RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 324 - Testo della trasmissione di venerdì 19 novembre 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Testimonianza e speranza in attesa della piena libertà religiosa: le virtù raccomandate dal Papa ai cattolici in Asia: la testimonianza di Sua Beatitudine Michel Sabbah

 

Morto a Buenos Aires il cardinale Juan Carlos Aramburu

 

Il riconoscimento canonico alla Caritas Internationalis: intervista con mons. Nelson Viola

 

Nuova sede della Biblioteca dello Spirito a Mosca, inaugurata alla presenza del cardinale Poupard e di una influente delegazione ortodossa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Firmato il memorandum di pace per il Sud Sudan. E’ il primo risultato del Consiglio di Sicurezza dell’ONU a Nairobi: il commento di padre Alex Màtua

 

Alla vigilia della Giornata mondiale dell’infanzia, uno sguardo alla condizione dei bambini nelle Filippine e nel Sudan. Con noi Marco Scarpati e Daniela Fortini

 

“Passione per Cristo, passione per l’umanità”: titolo del primo Congresso mondiale della vita consacrata, che si terrà la settimana prossima

 

Conclusa ieri l’arringa del pubblico ministero al processo contro la Radio Vaticana per i presunti disagi alla popolazione. Altra udienza il 6 dicembre e poi il 10 gennaio la parola alla difesa: la nota di padre Federico Lombardi

 

Un incontro di culture nel segno dello scambio e della pacifica convivenza: rappresentò questo il Bellunese tra il 400 e il 500: ce ne parla Giovanna Galasso

 

CHIESA E SOCIETA’:

Conferito alla Radio Vaticana il premio “Myrta Gabardi” per il giornalismo radiofonico

 

Si conclude a Cardiff l’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles

 

I boliviani siano forgiatori di unità e concordia dinanzi al pericolo di divisione: così i vescovi del Paese sudamericano, a conclusione della loro 79.ma Assemblea plenaria

 

Il rapporto 2004 sulle mine, pubblicato in 25 capitali del mondo, segnala nel 2002 la distruzione di oltre 174 mila mine antiuomo, di 9000 mine anticarro e di più di due milioni di ordigni inesplosi di vario tipo

 

Il protocollo di Kyoto entrerà in vigore dal prossimo 16 febbraio

 

Resta drammatica la situazione dei sequestri in Colombia

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq morti membri delle forze irachene e due civili

 

Rallenta il processo di pace in Kashmir: i separatisti respingono l’offerta di dialogo del premier indiano

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 novembre 2004

 

IL CORAGGIO DELLA TESTIMONIANZA E LA PAZIENTE SPERANZA,

 IN ATTESA DELLA PIENA LIBERTA’ RELIGIOSA:

LE VIRTU’ RACCOMANDATE DAL PAPA AI CATTOLICI IN ASIA

- Intervista con Sua Beatitudine Michel Sabbah -

 

“Il fatto che la Chiesa in Asia sia un ‘piccolo gregge’ non deve portare allo scoraggiamento, perché l’efficacia dell’evangelizzazione non dipende dai numeri”: cosi il Papa stamane ricevendo i partecipanti all’VIII riunione del Consiglio della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi per l’Assemblea speciale per l’Asia, svoltasi nel 1998. Servizio di Roberta Gisotti:

 

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La via del “dialogo fruttuoso” è quella indicata da Giovanni Paolo II ai cattolici in Asia, in una realtà “multietnica, multireligiosa e multiculturale, dove il cristianesimo è troppo spesso visto come straniero”. E dunque “malgrado gli ostacoli” - ha detto il Papa - il dialogo “deve progredire”, se la Chiesa vuole “predicare il Vangelo nella sua integrità”, guidata dallo Spirito Santo, “agente primario dell'inculturazione della fede cristiana”. “Un itinerario da percorre con pazienza e coraggio anche nei confronti delle altre comunità cristiane”.

 

Il Pontefice ha poi individuato nell’alta percentuale di giovani in Asia “un motivo di ottimismo” e “una sfida”: “ottimismo per il carico di promesse di cui sono portatori i giovani “disponibili a dedicarsi totalmente a una causa”; ma anche una sfida, “perché i sogni non realizzati possono generare delusione e coloro che li coltivano potrebbero venire facilmente strumentalizzati” da “ideologie estreme.” Per questo la Chiesa – ha aggiunto Giovanni Paolo II - intende contribuire alla pace in Asia, percorsa da conflitti e terrorismo, specie in Terra Santa, ‘cuore del cristianesimo’ e cara a tutti i figli di Abramo”. Un’impresa “urgente” e “non facile che attende l’apporto di tutti gli uomini di buona volontà.”

 

Il Santo Padre ha richiamato infine tutti i cristiani in Asia a vivere la fede in ogni aspetto della loro vita, “imitando i santi e i martiri”, che hanno reso “l’estrema testimonianza del sangue”. Come Cristo sofferente occorre portare la croce “nell’attesa paziente” della “piena libertà religiosa”.

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Sulle sfide per la Chiesa in Asia ascoltiamo ora Sua Beatitudine Michel Sabbah, patriarca di Gerusalemme dei Latini, intervistato da Giovanni Peduto nel corso della riunione del Consiglio post-sinodale per l’Asia, che si è chiusa ieri:

 

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R. – Questa rimane sempre una speranza: che la fede in Gesù Cristo copra tutto il grande continente. Ma è qui che si pone la questione di ‘come’ annunciare Gesù Cristo. Ne abbiamo parlato proprio in questa occasione. Abbiamo convenuto che c’è un grande bisogno di una nuova evangelizzazione che suppone una conversione di coloro che annunciano, cioè noi, capi delle Chiese, i cristiani stessi, i capi degli Stati cristiani che si dicono cristiani, quanti hanno a che fare con la terra israeliana. Anche i capi politici dell’Occidente, di cui alcuni sono cristiani, si dichiarano tali e si comportano di conseguenza. Pregano prima di prendere delle decisioni, eppure prendono decisioni di guerra, di male. Dunque, una seconda evangelizzazione comporta tanti elementi, sia tra i cristiani locali asiatici, sia nei cristiani dell’Occidente che hanno a che fare con il continente asiatico nel senso che c’è bisogno di conoscerlo, di rispettarne le tradizioni, di rispettare la giustizia trattando con il popolo o con i popoli come tali. E’ una conversione, proprio, di tutti i cristiani.

 

D. – Perché la fede cristiana fa difficoltà, a parte alcuni Paesi, a penetrare nel mondo asiatico?

 

R. – Beh, io credo che la fede in Gesù Cristo in sé debba essere proposta nello stesso modo semplice in cui Gesù l’ha proposta ai suoi apostoli. Ora, Gesù Cristo stesso ha trovato una forte opposizione e quindi, in questo caso, la fede cristiana suppone una rivoluzione negli atteggiamenti, nei comportamenti, anche nelle strutture sociali.

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IL CORDOGLIO DEL PAPA PER LA MORTE DEL CARDINALE JUAN CARLOS ARAMBURU.

PRIMATE DELLA CHIESA ARGENTINA: SERVI’ PER 25 ANNI LA DIOCESI DELLA CAPITALE,

ATTRAVERSANDO IL PERIODO DELLA DITTATURA

- A cura di Alessandro De Carolis e Roberta Gisotti -

 

“Una lunga vita totalmente dedicata a Dio e al servizio della Chiesa”: così il Papa ha reso omaggio alla figura del cardinale Juan Carlos Aramburu, primate della Chiesa argentina, in un telegramma di cordoglio per la scomparsa del porporato, arcivescovo emerito di Buenos Aires, dove si è spento ieri all’età di 92 anni. Un “pastore zelante”, ha sottolineato Giovanni Paolo II, ricordando in particolare la partecipazione del cardinale Aramburu al Concilio Vaticano II, i suoi servizi alla Chiesa universale ed anche l’accoglienza offerta al Santo Padre in occasione della sua visita in Argentina nel 1987.

 

Vescovo sotto Pio XII, cardinale sotto Paolo VI, una delle “voci” del Vaticano II che fece risuonare le esigenze dell’America Latina nell’Aula conciliare. E, inoltre, grande riorganizzatore della Chiesa di Buenos Aires, servita per 25 anni, e fondatore di opere di carità. E’ stato tutto questo e altro ancora il cardinale Juan Carlos Aramburu. Primate nel Paese latinoamericano durante gli anni della dittatura, il cardinale Aramburu nasce l’11 febbraio del 1912 nella cittadina di Reducción, in provincia di Cordoba. A 22 anni è sacerdote e poco più tardi consegue la laurea in Diritto canonico e Teologia morale. Inizia presto ad insegnare nel suo stesso seminario di provenienza, ma le spiccate doti intellettive lo portano presto alla titolarità della cattedra di Studi superiori religiosi, nell’Università nazionale della sua città d’origine. Pio XII lo nomina vescovo all’età di 34 anni. Prima ausiliare e poi successore di mons. Barrero nella diocesi di Tucuman, mons. Aramburu muove i primi passi del suo ministero pastorale che nel 1967, per volere di Papa Montini, lo portano alla nomina di arcivescovo coadiutore di Buenos Aires, città dove assume la guida della Chiesa locale nel 1975. Viene creato e pubblicato cardinale nel Concistoro del 24 maggio del 1976.

 

Inizia il lavoro di innovazione e ristrutturazione dei vari organismi pastorali e dei servizi diocesani. Crea nuove parrocchie, istituisce i Consigli pastorale, liturgico e dottrinale, pubblica numerosi documenti, realizza un’importante opera assistenziale: la “Casa fraterna per gli uomini”, che accoglie uomini soli e bisognosi di assistenza. Anche l’aspetto culturale e ricreativo non vengono trascurati dal pastore di Buenos Aires, che dota la diocesi di un moderno complesso sportivo e di un Museo storico della Chiesa. Numerosi, negli anni, si susseguono gli incarichi ecclesiali a livello nazionale e internazionale. Oltre a partecipare alle quattro sessioni del Vaticano II, dal ’70 è membro della Commissione permanente del CELAM, mentre tra l’82 e l’85 presiede la Conferenza episcopale.

UDIENZE

 

Il Papa ha incontrato anche il cardinale Edward Idris Cassidy, presidente emerito del Ponti­ficio Consiglio per la Promo­zione dell'Unità dei Cristiani; mons. Eduardo Maria Taussig, vescovo di San Rafael (Argen­tina); il dottor Flavio Cattaneo, Direttore Generale della RAI – Radiotelevisione Italiana, con la consorte; il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta e seguito.

 

 

IL RICONOSCIMENTO CANONICO ALLA CARITAS INTERNATIONALIS

- Intervista con mons. Nelson Viola -

 

         Giovanni Paolo II ha concesso nei giorni scorsi alla Caritas Internationalis il riconoscimento come personalità giuridica canonica, legandola in tal modo più strettamente alla Santa Sede e favorendo una collaborazione più efficace con il Pontificio Consiglio Cor Unum. Per capire l’importanza di questo passo Giovanni Peduto ha intervistato l’assistente generale della Caritas Internationalis, mons. Nelson Viola:

 

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R. – Questo documento del Santo Padre è veramente l’onorificenza più alta che il Sommo Pontefice poteva concedere ad un’associazione di fedeli nella Chiesa. E’ un evento storico nella vita della Confederazione della Caritas Internationalis. E questo perché il riconoscimento, la concessione della personalità giuridica, canonica e pubblica viene data all’insieme delle 162 Organizzazioni membri, presenti in più di 200 Paesi e territori nel mondo intero. Si tratta della Chiesa universale stessa presente in tutta la terra. Ci riempie realmente di gioia, di speranza e, allo stesso tempo, di grande gratitudine verso il Santo Padre.

 

D. – Cosa cambierà ora?

 

R. – E’ molto importante questa domanda ed è sicuramente un po’ complessa la risposta. Da una parte, non ha cambiato niente riguardo agli statuti e ai regolamenti della Caritas Internationalis e ciò che viene segnalato dal Santo Padre non è altro che la conferma di tutto quello che la Caritas Internationalis ha fatto e fa nei rapporti con la Santa Sede. Il Santo Padre conferma e, allo stesso tempo, legalizza, e dunque dà forza di legge alla fisionomia che la Caritas Internationalis, come organizzazione della Chiesa universale, deve avere nell’ambito internazionale in virtù dell’autorità della Chiesa, della Santa Sede e, in modo particolare, del Pontificio Consiglio Cor Unum. Nella Lettera inviata al presidente della Caritas, il Santo Padre ricorda anche che deve avere, per la complessità delle attività della Caritas, contatto con la Segreteria di Stato, soprattutto riguardo a problemi concernenti gli Stati ed i diversi Paesi nel caso di ‘conflitto di esercizio’ della carità. La Caritas Internationalis deve operare altresì in stretto contatto con il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e gli altri dicasteri che possono essere coinvolti nell’esercizio della sua missione.

 

D. – Mons. Viola, a questo proposito, brevemente, ricordiamo ai nostri ascoltatori quali compiti svolge la Caritas Internationalis?

 

R. – In questo documento il Santo Padre fa una descrizione molto chiara e precisa. Le cito le parole stesse del Papa: “Tale Confederazione, senza togliere alle Caritas nazionali l’autonomia che compete loro, ne favorisce la collaborazione, svolgendo compiti di animazione, coordinamento e rappresentanza, facendo con questa armonizzazione pratica, all’interno della Chiesa e al servizio dei più bisognosi della società umana, una vera rete di intercomunicazione cristiana dei beni e il vincolo più efficace della solidarietà sulla terra”.

 

D. – In questo preciso momento storico quali sono le vostre principali preoccupazioni?

 

R. – Sono tante e, in un certo modo, riguardano tutte le sofferenze di questo mondo così martoriato da tante calamità e da non poche provocate dall’uomo stesso. Le principali oggi sono, da una parte, quella di diffondere la coscienza di essere sentinelle della pace nel mondo, per costruire pace e riconciliazione dove c’è guerra, divisione, odio, vendetta, dove ci sono tanti cuori distrutti; dall’altra parte, c’è il gravissimo e mondialmente diffuso problema dell’immigrazione forzata, con il criminale traffico di esseri umani, donne e bambini ridotti in schiavitù da una società caratterizzata da un mercato degradante, ingiusto ed immorale. Queste sono sicuramente le due più grandi calamità del mondo e nelle quali la Caritas Internationalis si trova con grande sollecitudine impegnata nello sviluppo di una solidarietà globale ed universale.

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IMPORTANTE AVVENIMENTO PER I CRISTIANI RUSSI:

 LA NUOVA SEDE DELLA BIBLIOTECA DELLO SPIRITO A MOSCA,

 È INAUGURATA OGGI ALLA PRESENZA DEL CARDINALE PAUL POUPARD

E DI UNA INFLUENTE DELEGAZIONE ORTODOSSA

- A cura di Giuseppe D’amato -

 

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         In 11 anni la Biblioteca ha preparato e distribuito un milione e centomila copie; l’anno scorso il milionesimo libro è stato regalato al Santo Padre che, in un messaggio, sottolinea l’apprezzamento per l’iniziativa, volta alla diffusione del Vangelo e degli insegnamenti della tradizione apostolica. Queste pubblicazioni non sono solo per i cattolici, ma anche per gli ortodossi e per i cristiani delle altre confessioni, in spirito ecumenico. La Biblioteca è molto conosciuta fra gli esperti ed i fedeli russi e gli ex-sovieitici in generale. Nei nuovi locali verranno ospitati una biblioteca, una casa editrice ed un centro culturale. Nei giorni scorsi il cardinale Poupard ha incontrato il Patriarca Alessio II, discutendo di collaborazione in campo culturale. Il capo della Chiesa ortodossa si è detto preoccupato per le problematiche connesse con le radici cristiane in Europa e dell’attività distruttiva dei movimenti pseudo-religiosi. Il cardinale Poupard ha poi visto il metropolita Kirill, capo del Dipartimento dei rapporti esteri, e tenuto due conferenze all’Università umanistica e all’Accademia delle Scienze.

 

         Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"E' urgente costruire la pace in Asia. In questi anni i focolai di guerra sono andati allargandosi": è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II ai membri del consiglio post-sinodale della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi per l'Assemblea Speciale per l'Asia.

Sempre in prima, la notizia dell'assassinio di un sacerdote in Bosnia ed Erzegovina.

 

Nelle vaticane, la dettagliata biografia del compianto cardinale Juan Carlos Aramburu; il telegramma di cordoglio del Santo Padre.

L'omelia dell'arcivescovo Giovanni Coppa durante la Santa Messa celebrata nella solennità della Dedicazione della Basilica di San Pietro.

 

Nelle estere, Iraq: le forze statunitensi ed irachene si preparano al decisivo attacco su Mossul.

Sudan: L'ONU ottiene l'intesa per il Sud, ma non sblocca la crisi nel Darfur.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Patruno dal titolo "Le tre vie della pittura": un saggio di Flavio Caroli.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del fisco.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 novembre 2004

 

 

FIRMATO IL MEMORANDUM DI PACE PER IL SUD SUDAN.

QUESTO IL PRIMO RISULTATO DELLA RIUNIONE

 DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU A NAIROBI

- Intervista con padre Alex Màtua -

 

Importante passo avanti per la pace in sud Sudan, la regione colpita da un ultraventennale conflitto tra i ribelli del sud e il governo del nord, che ha provocato circa due milioni di vittime. Oggi a Nairobi è stato firmato l’annunciato memorandum d’intesa che entro l’anno dovrebbe sfociare in un trattato di pace. Nella capitale kenyana si conclude oggi la riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha affrontato anche l’emergenza Darfur. Per un commento sull’intesa, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente a Nairobi, padre Alex Màtua, missionario comboniano della rivista New People:

 

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R. – Ci sono due cose da distinguere: da una parte, c’è la questione dell’unità politica, dall’altra, ci sono problemi che riguardano le risorse naturali, per le quali ancora si combatte. In questo senso, direi che non basta firmare l’accordo, perché bisogna agire.

 

D. – Di chi sono le maggiori difficoltà per questi 21 anni di conflitto che hanno insanguinato il Sud Sudan? … del governo o dei ribelli?

 

R. – Tutti sono responsabili. Questa guerra è stata una questione non solo politica, ma economica. Ci sono interessi che riguardano tutte e due le parti. In passato si cercava di spiegare la guerra in termini religiosi, tra il nord islamico e il sud cristiano. Ma c’è qualcosa in più. I ribelli hanno problemi interni. Il Sud non è unito come popolo, ma anche il nord naturalmente ha i suoi problemi e le sue responsabilità.

 

D. – Il fatto che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si sia trasferito a Nairobi per affrontare in modo più deciso la questione del Sudan fa ben sperare per l’immediato futuro…

 

R. – Da una parte sì, ma dall’altra, secondo me, bisogna dire chiaro e tondo che gli africani devono prendersi la responsabilità dei problemi interni, perché si cerca sempre di trovare le soluzioni fuori. Ma per quanto riguarda le guerre attuali, è importante che gli africani facciano qualcosa di serio, naturalmente con l’aiuto della comunità internazionale.

 

D. – Dopo tanti anni di guerra il Sud Sudan in che condizioni è?

 

R. – Il Sud Sudan è ancora da ricostruire. Ad esempio, i profughi in Kenya ed in Uganda cominceranno a rientrare nel Paese e ci saranno altre difficoltà. Naturalmente le Conferenze episcopali sudanesi cercano di coordinare varie iniziative all’interno del Sud Sudan, che non si trova ancora in una situazione facile per quanto riguarda le comunicazioni, etc. La loro presenza in loco però credo sia molto incoraggiante e importante, per capire i problemi reali da affrontare e per far rientrare il popolo in maniera pacifica e anche più umana.

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ALLA VIGILIA DELLA GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA,

UNO SGUARDO ALLA CONDIZIONE DEI BAMBINI

NELLE FILIPPINE E NEL SUDAN

- Il servizio di Eugenio Bonanata -

 

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Domani, sotto l’egida dell’Onu e dell’Unicef, si celebrerà la giornata mondiale dell’infanzia che ricorda l’adozione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della “Dichiarazione dei diritti del bambino” del 1959 e della firma della “Convenzione dei diritti del bambino”. Tuttavia, diverse situazioni lanciano segnali inquietanti sulle condizioni esistenziali dei bambini nel mondo. Ad esempio nelle Filippine la prostituzione minorile è una piaga sociale devastante. La denuncia, in questo caso, arriva da un rapporto dell’ECPAT, una  rete di organizzazioni che operano per eliminare la prostituzione, la pornografia ed il traffico di minori, presente in oltre 60 Nazioni. Dalla ricerca emerge una realtà di grande degrado sociale e morale, ma sentiamo i particolari dalla testimonianza di Marco Scarpati presidente dell’ECPAT-ITALIA:

 

R. – In circa il 68 per cento dei casi considerati, il bambino viene indotto alla prostituzione dalla famiglia, intendendosi per famiglia una famiglia allargata nella quale fanno parte anche zii, parenti o comunque amici stretti della famiglia. L’altro dato molto corposo riguarda “l’autovendita”: cioè, molti di questi ragazzi, visto l’alto livello di miseria e l’alta difficoltà della famiglia, decidono di passare direttamente dall’altra parte del campo e di proporsi alla prostituzione. Parliamo di un Paese nel quale ci sarebbero almeno 60 mila bambini a rischio prostituzione.

 

D. – Cosa si sta facendo nel Paese, e soprattutto cosa potrebbe ancora essere fatto?

 

R. – Quello che sta finalmente uscendo è una forte presa di coscienza del problema: ed era ora! Quello che si potrebbe fare adesso è cominciare a lavorare molto di più sui bambini di strada, fare in modo che il governo possa prendere in considerazione questo problema, considerando che non è più un problema che riguarda piccole fette della popolazione, ma sta cominciando a riguardare fette sempre più ampie della popolazione. E’ inaccettabile che per guadagnare soldi nel campo del turismo, si possano vendere i bambini!

 

In Sudan le popolazioni indigene del Sud e del Darfur sono da oltre 50 anni sotto il mirino di gruppi integralisti che minacciano la loro estinzione. Dunque, le frange più deboli della popolazione sperimentano atroci sofferenze. Ma grazie all’impegno di alcune organizzazioni come “Italia Solidale”, che lavorano a stretto contatto con i missionari del luogo, è possibile intravedere segnali di speranza. Ma sentiamo Daniela Fortini, di “Italia Solidale”, che al microfono di Jean Battiste Sourou racconta in particolare l’impegno di un missionario:

 

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R. – Bambini dispersi, rapiti, uccisi. Uomini uccisi e donne violentate e soprattutto d donne e bambini scappano: qualcuno si è rifugiato nei campi, ma qualcuno è riuscito ad arrivare presso un missionario, che li ha presi a cuore. Si trova vicino alla zona di El Obeid e nota che questi bambini e queste donne che arrivavano lì, senza nulla, diventano schiavi di questi ricchi che li fanno sottomettere, che prendono in casa i bambini e le donne, offrendo loro cibo. E’ l’unico modo per loro di sopravvivere e questo li schiavizza. Il missionario comincia allora a creare una solidarietà tra la gente, facendo in modo che i bambini non si scoraggino. Siamo intervenuti in una situazione drammatica, anche attraverso la generosità di tante persone in Italia, che hanno fatto l’adozione a distanza di questi bambini. Le persone del luogo stanno ora cominciando dei piccoli progetti.

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“PASSIONE PER CRISTO, PASSIONE PER L’UMANITÀ”

E’ IL TITOLO DEL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA,

PRESENTATO OGGI ALLA  RADIO VATICANA,

CHE SI SVOLGERÀ A ROMA DAL 22 AL 27 NOVEMBRE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un congresso che rappresenti un punto di svolta tra un “prima” e un “dopo” nella vita religiosa, a livello planetario. E’ l’auspicio di fondo che ha accompagnato questa mattina, nella Sala Marconi della nostra emittente, la presentazione del primo Congresso mondiale della Vita consacrata, intitolato “Passione per Cristo, passione per l’umanità”, che si svolgerà all’Hotel Ergife di Roma, dal 22 al 27 novembre prossimo. Per la prima volta riunisce in un’unica sede congressuale i due organismi che rappresentano nel mondo i religiosi e le religiose, rispettivamente l’USG, l’Unione superiori generali, e l’UISG, l’Unione internazionale  superiore generali. L’ultima volta era accaduto nel dicembre del 1950, prima del Concilio Vaticano II. A spingere negli ultimi anni i due organismi verso una collaborazione più strutturata - ha spiegato questa mattina suor Therezinha Joana Rasera, presidente dell’UISG - sono state le sfide sempre più complesse della civiltà attuale. I fenomeni della globalizzazione e delle migrazioni e il diffondersi della violenza come “cultura della morte” hanno convinto i religiosi e le religiose di tutto il mondo ad adottare un approccio comune, poiché - ha commentato suor Rasera - “solo insieme è possibile scoprire dove lo spirito ci porta in questo secondo millennio”.

 

Dalla prossima settimana, dunque, gli 850 partecipanti al Congresso, in rappresentanza dei 200 mila consacrati e delle 800 mila consacrate che oggi operano nei cinque continenti, cercheranno di trovare alcune risposte per il presente e soprattutto per il futuro della vita consacrata. Una ricerca che partirà da un ascolto “creativo” delle voci dei presenti, per poter offrire alla vita religiosa nuovo slancio dopo gli “errori” che hanno determinato, secondo padre José Maria Arnaiz, presidente dell’UISG, “il momento difficile, di crisi” in cui oggi essa si trova a vivere. Rilevante - ha sottolineato la segretaria dell’UISG, suor Maria Victoria Gonzalez de Castejon - la presenza al congresso, tra gli altri, di 114 teologi, che aiuteranno ad approfondire la riflessione dei partecipanti attorno alle due “icone” scelte per questo appuntamento: la Samaritana che chiede a Gesù “l’acqua della vita” e il Buon Samaritano che si prende cura di chi soffre.

 

 

CONCLUSA IERI POMERIGGIO L’ARRINGA DEL PUBBLICO MINISTERO

AL PROCESSO CONTRO LA RADIO VATICANA PER I PRESUNTI DISAGI ALLA POPOLAZIONE.  ALTRA UDIENZA IL 6 DICEMBRE

 E POI IL 10 GENNAIO LA PAROLA ALLA DIFESA

- Nota del direttore dei programmi padre Federico Lombardi -

 

Il Pubblico Ministero ha concluso ieri pomeriggio la sua arringa al processo contro la Radio Vaticana per i presunti disagi apportati alla popolazione nei pressi del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Ha richiesto la condanna degli imputati a 15 giorni di arresto, con sospensione della pena subordinata alla totale eliminazione del pericolo e del danno per la popolazione e al risarcimento dei danni nei confronti delle parti offese. Il 6 dicembre vi sarà una nuova udienza per gli interventi delle parti civili e successivamente, il 10 gennaio, potrà intervenire la difesa.La nota del nostro direttore dei programmi, padre Federico Lombardi:

 

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Lasciando la parola a suo tempo alla difesa, vogliamo per ora solo ricordare che il Centro trasmittente è stato costruito e ha sempre operato sulla base di un Accordo internazionale fra l’Italia e la Santa Sede, approvato dal Parlamento italiano e ratificato dal presidente della Repubblica; che la gran parte delle abitazioni della zona sono state costruite quando il Centro già esisteva ed operava; che le emissioni elettromagnetiche del Centro hanno sempre rispettato le raccomandazioni europee in materia di protezione degli operatori e delle popolazioni fin da quando non esistevano ancora normative italiane in materia, e che la Radio Vaticana ha sempre dato a chi le ha richieste tutte le informazioni utili circa la sua attività di trasmissione e i criteri in essa seguiti, con l’intenzione di stabilire un rapporto corretto con tutti gli interlocutori e non dare motivo di non fondata preoccupazione agli abitanti della zona. Attendiamo dunque il seguito del processo con tranquilla coscienza e fiducia negli organi giudiziari italiani.

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UN INCONTRO DI CULTURE NEL SEGNO DELLO SCAMBIO E DELLA PACIFICA CONVIVENZA: RAPPRESENTÒ QUESTO IL BELLUNESE TRA IL 400 E IL 500.

LE INTERESSANTI CONTAMINAZIONI ARTISTICHE IN MOSTRA A BELLUNO

- Intervista con Giovanna Galasso -

 

Una sequenza spettacolare di “macchine liturgiche”, quali erano i “flügelaltare”, cioè gli altari a battenti.  E’ uno dei nuclei portanti dell’esposizione “A nord di Venezia. Scultura dipinta delle vallate dolomitiche tra Gotico e Rinascimento”, allestita a Belluno fino al 22 febbraio. In mostra anche opere grafiche e codici miniati: un segno degli scambi reciproci, nel Bellunese, tra la cultura veneta e quella d’oltralpe, nel periodo tra il ‘400 e il ‘500. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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Un luogo di incontro di culture nel segno dello scambio e della pacifica convivenza nella diversità: rappresentò questo il Bellunese tra il ‘400 e il ‘500, crocevia di contaminazioni artistiche venete e d’oltralpe. Lunghe ricerche hanno permesso l’allestimento della mostra “A Nord di Venezia”. Antiche testimonianze cartografiche, codici miniati, erbari: segno visivo della vicinanza geografica con l’antica Università di Padova. Cuore dell’esposizione le sculture lignee dipinte. Giovanna Galasso, conservatore del Museo Civico di Belluno:

 

“Il legno, naturalmente, in questa zona era molto utilizzato ed utilizzato con un’estrema maestria. I “flügelaltare” sono altari con le ali, chiusi da due sportelli, al cui centro si trovava solitamente l’Adorazione del Bambino. Questi altari non erano aperti sempre, ma soltanto nelle festività maggiori. Le portelle che li chiudevano solitamente avevano all’interno raffigurazioni in bassorilievo di altri Santi e all’esterno erano dipinte. Erano delle macchine molto compresse ed anche molto costose, in cui si profondeva l’impegno di un’intera comunità. Una sorta di preghiere popolari, in senso buono”.

 

(musica)

 

Una pagina assolutamente inedita nella storia dell’arte, nata da influssi tirolesi, salisburghesi, boemi, penetrati nel suolo della Serenissima Repubblica attraverso l’antica “Via d’Alemagna” che conduceva tanti pellegrini in viaggio da terre del Nord verso l’Italia. Ancora Giovanna Galasso:

 

“E’ stato molto bello vedere come in questo periodo ci fosse una tolleranza ed una capacità di convivenza civile, senza estremismi, tra diversi tipi di spiritualità”.

 

Tra i capolavori esposti le sculture dipinte di Matteo Cesa, raffinato artista bellunese, e gli scenografici “flügelaltare” delle maestranze oltremontane: concreta dimostrazione di una fusione tra scultura e pittura. Si tratta di un ritorno a casa per tante opere disperse nel tempo tra Europa e America ed esposte in dialogo con il luogo che le ospita. Al pubblico vengono, infatti, proposti itinerari cittadini per proseguire la visita nelle chiese di Belluno e provincia.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

19 novembre 2004

 

 

CONFERITO ALLA RADIO VATICANA IL PREMIO “MYRTA GABARDI” PER IL

GIORNALISMO RADIOFONICO. IL RICONOSCIMENTO, ISTITUITO ALLA MEMORIA

DI UNA VALENTE STUDIOSA DI DIRITTO, TRAGICAMENTE SCOMPARSA NEL 1999,

E’ GIUNTO ALLA SUA QUINTA EDIZIONE

- A cura di padre Federico Lombardi -

 

MILANO. = Ieri pomeriggio, presso la sede della Società Svizzera a Milano, ha avuto luogo la cerimonia di conferimento del premio internazionale “Myrta Gabardi”, giunto alla sua V edizione. Presenti alla serata numerose personalità e rappresentanti della stampa e di diverse televisioni. Per la sezione “Il giornalismo come professione e missione” il premio alla carriera è stato assegnato al prof. Nicola Dioguardi, per la divulgazione scientifica medica, e quello per il giornalismo radiofonico alla Radio Vaticana. Il premio è istituito alla memoria di una giovane valente studiosa di diritto, tragicamente scomparsa nel 1999, che si era impegnata in particolare nel giornalismo, con predilezione per i temi artistici musicali. L’altra sezione del premio è infatti dedicata a “Una vita per la musica, una musica per la vita” e ha visto laureati, quest’anno, nomi prestigiosi come Caterina Valente e il Maestro Salvatore Accardo, e fra i “giovani talenti” la violinista Anna Tifu. Negli anni scorsi avevano ricevuto il Premio diverse figure autorevoli del giornalismo italiano, fra cui Enzo Biagi, Ferruccio De Bortoli e il direttore di “Avvenire” Dino Boffo.  La Radio Vaticana è quindi onorata di questo riconoscimento al suo impegno religioso, morale e sociale e alla qualità professionale del suo servizio.

 

 

LA GUERRA IN IRAQ, LA CRISI IN MEDIO ORIENTE, IL DIALOGO ECUMENICO

ED INTERRELIGIOSO E LA PASTORALE PER I GIOVANI: I TEMI

AL CENTRO DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DELL’INGHILTERRA E DEL GALLES

  

CARDIFF. = Si conclude oggi a Cardiff l’Assemblea Plenaria della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles. Numerosi gli argomenti trattati: pastorale, liturgia, educazione, giovani, dialogo ecumenico e interreligioso, comunicazioni sociali, politica. Ad aprire la riunione, lunedì scorso, è stato il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, presidente della stessa Conferenza episcopale, che nel suo intervento introduttivo ha tracciato il percorso dei lavori parlando dei principali problemi che toccano oggi la Chiesa nel Paese. L’arcivescovo di Westminster si è soffermato, tra l’altro, sul ruolo della Chiesa nell’arena pubblica, rilevando come essa “non debba avere timore di esprimere apertamente le sue posizioni”. In questo senso - ha osservato - sarebbe importante che i vescovi coinvolgessero di più i laici, formando leader adeguatamente preparati. Tra i diversi punti all’ordine del giorno, vi è stata la proposta di convocare, il prossimo luglio, un Congresso Eucaristico Nazionale. L’assemblea ha, intanto, designato i delegati che la rappresenteranno al prossimo Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, convocato nell’ottobre 2005 a conclusione dell’Anno Eucaristico: lo stesso cardinale Murphy-O’Connor e mons. Brian Michael Noble, vescovo di Shrewsbury. Tra i temi di rilevanza politica, i vescovi hanno parlato dell’Iraq, della situazione in Terra Santa, ma anche della nuova Europa a 25 e dei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Essi hanno ascoltato in proposito la relazione di sir Stephen Wall, consigliere speciale del cardinale Murphy-O’Connor ed ex collaboratore del premier Tony Blair. I presuli hanno poi esaminato la relazione di mons. Vincent Nichols sulla nuova riforma governativa dell’insegnamento religioso nelle scuole: un piano giudicato nel complesso positivamente, anche se - è stato rilevato - ha il limite di essere improntato all’idea che la religione possa essere trattata come una materia “neutra”. Quanto ai rapporti ecumenici, l’episcopato britannico segue con particolare attenzione le vicende interne alla Comunione Anglicana, le cui attuali difficoltà - è stato evidenziato - si riflettono inevitabilmente sulle altre Chiese cristiane. L’assemblea ha, infine, esaminato due documenti sociali in preparazione: uno sui diseredati e uno sulle carceri. E’ stata, invece, rinviata a data da definirsi la discussione del contenuto di un documento pastorale per le prossime elezioni politiche in Gran Bretagna. (L.Z.)

 

 

I BOLIVIANI DEVONO DIVENIRE FORGIATORI DI UNITÀ E CONCORDIA DINANZI

AL PERICOLO DI DIVISIONE DEL PAESE E DI DISGREGAMENTO DELLO STATO.

E’ L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI DEL PAESE SUDAMERICANO, A CONCLUSIONE

DELLA LORO 79.ESIMA ASSEMBLEA PLENARIA

 

COCHABAMBA. = “E’ urgente creare e rafforzare, tra tutti, spazi di riconciliazione, al fine di superare risentimenti e intolleranze e rasserenare gli animi, per un dialogo sincero ed effettivo, nell’ascolto e nell’accettazione di posizioni diverse”. Questa, in sintesi, l’esortazione contenuta nel messaggio della Conferenza Episcopale boliviana, pubblicato al termine della loro 79.esima assemblea plenaria. Nel corso dell’incontro riferisce l’agenzia Fides i presuli hanno messo a fuoco la situazione che vive il Paese, allo scopo di proporre criteri e orientamenti per la costruzione di una Bolivia che viva i valori della giustizia sociale, dell’unità e di una democrazia più partecipativa. Nel messaggio si esprime molta preoccupazione per quei “problemi ormai endemici, che in questi ultimi anni si sono manifestati con più forza, minacciando la governabilità, la stabilità democratica, l’unità territoriale e persino la stessa istituzionalità dello Stato Boliviano”. “Il nocciolo del problema – scrivono i vescovi – sta nella perdita di una concezione chiara dell’etica personale e sociale, che deve reggere tutte le relazioni tra persone e popoli”. “Il tempo di Avvento – proseguono – è tempo di speranza e di cambiamento e ci spinge ad aprire la nostra mente e il nostro cuore allo Spirito del Signore”, e, dunque, ai valori essenziali della vita, della dignità dell’essere umano e del rispetto dei diritti fondamentali delle persone e dei popoli”. La Conferenza boliviana, infine, rivolge un pressante appello a tutti i cittadini, affinché diventino forgiatori di unità e concordia dinanzi al reale pericolo di disarticolazione e divisione del Paese e di disgregamento dell’istituzionalità dello Stato. (B.C.)

 

 

IL RAPPORTO 2004 SULLE MINE, PUBBLICATO IN CONTEMPORANEA IN 25 CAPITALI

DEL MONDO, SEGNALA NEL 2002 LA DISTRUZIONE DI OLTRE 174 MILA MINE ANTIUOMO, DI 9000 MINE ANTICARRO E DI PIU’ DI DUE MILIONI DI ORDIGNI INESPLOSI DI VARIO TIPO. MA L’EMERGENZA CONTINUA SEMPRE PIU’ DRAMMATICA

- A cura di Francesca Sabatinelli -

 

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ROMA. = Quindici mila morti l’anno, il 23 per cento dei quali bambini: l’emergenza legata alle mine antiuomo, che ancora infestano 83 Paesi, continua, nonostante i progressi compiuti negli ultimi cinque anni, da quando cioè entrò in vigore il trattato di Ottawa per la messa al bando di questi ordigni. L’aspetto più drammatico - sottolineano gli esperti - è l’impatto di lungo periodo di questi ordigni; si vede in 40 dei 65 Paesi che hanno registrato nuove vittime anche se i conflitti sono finiti già da tempo. A questo si devono aggiungere le oltre 400 mila persone sopravvissute agli incidenti, che dovranno avere sostegno per tutta la vita. L’Italia - è il richiamo della campagna italiana contro le mine - deve occuparsi di questa emergenza. Il suo impegno, infatti, si è drasticamente ridotto, considerando che ha tagliato di quasi il 50 per cento gli stanziamenti destinati alla lotta contro le mine. Sono 143 i Paesi che hanno aderito al trattato di Ottawa, nove lo hanno firmato ma senza ratificarlo. A fronte di questo, però, sono 42 i Paesi, cinque dei quali membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, Cina, Russia e USA così come India, Pakistan, Finlandia e Israele, che ne sono ancora al di fuori. 15 sono ancora i Paesi produttori di mine, quattro sono quelli in cui è certo l’uso di mine da parte delle forze governative. Tra i nuovi casi: la Bolivia da parte dei coltivatori di coca; il Perú, da parte dei guerriglieri di Sendero Luminoso; la Turchia, da parte dei curdi del PKK; il Nepal, dalle parti in conflitto dopo la rottura del cessate il fuoco nell’agosto del 2003.

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IL PROTOCOLLO DI KYOTO ENTRERA’ IN VIGORE DAL PROSSIMO 16 FEBBRAIO.

IL DOCUMENTO DIVENTERA’ UN AUTENTICO TRATTATO VINCOLANTE

GRAZIE ALLA RATIFICA DELLA RUSSIA

 

NAIROBI. = La Russia ha presentato formalmente alle Nazioni Unite i propri strumenti di ratifica relativi al protocollo di Kyoto sulla riduzione dei cosiddetti gas-serra, per combattere il riscaldamento atmosferico globale. L’adesione ha reso così possibile che il documento divenga a tutti gli effetti un autentico trattato internazionale vincolante. L’entrata in vigore effettiva avverrà il 16 febbraio 2005. Lo ha annunciato ieri lo stesso segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, a margine della sessione straordinaria di due giorni del Consiglio di Sicurezza a Nairobi. E’ la prima, in quattordici anni, convocata al di fuori del suo quartier generale, il Palazzo di Vetro a New York. “Questo – ha commentato Annan – è uno storico passo avanti negli sforzi del mondo per combattere una minaccia che globale lo è davvero”. Il Protocollo è stato ratificato il mese scorso da entrambe le camere del Parlamento federale di Mosca e una settimana dopo, il 5 novembre, il presidente Vladimir Putin vi ha apposto in calce la sua firma, promulgandolo. Firmato in Giappone nel 1997, articolato in 128 paragrafi, il Protocollo impone, nello specifico, alle 55 Nazioni maggiormente sviluppate, di tagliare le proprie emissioni complessive di biossido di carbonio e altri gas-serra del 5,2 per cento, fino a ritornare al di sotto dei livelli raggiunti nel ’90. L’obiettivo, da realizzare entro il quadriennio 2008-2012, andrà conseguito mediante la riduzione del ricorso a carbone, petrolio, gas naturale nonché tramite la promozione dell’impiego di energie pulite, come quelle solare o eolica. (B.C.)

 

 

RESTA DRAMMATICA LA SITUAZIONE DEI SEQUESTRI IN COLOMBIA.

OGGI VERRANNO PIANTATI MILLE ALBERI A BOGOTA’ E IN DIVERSE ALTRE CAPITALI

MONDIALI PER RICORDARE INGRID BETANCOURT, LA EX-CANDIDATA

PRESIDENZIALE RAPITA NEL FEBBRAIO DEL 2002

 

BOGOTA’. = Mille alberi, uno per ogni giorno di prigionia, verranno piantati oggi a Bogotà, in Colombia, e in diverse altre capitali mondiali per ricordare Ingrid Betancourt, l’ex-candidata presidenziale rapita il 23 febbraio 2002, insieme con la sua segretaria, Clara Rojas, dai guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). “Ingrid – riferisce in una nota il comitato internazionale di sostegno della Betancourt, di cui non si hanno più notizie dal settembre del 2003 – già distintasi nell’impegno a favore dei diritti umani e la sua lotta contro l’ingiustizia, la corruzione e il narcotraffico, è diventata il simbolo di tutti i sequestrati colombiani”. Il comitato si è, inoltre, rivolto alla comunità internazionale, esortandola a fare pressione sul governo colombiano affinché venga raggiunto un “accordo umanitario” che consenta il rilascio di tutti gli ostaggi in mano alle FARC. “Sono oltre 3.000 le persone, tra civili e militari – si legge ancora nel documento – detenute in condizioni disumane anche da sette, otto anni”. Nel gennaio scorso, le FARC hanno annunciato la fine delle trattative per la liberazione della Betancourt dopo l’arresto di Simón Trinidad, considerato uno dei massimi comandanti della guerriglia. La scorsa settimana - riferisce l’agenzia Misna - la polizia ha catturato nella capitale colombiana Norbey Triviño, considerato il responsabile del sequestro dell’ex-candidata presidenziale. (B.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 novembre 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq le forze dell’ordine ancora al centro delle azioni della guerriglia: un poliziotto è rimasto ucciso a Muqdadiya in un attacco condotto da ribelli contro un commissariato di polizia. E a Baquba un ufficiale è stato assassinato da uomini armati. Violenze anche a Falluja dove furiosi scontri hanno causato, ieri, la morte di un soldato americano e di un militare iracheno, facendo salire a 59 il numero delle vittime della coalizione durante l’offensiva contro la città sunnita. Le forze della coalizione sono pronte, intanto, ad affrontare i ribelli nella zona di Mossul. Il nostro servizio:

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Truppe d’assalto irachene, con l’appoggio di forze americane, si preparano ad attaccare le roccaforti degli insorti a Mossul, città nel nord dove il gruppo terroristico di Al Zarqawi ha rivendicato la decapitazione, “di fronte ad una grande folla”, di due soldati iracheni. Scontri si sono poi verificati in una moschea a Baghdad quando gli agenti della Guardia nazionale hanno fatto irruzione nell’edificio provocando la morte di due persone. Intanto, si riduce ulteriormente il numero delle organizzazioni umanitarie ancora attive in Iraq: dopo la partenza nelle ultime settimane del personale di ‘Care International’ e di ‘Medici senza frontiere’, anche l’Ong australiana “World Vision” ha deciso di lasciare il Paese. E in Iraq gli Stati Uniti hanno posto una taglia di cinque milioni di dollari sulla testa di Al Suri, sospetto terrorista dalla doppia cittadinanza spagnola e siriana. Secondo l’amministrazione americana, Al Suri “ha addestrato in Afghanistan diversi terroristi nell’uso di veleni e agenti chimici”. E sul leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, un generale statunitense ha dichiarato, inoltre, che lo sceicco saudita è in fuga e non può più dare ordini o dirigere le operazioni, ma solo fornire visioni di lungo termine e generiche istruzioni. Il ruolo centrale dell’Onu in Iraq sarà riconosciuto, infine, nella dichiarazione finale della conferenza internazionale sul Paese arabo in programma il 22 ed il 23 novembre a Sharm el Sheikh. E’ quanto emerge dalla bozza del documento elaborato in diverse riunioni tenutesi al Cairo.

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E di Iraq si è parlato ieri a Londra dove si è recato in visita ufficiale il presidente francese, Jacques Chirac per incontrare il premier britannico Tony Blair. I due leader hanno messo da parte la differenza di vedute sulla guerra nel Paese arabo e hanno deciso di lavorare insieme per rinvigorire il processo di pace in Medio Oriente. “Crediamo che sia importante che si svolgano le elezioni in Palestina e faremo tutto il possibile per rivitalizzare il processo di pace”, ha detto Blair. “Condividiamo le stesse analisi e gli stessi scopi”, gli ha fatto eco Chirac.

 

La televisione araba Al Jazeera ha annunciato che in Spagna è stato nuovamente arrestato il suo giornalista Tayssir Allouni. Noto per aver intervistato Bin Laden, il redattore è accusato di appoggiare al Qaeda. Spagnolo di origine siriana, Allouni è stato fermato per la prima volta nel settembre del 2003.

 

In Medio Oriente, dove si moltiplicano gli incontri in vista delle prossime elezioni palestinesi, l’attenzione continua ad essere dominata dal grave episodio di ieri avvenuto al confine tra Gaza ed Egitto, quando tre agenti egiziani sono stati uccisi per errore da soldati israeliani. Sharon ha subito espresso il proprio rammarico al presidente egiziano Mubarak che ha accettato le scuse. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Il ministero degli Esteri del Cairo, pur condannando “la condotta irresponsabile dell’esercito israeliano”, non ha annullato la visita del suo capo a Gerusalemme, che si svolgerà la settimana prossima. L’incontro sarà incentrato soprattutto sul maggior ruolo in materia di sicurezza dell’Egitto al confine con Gaza, dove sono stati uccisi proprio i tre agenti. Ma anche sulla mediazione da tempo intrapresa tra le fazioni rivali palestinesi di Gaza per una tregua nelle operazioni di guerriglia contro Israele in modo da consentire la ripresa del dialogo di pace. Dialogo che il primo ministro Sharon dice di voler avviare subito con la nuova leadership palestinese, cui chiede di attuare la promessa requisizione delle armi in possesso dei terroristi e di estirpare le incitazioni all’odio e alla violenza contro gli ebrei ed Israele. Intanto, la moglie di Arafat ha chiesto alle autorità sanitarie francesi la cartella clinica sul ricovero ospedaliero del leader per metterla a disposizione dei medici curanti palestinesi, giordani, tunisini ed egiziani per chiarire finalmente le cause della morte.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Le recenti rivelazioni di Colin Powell sul programma nucleare iraniano sono “infondate”. Lo ha affermato Hamid Reza Asefi, portavoce del ministero degli Esteri di Teheran. “Non c’è posto per armi di distruzione di massa nella dottrina di difesa dell’Iran”, ha ribadito Asefi precisando che “Teheran non ha piani in questo senso”. Il segretario di stato americano ha dichiarato mercoledì scorso di essere in possesso di elementi di intelligence secondo cui l’Iran ha cercato di sperimentare missili in grado di trasportare testate nucleari.

 

In Birmania le autorità di Rangoon hanno annunciato la liberazione di circa 4000 detenuti arrestati impropriamente dall’Ufficio nazionale informazioni, un ex dipartimento dei servizi segreti sciolto lo scorso 22 ottobre.

 

Il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera definitivo a Bruxelles alla nuova Commissione guidata dal portoghese Josè Manuel Durao Barroso. “Questa decisione - si legge nel testo approvato oggi - produce effetti a partire dal 22 novembre del 2004” ed il mandato del nuovo esecutivo durerà fino al 31 ottobre del 2009.

        

Il personale dell’Onu si appresta a votare su una mozione di sfiducia verso il segretario generale Kofi Annan. Nella prima consultazione del genere in oltre 50 anni, il sindacato del personale delle Nazioni Unite dovrebbe approvare questa mozione in seguito a una serie di scandali, l’ultimo dei quali ha coinvolto il funzionario Dileep Nair, accusato di favoritismi e molestie sessuali.

 

Si raffreddano gli entusiasmi per la ripresa del processo di pace in Kashmir. I separatisti hanno infatti respinto l’offerta di dialogo del premier indiano Singh che ieri ha concluso la sua visita nella regione himalaiana contesa da India e Pakistan. Una visita storica che si sperava potesse risolvere le frizioni esistenti. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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All’indomani della visita di Singh in Kashmir, coincisa con una prima e simbolica riduzione di truppe, si raffreddano gli entusiasmi sull’avvio di un processo di pace. La strada verso una soluzione all’intrigato nodo del Kashmir è ancora irta di ostacoli. Nella riunione di ieri, a Sraka, i separatisti moderati, raggruppati sotto la sigla dell’Uriat Conference, hanno insistito con la loro richiesta di consultarsi con il Pakistan, prima di riavviare il dialogo con il governo di New Delhi. Considerano non chiara l’offerta di Singh per un dialogo incondizionato e si aspettano di essere invitati ufficialmente dal governo a riprendere i negoziati interrotti in primavera, durante l’ex governo Vajipai. Intanto, però, la prossima settimana incontreranno il premier pachistano che sarà a New Delhi per presentare una nuova formula di pace, che è già stata rigettata da Singh. La sua dichiarazione di mercoledì, secondo la quale i confini non si toccano e non sono accettabili ulteriori divisioni del Kashmir, ha suscitato una reazione negativa ad Islamabad, dove il presidente pachistano Musharraf in una intervista all’Agenzia France-Press ha accusato il governo di New Delhi di mancanza di flessibilità: a pochi giorni dall’arrivo del premier pachistano Aziz non è un segnale incoraggiante.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Sono almeno 14 le vittime dell’esplosione che ieri pomeriggio ha devastato una casa da te’ nella periferia di Chongqing, nel sudovest della Cina. Secondo l’agenzia di stampa ‘Cns’, l’ordigno sarebbe stato probabilmente collocato da un uomo poi morto nella deflagrazione. Non si conoscono per ora le cause dell’esplosione. Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta.

 

La liberalizzazione del commercio, la lotta al terrorismo e la promozione di una globalizzazione che offra nuove opportunità di sviluppo: sono alcuni degli obiettivi del Summit annuale della Comunità economica Asia-Pacifico (APEC), che si apre domani a Santiago del Cile. Al vertice parteciperanno, tra gli altri, i presidenti di Stati Uniti, Cina, Corea del Sud, Russia e Giappone e aderiscono 21 Paesi. Ascoltiamo Maurizio Salvi:

 

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Per il suo primo viaggio all’estero dopo la riconferma alla Casa Bianca George Bush ha scelto il Cile e lo scenario particolarmente prestigioso dell’APEC, organismo che raccoglie le economie più dinamiche del mondo fuori dall’Europa. Insieme con lui a Santiago si troveranno anche i presidenti di Russia e Cina e il premier del Giappone, con il proposito di affrontare temi legati alla liberalizzazione commerciale. Per rendere più appetibile l’agenda, i ministri degli Esteri e dell’Economia dell’Apec hanno messo a punto un documento che sviluppa anche le priorità di Bush in tema di sicurezza e di lotta senza quartiere al terrorismo. Per questo, i ministri sollecitano i  Paesi membri ad un nuovo impegno per far fronte in modo più efficace all’aggressione terroristica transnazionale e ad adottare misure concrete per  meglio controllare le produzioni ed il commercio delle armi. Ma prima che il vertice entri nel vivo e si svolgano prestigiosi incontri bilaterali, la capitale cilena sarà teatro oggi di varie manifestazioni contro globalizzazione senza limiti e contro la stessa presenza di Bush.

 

Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana

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Si apre a San José, in Costa Rica, il XIV Vertice iberoamericano. Al Summit, incentrato sul tema “Educare per il progresso”, partecipano i capi di Stato e di governo di 21 Paesi americani di lingua spagnola. Al centro dei lavori, i diversi meccanismi di finanziamento per incrementare gli investimenti in materia di istruzione.

 

In Venezuela, l’uomo rimasto ucciso la scorsa notte a Caracas per l’esplosione di una bomba è l’alto magistrato Danilo Anderson, incaricato dell’indagine sul fallito colpo di Stato dell’aprile 2002. Lo ha confermato il procuratore generale venezuelano Isaias Rodriguez.

 

Drastica decisione del Consiglio dei Ministri del governo di riconciliazione nazionale in Costa d’Avorio. Saranno rimpiazzati tutti quei ministri che nella seduta del 4 novembre, legata alla crisi nel Paese e poi sfociata in tragiche manifestazioni, hanno disertato la seduta. Si tratta di 9 ministri delle Forze Nuove e di due appartenenti all’opposizione. Ognuno ha invocato “ragioni di sicurezza” per la mancata partecipazione all’incontro dell’esecutivo.

 

Promuovere la stabilità nell’esplosiva regione dei Grandi Laghi. E’ l’obiettivo prioritario contenuto nella bozza della dichiarazione firmata dai ministri degli Esteri di 11 Paesi africani a Dar Es Salaam, in Tanzania. Oggi il testo, nel quale viene garantito l’impegno a “fare della regione uno spazio di pace e di sicurezza”, sarà discusso nel vertice tra i capi di Stato. All’incontro partecipa anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.

 

 

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