RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 90 - Testo della Trasmissione di martedì 30 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
I prossimi impegni del
Papa nelle celebrazioni della Settimana Santa
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
E’ morto ieri a Ginevra
l’attore britannico Peter Ustinov
Domani il nuovo governo
francese dopo la riconferma di Raffarin
In Iraq violenti scontri
tra disoccupati e soldati spagnoli della Coalizione a Najaf
In Uzbekistan, dopo i 19 morti
di ieri, 5 persone uccise oggi in diverse esplosioni.
30
marzo 2004
Reso noto stamane il calendario
delle celebrazioni liturgiche che saranno presiedute da Giovanni Paolo II nella
Settimana Santa durante la quale la Chiesa celebra i misteri della salvezza:
l'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio compiuta
da Cristo, specialmente negli ultimi giorni della sua vita, per mezzo del
mistero pasquale. Egli morendo ha infatti distrutto la morte e risorgendo ha
ridato a noi la vita. Dei prossimi impegni del Papa ci riferisce Roberta
Gisotti:
*********
Il 4 aprile, Domenica delle
Palme, si celebrerà XIX Giornata mondiale della Gioventù sul tema: “Vogliamo
vedere Gesù”. Il Santo Padre in Piazza San Pietro alle ore 10 benedirà le
palme e gli ulivi e, al termine della processione, celebrerà la Santa Messa
della Passione del Signore.
L’8 aprile, Giovedì Santo, il
Papa presiederà nella Basilica Vaticana alle ore 9.30 la concelebrazione della
Santa Messa Crismale con i cardinali, i vescovi e i presbiteri (diocesani e
religiosi) presenti a Roma, quale segno della stretta comunione tra il Pastore
della Chiesa universale e i suoi fratelli nel sacerdozio ministeriale. Avrà
quindi inizio nelle ore vespertine del Giovedì Santo il Triduo Pasquale. Il
Santo Padre presiederà nella Basilica Vaticana alle ore 17.30 la
concelebrazione della Santa Messa nella cena del Signore. Dopo l'omelia avrà
luogo il rito della lavanda dei piedi a dodici presbiteri, durante il quale i
presenti saranno invitati a compiere un atto di carità per i bambini malati del
Rwanda e del Burundi. La somma raccolta sarà affidata al Santo Padre al momento
della presentazione dei doni. Al termine della celebrazione avrà luogo la
traslazione del SS.mo Sacramento alla Cappella della reposizione.
Il 9
aprile, Venerdì Santo, il Santo Padre presiederà nella basilica Vaticana
alle ore 17 la Celebrazione della Passione del Signore. Quindi Il Santo Padre presiederà
il pio esercizio della “Via Crucis”, che avrà luogo al Colosseo alle ore 21,15,
al termine del quale rivolgerà la sua parola ai fedeli ed impartirà la benedizione
apostolica.
Il 10 aprile, Veglia pasquale,
il Papa benedirà il fuoco nuovo nell'atrio della Basilica di San Pietro alle
ore 19; dopo l'ingresso processionale in Basilica con il cero pasquale e il
canto dell'Exsultet, presiederà la Liturgia della Parola, la Liturgia
battesimale e la Liturgia eucaristica.
L’11 aprile, Domenica di Pasqua,
Giovanni Paolo II celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San
Pietro alle ore 10.30 e impartirà la Benedizione “Urbi et Orbi”.
**********
APRE
DOMANI I BATTENTI A ROCCA DI PAPA L’OTTAVO FORUM INTERNAZIONALE
DEI
GIOVANI, PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI, SUL TEMA:
“I
GIOVANI E L’UNIVERSITA’: TESTIMONIARE CRISTO NELL’AMBIENTE UNIVERSITARIO
-
Intervista con mons. Stanislaw Rylko –
Saranno circa 300 i delegati di Conferenze episcopali,
movimenti, associazioni e comunità di un centinaio di Paesi, a prendere parte
all’ottavo Forum internazionale dei giovani, promosso dal Pontificio Consiglio
per i laici. Il tema dell’incontro: “I giovani e l’Università, testimoniare
Cristo nell’ambiente universitario”. Partendo dall’attuale realtà accademica,
attraversata da significativi cambiamenti, e dalla fisionomia delle nuove generazioni
di universitari, con le loro prospettive, attese ed esigenze. L’Incontro
valuterà l'incidenza degli studi universitari sull'esistenza dei giovani ed il
ruolo formativo degli atenei e la loro capacità di rispondere alle domande di
senso degli studenti. Il 4 aprile, poi, Domenica delle Palme e XIX Giornata
Mondiale della Gioventù a livello diocesano, i convegnisti si ritroveranno al
mattino in Piazza San Pietro per assistere alla Liturgia eucaristica presieduta
da Giovanni Paolo II. Ma oggi i giovani riescono a testimoniare Cristo nelle
università? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Stanislaw Rylko, presidente
del Pontificio Consiglio per i laici:
**********
R. – Le Università sono un sismografo assai sensibile di
tutti i cambiamenti che avvengono nell’ambito della cultura. E siccome la
cultura attraversa oggi un periodo di grave crisi, questa crisi si ripercuote
fortemente nella vita delle Università. La cosiddetta “didattica” universitaria
si riduce spesso ad una mera trasmissione del sapere scientifico – spesso
anonimo e spersonalizzato – perciò estremamente frustrante. Le università oggi
producono per lo più persone erudite, ma non educano le persone in maniera
concreta. Inoltre, il “pensiero debole” che si diffonde a macchia d’olio negli
atenei del mondo, rinuncia alla ricerca della verità e proclama i grandi dogmi
del suo credo: il dubbio, lo scetticismo e il relativismo radicale. Nel mondo
globalizzato la logica di mercato detta le sue leggi anche alla ricerca
scientifica. In una tale situazione si sente quindi urgente il bisogno che ci
siano uomini e donne audaci, specialmente tra i giovani, capaci di porre le
domande sulla verità (specialmente quell’ultima e assoluta!) e sul senso
(specialmente quello definitivo e ultimo!).
D. – Cosa possono fare di più i giovani per portare il
Vangelo nella cultura odierna?
R. – Di fronte alla forte pressione della cultura
dominante, che vuole ad ogni costo rinchiudere la fede nell’ambito
esclusivamente privato, perché non abbia una visibilità e una rilevanza
sociale, vogliamo aiutare i giovani a riscoprire la propria identità in quanto
cristiani, cioè la loro vocazione e la loro missione. Questo comporta una
presenza cristiana coerente, coraggiosa, incisiva e visibile in ogni ambiente,
quindi anche nelle Università. Bisogna che i giovani ritrovino oggi il coraggio
di essere se stessi, senza alcun complesso di inferiorità nei confronti degli
amici non credenti e senza cedere a comodi compromessi con la mentalità
dominante. La fede in Cristo non è un tesoro da nascondere, ma da condividere
con gli altri!
**********
UDIENZE
E NOMINA DEL NUOVO NUNZIO APOSTOLICO A CUBA
Il Papa stamane ha ricevuto in udienza sei presuli statunitensi
in visita ad Limina Apostolorum ed il vescovo eletto di Dili nel Timor
orientale, mons. Alberto Ricardo da Silva.
Il Santo Padre ha inoltre nominato nunzio apostolico a
Cuba mons. Luigi Bonazzi, arcivescovo titolare di Atella, finora nunzio apostolico
ad Haiti.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina l'articolo sulla storica cerimonia, a Washington, con la quale
sono diventati 26 i Paesi membri della Nato: sancito l'ingresso di sette nuovi
Stati.
Sempre in prima, una
riflessione di Andrea Riccardi dal titolo "Un'Europa di pace sugli scenari
del mondo": il discorso del Papa durante la cerimonia per il conferimento
del Premio Carlo Magno.
Nelle vaticane, un contributo
del cardinale Giovanni Battista Re in merito al nuovo Direttorio Pastorale per
i Vescovi.
Una monografica dal titolo
"La dimensione pasquale costitutiva del giovane credente del Terzo
Millennio": una riflessione in vista della XIX Giornata mondiale della
Gioventù, che si celebra nella Domenica delle Palme.
Nelle estere, l'intervento
della Santa Sede nel corso della LX sessione della Commissione dell'Onu sui
diritti umani: "Promuovere il diritto allo sviluppo di ogni persona
nell'ottica della realizzazione di uno sviluppo integrale".
Un articolo di Gabriele Nicolò
su un rapporto della Fao incentrato sulla lotta alla produzione di oppio e
sulle strategie dirette a sostenere lo sviluppo del settore agricolo.
Nella pagina culturale, la
relazione del vescovo Mauro Piacenza in occasione della recente Giornata di
studio - presso la Camera dei Deputati, a Roma - dedicata al tema:
"Ri-progettare per tutti un patrimonio architettonico proiettato nel
futuro".
Per la pagina
dell'"Osservatore libri" un articolo di Claudio Toscani su una raccolta
di scritti di Vittore Branca intitolata "Protagonisti del Novecento".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il dettagliato ragguaglio sui diversi aspetti legati alla tragica vicenda
dell'uccisione, a Napoli, della ragazza quattordicenne.
=======ooo=======
30
marzo 2004
DIFENDERE
LA FAMIGLIA DALLE MODE CHE VORREBBERO CAMBIARLA:
L’APPELLO
DEL PAPA AL TERZO CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE, IN
CORSO A CITTA’ DEL MESSICO, ORGANIZZATO DA UN CARTELLO DI ORGANIZZAZIONI
SOCIALI
Uno spazio interculturale e interreligioso di incontro,
riflessione, dialogo e proposta, per rendere possibile e
costruire insieme un mondo idoneo alla
famiglia. E’ questo l’obiettivo di fondo del terzo Congresso mondiale delle
Famiglie, in corso a Città del Messico, che segue i precedenti appuntamenti
celebrati nel ’97 nella Repubblica ceca e nel ’99 in Svizzera. Ieri, nel primo
giorno di lavori – che si concluderanno domani – i circa 3.500 membri di
numerose organizzazioni sociali di oltre 50 Paesi, presenti all’incontro, hanno
potuto ascoltare le parole del Papa e di uno degli invitati della Santa Sede,
il cardinale Alfonso López Trujillo. Per i particolari, il servizio di Maurizio
Salvi:
**********
Dopo la
lettura di un messaggio di Giovanni Paolo II, che ha invitato i delegati a
difendere l’essenza della famiglia davanti l’offensiva delle mode che vogliono
modificarla, il terzo Congresso mondiale è stato formalmente inaugurato da
Marta Sahagún, consorte del presidente del Messico, Vicente Fox.
La first
lady messicana ha subito accolto l’appello del Pontefice sostenendo che la
famiglia è un’istituzione vigente, non una moda, né un concetto obsoleto, e si
è detta poi convinta che buona parte dei problemi che affrontiamo come società
nascono dalla mancanza di amore e di attenzione per l’istituzione familiare.
Entrando quindi nel vivo del tema dell’incontro, il cardinale Alfonso López
Trujillo - presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, presente al
Congresso - ha affermato che la difesa dell’unione familiare va stimolata in
tutti gli ambiti della vita pubblica. “Solo nella famiglia fondata sul
matrimonio – ha esclamato – si legge la speranza della grandezza, dignità e
futuro dell’umanità”. Vicino a lui si trovava il cardinale Renato Martino,
presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e pace, il quale domani, giornata
conclusiva dei lavori, parlerà sul tema “Famiglia, cultura e globalizzazione”.
Conversando
con i giornalisti, il portavoce dell’incontro, Enrique Gomez Serrano, ha ricordato
che lo scopo degli organizzatori è di sensibilizzare i governi affinché
adottino iniziative legislative e sociali a difesa dell’istituzione familiare,
cellula primaria e fondamentale della società. Annunciato come partecipante, il
presidente statunitense George W.Bush ha inviato invece un messaggio in cui
chiede la difesa della famiglia naturale da lui considerata fonte dei grandi cambiamenti.
“Il patto del matrimonio - ha concluso - è per tutta la vita e, per questo, la
sua santità deve essere promossa in tutti i Paesi del mondo”.
Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.
**********
TRA DIFFICOLTA’ E SPERANZE, IL BURUNDI PROSEGUE IL CAMMINO
VERSO LA DEMOCRAZIA E IL CONSOLIDAMENTO DELLA
PACE:
I partiti politici e i movimenti ribelli del Burundi hanno
iniziato in questi giorni a Bujumbura dei colloqui per esaminare un progetto di
Costituzione in vista delle storiche elezioni di novembre prossimo. Il Paese
africano, dunque, continua a camminare sulla strada tracciata nel 2000 dagli
accordi di Arusha, dopo anni di sanguinosi scontri interetnici, che hanno
provocato 300 mila morti ed oltre un milione di profughi. Un percorso verso la
pace e la democrazia irto d’ostacoli, giacché permane nel Paese uno stato di
violenza diffusa, mentre è ancora vivo il ricordo del tragico agguato in cui -
tre mesi fa - ha perso la vita il nunzio apostolico Michael Courtney. Proprio
in questi giorni, Laura Boldrini – portavoce italiana dell’Alto commissariato
dell’Onu per i Rifugiati – ha visitato il Burundi. Alessandro Gisotti l’ha
raggiunta telefonicamente per raccogliere una testimonianza su come la popolazione
burundese stia vivendo questa delicata fase di transizione:
**********
R. –
Forse per la prima volta in Burundi si sta sviluppando una situazione che volge
al meglio. Ci sono stati degli accordi, lo scorso anno, con la firma anche del
movimento guerrigliero più grande, l’Fdd: questo accordo fa pensare che veramente
il Paese sia giunto ad una svolta. Noi abbiamo visitato i campi profughi in
Tanzania dove ci sono oltre 480 mila rifugiati burundesi dal 1993 che sono
assistiti dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, ma ce ne sono circa
350 mila del 1972, di un’altra ondata, che vivono nei cosiddetti ‘settlements’,
che non ricevono neanche più gli aiuti. Quindi, si stima che siano circa 800
mila ancora oggi i rifugiati burundesi in Tanzania. Ecco, oggi il Burundi è ad
una svolta perché gli accordi di Arusha in questi tre anni sono stati
rispettati e perché a novembre dovrebbero esserci le elezioni. Noi abbiamo
incontrato anche il presidente del Burundi che ha ribadito l’impegno che le
elezioni si tengano a novembre, ma è anche vero che non si possono tenere le
elezioni se ancora non sono stati smobilitati i guerriglieri ... Quindi, questa
è un po’ una minaccia. Una buona notizia è che l’Fnl, la componente che non ha
firmato gli accordi di Arusha, sembra adesso disposta a riconsiderare la
propria scelta. Il presidente ci ha detto che presto ci sarà anche la sigla
degli accordi con l’Fnl.
D. – Quali sono oggi le emergenze più pressanti per la
popolazione del Burundi?
R. – E’ un Paese in cui il presidente della Repubblica
guadagna 500 dollari e la gente comune guadagna mezzo dollaro al giorno, quindi
alla base di tutto c’è un problema economico; il rischio, come sempre, è quello
che l’unica fonte di sostentamento diventi l’utilizzo delle armi: la guerra. E’
importante quindi far fronte ai bisogni della popolazione con investimenti
mirati e seri perché altrimenti si rischia che queste persone ritornino dai
Paesi confinanti e non trovando né una casa – perché è stata distrutta – né più
la terra perché occupata da altri, fuggano di nuovo e questo sarebbe – come
dire – buttare via un’occasione.
D. – Quali sono gli interventi più significativi che
l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati sta attuando?
R. –
In Burundi stiamo operando questo rimpatrio massiccio: dal 2002 abbiamo già rimpatriato
150 mila persone. Tanta gente vuole tornare a casa, perché la gente crede nel
processo di pace. Il rimpatrio significa il trasporto, ma anche investire nel
sistema scolastico, nella riconciliazione; significa informare le persone sui
propri diritti. Stiamo facendo questo lavoro logistico, di trasporto dei
rifugiati, sia di distribuzione degli aiuti per tre mesi a chi rientra, ma
anche un lavoro mirato agli alloggi. Il programma sarebbe di costruire 100 mila
case nel giro di tre anni – fondi permettendo! Anche i programmi hanno delle
battute d’arresto a seconda delle risposte dei Paesi donatori.
**********
IL
MARE D’ARAL: CUORE MALATO DELL’ASIA
E
CULLA POTENZIALE DEL BIOTERRORISMO:
NELL’ULTIMO
LIBRO DI GUEGLIELMO BRAYDA,
“L’ANATRA DALLA TESTA BIANCA”,
IL
RACCONTO DI UNA POSSIBILE MINACCIA GLOBALE
-
Intervista con l’autore -
Una minaccia devastante - il furto di
una letale arma biologica - che prende il via al riparo del desolato scenario
del Mare d’Aral, dove giacciono abbandonati gli arsenali chimici ex sovietici.
Scienziati russi senza scrupoli - giunti ai vertici di importanti organismi
internazionali o di aziende farmaceutiche occidentali, dopo il crollo dell’Urss
- che tentano di lucrare sul traffico dell’arma, finita in mano ad una cellula
di terroristi islamici. Un progetto di morte che si incrocia con una missione
ambientale della Banca Mondiale, che tenta di riportare acqua e speranza
proprio nel degradato ecosistema dell’Asia centrale. Sono gli ingredienti
dell’ultimo e romanzo del neurologo e scrittore bolognese Guglielmo Brayda, che
dopo aver affrontato nel ’99 il tema della clonazione, ha costruito una trama avvincente
e attuale, basata sulla minaccia bioterroristica. Il titolo del libro -
“L’anatra dalla testa bianca” - è anche metafora del finale aperto alla
speranza: il raro palmipede torna a ripopolare il suo habitat nel Mare d’Aral,
distrutto da progetti assurdi e da un gravissimo inquinamento. Sugli spunti
offerti dal romanzo, che si fa apprezzare anche per la solida base scientifica
che lo sorregge, Alessandro De Carolis ha conversato con l’autore:
**********
R. – L’Unione Sovietica aveva un programma, il
“Biopreparat”, dotato di cospicui finanziamenti e di più di 2 mila ricercatori,
sparsi in alcuni laboratori strategici dell’Unione Sovietica, che è stato
successivamente smantellato – ovvero privato delle risorse economiche – quando
con l’avvento della glasnost si è giocato a carte scoperte. Il problema
è che molti di quei ricercatori avevano e hanno tuttora il know-how per
realizzare armi biologiche, però sono senza lavoro: dunque, il rischio che si
mettano a lavorare per qualcuno che offra loro qualcosa di cui vivere è molto
alto. Gli Stati Uniti sono a conoscenza di tutto questo e cercano di
intervenire, ma alcuni di questi laboratori sono dislocati in delle Repubbliche
ex-sovietiche, ora islamiche, con le quali non è facile trattare. Un problema
che abbiamo riscontrato anche con le recenti esperienze: non basta occupare una
Repubblica islamica per averne il controllo totale.
D. – In uno scenario di tensione come quello che stiamo
vivendo, che rischi concreti ci sono che si verifichi quello che lei immagina
nel libro: ovvero che gli arsenali chimici ex-sovietici finiscano in mano a
terroristi islamici?
R. – Ho letto di recente un’intervista su “Il Giornale”
fatta da un giornalista pakistano molto accreditato - uno dei pochi ad avere
intervistato Bin Laden - che riportava una dichiarazione di Al Zawayiri.
L’affermazione diceva testualmente: “Abbiamo fatto shopping a Tashkent –
Tashkent è la capitale dell’Uzbekistan, dove io ho ambientato buona parte della
mia storia – e abbiamo comprato uranio per costruire la bomba, perché a
Tashkent si può trovare ormai di tutto: armi biologiche, uranio e scienziati
disponibili a collaborare”. Se oggi l’Afghanistan di fatto è difficile da
utilizzare per questo tipo di traffici, il commercio delle armi biologiche si è
spostato nelle Repubbliche limitrofe che sono quelle – tipo l’Uzbekistan, il
Kirghistan, il Turkmenistan – che circondano il bacino del Mare Aral.
D. – Che cosa si può fare, secondo lei, per ovviare a
questo pericolo?
R. – Collaborare il più possibile con questi Paesi che
però, come dicevamo prima, hanno all’interno sacche di fondamentalismo che li
rende non del tutto disponibili alla collaborazione. Va detto che i controlli
alla frontiera per alcune di queste armi biologiche sono quasi impossibili,
perché a volte si tratta di polveri inerti, inodori, incolori. Armi che il
Pentagono definiva “una minaccia asimmetrica”, perché mentre da una parte c’è
un apparato di verifica tecnologicamente raffinatissimo, dall’altra c’è un
oggetto assolutamente semplice ma incontrollabile.
D. – Lei ha potuto visitare di persona la zona del Mare
d’Aral, teatro da anni di uno tra i più gravi disastri ambientali del pianeta:
come si presenta oggi la situazione ambientale?
R. – In maniera tragica. Gli enti finanziatori, come la
Banca Mondiale, hanno deciso di abbandonarlo, nel senso che non si può pensare
realisticamente ad un suo totale recupero. Quello che si cerca di recuperare
sono delle cosiddette “aree umide”, che possano in qualche modo aiutare le
popolazioni locali - sia dal punto di vista ittico che dell’irrigazione - e
anche servire a quelli che io ho usato un po’ come metafora nel mio libro, gli
uccelli migratori, che hanno bisogno di queste zone umide per riposarsi nel
loro viaggio.
**********
=======ooo=======
30
marzo 2004
AL VIA DOMANI A ROMA IL FORUM
GLOBALE ORGANIZZATO IN COLLABORAZIONE
CON IL
PROGRAMMA DELLE NAZIONI UNITE PER LO SVILUPPO. IN AGENDA LE SOLUZIONI DEI
MUNICIPI PER I POVERI ED IL RUOLO DELLE AUTORITA’ LOCALI
NEGLI
OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO
ROMA.
= I leader delle città, da Katmandu a Lima, si daranno appuntamento da domani a
Roma per una tre giorni dedicata alla promozione del partenariato e alla
mobilitazione delle risorse per migliorare le condizioni di vita dei poveri.
All’incontro, realizzato in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite
per lo Sviluppo, numerosi saranno i temi in agenda; in primo piano l’analisi
delle soluzioni concrete da adottare o già adottate dai Municipi in favore dei
poveri, ma anche il ruolo delle autorità locali nel raggiungimento degli Mdf,
gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, obiettivi realistici imperniati su
miglioramenti nei settori dell’istruzione, della sanità delle donne e dei
bambini, sull’uguaglianza dei generi, ma anche sul controllo delle malattie e
delle fonti di energia rinnovabile. Finalità principale dell’assise: dimezzare
la povertà nel mondo entro il 2015. Un fine importante, che affonda le radici
negli obiettivi approvati da tutte le Nazioni presenti al vertice delle Nazioni
Unite del 2000, ma che si inserisce in un contesto complesso e diversificato.
Attualmente, infatti, il 50 per cento della popolazione del pianeta vive nelle
città, con l’85 per cento della crescita della popolazione mondiale registrata
nelle aree urbane, quasi interamente in Africa, America Latina ed Asia. Nella
maggior parte dei casi, inoltre, i poveri non hanno accesso all’assistenza
sanitaria, all’istruzione, vivono in ambienti degradati. Ed il futuro per loro
non è certo roseo: milioni di persone, infatti, si apprestano ad affrontare
un’esistenza di miseria, se le autorità locali non interverranno con strategie
in grado di attuare politiche urbane sostenibili. L’incontro di Roma avrà come
obiettivo proprio la traduzione degli obiettivi in strategie concrete di
sviluppo municipale che non perdano mai di vista le esigenze dei poveri. Ma il
Forum rappresenta anche una piattaforma a disposizione delle autorità locali
per facilitare gli scambi e sfruttare l’esperienza di altri governi locali
nella lotta alla povertà. Al Palazzo dei Congressi della capitale italiana
saranno presenti delegati di oltre 700 diverse realtà. (S.S.)
E’ RIPRESO AL TRIBUNALE DI ARUSHA, IN TANZANIA, IL
PROCESSO AD ALCUNI
TRA I PRINCIPALI IMPUTATI PER
I MASSACRI COMMESSI IN RWANDA 10 ANNI FA
ARUSHA.
= Tra 500 e 800 mila vittime. Questo il tragico bilancio del genocidio che 10
anni fa fu perpetrato in Rwanda contro Hutu e Tutsi moderati. E a pochi giorni
di distanza dal decimo anniversario da quel triste episodio, il Tribunale internazionale
per il Rwanda ad Arusha, in Tanzania, ha ripreso i processi contro i principali
imputati per quei fatti di sangue. Tutti, accusati di crimini di guerra e
contro l’umanità, si sono già dichiarati non colpevoli. Iniziato alla fine di
novembre del 2003, il processo era stato poi sospeso lo scorso 11 dicembre. Il
primo procedimento giudiziario, detto “dei militari”, riguarda solo uno dei
filoni di inchiesta della Corte istituita dall'Onu dieci anni fa. Il principale
accusato è Theoneste Bagosora, ex-capo di gabinetto del ministero della difesa
di Kigali, che la procura del Tpir considera il "cervello del
genocidio". Insieme a lui, tre alti gerarchi delle forze armate ruandesi.
In un altro procedimento sono invece chiamati a rispondere delle proprie
responsabilità Mathieu Ngirumpatse, ex-presidente del Movimento repubblicano
nazionale per la democrazia - il potente partito dell’allora capo di Stato
Juvenal Habyarimana - l’ex-ministro degli Interni, Edouard Karemera, e altri
due esponenti di spicco della stessa formazione politica. Secondo l’agenzia
“Hirondelle”, i quattro imputati ieri non si sono presentati in aula; i loro
legali hanno spiegato questa assenza come un gesto di protesta contro il
Tribunale, che non avrebbe preso in considerazione alcune loro lamentele.
Finora, la Corte dell’Onu di Arusha ha emesso diciannove sentenze definitive e
una ancora pendente in appello: gli imputati sono in totale 57. (S.S.)
DARE
RISPOSTE CONCRETE AI PROBLEMI DEL PIANETA: RIUNIONE DEL CONSIGLIO
INTERNAZIONALE DEL FORUM SOCIALE MONDIALE, IN UMBRIA DAL 3 AL 7
APRILE, IN PREPARAZIONE DEL PROSSIMO APPUNTAMENTO DI PORTO ALEGRE NEL GENNAIO
2005
- A cura di Dorotea Gambardella -
**********
ROMA. = Un Forum sociale mondiale che non sia mero luogo
di dibattito e di analisi, ma che si renda capace di fornire risposte concrete
ai problemi del mondo. Problemi che con il tempo diventano sempre più
complessi, come ha sottolineato Flavio Losi dell’Assemblea dell’Onu dei popoli.
Di questo si discuterà nella riunione straordinaria del Consiglio
internazionale del Forum sociale mondiale che si svolgerà in Umbria dal 3 al 7
aprile, nell’isola Polvese del lago Trasimeno. Il Forum - è confermato - si
svolgerà a Porto Alegre in contemporanea con il vertice economico mondiale di
Davos, proprio per sottolineare le differenze tra il nord e il sud del mondo,
ha fatto notare Vittorio Agnoletto del Forum sociale italiano. Globalizzazione,
pace, terrorismo, rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite, questioni agricole,
lavoro dignitoso per tutti: questi i temi sul tavolo del prossimo Forum
mondiale. Infine, per agevolare la partecipazione al vertice di Porto Alegre di
quelle delegazioni appartenenti alle fasce di reddito più basso, il Consiglio dibatterà
della creazione di un fondo di solidarietà, con il quale rimborsare parte delle
spese di viaggio.
**********
SEMPRE
RIVOLTO AI PIU’ DEBOLI. ERA DA OLTRE 30 ANNI AMBASCIATORE DELL’UNICEF.
- A cura di Enzo Natta -
**********
GINEVRA.
= Lutto nel cinema. Molti i messaggi di cordoglio per l’attore britannico Peter
Ustinov, morto la scorsa notte, in Svizzera, all’età di 82 anni. Era nato a
Londra nel 1921 e a soli 18 anni aveva esordito in teatro interpretando una
serie di sketch scritti di suo pugno. In questa duplice veste di attore e di
autore, Peter Ustinov manifestò il suo estro lungo tutta la carriera. Nel 1944,
mentre prestava servizio militare durante la seconda guerra mondiale, scrisse
la prima commedia e partecipò alla sceneggiatura del film ‘La via della gloria’
di Carol Reede, seguito dalla prima regia cinematografica con ‘Scuola per
segreti’. La notevole stazza, il fisico corpulento, facevano da pendant ad una
personalità esuberante e all’abilità nell’imitare voci e accenti. Una qualità
che favorì il suo impiego in ruoli contrassegnati da una spiccata ironia, come
quelli dell’investigatore Ercule Poirot e del detective Charlie Chan,
controbilanciati da impegni dalle forti connotazioni drammatiche: nel 1951 fu
lo strabiliante Nerone nel ‘Quo Vadis’ di Mervine Leroy, nel 1960 vinse il
primo Oscar grazie a ‘Spartacus’ di Stanley Kubric e, quattro anni dopo, si
aggiudicò la seconda statuetta con ‘Topkapi’ di Jules d’Assen. Tutte
interpretazioni in cui ebbe modo di mettere in risalto doti di attore
antitradizionale, forte di pregevoli qualità mimiche. Ma nello stesso tempo non
trascurò di curare il suo estro registico, dirigendo film come ‘Giuliet e
Romanov’, ‘Billy Bud’, ‘Lady L.’ in cui continuò a dar prova di intelligente
umorismo, gusto drammatico e senso dello spettacolo.
**********
FRATERNITÀ
È LA PAROLA CHIAVE DEL 22.MO CONGRESSO NAZIONALE DELLE ACLI
PRESENTATO OGGI A ROMA DAL PRESIDENTE LUIGI BOBBA
- A cura di Stefano Leszczynski -
**********
ROMA. = Sette proposte per l’agenda del Paese, dalla
famiglia alla formazione, dalla scuola ai media all’immigrazione, all’ambiente,
in un contesto necessariamente europeo. Questi i temi di fondo del 22.mo
Congresso nazionale delle Acli che sta per aprirsi a Torino dal 1° al 4 aprile
presso il centro Congressi del Lingotto. Titolo scelto per il Congresso di
quest’anno ‘Allargare i confini sulle rotte della fraternità nella società
globale’. “La scelta del titolo – ha detto Luigi Bobba, presidente delle Acli –
è innanzitutto la risposta coerente al mandato di Giovanni Paolo II alle Acli
‘allargate i confini della vostra azione sociale’. Questo significa per noi –
ha continuato Bobba – non solo di pensare ai campi tradizionali della nostra
azione sociale, cioè economia, lavoro, welfare e democrazia, ma anche aprirsi
ad arrischiarsi su sfide inedite nel tempo della globalizzazione per poter
essere anche in futuro un’associazione di frontiera”. Alla luce, poi, dei
recenti tragici fatti il terrorismo internazionale da un lato e della nuova
ideologia della guerra preventiva, dall’altro, ha per quanto mai urgente e
necessario il progetto che le Acli intendono collaborare e costruire, cioè
quello di una fraternità senza terrore. Essere operatori di pace, vivere la
sobrietà come stile di vita, esercitare la responsabilità civica, costruire
reti di democrazia associativa, promuovere la politica di interdipendenza: sono
queste le strade che l’Associazione vuole percorrere nel corso del Congresso
nazionale di Torino. Le Acli rinnoveranno i propri Organismi attraverso il voto
ai delegati. Verranno eletti il presidente dell’Associazione e i membri del
Consiglio nazionale.
**********
=======ooo=======
30
marzo 2004
- A cura di Fausta Speranza -
La composizione del nuovo governo francese, con la
riconferma di Raffarin decisa dal presidente Chirac, sarà resa nota domani con
tempi-record. In mattinata, dopo la schiacciante vittoria della sinistra alle
elezioni regionali di domenica, il primo ministro Raffarin aveva presentato le
dimissioni ma il capo di Stato ha immediatamente riconfermato l’incarico. Il
primo Consiglio dei ministri è già fissato per venerdì prossimo. Proprio a
causa della formazione del nuovo governo, è stata rimandata la sabato 2 aprile
la visita a Mosca di Chirac, in precedenza prevista per il giovedì e venerdì.
Torna a colpire il terrorismo
in Uzbekistan. All'indomani degli attacchi che hanno provocato la morte di
almeno 19 persone, stamani almeno cinque persone sono rimaste uccise in una
serie di esplosioni e in una sparatoria tra presunti terroristi islamici e
poliziotti in una base degli estremisti in un sobborgo della capitale Tashkent. Ma quali sono i motivi di quest’offensiva
terroristica in Uzbekistan, il cui presidente Islam Karimov, prima delle
operazioni americane in Afghanistan, ha concesso a Washington di portare basi e
militari in territorio uzbeko? Giancarlo la Vella lo ha chiesto a Giulietto
Chiesa, inviato speciale ed analista della Stampa:
**********
R. – Io credo che l’Uzbekistan
sia l’anello debole dell’alleanza dei sei Paesi asiatici – Cina, Russia,
Uzbekistan, Tagikistan, Kazakhstan e Kirghizia – che da tempo sta cercando di
costruire un’alternativa alla presenza americana. Siamo di fronte ad una zona
soggetta a profonde modificazioni strategiche, strutturali, geo-politiche: dopo
la guerra afghana, tutti i rapporti sono in discussione. Islam Karimov è l’uomo
che più si è esposto sul fronte dell’amicizia con i nuovi arrivati, cioè gli
Stati Uniti d’America che hanno portato per la prima volta truppe, basi e
strutture militari nell’Asia centrale. Io sono convinto che dietro a queste
operazioni, che hanno evidentemente un’impronta islamica o comunque un sapore
di contestazione religiosa alla direzione laica autoritaria e pro-americana di
Islam Karimov, vi si può trovare una spiegazione.
D. – Possono esserci
collegamenti tra chi sta operando in Uzbekistan e le altre forze del terrore
che stanno operando in Europa e in Iraq?
R. – Ormai
è evidente che esistono centrali che agiscono con una visione mondiale del
problema e quindi tutte queste operazioni, che probabilmente hanno anche
protagonisti diversi, sono comunque finalizzate ad un progetto che deve mantenere
la situazione mondiale in elevato stato di tensione e di inquietudine.
**********
Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, parteciperà il 2
aprile alla riunione informale dei ministri degli esteri del Consiglio
Russia-Nato per discutere la situazione alla luce dell'allargamento ad est
dell'Alleanza, formalizzato ieri. La riunione di venerdì, a Bruxelles, sarà la
prima ad includere rappresentanti dei nuovi Paesi membri, che sono: Bulgaria,
Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Ieri, il
presidente degli Stati Uniti, Bush, durante la cerimonia alla Casa Bianca per
il benvenuto, ha detto che la Nato fronteggia “un nuovo nemico, che ha provocato
la morte di innocenti da New York a Madrid”. L’organizzazione è già attiva nei
Balcani e in Afghanistan e valuta l’ipotesi di assumere un ruolo anche in Iraq.
Il servizio da Washington di Elena Molinari:
**********
E’ stato il primo riconoscimento ufficiale
dell’appartenenza all’Alleanza Atlantica. I leader dei sette Paesi ammessi a
far parte della Nato sono stati ricevuti ieri sera alla Casa Bianca da George
Bush, con una cerimonia dal valore non solo simbolico. Gli Usa sono infatti i
depositari istituzionali del Trattato dell’Atlantico del Nord del 1949 ed è a
Washington che devono essere depositati gli strumenti di ratifica di ogni
adesione. Quello che si compie questa settimana è il passo più lungo mai
compiuto dalla Nato, dalla sua marcia di espansione ad est, cominciata alla
fine della Guerra Fredda. Dal 1991 ad oggi, ci sono state cinque fasi di
annessione, due, contando quella di ieri, verso Paesi ex comunisti. Dopo
Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria e i sette nuovi membri di questa
settimana, ora ben il 40 per cento delle Nazioni Nato sono Paesi ex comunisti,
un aspetto che ieri Bush ha sottolineato descrivendo l’entrata nella Nato come
l’ultimo passo nel difficile cammino verso la libertà compiuto con coraggio da
questi Paesi. Meno entusiasta è la Russia, che anche ieri ha ribadito di
sentirsi meno sicura per la presenza militare della Nato alle proprie porte. L’efficacia
dell’Alleanza Atlantica oggi non si misura però sugli equilibri fra Est ed Ovest,
bensì sulla capacità dell’Organizzazione di fronteggiare i rischi posti dal
terrorismo internazionale. Una sfida che probabilmente dovrà presto affrontare
in Iraq.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
**********
In Iraq, cinque persone sono
state ferite in violenti scontri che hanno opposto centinaia di disoccupati a
soldati spagnoli della coalizione e poliziotti
iracheni nella città santa sciita di Najaf. Due persone sono
rimaste ferite a Hilla, nel centro, per
l'esplosione di una autobomba davanti
al domicilio del capo della polizia della provincia di Babel. Il kamikaze che
era alla guida dell'auto è morto. Gli
episodi di violenza si accompagnano alle polemiche negli Stati Uniti sulla
disputa riguardo al fatto che l’intervento sia stato una “distrazione” dalla
lotta al terrorismo.Il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
In Iraq, la maggioranza sciita ha cominciato a far
circolare una petizione sostenuta dall’Ayatollah Al-Sistani contro la
Costituzione provvisoria, mentre una delegazione dell’Onu sta valutando come
favorire il passaggio dei poteri a fine giugno: il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, afferma che i membri del Palazzo di Vetro stanno
valutando la creazione di una forza multinazionale per garantire l’ordine.
Questo dibattito su cosa fare per stabilizzare l’Iraq si salda con la polemica
in corso negli Stati Uniti sul comportamento del governo prima e dopo l’11
settembre. La consigliera per la sicurezza nazionale, Rice, ha ribadito
l’intenzione di non testimoniare in pubblico, davanti la Commissione
d’inchiesta federale, per preservare la separazione costituzionale tra il
potere esecutivo e legislativo e la riservatezza delle sue conversazioni con il
presidente, ma l’opposizione democratica, i familiari delle vittime ed anche
alcuni repubblicani la sollecitano a cambiare idea per non alimentare dubbi
sulla Casa Bianca.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Il
primo ministro israeliano Sharon sottoporrà al voto del partito di maggioranza,
la formazione di destra Likud, il suo piano per il ritiro militare ebraico
dalla Striscia di Gaza. A darne notizia è l’agenzia Reuters, che cita fonti
radiofoniche israeliane. Intanto un milione di arabi in Israele
osserva oggi una giornata di mobilitazione e di sciopero nell'anniversario
della Giornata della Terra, il 31 marzo 1976, quando la polizia israeliana
uccise sei arabi che dimostravano contro la confisca delle loro terre. Le
manifestazioni odierne giungono in un momento di particolare tensione per la
recente uccisione a Gaza del leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, da parte
dell'aviazione israeliana.
Il
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha presentato ieri l'ultima versione
del piano per la riunificazione di Cipro alle delegazioni greco-cipriota e
turco-cipriota riunite a Lucerna. Il documento contiene 131 proposte di legge e
lascia ampi margini di autonomia nelle questioni di politica interna. Dovrà
essere visionato e accettato entro domani, ultimo giorno utile per trovare una
soluzione. Ma i nodi da sciogliere sono ancora molti, come spiega Cesare
Rizzoli:
**********
Le distanze fra la maggioranza greca e la minoranza turca
di Cipro riguardano ancora questioni fondamentali come l’assetto costituzionale
del futuro Stato confederale, anche se riunito territorialmente; la libertà dei
greci di recuperare i loro beni nella parte nord occupata dai turchi; la presenza
di 100 mila coloni turchi inviati nel nord dell’isola per rafforzare la
minoranza; il ritiro dei 35 mila soldati turchi di occupazione in cambio di una
smilitarizzazione generale. Restano, poi, anche altre questioni di sostanza da
risolvere: quella di un confine tra i due futuri Stati confederali, il diritto
di accordi separati con altri Stati, il periodo di transizione per l’assetto
istituzionale, i poteri delle autonomie.
Per la Radio Vaticana, Cesare Rizzoli.
**********
In Polonia, Marek Borowski ha rinunciato alla presidenza
della Camera dei deputati, Sejm. Borowski, venerdì scorso, aveva provocato la
scissione di una trentina di deputati e senatori dall’Alleanza della sinistra
democratica, Sld, per dare vita alla nuova formazione Socialdemocrazia Polacca, Sdp. In questo modo, aveva fatto precipitare la crisi latente nel partito al
governo che ha portato alle dimissioni del premier Leszek Miller, annunciate
per il 2 maggio prossimo. Secondo la tradizione della democrazia polacca, la
carica di presidente del Sejm è la seconda carica dello Stato, dopo il
presidente della Repubblica, e viene affidata di solito ad un rappresentante
del maggiore gruppo parlamentare.
Alle elezioni amministrative di ieri in Turchia, il
partito di radici islamiche Akp ha
ottenuto quasi il 42 per cento dei voti, cioè 7,5 punti percentuali in più rispetto alle elezioni
politiche del novembre 2002. Ha
conquistato 57 capoluoghi di provincia su 81, rafforzando la stabilità del
governo monocolore presieduto da Tayyip Erdogan, che è anche presidente
dell'Akp. Sono questi gli ultimi risultati a disposizione, anche se ancora non
ufficialmente annunciati.
In Costa d’Avorio prosegue la
guerra delle cifre per i morti della
manifestazione della settimana scorsa ad Abidjan convocata dall’opposizione: il
governo denuncia 37 vittime ma organizzazioni umanitarie parlano di 200 morti e
400 feriti. Intanto, da più parti si invoca l’apertura di un’inchiesta
internazionale per far luce sulle responsabilità dei disordini. Da Parigi, dove si trova in
esilio, l’ex primo ministro, Uattara, paragona la crisi ivoriana a quella di
Haiti, dove – afferma -“gruppi armati possono fare ciò
che vogliono”.
Nelle Filippine è stato sventato un attentato del gruppo
islamico Abu Sayyaf che avrebbe potuto provocare a Manila molte vittime. Lo ha
dichiarato la presidente Gloria Arroyo, paragonando il complotto appena
scoperto, con i 36 Kg di esplosivo ritrovato, alle bombe che hanno provocato
191 morti e più di 1.900 feriti nelle
stazioni ferroviarie di Madrid l'11 marzo scorso. Nel corso di una conferenza
stampa, la presidente Arroyo, che il 10 maggio si ripresenterà candidata alle
presidenziali, ha detto che quattro membri del gruppo Abu Sayyaf sono stati arrestati
a Manila in due diverse operazioni. Il gruppo è considerato un fiancheggiatore
di Al Qaeda.
Scotland Yard ha confermato oggi i fermi di vari sospetti
terroristi islamici, effettuati durante una serie di blitz della polizia in
varie aree: nel Sussex, nel Surrey, nella Thames Valley, a Londra e nel
Bedfordshire. La notizia era stata anticipata dall'emittente televisiva
satellitare Sky News, secondo cui durante le perquisizioni gli agenti avrebbero
trovato nelle abitazioni dei sospetti ''quantità significative'' di materiale
utilizzato per la produzione di ordigni esplosivi.
=======ooo=======