RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 246 - Testo della trasmissione di giovedì 2 settembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Proseguire la lotta alla corruzione e alla povertà e riconciliare i cittadini, dopo gli anni bui del conflitto civile: l’incoraggiamento del Papa al nuovo ambasciatore del Guatemala presso la Santa Sede

 

Dopo la tragedia dell’11 settembre, il mondo ha bisogno di una cultura di solidarietà globale: così il Papa ad un gruppo di vescovi americani, ricevuti a Castel Gandolfo al termine della visita ad Limina. L’invito a testimoniare con forza il Vangelo, dopo le vicende degli abusi sessuali, che hanno gettato un’ombra sul suo ministero

 

Alberto Marvelli, che sarà beato domenica, modello per i giovani di oggi: ce ne parla mons. Fausto Lanfranchi.     

 

OGGI IN PRIMO PIANO

Lottare per un’economia solidale: è la sfida di “Sbilanciamoci”, cartello di circa 50 realtà  in cerca di nuovi modelli di sviluppo: con noi Giulio Marcon

 

Prosegue il Congresso internazionale dell’Azione Cattolica a Roma, mentre prende il via la maratona ideale da Loreto a Betlemme e a Baghdad: intervista con Paolo Bustaffa e con Edio Costantini

 

65 anni fa l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista: la ricostruzione di Gianni Bisiach

 

Con le prime due pellicole in concorso, presentate oggi, si entra nel vivo dei temi e delle emozioni del Festival Cinematografico di Venezia: ai nostri microfoni don Dario Viganò.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il prefetto apostolico del Nepal, mons. Anthony Francis Sharma, esprime dolore e tristezza all’indomani dell’uccisione di 12 ostaggi nepalesi in Iraq

 

Al cardinale Angelo Sodano l’edizione 2004 del Path to Peace Award

 

Messaggio dei vescovi peruviani in occasione della Giornata mondiale del migrante di domenica prossima

 

L’esecutivo di Brasilia ha cancellato il 95 per cento del debito del Mozambico con il Brasile

 

Uno studio condotto dall’Università del Surrey, in Gran Bretagna, scopre una ‘patologia’, causata dai telefoni cellulari

 

“Postglobal: nuove sfide alla democrazia”, tema dell’incontro nazionale di studi delle Acli ad Orvieto e a Roma dal 10 al 12 settembre

 

24 ORE NEL MONDO:

Tutta la Russia è sotto attacco terroristico: così Putin, assicurando che la salvezza degli ostaggi nella scuola di Beslan rappresenta la priorità

 

Uccisi in Iraq tre ostaggi turchi mentre non c’è notizia dei due giornalisti francesi. 20 morti a Falluja in un raid aereo americano.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 settembre 2004

 

 

PROSEGUIRE LA LOTTA ALLA CORRUZIONE E ALLA POVERTÀ E RICONCILIARE

 I CITTADINI, DOPO GLI ANNI BUI DEL CONFLITTO CIVILE: L’INCORAGGIAMENTO

 DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DEL GUATEMALA PRESSO LA SANTA SEDE

 

I problemi umani e sociali del Guatemala, al centro del discorso rivolto stamane dal Papa al nuovo ambasciatore del Paese latinoamericano presso la Santa Sede, Juan Gavarrete Soberon, che ha presentato le sue Lettere credenziali. Avvocato e notaio, 62 anni, sposato, con tre figli, cavaliere dell’Ordine equestre di San Silvestro Papa, il neo ambasciatore guatemalteco è al suo primo incarico diplomatico. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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 “Terra di eterna primavera”, abitata da “un popolo nobile”, con una fede profondamente radicata nella sua cultura: così Giovanni Paolo II ha tratteggiato il Guatemala, ricordando di averlo visitato tre volte, nel ’83 e nel ’96, in anni ancora afflitti da un doloroso conflitto armato interno al Paese e poi nel 2002, dopo gli accordi di pace, che hanno restituito la speranza a questa nazione. Il Guatemala oggi “non può ignorare la violenza che ha perseguitato molte persone”, e causato tante vittime. Lo ha detto il Papa ricordato il vescovo Juan Gerardi, assassinato nel ‘98, il cui caso non è stato del tutto chiarito, e così altri sacerdoti e catechisti. “Non si devono risparmiare sforzi – ha detto Giovanni Paolo II – per raggiungere la pace sociale e la riconciliazione tra tutti i cittadini”.

 

Altro problema da affrontare per il governo del Guatemala è la povertà, specie delle popolazioni indigene ed anche dei contadini, colpiti dai mutamenti   economici internazionali e dalla discesa dei prezzi delle loro produzioni agricole. Giovanni Paolo II ha quindi lodato i propositi governativi di combattere la corruzione in tutte le sue forme e di ridurre le disuguaglianze, unendo gli sforzi per costruire una nazione migliore. “La trasparenza e l’onestà nella gestione pubblica  – ha detto – favoriscono un clima di credibilità e di fiducia dei cittadini nelle autorità pubbliche e sono le basi per uno sviluppo conveniente e giusto”. In questo settore – ha aggiunto Giovanni Paolo II – la Chiesa offrirà collaborazione adeguata per far crescere la responsabilità e la partecipazione di tutti i cittadini, e così anche per promuovere lo sviluppo dei più poveri. In particolare il Papa si è congratulato per la difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, riconosciuta costituzionalmente in Guatemala, “un marchio d’onore”, per questo Paese. “In questo come in altri campi – ha osservato – quando la legislazione civile assume i principi del diritto naturale, si cammina verso la pace ed il progresso dei popoli”.

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DOPO LA TRAGEDIA DELL’11 SETTEMBRE,

IL MONDO HA BISOGNO DI UNA CULTURA DI SOLIDARIETA’ GLOBALE:

COSI’ IL PAPA AD UN GRUPPO DI VESCOVI AMERICANI, RICEVUTI A CASTEL GANDOLFO AL TERMINE DELLA VISITA AD LIMINA.

IL SANTO PADRE HA INCORAGGIATO LA CHIESA AMERICANA A TESTIMONIARE

CON FORZA IL VANGELO, DOPO LE VICENDE DEGLI ABUSI SESSUALI,

CHE HANNO GETTATO UN’OMBRA SUL SUO MINISTERO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Dopo i tragici eventi dell’11 settembre, “la testimonianza, l’esempio e la cooperazione dei credenti ha un ruolo unico da giocare” per la promozione della pace: è quanto sottolineato dal Papa ricevendo stamani a Castel Gandolfo un gruppo di vescovi americani in visita ad Limina. Nel suo discorso, il Pontefice non ha mancato di esortare la Chiesa degli Stati Uniti a testimoniare pienamente il Vangelo, in particolare dopo la vicende degli scandali sessuali. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Incoraggiate i fedeli, sacerdoti, religiosi e laici, a perseverare nella loro testimonianza di fede e speranza, così che la luce di Cristo continui ad illuminare la vita della Chiesa e del suo ministero. Sono parole di viva esortazione quelle rivolte da Giovanni Paolo II ai vescovi americani di Boston ed Hartford in visita ad limina. Incoraggiamento particolarmente necessario, perché – ha avvertito il Papa – molti sono gli sforzi compiuti dalla Chiesa americana per “comprendere e affrontare il problema degli abusi sessuali”, che negli ultimi due anni “hanno gettato un’ombra sulla sua vita e il suo ministero”. E qui il Papa ha chiesto ai presuli di “sostenere con forza” i sacerdoti, “molti dei quali hanno sofferto profondamente per la grande pubblicità sugli errori di alcuni ministri della Chiesa”. D’altro canto - ha aggiunto - il “rinnovamento della Chiesa è proprio legato al rinnovamento del clero”.

 

 Ha poi lodato l’impegno dei vescovi americani in “difesa dei fondamentali diritti umani e della dignità della persona”, in aiuto dei poveri e dei malati. Ancora, i continui sforzi per promuovere il dialogo ecumenico ed interreligioso. Questo - ha evidenziato - non “aiuta solo a superare le incomprensioni tra i credenti, ma anche a rafforzare un senso di comune responsabilità per la costruzione di un futuro di pace”. Come la tragedia dell’11 settembre ha dimostrato, “un cultura globale di solidarietà e rispetto della dignità umana è uno degli obiettivi morali più urgenti che l’umanità ha oggi davanti a sé”.

 

Quindi, il Santo Padre ha messo l’accento sull’importanza “dell’evangelizzazione della cultura” in un’epoca segnata dalla mondializzazione Sono convinto, ha detto, che la Chiesa degli Stati Uniti “può svolgere un ruolo fondamentale nel rispondere alle sfide di una realtà, la globalizzazione, frutto dell’Occidente ed in particolare dell’esperienza e degli ideali americani. Quindi, soffermandosi sul contributo unico della missione ad gentes nei nostri tempi, ha spiegato che i “cattolici di ogni età devono essere aiutati ad apprezzare pienamente il messaggio cristiano e la sua capacità di soddisfare le più profonde aspirazioni del cuore umano”.

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ALBERTO MARVELLI, MODELLO PER I GIOVANI DI OGGI

- Intervista con mons. Fausto Lanfranchi -

 

In attesa della beatificazione, domenica prossima, presieduta dal Papa a Loreto, cerchiamo di approfondire la figura di Alberto Marvelli. Il giovane legato all’Azione Cattolica, nasce a Ferrara il 21 marzo 1918 e muore a Rimini il 5 ottobre 1946, a soli 28 anni, in un incidente stradale. Nella Rimini martoriata e distrutta dai bombardamenti e nel primo dopoguerra è stato esempio non solo per l’integrità di vita ma anche per l’impegno sociale e politico. Ha vissuto da protagonista i grandi avvenimenti storici dell’epoca, anticipando profeticamente il ruolo e la vocazione del laico cristiano, proposti poi dal Concilio Vaticano II. Ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, il ricordo che ne ha mons. Fausto Lanfranchi, che oggi è il vice postulatore della causa di beatificazione:

 

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R. – Io sono entrato in seminario all’età di 30 anni. Prima ero stato presidente diocesano dell’Azione Cattolica. Con Alberto Marvelli ho lavorato in Azione Cattolica e poi anche in altri ambiti, specialmente nell’ambito politico. C’è stata con lui una profonda amicizia, anche se io sono di qualche anno più giovane di lui. L’episodio più bello che ricordo di lui è quello del settembre 1944, quando l’Italia viveva la funesta tragedia della guerra civile. A causa dei bombardamenti la mia famiglia era sfollata a Vergiano, a 5 chilometri da Rimini, dove si trovava anche la famiglia Marvelli, sulla collina, in un vecchio palazzo settecentesco, fatiscente, ma ancora abitabile. Io avevo 17 anni. Uscì il bando di chiamata alle armi della Repubblica di Salò, per il primo semestre del 1926, la mia classe. Assieme ad altri giovani decidemmo di non rispondere alla chiamata e di darci alla macchia, per non essere coinvolti poi nella guerra civile accanto ai tedeschi. Fuggimmo nei campi alti di granoturco, poco lontano da casa. Sentivamo crepitare i mitra dei tedeschi che ci cercavano. In quella drammatica situazione Alberto Marvelli mi accolse in casa sua e mi tenne nascosto nel vecchio palazzo per 20 giorni, salvandomi così la vita, a rischio della sua e di quella della sua famiglia.

 

D. – Poi lei è divenuto sacerdote e ha svolto il ministero di parroco e vari altri incarichi. Può descriverci Alberto Marvelli con poche pennellate?

 

R. – Alberto è stato un giovane, amico dei giovani, innamorato della vita, degli uomini e di Dio. Sempre presente tra i ragazzi, i poveri e i sofferenti. Altruista negli oratori, intrepido nello sport, impegnato nella scuola. Il suo battagliero impegno in politica lo intendeva come servizio. Ha dedicato la vita all’instancabile e dinamica ricerca della verità e dell’amore. Il suo prezioso diario è per noi una limpida testimonianza della sua vita interiore, del suo profondo rapporto con Dio, del suo cammino di santità, del suo programma di vita.

 

D. – Quale messaggio ha lasciato Alberto Marvelli?

 

R. – Potremmo sintetizzarlo così: i giovani di oggi possono trovare nella vita di Alberto Marvelli un’indicazione significativa per vivere la propria vocazione nella spiritualità laicale, nella spiritualità dell’incarnazione, della condivisione, della testimonianza di un amore che Dio ci ha donato, un amore che rinnova la mente e il cuore delle persone e vuole rinnovare la storia.

 

Il 5 ottobre 1974, la salma di Alberto Marvelli venne traslata nella Chiesa di Sant’Agostino a Rimini. Il 22 marzo 1986 è stato emanato il decreto sulla eroicità delle sue virtù e proclamato Venerabile. Avendo la Congregazione per le Cause dei Santi riconosciuto, il 7 luglio 2003, un miracolo attribuito alla sua intercessione, Giovanni Paolo II ha firmato il decreto di beatificazione, così la Chiesa il prossimo 5 settembre a Loreto lo propone come modello di santità nel quotidiano per i cristiani del terzo millennio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

L'apertura della prima pagina è dedicata alla drammatica vicenda delle 354 persone sequestrate nella scuola a Beslan, in Ossezia del Nord. Il titolo al servizio è "Spietato ricatto".

 

Nelle vaticane, nel discorso ai vescovi statunitensi Giovanni Paolo II sottolinea che l'edificazione di una cultura globale di solidarietà e di rispetto per la dignità della persona è uno dei grandi compiti morali che l'umanità deve svolgere.

Nel discorso al nuovo ambasciatore del Guatemala, il Papa evidenzia che è motivo d'onore per il Paese il riconoscimento costituzionale della difesa della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale.

 

Nelle estere, in rilievo l'articolo del vescovo Elio Sgreccia, vice presidente della Pontificia Accademia per la Vita, dal titolo "L'eutanasia in Olanda: anche per i bambini!".

 

Nella pagina culturale, un articolo di M. Antonietta De Angelis in merito ad una recente mostra - al Palazzo Arnone di Cosenza - dedicata al pittore Gregorio Preti.

 

Nelle pagine italiane, l'articolo dell'inviato Gaetano Vallini sulla festa-pellegrinaggio dell'Azione Cattolica a Loreto.

 Il titolo dell'articolo è: "Parte dai luoghi di sofferenza ma anche di speranza un cammino per rinascere e rinnovarsi". 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 settembre 2004

 

 

LOTTARE PER UN’ECONOMIA SOLIDALE: È LA SFIDA DI “SBILANCIAMOCI”,

CARTELLO DI CIRCA 50 REALTÀ IN CERCA DI NUOVI MODELLI DI SVILUPPO

- Intervista con Giulio Marcon -

 

Lottare per un’economia solidale: è la sfida lanciata da Sbilanciamoci, cartello di circa 50 realtà tra cui Beati costruttori di pace, Pax Christi, Rete Lilliput. Da oggi, per quattro giorni, prima a Bologna e poi a Parma, apriranno tavoli di confronto sui modelli di sviluppo sostenibile, i diritti del lavoro, l’uso della leva fiscale per la solidarietà. L’obiettivo è quello di elaborare una serie di proposte concrete e alternative applicabili fin da subito al sistema Italia. Centrale è il rafforzamento dell’economia sociale, il commercio equo e solidale e la finanza etica. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Giulio Marcon portavoce della campagna “Sbilanciamoci”:

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R. – Il Welfare è centrale per un’economia di qualità e quindi anche per uno sviluppo sostenibile. Noi abbiamo la spesa sociale più bassa della media europea ed è quindi necessario investire in istruzione, in sanità, in servizi sociali. In questo modo anche la qualità dell’economia cresce e crediamo che un attento uso della leva fiscale possa essere importante per promuovere un Welfare adeguato a queste esigenze. Siamo contrari, quindi, a quelle proposte di riduzione indiscriminate e che in realtà si tramutano in meno servizi e quindi in meno diritti. Crediamo anche che l’impresa debba prendere la strada delle responsabilità sociali.

 

D. – Bologna e Parma: è un caso che vi incontrate anche nella città della Parmalat?

 

R. – Quest’anno è il secondo forum. La prima edizione è stata fatta a Bagnoli, lo scorso anno. Bagnoli é stato per tanti anni la sede dell’Ilva, uno dei maggiori impianti siderurgici del nostro Paese. Quell’impianto non c’è più e Bagnoli ha rappresentato il fallimento di un modello di politica industriale e di cui si possono vedere conseguenze in quell’area. Quest’anno abbiamo scelto Parma proprio perché c’è stato il caso Parmalat, che è stato un esempio negativo di commistione tra impresa e mercati finanziari che ha rischiato di distruggere un’impresa come quella della Parmalat che creato tanti posti di lavori e che ha avuto successo in Italia e nel mondo. Siamo a Parma proprio per questo motivo.

 

D. – La critica va bene, ma in questi giorni cosa presenterete in concreto?

 

R. – Ci saranno le botteghe del commercio equo, la finanza etica con Banca Etica, il terzo settore: tutte quelle forme, cioè, di economia diversa e che oggi coinvolgono tanti. Sono oltre 300 mila le persone che lavorano nel terzo settore; il fatturato del commercio equo è di 32 milioni di euro; 15 mila i correntisti con Banca Etica. C’è tutto un mondo che cerca strade diverse da quelle tradizionali a dimostrazione che un’economia diversa è veramente possibile.

 

D. – Nella Banca Etica non si è soltanto correntisti ma si è anche coinvolti nelle scelte dell’Istituto…

 

R. – La Banca Etica, ad esempio, non finanzia e non dà credito ad imprese che fabbricano armi, che hanno produzioni ecologicamente dannose. Cerca di valorizzare la dimensione etica e sociale dei vari progetti. E’ una Banca per il terzo settore, nel senso che il 95 per cento delle operazioni che la Banca Etica fa, le fa con associazioni del mondo no-profit e quindi finanzia cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, associazioni, gruppi che hanno come finalità la promozione dell’utilità sociale.

 

D. – Ma il terzo settore può accedere al finanziamento degli altri istituti di credito, cosiddetti, tradizionali?

 

R. – Purtroppo le associazioni e il mondo del terzo settore non ha accesso al credito tradizionale, perché ovviamente si chiedono garanzie e si chiedono una serie di condizioni che spesso le organizzazioni di terzo settore, non essendo società di capitali, non possono avere.

 

D. – Ecco, voi ribadite anche la necessità di sviluppare il commercio equo e solidale?

 

R. – Il commercio equo riconosce un prezzo superiore ai produttori del Terzo mondo. Si tratta ovviamente di tutti prodotti che arrivano dai Paesi in via di sviluppo: prodotti alimentari, di artigianato e di abbigliamento. Riconosce quindi un prezzo superiore e riconosce anche delle indennità ai produttori dei Paesi in via di sviluppo quando, per qualche motivo, non è possibile per questi produttori produrre allo stesso livello. Vengono quindi applicate tutta una serie di condizioni di equità ed anche di solidarietà verso i produttori del Terzo mondo che garantiscono loro sia la sopravvivenza, sia la possibilità di sviluppare la loro attività.

 

D. – Di fatto attuate già dei cambiamenti e proponete una rivoluzione nel mondo dell’imprenditoria attuale. Quindi per voi chi sono gli imprenditori?

 

R. – Imprenditori che devono avere un ruolo sociale e non essere semplicemente degli affaristi, che guardano al tornaconto immediato e che rischiano poi di rappresentare una visione miope, che non fa bene nemmeno all’impresa.

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PROSEGUE IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA A ROMA,

MENTRE PRENDE IL VIA LA MARATONA DI SOLIDARIETÀ

PER UNIRE IDEALMENTE LORETO A BETLEMME E A BAGHDAD

- Intervista con Paolo Bustaffa e con Edio Costantini -

 

Mentre continua a Roma il Congresso internazionale dell’Azione Cattolica, ha preso il via ieri il pellegrinaggio dal tema “Sei tu la dimora di Dio”, che sarà concluso domenica prossima a Loreto dal Papa con la beatificazione di tre “figli” dell’associazione. Durante il pellegrinaggio, si svolgerà una maratona di solidarietà per unire idealmente Loreto a Betlemme e a Baghdad e verranno raccolti fondi per la costruzione di una casa d’accoglienza per i minori in difficoltà in Iraq. L’Azione Cattolica è a Loreto per fare esercizio di laicità: è quanto ha affermato la presidente, Paola Bignardi. Di questo proposito Fabio Colagrande ha parlato con Paolo Bustaffa, presidente diocesano dell’associazione:

 

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R. – La laicità sta nel modo, nello stile, nell’attenzione specifica di donne, uomini, bambini, giovani ed anziani insieme, a condividere questo nostro tempo. Questa condivisione si fonda sulla scelta religiosa, quindi questo tema è legato alla fede, ma poi si esprime in maniera molto concreta nella vita di tutti i giorni.

 

D. – Un nuovo Statuto ed un nuovo progetto formativo. Perché l’Azione Cattolica dopo 135 anni ha sentito questo bisogno di rinnovamento?

 

R. – Lo Statuto in sostanza mantiene i 10 primi articoli che segnano il saldarsi della storia dell’Azione Cattolica di oggi con quella di più di 130 anni fa. L’esigenza nasce dal desiderio, dalla volontà precisa dell’associazione di rispondere con il suo pensiero, la sua preghiera, la sua testimonianza concreta e quotidiana alle domande di oggi, sia a livello di territorio, quindi nelle nostre realtà cittadine, sia a livello mondiale. Questo pellegrinaggio di Loreto ha una dimensione internazionale che forse poco si conosceva e che invece l’Azione Cattolica vive da moltissimi anni insieme con una scelta di solidarietà sul territorio.

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Ma qual è il significato dell maratona che unisce Loreto a due aree drammaticamente e giornalmente colpite dalla violenza? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Edio Costantini, presidente del Centro Sportivo Italiano che ha organizzato l’iniziativa:

 

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R. - Noi crediamo che la pace sia un valore non solo da urlare, da ripetere e da sbandierare, ma un valore che si fa passare attraverso le fatiche. Ecco allora lo sport. La fatica nel fare sport, il sudare, aiuta ancora di più a capire che la pace va conquistata attimo dopo attimo, tutti insieme. Questo è  il significato di questo pellegrinaggio dell’Azione Cattolica. Anche il Csi vuole aiutare con lo sport a costruire la pace, quella vera.

 

D. – Mai come questa volta questo grido di pace viene dalla base. Avete reclutato 45 mila maratoneti ...

 

R. – L’adesione è stata grande, dai sindaci alle personalità di cultura dello sport, ma anche dalla gente semplice ai ragazzi. Tutte le categorie si sono mobilitate. Lo sforzo organizzativo è enorme: partono 720 persone ogni giorno, per tutta la notte, per 60 ore. Questo per dire che la pace con ostinazione la si può raggiungere se ognuno fa la sua parte.

 

D. – Un grande evento sportivo si è da poco concluso: le Olimpiadi. Il discorso della pace nel mondo può cominciare proprio da quella immagine della cerimonia conclusiva di Atene 2004, con atleti di 200 Paesi, quindi più del numero dei Paesi aderenti all’Onu, che si sono abbracciati nella cerimonia finale…

 

R. – Lo sport ha avuto sempre questa grande caratteristica da quando le Olimpiadi sono state inventate. Quest’anno si è sentita forte questa voglia di voler rilanciare il significato della convivenza tra i popoli, dell’integrazione dei popoli. Lo sport è un elemento essenziale, lo è a livello internazionale, ma lo è anche nelle nostre realtà territoriali.

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65 ANNI FA L’INVASIONE DELLA POLONIA DA PARTE DELLA GERMANIA NAZISTA

- Intervista con Gianni Bisiach -

 

Nell’udienza generale di ieri, il Papa ha espresso dolore e preoccupazione per gli ultimi attacchi terroristici in Israele e Russia. Ha così rivolto un appello affinché cessi ovunque il ricorso alla violenza, ricordando il 65.mo anniversario dell’invasione nazista della Polonia e dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. “Ripensando a quei giorni – ha detto Giovanni Paolo II – in questo momento di gravi e diffuse tensioni, invochiamo da Dio il dono prezioso della pace”. Torniamo dunque a quei tragici momenti dell’intervento militare tedesco in Polonia con il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il primo settembre del 1939 la Germania di Adolf Hitler con l’attacco contro la Polonia scatenò la seconda guerra mondiale, il più sanguinoso conflitto di tutti i tempi. I primi colpi di artiglieria furono sparati contro una base militare polacca nei pressi di Danzica e successivamente gli aerei tedeschi bombardarono gli aeroporti e le principali vie di comunicazione del Paese. Riapriamo questa drammatica pagina con il giornalista Rai Gianni Bisiach, che ha curato diverse rubriche di storia:

 

R. – Nel 1939 avevo 12 anni. La mia era una famiglia antifascista e ricordo che si parlava della follia di Hitler e poi di Mussolini che lo avrebbe seguito. Quello fu soprattutto un momento terribile per il mondo con il quale i tedeschi attuarono questa loro azione: cominciarono ad invadere la Polonia, iniziarono i bombardamenti aerei delle città e furono mitragliate le donne ed i bambini che fuggivano lungo le strade. L’occupazione della Polonia, da parte dei tedeschi, provocò immediatamente l’entrata in guerra dell’Inghilterra e della Francia e quindi il coinvolgimento del mondo civile.

 

Nonostante le alleanze stipulate prima della guerra dal governo di Varsavia con Francia e Gran Bretagna, nessun aiuto arrivò in Polonia dopo il primo settembre del 1939. Perché? Ascoltiamo ancora Bisiach:

 

R. – La prima guerra mondiale è stata così terribile che si era deciso, alla fine di quella guerra, di non armarsi più ed infatti il mondo era disarmato. Hitler e la Germania nazista, però, si armarono segretamente ed in quel momento erano potentissimi. Gli inglesi ed i francesi avrebbero sicuramente voluto intervenire ma non erano ancora sufficientemente preparati per un’azione di quel tipo. Per fortuna, negli anni successivi, l’Inghilterra completò il proprio processo di riarmo e, anche con l’intervento dell’America, Hitler venne piegato.

 

D. – Ma non furono solo i tedeschi ad invadere il territorio polacco: due settimane dopo le regioni dell’Est del Paese furono invase dall’armata rossa di Stalin che aveva appena firmato un accordo con Hitler …

 

R. – Su questa vicenda storica ci sono due ipotesi. Una che questo accordo tra Hitler e Stalin fosse una perfida manovra per distruggere i polacchi: Russia e Germania, hanno sempre cercato, infatti, di portare il loro dominio in Polonia. C’è poi anche da dire che la Russia di Stalin non era ancora in grado di reagire e quindi questa alleanza fra Stalin ed Hitler, consentì alla Russia di prendere tempo e armarsi.

 

D. - In un mondo oggi minacciato dal terrorismo e segnato da conflitti spesso dimenticati, quali insegnamenti possiamo trarre dalla seconda guerra mondiale?

 

R. – Credo che la follia di Hitler ci richiama in qualche modo alla follia del terrorismo. Il terrorismo è una forza internazionale, che cerca di opporsi all’Europa, all’America e al mondo occidentale. Secondo me, ci sono oggi delle situazioni che si possono paragonare all’inizio della seconda guerra mondiale.

 

L’invasione della Polonia portò dunque ad uno scontro tra due mondi lontani: la più moderna tecnologia militare dell’epoca fu affrontata dalla tradizionale cavalleria polacca. Ed anche oggi, nel mondo globalizzato, viviamo altri contrasti: le avanzate società occidentali stridono, ad esempio, con le difficili realtà di tanti Paesi. Come sempre, di fronte a semi di odio e di violenza, la speranza è affidata agli uomini di buona volontà e ai costruttori di pace.

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CON LE PRIME DUE PELLICOLE IN CONCORSO, PRESENTATE OGGI, SI ENTRA

NEL VIVO DEI TEMI E DELLE EMOZIONI DEL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO DI VENEZIA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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“Delivery”, la prima delle 22 pellicole in concorso del regista greco Nikos Panayotopoulos, non ci fa vedere l’Atene del Partenone e degli stadi olimpici ma  un ragazzo senza nome e forse senza patria che arriva in un imprecisato sobborgo della capitale e costruisce una serie di vincoli con il solo scopo della sopravvivenza. Non sembra capace di prendere in mano il proprio destino, se non al momento del tragico epilogo condito da una spruzzata di surrealismo. Il suo peregrinare come fattorino di una pizzeria diventa ritratto molto tragico e livido di una città che esclude emarginati e profughi di tutti i Paesi e tutte le culture. Ma questo dark movie sociologico non freme mai del battito vuoi di una denuncia, vuoi di una crudezza d’autore.

 

Mentre palpita di sofferenza e di crudezze l’intenso film di Francoise Ozon “5x2”, ossia cinque scene di un matrimonio alla deriva, vissute però a ritroso nel tempo: divorzio ed ultimi sussulti di desiderio, cena con racconto piccante di tradimenti, nascita drammatica del primo figlio, matrimonio già segnato dalla vulnerabilità e dall’apatia, il primo approccio dei due protagonisti su di una spiaggia, dove lei è un’intensa Valeria Bruni Tedeschi, e primo bagno insieme nuotando verso un sole che tramonta, segno tanto romantico quanto emblematico dei nostri tempi. Il tutto nel coso di una vacanza rabberciata. Analogo, terribile tramonto della morale della sicurezza sociale nel nuovo film, fuori concorso, di Johnatan Demme con Denzel Washington, “The Manchurian Candidate”, remake noir e personalizzato della versione di Frankeheimer del 1962: fantapolitica americana di spietata denuncia in cui l’apice della malvagità è incarnato da una perfida senatrice, Meryl Streep. E’ un nuovo campanello d’allarme sulle tentazioni e sui pericoli del potere? Molti di questi temi saranno affrontati dalla giuria del Premio cattolico Signis, che viene presentato oggi al Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. Ascoltiamo un commento di don Dario Viganò, presidente dell’Ente dello Spettacolo:

 

“Come ogni anno anche quest’anno la giuria cattolica internazionale del Signis, l’ex giuria Ocic, si incontrerà con il Patriarca, il pastore maestro di questa Chiesa di Venezia che ospita la kermesse lagunare d’arte cinematografica. Insieme alla giuria dell’Ocic sono invitati anche i presidenti nazionali dell’Associazione di Cultura Cinematografica, uno dei quali è anche membro della giuria, Carlo Tagliabue, e presidente del Centro Studi Cinematografici che, insieme con Marina Sanna, capo redattore della rivista “Il cinematografo”, rappresentano l’Italia in questa giuria internazionale. E’ un incontro di reciproca conoscenza, di informazione sulle mille attività che le associazioni culturali cinematografiche svolgono in tutto il territorio nazionale e poi di preghiera, perché appunto noi sappiamo che per noi credenti il senso della presenza nella cultura è testimoniare la relazione tra Gesù e il Padre. Quindi, noi vogliamo continuare questa tradizione. Siamo molto felici di questa accoglienza che, come sempre, il Patriarca ci riserva con attenzione e con cuore di pastore”.

 

  Da Venezia, Luca Pellegrini, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

2 settembre 2004

 

 

IL PREFETTO APOSTOLICO DEL NEPAL, MONS. ANTHONY FRANCIS SHARMA,

ESPRIME DOLORE E TRISTEZZA PER QUANTO ACCADUTO NEL REGNO HIMALAYANO ALL’INDOMANI DELL’UCCISIONE DI 12 OSTAGGI NEPALESI IN IRAQ

 

KATHMANDU. = Ciò che è accaduto è una triste novità per il Nepal, Paese dove la convivenza tra le religioni è sempre stata rispettata. Questo grave episodio ci riempie di tristezza ma confidiamo che tutto ritorni presto come prima: sono queste le parole del prefetto apostolico del Nepal, mons. Anthony Francis Sharma, che racconta all’Agenzia Misna le proprie impressioni su quanto accaduto nelle ultime 48 ore a Kathmandu. Nella capitale del piccolo regno himalayano si è scatenata la rabbia della popolazione indù per l’esecuzione in Iraq di 12 connazionali da parte di un gruppo estremista islamico. Due moschee della città sono state attaccate da gruppi di giovani. “I nepalesi di religione islamica – ha detto mons. Sharma -  non avevano mai subito una cosa del genere e sono cittadini ben inseriti nella società”. Analoga stima circonda la comunità cristiana “in particolare per il lavoro condotto dalle associazioni e organizzazioni non governative nel campo dell’educazione e dell’assistenza ai poveri”, aggiunge il prefetto apostolico. Monsignor Sharma ha anche precisato che non è stato condotto nessun attacco contro i cristiani: queste presunte aggressioni - ha detto - sono solo delle voci che si inseriscono in una situazione di tensione dove, a causa del coprifuoco, circolano poche informazioni certe su quanto veramente sia accaduto. Nel Paese la situazione resta tesa. Il ministero degli Interni ha reso noto che, ieri, due persone sono rimaste uccise durante scontri con la polizia. In modo particolare l’ira dei dimostranti si è scatenata contro gli uffici delle agenzie di collocamento che reclutano lavoratori per l’estero senza garantire loro un’adeguata sicurezza. I cattolici in Nepal sono meno di 7600, mentre la popolazione islamica, secondo un censimento del 1995, costituisce circa il 4 per cento. (A.L.)

 

 

AL CARDINALE ANGELO SODANO L’EDIZIONE 2004 DEL PATH TO PEACE AWARD:

LA CERIMONIA DI CONSEGNA DEL RICONOSCIMENTO IL 20 SETTEMBRE A NEW YORK.

 ALLA MEMORIA DELL’ARCIVESCOVO MICHAEL COURTNEY,

 NUNZIO APOSTOLICO UCCISO IN BURUNDI, IL PREMIO “SERVITOR PACIS”

 

NEW YORK.= Un riconoscimento all’impegno costante della Santa Sede per la pace nel mondo e il dialogo tra i popoli. Il 20 settembre prossimo, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, sarà a New York per ricevere l’edizione 2004 del Path to Peace Award, prestigioso riconoscimento della Path to Peace Foundation. L’annuncio è stato dato dall’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU e presidente della Fondazione Path to Peace. Durante la stessa cerimonia, che si terrà allo University Club di New York, verrà assegnato il Path to Peace Servitor Pacis alla memoria di mons. Michael A. Courtney, nunzio apostolico in Burundi, ucciso il 29 dicembre del 2003 in un agguato, mentre viaggiava nella sua auto nei pressi della capitale burundese Bujumbura. Per il segretario di Stato vaticano, oltre al Path to Peace Award, il 21 settembre verrà conferito il titolo honoris causa dalla St. John’s University. (A.G.)

 

 

MESSAGGIO DEI VESCOVI PERUVIANI

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE

DEL MIGRANTE DI DOMENICA PROSSIMA

 

LIMA. = I vescovi del Perù hanno inviato un messaggio “di coraggio e speranza” in occasione della Giornata mondiale del migrante, che si celebra domenica prossima. I temi previsti per la Giornata sono l’aumento delle migrazioni femminili e l’incremento del numero delle donne peruviane costrette a lasciare il Paese per trovare all’estero nuove prospettive e speranze di vita. Nel testo redatto dai presuli si sottolinea la preoccupazione per i rischi corsi dalle donne migranti, “che possono essere le prime vittime delle reti di prostituzione e del traffico degli esseri umani”. Queste donne “cadono nelle grinfie delle mafie pensando di trovare un lavoro sicuro e ben pagato in un altro Paese”, si legge nel documento. I vescovi hanno avvertito che la migrazione femminile all’estero riguarda ormai il 51 per cento del numero complessivo di persone che lascia il Perú. “Ci preoccupano - concludono i presuli - le madri costrette a vivere lontane dai loro figli”. (A.L.)

 

 

L’ESECUTIVO DI BRASILIA HA CANCELLATO IL 95 PER CENTO

 DEL DEBITO DEL MOZAMBICO CON IL BRASILE.

LA SOMMA CONDONATA E’ DI 315 MILIONI DI DOLLARI

 

BRASILIA .= Il governo brasiliano ha annunciato di aver condonato il 95 per cento del debito contratto dal Mozambico. Lo ha detto il presidente della Repubblica brasiliana, Luis Inácio Lula da Silva, dopo aver incontrato a Brasilia il suo omologo del Paese africano, Joaquim Chissano. Il presidente del Mozambico si è recato nella capitale sudamericana per ricambiare il viaggio del capo di Stato brasiliano dello scorso novembre. L’accordo, giunto al termine di tre anni di negoziati, prevede la cancellazione di 315 dei 331,6 milioni di dollari di debito contratti dal Mozambico con il Brasile. La visita di Chissano in Brasile è stata anche l’occasione per sottoscrivere accordi di cooperazione bilaterale per la formazione di personale nei settori della sicurezza e della vigilanza degli istituti carcerari del Mozambico, oltre che per sviluppare la lotta al razzismo e le tecnologie delle imprese pubbliche radio-televisive del Paese africano.(A.L.)

 

 

L’IMPATTO DELLE MODERNE TECNOLOGIE SULLA VITA DEI LAVORATORI:

 UNO STUDIO CONDOTTO DALL’UNIVERSITA’ DEL SURREY, IN GRAN BRETAGNA,

HA SCOPERTO UNA STRANA ‘PATOLOGIA’, CAUSATA DAI TELEFONI CELLULARI

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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LONDRA. = L’hanno chiamata sindrome di SAD, perché ci rende stressati, arrabbiati, distratti e, infine, depressi. Tutto per colpa del telefonino, che squilla in ogni momento e in ogni luogo, e che ha cambiato le nostre abitudini di comunicazione in casa, per strada, in ufficio. Cercarsi continuamente, fare domande, offrire risposte, ricevere messaggi di ogni tipo, privati, professionali o commerciali, notizie da parenti, amici e conoscenti dietro l’angolo o dal mondo intero. Tutto ciò è davvero troppo. Ma è in ambito lavorativo che la SAD colpisce con più virulenza. I ricercatori inglesi hanno monitorato 600 dipendenti di diverse aziende: le ripetute interruzioni non prevedibili causate dai telefoni cellulari si assommano allo stress lavorativo ordinario. La richiesta continua e costante di comunicazione istantanea provoca ansia e irritazione. “I dipendenti – si legge nella ricerca - si sentono frustrati e disturbati quando non riescono a raggiungere coloro che cercano” e nello stesso tempo soffrono le comunicazioni intrusive del telefonino “nel rapporto con i colleghi e con le loro mansioni lavorative''. “La nostra società pretende tutto subito e non siamo più preparati ad attendere”, ha commentato uno degli intervistati. Soluzioni per il momento non ce ne sono, se non – aggiungiamo noi – una riflessione ‘a telefono spento’ per ripensare l’uso dei nuovi media a maggior beneficio per la nostra vita.

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“POSTGLOBAL: NUOVE SFIDE ALLA DEMOCRAZIA”:

TEMA DELL’INCONTRO NAZIONALE

DI STUDI DELLE ACLI AD ORVIETO E A ROMA DAL 10 AL 12 SETTEMBRE

 

ROMA. = Si svolgerà ad Orvieto ed a Roma dal 10 al 12 settembre, l’annuale incontro di studi organizzato dalle Acli. Col supporto di ospiti illustri ed autorevoli, l’Associazione dibatterà intorno al tema “Postglobal: religioni, generi, generazioni. Nuove sfide alla democrazia”. Un’occasione importante anche per elaborare il contributo delle Acli in vista delle prossime settimane dei cattolici, in programma il mese successivo e dedicate proprio ai nuovi scenari della democrazia. I lavori verranno aperti ad Orvieto la mattina di venerdì 10 settembre, presso il Palazzo del Popolo, dagli interventi di Mario Deaglio, economista dell’Università di Torino, e Mario Monti, commissario dell’Unione Europea. Seguirà il confronto sulla prima sfida alla democrazia, quella costituita dalle nuove generazioni e dal loro bisogno di rappresentatività all’interno dei sistemi democratici. Si dibatterà sull’allargamento del suffragio universale ai minori esaminando, in particolare, la proposta delle Acli “Un bimbo, un voto”. La mattina del sabato, 11 settembre, si svolgerà la seconda sessione del Convegno, dedicata alla “sfida delle religioni alla democrazia”. Pluralismo religioso e laicità dello Stato saranno al centro delle riflessioni di personalità del mondo politico, culturale ed ecclesiale. Il terzo giorno, domenica 12 settembre, i partecipanti al Convegno si trasferiranno a Roma, presso il nuovo Auditorium della capitale, per festeggiare, insieme con altri esponenti della società civile (tra i quali Legambiente, il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant’Egidio) la seconda “Giornata dell’Interdipendenza, da un’idea di Banjamin Barber, professore dell’Università del Maryland già consigliere di Bill Clinton. L’incontro vuole sottolineare l’idea positiva della necessità di una politica che tenga in considerazione tutti i popoli e le loro nazioni. Per questa giornata è prevista la presenza, tra gli altri, di Kofi Annan in videoconferenza. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 settembre 2004

- A cura di Barbara Castelli -

 

Trattative a oltranza e nessun blitz, almeno per ora. E’ l’impegno dei servizi segreti russi sul dramma del maxi-sequestro di Beslan, la cittadina della regione autonoma dell’Ossezia del Nord, anche se poco fa sono stati uditi due colpi isolati di arma da fuoco nella scuola teatro della presa degli ostaggi. Lo stessa linea è stata confermata dal presidente, Vladimir Putin, che, ricevendo al Cremlino il re di Giordania, ha denunciato un attacco terroristico su vasta scala contro l’intera Russia. Il ‘ministro degli esteri’ dell’autoproclamato governo indipendentista ceceno, Ilias Akhmadov, intanto, ha ribadito oggi che “il presidente Aslan Maskhadov non c’entra con il sequestro di ostaggi e anzi condanna ogni azione terroristica”. Ci riferisce Giuseppe d’Amato:

 

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“Questo è un atto non contro cittadini russi, ma contro tutta la Russia intera”: così Vladimir Putin ha commentato il sequestro in Ossezia del Nord, al margine di un incontro con il Re di Giordania Abdullah. "Questa è un’azione – ha proseguito il capo del Cremlino – che mira a far esplodere gli equilibri interreligiosi ed interetnici. La cosa essenziale adesso è salvare la vita agli ostaggi. Un grazie ai capi di Stato e all’Onu che ci hanno espresso solidarietà”. Col passare delle ore il quadro della situazione a  Beslan emerge nella sua drammaticità. Secondo i calcoli di fonte ossetina, sono 354 le persone sequestrate, fra loro 132 bambini; per il canale Ntv si supera le 400 unità. Nell’assalto sono state uccise 12 persone, mentre il numero dei feriti è imprecisato. Alcuni potrebbero essere all’interno della scuola che è stata minata. Il commando è composto da 17 terroristi con 4 donne kamikaze. Alcuni sono stati identificati: non sono solo ceceni, ma anche ingusci e gente che in passato si è ribellata al potere di Mosca. I genitori ed i parenti degli ostaggi rimangono in strada e sono assistiti da medici e psicologi. Le notizie restano nel complesso confuse e non verificabili. Le trattative sarebbero condotte dal dottor Leonid Roshal, già famoso per aver mediato nel Teatro della Dubrovka nel 2002. Secondo alcune fonti, il comando non avrebbe accettato cibo ed acqua; mentre secondo altre, sì.

 

Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Ore difficili per la Russia. Nove militari delle forze federali sono stati uccisi ieri dall’esplosione di due mine a sud di Grozny, capitale della Cecenia. Lo ha riferito il ministero dell’Interno ceceno, citato dall’agenzia Ria Novosti.

 

Nuove pagine di sangue in Iraq. Ha avuto un tragico epilogo il rapimento di tre turchi, uccisi questa mattina dalla guerriglia, mentre non si hanno ancora notizie dei due giornalisti francesi sequestrati. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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La violenza in Iraq resta tristemente all’ordine del giorno. Secondo quanto ha riferito la tv del Qatar Al Jazeera, tre ostaggi turchi sono stati uccisi oggi dal gruppo “Al Tawhuid Al Jihad”. I corpi dei sequestrati sono stati rinvenuti nei pressi di Samara, a nord di Baghdad. La Francia, intanto, resta con il fiato sospeso per la sorte dei due giornalisti in mano alla guerriglia irachena. I numerosi appelli giunti da più parti non hanno sortito effetto: i rapitori sono barricati nel silenzio, mentre una delegazione del Consiglio francese del culto musulmano ha incontrato oggi a Baghdad i dirigenti del Comitato degli Ulema per chiedere loro di intervenire a favore di Christian Chesnot e Georges Malbrunot. A rendere ancora più rovente la situazione il temuto e atteso rientro degli studenti francesi tra i banchi. Entra in vigore oggi, infatti, la legge sulla laicità, che proibisce l’ostentazione di simboli religiosi, tra cui il velo, nelle scuole pubbliche. Venti persone sono state uccise nella notte nel raid aereo compiuto dalle forze statunitensi su Falluja, nel triangolo sunnita. L’attacco, costato la vita anche a diversi bambini, aveva come obiettivo due case in cui si nascondevano uomini di Abu Musab al-Zarqawi, considerato il responsabile di Al-Qaeda in Iraq. L’automobile usata dall’ambasciatore ceco in Iraq poi è stata raggiunta ieri da alcuni colpi d’arma da fuoco sparati da un commando a Baghdad. Le due guardie del corpo, a bordo della vettura, sono fortunatamente rimaste illese. Un poliziotto iracheno, invece, è morto e altre diciotto persone sono rimaste ferite in seguito a un attacco a colpi di mortaio contro la sede del governatorato della provincia settentrionale irachena di Niniveh, situata nel centro di Mosul.

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In Nepal oggi è giornata di lutto nazionale per l’eccidio di 12 lavoratori nepalesi sequestrati in Iraq. A Kathmandu, intanto, all’indomani dei tumulti di protesta in cui sono morte due persone, resta in vigore il coprifuoco. Attualmente sono 200.000 i cittadini nepalesi che lavorano nei Paesi del Golfo. Alcuni sono impiegati e immigrati regolari, molti sono clandestini, sfruttati, sottopagati e indotti ai compiti più rischiosi.

 

I terroristi lanciano nuove minacce via Internet. Il “Movimento dei martiri della nazione” ha invitato i musulmani a lasciare America e Europa “nel più breve tempo” possibile, perché si legge nel comunicato “le nostre brigate condurranno una guerra senza precedenti, di nuovo tipo”. “Con questa guerra – conclude il messaggio – ricorderemo l’era della diffusione islamica: vendicheremo ovunque i nostri fratelli”.

 

Militari israeliani hanno aperto il fuoco oggi durante un’incursione a Deir Al-Balah, cittadina nel centro della Striscia di Gaza, e ucciso un diciannovenne palestinese. Ieri, invece, un elicottero israeliano ha sparato missili contro il campo profughi di Khan Yunis a Gaza. Secondo fonti mediche, cinque palestinesi sono stati feriti. Il premier israeliano, Ariel Sharon, intanto, secondo quanto ha riferito stamani la radio di Stato, ha attribuito alla Siria la diretta responsabilità per gli attentati attuati da Hamas a Beersheva e costati la vita a 16 persone. Il ministro siriano per gli Affari Esteri, Farouk al-Chareh, invece, ha rifiutato la responsabilità di Damasco nelle azioni terroristiche di martedì. E mentre è stato interrotto lo sciopero della fame di alcune migliaia di palestinesi nelle carceri israeliane, 14 deputati del Consiglio legislativo palestinese, hanno firmato una petizione indirizzata al presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, per chiedergli di licenziare il governo del premier Abu Ala.

 

Il presidente americano, George Bush, ha raggiunto New York, dove questa notte terrà il discorso di accettazione della candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, nel corso della Convention repubblicana che ieri ha visto l’intervento del suo vice, Dick Cheney. Si andrà al voto per la Casa Bianca a novembre. Nel suo discorso Cheney ha sottolineato le differenze tra Bush e il suo sfidante democratico, per dimostrare che John Kerry non garantisce un’adeguata protezione del Paese nella guerra al terrorismo. Paolo Mastrolilli:

 

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La Convention Repubblicana entra nel vivo in queste ore, con il discorso di accettazione della nomination del vice presidente Cheney, che anticipa quello di domani del capo della Casa Bianca, George Bush. Dopo le prime due giornate dedicate al ricordo dell’11 settembre e alla proiezione di un’immagine moderata del partito, tramite personaggi come Arnold Schwarzenegger, l’ex sindaco Giuliani e la first lady Laura, Cheney ha promesso di attaccare direttamente il rivale democratico Kerry, dicendo di voler sottolineare la confusione delle sue convinzioni. Il vice presidente riporta al centro della Convention i temi più conservatori dei repubblicani, che finora sono stati messi da parte per raggiungere gli elettori di centro ancora indecisi. Oggi anche Bush arriva a New York, in vista del suo discorso di accettazione. Come prima cosa il presidente ha in programma la visita ad una stazione dei pompieri del Queens, per ricordare il loro sacrificio durante i soccorsi dopo gli attacchi dell’11 settembre. Nelle stesse ore però continuano anche le proteste che hanno segnato la Convention prima ancora del suo inizio e finora hanno portato all’arresto di circa 1500 persone. La manifestazione consiste in una catena umana da Wall Street, simbolo dell’economia americana, al Madison Square Garden, sede del Congresso repubblicano, per protestare contro la disoccupazione e la perdita di posti di lavoro, avvenuta durante l’amministrazione Bush.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Allarme terrorismo in Malaysia: l’ambasciata americana a Kuala Lumpur è stata chiusa oggi in seguito al ritrovamento di una busta contenente una polvere sospetta simile all’antrace. Lo ha reso noto un funzionario della rappresentanza, Frank Whitaker, precisando che dopo il ritrovamento del pacco sospetto è stata allertata la polizia e a tutti gli impiegati e ai visitatori è stato ordinato di lasciare l’edificio.

 

Gli Stati Uniti si sono detti preoccupati per l’annunciata intenzione dell’Iran di procedere ad una ripresa del processo di arricchimento dell’uranio ed hanno chiesto che del problema sia investito il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Luci e ombre sul programma nucleare iraniano, intanto, emergono da un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Nel documento, il sesto del genere, si afferma da un lato che Teheran si appresta a riprendere la produzione su vasta scala del materiale di base per il processo dell’arricchimento dell'uranio; dall’altro si riconosce che non sono state riscontrate prove certe di alcun tipo circa le effettive intenzioni del regime degli ayatollah di sfruttare tale materiale a scopi militari.

 

Grazie alla mediazione dell’Unione africana, il governo del Sudan e le forze ribelli sono giunte, ieri sera, ad un accordo sulla protezione umanitaria di più di un milione di profughi della regione del Darfur. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, intanto, ha accusato l’esecutivo di Khartoum di non aver tenuto fede alle promesse sul Darfur ed ha chiesto il rinforzo della presenza internazionale all’interno della provincia, al fine di ristabilirne la sicurezza.

 

Il capo di Stato centroafricano, François Bozizé, ha dimesso con un decreto il governo del primo ministro, Célestin-Leroy Gaombalet. Lo ha annunciato oggi la radio nazionale a Bangui. L’emittente, tuttavia, non ha specificato né le cause della decisione, né il nome del nuovo premier.

        

Lotta alla corruzione, referendum sul Canale di Panama e relazioni diplomatiche con Cuba e Venezuela: sono le linee guida del nuovo presidente di Panama, Martín Torrijos. Il socialdemocratico si è insediato ieri a Città di Panama, alla presenza di capi di Stato e ministri provenienti da tutto il mondo.

 

L'ex presidente jugoslavo Slobodan Milosevic ha protestato contro la decisione del Tribunale Penale Internazionale di imporgli un avvocato d’ufficio preannunciando di voler fare appello. Senza un avvocato d’ufficio, ha sostenuto la Corte esiste il pericolo che il processo si prolunghi in tempi non ragionevoli o, peggio ancora, non si concluda affatto. Milosevic aveva espresso la volontà di procedere personalmente alla sua difesa. L’alto responsabile politico serbo, Radoslav Brdjanin, intanto, è stato condannato ieri a 32 anni di reclusione dal Tribunale penale per i crimini nell’ex Jugoslavia, per il ruolo svolto negli episodi di pulizia etnica in Bosnia tra il 1992 ed il ‘95. Brdjanin è stato, invece, prosciolto dall’accusa di genocidio.

 

Un progetto di risoluzione presentato da Stati Uniti e Francia sulla sovranità del Libano è stato depositato ieri sera al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per essere votato oggi. Lo ha annunciato l’ambasciatore americano all’Onu, John Danforth, specificando che nella bozza si chiede anche il ritiro della forze siriane attualmente dislocate nel Paese mediorientale.

 

Il governatore della Florida, Jeb Bush, ha proclamato l’emergenza in tutto lo Stato in vista dell’arrivo di ‘Frances’, il nuovo uragano che sta minacciando la parte sud-orientale degli Stati Uniti. Circa 500 mila persone hanno già ricevuto l’ordine di evacuazione.

 

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