RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 247 - Testo della trasmissione di venerdì 3 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Essere al centro della società e delle sue vicende come laici testimoni del Vangelo. A Loreto, ribadito l’impegno dell’Azione Cattolica in attesa della visita del Papa

 

Testimoni esemplari per la gioventù: Pedro Tarres y Claret e Pina Suriano, esponenti dell’Azione Cattolica, saranno beatificati domenica prossima a Loreto

 

La figura di Alberto Marvelli, l’altro futuro Beato, ricordato ai nostri microfoni dal postulatore della causa di beatificazione: padre Antonio Marrazzo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO

In Ossezia, il blitz delle Forze speciali russe pone fino al sequestro dei terroristi ceceni. Primo bilancio: uno dozzina i morti, tra cui 5 bambini, e centinaia di ricoverati. Alcuni degli terroristi in fuga

 

“Un mondo più sicuro, un’America più forte”: con questo impegno, George W. Bush ha chiuso a New York la Convention repubblicana, chiedendo un rinnovo del mandato presidenziale: con noi il prof. Giuseppe Mammarella

 

Alla mostra del Cinema di Venezia, l’introspezione europea si intreccia con l’action movie Usa.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il mistero dell’Eucaristia e le questioni dell’intercelebrazione al centro dei lavori dell’Assemblea ordinaria dei vescovi svizzeri, conclusasi a Berna

 

Nello Sri Lanka, il governo stanzia 50 mila dollari per il restauro di cinque chiese danneggiate durante la guerra civile

 

Sei milioni di keniani hanno urgente bisogno di cibo: appello della Caritas Internationalis per combattere la fame in otto diocesi del Kenya

 

Negli ultimi due anni, un milione di profughi afghani ha fatto ritorno in patria dall’Iran

 

Nuovo appello della FAO per l’emergenza locuste in Africa occidentale

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq proseguono le trattative per la liberazione dei due giornalisti francesi, sequestrati dal sedicente ‘Esercito islamico’

 

Il Libano respinge la risoluzione adottata ieri dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla sovranità del Paese

 

In fase di stallo i colloqui di pace per la regione sudanese del Darfur.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

3 settembre 2004

 

 

ESSERE AL CENTRO DELLA SOCIETA’ E DELLE SUE VICENDE

COME LAICI TESTIMONI DEL VANGELO

IN ATTESA DEL PAPA, NUMEROSI I CONVEGNI

PROMOSSI DELL’AZIONE CATTOLICA A LORETO

 

Prendere la Parola in modo responsabile e libero sui grandi temi dell’attualità, per compiere un esercizio di laicità. Con questo obiettivo – ricordato dalla presidente nazionale Paola Bignardi – continuano a Loreto e nelle Marche il pellegrinaggio dell’Azione Cattolica che si concluderà domenica, con la cerimonia di beatificazione presieduta da Giovanni Paolo II. Da San Benedetto del Tronto, il servizio di Fabio Colagrande:

 

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Non si vergognano del Vangelo e vogliono comunicarlo alla società. Anzi, proprio per vivere con fedeltà la propria vocazione battesimale, i soci dell’Azione Cattolica desiderano confrontarsi con le questioni più spinose del nostro tempo. Oggi, a San Benedetto del Tronto, si è parlato di educazione nel convegno dedicato alla funzione sociale degli oratori, organizzato in collaborazione con il Centro sportivo italiano.

 

Sul palco, il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, che ha definito “i soldi spesi per finanziare queste strutture parrocchiali, soldi pubblici spesi bene”. Nel suo intervento, preceduto da polemiche che la stessa Paola Bignardi ha definito sproporzionate – il vicepremier ha ricordato la legge 206 del 2003 che, riconoscendo la funzione sociale degli oratori, ha aperto la strada ad una serie di iniziative locali di finanziamento. Un fatto che conferma la volontà trasversale delle istituzioni di muoversi secondo il principio di sussidarietà e di collaborare con i cittadini. Fini ha confermato il sincero impegno del governo per sostenere gli oratori, non solo come mezzo per difendere i valori della fede, ma anche con l’obiettivo di combattere problemi come l’abbandono scolastico, la tossicodipendenza e, più in generale, il disagio giovanile.

 

E’ intervenuto, tra gli altri, l’arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone, che come salesiano ha evidenziato il valore della spiritualità di don Bosco, fondata sullo stare con i giovani. “Scopo dell’oratorio – ha detto il porporato – deve essere la formazione umana e cristiana di ragazzi e ragazze, attraverso l’organizzazione del tempo libero in un luogo aperto a tutti e in forme che siano al passo con gli interessi degli adolescenti. Dunque, la legge ha riconosciuto il valore degli oratori, ora sta alla Chiesa continuare il loro aggiornamento”.

 

Ieri, intanto, due dibattiti a Fabriano e Macerata avevano affrontato il difficile connubio tra etica ed economia e il tema della famiglia, come luogo privilegiato per l’annuncio del Vangelo. Oggi pomeriggio, a Loreto, politici ed amministratori locali si confronteranno con l’eredità profetica di Giorgio La Pira, socio storico dell’Azione Cattolica. Domani, invece, gli incontri dedicati alle tre realtà in cui si articola l’Associazione: adulti, giovani e ragazzi. In attesa, poi, del Papa, il grande amico dell’Azione Cattolica, che arriverà domenica per spronarla al rilancio con la forza della preghiera.

 

Da San Benedetto del Tronto, Fabio Colagrande, Radio Vaticana.

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TESTIMONI ESEMPLARI PER LA GIOVENTU’:

PEDRO TARRES I CLARET E PINA SURIANO, ESPONENTI DELL’AZIONE CATTOLICA,

 SARANNO BEATIFICATI DOMENICA PROSSIMA A LORETO

- Intervista con il padre redentorista Antonio Marrazzo -

 

Un sacerdote diocesano spagnolo, Pedro Tarrés i Claret , ed una laica italiana Pina Suriano, due degli esponenti dell’Azione cattolica, che domenica prossima 5 settembre saranno beatificati dal Papa, a Loreto, a conclusione del raduno mondiale e del pellegrinaggio nella Casa Santa, promosso dell’associazione ecclesiale. Un profilo biografico dei futuri beati nel servizio di Roberta Gisotti:

 

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Testimoni esemplari per la gioventù, Pedro Tarres e Pina Suriano, vissuti nella prima metà del ‘900, in anni di profondi rivolgimenti sociali e dilaniati da due conflitti mondiali. Morti ambedue giovani, nel 1950, dopo dolorose malattie, a 45 anni Pedro, a 35 anni Pina.

 

Sacerdote, medico, apostolo padre Tarres, nativo di Manresa, vicino Barcellona, di famiglia semplice e devota, due sorelle, allievo dei padri Scolopi e Gesuiti, di carattere allegro e amorevole, fin da bambino animato da profonda fede e consacrato all’amore di Maria. Studente modello, virtuoso e caritatevole, a 22 anni fa la scelta del voto di castità. Poi, l’incontro con la Federazione dei Giovani Cristiani (FJC) e l’Azione Cattolica. Ai giovani testimonia uno stile di vita di preghiera, azione e sacrificio. Nel ’36 sperimenta l’odio e le persecuzioni della guerra civile nel suo Paese: arruolato nel ’38 come medico nell’Esercito Repubblicano, decide di dedicarsi completamente a Dio. Nel ’39, entra in Seminario a Barcellona e nel 1942 diviene sacerdote, incaricato di assistere prima la gioventù maschile e poi quella femminile dell’Azione cattolica. Innumerevoli gli incarichi, i lavori, gli impegni di carità che padre Tarres svolse nella sua vita, prima e dopo il sacerdozio, e pure minato nella salute mai si risparmiò in fatiche apostoliche. Seppe lasciare una traccia perenne in tutti coloro che lo avvicinarono.

 

Fortemente sofferta l’esistenza breve di Pina Suriano, percorsa dal lento  martirio della vocazione non realizzata. Nasce in un piccolo paese siciliano, Partinico, vicino Palermo. A 10 anni entra nell’Azione Cattolica e matura la sua volontà di donarsi a Cristo, in un esercizio quotidiano di preghiera, sacrificio e impegno di apostolato. Ma Pina incontra difficoltà, incomprensioni, conosce calunnie e subisce i divieti della famiglia che progetta per lei - che chiede invece di entrare in clausura - una vita matrimoniale. La salute malferma, l’ostilità dei genitori, ed anche le difficoltà economiche le impediscono di coronare il suo sogno, procurandole un lacerante dolore, che non le fece però mai mancare il sorriso sulle labbra. Per affrettare le nozze mistiche negatele in Terra, si offre in olocausto per la santificazione dei sacerdoti, è il 30 marzo del 1948, un martedì di Pasqua. Poco dopo un anno, viene colpita da una malattia incurabile che la costringe immobile a letto e la morte sopraggiunge il 19 maggio del 1950, impedendole di realizzare il suo ultimo desiderio di recarsi a Roma, il mese dopo, per la canonizzazione di Santa Maria Goretti. “Una santa è passata tra noi”, disse la gente di Partitico.

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Terzo beato, sempre un “figlio” dell’Azione Cattolica, è Alberto Marvelli di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi. Oggi però, in particolare, il postulatore della Causa di beatificazione, il padre redentorista Antonio Marrazzo, ci ricorda in dettaglio i suoi impegni, attraverso i quali Marvelli diede testimonianza di profonda ed eccezionale adesione ai valori evangelici:

 

R. – Nel ’41, Alberto Marvelli si laurea a Bologna in Ingegneria e lavora per alcuni mesi nella Fiat di Torino. Ritorna a Rimini nel ’44 e qui vive tutte le vicende drammatiche della fine della guerra e del dopoguerra. Cerca di aiutare il più possibile le persone che sono sopravvissute al disastro: Rimini, non va dimenticato, fu quasi rasa al suolo. Marvelli fu nominato prima direttore dell’Ufficio alloggi, poi assessore comunale, quindi diventò ingegnere del Genio civile e membro dell’esecutivo della Democrazia cristiana. Comincia a dare vita a tutta una serie di iniziative in favore delle persone più povere, non soltanto in campo sociale, ma anche in campo religioso. Ebbe, tramite le Conferenze di San Vincenzo De Paoli, anche una particolare preferenza per i poveri e i diseredati, tanto è vero che istituì anche la “Messa del povero”. Inoltre, altra cosa che troviamo in Martelli è l’attenzione che poneva al disagio umano della gente. Cerca di star vicino a tutti, di aiutarli, di sostenerli, di alimentare la speranza per una società migliore: una società che veramente sia sostenuta dal senso della presenza di Dio. Marvelli muore a causa di un incidente stradale: incidente molto strano a dire la verità, perché un camion militare lo colpì, arrivando da dietro, mentre lui stava sulla bicicletta, e ferendolo alla testa. Muore poche ore dopo in ospedale. Già Giovanni Paolo II, il 29 agosto dell’’82, lo additò come modello di giovane, come modello di cristiano, come modello di chiamata alla santità. Per quello che riguarda la sua dimensione spirituale, Marvelli è la classica immagine, potremmo dire emblematica, di quello che è il laico cristiano: colui che comprende di dover vivere inserito nella società per santificare la società, santificandosi. Le due cose sono state coniugate insieme: lui si è fatto veicolo di santità per gli altri e in questo si è santificato. E più di tutto, notiamo che tutta la sua attività ha una motivazione continua nella preghiera e nell’eucaristia. Questo fatto è quotidiano in Marvelli. Marvelli arrivò al punto di far sì che l’azione diventasse preghiera e la preghiera si esprimesse con l’azione.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

L'apertura della prima pagina è dedicata al sanguinoso esito del feroce sequestro in Ossezia del Nord.

Le forze di sicurezza attaccano i terroristi asserragliati nella scuola a Beslan con centinaia di ostaggi. Incerto il numero delle vittime. Sdegno nel mondo per la spietata aggressione a bambini e famiglie. 

 

Nelle vaticane, l'omelia del cardinale Salvatore De Giorgi in occasione della celebrazione delle esequie di mons. Francesco Minerva, arcivescovo emerito di Lecce.

 

Nelle estere, il comunicato della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici sull'eutanasia dei bambini autorizzata in Olanda.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Mario Spinelli in merito alle opere dell'artista Vincenzo Giovannini esposte a Villa Mondragone.

 

Nelle pagine italiane, il servizio dell'inviato Gaetano Vallini sulla festa-pellegrinaggio dell'Azione Cattolica italiana a Loreto.

Il titolo dell'articolo è "La famiglia: una casa per vivere il Vangelo".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

3 settembre 2004

 

 

BLITZ DELLE FORZE SPECIALI RUSSE NELLA SCUOLA DI BESLAN.

LIBERATI GLI OSTAGGI, ORA E’ CACCIA APERTA AI TERRORISTI

 CHE HANNO TENUTO LA RUSSIA CON IL FIATO SOSPESO PER TRE GIORNI

- Intervista con Giovanni Benzi -

 

E’ scattato poco prima delle 11:30 ora italiana il blitz delle forze speciali russe per liberare le centinaia di persone, soprattutto bambini, tenute in ostaggio da tre giorni da un commando di terroristi ceceni in una scuola di Beslan, nella repubblica autonoma dell’Ossezia del Nord. Le informazioni al momento sono ancora confuse: fonti mediche citate dall’agenzia Interfax riferiscono di 7 morti tra gli ostaggi, di cui 5 bambini, mentre un giornalista sul posto parla di 150 vittime. L’edificio è ormai nelle mani delle forze speciali, mentre i terroristi sono in fuga. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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La scuola è ormai nelle mani delle forze speciali. 5 terroristi sono stati uccisi, uno è stato arrestato, gli altri, forse 13, sarebbero in fuga. Le notizie restano confuse e si rincorrono le voci più incredibili e non verificabili. Alcuni dei sequestratori si sarebbero fatti largo sparando sulla folla. Si ha notizia che un numero imprecisato di terroristi si sia asserragliato in alcuni palazzi nella zona sud di Beslan. Le sparatorie continuano in tutta la città, sorvolata dagli elicotteri e pattugliata dai BTR, carri leggeri. Le forze speciali hanno, probabilmente, concesso una via di fuga ai terroristi per liberare il maggior numero possibile di ostaggi. Alcuni di loro potrebbero essere ancora nelle mani dei sequestratori. I carri armati proteggono chi esce dalla scuola ora in fiamme e viene immediatamente rifocillato. Tante le scene commoventi di chi non si sa, al momento, cosa abbia provocato il blitz. Un centinaio di bambini sono stati ricoverati negli ospedali vicini ed in quelli da campo. Tanti sono i feriti portati via su lettighe, centinaia le ambulanze. L’ex presidente inguscio Aushev, ieri mediatore, ha dichiarato ad una radio che all’interno della scuola vi erano un migliaio di persone. E’ presto, però, per un bilancio di vittime. Ci vorranno ore se non giorni per capire cosa è successo intorno alle 13 locali. Ufficialmente è stato reso noto che tra gli ostaggi vi sono dei morti.

 

         Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato

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Ma quali ragioni possono aver spinto i terroristi ceceni a scegliere l’Ossezia per mettere in atto la loro terribile azione paramilitare? L’opinione di Giovanni Benzi, inviato del quotidiano “Avvenire” a Mosca, al microfono di Antonella Palermo:

 

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R. – Da una parte possono essere semplicemente ragioni di comodità strategica. Beslan, infatti, è vicina alla Cecenia e attraversata dal fiume Terek, che è il fiume che passa in Cecenia e a Grozny, e si trova sulla riva destra del Terek. Quindi, possono esserci ragioni pratiche. D’altra parte i ceceni - per lo meno l’ala terroristica, la guerriglia cecena - avevano già promesso e minacciato subito dopo l’uccisione di Ahmad Kadirov, il presidente filorusso ucciso il 9 maggio, che avrebbero portato atti terroristici sul territorio della Russia. L’Ossezia del nord è Russia come Mosca e non solo: gli osseti sono invisi tradizionalmente a molta gente appartenente alle altre nazionalità, che sono invece in maggioranza musulmane. Quindi, probabilmente c’è stata anche una ragione di voler colpire, di voler portare un danno ad una popolazione che è l’unica ad essere alleata della Russia.

 

D. – Il nome di questo gruppo di terroristi è “Il giardino degli eletti”. A cosa rimanda il nome di questa organizzazione?

 

R. – E’ strano, ma tutte queste azioni terroristiche, fatte in nome della Cecenia, risalgono ad un personaggio, Shamil Basaiev, che è stato uno dei sostenitori a suo tempo di Dudaiev, il famoso primo presidente della Cecenia indipendentista, che sosteneva appunto l’idea dell’indipendenza ma che poi, a differenza di altri esponenti della guerriglia cecena, si è spostato su questioni sempre più estremiste e sempre più islamiste. Dudaiev, dunque, ha costituito questo gruppo dichiaratamente terroristico, che porta il nome in arabo di “Il giardino degli eletti”, che curiosamente è il nome di un trattato teologico islamico medievale, molto famoso. Basaiev è stato in Afghanistan, quando c’erano ancora i taleban al potere. Si sa che ha dei contatti con Bin Laden e si sono delle prove che abbia preso anche dei soldi da Al Qaeda.

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“UN MONDO PIU’ SICURO, UN’AMERICA PIU’ FORTE”: CON QUESTO IMPEGNO,

GEORGE W. BUSH HA CHIUSO, IERI A NEW YORK, LA CONVENTION REPUBBLICANA

CHIEDENDO UN RINNOVO DEL MANDATO PRESIDENZIALE

- Intervista con il prof. Giuseppe Mammarella -

 

         “Attacchiamo i terroristi all’estero per non doverli affrontare in patria”: con queste parole, il presidente americano George W. Bush ha spiegato ieri alla Convention repubblicana le ragioni della sua strategia di guerra al terrorismo. Ma nel discorso al Madison Square Garden di New York, che lo ha ufficialmente candidato ad un secondo mandato presidenziale, Bush ha parlato anche di economia, come ci riferisce Paolo Mastrolilli.

 

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Il capo della Casa Bianca ha dedicato la prima parte del suo discorso ai temi di politica interna, lanciando il progetto della Ownership Society, ossia la Società dei proprietari, in cui tutti i cittadini hanno un interesse diretto perché possiedono case, imprese, titoli o altri beni. Quindi, ha promesso di dedicare l’eventuale secondo mandato alla riforma dell’istruzione, del fisco, della sanità e delle pensioni, in modo da consentire agli americani di possedere la loro previdenza ed essere quindi liberi di scegliere il proprio futuro. Poi è passato a parlare dei valori sui quali intende incentrare il suo mandato, promettendo di difendere il matrimonio tradizionale tra l’uomo e la donna, oltre a tutelare la famiglia. La seconda parte del discorso è stata dedicata interamente alla guerra contro il terrorismo. Bush, senza mai citare Osama Bin Laden, ha ricordato come gli attacchi dell’11 settembre lo hanno segnato, definendo la sua presidenza. Quindi, ha rivendicato il successo in Afghanistan e difeso l’intervento in Iraq, come parte di una strategia necessaria ad eliminare tutte le minacce potenziali dei protettori dei terroristi. Il presidente ha accusato il suo avversario Kerry di essere incerto nella lotta ad Al Qaeda e poi ha parlato del suo progetto per diffondere democrazia e libertà in tutto il Medio Oriente, come antidoto per l’estremismo e cura delle cause profonde della violenza.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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         A due mesi dalle elezioni, i sondaggi vedono Bush e lo sfidante democratico Kerry sostanzialmente appaiati. Fondamentali per conquistare i voti degli indecisi saranno i faccia a faccia televisivi tra i due contendenti. Sulla strategia del presidente Bush, all’indomani della chiusura della Convention del suo partito, Alessandro Gisotti ha intervistato Giuseppe Mammarella, professore emerito di Relazioni internazionali alla Stanford University:

 

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R. – Proprio lo slogan che campeggiava a ridosso del podio del presidente, riprendeva due temi: quello della speranza e quello della sicurezza. Un mondo più sicuro e un’America più proiettata verso il futuro. Mi sembra che questi siano i due temi. E’ interessante però che sia ritornato con una certa insistenza sull’economia. Alcune settimane fa, il “Pew Research Centre”, un istituto di ricerca americano, aveva sostenuto che più che l’economia, nelle decisioni dei votanti il 2 novembre conterà la guerra in Iraq e la politica estera. Oggi, invece, l’economia ritorna all’attenzione e nei prossimi mesi potrebbe essere nuovamente determinante: mi sembra che questo sia abbastanza significativo.

 

D. – Professore, a proposito di economia, la crescita economica non si tramuta in posti di lavoro, come auspicato… Bush stesso ammette difficoltà inaspettate nella gestione post-bellica dell’Iraq sul fronte della guerra al terrorismo. Eppure, George W. Bush sembra al momento comunque avere ottime chance di riconquistare la Casa Bianca. Si tratta di debolezza dell’avversario Kerry?

 

R. – Per capire la strategia repubblicana, il discorso di Bush va integrato con quello fatto da Cheney, ieri, che è stato un discorso direi quasi aggressivo nei confronti di John Kerry. Mi sembra che questa sarà un po’ la strategia che il Partito repubblicano seguirà nei prossimi mesi. Gli americani hanno sempre desiderato, hanno sempre voluto un presidente “forte” e quindi Bush ha accentuato soprattutto questo aspetto della sua presidenza.

 

D. – McCain, Giuliani, Schwarzenegger: tra i protagonisti di questa Convention repubblicana, ci sono dei moderati. Quindi, per vincere le elezioni in un’America estremamente polarizzata, il partito di Bush punta al centro?

 

R. – Sì, l’America è profondamente polarizzata e direi che questo è un po’ il dato più appariscente della crisi americana. La forza dell’America è sempre stato quello che Arthur Schlesinger ha chiamato il “centro vitale” e l’America si è sempre trovata unita attorno a questa politica centrista. In realtà, il Paese è ora diviso profondamente. E credo che un altro mandato di Bush lo dividerà ulteriormente.

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AL VIA IN ITALIA, LA BANCA DATI PER LE ADOZIONI,

DOPO TRE ANNI DI ATTESA DALLA LEGGE DI RIFORMA DI QUESTA MATERIA

- Intervista con Donata Nova Micucci -

 

Al debutto la Banca dati italiana per le adozioni, costituita presso il Ministero della Giustizia, così come prevista dalla Legge di riforma 149 del 2001. La Banca sui dati dei minori dichiarati adottabili e sugli aspiranti genitori avrebbe dovuto entrare in vigore tre anni fa, ma solo negli ultimi mesi è stato emanato il regolamento attuativo. Per fare il punto della situazione sulle adozioni in Italia, al microfono di Teresa Gerundino, ascoltiamo Donata Nova Micucci, presidente dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie:

 

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R. – Un migliaio circa di bambini vengono ogni anno dichiarati adottabili, di cui un terzo sono bambini non riconosciuti alla nascita. Non tutti, però, trovano una famiglia, non certo perché le coppie sono poche, ma perché questi bambini hanno problemi, sono bambini grandi, handicappati o malati.

 

D. – Gli aspiranti genitori continuano a lamentare rallentamenti nella procedura di adozione. Perché?

 

R. – L’attesa lunga è determinata anche dal fatto che la nuova Legge, la 149, ha previsto una dilatazione della differenza massima di età tra il minore adottabile e le coppie desiderose di adottare un bambino. Questa elevazione ha portato ad un aumento delle domande di adozione, quindi ad un aumento di coppie che rimangono, poi, deluse nelle loro attese. Anche perché i minori dichiarati adottabili, non dimentichiamolo, sono minori privi di assistenza materiale e morale da parte dei genitori e dei parenti tenuti all’assistenza.  Molti bambini, invece, hanno una famiglia in difficoltà e si cerca  la soluzione dell’affido, che è temporanea, ma non si può pensare di dichiararli adottabili.

 

D. – Come è possibile migliorare il sistema delle adozioni in Italia?

 

R. – Noi abbiamo proposto che vengano segnalati tutti i minori dichiarati adottabili, per i quali non parte l’affidamento preadottivo entro due mesi, ai vari Tribunali per i minorenni e che, anche attraverso la collaborazione delle Associazioni di volontariato, vengano assunte delle specifiche iniziative per far conoscere queste situazioni.

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I FILM EUROPEI IN CONCORSO SCRUTANO LA COMPLESSITA’ DEI RAPPORTI UMANI,

MA NON MANCA L’ACTION MOVIE DI HOLLYWOOD

ALLA 61.MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

 

Dopo l’arrivo delle prime star hollywoodiane sulle passerelle della 61.ma Mostra del cinema di Venezia, in primo piano, tra i film in concorso, storie di sentimenti e di rapporti complessi in due pellicole europee. L’analisi, da Venezia, è di Luca Pellegrini:

 

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Ancora due storie d’amore in Concorso a Venezia: potrebbero quasi essere complementari nella loro diversità. La regista russa Svetlana Proskurina, con “Accesso a distanza”, sceglie l’algido clima della sua terra e molti istanti di silenzio, di sguardi opachi, d’attese inutili, di improvvise ribellioni. Il regista francese Arnaud Desplechin, con “Rois et Reine”(Il re e la regina), preferisce la strada più urbana, forse occidentale, ma non meno complessa, della parola, del fitto dialogo esteriore e di quello interiore e non meno intenso con la propria anima, per esprimere le inquietudini di una donna circondata dall’oscurità e dalla solitudini, e che non sapremo se troverà mai la sua vera essenza. Pretenzioso ma interessante, nella sua calligrafia ordinata, il primo; prevedibile ma divertente, nella sua narrazione scomposta, il secondo. Così la storia dell’amore negato, non consumato e non conosciuto di Sergej e Zhenja finisce in tragedia e in una troppo facile, troppo studiata e meccanica solidarietà materna per questa ragazza senza ideali e privata del valore più importante della vita, il suo senso. Invece, gli amori, tutti sbagliati, conflittuali, anche tragici, di Nora e Ismäel seguono un percorso (molto alla Truffaut) di ingarbugliata condivisione delle confusioni che oggi regnano quando si parla di sentimenti e di famiglia. Desplechin si avvale, comunque, di un buon cast femminile, tutto francese, che risponde ai nomi di Emmanuelle Devos e Catherine Deneuve.

 

Declamato al maschile è l’appuntamento USA di oggi: Tom Cruise (arrivato puntualmente a Venezia) cede alle lusinghe del lato oscuro della forza e, brizzolato ma inespressivo come sempre, diventa in “Collateral” uno spietato killer di professione. Il percorso narrativo di questo avvincente film di Michael Mann è compresso in una sola notte a Los Angeles (città sempre per eccellenza scura, pericolosa, inospitale) e quasi in un solo duetto d’autore e d’attore tra il killer, appunto, e il malcapitato taxista Max (superlativa l’interpretazione di Jamie Foxx) che deve, suo malgrado, scorazzare il killer per questioni strettamente di lavoro, ossia l’eliminazione fisica di scomodi testimoni. Quale rapporto si crea tra i due nel corso di queste poche, adrenaliniche ore? Quale fine è possibile? Come si incastrano le storie di vivi e di morti, di polizia e assassini? Tensione, ansie e qualche bella battuta, inchiodano fino all’epilogo.

 

Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

3 settembre 2004

 
 

IL MISTERO DELL’EUCARISTIA E LE QUESTIONI DELL’INTERCELEBRAZIONE AL CENTRO

 DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA DEI VESCOVI SVIZZERI, CONCLUSASI A BERNA. I PRESULI HANNO ISITUTITO UN COMITATO NAZIONALE CON IL COMPITO

 DI ELABORARE GLI STIMOLI POSITIVI SCATURITI TRA I GIOVANI,

DOPO LA VISITA DEL PAPA IN GIUGNO

 

BERNA. = Un messaggio per stimolare la riflessione e l’azione pastorale a partire dai contenuti dell’Istruzione Redemptionis sacramentum, pubblicata nel marzo scorso dalla Congregazione per il Culto divino. E’ l’idea scaturita a conclusione dei lavori dell'Assemblea ordinaria dei vescovi svizzeri. Ieri sono stati presentati in conferenza stampa i temi principali dell’assise, tra i quali le questioni dell’intercelebrazione e dell’intercomunione. I presuli elvetici - ha spiegato  Agnell Rieckenmann, segretario generale della Conferenza episcopale svizzera -  hanno insistito sul fatto che non bisogna soltanto porre divieti e imporre regole, ma bisogna anche fornire le ragioni, comunicare il perché delle regole e dei divieti, dove siano necessari. Di qui, l’idea di pubblicare un documento indirizzato ai responsabili pastorali, ai sacerdoti e a coloro che lavorano nell’ambito della pastorale, per fornire, anche a livello di contenuti, le ragioni per una discussione approfondita sul mistero dell’Eucaristia. I vescovi hanno poi ricordato l’incontro del giugno scorso, tra i giovani svizzeri e il Papa, esprimendo ancora una volta la loro grande gioia per gli stimoli positivi scaturiti da quell’evento. Stimoli che verranno accolti e rielaborati da un apposito comitato nazionale, voluto dagli stessi vescovi. Per quanto riguarda le elezioni dei 26 settembre, ha proseguito Agnell Rieckenmann, “abbiamo dichiarato il nostro accordo con i progetti per la naturalizzazione facilitata per gli stranieri della seconda e terza generazione e per il progetto relativo alla maternità, nell’aspetto assicurativo, perché entrambi i progetti si iscrivono nella logica che la Conferenza episcopale elvetica segue da molti anni”. Nel corso dei lavori, infine, si è parlato anche di un volantino, che dovrebbe essere pubblicato e diffuso nelle parrocchie per spiegare la posizione dei vescovi svizzeri sulla questione delle cellule staminali embrionali. “Vogliamo chiarire – ha concluso Rieckenmann - perché, secondo noi, queste cellule non possono essere strumentalizzate: perché sono parte di un essere umano che ha una sua dignità intangibile”. (A.D.C.)

 

 

NELLO SRI LANKA, IL GOVERNO STANZIA 50 MILA DOLLARI PER IL RESTAURO

DI 5 CHIESE DANNEGGIATE DURANTE LA GUERRA CIVILE.

 SODDISFAZIONE DEI VESCOVI CINGALESI

 

COLOMBO.= Il governo dello Sri Lanka ha stanziato 4milioni e 840mila rupie (48.400 dollari Usa) per il restauro di 5 chiese danneggiate da più di 20 anni di guerra civile. I fondi sono destinati a 3 parrocchie nella diocesi di Jaffna e a 2 in quella di Mannar. Le due diocesi si trovano nel nord del Paese, la zona più colpita dagli scontri tra i separatisti delle “Tigri Tamil” e il governo cingalese. I ribelli chiedono l’autonomia delle regioni settentrionali ed orientali dal sud, dove si concentra la maggioranza filo governativa. Il processo di pace avviato nel gennaio 2002 dal primo ministro Ranil Wickremesinghe, leader del partito di Unità Nazionale, è in fase di stallo dall’aprile 2003. Dal 1983, il conflitto ha causato 80 mila morti e 800 mila profughi e un impoverimento generale della nazione. I vescovi cattolici dello Sri Lanka avevano inviato richiesta formale al ministro per gli Affari Cristiani, Milroy Fernando, chiedendo un restauro graduale delle chiese danneggiate. Secondo i presuli, i vari governi non hanno dato agli edifici cristiani la stessa attenzione offerta a quelli buddisti o indù, restaurati e conservati grazie a  programmi statali di recupero. “Abbiamo provato ad ottenere questi soldi per 7 volte. Solo il presidente Kumaratunga ha accolto il nostro appello”, ha dichiarato mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar. La popolazione in Sri Lanka è di quasi 19 milioni di abitanti, di cui il 7,5% di religione cattolica. (A.G.)

 

 

SEI MILIONI DI KENIANI HANNO URGENTE BISOGNO DI CIBO:

APPELLO DELLA CARITAS INTERNATIONALIS  PER COMBATTERE LA FAME

IN OTTO DIOCESI DEL KENIA

 

CITTA’ DEL VATICANO. = La Caritas Internationalis ha lanciato un appello chiedendo aiuti per quasi 250 mila dollari destinati ad alleviare la fame sofferta da milioni di keniani in uno dei momenti più difficili per il loro Paese. La richiesta mira ad organizzare un programma di assistenza in otto diocesi del Kenya. La priorità verrà data ad un intervento alimentare urgente e al rifornimento di acqua, sementi per gli agricoltori ed alimenti per scuole e bambini di età inferiore ai cinque anni. Sono anche previsti programmi per fornire alimenti o denaro in cambio di lavoro. Tra le cause della fame, anni di siccità – una delle più gravi nella storia del Kenya –, piogge scarse o troppo abbondanti, perdita dei mezzi di sostentamento degli agricoltori ed un incremento dei livelli di povertà. In molte zone del Paese africano, l’80% dei raccolti è andato perduto e solo nell’ultimo mese, 6 milioni di keniani hanno bisogno di aiuti alimentari. La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi mesi se le piogge previste per la fine dell’anno dovessero essere scarse come le precedenti. La Caritas Internationalis è una confederazione di 162 organizzazioni cattoliche di assistenza, sviluppo e servizio sociale presente in più di 200 Paesi e territori. (A.G.)

 

 

NEGLI ULTIMI DUE ANNI UN MILIONE DI PROFUGHI AFGHANI HA FATTO RITORNO

IN PATRIA DALL’IRAN: È L’IMPORTANTE RISULTATO DEL PROGRAMMA

DI RIMPATRIO VOLONTARIO AVVIATO DALLE NAZIONI UNITE  NEL 2002

 

GINEVRA. = Negli ultimi due anni un milione di profughi afgani provenienti dall’Iran è tornato in patria:  è questo il risultato conseguito dal programma di rimpatrio volontario avviato nel 2002 dall’UNHCR, l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati. L’organismo delle Nazioni Unite ha infatti garantito una serie di misure per ridurre gli ostacoli al rientro dei rifugiati migliorando l’assistenza per il viaggio di ritorno e per la sistemazione in Afghanistan. Il programma, unito a diversi incentivi, ha fatto sì che nelle scorse settimane rientrassero ogni giorno in patria fino a 4000 profughi. Si è così dimezzata la cifra di quelli ancora presenti in Iran che ora si attesta intorno al milione. “Molti  rifugiati hanno un alto livello di istruzione e competenze professionali essenziali per il futuro dell’Afghanistan”, ha affermato soddisfatto un rappresentante dell’UNHCR, Philippe Lavanchy, secondo cui in questo modo tutti potranno essere parte integrante della ricostruzione di uno stato segnato da anni di guerra.  Resta aperta la questione degli 800mila rifugiati che intendono rimanere in Iran dopo il termine del programma di rimpatrio volontario previsto per marzo 2004. Per loro l’UNCHR sta cercando soluzioni a lungo termine con le autorità di Teheran, che da tempo manifestano insofferenza nei confronti dei profughi e minacciano misure restrittive. (R.P.)

 

 

Nuovo appello della FAO per l’emergenza locuste in Africa occidentale.

Per il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite

sono necessari almeno 100 milioni di dollari

 

ROMA. = Continua l’emergenza locuste in Africa Occidentale. L’allarme viene ancora una volta dalla FAO, l’organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura. Se ne fa portavoce il direttore generale dell’agenzia delle Nazioni Unite, Jaques Diouf, che ha sollecitato i Paesi interessati e la comunità internazionale ad intervenire tempestivamente per evitare che l’invasione delle locuste minacci la sicurezza alimentare di altre vaste  zone del continente africano.  Il Direttore della FAO, infatti, ha chiesto che siano stanziati urgentemente altri 100 milioni di dollari, oltre ai 37 già versati dalla comunità internazionale e in parte dalla FAO, per l’acquisto di pesticidi e  attrezzature necessarie alla definitiva disinfestazione delle aree interessate. Diouf, inoltre, ha espresso l’intenzione di ripristinare il centro di emergenza per le operazioni contro le locuste, un ente funzionale a tenere i contatti con i Paesi donatori, con le regioni a rischio e con le altre organizzazioni. (R. P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

3 settembre 2004

- A cura di Barbara Castelli -

 

E’ finito l’incubo per la Francia: sono tornati in libertà i giornalisti Christian Chesnot e George Malbrunot. Secondo quanto ha riferito Radio France International, i due reporter francesi rapiti in Iraq si trovano “con degli intermediari” e devono “fare i 40 o 50 chilometri che li separano dall’aeroporto” di Baghdad. In precedenza, la televisione araba al Arabiya aveva riferito che i due giornalisti erano stati trasferiti a Falluja, località che si trova appunto a una cinquantina di chilometri dalla capitale irachena. Il felice epilogo è frutto di un’attenta e lunga trattativa con i miliziani del sedicente “Esercito Islamico”, che tenevano in mano i due francesi. Sul terreno, comunque, la situazione resta drammatica. Tre macedoni, che lavoravano nel Paese arabo per una società di costruzioni americana, sono stati rapiti mentre, lo scorso 23 agosto, viaggiavano a bordo della loro automobile lungo una strada alla periferia di Baghdad. Sono ancora in fiamme, invece, gli oleodotti del nord dell’Iraq dopo gli attacchi di ieri nella zona di Riad.

 

Un uomo dei servizi di sicurezza sauditi è stato ucciso ieri in una sparatoria con sconosciuti armati a sud della città di Buraida, in Arabia Saudita. Altri due membri dei servizi di sicurezza sono stati gravemente feriti. Secondo l’emittente televisiva Al-Arabiya la sparatoria sarebbe stata provocata da estremisti islamici, poi fuggiti.

 

Resta alta la tensione in Afghanistan. Almeno due persone sono rimaste uccise questa mattina nell’esplosione di una bomba a Kandahar, nel sud del Paese. In vista delle elezioni presidenziali che si terranno il 9 ottobre prossimo, intanto, la Nato ha annunciato che invierà ulteriori rinforzi.

 

Israele ha fatto ricadere sulla Siria le responsabilità del duplice attentato di martedì a Beersheva, costato la vita a 18 persone, compresi i due kamikaze palestinesi. Evocata, inoltre, la possibilità di lanciare operazioni militari contro Damasco. Per tutta risposta, il Ministero degli esteri siriano ha rigettato le minacce israeliane, giudicando infondate tutte le accuse. Nei Territori, intanto, continua a scorrere il sangue. A Deir Al-Balah, nella Striscia di Gaza, sono stati uccisi due palestinesi durante un raid israeliano.

 

Il governo libanese ha respinto questa mattina la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il testo, adottato ieri con il minimo dei consensi, chiede il rispetto della sovranità del Libano e il ritiro di tutte le truppe straniere dal suo territorio, alludendo implicitamente alla Siria. La risoluzione era stata presentata per scongiurare una riforma costituzionale che permetterebbe al presidente libanese Emile Lahoud, stretto alleato di Damasco, di restare al potere per altri tre anni, nonostante il suo mandato scada a novembre. In un comunicato, intanto, anche i vescovi libanesi hanno criticato duramente le ingerenze siriane nella politica del Paese. Al centro delle condanne, soprattutto l’intenzione di modificare la Costituzione libanese sulla base dei propri interessi.

 

Sono in fase di stallo i negoziati tra governo di Khartoum e ribelli del Darfur in corso – sotto l’egida dell’Unione Africana – ad Abuja, capitale della Nigeria. Gli Stati Uniti, intanto, hanno accusato il governo di Khartoum di essere direttamente implicato nelle violenze ai danni delle popolazioni civili del Darfur, nel Sudan occidentale. Lo hanno fatto al termine del Rapporto sulla crisi nella regione africana, presentato ieri al Consiglio di Sicurezza dell’ONU dall’emissario di Kofi Annan, Jan Pronk. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Nel Rapporto dell’ONU si raccomanda l’invio nel Darfur di un contingente multinazionale di almeno tremila uomini, ipotesi che il governo sudanese ha finora respinto. L’ambasciatore sudanese all’ONU comunque ha detto ai giornalisti che il suo governo accetterebbe l’ampliamento della forza di circa 300 uomini, attualmente dislocata nella regione, sotto l’egida dell’Unione africana. I ribelli del Darfur, intanto, hanno rifiutato ieri di discutere il disarmo delle loro milizie durante i colloqui di pace patrocinati dall’Unione africana ad Abuja, in Nigeria, ed hanno chiesto un’indagine internazionale sulle violenze che, secondo loro, il governo sudanese sta compiendo nella regione utilizzando i janjaweed, i famigerati predoni arabi.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Il nuovo Parlamento somalo si è riunito ieri a Nairobi per la prima volta. Frutto di un laborioso accordo tra i principali clan, fortemente sponsorizzato dalla diplomazia occidentale, rappresenta il primo segno di una riconciliazione possibile per la Somalia. Il Parlamento prevede 275 deputati, bilanciati tra i principali clan del Paese. Per ora 265 sono presenti, per gli altri 17 c’è ancora qualche problema di nomina.

 

All’indomani dell’ammissione a sorpresa di test compiuti in passato per arricchire uranio, la Corea del Sud ha dichiarato oggi ufficialmente di non aver alcun programma di armi nucleari. Seul ha, inoltre, specificato che l’uranio ottenuto da alcuni suoi scienziati nel 2000 era un sottoprodotto di test condotti per separare materiali con l’uso di un laser.

 

Il Parlamento macedone ha approvato oggi la convocazione di un referendum popolare per l’abrogazione della legge sul decentramento amministrativo. La consultazione si svolgerà il prossimo 7 novembre. Il referendum, proposto con una raccolta di firme dal Congresso nazionale macedone (movimento nazionalista), chiede la cancellazione di una legge varata nel luglio scorso, che attribuisce maggiori diritti alle minoranze albanesi nelle aree del Paese in cui superano il 20%.

 

Dopo tre anni di udienze, la magistratura argentina ha assolto ieri, “per mancanza di prove”, tutti gli imputati accusati di complicità nell’attentato dinamitardo del 1994 a Buenos Aires. La deflagrazione distrusse la sede dell’Amia, una delle principali organizzazioni israelite del paese, con un bilancio di 85 morti ed oltre 200 feriti.

 

Migliaia di persone continuano ad abbandonare le loro case nella Florida sud-orientale in previsione dell’arrivo di Frances, un uragano che potrebbe rivelarsi il più devastante degli ultimi 10 anni. Secondo le ultime indicazioni degli esperti, Frances ha la stessa potenza dell’uragano Charley, ma una estensione molto superiore, con una superficie pari a una volta e mezzo quella della Francia.

 

In un incendio scoppiato ieri nella biblioteca Anna Amalia di Weimar, in Germania, circa cinquemila preziosi volumi sono stati danneggiati irreparabilmente. Le fiamme hanno danneggiato in totale 15 mila libri, ma un terzo di essi rischiano di andare completamente perduti. La maggior parte delle opere danneggiate si trovavano, per essere restaurate, in un’ala della biblioteca. Secondo le prime informazioni, l’incendio è scoppiato nella soffitta dell’edificio, per poi estendersi alla grande sala rococò, cuore della biblioteca, dove erano conservati numerosi libri preziosi.

 

 

 

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