RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 329 - Testo della trasmissione di mercoledì 24 novembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’udienza generale prega per l’Ucraina in questo difficile momento politico e torna ad invitare i cristiani ad offrire una testimonianza sempre più forte dei valori cristiani  nella società. Nella catechesi ricorda: il volto di Dio, Creatore dell’universo, è diventato accessibile in Cristo

 

Un profondo incoraggiamento a percorrere la via dell’unita’:  cosi’, il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unita’ dei cristiani  sulla visita a Roma del Patriarca ecumenico di Costantinopoli,

Bartolomeo I, per la solenne cerimonia di consegna delle reliquie dei due santi patriarchi di Costantinopoli

 

Una rinnovata diffusione della dottrina sociale cattolica potrà aiutare Cuba a risolvere la propria crisi politico-economica. Lo afferma il cardinale Sodano in una lettera a nome del Papa, per la conclusione della nona Settimana sociale cattolica di Cuba

 

L’importante ruolo dell’ONU per un buon governo internazionale che supporti le nazioni per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sottoscritti nel Summit del millennio: intervento dell’arcivescovo Migliore alle Nazioni Unite

 

Apre oggi la 21.ma Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, dedicata al mondo parrocchiale e al suo rilancio. Pubblicato a cura del dicastero, un volume sulle associazioni laicali approvate dalla Santa Sede

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La guerra nel Darfur non risparmia le organizzazioni umanitarie: con noi Filippo Ungaro

 

Prosegue a Roma il Congresso Mondiale della Vita Consacrata: ce ne parla padre José Maria Arnaiz

 

Presentati, alla presenza del cardinale Poupard e di mons. Foley, i vincitori del Premio internazionale Sant’Antonio: con noi padre Luciano Bertazzo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il popolo sia ascoltato”: è l’esortazione del cardinale ucraino Husar.

 

Prosegue il viaggio apostolico in Asia del cardinale Crescenzio Sepe

 

Si è concluso ieri in Algeria il Summit del Comitato dei capi di Stato e di governo  per la messa in opera del nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa

 

Grande festa ieri a Reggio Emilia in vista del 50.mo anniversario di ordinazione sacerdotale del cardinale Ruini

 

Inaugurata oggi a Milano la Casa della Carità

 

Il Centro di cultura mariana “Madre della Chiesa” a Roma organizza per il 27.mo anno consecutivo i Sabati mariani, dall’Avvento a Pentecoste

 

24 ORE NEL MONDO:

In Ucraina continua la protesta di migliaia di persone contro i risultati delle elezioni presidenziali   

 

Per il presidente della Commissione europea Barroso non è utile la revisione del patto di stabilità

 

Ciampi concede la grazia a Mesina, Orrù e Pellè. Il presidente pensa anche a  Bompressi: ma il ministro Castelli dice no

 

Oggi lo sciopero dei magistrati italiani contro la riforma della giustizia

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 novembre 2004

 

IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE PREGA PER L’UCRAINA IN QUESTO DIFFICILE MOMENTO POLITICO E TORNA AD INVITARE I CRISTIANI AD OFFRIRE UNA TESTIMONIANZA SEMPRE PIU’ FORTE DEI VALORI CRISTIANI NELLA SOCIETA’.

NELLA CATECHESI RICORDA: IL VOLTO DI DIO, CREATORE DELL’UNIVERSO,

E’ DIVENTATO ACCESSIBILE IN CRISTO

 

Il Papa durante l’udienza generale di stamane ha pregato per l’Ucraina in questo difficile momento politico. Quindi ha lanciato un nuovo invito ai cristiani perché offrano una testimonianza sempre più forte del Vangelo e dei valori cristiani nella società per costruire un mondo di giustizia e di pace. Giovanni Paolo II ha poi proseguito la sua catechesi sulla liturgia dei vespri prendendo spunto dal grande inno cristologico con cui si apre la Lettera ai Colossesi e ha sottolineato che il volto di Dio, diventa accessibile in Cristo. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa si rivolge ai pellegrini giunti dall’Ucraina, guardando al difficile momento politico che sta vivendo questo Paese:

 

“Carissimi assicuro voi e tutto il popolo ucraino che in questi giorni prego
in modo particolare per la vostra amata Pa
tria”.

 

L’udienza generale oggi si è svolta prima nella Basilica vaticana, dove il Papa ha accolto giovani e studenti convenuti da varie regioni italiane, e poi nell’Aula Paolo VI. Giovanni Paolo II ha esortato i giovani:

 

 Gesù sia sempre al centro della vostra vita!”

 

“Sia Lui – ha proseguito – la luce e la guida di ogni vostra scelta; partecipate generosamente con la vostra testimonianza alla costruzione del suo Regno di giustizia e di pace”. I cristiani – ha detto – offrano “una sempre maggiore testimonianza del Vangelo e dei valori del cristianesimo nella famiglia e nella società”. Nella catechesi il Papa ha parlato del grande inno cristologico  della Lettera ai Colossesi, in cui campeggia  la figura gloriosa di Cristo, cuore della liturgia e centro di tutta la vita ecclesiale.

        

“In questo canto – ha spiegato – è rintracciabile il respiro di fede e di preghiera dell’antica comunità cristiana” che sin dall’inizio ha venerato Cristo come primogenito di ogni creatura e di coloro che risuscitano dai morti. La sua eternità “trascende spazio e tempo”: Cristo è dunque l’‘immagine’, l’‘icona’ visibile di quel Dio che rimane invisibile nel suo mistero. Era stata questa l’esperienza di Mosè – nota il Papa – che, nel suo ardente desiderio di gettare uno sguardo sulla realtà personale di Dio, si era sentito rispondere: ‘Tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo’.

        

“Invece – ha rilevato Giovanni Paolo II – il volto del Padre Creatore dell’universo diventa accessibile in Cristo, artefice della realtà creata”. “Cristo dunque, da un lato, è superiore alle realtà create, ma dall’altro, è coinvolto nella loro creazione. Per questo può essere da noi visto come ‘immagine di Dio invisibile’, reso a noi vicino attraverso l’atto creativo”.

 

“Con la sua ‘pienezza’ divina, ma anche col suo sangue sparso sulla croce – ha proseguito il Pontefice – Cristo ‘riconcilia’ e ‘rappacifica’ tutte le realtà, celesti e terrestri. Egli le riporta così alla loro situazione originaria, ricreando l’armonia primigenia, voluta da Dio secondo il suo progetto d’amore e di vita. Creazione e redenzione sono, quindi, connesse tra loro come tappe di una stessa vicenda di salvezza”. E rivolgendosi ai malati li ha esortati a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione con Cristo che ha fatto della Croce un trono regale.

 

Infine, Giovanni Paolo II ha ricordato che tra pochi giorni inizierà l’Avvento. “Nell’Anno dell’Eucaristia – ha concluso – sia questo un tempo di particolare vigilanza, di preghiera e di adorazione di Cristo. Benedico di cuore coloro che attendono il Salvatore”.

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UN PROFONDO INCORAGGIAMENTO A PERCORRERE LA VIA DELL’UNITA’:

COSI’, IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITA’ DEI CRISTIANI

SULLA VISITA A ROMA DEL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI,

BARTOLOMEO I, PER LA SOLENNE CERIMONIA

DI CONSEGNA DELLE RELIQUIE DEI DUE SANTI PATRIARCHI DI COSTANTINOPOLI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Negli insegnamenti dei Santi patriarchi Giovanni Crisostomo e Gregorio di Nazianzeno, Dottori della Chiesa, che “con tanta sapienza hanno parlato dalla Cattedra” di Costantinopoli, risplende il “comune patrimonio di fede che, anche se in maniera non ancora perfetta, ci unisce”. Sono le parole di Giovanni Paolo II al Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in una lettera che conferma la restituzione delle reliquie dei due Santi. Della missiva dà conto oggi un comunicato del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

 

Questo, dunque, un passaggio chiave che ha portato ad una nuova tappa significativa sulla via dell’ecumenismo: la solenne cerimonia di consegna delle reliquie, che avverrà sabato prossimo alle ore 11 nella Basilica di San Pietro. Questo evento, si legge nella nota del dicastero vaticano, “costituisce un profondo incoraggiamento a percorrere la via dell’unità: le spoglie mortali dei due Santi Patriarchi di Costantinopoli, che si adoperarono a salvaguardare l’unità tra Oriente ed Occidente”. Le reliquie conservate e onorate per secoli dalla Chiesa di Roma, “si incamminano di nuovo verso Oriente, grazie ad un gesto di condivisione spirituale, che nutre e fortifica la comunione tra le Sedi di Roma e di Costantinopoli”. Alla solenne celebrazione, che sarà trasmessa in diretta in Grecia e negli Stati Uniti, prenderanno parte anche il Metropolita d’Italia ed Esarca per l’Europa orientale, Gennadios, il nuovo rettore della Comunità greca ortodossa di Roma, l’Archimandrita Epifanios Dimitríou, oltre all’arcivescovo greco ortodosso d’America, Demetrios, che giungerà a Roma per l’occasione.

 

Nel pomeriggio di sabato 27 novembre, Bartolomeo lascerà Roma alla volta di Istanbul. Con lui viaggerà anche la delegazione della Santa Sede presente ogni anno a Costantinopoli per la Festa del Patrono del Patriarcato ecumenico, Sant’Andrea, il giorno 30 novembre. La delegazione vaticana, guidata dal cardinale Walter Kasper, avrà delle conversazioni con la Commissione sinodale per le Relazioni con la Chiesa cattolica. Inoltre, incontrerà la comunità cattolica di Istanbul e celebrerà la Santa Messa per la prima Domenica d’Avvento nella Cattedrale dello Spirito Santo.

 

 

UNA RINNOVATA DIFFUSIONE DELLA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA

POTRA’ AIUTARE CUBA A RISOLVERE LA PROPRIA CRISI POLITICO-ECONOMICA.

LO AFFERMA IL CARDINALE SODANO IN UNA LETTERA A NOME DEL PAPA,

PER LA CONCLUSIONE DELLA NONA SETTIMANA SOCIALE CATTOLICA DI CUBA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Porre in atto un “rinnovato e profondo impegno per studiare, far propria e mettere in pratica” la Dottrina sociale della Chiesa nella realtà di Cuba. Il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha scritto e inviato, a nome del Papa, una lettera alla comunità ecclesiale dell’isola caraibica, a conclusione della Settimana sociale cattolica. L’appuntamento, giunto alla nona edizione, si svolto nella città cubana di Camagüey ed ha centrato la propria attenzione sui fondamenti dell’Enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris: la verità, la giustizia, l’amore e la libertà”.

 

Ogni realtà in cui vivono dei cristiani è chiamata a incarnare, in maniera “continua e perseverante” gli insegnamenti di questo della Dottrina sociale della Chiesa, ha detto il cardinale Sodano. “Si deve favorire – ha precisato – una presentazione del pensiero sociale cristiano in sintonia con i tratti fondamentali dell’identità del popolo cubano, che possa essere comunicato in un linguaggio comprensibile ai suoi cittadini e illuminare l’esistenza umana e la realtà sociale”. Riflettendo poi sull’immutata attualità della Pacem in terris, il segretario di Stato vaticano ne ha interpretato il messaggio alla luce della non facile situazione cubana. “E’ un dovere e un diritto delle autorità e di ogni cittadino, ha affermato, sforzarsi di risolvere la crisi politica e socio-economica nel segno “della giustizia e della pace, del dialogo e della riconciliazione”.

 

 

L’IMPORTANTE RUOLO DELL’ONU PER UN BUON GOVERNO INTERNAZIONALE

CHE SUPPORTI LE NAZIONI PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO

SOTTOSCRITTI NEL SUMMIT DEL MILLENNIO:

INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO MIGLIORE ALLE NAZIONI UNITE

 

Gli obiettivi di sviluppo del Millennio (MDGs), fissati nel Summit delle Nazioni Unite nell’anno 2000: ne ha parlato l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenendo ai lavori dell’Assemblea generale, in corso nel Palazzo di Vetro a New York. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Nell’ultimo anno, l’aiuto totale allo sviluppo è stato di 68,5 miliardi di dollari, pari a poco più dello 0.2 per cento del prodotto nazionale lordo dei Paesi donatori, quindi ancora molto lontano dall’obiettivo dello 0,7 per cento, fissato proprio nel Summit del Millennio. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Migliore, osservando che attualmente molto dell’aiuto “non è mirato alle necessità fondamentali dei Paesi più poveri” e denunciando che “l’abilità delle Nazioni più svantaggiate - in massima parte in Africa - per ottenere esportazioni ed entrate fiscali è vanificata dai sussidi alle esportazioni dei Paesi ricchi e dalle tariffe imposte sulle esportazioni africane, talvolta dieci volte più alte di quelle imposte sui beni commerciati tra i Paesi industrializzati dell’Ocse.” 

 

“Per cui – ha aggiunto l’osservatore della Santa Sede – il successo degli sforzi globali verso la pace e lo sviluppo … è inevitabilmente correlato alla precisa visione del ruolo delle Nazioni Unite e alla responsabilità ultima dei governi.” L’ONU realizza infatti “un importante parte della sua missione” quando offre sostegno ai Paesi rendendoli capaci di realizzare gli impegni presi nei forum internazionali. Questo suppone che i leader nazionali re-interpretino “l’idea di sovranità con una visione di nuova responsabilità globale”. “Tale sovranità comprenderà il concetto che i Paesi in via di sviluppo possano sempre partecipare pienamente alle decisioni prese circa i progetti destinati ai loro rispettivi territori”. “In altre parole il buon governo nazionale deve essere spalleggiato e supportato da un buon governo internazionale”.

 

“Quando 171 Governi del Nord e del Sud firmarono la Dichiarazione del Millennio all’Assemblea generale nel settembre del 2000 – ha ricordato l’arcivescovo Celestino Migliore – c’era un sentimento di urgenza nell’aria”. E la Santa Sede si alleò con quegli obiettivi recepiti nelle sfide del Giubileo. Conseguentemente, il movimento fu lanciato nel mondo con programmi, scadenze, campagne, obiettivi mirati e impegni presi in diverse successive conferenze, e il prossimo anno si farà una valutazione di questo cammino. “Nondimeno questi summit promuoveranno la causa della pace – ha concluso il presule – solo se gli impegni presi in quelle sedi saranno veramente onorati”.

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APRE OGGI LA 21.MA ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LACI,

DEDICATA AL MONDO PARROCCHIALE E AL SUO RILANCIO.

PUBBLICATO A CURA DEL DICASTERO, UN VOLUME SULLE ASSOCIAZIONI LAICALI

APPROVATE DALLA SANTA SEDE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La parrocchia “non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio; è piuttosto ‘la famiglia di Dio”, all’interno della quale è presente e opera il “mistero stesso della Chiesa”. Questa affermazione di Giovanni Paolo II contenuta nell’esortazione apostolica Christifideles laici offre lo spunto di partenza alla riflessione della 21.ma Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, che inizia oggi presso il Centro Congressi di “Villa Aurelia”, a Roma, e si concluderà domenica prossima. I lavori si svilupperanno lungo tre sessioni, che approfondiranno, tra l’altro, la situazione attuale del laicato, l’evoluzione della parrocchia in rapporto alla società attuale, la parrocchia come comunione di ministeri e di servizi.

 

         Nei giorni scorsi, in vista della plenaria, il dicastero vaticano dei laici ha pubblicato il “Repertorio delle Associazioni internazionali di fedeli”, un volume concepito per offrire una panoramica aggiornata del fenomeno aggregativo laicale, all’interno del vasto e variegato mondo dell’associazionismo cattolico contemporaneo. Nelle 306 pagine del volume, pubblicato dalla Editrice Vaticana, vengono presentate - attraverso singole schede anagrafiche - 123 associazioni, tra le quali non figurano quelle che dipendono giuridicamente da altri dicasteri della Curia romana e le aggregazioni che operano esclusivamente in ambito diocesano o nazionale. Prossimamente, oltre all’edizione italiana, il Repertorio sarà disponibile anche in inglese, spagnolo e francese e sarà sottoposto ad aggiornamenti periodici.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi.

 

Il Papa ha nominato promotore di giustizia sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica mons. Gianpaolo Montini, finora difensore del vincolo sostituto del medesimo Tribunale.

 

Giovanni Paolo II ha nominato difensore del vincolo sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica il reverendo Nikolaus Schöch, dell’Ordine dei Francescani Minori.

 

Il Papa ha nominato prelato uditore del Tribunale della Rota Romana mons. Abdou Yaacoub, finora promotore di giustizia aggiunto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Il Santo Padre prega per l’Ucraina.

All’udienza generale Giovanni Paolo II esprime la propria vicinanza alla popolazione in queste drammatiche ore che potrebbero segnare il futuro del Paese. A Kiev si tenta la via del dialogo per evitare l’acuirsi della crisi tra le parti in conflitto, dopo le gravi irregolarità emerse nel ballottaggio per le presidenziali.

Sempre in prima, l’Iraq: si teme l’intensificarsi delle violenze in vista delle elezioni generali del 30 gennaio.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Thailandia: il conferimento dell’“Honorary Degree of Doctor of Laws” al cardinale Crescenzio Sepe.

Una pagina nel sessantesimo anniversario dell’assassinio di don Turci, parroco di Madonna dell’Albero (Ravenna): il prete che voleva salvare i suoi ragazzi venne ucciso come “sabotatore” da militari della Wehrmacht.

 

Nelle estere, Aids: secondo il rapporto annuale dell’Onu, quasi quaranta milioni di persone sono contagiate dal virus; la diffusione della malattia è in inquietante crescita.

 

Nella pagina culturale, edita da “Contrasto” la più completa antologia fotografica della rivista “Life” mai pubblicata. In merito, un articolo di Giuseppe Costa dal titolo “In un semplice ‘click’ l’intera storia di un’epoca”. 

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi del fisco, della giustizia e della camorra. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 novembre 2004

 

 

LA GUERRA DEL DARFUR NON RISPARMIA LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE

- Intervista con Filippo Ungaro -

 

Le autorità del Sudan hanno proclamato lo stato di emergenza nel nord del Darfur. La decisione – ha spiegato il governatore locale – è stata determinata dalla “grave escalation militare dei ribelli”, che non ha risparmiato neppure le organizzazioni umanitarie: domenica scorsa, i bombardamenti hanno sfiorato anche gli operatori di Save the Children. Andrea Sarubbi ha intervistato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia:

 

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R. – E’ successo che domenica scorsa ci sono stati degli scontri nella città di Tawill, che sta nel nord Darfur. Una delle principali milizie ribelli del Sudan Liberation Movement si è scontrata con un’altra milizia non bene identificata. In seguito a questi scontri sono intervenute le milizie governative che hanno sganciato quattro bombe, di cui una è andata molto vicina ad un centro di nutrizione di Save the Children. E’ stata sostanzialmente una rottura del cessate il fuoco. In seguito a questi scontri lo staff di Save the Children è stato costretto ad abbandonare la città e sono stati evacuati dagli aerei dell’Unione Africana circa 30 operatori di Save the Children.

 

D. – Quali sono in particolare i progetti che Save the Children sta seguendo in Darfur in questo momento?

 

R. – Save the Children è una delle maggiori organizzazioni che opera nel Darfur. Noi siamo presenti nella zona dal 1989: 15 anni di attività. Operiamo a favore dei bambini. Sono migliaia i bambini e le famiglie che beneficiano dei nostri progetti. In particolare, siamo attivi in 15 campi di sfollati e nelle aree circostanti. Distribuiamo cibo, rifugi, coperte, sapone, acqua potabile, cure mediche. Abbiamo creato delle cliniche mobili e fisse per curare le principali malattie. Cerchiamo di costruire pozzi per la fornitura di acqua potabile. Siamo attivi nel ricongiungimento dei bambini che vengono separati dalle loro famiglie a causa degli sfollamenti e forniamo educazione di emergenza. Cerchiamo di ricreare un ambiente, per quanto possibile, “normale” per i bambini.

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PROSEGUE A ROMA IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA

- Intervista con padre José Maria Arniaz -

 

Le Congregazioni religiose sono “chiamate a dialogare” con i movimenti sociali. Invece dentro la Chiesa devono dialogare con le “nuove forme” –associazioni e movimenti – che stanno prendendo piede. Questo il pensiero di padre Joao Batista Libanio, gesuita brasiliano, stamani a Roma, nella sua ampia relazione alla seconda giornata dei lavori del primo Congresso Mondiale della Vita Consacrata, sul tema: “Passione per Cristo, passione Per l’umanità”. Eugenio Bonanata:

 

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Occorre “uscire dal piccolo mondo delle opere della stessa congregazione” ed affrontare “le sfide dei nuovi movimenti sociali sia a livello regionale che a livello mondiale”. Così padre Joao Batista Libanio, definisce la sfida contemporanea delle Congregazioni religiose, tracciando un percorso specifico nel confronto con i nuovi temi sociali. “Quale sarà – chiede il gesuita brasiliano – la partecipazione della Vita Consacrata al movimento ecologico, pacifista e antiarmamenti?” E ancora: quale sarà l’atteggiamento verso “la difesa dei diritti umani, dei senza terra, dei senza casa e così verso una gamma innumerevole di movimenti?”. L’obiettivo di rilanciare la vita consacrata passa anche attraverso il confronto con diversi movimenti e associazioni interni alla Chiesa stessa, che a volte sembrano fare “concorrenza” alle Congregazioni religiose. Per padre Joao Batista Libanio, invece, “le nuove forme hanno molto da imparare dalla storia della Vita Consacrata e la forma classica si sente sfidata a specchiarsi in se stessa vedendo le sue rughe e i suoi difetti”. Pertanto, secondo il religioso, “si rende necessaria una collaborazione concreta e quotidiana al triplice livello: dell’esperienza di Dio, della vita comunitaria e della missione apostolica”. Dunque, se dalla realtà del mondo postmoderno emerge una nuova generazione con le proprie esigenze, non manca la possibilità di configurare una nuova forma di Vita Consacrata. Ma quali sono oggi le nuove sfide per la vita religiosa? Jean-Baptiste Sourou lo ha chiesto a padre Josè Maria Arnaiz, segretario dell’Unione Internazionale dei Superiori generali:

 

R. – Prima di tutto, certamente, il fatto di vivere una vita religiosa con più passione, più intensità; una persona che abbia il coraggio di fare delle cose, che è presente nel mondo, che agisce, che è creativa, che ha una fecondità e una ricchezza. Questo da una parte. Dall’altra parte, è una vera e profonda dimensione teologale: essere uomini e donne di Dio, con una passione per il Signore. Anche questo esce spontaneamente dal cuore e si vede nelle parole, nei gesti, nelle azioni, nelle attività. Nell’individuo è presente il messaggio. Io trovo una vita religiosa molto più intensa e vera nel continente asiatico, che non nella realtà europea.

 

D. – Quando parla di umanità ed “umanizzazione” di questa vita religiosa, cosa intende concretamente?

 

R. – Mettere in pratica i valori veri della persona umana: la verità, la giustizia, la libertà e l’amore. Questi sono i valori che si ritrovano nel Vangelo, ma alle volte nella vita religiosa non si sono trovati nel posto giusto. Noi abbiamo dato per scontato che essere religiosi fosse già come essere persone umane piene. Invece penso si debba puntare alla formazione, al lavoro nella vita quotidiana, a vivere in profondità questi valori, i valori della persona.

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PRESENTATI, ALLA PRESENZA DEL CARDINALE POUPARD E DI MONS. FOLEY,

I VINCITORI DEL PREMIO INTERNAZIONALE SANT’ANTONIO. CATEGORIE PREMIATE:

TESTIMONIANZA, SOLIDARIETÀ, CINEMA E TELEVISIONE

- Con noi, padre Luciano Bertazzo –

 

Presentati alla presenza del cardinale Paul Poupard e di mons. John P. Foley, rispettivamente presidenti del Pontificio Consiglio della Cultura e delle Comunicazioni Sociali, i vincitori della quarta edizione del Premio Internazionale Sant’Antonio. “Cinema e televisione – ha sottolineato mons. Foley – sono vere forme d’arte che attraggono lo spettatore ma che possono anche farlo riflettere”. E nel caso dei giovani – ha aggiunto – “non dimentichiamo che i loro modelli molto spesso sono tratti proprio dai film e dalla Tv”. La cerimonia di consegna dei premi sarà domani sera a Padova, nella Basilica del Santo che è stato uno dei primi ed autorevoli esponenti del francescanesimo. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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Un premio per la pace, la carità e la cultura. Nato nel 1998 con cadenza biennale per festeggiare i cento anni della rivista francescana “Il Messaggero di Sant’Antonio”, il Premio è stato descritto dal cardinale Poupard come “un poker d’assi sul tavolo della vita”, nel corso della conferenza stampa di presentazione organizzata nella Sala dei Cento Giorni del palazzo della Cancelleria a Roma. L’originale descrizione si riferisce alle quattro categorie nelle quali il Premio è suddiviso, ossia Testimonianza, Solidarietà, Cinema e Televisione. Sono state rispettivamente vinte, nell’edizione di quest’anno, da Antonio Papisca, direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerche e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli dell’Università di Padova; dall’organismo non governativo “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo”; dal cast italiano del film “La Passione di Cristo” di Mel Gibson; dal cast della seguitissima serie televisiva “Don Matteo”. Un premio che, nella sua articolazione, si ispira a precisi ideali e valori cristiani, come ci spiega Padre Luciano Bertazzo, direttore del “Messaggero di Sant’Antonio”:

 

R. – Sono gli ideali ed i valori che secondo noi si collegano alla tradizione del francescanesimo. Gli ideali sono quelli della solidarietà e della testimonianza. Questi due nuclei così importanti che, grazie al cielo, continuano ad essere presenti anche oggi come orizzonti di valori nonostante il male che ci può essere, sentiamo che continuano ad incarnarsi in persone e in istituzioni. Dando loro il premio, vogliamo riconoscere quanto hanno fatto, portarli alla conoscenza anche di altri perché siano di esempio.

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CHIESA E SOCIETA’

24 novembre 2004

 

 

 “IL POPOLO SIA ASCOLTATO”: E’ L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE HUSAR,

ARCIVESCOVO MAGGIORE DI LVIV DEGLI UCRAINI. IN UN MESSAGGIO IL PORPORATO

RICORDA CHE LA VOCE DEL POPOLO E’ LA VOCE DI DIO

 

LVIV. = L’Ucraina non può ignorare il popolo che manifesta “in maniera pacifica” e “in difesa dei suoi diritti costituzionali”. Questo, in sintesi, il messaggio del cardinale Lubomir Husar, a nome dei vescovi della Chiesa greco-cattolica di Ucraina, riuniti da ieri a Lviv in Sinodo. “E’ gente coraggiosa – scrive il porporato – responsabile e pronta a sacrificarsi. Dovrebbe essere onorata e la sua voce ascoltata, perché la voce del popolo è la voce di Dio”. Da qui l’appello ai nuovi responsabili di governo. “Ci rivolgiamo a quelle persone che detengono il potere che gli è stato conferito da quello stesso popolo – si legge nel messaggio dell’arcivescovo maggiore di Lviv degli Ucraini – chiedendo loro di non cedere ad alcuna tentazione in questo momento di profonda difficoltà, di non usare il loro ruolo, i mezzi della forza per i loro interessi personali, contro il loro popolo”. Nel documento si sottolinea, inoltre, che la Chiesa cattolica non ha mai appoggiato nessuno dei due candidati alla presidenza. In un messaggio diffuso in modo congiunto con la altre Chiese cristiane presenti nel Paese aveva solo richiamato ad una serie di “possibili violazioni”, come “l’interferenza sulla libera espressione della volontà dei cittadini, l’informazione unilaterale, l’uso improprio delle risorse dello Stato, l’acquisto dei voti, la falsificazione dei risultati elettorali”. Nel suo appello il cardinale Husar chiede: “Non siamo stati testimoni di queste violazioni? Più volte il presidente dell’Ucraina ha pubblicamente dichiarato che le elezioni sarebbero state democratiche. E’ stato lui, in quanto garante della Costituzione dell'Ucraina, in grado di assicurarlo?”. L’arcivescovo maggiore di Lviv degli Ucraini conclude, quindi, il messaggio con un appello alla preghiera, in “questo difficile momento per la nazione”. (B.C.)

 

 

PROSEGUE IL VIAGGIO APOSTOLICO IN ASIA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE.

IERI IL PORPORATO HA INCONTRATO I SEMINARISTI DI YANGOON,

IN MYANMAR, ESORTANDOLI AD “APPROFONDIRE SEMPRE UN

INTIMO RAPPORTO DI AMICIZIA CON GESU’”

 

YANGOON. = “Tra le diverse vocazioni comuni a tutti i Cristiani, voi avete ricevuto una chiamata speciale, non per i vostri meriti o le vostre qualità, ma come libero dono di Dio che ha scelto ognuno di voi dall’eternità”. Questo, in sintesi, il saluto che il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha rivolto ieri agli allievi del Seminario maggiore St. Joseph a Yangoon, in Myanmar, nel corso della sua visita pastorale nel sud-est asiatico. Il porporato, durante l’omelia, si è soffermato ad illustrare alcuni aspetti del sacerdozio. Dopo aver parlato della vocazione come chiamata di Dio e delle qualità necessarie a quanti desiderano servire la Chiesa come sacerdoti, “personalità equilibrate, forti e libere, capaci di portare il peso delle responsabilità pastorali”, il cardinale Sepe ha sottolineato l’importanza del Seminario come luogo di formazione. “Uno non può acquisire tutte queste qualità da un giorno all’altro, e questo è un altro motivo per cui la formazione seminaristica si estende per un certo numero di anni”: ha detto il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ricordando che “il Seminario maggiore è considerato come una casa di formazione, una comunità educativa al lavoro”. Senza una profonda formazione spirituale, dunque, la vita del sacerdote è destinata al fallimento. “In questa formazione – ha raccomandato il cardinale Sepe – la cosa più importante è mantenere ed approfondire un intimo rapporto di amicizia con Gesù, nutrito ogni giorno con le Scritture, la Liturgia delle Ore, la celebrazione quotidiana della Messa, la meditazione e la riflessione”. La castità e il celibato sono stati gli ultimi due argomenti toccati dal porporato. Il sacerdote è colui che “offre totalmente se stesso, anima e corpo, a Dio e ai fratelli, sull’esempio di Gesù Cristo... senza limiti di tempo”. Ricordando che anche in Myanmar c’è una folla immensa che ancora non ha mai potuto ascoltare la Buona Novella e ricevere i Sacramenti, il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha esortato i seminaristi ad approfondire la dimensione missionaria della Chiesa. “La Chiesa intera è missionaria – ha detto – e l’opera di evangelizzazione deve essere considerata un compito fondamentale in questo nuovo Millennio”. Sempre ieri il cardinale Sepe è partito alla volta della Thailandia, dove ha proseguito il suo itinerario pastorale con la visita alla cattedrale dell’Assunzione a Bangkok e con l’incontro con i rappresentanti della Chiesa locale. La missione del prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli in Asia proseguirà poi nel Laos, dove inaugurerà le attrezzature sportive al centro per disabili di Vientiane, e in Cambogia, dove incontrerà clero, religiosi, religiose, seminaristi e laici. (B.C.)

 

 

SI E’ CONCLUSO IERI IN ALGERIA IL SUMMIT DEL COMITATO DEI CAPI DI STATO

E DI GOVERNO  PER LA MESSA IN OPERA DEL NUOVO PARTNERARIATO

PER LO SVILUPPO DELL’AFRICA. NEL 2005 ALTRI SETTE PAESI VERRANNO

SOTTOPOSTI ALL’ESAME DEL COSIDDETTO “BUON GOVERNO”

 

ALGERI. = Nel 2005 sette Paesi africani (Sudafrica, Algeria, Mali, Mozambico, Nigeria, Uganda e Senegal) verranno sottoposti al meccanismo di valutazione del cosiddetto “buon governo”, previsto dal New Partnership for African development (Nepad), il piano continentale per lo sviluppo. Lo ha annunciato ieri il presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, ad Algeri, dove una ventina di capi di Stato e di governo si sono riuniti per discuterne. Lanciato tre anni fa per rilanciare l’economia africana, attirando investimenti dall’estero in cambio di garanzie di “good governance”, il Nepad prevede il “Peer review”, una sorta di certificazione collegiale sulla stabilità dei singoli Paesi. Obasanjo, presidente di turno dell’Unione Africana (UA), ha reso noto che i risultati sui primi quattro Paesi sottoposti alla valutazione (Ghana, Rwanda, Kenya e Isole Maurizio) verranno resi noti nel primo trimestre del 2005. Obasanjo ha, inoltre, aggiunto che altri due governi hanno chiesto di aderire al “Peer review”, elevando così a 24 il numero di Paesi che hanno accettato di sottoporsi volontariamente all’esame sulla propria condotta politica. Aprendo la riunione, il presidente algerino, Abdelaziz Bouteflika, ha sottolineato che l’Africa è determinata “a migliorare con costanza la qualità dei suoi metodi di governo”. (B.C.)

 

 

GRANDE FESTA IERI A REGGIO EMILIA IN VISTA DEL 50.ESIMO ANNIVERSARIO

DI ORDINAZIONE SACERDOTALE DEL CARDINALE RUINI.

IL PORPORATO HA PARTECIPATO AD UN INCONTRO DI RIFLESSIONE E PREGHIERA

 

REGGIO EMILIA. = Il cardinale Camillo Ruini ha festeggiato ieri a Reggio Emilia, con qualche giorno di anticipo, il 50.esimo anniversario di ordinazione sacerdotale, in una due giorni di riflessione e preghiera. L’incontro, sul tema “Il Vangelo nella nostra storia: da cristiani per quale futuro?”, si inserisce nell’itinerario verso il Convegno Nazionale ecclesiale di Verona 2006. Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha offerto il suo contributo su: “Il Vangelo nella nostra storia. Chiesa in stato di missione: verso un’immagine di Chiesa”. “La nostra prerogativa – ha sottolineato il cardinale Ruini – è trasmettere i valori di un Vangelo che prescindono dalla trasformazione e dalla ridefinizione dei modelli di vita e fiduciosi in Dio potremo fare un notevole servizio a tutti i popoli e all’Europa che si va faticosamente costruendo”.  Il porporato nasce a Sassuolo, il 19 febbraio 1931, reggiano d’elezione. Termina gli studi al Liceo Scientifico Tassoni di Modena per poi entrare al Collegio Capranica di Roma per gli studi di licenza in Filosofia ed il conseguimento del dottorato in Teologia all’Università Gregoriana. Ordinato sacerdote l’8 dicembre 1950, rientra a Reggio Emilia nel 1957. Nella diocesi reggiana trascorre trent’anni della sua esperienza pastorale. Dal 1958 al 1970 viene nominato dal vescovo assistente dei laureati Cattolici, poi delegato vescovile per l’Azione Cattolica, poi ancora vicario episcopale per l’apostolato dei laici. Nel maggio 1983 è nominato vescovo ma rimane in diocesi come vescovo ausiliare. Il periodo 1984-1985 è quello degli incarichi nazionali. E’ vice-presidente del comitato preparatorio del Convegno della Chiesa italiana a Loreto. Dopo il Convegno, la svolta pastorale quando il Papa lo chiama a Roma come segretario generale della Conferenza episcopale italiana. (B.C.)

 

 

INAUGURATA OGGI A MILANO LA CASA DELLA CARITA’.

SU 4 MILA METRI QUADRATI DI SUPERFICIE: APPARTAMENTI, UNA MENSA

E UN CENTRO PER PERSONE CON PROBLEMI PSICHICI

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = E’ diventata una realtà la “Casa della Carità”, eredità lasciata dal cardinale Martini dopo i suoi 22 anni di episcopato a Milano e realizzata in collaborazione con il Comune e grazie ad un lascito dell’imprenditore Angelo Abriani, alla cui memoria è intitolata la casa. E’ un centro di accoglienza per 120 persone, con 3 appartamenti per le mamme con figli, e si trova nella periferia nord-est della metropoli. L’iniziativa prevede anche una mensa per 300 persone e un centro per le persone con problemi psichici. In questa struttura, dunque, troverà posto una vera e propria accademia per la formazione del volontariato. Il tutto 4 mila metri quadrati di superficie, in una ex scuola che il Comune ha concesso in comodato gratuito per 99 anni, mentre la Fondazione creata per gestire la Casa ha realizzato un investimento da 5 milioni di euro, grazie all’apporto di privati e aziende locali. Un progetto ambizioso, anzi “una vera e propria impresa”, come l’ha definita il cardinale Martini, intervenendo all’inaugurazione. Un'impresa ha detto Martini che realizza però un “nuovo sguardo sulla città e pone la beneficenza come base per la pace”. Nel suo intervento, l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha sottolineato come questa casa chieda di far giustizia, ribadisca cioè il bisogno di dare una casa a tutti, casa che è mezzo per assicurare dignità ad ogni essere umano. Ieri il cardinale Martini ha partecipato all’assemblea dell'Oftal, organizzazione che si prende cura dei malati e organizza pellegrinaggi a Lourdes. Qui ha parlato di sofferenza, evidenziando come sia necessario condividere la sofferenza per poter cambiare i rapporti interpersonali e cambiare, quindi, la nostra società, che, secondo Martini, ha paura ed è incupita da poca speranza per il futuro. Il cardinale ha citato l’esperienza di un arabo e di un israeliano, entrambi toccati da un lutto causato da terrorismo o guerra, che a Gerusalemme hanno fondato un gruppo che mette in relazione persone toccate da lutti da violenza. Solo così, ha osservato Martini, facendosi carico della sofferenza altrui, si gettano le basi per la riconciliazione e ci si incammina sulla via della pace.

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IL CENTRO DI CULTURA MARIANA “MADRE DELLA CHIESA” A ROMA

ORGANIZZA PER IL 27.ESIMO ANNO CONSECUTIVO I SABATI MARIANI, DALL’AVVENTO

A PENTECOSTE. IL TEMA PER L’EDIZIONE 2004: “MARIA E L’EUCARISTIA”

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = A partire dal prossimo 7 dicembre e fino alla vigilia della solennità di Pentecoste, 14 maggio 2005, ogni sabato pomeriggio, presso la basilica di Santa Maria in via Lata, su via del Corso, a Roma, si svolgeranno i “Sabati mariani”, intrattenimenti teologico-spirituali incentrati quest’anno sul tema: “Maria e l’Eucaristia”. L’iniziativa è del Centro di Cultura mariana diretto da padre Ermanno Toniolo dei Servi di Maria, noto mariologo, professore al Marianum, in collaborazione con le Suore Figlie della Chiesa. La finalità dell’iniziativa è diffondere una solida cultura mariana, secondo la dottrina della Chiesa, e formare gruppi di persone spiritualmente impegnate a lavorare nella Chiesa per un mondo nuovo. Si alterneranno ogni sabato, alle ore 16.00, noti teologi italiani e di altri Paesi, tutti professori nelle Pontificie Facoltà teologiche di Roma. Aprirà la serie il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, l’arcivescovo Angelo Amato, che sabato prossimo interverrà sul tema “Maria e l’Eucaristia: visione d’insieme”. A fine anno, dal 28 al 30 dicembre, lo stesso Centro di Cultura mariana organizzerà il consueto Convegno nazionale italiano per operatori pastorali, dal titolo “Fine d’Anno con Maria”, presso il Pontificio Ateneo Teresianum. Quest’anno verterà su Maria nel Concilio, a 40 anni dalla Costituzione dogmatica ‘Lumen Gentium’.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 novembre 2004

 

 

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

 

Sempre alta la tensione in Ucraina, dopo il voto di ballottaggio alle presidenziali di domenica. La commissione elettorale ha annunciato la vittoria del premier Yukanovic, mentre il candidato dell’opposizione Yushenko ha lanciato pesanti accuse di brogli elettorali alla controparte. Ieri quest’ultimo si è proclamato vincitore e ha esortato circa 200 mila suoi sostenitori a marciare sul parlamento. In alcuni momenti si è pensato che potesse scoppiare una guerra civile, nonostante l’appello alla moderazione del presidente uscente Kuchma. Ci aggiorna in studio Giancarlo La Vella:

 

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Tutta la comunità internazionale sta invitando Yanukovic e Yushenko al dialogo, ma sarà difficile riportare la situazione sulla via del dialogo dopo le durissime accuse di brogli elettorali lanciate dal leader dell’opposizione al premier Yanukovic dopo il ballottaggio presidenziale di domenica scorsa. Intanto i 200 mila sostenitori di Yushenko stamani sono tornati a protestare davanti al parlamento. Anche a Leopoli, città dell’Ucraina occidentale decine di migliaia di persone sono scese nuovamente in piazza inneggiando a Yushenko. Mentre sembra che il presidente uscente Kuchma stia organizzando il tavolo dei negoziati, Yùshenko, da parte sua, non ammorbidisce i toni del confronto, affermando, poche ore fa, che il governo starebbe approntando un atto di forza contro l’opposizione. Intanto, non si segnalano contatti tra il candidato filo-occidentale e Leonid Kuchma, notizia, questa, che invece era stata annunciata stamani. Tra le varie ipotesi per risolvere la crisi, si fa strada anche quella di invalidare le elezioni, trasferendo interinalmente il potere al parlamento. Ma, secondo fonti russe, la Commissione elettorale centrale starebbe per annunciare la vittoria di Yanukovic con il 49,53% dei consensi contro il 46,66% di Yushenko, un’eventualità che potrebbe scaldare ulteriormente gli animi. Insomma, la minaccia della guerra civile è ancora concreta e le prossime ore saranno decisive per risolvere una situazione dagli effetti destabilizzanti anche per i rapporti internazionali.

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Ma quanto sta avvenendo è effettivamente riconducibile ad uno scontro tra quanti vogliono continuare ad orbitare nella sfera di Mosca e quanti invece guardano all’area occidentale, in particolare all’Unione Europea? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, dell’Ansa di Mosca:

 

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R. – Questo scontro sta proprio nella geografia, nella storia e nell’economia dell’Ucraina. E questo perché, da una parte, abbiamo le regioni occidentali che hanno gravitato per secoli nelle orbite polacche, tedesche e si sono quindi più aperte verso l’Europa; dall’altra, abbiamo invece un Est più industrializzato, che guarda alla Russia e che si considera quindi parte di questa solidarietà slava. Diciamo quindi che il conflitto di Yushenko e Yanukovic riflette una spaccatura profonda del Paese. Non a caso a Mosca si ipotizza che si potrebbe arrivare in prospettiva ad una spaccatura del modello della Cecoslovacchia: abbiamo proprio due realtà diverse.

 

D. – A questo punto si allontano, comunque, i tempi per un negoziato sull’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea?

 

R. – Si tratta di un processo molto lungo e chiaramente anche Yushenko non avrebbe portato direttamente l’Ucraina nell’Unione Europea, anche perché il Paese è molto dipendente, anche da un punto di vista energetico, dalla Russia e ci sono dei legami ombelicali che, comunque, rimarrebbero.

 

D. – Quale posto occupa oggi l’Ucraina nel vasto panorama delle Repubbliche ex-sovietiche?

 

R. – Chiaramente è  la Repubblica di questo spazio ex-sovietico più importante dopo la Russia e quindi la più importante per la Russia. Ovviamente per Mosca l’Ucraina è un tassello fondamentale per ricostruire anche, non dico un impero, ma una zona di influenza. La perdita – diciamo – dell’Ucraina avrebbe delle conseguenze enormi per la politica estera e per le progettazioni strategiche del Cremlino.

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Una osservazione sulla situazione in Ucraina ma anche l’esclusione di una revisione del Patto di stabilità: sono i due fronti sui quali si è pronunciato questa mattina il presidente della Commissione europea, Barroso. Ce ne parla Fausta Speranza:

 

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“Indispensabile una revisione seria e indipendente dei risultati delle elezioni in Ucraina”: questa la valutazione del capo dell’euroesecutivo che spiega: “altrimenti “è logico che ci saranno conseguenze sulla politica di vicinato dell’Europa con Kiev”. E poi, aggiunge, ancora più chiaramente: “se non ci sarà una revisione e se gli osservatori internazionali non saranno soddisfatti, ci saranno conseguenze politiche nelle nostre relazioni generali”. E c’è poi la proposta concreta di Barroso: intende porre la questione Ucraina sul tavolo del vertice Ue-Russia di domani all'Aia. E la promessa è di “parlare chiaramente con le autorità russe per dire che Bruxelles non è soddisfatta  del modo in cui si sono svolte le elezioni in Ucraina”. “Lo faremo - aggiunge - con spirito costruttivo sperando che questo sia colto come un segnale di collaborazione da parte nostra”.

 

C’è poi il tema, tutto interno, della messa in discussione del Patto di stabilità e di crescita. “Non è utile una revisione”: è la posizione della Commissione che però si dice pronta a lavorare con gli Stati membri per avere “la necessaria flessibilità nel rispetto dei grandi principi”. Tema caldo soprattutto in Italia, quello della messa in discussione dei parametri economici dettati dal Trattato di Maastricht. Il premier Berlusconi ha inviato anche una lettera al presidente di turno, Balkenende, e ieri sera gli ha anche parlato personalmente, per chiedere la revisione. Questa la critica dall’opposizione: non è ragionevole, in ogni caso, far crescere ancora il debito pubblico che rende la condizione economica dell’Italia più precaria rispetto ai casi di Francia e Germania: gli altri Paesi, infatti, sfondano il 3% ma alla base hanno un debito pubblico pari a meno della metà di Roma.  Nella maggioranza: il neoministro degli esteri, Fini, si dice d’accordo con il premier, Follini sottolinea che “finché c'è il Patto va rispettato alla lettera”.

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Sono circa 5 mila i soldati americani che ieri hanno lanciato una nuova offensiva nella provincia irachena di Babil a sud di Baghdad, mentre sono stati diffusi i dati sull’attacco della scorsa settimana contro Falluja. Intanto il giordano Al Zarqawi, in un messaggio diffuso da un sito islamico, ha accusato gli ulema di avere tradito i mujaheddin, soprattutto in Iraq ed in Afghanistan. Il nostro servizio:

 

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“Li avete denunciati nelle circostanze più oscure, li avete consegnati al nostro nemico, avete lasciato i mujaheddin affrontare da soli la più grande potenza mondiale”. La voce del giordano Al Zarqawi è tornata a tuonare. Questa volta, però, non contro gli americani, bensì contro gli Ulema, i teologi musulmani. L’accusa è pesante, in un clima di “guerra santa” e di intimidazione generale. E dalle minacce si è passati ai fatti: solo nelle ultime ore due Ulema di alto lignaggio sono stati assassinati in Iraq da ignoti. Intanto il Pentagono ha fornito i dati ufficiali dell'offensiva di Falluja, lanciata il 7 novembre e praticamente esaurita nel giro di due settimane. La battaglia ha provocato la morte di 51 militari statunitensi; ma è sul fronte dei feriti che gli Stati Uniti pagano un prezzo altissimo: oltre 850, a fronte dei 400 segnalati precedentemente. Ignoto, invece, il numero dei civili iracheni coinvolti nell’attacco. Ma la macchina da guerra statunitense si sposta ora verso Babil, dove da ieri sono oltre 5.000 i militari impegnati in una nuova pesante offensiva. E' previsto, invece,  per oggi un ulteriore inasprimento della massiccia offensiva delle truppe americane e dalle forze governative irachene, con l'appoggio anche di un contingente britannico, ridispiegato per l'occasione dal normale teatro operativo di Bassora, nel sud dell'Iraq. Settanta insorti sono stati, invece, arrestati dalla coalizione internazionale nel corso di una serie di operazioni lanciate nel “Triangolo sunnita”, a sud di Baghdad, e nella regione di Kirkuk. A riferirlo l'emittente televisiva al-Jazeera, precisando che a Kirkuk sono stati scoperti diversi depositi di armi. A Baghdad invece, ha provocato almeno due morti, oltre al kamikaze, l'ennesimo attacco suicida con un'auto-bomba. Lo hanno riferito fonti di polizia, che non hanno escluso le due vittime, un uomo e una donna, possano essere “stranieri”. 

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E se l’Iraq continua a vivere la propria quotidianità nel sangue, a Sharm el Sheikh ieri si è concluso il vertice internazionale che ha gettato le basi per l’Iraq del futuro. Un summit - a cui hanno partecipato venti ministri degli esteri del G8 e dei Paesi arabi, più la Cina e quattro organizzazioni internazionali – che ha rilanciato il ruolo dell’ONU. Ma quali le novità ed i risultati concreti per l’Iraq dal vertice che si è concluso ieri?  Da Sharm el Sheikh, ci risponde Alberto Negri, inviato del Sole 24 ore. L’intervista è di Adriana Masotti:

 

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R. – Prima di tutto gli eventi che hanno preceduto la Conferenza stessa. Il fatto, per esempio, che ci sia stato un accordo sulla riduzione del debito iracheno; e questo significa che ci sarà un sostegno anche per la ricostruzione dell’Iraq. Il fatto che, per esempio, proprio qui a Sharm-el-Sheikh l’Iran e gli altri Paesi confinanti dell’Iraq si sono messi d’accordo per un incontro dei ministri degli Interni a Teheran, il prossimo 30 di novembre. Questo incontro ha un notevole rilievo per arrivare al controllo dei confini e per evitare le infiltrazioni della guerriglia e del terrorismo. Segnale, questo, vero e concreto del rilancio del dialogo all’interno proprio del mondo arabo musulmano. Questa Conferenza segna in qualche modo il rilancio delle Nazioni Unite, di cui viene ribadito il ruolo nel processo elettorale iracheno; ma soprattutto segna il ritorno ad una diplomazia di tipo multilaterale, dopo che l’unilateralismo americano aveva diviso ed esacerbato gli animi nell’Occidente, ma anche nel mondo arabo musulmano.

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Parziale retromarcia dell’Iran sull’accordo con l’Aiea, che ieri aveva annunciato la fine dei processi di arricchimento dell’uranio da parte di Teheran. Il presidente del Parlamento iraniano ha sottolineato stamattina che si tratta di una “sospensione temporanea”, ed il capo-negoziatore con l’Agenzia atomica dell’Onu ha ribadito il diritto dell’Iran ad una “tecnologia nucleare pacifica”.

 

Si aprono, invece, spiragli nella crisi nucleare nordcoreana. Secondo il presidente di turno dell’assemblea generale dell’Onu, il gabonese Jean Ping, Pyongyang ha infatti lanciato “un messaggio molto positivo” sulla riapertura dei negoziati a 6. Lo ha annunciato lo stesso diplomatico, giunto a Seul dopo una visita in Corea del nord; le autorità di Pyongyang gli hanno anche consegnato un messaggio per Washington, in cui si auspica una “coesistenza” con gli Stati Uniti.

 

La visita a New Delhi del premier pakistano Shaukat Aziz, che sta incontrando in queste ore il suo collega indiano Manmohan Singh, non ferma le violenze in Kashmir. Ne hanno fatto le spese, stamattina, 6 civili, rimasti feriti dall’attacco dei separatisti nella città di Sopore, nel nord del Kashmir indiano. Una granata, destinata ad una postazione delle forze di sicurezza, è infatti esplosa per strada, colpendo i passanti.

 

Il presidente della repubblica italiano, Carlo Azeglio Ciampi, su proposta del ministro della giustizia, Roberto Castelli ha firmato tre provvedimenti di grazia a favore di Graziano Mesina, Luigi Pellè e Aldo Orrù. Un comunicato del Quirinale ha reso noto, inoltre, che il capo dello Stato aveva già, l'8 novembre scorso, comunicato al Guardasigilli la sua determinazione di concedere la grazia della pena detentiva residua a Ovidio Bompresi, e lo aveva invitato a inviargli in relativo decreto. Castelli si è, però, detto contrario e conseguentemente ha riferito di non essere in grado di inviargli il relativo decreto. Il presidente della Repubblica ne ha preso atto e si è riservato di assumere le proprie decisioni.

Per la terza volta in due anni, i magistrati italiani scioperano contro la riforma dell’ordinamento giudiziario in procinto di arrivare alla Camera per l’esame definitivo. E sempre contro la Riforma per motivi opposti scioperano per la sesta volta anche gli avvocati penalisti. Le ragioni della protesta dei magistrati in una lettera inviata al Ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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“Sbagliata ed incostituzionale”: così la ANM, l’Associazione che raccoglie il 90 per cento delle 9 mila toghe italiane, definisce la riforma della giustizia varata dal centro-destra. “I magistrati saranno meno liberi ed indipendenti ed i cittadini non avranno una giustizia più celere ed efficiente”, scrivono i magistrati in una lettera inviata al ministro della Giustizia, Castelli, in occasione dello sciopero di oggi. Sotto accusa, intanto, il taglio dei fondi al settore che, però, il guardasigilli definisce una autentica falsità. I magistrati contestano anche la decisione di separare le funzione del giudice da quelle del pubblico ministero: in sostanza, dopo cinque anni di servizio, il magistrato dovrà scegliere l’uno o l’altro ruolo.

 

Da sottolineare come questa misura sia criticata – per motivi opposti - anche dagli avvocati penalisti che vorrebbero una più netta separazione tra le carriere e per questo oggi sono anche loro in sciopero ed è la sesta volta in due anni. Nel mirino dei magistrati anche altri aspetti della riforma, come i colloqui psicoattitudinali per valutare l’idoneità dell’aspirante magistrato. Non piace neppure la nuova organizzazione delle Procure, in base alla quale solo il procuratore capo può essere titolare dell’azione penale e solo lui potrà avere rapporti con i giornalisti. Inoltre i magistrati non potranno iscriversi a partiti o a movimenti politici. In caso di inosservanza di queste regole diventa obbligatoria nei confronti dei magistrati l’azione disciplinare.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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