RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n.
247 - Testo della trasmissione di venerdì 3 settembre 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO
Alla
mostra del Cinema di Venezia, l’introspezione europea si intreccia con l’action
movie Usa.
CHIESA E SOCIETA’:
Negli ultimi due anni, un milione di profughi afghani
ha fatto ritorno in patria dall’Iran
Nuovo appello della FAO per l’emergenza
locuste in Africa occidentale
In Iraq proseguono le trattative per la
liberazione dei due giornalisti francesi, sequestrati dal sedicente ‘Esercito
islamico’
Il Libano respinge la risoluzione adottata ieri
dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla sovranità del Paese
In fase di stallo i colloqui di pace per la
regione sudanese del Darfur.
3
settembre 2004
ESSERE
AL CENTRO DELLA SOCIETA’ E DELLE SUE VICENDE
COME LAICI TESTIMONI DEL VANGELO
IN ATTESA DEL PAPA, NUMEROSI I CONVEGNI
PROMOSSI DELL’AZIONE CATTOLICA A LORETO
Prendere la Parola in modo
responsabile e libero sui grandi temi dell’attualità, per compiere un esercizio
di laicità. Con questo obiettivo – ricordato dalla presidente nazionale Paola
Bignardi – continuano a Loreto e nelle Marche il pellegrinaggio dell’Azione
Cattolica che si concluderà domenica, con la cerimonia di beatificazione
presieduta da Giovanni Paolo II. Da San Benedetto del Tronto, il servizio di
Fabio Colagrande:
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Non si vergognano del Vangelo e
vogliono comunicarlo alla società. Anzi, proprio per vivere con fedeltà la
propria vocazione battesimale, i soci dell’Azione Cattolica desiderano
confrontarsi con le questioni più spinose del nostro tempo. Oggi, a San
Benedetto del Tronto, si è parlato di educazione nel convegno dedicato alla
funzione sociale degli oratori, organizzato in collaborazione con il Centro
sportivo italiano.
Sul palco, il vicepresidente del
Consiglio, Gianfranco Fini, che ha definito “i soldi spesi per finanziare
queste strutture parrocchiali, soldi pubblici spesi bene”. Nel suo intervento,
preceduto da polemiche che la stessa Paola Bignardi ha definito sproporzionate
– il vicepremier ha ricordato la legge 206 del 2003 che, riconoscendo la
funzione sociale degli oratori, ha aperto la strada ad una serie di iniziative
locali di finanziamento. Un fatto che conferma la volontà trasversale delle
istituzioni di muoversi secondo il principio di sussidarietà e di collaborare
con i cittadini. Fini ha confermato il sincero impegno del governo per
sostenere gli oratori, non solo come mezzo per difendere i valori della fede,
ma anche con l’obiettivo di combattere problemi come l’abbandono scolastico, la
tossicodipendenza e, più in generale, il disagio giovanile.
E’ intervenuto, tra gli altri,
l’arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone, che come salesiano ha
evidenziato il valore della spiritualità di don Bosco, fondata sullo stare con
i giovani. “Scopo dell’oratorio – ha detto il porporato – deve essere la formazione
umana e cristiana di ragazzi e ragazze, attraverso l’organizzazione del tempo libero
in un luogo aperto a tutti e in forme che siano al passo con gli interessi
degli adolescenti. Dunque, la legge ha riconosciuto il valore degli oratori,
ora sta alla Chiesa continuare il loro aggiornamento”.
Ieri, intanto, due dibattiti a
Fabriano e Macerata avevano affrontato il difficile connubio tra etica ed
economia e il tema della famiglia, come luogo privilegiato per l’annuncio del
Vangelo. Oggi pomeriggio, a Loreto, politici ed amministratori locali si confronteranno
con l’eredità profetica di Giorgio La Pira, socio storico dell’Azione
Cattolica. Domani, invece, gli incontri dedicati alle tre realtà in cui si
articola l’Associazione: adulti, giovani e ragazzi. In attesa, poi, del Papa,
il grande amico dell’Azione Cattolica, che arriverà domenica per spronarla al
rilancio con la forza della preghiera.
Da San Benedetto del Tronto,
Fabio Colagrande, Radio Vaticana.
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TESTIMONI ESEMPLARI PER LA GIOVENTU’:
PEDRO TARRES I CLARET E PINA SURIANO, ESPONENTI
DELL’AZIONE CATTOLICA,
SARANNO
BEATIFICATI DOMENICA PROSSIMA A LORETO
- Intervista con il padre redentorista
Antonio Marrazzo -
Un sacerdote diocesano spagnolo,
Pedro Tarrés i Claret , ed una laica italiana Pina Suriano, due degli esponenti
dell’Azione cattolica, che domenica prossima 5 settembre saranno beatificati
dal Papa, a Loreto, a conclusione del raduno mondiale e del pellegrinaggio
nella Casa Santa, promosso dell’associazione ecclesiale. Un profilo biografico
dei futuri beati nel servizio di Roberta Gisotti:
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Testimoni esemplari per la
gioventù, Pedro Tarres e Pina Suriano, vissuti nella prima metà del ‘900, in
anni di profondi rivolgimenti sociali e dilaniati da due conflitti mondiali.
Morti ambedue giovani, nel 1950, dopo dolorose malattie, a 45 anni Pedro, a 35
anni Pina.
Sacerdote, medico, apostolo
padre Tarres, nativo di Manresa, vicino Barcellona, di famiglia semplice e
devota, due sorelle, allievo dei padri Scolopi e Gesuiti, di carattere allegro
e amorevole, fin da bambino animato da profonda fede e consacrato all’amore di
Maria. Studente modello, virtuoso e caritatevole, a 22 anni fa la scelta del
voto di castità. Poi, l’incontro con la Federazione dei Giovani Cristiani (FJC)
e l’Azione Cattolica. Ai giovani testimonia uno stile di vita di preghiera,
azione e sacrificio. Nel ’36 sperimenta l’odio e le persecuzioni della guerra
civile nel suo Paese: arruolato nel ’38 come medico nell’Esercito Repubblicano,
decide di dedicarsi completamente a Dio. Nel ’39, entra in Seminario a
Barcellona e nel 1942 diviene sacerdote, incaricato di assistere prima la gioventù
maschile e poi quella femminile dell’Azione cattolica. Innumerevoli gli incarichi,
i lavori, gli impegni di carità che padre Tarres svolse nella sua vita, prima e
dopo il sacerdozio, e pure minato nella salute mai si risparmiò in fatiche
apostoliche. Seppe lasciare una traccia perenne in tutti coloro che lo
avvicinarono.
Fortemente sofferta l’esistenza
breve di Pina Suriano, percorsa dal lento
martirio della vocazione non realizzata. Nasce in un piccolo paese
siciliano, Partinico, vicino Palermo. A 10 anni entra nell’Azione Cattolica e
matura la sua volontà di donarsi a Cristo, in un esercizio quotidiano di preghiera,
sacrificio e impegno di apostolato. Ma Pina incontra difficoltà,
incomprensioni, conosce calunnie e subisce i divieti della famiglia che
progetta per lei - che chiede invece di entrare in clausura - una vita matrimoniale.
La salute malferma, l’ostilità dei genitori, ed anche le difficoltà economiche
le impediscono di coronare il suo sogno, procurandole un lacerante dolore, che
non le fece però mai mancare il sorriso sulle labbra. Per affrettare le nozze
mistiche negatele in Terra, si offre in olocausto per la santificazione dei
sacerdoti, è il 30 marzo del 1948, un martedì di Pasqua. Poco dopo un anno,
viene colpita da una malattia incurabile che la costringe immobile a letto e la
morte sopraggiunge il 19 maggio del 1950, impedendole di realizzare il suo
ultimo desiderio di recarsi a Roma, il mese dopo, per la canonizzazione di
Santa Maria Goretti. “Una santa è passata tra noi”, disse la gente di
Partitico.
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Terzo beato, sempre un “figlio”
dell’Azione Cattolica, è Alberto Marvelli di cui abbiamo già parlato nei giorni
scorsi. Oggi però, in particolare, il postulatore della Causa di
beatificazione, il padre redentorista Antonio Marrazzo, ci ricorda in dettaglio
i suoi impegni, attraverso i quali Marvelli diede testimonianza di profonda ed
eccezionale adesione ai valori evangelici:
R. – Nel ’41,
Alberto Marvelli si laurea a Bologna in Ingegneria e lavora per alcuni mesi
nella Fiat di Torino. Ritorna a Rimini nel ’44 e qui vive tutte le vicende
drammatiche della fine della guerra e del dopoguerra. Cerca di aiutare il più
possibile le persone che sono sopravvissute al disastro: Rimini, non va
dimenticato, fu quasi rasa al suolo. Marvelli fu nominato prima direttore
dell’Ufficio alloggi, poi assessore comunale, quindi diventò ingegnere del
Genio civile e membro dell’esecutivo della Democrazia cristiana. Comincia a
dare vita a tutta una serie di iniziative in favore delle persone più povere,
non soltanto in campo sociale, ma anche in campo religioso. Ebbe, tramite le
Conferenze di San Vincenzo De Paoli, anche una particolare preferenza per i
poveri e i diseredati, tanto è vero che istituì anche la “Messa del povero”.
Inoltre, altra cosa che troviamo in Martelli è l’attenzione che poneva al
disagio umano della gente. Cerca di star vicino a tutti, di aiutarli, di
sostenerli, di alimentare la speranza per una società migliore: una società che
veramente sia sostenuta dal senso della presenza di Dio. Marvelli muore a causa
di un incidente stradale: incidente molto strano a dire la verità, perché un
camion militare lo colpì, arrivando da dietro, mentre lui stava sulla bicicletta,
e ferendolo alla testa. Muore poche ore dopo in ospedale. Già Giovanni Paolo
II, il 29 agosto dell’’82, lo additò come modello di giovane, come modello di
cristiano, come modello di chiamata alla santità. Per quello che riguarda la
sua dimensione spirituale, Marvelli è la classica immagine, potremmo dire
emblematica, di quello che è il laico cristiano: colui che comprende di dover
vivere inserito nella società per santificare la società, santificandosi. Le
due cose sono state coniugate insieme: lui si è fatto veicolo di santità per
gli altri e in questo si è santificato. E più di tutto, notiamo che tutta la
sua attività ha una motivazione continua nella preghiera e nell’eucaristia.
Questo fatto è quotidiano in Marvelli. Marvelli arrivò al punto di far sì che
l’azione diventasse preghiera e la preghiera si esprimesse con l’azione.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
L'apertura della prima
pagina è dedicata al sanguinoso esito del feroce sequestro in Ossezia del
Nord.
Le forze di sicurezza
attaccano i terroristi asserragliati nella scuola a Beslan con centinaia di
ostaggi. Incerto il numero delle vittime. Sdegno nel mondo per la spietata
aggressione a bambini e famiglie.
Nelle vaticane, l'omelia del
cardinale Salvatore De Giorgi in occasione della celebrazione delle esequie di
mons. Francesco Minerva, arcivescovo emerito di Lecce.
Nelle estere, il comunicato
della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici
sull'eutanasia dei bambini autorizzata in Olanda.
Nella pagina culturale, un
articolo di Mario Spinelli in merito alle opere dell'artista Vincenzo
Giovannini esposte a Villa Mondragone.
Nelle
pagine italiane, il servizio dell'inviato Gaetano Vallini sulla
festa-pellegrinaggio dell'Azione Cattolica italiana a Loreto.
Il titolo dell'articolo è
"La famiglia: una casa per vivere il Vangelo".
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3
settembre 2004
BLITZ DELLE FORZE SPECIALI RUSSE NELLA SCUOLA DI
BESLAN.
LIBERATI GLI OSTAGGI, ORA E’ CACCIA APERTA AI
TERRORISTI
CHE HANNO
TENUTO LA RUSSIA CON IL FIATO SOSPESO PER TRE GIORNI
- Intervista con Giovanni Benzi -
E’ scattato poco prima delle
11:30 ora italiana il blitz delle forze speciali russe per liberare le
centinaia di persone, soprattutto bambini, tenute in ostaggio da tre giorni da
un commando di terroristi ceceni in una scuola di Beslan, nella repubblica
autonoma dell’Ossezia del Nord. Le informazioni al momento sono ancora confuse:
fonti mediche citate dall’agenzia Interfax riferiscono di 7 morti tra gli
ostaggi, di cui 5 bambini, mentre un giornalista sul posto parla di 150
vittime. L’edificio è ormai nelle mani delle forze speciali, mentre i
terroristi sono in fuga. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
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La scuola è ormai nelle
mani delle forze speciali. 5 terroristi sono stati uccisi, uno è stato
arrestato, gli altri, forse 13, sarebbero in fuga. Le notizie restano confuse e
si rincorrono le voci più incredibili e non verificabili. Alcuni dei
sequestratori si sarebbero fatti largo sparando sulla folla. Si ha notizia che
un numero imprecisato di terroristi si sia asserragliato in alcuni palazzi
nella zona sud di Beslan. Le sparatorie continuano in tutta la città, sorvolata
dagli elicotteri e pattugliata dai BTR, carri leggeri. Le forze speciali hanno,
probabilmente, concesso una via di fuga ai terroristi per liberare il maggior
numero possibile di ostaggi. Alcuni di loro potrebbero essere ancora nelle mani
dei sequestratori. I carri armati proteggono chi esce dalla scuola ora in
fiamme e viene immediatamente rifocillato. Tante le scene commoventi di chi non
si sa, al momento, cosa abbia provocato il blitz. Un centinaio di bambini sono
stati ricoverati negli ospedali vicini ed in quelli da campo. Tanti sono i
feriti portati via su lettighe, centinaia le ambulanze. L’ex presidente
inguscio Aushev, ieri mediatore, ha dichiarato ad una radio che all’interno
della scuola vi erano un migliaio di persone. E’ presto, però, per un bilancio
di vittime. Ci vorranno ore se non giorni per capire cosa è successo intorno
alle 13 locali. Ufficialmente è stato reso noto che tra gli ostaggi vi sono dei
morti.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato
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Ma quali ragioni possono aver
spinto i terroristi ceceni a scegliere l’Ossezia per mettere in atto la loro
terribile azione paramilitare? L’opinione di Giovanni Benzi, inviato del
quotidiano “Avvenire” a Mosca, al microfono di Antonella Palermo:
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R. – Da una
parte possono essere semplicemente ragioni di comodità strategica. Beslan,
infatti, è vicina alla Cecenia e attraversata dal fiume Terek, che è il fiume
che passa in Cecenia e a Grozny, e si trova sulla riva destra del Terek. Quindi,
possono esserci ragioni pratiche. D’altra parte i ceceni - per lo meno l’ala
terroristica, la guerriglia cecena - avevano già promesso e minacciato subito
dopo l’uccisione di Ahmad Kadirov, il presidente filorusso ucciso il 9 maggio,
che avrebbero portato atti terroristici sul territorio della Russia. L’Ossezia
del nord è Russia come Mosca e non solo: gli osseti sono invisi
tradizionalmente a molta gente appartenente alle altre nazionalità, che sono
invece in maggioranza musulmane. Quindi, probabilmente c’è stata anche una
ragione di voler colpire, di voler portare un danno ad una popolazione che è
l’unica ad essere alleata della Russia.
D. – Il nome di questo gruppo di
terroristi è “Il giardino degli eletti”. A cosa rimanda il nome di questa
organizzazione?
R. – E’ strano, ma tutte queste
azioni terroristiche, fatte in nome della Cecenia, risalgono ad un personaggio,
Shamil Basaiev, che è stato uno dei sostenitori a suo tempo di Dudaiev, il
famoso primo presidente della Cecenia indipendentista, che sosteneva appunto
l’idea dell’indipendenza ma che poi, a differenza di altri esponenti della
guerriglia cecena, si è spostato su questioni sempre più estremiste e sempre
più islamiste. Dudaiev, dunque, ha costituito questo gruppo dichiaratamente
terroristico, che porta il nome in arabo di “Il giardino degli eletti”, che
curiosamente è il nome di un trattato teologico islamico medievale, molto
famoso. Basaiev è stato in Afghanistan, quando c’erano ancora i taleban al
potere. Si sa che ha dei contatti con Bin Laden e si sono delle prove che abbia
preso anche dei soldi da Al Qaeda.
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“UN MONDO PIU’ SICURO, UN’AMERICA PIU’ FORTE”: CON
QUESTO IMPEGNO,
GEORGE W. BUSH HA CHIUSO, IERI A NEW YORK, LA
CONVENTION REPUBBLICANA
CHIEDENDO UN RINNOVO DEL MANDATO PRESIDENZIALE
- Intervista con il prof. Giuseppe Mammarella -
“Attacchiamo
i terroristi all’estero per non doverli affrontare in patria”: con queste
parole, il presidente americano George W. Bush ha spiegato ieri alla Convention
repubblicana le ragioni della sua strategia di guerra al terrorismo. Ma nel
discorso al Madison Square Garden di New York, che lo ha ufficialmente
candidato ad un secondo mandato presidenziale, Bush ha parlato anche di
economia, come ci riferisce Paolo Mastrolilli.
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Il capo
della Casa Bianca ha dedicato la prima parte del suo discorso ai temi di
politica interna, lanciando il progetto della Ownership Society, ossia
la Società dei proprietari, in cui tutti i cittadini hanno un interesse diretto
perché possiedono case, imprese, titoli o altri beni. Quindi, ha promesso di
dedicare l’eventuale secondo mandato alla riforma dell’istruzione, del fisco,
della sanità e delle pensioni, in modo da consentire agli americani di possedere
la loro previdenza ed essere quindi liberi di scegliere il proprio futuro. Poi
è passato a parlare dei valori sui quali intende incentrare il suo mandato,
promettendo di difendere il matrimonio tradizionale tra l’uomo e la donna,
oltre a tutelare la famiglia. La seconda parte del discorso è stata dedicata
interamente alla guerra contro il terrorismo. Bush, senza mai citare Osama Bin
Laden, ha ricordato come gli attacchi dell’11 settembre lo hanno segnato,
definendo la sua presidenza. Quindi, ha rivendicato il successo in Afghanistan
e difeso l’intervento in Iraq, come parte di una strategia necessaria ad
eliminare tutte le minacce potenziali dei protettori dei terroristi. Il
presidente ha accusato il suo avversario Kerry di essere incerto nella lotta ad
Al Qaeda e poi ha parlato del suo progetto per diffondere democrazia e libertà
in tutto il Medio Oriente, come antidoto per l’estremismo e cura delle cause profonde
della violenza.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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A due mesi dalle elezioni, i sondaggi
vedono Bush e lo sfidante democratico Kerry sostanzialmente appaiati.
Fondamentali per conquistare i voti degli indecisi saranno i faccia a faccia
televisivi tra i due contendenti. Sulla strategia del presidente Bush,
all’indomani della chiusura della Convention del suo partito, Alessandro
Gisotti ha intervistato Giuseppe Mammarella, professore emerito di Relazioni
internazionali alla Stanford University:
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R. – Proprio lo slogan che
campeggiava a ridosso del podio del presidente, riprendeva due temi: quello
della speranza e quello della sicurezza. Un mondo più sicuro e un’America più
proiettata verso il futuro. Mi sembra che questi siano i due temi. E’
interessante però che sia ritornato con una certa insistenza sull’economia.
Alcune settimane fa, il “Pew Research Centre”, un istituto di ricerca
americano, aveva sostenuto che più che l’economia, nelle decisioni dei votanti
il 2 novembre conterà la guerra in Iraq e la politica estera. Oggi, invece,
l’economia ritorna all’attenzione e nei prossimi mesi potrebbe essere
nuovamente determinante: mi sembra che questo sia abbastanza significativo.
D. – Professore, a proposito di
economia, la crescita economica non si tramuta in posti di lavoro, come
auspicato… Bush stesso ammette difficoltà inaspettate nella gestione
post-bellica dell’Iraq sul fronte della guerra al terrorismo. Eppure, George W.
Bush sembra al momento comunque avere ottime chance di riconquistare la Casa
Bianca. Si tratta di debolezza dell’avversario Kerry?
R. – Per capire la strategia
repubblicana, il discorso di Bush va integrato con quello fatto da Cheney,
ieri, che è stato un discorso direi quasi aggressivo nei confronti di John
Kerry. Mi sembra che questa sarà un po’ la strategia che il Partito
repubblicano seguirà nei prossimi mesi. Gli americani hanno sempre desiderato,
hanno sempre voluto un presidente “forte” e quindi Bush ha accentuato soprattutto
questo aspetto della sua presidenza.
D. – McCain, Giuliani,
Schwarzenegger: tra i protagonisti di questa Convention repubblicana, ci
sono dei moderati. Quindi, per vincere le elezioni in un’America estremamente
polarizzata, il partito di Bush punta al centro?
R. – Sì, l’America è
profondamente polarizzata e direi che questo è un po’ il dato più appariscente
della crisi americana. La forza dell’America è sempre stato quello che Arthur
Schlesinger ha chiamato il “centro vitale” e l’America si è sempre trovata
unita attorno a questa politica centrista. In realtà, il Paese è ora diviso
profondamente. E credo che un altro mandato di Bush lo dividerà ulteriormente.
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AL VIA
IN ITALIA, LA BANCA DATI PER LE ADOZIONI,
DOPO
TRE ANNI DI ATTESA DALLA LEGGE DI RIFORMA DI QUESTA MATERIA
- Intervista con Donata Nova Micucci -
Al debutto la Banca dati italiana per le adozioni, costituita presso il
Ministero della Giustizia, così come prevista dalla Legge di riforma 149 del
2001. La Banca sui dati dei minori dichiarati adottabili e sugli aspiranti
genitori avrebbe dovuto entrare in vigore tre anni fa, ma solo negli ultimi
mesi è stato emanato il regolamento attuativo. Per fare il punto della
situazione sulle adozioni in Italia, al microfono di Teresa Gerundino,
ascoltiamo Donata Nova Micucci, presidente dell’Associazione nazionale famiglie
adottive e affidatarie:
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R. – Un migliaio circa di bambini
vengono ogni anno dichiarati adottabili, di cui un terzo sono bambini non
riconosciuti alla nascita. Non tutti, però, trovano una famiglia, non certo
perché le coppie sono poche, ma perché questi bambini hanno problemi, sono
bambini grandi, handicappati o malati.
D. – Gli aspiranti genitori
continuano a lamentare rallentamenti nella procedura di adozione. Perché?
R. – L’attesa lunga è
determinata anche dal fatto che la nuova Legge, la 149, ha previsto una
dilatazione della differenza massima di età tra il minore adottabile e le
coppie desiderose di adottare un bambino. Questa elevazione ha portato ad un
aumento delle domande di adozione, quindi ad un aumento di coppie che
rimangono, poi, deluse nelle loro attese. Anche perché i minori dichiarati
adottabili, non dimentichiamolo, sono minori privi di assistenza materiale e
morale da parte dei genitori e dei parenti tenuti all’assistenza. Molti bambini, invece, hanno una famiglia in
difficoltà e si cerca la soluzione
dell’affido, che è temporanea, ma non si può pensare di dichiararli adottabili.
D. – Come è possibile migliorare
il sistema delle adozioni in Italia?
R. – Noi abbiamo proposto che
vengano segnalati tutti i minori dichiarati adottabili, per i quali non parte
l’affidamento preadottivo entro due mesi, ai vari Tribunali per i minorenni e
che, anche attraverso la collaborazione delle Associazioni di volontariato,
vengano assunte delle specifiche iniziative per far conoscere queste
situazioni.
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I FILM EUROPEI IN CONCORSO SCRUTANO LA COMPLESSITA’
DEI RAPPORTI UMANI,
MA NON MANCA L’ACTION MOVIE DI HOLLYWOOD
ALLA 61.MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Dopo l’arrivo delle prime star
hollywoodiane sulle passerelle della 61.ma Mostra del cinema di Venezia, in
primo piano, tra i film in concorso, storie di sentimenti e di rapporti
complessi in due pellicole europee. L’analisi, da Venezia, è di Luca
Pellegrini:
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Ancora
due storie d’amore in Concorso a Venezia: potrebbero quasi essere complementari
nella loro diversità. La regista russa Svetlana Proskurina, con “Accesso a
distanza”, sceglie l’algido clima della sua terra e molti istanti di silenzio,
di sguardi opachi, d’attese inutili, di improvvise ribellioni. Il regista
francese Arnaud Desplechin, con “Rois et Reine”(Il re e la regina), preferisce
la strada più urbana, forse occidentale, ma non meno complessa, della parola,
del fitto dialogo esteriore e di quello interiore e non meno intenso con la
propria anima, per esprimere le inquietudini di una donna circondata
dall’oscurità e dalla solitudini, e che non sapremo se troverà mai la sua vera
essenza. Pretenzioso ma interessante, nella sua calligrafia ordinata, il primo;
prevedibile ma divertente, nella sua narrazione scomposta, il secondo. Così la
storia dell’amore negato, non consumato e non conosciuto di Sergej e Zhenja
finisce in tragedia e in una troppo facile, troppo studiata e meccanica
solidarietà materna per questa ragazza senza ideali e privata del valore più
importante della vita, il suo senso. Invece, gli amori, tutti sbagliati, conflittuali,
anche tragici, di Nora e Ismäel seguono un percorso (molto alla Truffaut) di
ingarbugliata condivisione delle confusioni che oggi regnano quando si parla di
sentimenti e di famiglia. Desplechin si avvale, comunque, di un buon cast
femminile, tutto francese, che risponde ai nomi di Emmanuelle Devos e Catherine
Deneuve.
Declamato
al maschile è l’appuntamento USA di oggi: Tom Cruise (arrivato puntualmente a
Venezia) cede alle lusinghe del lato oscuro della forza e, brizzolato ma
inespressivo come sempre, diventa in “Collateral” uno spietato killer di
professione. Il percorso narrativo di questo avvincente film di Michael Mann è
compresso in una sola notte a Los Angeles (città sempre per eccellenza scura,
pericolosa, inospitale) e quasi in un solo duetto d’autore e d’attore tra il
killer, appunto, e il malcapitato taxista Max (superlativa l’interpretazione di
Jamie Foxx) che deve, suo malgrado, scorazzare il killer per questioni
strettamente di lavoro, ossia l’eliminazione fisica di scomodi testimoni. Quale
rapporto si crea tra i due nel corso di queste poche, adrenaliniche ore? Quale
fine è possibile? Come si incastrano le storie di vivi e di morti, di polizia e
assassini? Tensione, ansie e qualche bella battuta, inchiodano fino
all’epilogo.
Da
Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana.
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3
settembre 2004
IL MISTERO DELL’EUCARISTIA E LE QUESTIONI DELL’INTERCELEBRAZIONE AL
CENTRO
DEI LAVORI
DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA DEI VESCOVI SVIZZERI, CONCLUSASI A BERNA. I PRESULI
HANNO ISITUTITO UN COMITATO NAZIONALE CON IL COMPITO
DI ELABORARE
GLI STIMOLI POSITIVI SCATURITI TRA I GIOVANI,
DOPO LA VISITA DEL PAPA IN GIUGNO
BERNA.
= Un messaggio per stimolare la riflessione e l’azione pastorale a partire dai
contenuti dell’Istruzione Redemptionis sacramentum, pubblicata nel marzo
scorso dalla Congregazione per il Culto divino. E’ l’idea scaturita a
conclusione dei lavori dell'Assemblea ordinaria dei vescovi svizzeri. Ieri sono
stati presentati in conferenza stampa i temi principali dell’assise, tra i
quali le questioni dell’intercelebrazione e dell’intercomunione. I presuli elvetici
- ha spiegato Agnell Rieckenmann,
segretario generale della Conferenza episcopale svizzera - hanno insistito sul fatto che non bisogna soltanto
porre divieti e imporre regole, ma bisogna anche fornire le ragioni, comunicare
il perché delle regole e dei divieti, dove siano necessari. Di qui, l’idea di
pubblicare un documento indirizzato ai responsabili pastorali, ai sacerdoti e a
coloro che lavorano nell’ambito della pastorale, per fornire, anche a livello
di contenuti, le ragioni per una discussione approfondita sul mistero
dell’Eucaristia. I vescovi hanno poi ricordato l’incontro del giugno scorso,
tra i giovani svizzeri e il Papa, esprimendo ancora una volta la loro grande
gioia per gli stimoli positivi scaturiti da quell’evento. Stimoli che verranno
accolti e rielaborati da un apposito comitato nazionale, voluto dagli stessi
vescovi. Per quanto riguarda le elezioni dei 26 settembre, ha proseguito Agnell
Rieckenmann, “abbiamo dichiarato il nostro accordo con i progetti per la naturalizzazione
facilitata per gli stranieri della seconda e terza generazione e per il
progetto relativo alla maternità, nell’aspetto assicurativo, perché entrambi i
progetti si iscrivono nella logica che la Conferenza episcopale elvetica segue
da molti anni”. Nel corso dei lavori, infine, si è parlato anche di un
volantino, che dovrebbe essere pubblicato e diffuso nelle parrocchie per
spiegare la posizione dei vescovi svizzeri sulla questione delle cellule
staminali embrionali. “Vogliamo chiarire – ha concluso Rieckenmann - perché, secondo
noi, queste cellule non possono essere strumentalizzate: perché sono parte di
un essere umano che ha una sua dignità intangibile”. (A.D.C.)
NELLO SRI LANKA, IL
GOVERNO STANZIA 50 MILA DOLLARI PER IL RESTAURO
DI 5 CHIESE DANNEGGIATE
DURANTE LA GUERRA CIVILE.
SODDISFAZIONE DEI VESCOVI CINGALESI
COLOMBO.= Il governo dello Sri Lanka ha stanziato
4milioni e 840mila rupie (48.400 dollari Usa) per il restauro di 5 chiese
danneggiate da più di 20 anni di guerra civile. I fondi sono destinati a 3
parrocchie nella diocesi di Jaffna e a 2 in quella di Mannar. Le due diocesi si
trovano nel nord del Paese, la zona più colpita dagli scontri tra i separatisti
delle “Tigri Tamil” e il governo cingalese. I ribelli chiedono l’autonomia
delle regioni settentrionali ed orientali dal sud, dove si concentra la
maggioranza filo governativa. Il processo di pace avviato nel gennaio 2002 dal primo
ministro Ranil Wickremesinghe, leader del partito di Unità Nazionale, è in fase
di stallo dall’aprile 2003. Dal 1983, il conflitto ha causato 80 mila morti e
800 mila profughi e un impoverimento generale della nazione. I vescovi
cattolici dello Sri Lanka avevano inviato richiesta formale al ministro per gli
Affari Cristiani, Milroy Fernando, chiedendo un restauro graduale delle chiese
danneggiate. Secondo i presuli, i vari governi non hanno dato agli edifici
cristiani la stessa attenzione offerta a quelli buddisti o indù, restaurati e
conservati grazie a programmi statali di recupero. “Abbiamo provato ad
ottenere questi soldi per 7 volte. Solo il presidente Kumaratunga ha accolto il
nostro appello”, ha dichiarato mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar. La
popolazione in Sri Lanka è di quasi 19 milioni di abitanti, di cui il 7,5% di
religione cattolica. (A.G.)
SEI MILIONI DI KENIANI HANNO URGENTE BISOGNO DI CIBO:
APPELLO DELLA CARITAS
INTERNATIONALIS PER COMBATTERE LA
FAME
IN OTTO DIOCESI DEL KENIA
CITTA’
DEL VATICANO. = La Caritas Internationalis ha lanciato un appello chiedendo
aiuti per quasi 250 mila dollari destinati ad alleviare la fame sofferta da
milioni di keniani in uno dei momenti più difficili per il loro Paese. La
richiesta mira ad organizzare un programma di assistenza in otto diocesi del
Kenya. La priorità verrà data ad un intervento alimentare urgente e al
rifornimento di acqua, sementi per gli agricoltori ed alimenti per scuole e
bambini di età inferiore ai cinque anni. Sono anche previsti programmi per fornire
alimenti o denaro in cambio di lavoro. Tra le cause della fame, anni di siccità
– una delle più gravi nella storia del Kenya –, piogge scarse o troppo
abbondanti, perdita dei mezzi di sostentamento degli agricoltori ed un incremento
dei livelli di povertà. In molte zone del Paese africano, l’80% dei raccolti è
andato perduto e solo nell’ultimo mese, 6 milioni di keniani hanno bisogno di
aiuti alimentari. La situazione potrebbe peggiorare nei prossimi mesi se le
piogge previste per la fine dell’anno dovessero essere scarse come le
precedenti. La Caritas Internationalis è una confederazione di 162
organizzazioni cattoliche di assistenza, sviluppo e servizio sociale presente
in più di 200 Paesi e territori. (A.G.)
NEGLI ULTIMI DUE ANNI UN MILIONE
DI PROFUGHI AFGHANI HA FATTO RITORNO
IN PATRIA DALL’IRAN: È
L’IMPORTANTE RISULTATO DEL PROGRAMMA
DI RIMPATRIO VOLONTARIO AVVIATO
DALLE NAZIONI UNITE NEL 2002
GINEVRA. = Negli ultimi due anni un milione di
profughi afgani provenienti dall’Iran è tornato in patria: è questo il risultato conseguito dal
programma di rimpatrio volontario avviato nel 2002 dall’UNHCR, l’Alto
Commissariato dell’ONU per i rifugiati. L’organismo delle Nazioni Unite ha infatti
garantito una serie di misure per ridurre gli ostacoli al rientro dei rifugiati
migliorando l’assistenza per il viaggio di ritorno e per la sistemazione in
Afghanistan. Il programma, unito a diversi incentivi, ha fatto sì che nelle
scorse settimane rientrassero ogni giorno in patria fino a 4000 profughi. Si è
così dimezzata la cifra di quelli ancora presenti in Iran che ora si attesta
intorno al milione. “Molti rifugiati
hanno un alto livello di istruzione e competenze professionali essenziali per
il futuro dell’Afghanistan”, ha affermato soddisfatto un rappresentante
dell’UNHCR, Philippe Lavanchy, secondo cui in questo modo tutti potranno essere
parte integrante della ricostruzione di uno stato segnato da anni di
guerra. Resta aperta la questione degli
800mila rifugiati che intendono rimanere in Iran dopo il termine del programma
di rimpatrio volontario previsto per marzo 2004. Per loro l’UNCHR sta cercando
soluzioni a lungo termine con le autorità di Teheran, che da tempo manifestano
insofferenza nei confronti dei profughi e minacciano misure restrittive. (R.P.)
Nuovo
appello della FAO per l’emergenza locuste in Africa occidentale.
Per
il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite
sono
necessari almeno 100 milioni di dollari
ROMA.
= Continua l’emergenza locuste in Africa Occidentale. L’allarme viene ancora
una volta dalla FAO, l’organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e
l’agricoltura. Se ne fa portavoce il direttore generale dell’agenzia delle
Nazioni Unite, Jaques Diouf, che ha sollecitato i Paesi interessati e la comunità
internazionale ad intervenire tempestivamente per evitare che l’invasione delle
locuste minacci la sicurezza alimentare di altre vaste zone del continente africano. Il Direttore della FAO, infatti, ha chiesto
che siano stanziati urgentemente altri 100 milioni di dollari, oltre ai 37 già
versati dalla comunità
internazionale e in parte dalla FAO, per l’acquisto di pesticidi e attrezzature necessarie alla definitiva
disinfestazione delle aree interessate. Diouf, inoltre, ha espresso
l’intenzione di ripristinare il centro di emergenza per le operazioni contro le
locuste, un ente funzionale a tenere i contatti con i Paesi donatori, con le
regioni a rischio e con le altre organizzazioni. (R.
P.)
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3 settembre 2004
- A cura di Barbara Castelli -
E’ finito l’incubo per la
Francia: sono tornati in libertà i giornalisti Christian Chesnot e George
Malbrunot. Secondo quanto ha riferito Radio France International, i due
reporter francesi rapiti in Iraq si trovano “con degli intermediari” e devono
“fare i 40 o 50 chilometri che li separano dall’aeroporto” di Baghdad. In
precedenza, la televisione araba al Arabiya aveva riferito che i due
giornalisti erano stati trasferiti a Falluja, località che si trova appunto a
una cinquantina di chilometri dalla capitale irachena. Il felice epilogo è
frutto di un’attenta e lunga trattativa con i miliziani del sedicente “Esercito
Islamico”, che tenevano in mano i due francesi. Sul terreno, comunque, la
situazione resta drammatica. Tre macedoni, che lavoravano
nel Paese arabo per una società di costruzioni americana, sono stati rapiti
mentre, lo scorso 23 agosto, viaggiavano a bordo della loro automobile lungo
una strada alla periferia di Baghdad. Sono ancora in fiamme, invece,
gli oleodotti del nord dell’Iraq dopo gli attacchi di ieri nella zona di Riad.
Un uomo dei servizi di sicurezza
sauditi è stato ucciso ieri in una sparatoria con sconosciuti armati a sud
della città di Buraida, in Arabia Saudita. Altri due membri dei servizi di
sicurezza sono stati gravemente feriti. Secondo l’emittente televisiva
Al-Arabiya la sparatoria sarebbe stata provocata da estremisti islamici, poi
fuggiti.
Resta alta la tensione in
Afghanistan. Almeno due persone sono rimaste uccise questa mattina
nell’esplosione di una bomba a Kandahar, nel sud del Paese. In vista delle elezioni
presidenziali che si terranno il 9 ottobre prossimo, intanto, la Nato ha
annunciato che invierà ulteriori rinforzi.
Israele ha
fatto ricadere sulla Siria le responsabilità del duplice attentato di martedì a
Beersheva, costato la vita a 18 persone, compresi i due kamikaze palestinesi.
Evocata, inoltre, la possibilità di lanciare operazioni militari contro
Damasco. Per tutta risposta, il Ministero degli esteri siriano ha rigettato le
minacce israeliane, giudicando infondate tutte le accuse. Nei Territori,
intanto, continua a scorrere il sangue. A Deir Al-Balah, nella Striscia di
Gaza, sono stati uccisi due palestinesi durante un raid israeliano.
Il governo
libanese ha respinto questa mattina la risoluzione del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite. Il testo, adottato ieri con il minimo dei consensi, chiede
il rispetto della sovranità del Libano e il ritiro di tutte le truppe straniere
dal suo territorio, alludendo implicitamente alla Siria. La risoluzione era
stata presentata per scongiurare una riforma costituzionale che permetterebbe
al presidente libanese Emile Lahoud, stretto alleato di Damasco, di restare al
potere per altri tre anni, nonostante il suo mandato scada a novembre. In un
comunicato, intanto, anche i vescovi libanesi hanno criticato duramente le
ingerenze siriane nella politica del Paese. Al centro delle condanne,
soprattutto l’intenzione di modificare la Costituzione libanese sulla base dei
propri interessi.
Sono in fase di stallo i negoziati tra governo di Khartoum e ribelli del
Darfur in corso – sotto l’egida dell’Unione Africana – ad Abuja, capitale della
Nigeria. Gli Stati Uniti, intanto, hanno accusato il governo di Khartoum di
essere direttamente implicato nelle violenze ai danni delle popolazioni civili
del Darfur, nel Sudan occidentale. Lo hanno fatto al termine del Rapporto sulla
crisi nella regione africana, presentato ieri al Consiglio di Sicurezza
dell’ONU dall’emissario di Kofi Annan, Jan Pronk. Il servizio di Giulio Albanese:
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Nel Rapporto dell’ONU si
raccomanda l’invio nel Darfur di un contingente multinazionale di almeno
tremila uomini, ipotesi che il governo sudanese ha finora respinto.
L’ambasciatore sudanese all’ONU comunque ha detto ai giornalisti che il suo
governo accetterebbe l’ampliamento della forza di circa 300 uomini, attualmente
dislocata nella regione, sotto l’egida dell’Unione africana. I ribelli del Darfur,
intanto, hanno rifiutato ieri di discutere il disarmo delle loro milizie durante
i colloqui di pace patrocinati dall’Unione africana ad Abuja, in Nigeria, ed hanno
chiesto un’indagine internazionale sulle violenze che, secondo loro, il governo
sudanese sta compiendo nella regione utilizzando i janjaweed, i
famigerati predoni arabi.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Il nuovo Parlamento somalo si è
riunito ieri a Nairobi per la prima volta. Frutto di un laborioso accordo tra i
principali clan, fortemente sponsorizzato dalla diplomazia occidentale,
rappresenta il primo segno di una riconciliazione possibile per la Somalia. Il
Parlamento prevede 275 deputati, bilanciati tra i principali clan del Paese.
Per ora 265 sono presenti, per gli altri 17 c’è ancora qualche problema di
nomina.
All’indomani dell’ammissione a
sorpresa di test compiuti in passato per arricchire uranio, la Corea del Sud ha
dichiarato oggi ufficialmente di non aver alcun programma di armi nucleari.
Seul ha, inoltre, specificato che l’uranio ottenuto da alcuni suoi scienziati
nel 2000 era un sottoprodotto di test condotti per separare materiali con l’uso
di un laser.
Il Parlamento macedone ha
approvato oggi la convocazione di un referendum popolare per l’abrogazione
della legge sul decentramento amministrativo. La consultazione si svolgerà il
prossimo 7 novembre. Il referendum, proposto con una raccolta di firme dal Congresso
nazionale macedone (movimento nazionalista), chiede la cancellazione di una legge
varata nel luglio scorso, che attribuisce maggiori diritti alle minoranze
albanesi nelle aree del Paese in cui superano il 20%.
Dopo tre anni di udienze, la
magistratura argentina ha assolto ieri, “per mancanza di prove”, tutti gli
imputati accusati di complicità nell’attentato dinamitardo del 1994 a Buenos
Aires. La deflagrazione distrusse la sede dell’Amia, una delle principali
organizzazioni israelite del paese, con un bilancio di 85 morti ed oltre 200
feriti.
Migliaia di persone continuano
ad abbandonare le loro case nella Florida sud-orientale in previsione
dell’arrivo di Frances, un uragano che potrebbe rivelarsi il più devastante
degli ultimi 10 anni. Secondo le ultime indicazioni degli esperti, Frances ha
la stessa potenza dell’uragano Charley, ma una estensione molto superiore, con
una superficie pari a una volta e mezzo quella della Francia.
In un incendio scoppiato ieri nella biblioteca Anna Amalia di Weimar, in
Germania, circa cinquemila preziosi volumi sono stati danneggiati irreparabilmente.
Le fiamme hanno danneggiato in totale 15 mila libri, ma un terzo di essi
rischiano di andare completamente perduti. La maggior parte delle opere
danneggiate si trovavano, per essere restaurate, in un’ala della biblioteca.
Secondo le prime informazioni, l’incendio è scoppiato nella soffitta
dell’edificio, per poi estendersi alla grande sala rococò, cuore della biblioteca,
dove erano conservati numerosi libri preziosi.
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