RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 89 - Testo della Trasmissione di lunedì 29 marzo 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Presentato oggi il comunicato finale del Consiglio permanente della
Conferenza episcopale italiana
CHIESA E SOCIETA’:
Torna al cinema in versione
restaurata il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini
In Francia schiacciante vittoria della sinistra alle elezioni regionali
E nelle elezioni in Georgia vanno alla coalizione del
presidente Saakhashvili tutti i 150 seggi del Parlamento
In Polonia Marek Belka, formerà il nuovo governo, dopo le dimissioni di
Miller
Scontri con morti e
feriti nel sud della Somalia.
29
marzo 2004
POSSANO I LEGAMI TRA POPOLO
EBREO E CHIESA CATTOLICA DIVENIRE
SEMPRE PIU’ FORTI: E’ L’AUSPICIO ESPRESSO
STAMANI DAL PAPA
RICEVENDO IN VATICANO UNA RAPPRESENTANZA
DELL’ORGANIZZAZIONE
EBRAICA AMERICAN JEWISH JOINT DISTRIBUTION
COMMITTEE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani un gruppo di
rappresentanti dell’American Jewish Joint Distribution Committee,
organizzazione di solidarietà nata negli Stati Uniti nel 1914 per portare
aiuto, in tutto il mondo, agli ebrei in difficoltà. Il Papa ha espresso parole
di gratitudine e incoraggiamento per l’attività del Comitato in favore dei
bisognosi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(YOUR
VISIT IS YET ANOTHER…)
“La vostra visita - ha detto il Papa - è un nuovo segno
dei legami di amicizia tra il popolo ebreo e la Chiesa Cattolica, legami che mi
auguro possano sempre più rafforzarsi”.
(GOD HAS
CREATED MAN…)
Dio, ha proseguito, “ha creato l’uomo a sua immagine e lo
ha dotato della capacità di amare”. E’ proprio attraverso l’amore che adempiamo
il nostro destino di agire a somiglianza di Dio. “Da ciò deriva il nostro
dovere di aiutarci l’uno con l’altro in accordo al comandamento contenuto nel Libro
del Levitico: amerai il tuo prossimo come te stesso”. In particolare, ha
avvertito, siamo chiamati ad aiutare i bisognosi a vivere in sicurezza,
giustizia e libertà”.
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ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattinata, il Pontefice ha ricevuto in
successive udienze un gruppo di vescovi degli Stati Uniti d’America, in visita ad
Limina e mons. Ambrose Madtha, consigliere di Nunziatura, Incaricato d'affari.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con forte evidenza apre la
prima pagina il titolo "Il muto grido di dolore dei bambini non resti
inascoltato"; all'Angelus Giovanni Paolo II richiama la tragedia dei
bambini che soffrono per la fame, per la guerra, per le malattie, soprattutto
quelli che sono vittime di un'orribile forma di violenza: arruolati per
combattere nei "conflitti dimenticati".
Sempre in prima, l'appello del
Papa a dieci anni dal genocidio: non vi scoraggiate a portare la pace
nell'amata Regione dei Grandi Laghi.
Nelle vaticane, l'omelia del
Santo Padre durante la Concelebrazione Eucaristica - nell'Aula Paolo VI - in
occasione dell'incontro con tre comunità parrocchiali romane: una parrocchia
unita, all'interno della quale viene rispettata la diversità dei ministeri e
dei carismi, mostra il suo volto di famiglia accogliente.
Nelle estere, Iraq: il
Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, auspica un forza multinazionale
sotto comando unico.
Medio Oriente: rinviato il
vertice della Lega Araba.
Nella pagina culturale, un
approfondito articolo di Biagio Buonomo dal titolo "La 'voce brutale' del
Vesuvio": nel marzo del 1944 il vulcano si svegliò e per venti giorni
eruttò lapilli e lava. Sessant'anni dopo, il ricordo di quei terribili momenti
nelle foto e nelle testimonianze dell'epoca.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la drammatica vicenda della ragazza quattordicenne colpita a
morte, a Napoli, da killer che sbagliano bersaglio. Reazioni e commenti.
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29
marzo 2004
NO
ALLO SFRUTTAMENTO DEI MINORI. DOPO L’APPELLO DEL PAPA
A
FERMARE IL FENOMENO DEL BAMBINI SOLDATO L’ONG SAVE THE CHILDREN
HA
PRESENTATO OGGI UN’ALTRA INIZIATIVA CONTRO LA
TRATTA
-
Intervista con Filippo Ungaro -
“Porre
i bambini al centro dell’attenzione delle comunità cristiane”. Riprendendo
questo che è il nucleo del messaggio quaresimale dell’anno in corso, il Papa
ieri all’Angelus ha lanciato un nuovo forte appello contro l’utilizzo dei
minori nei tanti conflitti mondiali. Quello dei “bambini soldato”, secondo dati
forniti dall’Onu e da altri rapporti, è un fenomeno che riguarda circa 300 mila
ragazzi al di sotto dei 18 anni di età; ma questo dato probabilmente non dice
tutta la verità su questa turpe realtà. Lo conferma Filippo Ungaro portavoce di
Save the Children, organizzazione non governativa che si occupa con
varie iniziative dello sfruttamento dei minori nel mondo, una delle quali,
presentata proprio oggi, contro la tratta di bambini e bambine. L’intervista è
di Giancarlo La Vella:
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R. – Anche noi parliamo di 300 mila bambini coinvolti nei
conflitti armati. E’ chiaro che questo dato comprende sia i bambini che vengono
impiegati nelle forze armate per così dire ‘ufficiali’, sia i bambini che sono
coinvolti in gruppi armati, quindi non riconosciuti come ufficiali. E in questo
senso è chiaro che il numero di questi minori coinvolti potrebbe essere molto
più alto. Il dato è sicuramente sottostimato.
D. – Quali sono le situazioni cui vengono sottoposti
questi minori?
R. – I bambini che vengono impiegati nelle forze armate
sono costretti a svolgere ogni tipo di mansione: entrano giovani e svolgono
mansioni come messaggeri ... anche le bambine vengono usate come schiave ...
man mano che diventano più grandi vengono impiegati proprio nei conflitti
armati, quindi si insegna loro ad usare le armi e pian piano finiscono proprio
in prima linea, per le missioni più difficili, più complicate, a volte anche
sotto l’uso di droghe e cose di questo genere.
D. – Si hanno dati sul recupero di alcuni di questi
bambini soldato?
R. – Dati, in realtà, non ce ne sono molti; teniamo conto
che il reinserimento sociale per questi bambini che sono traumatizzati da
eventi bellici, che hanno visto loro coetanei morire e che hanno dovuto anche
uccidere loro coetanei, è abbastanza complicato; però i programmi ci sono,
vanno sicuramente rinforzati e vanno fatti poi anche in collaborazione con
politiche governative.
D. – Save the Children è impegnata anche in altre
iniziative contro lo sfruttamento dei minori ...
R. – Proprio oggi Save the Children ha presentato
un Rapporto sulla tratta dei minori: è un fenomeno che riguarda sei Paesi
europei, in particolare l’Italia, e in questo Rapporto chiaramente vengono
fuori dati ed informazioni abbastanza allarmanti: in realtà vediamo che questo
fenomeno è ancora esistente ed è in continua crescita.
D. – Di che cosa si tratta in particolare?
R. – I minori per varie ragioni vengono reclutati in
alcuni Paesi dove è maggiore la povertà, dove le condizioni economiche e
sociali sono disagiate e poi, tramite organizzazioni criminali, vengono portati
nei Paesi di destinazione che possono essere l’Italia, la Gran Bretagna, la
Germania dove poi vengono sfruttati sotto varie forme, dalla prostituzione al
lavoro nero, l’accattonaggio e via dicendo.
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OGGI
FIACCOLATA CONTRO LA VIOLENZA A NAPOLI
DOPO LA SPARATORIA TRA CAMORRISTI
CHE HA
COINVOLTO UNA QUATTORDICENNE, ORA CLINICAMENTE MORTA.
-
Intervista con don Franco Rapulino -
La
ragazza di 14 anni del rione napoletano di Forcella, colpita sabato scorso durante
un agguato di camorra, è in stato di morte cerebrale. I genitori hanno deciso
di donare gli organi e gli investigatori hanno inoltre raccolto una serie di
elementi sulla dinamica dell’episodio: una delle cose da accertare è se il vero
obiettivo della sparatoria, probabilmente un boss locale, si sia fatto scudo
con il corpo della ragazza. A Napoli è intanto prevista, oggi, una fiaccolata
che partirà dal quartiere di Forcella. Su questo ennesimo episodio di violenza ascoltiamo,
al microfono di Fabio Colagrande, il parroco di Santa Caterina a Formello, don
Franco Rapulino:
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R. – Il male continua ad avere la sua forza malefica. Come
ho detto a più riprese e a più persone, ed anche nell’omelia di ieri mattina,
citando il Qoelet, “quello che è stato sarà, quello che si è fatto si rifarà.
Niente di nuovo sotto il sole”. E’ una constatazione, fatta con amarezza.
D. – Lei è parroco da 14 anni in una parrocchia che
confina, in gran parte, con il quartiere di Forcella. Come ha visto cambiare la
situazione in questi 14 anni, anche dal punto di vista della lotta alla
criminalità?
R. – Per quanto riguarda i confini, noi respiriamo la
stessa aria mefitica: puzza di là quanto puzza di qua; puzza di malvagità. Per
la verità io devo dare atto alle forze dell’ordine che hanno lavorato
alacremente per debellare il fenomeno della criminalità organizzata, però dove
c’è il vuoto c’è il male; il fascino del male e del camorrista qui esiste e
resiste ed i ragazzi sognano ancora di essere più forte degli altri. Le
immagini singolari di motociclette potenziate, di scarpe firmate e di pistole
che sono considerate un accessorio importante continuano ad esercitare la loro
seduzione su questi ragazzi. E’ vero che c’è tanta povertà, è vero che c’è
tanta miseria, però è anche vero che non è questione solamente di lavoro, di
investimenti o di vivibilità; è questione di cuore e il cuore è marcio. Il
cuore è marcio perché non è stato sanato.
D. – Don Franco, lei parlava anche di un problema
culturale ed educativo, soprattutto delle generazioni più giovani. Dal punto di
vista pastorale, cosa può fare la Chiesa?
R. – Qui nel centro storico sono tutti preti eroici: si
ammazzano di lavoro dalla mattina alla sera. Le nostre chiese sono aperte a
tutte le cose più strane, inventiamo di tutto: dal ballo latinoamericano al
calcetto. E sono tutte cose che non ci dovrebbero riguardare, proprio perché il
nostro compito è ben altro. Ma facciamo questo ed altro pur di poter attirare i
ragazzi. Come Chiesa cerchiamo di fare la nostra parte.
D. – Qual è stata la reazione del quartiere a questo nuovo
delitto?
R. – Singolare, perché finalmente la gente si comincia a
svegliare. Vedo che in certe situazioni non hanno più paura; la gente ha il
coraggio di dire chiaramente le cose come stanno. Forse c’è una maggiore presa
di coscienza. Ci vorrebbe una rivolta dei buoni. Lo dico a livello cristiano:
“Se non vi convertite, perirete tutti quanti”.
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PRESENTATO
OGGI IL COMUNICATO FINALE
DEL
CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
La
missionarietà della parrocchia, il recupero della natalità in Italia, la
repressione del terrorismo ma anche la rimozione delle sue cause. Sono alcuni
dei temi affrontati nel Consiglio permanente della Conferenza Episcopale
italiana che si è svolto a Roma dal 22 al 25 marzo. Il comunicato finale è
stato presentato oggi presso la nostra emittente da mons. Giuseppe Betori,
segretario della CEI. Ha seguito per noi l’incontro Debora Donnini.
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Le comunità parrocchiali autentiche scuole di preghiera.
Al centro della riflessione dei vescovi la definizione del programma della
prossima assemblea generale che verterà proprio sul volto missionario della
parrocchia. I vescovi italiani hanno inizialmente voluto esprimere la loro
gratitudine al Papa nell’anniversario dell’enciclica Redemptor hominis. Il
recupero della natalità come fattore primario per la ripresa del Paese e segno
di speranza per il futuro, al centro dello sguardo dei vescovi sull’Italia. Si
sottolinea dunque l’importanza di sostenere la famiglia con una più equa
ripartizione del carico fiscale, una più attenta politica della casa, un
incremento dei nidi d’infanzia. Valutata positivamente la riforma della scuola.
Allargando
lo sguardo fuori dai confini nazionali, l’attenzione si è posata anzitutto sui
drammatici attentati di Madrid. Si esprime anche preoccupazione per
l’angosciosa situazione in Terra Santa “resa ulteriormente instabile a motivo
dell’uccisione dello sceicco Ahmed Yassin”. Di fronte al terrorismo si invita a
non cedere all’odio e all’intolleranza, in particolare verso i musulmani, e ad
agire non solo con la repressione ma anche con la prevenzione, rimuovendone le
radici attraverso una più convinta solidarietà internazionale che coinvolga
l’Unione Europea, gli Stati Uniti e anche gli stessi Paesi islamici e rafforzando
l’insostituibile ruolo delle Nazioni Unite. Nei lavori che hanno impegnato i
presuli italiani si è anche guardato al Simposio su “Vescovi d’Africa e
d’Europa” in cui si esamineranno i legami di reciproca solidarietà. Tra questi
sono stati ricordati i 2152 progetti finanziati dal Comitato per gli aiuti
caritativi ai Paesi in via di sviluppo, in 14 anni, per un importo totale di
circa 250 milioni di euro, l’impegno della fondazione “Giustizia e Solidarietà”
per la riduzione del debito in Guinea Conakry e Zambia, e molti altri. La Cei
rileva anche il disinteresse dei media per quanto avviene in Africa, eccezion
fatta per guerre e calamità, contribuendo a diffondere un’immagine distorta
della vita dei popoli africani.
Rispondendo
a domande di giornalisti, mons. Betori ha poi affermato che la Cei ha auspicato
che l’intervento militare in Iraq non avvenisse, così come si pensa ad un ruolo
più preciso dell’Onu per riportare il Paese alla normalità, che naturalmente
non può essere la situazione prebellica. Questo auspicio però non significa un
venire meno della presenza dei soldati italiani in Iraq, fattore di ordine
necessario per salvaguardare ogni prospettiva di pace. Quindi, interpellato
sull’argomento dell’intervento del premier italiano sulle festività, mons.
Betori ha detto che il riconoscimento delle festività religiose è regolato dal
Concordato e che una eventuale modifica del calendario delle festività dovrebbe
tenere conto sia della sensibilità del popolo italiano riguardo queste feste
sia della coerenza dell’anno liturgico che non dovrebbe essere troppo ferita.
E’ stato poi annunciato che San Pio da Pietrelcina è stato proclamato patrono
delle associazioni di volontariato che operano nell’ambito della protezione
civile in Italia.
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CARITAS
INTERNATIONALIS IN PRIMA LINEA PER AIUTARE
LA
POPOLAZIONE IRANIANA DI BAM, A TRE MESI DAL TERREMOTO,
CHE HA
PROVOCATO OLTRE 40 MILA MORTI
- Ai
nostri microfoni, Mauro Ansaldi -
A tre mesi
dal terribile terremoto, che ha distrutto la storica città iraniana di Bam,
provocando oltre 40 mila morti, le difficoltà per la popolazione colpita dal
sisma restano immense. Tra le organizzazioni umanitarie in prima linea
all’indomani della tragedia del 26 dicembre scorso c’è la Caritas
Internationalis, che è tuttora sul terreno per aiutare i sopravvissuti. Proprio
in questi giorni, la Caritas Internationalis ha ospitato a Roma una riunione di
lavoro delle organizzazioni che hanno operato ed operano ancora in Iran. Sulla
situazione attuale nella zona scossa dal sisma, Giovanni Peduto ha raccolto la
testimonianza di Mauro Ansaldi, coordinatore internazionale degli aiuti Caritas
a Bam:
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R. - Il disastro di Bam è stato enorme. La risposta che si
sta dando ai bisogni della gente cerca di essere adeguata alla dimensione del
disastro. In primo luogo c’è il governo iraniano che sta facendo uno sforzo
notevolissimo per fornire alla gente i bisogni essenziali in alimenti e in
altri prodotti di prima necessità. E poi c’è tutto l’intervento di ricostruzione
che il governo sta cercando di portare avanti. Per il momento non si tratta di
una vera e propria ricostruzione, ma si tratta di sistemare la gente in abitazioni
meno di fortuna che non le tende. In seguito ci sarà la ricostruzione. La
Caritas ed altri stanno operando nella stessa direzione.
D. – Parliamo delle vittime, dei senzatetto. Si possono
quantificare?
R. - Sì, ufficialmente si parla di 43 mila vittime e 30
mila persone ferite. In realtà, però, le vittime sono state molte di più. Molti
sono ancora sotto le macerie e nemmeno li si cerca più. C’erano persone che non
erano registrate, molti profughi dall’Afghanistan, persone da altre parti
dell’Iran che erano lì occasionalmente in quel periodo.
D. – Quali sono i bisogni più urgenti?
R. - Soprattutto la casa. La gente vive nelle tende. A Bam
adesso ci sono temperature che stanno avvicinandosi ai 40 gradi. Il vento del
deserto ha iniziato a soffiare dentro le tende ed è praticamente impossibile
vivere. La gente, quindi, deve essere sistemata in abitazioni per ora
temporanee ed in futuro più definitive.
D. - La popolazione musulmana con quale spirito accoglie
questi aiuti umanitari da parte cristiana?
R. – Io non farei assolutamente distinzione. Certo a Bam
il 100 per cento della popolazione è musulmana e la Caritas è un’organizzazione
cristiana, però siamo tutti esseri umani e lì c’è gente che ha bisogno. Noi
siamo un’organizzazione che è preposta ad aiutare chi ha bisogno, lo facciamo e
la gente lo apprezza, senza farne una questione di religione.
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UN
ANNO FA MORIVA IN VIETNAM CARLO URBANI, PRIMO MEDICO
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ AD AVER IDENTIFICATO IL PRIMO
FOCOLAIO DELLA SARS.
-
Intervista con Marco Albonico -
Un anno fa, a causa della Sars (Sindrome respiratoria acuta grave)
moriva Carlo Urbani, medico italiano dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Aveva 46 anni ed era stato il primo medico dell’Oms ad avere identificato il
primo focolaio della malattia in un paziente americano, ricoverato all’ospedale
di Hanoi, dove lavorava. Il dottor Urbani si era laureato in medicina
all’università di Ancona e aveva compiuto gli studi di specializzazione sulla
malaria e sulla parassitologia medica. Era stato anche presidente
dell’organizzazione non governativa, Medici Senza Frontiere-Italia. Ascoltiamo
al microfono di Dorotea Gambardella, il ricordo di un collega e amico,
l’infettivologo Marco Albònico.
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R. – Carlo era un uomo generoso, era una persona ricca,
curiosa e attenta ai problemi della gente. Spesso si stupiva di poter donare la
propria professionalità alle persone più disagiate ed era contento perché era
riuscito a fare quello che desiderava.
D. – Che medico era?
R. – Era un esperto clinico – perché aveva lavorato molto
in ospedale – poi era anche un grande epidemiologo esperto di salute pubblica,
quindi era un medico che sapeva essere attento sia al bambino nel villaggio
della Cambogia sia ai problemi sanitari a livello nazionale delle popolazioni
più neglette.
D. – Mi racconta un aneddoto?
R. – Quando era presidente di Medici senza frontiere,
abbiamo organizzato un corso importante di medicina tropicale, anche per medici
di Paesi del Sud del mondo. Mi ricordo che lui si era adoperato per avere borse
di studio da un’azienda delle Marche – Carlo aveva un grande carisma e riusciva
a convincere le persone. Quindi, mi ricordo che aveva detto: “Sono riuscito a ricavare
50 milioni da questa ditta, altri due milioni dall’Avis, un altro contributo
dalla regione Marche, mi sa che io da grande, piuttosto che fare il medico,
farò il raccoglitore di borse di studio perché mi riesce meglio!”.
D. – Qual è l’eredità che ci lascia Carlo Urbani?
R. – Per gli operatori sanitari, quella di essere persone
soprattutto preparate professionalmente, generose, pronte a lavorare in tutti i
contesti, anche difficili. Il messaggio che lascia a tutti è quello che per
essere ‘eroi’ basta essere persone normali, con un’etica professionale, un
coraggio, una generosità: e di persone così ce ne sono tante, che operano in
maniera silenziosa e che non fanno notizia, come lui.
D. – So che è stata costituita una fondazione a nome di
Carlo Urbani, l’Aicu (Associazione italiana Carlo Urbani): mi parla degli
obiettivi?
R. – Primo è quello di cercare di garantire l’accesso ai
farmaci essenziali, una campagna che Carlo portava avanti da quando era
presidente di Medici senza frontiere; il secondo obiettivo è quello di
promuovere la formazione del personale sanitario, sia italiano ma quello
proveniente dai Paesi in via di sviluppo per garantire risorse umane e la
sostenibilità degli interventi sanitari.
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29
marzo 2004
SI
APRE OGGI IN MESSICO IL TERZO CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
CITTA’
DEL MESSICO. = “La famiglia naturale e il futuro delle nazioni. Crescita,
sviluppo e libertà”. E’ il tema del terzo Congresso mondiale delle famiglie,
che si apre oggi, a Città del Messico, in occasione del X anniversario
dell’Anno internazionale della Famiglia. L’incontro ha il triplice obiettivo di
riflettere sul rapporto esistente tra famiglia e sviluppo, prospettare una
agenda comune per promuovere la crescita integrale di uomini e donne partendo
“dalla prospettiva della famiglia”, e formare un’alleanza mondiale.
All’appuntamento di Città del Messico sono previsti, tra gli altri, gli interventi
del presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, cardinale Alfonso
López Trujillo, e del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e
della Pace, cardinale Renato Martino, che durante la sua visita in Messico
visiterà anche l’Università
Iberoamericana e i nativi di Aquixtla, nei pressi di Puebla. Al Congresso, che
si concluderà mercoledì prossimo, sono attesi circa 2500 rappresentanti di
oltre 300 organizzazioni distribuite in più di 70 Paesi. (A.L.)
IN UGANDA CONTINUA L’IMPEGNO DEL
MOVIMENTO “AFRICA MISSION - COOPERAZIONE E SVILUPPO” PER AFFRONTARE L’EMERGENZA
UMANITARIA DI OLTRE 400 MILA PROFUGHI IN FUGA DAI VILLAGGI DEL NORD DEL PAESE
KAMPALA. = Il dramma degli attacchi perpetrati dai ribelli
nei villaggi, l’emergenza umanitaria di almeno 400 mila persone che vivono nei
campi profughi, e l’orrore di un conflitto che in quasi 20 anni ha causato la
morte di oltre 100 mila persone. E’ questo il tragico scenario dell’Uganda
dove, tra tanti orrori, si deve comunque registrare l’impegno delle
organizzazioni umanitarie. Tra queste, è molto attivo il movimento “Africa
Mission – Cooperazione e sviluppo”, fondato nel 1972 da don Vittorio Pastori,
di cui quest’anno ricorre il decimo anniversario della morte. Il movimento, che
svolge la propria missione umanitaria con la collaborazione della Croce Rossa
del Paese africano e del Programma alimentare mondiale, ha ricevuto
l’importante incarico dai responsabili Onu di coordinare tutti gli interventi
di distribuzione degli aiuti - non alimentari - diretti verso il martoriato distretto
di Lira. Il progetto “Africa Mission”, co-finanziato dalla Cooperazione
italiana, si concluderà entro la fine di marzo con la distribuzione di zappe e
sementi ad oltre 9 mila persone. Proseguirà invece, per tutto il 2004,
l’intervento di emergenza che prevede la distribuzione di generi di prima
necessità ed alimenti soprattutto nelle zone che non beneficiano di nessun
altro aiuto. Tra le aree più colpite ci sono le province del Nord, abitate
dagli Acholi e ai confini con il Sudan, dove sono più drammatiche le
devastazioni compiute dal sedicente Esercito di resistenza del signore. (A.L.)
ULTIMA RIUNIONE, IN SLOVENIA, DEL
“KATHOLIKENTAG MITTELEUROPEO”
PER LA PREPARAZIONE DEL
“PELLEGRINAGGIO DEI POPOLI”
PREVISTO A MAGGIO IN AUSTRIA
CELIJE. = Si apre
oggi a Celije, in Slovenia, l’ultima riunione dei presidenti delle otto
Conferenze episcopali partecipanti al “Katholikentag Mitteleuropeo”, un’iniziativa che - come si legge nel messaggio del
Papa per l’inaugurazione delle manifestazioni – “vuole aiutare tanti cristiani
a percorrere, uniti con la forza della fede, la strada verso il futuro
collaborando pazientemente alla guarigione delle ferite inferte dall’infelice
divisione del nostro continente e contribuire così attivamente alla costruzione
della grande casa comune che è l’Europa”. Nel corso dell’incontro odierno,
organizzato per la preparazione del “Pellegrinaggio dei popoli” previsto a
maggio nella cittadina austriaca di Mariazell, verrà anche elaborata la stesura
finale del messaggio che i vescovi diffonderanno al termine dell’Eucaristia del
22 maggio. (A.L.)
TORNA SUGLI SCHERMI IN
VERSIONE RESTAURATA
IL VANGELO SECONDO
MATTEO DI PIER PAOLO PASOLINI
- A cura di Luca
Pellegrini -
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ROMA. = Il Vangelo secondo Matteo, una
delle opere più ispirate di Pier Paolo Pasolini, girato quarant’anni fa
tra i Sassi di Matera, viene presentato in anteprima mondiale domani
sera a Roma nella Sala
Settecento del Parco della Musica in una versione completamente restaurata,
curata da Mediaset e dal Centro Sperimentale di Cinematografia. Era il 1964 ed
un film sulla vita di Gesù anche allora era riuscito a creare, come avviene ai
nostri giorni con La Passione di Cristo
di Mel Gibson, animate discussioni, vincendo alla Mostra del Cinema di Venezia
il Gran Premio della Giuria e il Premio cattolico dell’OCIC. Pier Paolo
Pasolini presentava Il Vangelo secondo
Matteo, incuneandosi con vigore e coraggio tra due kolossal hollywoodiani,
quello di Nicolas Ray (Il Re dei re) e di George Stevens (La più grande storia mai raccontata).
Oggi, grazie ad un accurato restauro della pellicola, costato 100.000 euro e
realizzato da Mediaset e dal Centro Sperimentale di Cinematografia in
collaborazione con Medusa e nell'ambito del progetto Cinema Forever, ritorna
nelle sale italiane, dal 9 al 15 aprile - proprio nella settimana di Pasqua -,
una delle opere più ispirate e significative del regista e scrittore italiano,
dalla bellezza acerba e persuasiva, vera esperienza d’autore, segno tangibile
della tensione, anche spirituale, che animava la ricerca di Pasolini per un
cinema impegnato e scarno, un cinema della parola e del gesto, un cinema
essenziale ed arcaico. Fu uno sconosciuto studente di medicina catalano,
Enrique Irazoqui, a prestare il volto a Cristo mentre Enrico Maria Salerno lo
doppiava con la sua voce calda e ricca di sfumature, in un connubio espressivo
attraverso il quale Pasolini metteva in evidenza la forza e l’impeto,
socialmente sovversivo, del messaggio del Vangelo. Tentava così di rispondere,
in qualche modo, alle ambiguità e alla complessità della società civile che in
quegli anni di pieno fermento si trovava a vivere un’epoca di cambiamenti,
proteste e tormentate aspettative. Un bianco e nero sobrio e duro, le voci
soverchianti di Gesù e degli apostoli, volti di attori non professionisti
capaci di rivelare la sorpresa nell’ascolto di una predicazione per Pasolini
davvero rivoluzionaria nella triste e dolorosa quotidianità della povera gente.
Fu un’operazione di cinema che sorprese e che oggi viene rivissuta con altrettanta
sorprendente novità: Pasolini riusciva, ieri come oggi, a condurci, attraverso
le sue inquietudini ed anche i suoi fallimenti, a cogliere il volto umano e il
gesto radicale dell’esperienza del Vangelo, nella fedeltà assoluta al testo e
nello spirito sincero di gratitudine e stima per colui che tanta speranza,
gioia, commozione e sorpresa aveva suscitato poco prima nel mondo: il regista
volle dedicare il suo film “Alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni
XXIII”.
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UNA DISCOTECA-PUB ALL’INTERNO DI UNA PARROCCHIA.
E’ IL PROGETTO DI UN PARROCO PUGLIESE CHE SARÀ
REALIZZATO
NEI PROSSIMI MESI IN UN PAESE DELLA PROVINCIA DI
BARI
BARI.
= Preghiere e consolle. E’ il binomio che un sacerdote pugliese, don Vito
Cassese, vuol sperimentare per portare i giovani in chiesa aprendo una
discoteca-pub nella sua parrocchia a Gravina in Puglia, in provincia di Bari.
“Si tratta - ha detto il parroco – di un
oratorio in chiave moderna e con un occhio attento alle mode e alle
tendenze dei ragazzi che oggi frequentano, regolarmente, le discoteche”. “Il
fatto che una discoteca si trovi in una parrocchia - ha aggiunto - dà ai
giovani l’opportunità di trovare, in un luogo di divertimento, la ricerca umana
di Dio”. Il locale, che aprirà fra qualche mese, sarà gestito da laici chiamati
da don Vito ad “una corresponsabilità nella proposta educativa”. (A.L.)
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29 marzo 2004
-
A cura di Fausta Speranza -
In Francia, schiacciante
vittoria della sinistra alle elezioni regionali. Socialisti, verdi e comunisti,
uniti conquistano 21 regioni su 22, ottenendo circa il 50% dei voti complessivi
contro il 37% del centro destra ed il 13% dell’estrema destra di Le Pen. Unica
eccezione, l’Alsazia. Dalla Corsica non esce una maggioranza stabile: il
candidato della destra che si è aggiudicato il secondo turno, Camille de Rocca
Serra, ha ottenuto appena il 25% dei voti contro il 18% circa della sinistra.
Per il premier Jean-Pierre Raffarin è una disfatta: battuti tutti i 19
esponenti del governo che si erano candidati. Da Parigi, Francesca Pierantozzi.
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I ballottaggi di ieri hanno
trasformato in realtà la minaccia che pesava sulla destra gaullista e centrista
dopo i risultati del primo turno. La cartina delle regioni francesi si è tinta
di rosa. Non era mai avvenuto così tanto dal 1986 quando si votò per la prima
volta per i consigli regionali. Ma la consultazione ha soprattutto effetti a
Parigi: in molti parlano già di un rimpasto ministeriale. Il primo ministro,
Jean-Pierre Raffarin, ha assicurato che continuerà sulla strada delle riforme
ma in un modo più efficace. Euforica, invece, la sinistra: il segretario del
partito socialista, François Hollande, ha parlato di una seria sconfessione per
il presidente Chirac. Clamorosa la sconfitta dell’ex presidente Valéry Giscard
d’Estaing che ha dovuto cedere la mano alla sinistra dopo 18 anni di “regno” in
Alvernia. Per far sentire la loro voce, i francesi si sono mobilitati e
l’astensionismo è sceso sotto il 35 per cento. Non più la sicurezza ma le
riforme sociali sembrano essere diventate la preoccupazione numero uno degli
elettori.
Francesca Pierantozzi da Parigi
per la Radio Vaticana.
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Ma
quali i motivi di questa schiacciante vittoria della sinistra? Giancarlo La
Vella lo ha chiesto al responsabile della sede Ansa di Parigi, Pierantonio
Lacqua:
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R. – Direi che bisogna
cominciare parlando del fatto che due anni fa il presidente Jacques Chirac ha
vinto sia alle presidenziali sia alle legislative soltanto perché il leader
dell’estrema destra, Le Pen, è arrivato in ballottaggio alle presidenziali.
L’altro fattore è che le riforme sono sempre impopolari: la riforma delle
pensioni e anche altri tentativi di modernizzare la Francia sono ovviamente
operazioni traumatiche sulla pelle della gente, quasi sempre, inevitabilmente.
Poi c’è da ricordare che l’estate scorsa, 15 mila persone anziane sono morte a
causa della canicola e questo ha trovato il governo impreparato. Quindi, è
cresciuto un malessere sociale complessivo che ieri ha trovato modo di esprimersi
in un voto-sanzione contro il centrodestra, contro la politica di Chirac.
D. – Ecco, a questo punto quali
potranno essere gli effetti sul governo nazionale guidato da Raffarin?
R. – Mitterrand in una
situazione analoga cambiò il primo ministro. E’ probabile però che per il
momento il presidente Chirac sia costretto a tenersi un premier sanzionato pesantemente
dalle elezioni, perché il ricambio quasi naturale e ovvio sarebbe il ministro
degli interni, che in questi due anni si è confermato come un personaggio
carismatico, popolare però anche come una specie di anti-Chirac, quindi come
portatore di una destra molto diversa da quella di Chirac. Probabilmente, il
presidente in questo momento è riluttante all’idea di imbarcare come primo
ministro quello che, di fatto, è un suo nemico. Quindi è probabile che andiamo
ad un Raffarin-due perlomeno fino alle elezioni europee.
D. – Dopo la vittoria del
socialista Zapatero, si può parlare dell’effetto-Spagna sulla Francia?
R. – Una delle leader socialiste,
che ha vinto nel “feudo” di Raffarin, è stata chiamata appunto ‘la zapatera’,
come se ci fosse un vento spagnolo che sta spirando un po’ in tutta Europa.
Secondo me, però, questa vittoria è dovuta a una serie di fattori interni.
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Il Consigliere per la Sicurezza
Nazionale della Casa Bianca, Condoleeza Rice ha confermato che non
testimonierà, pubblicamente e sotto giuramento, di fronte alla commissione di
inchiesta sugli attacchi dell'11 Settembre contro le Torri Gemelle e il
Pentagono, come ha fatto invece il suo ex vice Richard Clarke. L’ex capo
dell'antiterrorismo alla Casa Bianca ha lanciato pesanti accuse sia al presidente
George W. Bush sia alla Rice. Clarke, che ha messo per iscritto le sue accuse a
Bush e alla Rice in un libro appena pubblicato, 'Contro tutti i Nemici',
sostiene che la lotta contro il terrorismo islamico non era tra le priorità assolute
di Bush quando è giunto alla Casa Bianca, nel gennaio 2001. La Rice ha detto
che sarebbe ottimo dal suo punto di
vista potersi difendere, ma ha ricordato che secondo un principio stabilito da
lungo tempo, ''i Consiglieri per la Sicurezza Nazionale non sono tenuti a
testimoniare di fronte al Congresso''.
Il leader dei taleban Mullah
Omar sarebbe rimasto ferito in modo grave durante i bombardamenti condotti
dall’aviazione degli Stati Uniti agli inizi di marzo in Afghanistan. E' quanto
scrive l'agenzia tedesca Dpa citando un'intervista rilasciata da un medico ad
un quotidiano pachistano. Gli Stati Uniti il 7 marzo hanno intrapreso
l'operazione 'Tempesta nella montagna' lungo il confine tra Afghanistan e
Pakistan, con il coinvolgimento di 13.500 uomini supportati da aerei da ricognizione.
L’obiettivo resta la cattura dei vertici di al Qaeda, compreso Osama bin Laden.
Ieri sera, soldati americani hanno ucciso a Mossul, nel nord, quattro persone
in uno scontro a fuoco, conseguenza di un agguato. Intanto, il presidente afghano, Karzai, ha annunciato il
rinvio a settembre delle elezioni presidenziali e legislative previste per
giugno. Alla base della decisione, l’instabilità ancora gravissima del Paese e
i ritardi nelle operazioni di registrazione degli elettori.
Almeno tre morti e oltre 20 feriti: è il bilancio
dell’attentato di stamani nel principale bazaar di Tashkent, capitale
dell’Uzbekistan, davanti all’ingresso di un negozio di articoli per l’infanzia.
Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri uzbeko, i responsabili sono
già finiti in manette.
In
Georgia, schiacciante vittoria della
coalizione del presidente Mikhail Saakashvili che si è aggiudicata tutti i 150
seggi del Parlamento. Nessun altro partito ha raggiunto la soglia del 7% necessaria
per entrare in Parlamento.
In
Polonia l’ex ministro delle Finanze, Marek Belka, riceverà l'incarico di
formare il nuovo governo, dopo le dimissioni preannunciate da Leszek Miller per
il 2 maggio. E’ quanto ha riferito il leader del partito di maggioranza
Alleanza democratica di sinistra, Krzysztof Janik, riferendo le intenzioni del
presidente, Aleksander Kwasniewski. Dopo l’incarico, Belka avrà 15 giorni per
ottenere il via libera del Parlamento al suo esecutivo.
Un tentativo di colpo di Stato
è stato compiuto nella notte tra sabato
e domenica, ed è continuato nella mattinata, a Kinshasa,
capitale della Repubblica Democratica
del Congo. A tentarlo sembra siano state truppe d'elite, in esilio, legate
all'ex dittatore Mobutu Sese Seko, rovesciato nel '97. Il tentativo è stato
velocemente represso. Ci sono stati, comunque, almeno due morti e quattro
feriti tra le truppe lealiste, un numero imprecisato di vittime tra gli
assalitori, numerosi arresti e sono state sequestrate ingenti quantità di armi
e munizioni. Informato dei fatti, l'alto rappresentante per la politica estera
e di sicurezza europea, Solana, ha ribadito che nel Congo ''occorre restare
nella logica e nella dinamica della transizione. Non c'è alternativa per
portare il Paese alla stabilità ed alla riconciliazione''.
Nel sud della Somalia almeno 11
persone sono morte e una quindicina ferite, alcuni gravi, nella violenta
battaglia esplosa ieri pomeriggio e continuata nelle prime ore di stamane. Lo scontro - riferiscono fonti
locali - è avvenuto nel villaggio di Harmka, nella regione del Medio Giuba.
Sembra che molte delle vittime siano civili. La Somalia vive uno stato di
anarchia dal 1991. I colloqui di pace, iniziati tra grandi speranze nel
settembre del 2002 in Kenya, si sono trascinati sempre più stancamente, e nella
confusione più assoluta. A fine gennaio sembrava che un accordo fosse stato
raggiunto, un’intesa era stata anche annunciata, ma la mattina successiva tutto
era cambiato.
Non si placa la tensione in Costa d’Avorio, dove
l’opposizione ha convocato per oggi nuove proteste contro il presidente Laurent
Gbagbo. Il timore è che le manifestazioni possano sfociare in altre violenze,
come accaduto la scorsa settimana ad Abidjan. Il numero delle vittime oscilla
dalle 37, dichiarate dalle autorità, alle 300, denunciate, invece,
dall’opposizione. Il capo di Stato, intanto, ha vietato tutte le manifestazioni
pubbliche fino alla fine di aprile.
Cinque giudici della Corte
Suprema di Gerusalemme hanno oggi respinto l'appello di un figlio del premier
israeliano, Ghilad Sharon, e lo hanno obbligato a fornire al più presto al
tribunale tutti i documenti e le registrazioni di conversazioni in suo possesso
relative alla realizzazione, cinque anni fa, di un controverso progetto turistico in Grecia. Per quella
vicenda il premier rischia di essere incriminato per corruzione. Un altro
protagonista della vicenda, l'imprenditore edile e finanziatore del Likud,
David Appel, è già stato incriminato alcune settimane fa.
Italia. Due ordigni sono esplosi poco prima delle quattro
nei pressi del commissariato di polizia di Sturla, quartiere
residenziale di Genova. Le deflagrazioni, a pochi minuti l’una dall’altra, hanno danneggiato una
cabina elettrica ed un cassonetto dei rifiuti ma non hanno
provocato né feriti né vittime. Gli ordigni, di notevole
potenza, erano stati collocati ad alcune decine di metri dall’ingresso
del commissariato. Le indagini avviate dalla Digos e
dalla Squadra mobile si vanno indirizzando sulla pista anarco-insurrezionalista
e degli autonomi dell’estrema sinistra.
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