgo Lauretana per incoraggiare i soci dell’Azione Cattolica, la maggiore organizzazione laicale della Chiesa italiana, nella stagione del suo rinnovamento. Nell’immensa verde valle di Montorso, tra Loreto e Porto Recanati, a pochi chilometri dal mare Adriatico, il Papa ha presieduto la cerimonia di beatificazione di tre iscritti dell’associazione cattolica vissuti nella prima metà del  ‘900 invitando i soci che vivono nel duemila a seguire la loro strada:

“A voi spetta pure di mostrare - in stretta comunione con i Pastori - che il Vangelo è attuale, e che la fede non sottrae il credente alla storia, ma lo immerge più profondamente in essa. Coraggio, Azione cattolica! Il Signore guidi il tuo cammino di rinnovamento!”

L’esortazione del Pontefice, pronunciata durante l’omelia della celebrazione eucaristica, è nata dalla riflessione sull’odierno vangelo di Luca che ribadiva come l’unica via per mettersi alla sequela di Cristo sia quella della croce. Una via stretta ma l’unica – ha ricordato il Papa - che se percorsa con amore, genera libertà:

“Non c’è amore più grande di quello della croce; non c’è libertà più vera di quella dell’amore; non c’è fraternità più piena di quella che nasce dalla croce di Gesù”.

 

E “umili discepoli e testimoni eroici della croce di Cristo” – ha ricordato il Papa - sono i tre Beati da lui stesso proclamati stamane. Pere Tarrés, medico e sacerdote impegnato sulla via della santità nell’Azione Cattolica di Barcellona, il giovane ingegnere Alberto Marvelli, capace di caricarsi della croce dei poveri nella Rimini martoriata dalla Seconda grande guerra, e la siciliana Pina Suriana, che offrì la sua giovane vita a Gesù.

 

In apertura della celebrazione, è stato l’arcivescovo prelato di Loreto, mons. Angelo Comastri, a dare il bentornato a Giovanni Paolo II, nel Santuario mariano italiano da lui più visitato in 26 anni di pontificato. Una consuetudine resa esplicita dalla nascita a Montorso - dopo l’incontro con i giovani europei del 1995 - del centro di spiritualità giovanile che porta il suo stesso nome e che lo ospita durante questa visita.

 

Nel suo saluto il presule, dando un ulteriore ed attuale significato a questa grande giornata di preghiera, ha fatto cenno alla partenza avvenuta stamattina alle 5.00 da Falconara marittima, non lontano da Loreto, di un aereo della Protezione civile carico di medicinali per le vittime della tragedia di Beslan, in Ossezia. E un’intenzione, durante la preghiera dei fedeli, è stata dedicata al popolo russo colpito dall’uccisione di tantissime giovani vite. Anche la presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Paola Bignardi ha ripetuto la condanna della violenza e il desiderio di pace che hanno caratterizzato i cinque giorni del pellegrinaggio nazionale dell’Associazione, soprattutto dopo che la notizia della strage si è abbattuta sui partecipanti.

 

Nel suo saluto al Papa, la Bignardi, ha poi affermato che l’obiettivo di questa “festa del laicato”, che anche attraverso il Forum internazionale ha riunito soci dell’Azione Cattolica da tutto il mondo, sia stato proprio ripartire dalla santità. Una santità ordinaria, maturata nella quotidianità, come quella dei nuovi Beati. E per la stagione del rilancio, l’Azione Cattolica non a caso ha scelto un Santuario mariano:

 

“A Maria siamo venuti ad affidare i germi di novità che nell’azione cattolica stanno crescendo. Le chiediamo di aiutarci a consegnarli a Maria perché li custodisca, li benedica, li faccia crescere”.

 

Al termine della Celebrazione Eucaristica, prima della preghiera dell’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto particolare ai pellegrini provenienti dalle diocesi della Catalogna per assistere alla beatificazione del loro conterraneo Tarrés i Claret. “Il nuovo Beato rappresenta un grande onore per la vostra terra”  ha detto Giovanni Paolo II in lingua catalana. Poi, il Papa ha affidato a tutti i fedeli le tre consegne necessarie affinché il Vangelo possa farsi storia nel mondo di oggi: “contemplazione”, “comunione” - per promuovere la spiritualità dell’unità tra tutte le aggregazioni laicali - e “missione”:

 

“Portate da laici il fermento del Vangelo nelle case e nelle scuole, nei luoghi del lavoro e del tempo libero. Il Vangelo è parola di speranza e di salvezza per il mondo”.

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La notte, “tempo preferito” dai ladri e dagli assassini, venne trasformata da Cristo, luce della vita, in un tempo mistico di vegli e di preghiera per “gli innamorati di Dio”. Con questa profonda e suggestiva immagine, l’arcivescovo prelato di Loreto, Angelo Com’astri, aveva salutato ieri sera i 50 mila giovani di AC radunatisi per partecipare alla veglia e al pellegrinaggio notturno tra la Loreto e la Piana di Montorso. Un momento festoso e di raccoglimento insieme, come ci descrive in questo servizio, Fabio Colagrande:

 

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(acclamazioni di giovani)        

 

L’invito esigente del Papa a restare “fedeli a Cristo e alla sua Chiesa fino all’eroismo della Santità” era risuonato già ieri sera nella piana di Montorso, durante la festa spettacolo che ha riunito sessantamila giovani dell’Azione Cattolica. Mentre il tramonto tingeva di rosa il cielo, tra gli applausi sugli schermi è apparso un video messaggio registrato a Castel Gandolfo, in occasione della consegna a Giovanni Paolo II della “Carta dei giovani cristiani d’Europa”, un documento nato dal recente pellegrinaggio giovanile europeo a Santiago de Compostela.  Nel suo saluto il Papa, rivolgendosi ai giovani che “non si vergognano del Vangelo” e vogliono costruire “il continente della speranza”, ha ricordato che questo itinerario richiede “lo stesso eroismo mostrato dai Santi e dalle Sante d’Europa nei secoli scorsi”. “La loro testimonianza sia di stimolo per ciascuno di voi”, ha concluso.

 

Subito prima, la festa si era snodata tra le canzoni di Alex Britti e una splendida Ave Maria interpretata da Antonella Ruggiero, i racconti di speranza che arrivavano da paesi in guerra come l’Iraq e il Sudan, e la festa per gli atleti azzurri vittoriosi ad Atene. Poi, nel buio rischiarato da migliaia di fiammelle, la processione pellegrinaggio verso la Santa Casa e la veglia in preparazione dell’arrivo del Papa, secondo una tradizione fissata dalle Giornate mondiali della Gioventù, che ha fatto ricordare a molti l’intensa atmosfera di Tor Vergata 2000. Insomma, i giovani di Loreto 2004 guardano già verso Colonia, perché sanno bene cosa aspettarsi dall’incontro con il Papa:

 

R. – Nuovi stimoli per continuare a dare il meglio nella vita e nelle attività che facciamo.

 

D. – Secondo voi, di giovani disposti a passare una giornata del genere ce ne sono tanti?

 

R. – Ce ne sono tanti e penso che già guardare questa folla lo dimostri, lo confermi. Penso che noi giovani abbiamo il compito di diffondere la pace, di credere in queste cose. Se ci crediamo, le possiamo trasmettere a tutti.

 

D. – Forse in televisione, sui giornali, appare un’altra immagine dei giovani...

 

R. – No. In realtà i giovani sono questo. Forse talvolta vengono travisati. Ma i giovani sentono queste cose.

 

D.- Quale ruolo ha l’Azione Cattolica in parrocchia, come vi aiuta?

 

R. – Ci unisce, ci fa stare insieme, ci fa crescere, ci insegna i valori della vita.

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Mentre vi parliamo, Giovanni Paolo II sta soggiornando per il pranzo presso il Centro giovanile di Loreto che porta il suo nome. Nel pomeriggio, verso le 17, è prevista la partenza del Pontefice in elicottero e il suo rientro a Castel Gandolfo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 settembre 2004

 

 

L’OSCURA IPOTESI DELLA CREAZIONE DI UNA REPUBBLICA INDIPENDENTE MUSULMANA, DIETRO L’ORRENDA STRAGE NELLA SCUOLA DI BESLAN, IN OSSEZIA.

L’ANALISI DI UN ESPERTO, MENTRE CENTINAIA DI FAMIGLIE DISTRUTTE

PIANGONO E VITTIME DELL’AZIONE TERRORISTICA

 

E’ di 394 morti, di cui 156 bambini, e di almeno 191 dispersi l’ultimo tragico bilancio delle vittime della strage di Beslan, nella Repubblica dell’Ossezia del nord. Oggi si sono svolti i primi funerali e sono previste cerimonie speciali in tutte le chiese ortodosse del Paese. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha proclamato, per lunedì e martedì prossimi, due giornate di lutto nazionale. Ed in seguito al dramma che ha colpito l’Ossezia, il ministro dell’Interno del Paese caucasico, Kazbek Dzantiev, ha presentato le proprie dimissioni. Nella vicenda del sequestro avvenuto nella scuola dell’Ossezia, è stato più volte sottolineato come abbia prevalso l’integralismo islamico sul nazionalismo ceceno. Ascoltiamo in proposito l’intervista di Fausta Speranza con Vittorio Strada, storico di questioni russe e autore del recente volume “Autoritratto autocritico. Archeologia della rivoluzione di ottobre”:

 

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R. - Diciamo che dieci anni fa circa, o forse anche 13 anni fa, il secessionismo ceceno e la rivendicazione di autonomia, di indipendenza - e poi, a poco a poco, quel suo carattere iniziale, che era esclusivamente nazionalistico, diciamo secessionistico, indipendentistico - si è andato contaminando con questo elemento islamistico radicale, per una scissione interna del gruppo dirigente. Si ricordi che, nel periodo che va tra la prima e la seconda guerra cecena - cioè dopo il ’56, quando il primo conflitto finì come sappiamo tutti - dentro il gruppo dirigente ceceno ci fu una vera e propria scissione o, addirittura, una tensione, una lotta, direi, tra chi come Maskhadov voleva costruire uno Stato laico ceceno indipendente, naturalmente autonomo e sovrano, e chi, come Basaiev e altri come lui - ma lui è l’uomo più rappresentativo - già voleva, invece, una Repubblica islamica cecena, ma come nucleo di una Repubblica islamica del Nord del Caucaso.

 

D. – Di fronte a tutto ciò, la comunità internazionale ha relegato la questione cecena ad un affare interno di Putin. A suo avviso, dopo questa strage, dovrà invece assumere un peso maggiore e comunque diverso?

 

R. – Certamente questo mostruoso avvenimento costituisce non solo una svolta, ma colpisce l’opinione pubblica a livello emotivo – sono stati coinvolti centinaia di bambini nel loro primo giorno di scuola, in una tragedia che ha avuto modalità efferate e senza precedenti. Certamente, negli atti terroristici, come negli atti di guerra, vengono coinvolti involontariamente anche i bambini, ma qui è stato un atto deliberato rivolto esclusivamente freddamente e in modo premeditato contro una scuola: un atto che proietta senz’altro un’ombra buia e tenebrosa anche sul terrorismo ceceno islamico, ormai radicato e fondamentalista. Io lo paragono un po’ all’11 settembre - tenendo evidentemente conto delle differenze, che sono fin troppo chiare - proprio come un fatto simbolico di svolta: i grattacieli sbriciolati e questi innocenti tenuti prigionieri in quel modo barbaro, feroce e poi presi - quando cercavano di scappare - e fucilati, mitragliati alle spalle. Ecco, tutto ciò che avverrà dopo questo avvenimento così universalmente orrendo - che avrà ripercussioni nell’opinione pubblica mondiale - sarà proprio che la questione non verrà più considerata solo cecena. I giornali russi parlano del progetto che, secondo alcuni,  stava alla base di questa azione terroristica e delle altre: ovvero, la costituzione di una Repubblica islamica non più soltanto caucasica, ma che oltre al Caucaso dovrebbe – i giornali danno la cartina – o avrebbe dovuto comprendere tutta la Russia meridionale, cioè tutte le regioni musulmane, con una popolazione a prevalenza islamica. Se ciò fosse realmente presente in questi folli progetti - ma i progetti folli possono comportare anche follie e massacri, come sappiamo tutti - questo, allora, getterebbe una luce nuova sulla situazione nell’area. E, comunque, anche se questa fosse un’ipotesi che poi non si conferma, allora è difficile trovare una documentazione e resta il fatto che ormai la cosa è cresciuta e va al di là della Cecenia, anche se la povera Cecenia ne è stata la prima vittima.

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APRE OGGI A MILANO L’INCONTRO 2004 “UOMINI E RELIGIONI”,

PROMOSSO DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO: RELIGIONI ALLO SPECCHIO,

PER SCOPRIRE NEL DIALOGO LA STRADA CHE PORTA A UN NUOVO UMANESIMO

- Intervista Servizio di Francesca Sabatinelli -

 

Con una solenne celebrazione eucaristica, si è aperto stamattina a Milano l’incontro internazionale “Uomini e religioni”, promosso ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio. Giunto alla sua 18.ma edizione, per il 2004 il tema sarà: “Religioni e culture: il coraggio di un nuovo Umanesimo”. Trentasei i forum nei quali si discuterà su come affrontare, attraverso il dialogo tra le culture e le religioni, i gravissimi problemi di oggi: dall’Iraq, alla Palestina, all’Irlanda del Nord, all’Aids in Africa. Da Milano, il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Un’accorata preghiera per i bambini e tutti coloro che hanno trovato la morte nell’inutile, vile e spietata strage di Beslan. L’orrore di quanto accaduto in Ossezia è risuonato nelle parole dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi che questa mattina nel Duomo della città ha celebrato la messa, alla presenza dei rappresentanti delle chiese cristiane, che precede l’apertura ufficiale nel pomeriggio dei lavori di questo 18.mo incontro uomini e religioni.

 

In un mondo che presenta nuove forme di schiavitù, prodotte dalla miseria e dalla guerra, dall’ingiustizia sociale e dai soprusi dei potenti, dai miti del successo e della manipolazione del consenso, è necessario - chiede il cardinale Tettamanzi - invocare il dono della pace per ricercare concrete soluzioni a queste piaghe e per rinnovare il nostro impegno contro la logica della violenza e dell’egemonia, dell’individualismo e del profitto che minacciano o cancellano le espressioni della vera libertà e democrazia. Di qui l’appello a tutti ad invocare quella pace che seppur apparentemente lontana potrà diventare realtà. Quanto avvenuto con la schiavitù potrebbe avvenire anche con la guerra, non più il ricorso a conflitti bellici per risolvere i problemi e le tensioni internazionali. E’ questa la speranza cristiana, conclude l’arcivescovo, che ci muove nella storia e ci riunisce a Milano in questi giorni di incontro ecumenico e interreligioso.

 

Un incontro che anche quest’anno indica dunque la forte volontà di affrontare con il dialogo tra le culture e le religioni gli enormi problemi di oggi. Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.

 

R. - Il mondo sembra dominato dalla paura, perché minoranze terroristiche sembrano dire che non c’è alternativa allo scontro tra le civiltà. Invece, il dialogo, a Milano, dentro lo spirito di Assisi, torna al centro come unica via per immaginare un presente, un futuro in cui tornare a convivere, ad abitare, a vivere insieme. Quindi, il coraggio ed il dialogo come il contrario della svendita delle identità: un punto di partenza in cui, finalmente, le religioni tornano con solennità a desolidarizzare se stesse, in maniera radicale, dalla guerra, dalla violenza, dal terrorismo, offrendo qualche speranza al mondo.

 

D. – Avete sempre ribadito come il dialogo fosse l’unica strada possibile. Purtroppo, quello che accade in un anno, da una edizione all’altra di “Uomini e religioni”, dimostra che, fuori, il dialogo non viene affatto preso in considerazione. Non c’è quasi un senso di impotenza o di fallimento, addirittura?

 

R. – Io direi che la prospettiva va ribaltata: cosa sarebbe il mondo senza dialogo? Sarebbe un mondo solo di muri, di gente spaventata, di nemici l’uno contro l’altro. E’ una prospettiva ridicola, suicida e impossibile. Al contrario, il dialogo oggi ha solo bisogno di ritrovare cittadinanza culturale sia nel cuore degli uomini che delle donne, perché il dialogo è la nostra vita quotidiana. Dobbiamo inventarci il modo di convivere e di abitare insieme.

 

D. – Ci saranno delle novità particolari in questa edizione di “Uomini e religioni”? E perché la scelta di Milano?

 

R. - Non solo è una grande capitale del cattolicesimo italiano ed europeo, ma anche una grande città europea e allora, da qui, ci interroghiamo anche su come globalizzare la solidarietà, sulla responsabilità dell’economia di inventare un modo di ridurre il gap tra Nord e Sud del mondo e le ingiustizie del mondo. La grande novità di quest’anno è il coraggio delle religioni di discutere anche di se stesse, non solo autocritica delle religioni, ma anche religioni e fondamentalismo, religioni e terrorismo, religioni e violenza. E’ qualcosa che non è stato finora fatto con il coraggio che ci auguriamo caratterizzi queste giornate.

 

Da Milano, Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana.

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SINAGOGHE APERTE E MESSAGGI DI SPERANZA

PER L’ODIERNA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA

- Intervista con Amos Luzzatto -

 

Si celebra oggi in 25 nazioni e in 45 città e paesi italiani la quinta edizione della Giornata europea della cultura ebraica. La manifestazione, promossa in Italia dall’Unione Europea e dalle comunità ebraiche, intende promuovere i valori della conoscenza e del dialogo attraverso varie iniziative, tra le quali l’apertura ai luoghi sacri della cultura ebraica. Su questo avvenimento, incentrato sul tema “Ebraismo ed educazione”, ascoltiamo il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, al microfono di Amedeo Lomonaco:

 

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R. - La Giornata europea della cultura ebraica è l’occasione nella quale le comunità presentano programmi culturali e propongono concerti, recite, mostre ed esibizioni. La Giornata è anche l’occasione, per i non ebrei, di vedere oggetti e libri del patrimonio ebraico e di poter essere accompagnati a visitare le sinagoghe.

 

D. - Per la prima volta la manifestazione coinvolge anche molti Paesi dell’Europa dell’Est. E’ questa, dunque, un’occasione in più per promuovere proprio la conoscenza della cultura ebraica ed il dialogo, sia all’interno della comunità ma anche all’esterno…

 

R. – Certamente, ma con un’aggiunta malinconica e triste. Nell’Europa dell’est ci sono soltanto le tracce di quella che è stata un’enorme cultura. In questi Paesi, infatti, è grande il rimpianto per una produzione culturale che ormai è stata irrimediabilmente sradicata.

 

D. – Il mondo continua ad essere scosso da drammatici eventi. Quale risposta dare a questa barbarie?

 

R. – Conoscerci, non considerare chi è di un’altra lingua, di un’altra cultura o di un’altra religione come un potenziale nemico da cui doversi guardare. Se riuscissimo a portare i rapporti umani in questa direzione, credo che avremmo già dato un grosso contributo per prevenire tragedie come quelle che sono maturate in questi giorni.

 

D. – Nonostante le tragiche sofferenze patite dal popolo ebraico, anche oggi qualcuno continua a dire, come sosteneva Hitler, che gli ebrei sono una potenza mondiale...

 

R. – Gli ebrei non sono una potenza e molti sono anziani, molti altri hanno bisogno di aiuti internazionali e non credo proprio che possano passare il loro tempo a decidere come impadronirsi delle leve del potere internazionale. La memoria umana è corta e anche se si racconta ripetutamente quello che è accaduto, oggi si ascolta e domani si dimentica o, qualche volta, si vuol dimenticare.

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LA NECESSITA’ DELLA FRATERNITA’ NELLA POLITICA, DI FRONTE AL TERRORISMO E ALLA CRISI CHE ATTRAVERSA LA SVIZZERA: AL PALAZZO DEI CONGRESSI DI BERNA, CONVEGNO NAZIONALE PROMOSSO DAL MOVIMENTO POLITICO

DELL’UNITÀ DEI FOCOLARI

- Servizio di Carla Cotignoli -

 

“La fraternità in politica: utopia è necessità?” Un interrogativo posto ieri mattina nella capitale Svizzera, Berna, in un Convegno tenutosi al Palazzo dei congressi, davanti a  politici impegnati a livello nazionale, cantonale e cittadino e alla presenza anche numerosi giovani. L’iniziativa è stata promossa da politici elvetici e da esponenti del Parlamento dei giovani del Vallese, aderenti al Movimento politico dell’unità, emanazione dei Focolari. Sullo sfondo della tragica sequenza del terrorismo in Ossezia, e della profonda crisi politica che attraversa la Svizzera, è emersa con forza la necessità, l’urgenza di assumere la fraternità tra le categorie politiche fondamentali. “Questa la chiave – ha detto Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari – per rimettere in cammino la storia dei nostri Paesi e quella dell’umanità”. Da Berna, il servizio di Carla Cotignoli:

 

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Fraternità in politica: non potrebbe essere più attuale di fronte al terrore, alle morti, alla violenza. Lo afferma il cancelliere della Confederazione elvetica, la signora Annemarie Huber Holz. Fraternità più che mai necessaria anche per la vita stessa della Svizzera, un Paese definito dalla consigliera nazionale, Chiara Simoneschi, un po’ “speciale”: non nasce da una comune storia, cultura, lingua, ma dalla volontà di stare insieme. Ed ora sta attraversando una profonda crisi. Di fronte alle sfide della costruzione europea, dei nuovi equilibri geopolitici mondiali, del fenomeno delle migrazioni, della lunga stagnazione economica, crescono timori e incertezze, divisioni e contrapposizioni. Di qui il perché dell’invito a Chiara Lubich. La fondatrice dei Focolari ha aperto, nel suo intervento, un orizzonte di grande respiro. Vivo in lei il dramma del terrorismo:

 

“Perché si allenti e taccia, non è certo una risposta la guerra. Occorre andare alle cause degli squilibri economici e sociali che generano risentimento, ostilità, vendetta. Occorre cercare le vie del dialogo. Urge una politica di solidarietà, sostanziata di fraternità”.

 

Fraternità che ha definito “non solo un valore, un metodo, ma il paradigma globale di sviluppo politico”. Fraternità possibile solo se non dimentica la dimensione spirituale, i valori profondi ispirati dall’amore. Quell’amore – ha osservato - che è fonte di luce, che fa vedere la possibilità di grandi risultati e che sostituisce quel timore schiacciante che spesso percorre il mondo politico. Luce che fa vedere in ogni opzione politica la risposta ad un bisogno sociale e che quindi pratica l’apparente paradosso di amare il partito altrui come il proprio, perché il bene del Paese ha bisogno dell’opera di tutti. E’ seguita una carrellata di voci di politici elvetici e italiani che hanno testimoniato che non solo la fratellanza in politica è necessaria, ma è possibile.

 

Da Berna, Carla Cotignoli, per la Radio Vaticana.

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LA LAGGE BOSSI-FINI SUGLI IMMIGRATI APPLICATA DAI GIUDICI DI PACE:

AUMENTA LA POSSIBILITA’ DI VALUTARE I SINGOLI CASI, MA RESTANO LE CRITICHE

SULL’IMPIANTO GENERALE DEL PROVVEDIMENTO

- Intervista con padre Francesco De Luccia -

 

         In Italia, sarà il giudice di pace non più il giudice monocratico a convalidare o meno il provvedimento di espulsione disposto nei confronti dei clandestini. E’ quanto stabilisce l’art.1 del Decreto correttivo della Legge Bossi-Fini, approvato venerdì sera dal Consiglio dei ministri. Critica la posizione dell’Associazione nazionale magistrati, che ha parlato di “uno sconvolgimento radicale del reparto di competenza tra magistratura ordinaria e magistratura onoraria”. Su quanto stabilito dal Consiglio dei ministri, ascoltiamo padre Francesco De Luccia, presidente dell’Associazione “Centro Astalli”, intervistato da Adriana Masotti:

 

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R. – Questo provvedimento, intanto modifica la legge Bossi-Fini alla luce della decisione della Consulta, che stabilisce che ogni espulsione deve essere prima dibattuta. In precedenza, la Bossi-Fini evitava questo: c’era l’immediato inserimento dell’immigrato nei centri di permanenza temporanea e per lui l’espulsione aveva luogo senza alcuna possibilità di difesa. Da questo punto di vista, è sicuramente un miglioramento. Probabilmente, il fatto che sia il giudice di pace a gestire i casi significa che c’è una possibilità di dirimerli in tempi più rapidi rispetto al giudice monocratico, e quindi al Tribunale ordinario civile. Bisognerà vedere se i giudici di pace hanno la formazione e le informazioni necessarie per decidere adeguatamente in merito.

 

D. – L’articolo 2 della legge che riguarda i centri di accoglienza è stato stralciato in attesa di una riflessione più approfondita…

 

R.-   Questa è una cosa che noi non condividiamo assolutamente: l’idea di costruire dei centri di accoglienza nei Paesi del nord Africa è una cosa ridicola, perché questo non impedirà alle persone di raggiungere l’Italia. E comunque, bisognerebbe prenderle e riportarle nel nord Africa per vagliare lì la loro domanda di asilo. Una cosa del genere mi sembra davvero irrealizzabile e comunque non dignitosa.

 

D. – Il Consiglio dei ministri ha anche varato i regolamenti attuativi della legge e, secondo il ministro della Giustizia Castelli, la cosa positiva è stata di aver confermato ciò che la legge prevede. Questo forse va un po’ a limitare le aspettative di una revisione più approfondita…

 

R. – La legge Bossi-Fini è una legge nata chiaramente contro gli immigrati. E’ quindi una legge che non vede assolutamente il nostro appoggio e riteniamo sia assolutamente contraria a quello che è l’atteggiamento della Chiesa, l’atteggiamento delle comunità cristiane nei confronti degli immigrati. Poi, ci auguriamo che nel futuro lo Stato italiano si doti di strumenti più adeguati, più rispondenti alla tradizione di civiltà e di diritto del Paese.

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“VANITY FAIR” DELLA REGISTA INDIANA MIRA NAIR,

PRESENTATO OGGI ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

 

Continuano a Venezia, le proiezioni dei film in concorso alla 61.ma Mostra del cinema. Oggi, riflettori puntati sull’opera di una regista indiana, Mira Nair, già vincitrice del Leone d’Oro. I particolari nel servizio di Luca Pellegrini:

 

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Che sia famoso il detto, o almeno ciò che rappresenta nell’immaginario, lo dimostra il fatto che uno dei periodici mondiali più conosciuti e letti, si chiama proprio come il nuovo film di Mira Nair (Leone d’Oro nel 2001 con Monsoon Wedding): eccoci dunque nella “Vanity Fair”, la fiera delle vanità, quella appassionante rincorsa alla quale nessun controllo antidoping può dare regole e tanto meno sospendere, quell’eccitazione irrefrenabile che nessuno lascia immuni. Il traguardo? L’accettazione nel ventre grasso e potente della buona società, in quelle sfere ove, vanitas vanitatum, tutto si può, tutto si decide e tutto anche si perde, da un giorno all’altro.

 

William Makepeace Thackeray aveva visto giusto scrivendo, nel 1848, il suo romanzo, punteggiato di satira, ambientando soltanto qualche decennio prima l’arrampicata divertente e dolorosa, imprevedibile e coraggiosa di Becky nella Londra capitale dell’impero e della democrazia, alle prese col lusso e Napoleone, l’India e i militari. Ed ecco un film sontuoso e appassionante che la regista indiana, con la sua classe ed il suo delicato, personalissimo tocco femminile, conduce con grazia, seguendo davvero ciò che si nasconde dietro lo sguardo furbesco e sibillino della brava Reese Witherspoon, nel ruolo della protagonista. Alcuni dialoghi sono straordinari, la ricchezza di scene e costumi appariscente, gli interpreti tutti di sicura professione.

 

Seguendo le mode, dettate principalmente dal Festival di Cannes, arriva poi in concorso un’altrettanto sontuosa operazione giapponese, ma si tratta questa volta di un coloratissimo e rigoglioso film di animazione del premio Oscar Hayao Miyazaki, “Il castello errante di Howl”, dove, ancora una volta, il cosiddetto cartone animato - ma in un format che vorrebbe più interessare gli adulti che i bimbi - mette in scena con fantasia l’eterno contrasto tra il bene e il male, con maghi, incantesimi, fuochi parlanti e macchine da guerra. Riusciranno i giurati veneziani a cogliere, al di là delle immagini, anche il significato profondo che ogni fiaba riesce sempre gelosamente a racchiudere?

 

Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana

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CHIESA E SOCIETA’

5 settembre 2004

 

 

OLTRE CENTO vescovi di recente consacrazione riuniti da oggi a roma

per l’annuale seminario di aggiornamento organizzato dalla congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

Provengono dai paesi di missione di africa, asia, america e oceania

 

ROMA. = Il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, apre oggi a Roma, presso il collegio di San Paolo Apostolo, il seminario di aggiornamento per i vescovi di recente consacrazione, illustrando origine, sviluppo e competenze del dicastero vaticano e soffermandosi a descrivere l’attività missionaria della Chiesa. A seguire l’intervento di mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione, dedicato alle Università e Collegi dipendenti dalla Congregazione, e quello di p. Fernando Galbiati, segretario generale della Pontificia Unione Missionaria e della Pontificia Opera per la Propagazione della fede, incentrato sulle strutture e le competenze delle Pontificie opere missionarie. Alla luce della Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis, il seminario analizzerà con particolare attenzione i tre compiti propri del Vescovo di “insegnare, santificare e governare”, in riferimento alle particolari situazioni dei territori di missione. Interverranno numerosi cardinali e arcivescovi della Curia romana. Domenica 12 settembre, i partecipanti si recheranno in pellegrinaggio ad Assisi e giovedì 16 settembre è in programma l’udienza del Santo Padre presso la residenza di Castelgandolfo. I lavori si concluderanno sabato 18 settembre con una solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro. Al seminario partecipano 80 vescovi africani, 14 vescovi asiatici, 23 americani e uno dell’Oceania. Le nazioni più rappresentate sono il Madagascar e la Repubblica democratica del Congo per l’Africa, il Vietnam per l’Asia e la Colombia per l’America. (I.I.)

 

 

La conferenza episcopale colombiana,

in collaborazione con il segretariato di pastorale sociale,

ha organizzato una “settimana della pace”. NumerosE LE INIZIATIVE,

tra cui una conferenza su “situazione umanitaria e conflitto colombiano”.

 

BOGOTÀ. = “Con la giustizia sociale, la pace è possibile”: questo il tema della “Settimana per la pace” che si apre oggi in Colombia. L’obiettivo dell’iniziativa, promossa dall’episcopato locale, è di offrire un’occasione di sensibilizzazione, formazione e mobilitazione cittadina tesa ad accrescere e rafforzare l'impegno della società civile per la costruzione della pace e della riconciliazione attraverso la giustizia sociale. Nel corso della Settimana, è previsto lo svolgimento di una Conferenza regionale umanitaria sul tema “Situazione umanitaria e conflitto colombiano”. L’incontro, che si terrà dal 7 al 9 settembre a Cali, è organizzato dal “Programma andino Democrazia e Diritti Umani”, in collaborazione con un significativo numero di organizzazioni nazionali e internazionali impegnate nella difesa dei diritti umani e della pace, con il patrocinio dell’Unione Europa e con il sostegno della Conferenza episcopale colombiana, tramite il Segretariato nazionale di Pastorale Sociale. All’evento parteciperanno esponenti di Organizzazioni non governative, parlamentari, sindaci, rappresentanti dei governi locali e di organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite. Saranno presenti anche osservatori di diversi Paesi. La conferenza si propone di elaborare una proposta di “Dichiarazione umanitaria andina” e di delineare un'agenda umanitaria regionale identificando i principali problemi, le alternative e le proposte giuridiche e politiche volte ad una soluzione non violenta del conflitto armato colombiano. (I.I)

 

 

SI APRE DOMANI A BUENOS AIRES LA SEDICESIMA ESPOSIZIONE DEL LIBRO CATTOLICO. OTTOMILA I VOLUMI IN MOSTRA PER QUESTA EDIZIONE

DEDICATA AL TEMA “IL BUON LIBRO, SORGENTE DI SALVEZZA”

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

BUENOS AIRES. = Sarà l’arcivescovo de La Plata, mons. Héctor Rubén Aguer, ad aprire domani presso la “Casa de la Educación” di Buenos Aires, l’Esposizione del libro cattolico. Per due settimane si susseguiranno tavole rotonde e incontri con gli autori. 44 le sezioni che articoleranno l’esposizione: si va dalla patristica alla mariologia, dalla omiletica alla spiritualità, dalla dottrina sociale alla bioetica, dalla filosofia alla teologia. Ampio spazio anche ai libri per l’infanzia e per la famiglia, senza dimenticare i documenti del Magistero e i volumi di storia della Chiesa. Significative inoltre le sezioni dedicate all’editoria multimediale, con video e cd-rom. L’esposizione del libro cattolico è stata lanciata nel 1976 da un gruppo di laici dell’Azione Cattolica argentina, che decisero di mettere in pratica l’impegno dell’apostolato della buona stampa, realizzando una piccola mostra di libri in una parrocchia. Per 26 anni l’esposizione è stata ospitata in scuole, istituti, centri estivi, prima di trovare la sua attuale sede definitiva nella Casa de la Educacion. L’organizzazione della mostra coinvolge numerose associazioni, movimenti ecclesiali, istituzioni formative, fondazioni e un gran numero di laici. Anche molti vescovi della Chiesa argentina offrono il loro sostegno all’iniziativa. Come patrona dell’esposizione gli organizzatori hanno scelto la “Vergine del Libro” del Botticelli. La chiusura dei lavori, domenica 19 settembre, sarà affidata all’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, che presiederà la celebrazione eucaristica finale.

 

 

IN INDIA SI REGISTRA UN SIGNIFICATIVO SUCCESSO NELLA LOTTA ALL’ANALFABETISMO: SECONDO UN RECENTE RAPPORTO DEL MINISTERO

PER LO SVILUPPO UMANO, In dieci anni il tasso di alfabetizzazione

è passato dal 52 al 65%

 

New delhi. = Due terzi della popolazione indiana sarebbero ormai in grado di leggere e scrivere. E’ quanto afferma il recente rapporto del Ministero per lo Sviluppo umano in cui si precisa che, tra il 1991 e il 2001, la percentuale delle persone in grado di leggere e scrivere è passata da una media del 52% al 65%. Lo Stato della Federazione indiana con il maggior tasso di scolarizzazione è il Kerala (91%) mentre all’ultimo posto rimane il Bihar (47%), uno dei territori più poveri dell’India. Gli ultimi dati registrano, inoltre, un tasso di crescita più alto nelle aree rurali rispetto a quelle urbane. Incoraggianti i riscontri sul progresso di alfabetizzazione femminile, aumentata quasi del 15%: una crescita che ha comportato anche la riduzione, ma non la scomparsa, dello squilibrio educativo tra uomini e donne. Il Ministero spera di far salire al 75% il tasso medio di alfabetizzazione entro il 2007, investendo in particolare sulla fascia di età tra i 15 e i 35 anni. Nello scorso anno, altri 108 milioni di indiani hanno imparato a scrivere e a leggere grazie alla scuola e a programmi di istruzione per adulti. Ma non mancano i timori per l’analfabetismo di ritorno. Per questo motivo, si punta anche ad elaborare particolari programmi volti ad un’istruzione continua della popolazione. (I.I.)

 

 

AD una religiosa tedesca la medaglia d’oro “Albert Schweitzer”,

 ASSEGNATA DALLA Fondazione von Goethe di Basilea,

 per il suo impegno a favore dei lebbrosi in Pakistan

 

gunsbach. = Si svolge oggi a Gunsbach, in Alsazia (Francia) la cerimonia di consegna del Premio e della Medaglia d'oro "Albert Schweitzer", assegnati annualmente dalla Fondazione Johann Wolfgang von Goethe di Basilea a una persona  o istituzione europea che si siano distinte per la dedizione esemplare e disinteressata a un'opera ispirata al messaggio umanitario del dottor Schweitzer, medico e missionario, premio Nobel per la pace, morto in Africa nel 1965. La Medaglia d'oro è stata assegnata a Ruth Pfau, religiosa tedesca di professione medico, impegnata fin dal 1960 tra i lebbrosi del Pakistan. Con lei, viene premiato anche il francese Michel Frieh, direttore dell'Associazione "Libre" dedicata all'integrazione delle persone con disabilità. A ricevere il "Premio" sono anche l'Associazione polacca "Kana", che organizza in Slesia e a Tarnów corsi di informatica e lingue straniere per aiutare i giovani a vincere la disoccupazione, e il gesuita austriaco padre Georg  Sporschill, fondatore dell'associazione "Concordia" per i bambini di strada della Romania. Grazie all’associazione fondata da padre Sporschill, a Bucarest e a Ploesti, oltre 400 giovani tra i 2 e i 25 anni, insieme con 170 educatori e pedagoghi, sono alloggiati in 33 case e comunità per essere curati, istruiti ed aiutati a diventare autonomi e a guarire dalla "ferite" del passato. Un ulteriore premio di incoraggiamento è stato infine attribuito alla francese Hélène Juillard, per il suo aiuto umanitario ai bambini dell'Asia, e all'Associazione francese “Les enfants du soleil”, per il progetto di solidarietà avviato con la popolazione del Guatemala. (I.I.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 settembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lo Monaco-

 

In Iraq, dove continua la drammatica alternanza di violenze e sequestri, si deve registrare un nuovo, importante arresto. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

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Il viceministro per gli Affari di governo iracheno, Wael Abdul Latif, ha dichiarato che forze americane e unità della Guardia nazionale hanno arrestato Ezzat Ibrahim al Duri, vicepresidente durante il regime di Saddam Hussein. Sul terreno, intanto, una nuova esplosione ha colpito questa mattina il centro di Baghdad, ma su questo ennesimo attacco, per il momento, non si hanno ulteriori informazioni. Tre iracheni sono rimasti uccisi, inoltre, nel corso di nuovi scontri tra forze americane e guerriglieri a Mossul, teatro nelle ultime ore di furiosi combattimenti che avevano già provocato la morte di almeno 13 persone. Nei pressi di Kirkuk, dove è salito a 25 morti il bilancio dell’attacco condotto ieri da un kamikaze contro una scuola di polizia, è stato ritrovato il corpo di un egiziano sequestrato lo scorso 27 agosto.

 

Sul fronte ostaggi, un gruppo di guerriglieri islamici ha rapito un camionista turco e la società del Kuwait per la quale lavorava l’uomo ha cessato le proprie attività in Iraq per ottenere la sua liberazione. E sulla vicenda di Chesnot e Malbrunot, i due giornalisti di Radio France e del quotidiano Le Figaro, rapiti dal sedicente “Esercito islamico”, il ministro degli Esteri francese, Michel Barnier, ha chiesto discrezione e pazienza.  “In base alle informazioni che abbiamo raccolto – ha detto il ministro, rientrato in patria da Amman per incontrare il presidente Jacques Chirac – i due reporter sono in buone condizioni di salute e sono trattati bene”. Un iman salafita iracheno, esponente dell’ala più radicale del clero islamico, ha emesso infine una fatwa - un editto religioso - in cui ordina la liberazione immediata dei giornalisti francesi rapiti in Iraq.

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“E’ ora che il mondo libero si unisca per combattere la terribile piaga del terrorismo”. E’ questo l’appello lanciato stamani dal premier israeliano, Ariel Sharon, all’apertura del domenicale vertice di governo. Domani è previsto, a Gerusalemme, l’incontro tra il premier dello Stato ebraico ed il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, incentrato sulla lotta al terrorismo. 

 

L’Iran inizierà l’estrazione dell’uranio nella sua centrale desertica entro due anni. Lo ha confermato all’Associated Press un funzionario di Teheran, secondo il quale le intenzioni del Paese resteranno comunque pacifiche. La precisazione intende essere anche una risposta indiretta agli Stati Uniti, che accusano l’Iran di volere riavviare il processo di arricchimento dell’uranio per costruire armi nucleari.

 

Sono iniziati questa mattina a Nuova Delhi i colloqui bilaterali incentrati sulla complessa questione del Kashmir, tra il ministro degli Esteri indiano Natwar Singh ed il suo omologo pakistano Kursheed Kasuri. Durante la riunione, è prevista la presentazione di un piano con una serie di proposte per rompere l’impasse sulla regione di confine, contesa da Nuova Delhi e Islamabad, migliorare le relazioni economiche tra i due Paesi e combattere il terrorismo.

 

Un terremoto di 6,8 gradi della scala Richter ha colpito la costa occidentale del Giappone. Lo hanno riferito le autorità di Tokyo, precisando che la scossa ha interessato la regione di Kinki, facendo scattare l’allarme Tsunami per le prefetture di Mie e Wakayama.

 

Dopo aver devastato le Bahamas, facendo almeno due morti, l’uragano Frances ha iniziato oggi il suo lento cammino distruttivo in Florida, nel sud est degli Stati Uniti. I venti, che soffiano fino a 165 chilometri orari, hanno abbattuto centinaia di alberi, mentre milioni di persone sono senza elettricità. Il presidente americano, George Bush, ha dichiarato lo stato di calamità naturale.

 

L’aeroporto internazionale di Los Angeles, teatro di due distinti incidenti, è stato chiuso ieri per almeno 4 ore. Il primo episodio si è verificato quando un passeggero è sfuggito ai controlli di sicurezza. Poco dopo, un’esplosione provocata dalle batterie difettose di una torcia elettrica, che ha causato il ferimento di almeno sette persone, ha portato alla decisione di chiudere lo scalo. In entrambi i casi, è stata esclusa la pista terroristica e nella serata di ieri il traffico aereo è ripreso regolarmente.

 

 

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