RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 87 - Testo della Trasmissione di sabato 27 marzo 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
La Spagna si interroga sulle novità del prossimo governo
Zapatero: intervista con José Maria Muñoa
Il Vangelo di domani commentato
da padre Marko Ivan Rupnik.
CHIESA E SOCIETA’:
La
Cina lancerà una sonda sulla Luna entro il 2007
E’ uscito in Italia “Un film parlato”, ultima opera del
maestro portoghese Manoel de Oliveira
L’Europa più unita dopo il Vertice del Consiglio
dell’Unione a Bruxelles
Attentato oggi in Iraq contro il municipio di
Mossul
Trovata forse in una località vicino a Madrid la
base organizzativa degli attentati dello scorso 11 marzo
Cresce la tensione tra Taiwan e Pechino.
27 marzo 2004
LA PENITENZA, SACRAMENTO DI ILLUMINAZIONE E
PURIFICAZIONE,
NECESSARIA PER LA COMUNIONE
PROFONDA CON DIO:
COSI’, IL PAPA NEL DISCORSO AI
PARTECIPANTI AL CORSO ANNUALE
DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA
- Servizio di Alessandro Gisotti -
“L’orizzonte della chiamata universale alla santità” ha
nel sacramento della riconciliazione “una premessa decisiva”. E’ la riflessione
offerta dal Papa ai partecipanti al Corso sul Foro interno promosso, come ogni
anno, dalla Penitenzieria apostolica, ricevuti stamani in Vaticano. Il
Pontefice ha sottolineato come il sacramento del perdono e della grazia, assieme
all’Eucaristia, accompagnano il cammino cristiano verso la perfezione. Ha così
ricordato che proprio trent’anni fa entrava in vigore in Italia il nuovo Rito
della Penitenza, promulgato dalla Congregazione per il Culto divino. Un
momento importante, ha detto, perché ha messo nelle mani di sacerdoti e fedeli
un “prezioso strumento di rinnovamento sacramentale”. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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Sarebbe illusorio voler tendere alla santità “senza
accostarsi con frequenza e fervore al sacramento della conversione e della
santificazione”. E’ l’avvertimento del Papa, che ha così sottolineato il
significato profondo della confessione:
“Frutto di questo sacramento non è solo la remissione dei
peccati, necessaria per chi ha peccato. Esso opera una autentica risurrezione
spirituale, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui
il più prezioso è l’amicizia con Dio”.
La Penitenza, ha
proseguito, è sacramento di illuminazione, che per sua natura comporta una
purificazione. “Mai saremo abbastanza santi da non aver bisogno di questa
purificazione sacramentale”, ha avvertito. Chi si “confessa con frequenza e lo
fa con desiderio di progredire sa di ricevere nel sacramento, con il perdono di
Dio e la grazia dello Spirito, una luce preziosa per il suo cammino di
perfezione”.
“Il sacramento della penitenza realizza un incontro
unificante con Cristo”.
Di confessione in confessione, ha aggiunto il Pontefice,
“il fedele sperimenta una sempre più profonda comunione con il Signore
misericordioso, fino alla piena identificazione con Lui”. Visto come incontro
con Dio, il sacramento della Penitenza rivela “non solo la sua bellezza, ma
anche l’opportunità della sua celebrazione assidua e fervente”. Ed è un dono
anche per i sacerdoti che, ha rilevato il Santo Padre, hanno le proprie
mancanze da farsi rimettere. “La gioia di perdonare e di essere perdonati vanno
insieme”. Grande responsabilità dei confessori, ha evidenziato, è di esercitare
“con bontà, sapienza e coraggio questo ministero”. Loro compito è infatti di “rendere
amabile e desiderabile questo incontro che purifica e che rinnova nel cammino
verso la perfezione cristiana”.
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PROSEGUONO
GLI INCONTRI DEL PAPA CON I FEDELI DELLE PARROCCHIE ROMANE.
OGGI
POMERIGGIO, NELL’AULA PAOLO VI, LA MESSA PER LE COMUNITA’
DI SAN
GIOVANNI DELLA CROCE, SAN FELICITA E SANTI CRISANTE E DARIA
-
Intervista con i parroci don Enrico Gemma, don Esuebio Mosca e don Albino Marin
-
Proseguono
gli incontri di Giovanni Paolo II con le comunità parrocchiali di Roma. Oggi
pomeriggio, nell’Aula Paolo VI, il Papa presiederà la Santa Messa per i fedeli
di San Giovanni della Croce, Santa Felicita, e Santi Crisante e Daria, tutte
nel settore Est della diocesi di Roma. Con l’odierna celebrazione, che la
nostra emittente trasmetterà con radiocronaca diretta, a partire dalle 18.00,
con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di
frequenza di 105 MHz, le parrocchie romane incontrate finora dal Papa - che
sono in tutto 336 - saliranno a 317. Ma come si sono preparate le tre comunità
per questo incontro con il Santo Padre? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al parroco
di San Giovanni della Croce, don Enrico Gemma:
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R. – Da giovedì scorso, quando noi sacerdoti siamo stati a
pranzo dal Papa, fino a questo momento la preparazione è tutta nell’anima.
Siamo veramente emozionati nello Spirito Santo. Vogliamo essere proprio attenti
a cogliere, da questo incontro con il Papa, il messaggio che lo Spirito vuol
darci per la nostra comunità in particolare.
D. – Padre, ci può descrivere la realtà sociale in cui
opera la sua parrocchia?
R. – E’ una realtà molto bella, perché qui abbiamo tante
giovani famiglie. E’ un quartiere cresciuto insieme alla comunità parrocchiale
che è stata fondata 15 anni fa. Queste giovani famiglie hanno fatto sì che alle
attività parrocchiali partecipino molti ragazzi. Questa realtà si apre dunque
ad un futuro che bisogna custodire perché è molto prezioso.
Ma
quale significato assume questo incontro con il Papa per le comunità
parrocchiali? Ascoltiamo il parroco di Santa Felicita, padre Eusebio Mosca.
R. – Il significato che noi attribuiamo è quello di avere
una parola di incoraggiamento e di sostegno. Tanta gente non vede l’ora di
incontrarlo. Ci proponiamo anche questo: ricevere da lui, sia pure attraverso
uno sguardo, accorato e paterno, quel sostegno e quell’aiuto di cui tutti
abbiamo bisogno per lavorare meglio e con maggiore entusiasmo.
Completando
il quadro delle comunità che oggi saranno ricevute da Giovanni Paolo II, ascoltiamo
il parroco di Santi Crisante e Daria, padre Albino Marin.
R. –
La parrocchia di Santi Crisante e Daria è stata istituita nel 1964. E’ nata intorno
alla realtà, alla zona di Castel Giubileo e conta la presenza di 600 famiglie.
Attualmente, si sta sviluppando un gruppo di giovani coppie intorno al progetto
della spiritualità familiare così come viene proposto dalla diocesi.
D. – Quali sono le attese della comunità per questo
incontro con il Papa?
R. – La gente ha reagito molto positivamente; speriamo che
anche attraverso questo atto, che oltretutto si pone nella immediata vicinanza
della Pasqua, avremo un impulso poi per l’attività legata al piano pastorale
della diocesi che prevede un impegno particolare nei confronti della famiglia
da coinvolgere come soggetto attivo di pastorale.
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ALTRE
UDIENZE, RINUNCE E NOMINE
Nel
corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza anche il cardinale
Lubomur Husar, arcivescovo maggiore di Lviv degli Ucraini, in Ucraina; il
cardinale Jean-Louis Tauran, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa;
il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi;
e mons. Arturo Antonio Szymanski Ramirez, arcivescovo emerito di San Luis
Potosi, in Messico.
Il
Santo Padre ha inoltre accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Łowicz, in Polonia, presentata da mons. Alojzy Orszulik per
raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico mons. Andrzej
Dziuba, del clero dell’arcidiocesi di Gniezno, finora docente di teologia
morale presso l’Università “Kardynal Stefan Wyszynski”, a Varsavia.
Giovanni Paolo II ha infine
nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Kananga, nella Repubblica Democratica
del Congo, il rev.do Marcel Madila, rettore del Seminario universitario “Jean-Paul
II”, di Kinshasa, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gigti.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Il Sacramento del perdono rigenera e santifica, insieme con l’Eucaristia
accompagna il cammino del cristiano verso la perfezione”: l’udienza di Giovanni
Paolo II ai partecipanti al Corso sul Foro interno promosso dal Tribunale
della Penitenzieria apostolica.
Una riflessione di Andrea
Riccardi dal titolo “Le armi della politica sono arrugginite”: la catechesi del
Papa all’udienza generale della vigilia dell'Annunciazione.
Sempre in prima, la situazione
in Iraq dove si registrano nuovi, sanguinosi episodi di violenza. Intanto
l’Unione Europea sollecita “un ruolo vitale e crescente” dell'Onu nel processo
di transizione politica.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata al cammino della Chiesa in Italia.
Nelle estere, Unione Europea:
la Costituzione varata entro giugno; impegno formale assunto dal vertice di
Bruxelles. Nel relativo articolo si sottolinea che resta incertezza sul punto
cruciale dei contenuti del futuro testo costituzionale, soprattutto per quanto
riguarda la necessità di recepirvi con impegno e con serietà alcuni punti
fermi, in particolare quello fondamentale del riferimento alle autentiche radici
cristiane dell’Europa.
L’intervento dell'Osservatore
Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, in
occasione della sessantesima sessione della Commissione dei diritti umani: “Le
sfide e gli strumenti internazionali nella lotta contro il razzismo e la
discriminazione”.
Nella pagina culturale, in
evidenza l’articolo di Mario Pendinelli dal titolo “La sub-cultura tende ad
annientare la dimensione morale”: verso la Giornata mondiale delle Comunicazioni
sociali.
Nella pagine italiane, in primo
piano lo sciopero generale di ieri.
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27
marzo 2004
IN
CORSO, PRESSO L’UNIVERSITÀ SALESIANA DI ROMA, IL SIMPOSIO SUL TEMA
“PER
UN BILANCIO DELL’ECUMENISMO,
A 40
ANNI DAL DECRETO CONCILIARE ‘UNITATIS REDINTEGRATIO’”:
CE NE PARLA MONS. ELEUTERIO FRANCESCO FORTINO
“L’ecumenismo è un processo spirituale
nel quale avvicinandoci di più a Cristo, ci avviciniamo di più gli uni agli
altri”. È quanto ha affermato il cardinale Walter Kasper, presidente del
Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, nel corso del
Simposio sul tema “Per un bilancio dell’ecumenismo, a 40 anni dal Decreto
conciliare Unitatis redintegratio”. Durante il Seminario, che si sta
svolgendo presso l’Università Salesiana di Roma, i diversi relatori hanno analizzato
la situazione attuale del dialogo ecumenico, soffermandosi sul fine e sul metodo
stesso dell’ecumenismo. Il servizio è di Dorotea Gambardella:
**********
“Nel
movimento ecumenico la questione non è soltanto la conversione degli altri, ma
la conversione di tutti a Gesù Cristo”. Questo uno dei punti centrali
dell’intervento del cardinale Kasper, ripreso anche dall’arcivescovo emerito di
Canterbury, George Carey. Quest’ultimo, riferendosi all’enciclica Lumen
Gentium, ha sottolineato come l’affermazione in essa contenuta che il
“corpo di Cristo è un corpo pellegrino sulla Terra che serve il mondo e
testimonia un Vangelo di riconciliazione,” costituisca un appello in sintonia
con la teologia anglicana, proprio perché un appello universale. Il medesimo
concetto – ha sottolineato Lord Carey – viene ulteriormente approfondito nel
Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, nel quale emerge, appunto,
che “la natura della Chiesa è originata dall’amore di Dio. Ciò pone il compito
dell’ecumenismo nell’amore e nella compassione di Dio, espressi in modo molto
concreto nel sacrificio di Cristo per tutti”. Ne consegue che l’ecumenismo,
come ha affermato il cardinale Kasper – non è una questione meramente
accademica o diplomatica, ma anche spirituale. “Soltanto nello Spirito – ha
affermato il porporato – possiamo operare affinché sia attualizzata la
preghiera di Cristo alla vigilia della sua morte: “che tutti siano una cosa
sola”. Ma a che punto è attualmente il dialogo tra le diverse Chiese? Abbiamo
rivolto la domanda a mons. Eleuterio Francesco Fortino, sotto-segretario del
Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani:
R. –
Nei rapporti fra i Cristiani è cresciuta la fraternità, ha detto il Papa. E’ cresciuta
anche la comunione. Negli ultimi tempi si sono mostrati anche nuovi problemi
che avremo a lungo. Non si tratta di questioni momentanee, ma la meta è illuminata
dalla fede in Gesù Cristo.
D. –
Quali sono i maggiori ostacoli che si frappongono al dialogo ecumenico?
R. –
Con le Chiese ortodosse il problema più grande è la concezione e l’esercizio
del primato del vescovo di Roma e attorno a questo sorgono problemi contingenti.
Di recente abbiamo avuto problemi di rapporto con il patriarcato di Mosca, che
rimprovera alla Chiesa cattolica un atteggiamento di proselitismo, che non c’è
da parte nostra. Il problema con le Chiese ortodosse è l’esistenza e la vita
delle Chiese orientali cattoliche, anche se con il documento di Balamant si è
detto che le Chiese orientali cattoliche hanno diritto di esistere e di agire
con le Chiese protestanti. La questione del ministero della successione
apostolica dei sacramenti, i problemi aperti, non sono semplici. Comunque, con
l’ausilio della Sacra Scrittura, nella fede in Gesù Cristo, io credo che si
possa rendere un servizio fecondo del dialogo per la ricerca dell’unità.
D. –
Che cosa significa dialogo ecumenico?
R. –
Significa accordo sulla fede, nel rispetto della varietà delle espressioni teologiche,
liturgiche e canoniche, così come ha detto il Concilio. Non è questione di omologazione.
D. –
Lei ha parlato del fine dell’ecumenismo…
R. –
Il fine dell’ecumenismo è l’inizio del decreto Unitatis Redintegratio, è il
ristabilimento dell’unità di tutti i Cristiani. Io ho parlato di questo scopo
secondo la Chiesa cattolica, cioè la piena unità è nella unità di fede, nei sacramenti
e del regime ecclesiastico.
**********
PROSPETTIVE
IN SPAGNA DOPO GLI ATTENTATI DI MADRID
E LE ELEZIONI DEL 14 MARZO
-
Intervista con José Maria Muñoa -
Dopo le elezioni generali del 14 marzo scorso in Spagna,
con la vittoria del Partito socialista, si prevedono alcune importanti novità
sia nella politica internazionale sia in quella nazionale con il prossimo
governo che dovrebbe essere presieduto da José Luís Rodríguez Zapatero.
José Maria Muñoa, consigliere per gli affari esteri del
governo basco ci offre le sue impressioni sui più recenti avvenimenti che hanno
sconvolto la Spagna e sulle nuove prospettive del Paese. Isabelle Cousturié gli
ha chiesto fino a che punto il risultato delle recenti elezioni spagnole possa
dirsi sorprendente ed imprevedibile:
*********
R. – IL ETAIT – JE PENSE –
IMPREVISIBLE …
Penso che non fosse prevedibile. E’ vero che ad un certo
punto c’è stato in Spagna un forte scontento nei riguardi del governo Aznar per
le decisioni prese relativamente al caso Prestige, alla guerra in Iraq, come
pure nell’ambito dell’Unione Europea in particolare a proposito della
bocciatura della Costituzione europea. Tutto ciò era latente: ci è voluto,
però, quell’orribile attentato e soprattutto le strumentalizzazioni che ne sono
seguite per cercare di trarne un vantaggio elettorale. Queste strumentalizzazioni
sono state l’elemento catalizzatore che ha ribaltato completamente l’opinione
degli spagnoli o almeno lo ha fatto in modo tale da consentire la vittoria dei
socialisti.
D. – C’è già
stato un contatto telefonico tra il capo del governo basco e il primo ministro
Zapatero. Si tratta forse dell’inizio di un dialogo?
R. – OUI. DIMANCHE MEME …
Sì. La stessa
domenica il capo del governo basco e Zapatero si sono parlati due volte a lungo
ed in maniera amichevole. Credo che questo possa essere considerato veramente
l’avvio di un dialogo. Quando si dice dialogo non vuol dire una soluzione, ma
ricerca di una soluzione. E quando questa ricerca è leale, sincera e perseverante
alla fine la soluzione verrà.
D. – In
proposito, qual è a suo avviso la differenza principale tra la politica di Aznar
e quella di Zapatero?
R. - C’EST ESSENTIELLEMENT
CETTE OUVERTURE D’ESPRIT….
Essenzialmente questa apertura di spirito. Purtroppo
Aznar, in questi ultimi anni, ha
mostrato una specie di avversione per ogni forma di nazionalismo periferico.
Che non ci fosse dialogo tra il partito popolare e il partito nazionalista
basco non era normale, ma che tra due istituzioni come il governo di Madrid e
quello basco non ci siano state relazioni per tre anni questo è davvero incomprensibile.
D. - Tra qualche giorno il Parlamento basco discuterà della proposta del
capo del governo basco che è stata respinta dai partiti maggioritari spagnoli.
Di che si tratta?
R. – CETTE PROPOSITION A ETE TRES DEFORMEE
Questa proposta è stata molto
deformata da parte dei media come pure di alcuni partiti politici. E’ stata
definita secessionista, indipendentista, ecc. il che è assolutamente falso. Si
tratta di una modifica allo Statuto autonomo attualmente in vigore. Quello che
cerchiamo di fare è salvaguardare lo Statuto dalla mancanza di rispetto di cui
è stato oggetto da parte dei diversi governi spagnoli ed anche di favorire una
vera convivenza, la possibilità di vivere insieme in armonia innanzitutto tra i
baschi nel loro Paese - siamo infatti molto diversificati ed esistono varie
collettività e dunque perché non vivere bene insieme nazionalisti baschi e
nazionalisti spagnoli – e poi tra i Paesi Baschi e Madrid. Ciò che noi vogliamo
con questa proposta è proprio arrivare a recuperare lo spirito del patto
stipulato nel 1978-79 con l’adozione della Costituzione spagnola e lo Statuto
dei Paesi Baschi. Recuperare questo
spirito è per noi essenziale e – ripeto – ciò non può avvenire se non
attraverso il dialogo e concessioni da entrambe le parti.
D. – A proposito di apertura, parliamo anche della proposta dell’ETA che
si è detta disponibile al dialogo e suggerisce anche al futuro capo del governo
spagnolo di fare gesti forti e coraggiosi riguardo ai Paesi baschi, così come
c’è stato un gesto forte e coraggioso riguardo all’Iraq decidendo il ritiro
delle truppe spagnole……
R. –
OUI. CE QUE DEMANDONS NOUS A L’ETA…
Sì. Ciò che noi chiediamo all’Eta
è che essa stessa cominci con un gesto forte, abbandonando definitivamente le
armi. Il ricorso alla violenza non conduce da nessuna parte. Lo abbiamo visto
dappertutto: che si parli di terrorismo o di guerra, guerra legittima o
illegittima. Lo stesso vale per i Paesi Baschi per cui noi ancora una volta
chiediamo all‘Eta di abbandonare le armi definitivamente e di discutere le loro
idee, ammesso che ne abbiano, con i partiti politici, all’interno delle
istituzioni democratiche che ci siamo dati.
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A VIENNA, I FUNERALI DEL CARDINALE FRANZ KÖNIG,
PRESIEDUTI
DAL CARDINALE RATZINGER, ALLA PRESENZA DI NUMEROSI PORPORATI.
ALL’OMELIA,
IL CARDINALE SCHÖNBORN HA RICORDATO L’EREDITA’ SPIRITUALE
LASCIATA
DAL PORPORATO SCOMPARSO, SOPRATTUTTO IN CAMPO ECUMENICO
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Un uomo dotato di una religiosità “semplice e profonda”,
capace di gettare un ponte verso l’ecumenismo, ma anche attento a un dialogo sociale
che privilegiasse ciò che unisce rispetto a ciò che divide, e sensibile
all’impegno per la tutela della vita umana a largo raggio. I tratti che testimoniano
della grande caratura pastorale che fu del cardinale Franz König, morto lo
scorso 13 marzo all’età di 98 anni, sono stati ricordati questa mattina
dall’arcivescovo di Vienna suo successore, il cardinale Christoph Schönborn.
Alle esequie celebrate nel duomo viennese di Santo Stefano, e presiedute dal
cardinale Ratzinger, il capo della Chiesa viennese ha pronunciato l’omelia
funebre ricordando l’eredità e il compito lasciati dal suo predecessore per il
futuro cammino della Chiesa austriaca.
Oltre alla grande apertura ecumenica, di notevole rilievo
fu - nella vita del cardinale König - anche il suo strenuo impegno per la
tutela della vita umana. Fino agli ultimi giorni della sua esistenza, ha
ricordato tra l’altro l’arcivescovo di Vienna, il cardinale König si batté
prendendo fermamente posizione anche contro l’eutanasia. “L’uomo – aveva
scritto in una lettera al presidente austriaco - dovrebbe poter morire tenendo
la mano di un altro uomo, non mai per mano di un altro uomo”. Proprio il capo
di Stato, Thomas Klestil, ha avuto parole di grande apprezzamento per il
cardinale König. E’ stato un “grande europeo”, ha detto, e “un principe della
Chiesa’ nel vero senso della parola, sia pure un ‘principe servitore’,
servitore dei poveri e disabili, degli svantaggiati e degli emarginati di una
società dell’opulenza”. Per ricordare alcuni tratti di questa eminente figura
ecclesiale, Camille Langlade ha sentito il cardinale Roger Etchegaray, grande
amico del porporato scomparso:
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R. – C’EST UNE TRES GRANDE
PERTE, D’ABORD POUR L’EGLISE DE VIENNE ...
E’ una grandissima perdita, prima di tutto per la Chiesa
di Vienna, per la Chiesa austriaca poi sicuramente per la Chiesa universale.
Quando si arriva ad una certa età, non si pensa più a quello che si è fatto
quando si avevano tutte le forze. E’ stato un uomo di grande coraggio apostolico.
D. – Gli uomini
politici austriaci già parlano di lui come del Padre di un’epoca importante...
R. – JE PENSE D’ABORD AU ROLE
QU’IL A JOUE DANS SON PROPRIE PAYS: ...
Penso al ruolo che ha svolto nel suo stesso Paese: come sappiamo
tutti, Vienna è un po’ cerniera tra est ed odell’Europa e nel periodo del comunismo
lui è stato capace di ridare fiducia a tutti i cristiani.
D. – Dicono di lui che sia stato un uomo di pace...
R. – UN HOMME DE PAIX; ET EN
PLUS, ...
Sicuramente un uomo di pace, sì. Inoltre, si ricorda di
lui il ruolo svolto nei rapporti tra le religioni. E’ stato per molto tempo
presidente dell’organismo specializzato nel dialogo con i non credenti, pur non
risiedendo in Vaticano.
D. – In seno
alla Chiesa stessa, qual è stato il suo contributo? Forse una sorta di modernizzazione?
R. – MODERNISER C’EST UN MOT
QUE JE N’AIME PAS; ...
Non amo molto questa parola, “modernizzazione”. Lui è
stato un uomo che vedeva lontano, un uomo che non aveva paura: era un uomo
libero – in questo senso – ecco perché non aveva paura ad andare “avanti”. Io,
poi, avevo rapporti personali piuttosto stretti con lui. Ci siamo visti molto,
molto spesso. Ricordo che, in occasione del mio primo viaggio in Cina, mi ha seguito
molto da vicino a Pechino. Era un uomo molto “terreno”, se così si può dire,
presente a tutto ciò che fa l’uomo.
**********
Domani 28 marzo,
quinta domenica di Quaresima, la liturgia ci offre il brano evangelico
dell’adultera perdonata da Gesù. Agli scribi e ai farisei che la volevano lapidare
il Signore dice: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro
di lei”. A queste parole se ne andarono tutti. Gesù allora disse alla donna:
“Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più”.
Su
queste parole del Vangelo ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre
Marko Ivan Rupnik:
**********
Questo
brano viene inserito tra lunghi discorsi e discussioni sull’origine di Gesù,
cioè sulla figliolanza tra lui e Dio Padre. Perché questo episodio si trova in
mezzo a queste discussioni? I farisei e gli scribi, portando la donna sorpresa
in adulterio, dicono a Cristo: “Secondo la nostra legge, bisogna lapidare donne
come questa”. Tra pochi giorni, proprio nel Vangelo di Giovanni, leggeremo nel
processo contro Cristo: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve
morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. Cristo si mette a scrivere per terra,
a indicare che la legge per loro è scritta sulla pietra, e non nel cuore.
Dicendo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, Cristo dice che l’uomo è
peccatore e perciò incapace di giudizio perché incapace della vera conoscenza,
e Cristo sarà condannato proprio perché è Figlio di Dio.
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DOMANI TORNA L’ORA LEGALE
Alle ore 2.00 di domenica 28 marzo,
entrerà in vigore l'ora estiva europea,
con conseguente spostamento in avanti di un'ora
delle lancette degli orologi.
L'ora legale resterà in vigore
fino alla notte tra il 30 e il
31 ottobre.
27 marzo 2004
Durissime dichiarazioni
di autocritica sul genocidio in rwanda,
PRONUNCIATE dAl
segretario generale dell’ONU, KOFI ANNAN,
all’apertura della
conferenza commemorativa SUL TRAGICO EVENTO DEL ‘94
- A cura di Paolo Cappuccio -
NEW YORK. = “All’epoca del
genocidio in Rwanda pensai che stessi facendo del mio meglio. Ma dopo il
genocidio ho capito che c’era molto altro che avrei potuto e dovuto fare per
suonare l’allarme e raccogliere appoggio”. “La comunità internazionale è
colpevole di reato di omissione, se avesse agito prontamente e con
determinazione avrebbe potuto fermare il massacro, ma non ne esisteva la volontà
politica”. Con queste dure dichiarazioni di autocritica il segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha aperto ieri al Palazzo di Vetro di New York
la “Conferenza commemorativa sul genocidio in Rwanda”. Queste omissioni costarono
la vita a circa 800 mila rwandesi di origine Tutsi e di Hutu moderati ad opera
dell’etnia Hutu. Annan, che all’epoca era a capo della Commissione dell’Onu per
le missioni pacekeeping, non riuscì ad ottenere l’invio di Caschi blu in appoggio
al piccolo Contingente a guida canadese già presente in Rwanda, che poco o
nulla poté fare contro le barbarie dell’odio etnico. Durissime anche le
dichiarazioni di Bill Graham, ministro degli Esteri canadese, Paese che più di
tutti ha spinto per l’apertura dell’inchiesta delle stragi nello Stato
africano: “Il termine genocidio non venne usato subito perché altrimenti
avrebbe obbligato la comunità internazionale ad agire in base alla Convenzione
contro i genocidi”. La vicenda rwandese solleva molti interrogativi
sull’effettiva efficacia delle procedure Onu. “Abbiamo imparato cosa dobbiamo
fare – ha aggiunto Graham – ma manchiamo della volontà politica per porre in
essere rimedi che prevengano un nuovo Rwanda”. Da quest’anno, ogni 7 di aprile,
si celebrerà con un minuto di silenzio la “Giornata di riflessione sul
genocidio in Rwanda. “Nessuno – ha dichiarato Kofi Annan – deve dimenticare che
in Rwanda è avvenuto un genocidio pianificato e condotto alla luce del sole”.
LA
CINA LANCERA’ UNA SONDA SULLA LUNA ENTRO IL 2007.
L’ENTE
SPAZIALE DELLO STATO ASIATICO HA IN PROGRAMMA ALTRE MISSIONI
FINO
AL 2020, TRA CUI LA COSTRUZIONE DI UNA STAZIONE SPAZIALE
SENZA
L’AIUTO DI USA, RUSSIA E UNIONE EUROPEA
PECHINO. = La conquista dello spazio ritrova un altro
ambizioso protagonista. La Cina intende lanciare una sonda sulla Luna entro il
2007: sonda che porterà il nome di “Chang'e”, della protagonista di una delle
più popolari leggende del Paese, quella di una dea che fuggì sul satellite
terrestre dopo avere rubato al marito l'elisir dell'immortalità. L’ambizioso
progetto spaziale è stato annunciato ieri dai responsabili del programma spaziale
cinese. La sonda lunare, del peso di 2.350 chilogrammi, è già in fase di
costruzione e sarà pronta tra circa tre anni, secondo il direttore dell'Agenzia
nazionale per lo spazio Luan Enjie. La spesa prevista è di 1,4 miliardi di yuan
(circa 170 milioni di dollari). ''I risultati della prima missione lunare della
Cina - ha detto Luan - forniranno sicuramente all'umanità nuove informazioni
utili per la ricerca e le indagini” sul satellite. Ma la sonda sarà il primo
passo di un progetto più articolato: entro il 2010, è previsto il lancio di un
modulo senza equipaggio che si poserà sulla superficie lunare, mentre entro il
2020 un altro veicolo sarà inviato a raccogliere campioni di suolo lunare e li
riporterà sulla Terra. Sun Laiyan, un altro dei massimi dirigenti del programma
spaziale cinese, ha detto che la prima sonda lunare verrà lanciata nello spazio
da un vettore della famiglia dei “Lunga Marcia III”, cioè dello stesso tipo di
quello che il 15 ottobre 2003 ha portato in orbita la navicella spaziale
“Shenzhou 5” (Vascello divino), con a bordo il primo astronauta cinese, Yang
Liwei. Inoltre, un altro obiettivo dichiarato degli scienziati cinesi è quello
di costruire, nel medio periodo, una stazione spaziale, senza l'aiuto di Usa,
Russia e Unione Europea. (A.D.C.)
SI E’
APERTO IERI SERA IL FESTIVAL DI PASQUA DI LUCERNA:
NELLE
CHIESE DEI FRANCESCANI E DEI GESUITI, NUMEROSI CONCERTI SACRI
CON
MUSICHE DI BACH, MOZART, BERLIOZ E TELEMANN
- A
cura di A.V. -
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LUCERNA.
= Una riflessione umana e religiosa sulla sofferenza, sulla morte e sul lutto
nel programma del Festival di Pasqua a Lucerna, erede della tradizione medievale
del dramma liturgico di cui fu centro importante. Da stasera al 4 aprile, i Requiem
di Mozart e Berlioz, la Passione secondo Matteo di Bach e cinque grandi oratori
da Telemann ai contemporanei. Le chiese dei Francescani e dei Gesuiti tornano
ad essere la scena di sacre rappresentazioni, in cui la musica e il canto si
sostituiscono a figure e stazioni della Passione, secondo la simbologia
medievale che diede vita al genere teatrale. “Il Festival continua e sviluppa
questa tradizione - spiega il sovrintendente Michael Haefliger - allargando lo
spettro a nuove forme di interpretazione, attraverso gli strumenti antichi, i
concerti solistici e i programmi moderni presentati al nuovo Auditorium, che
somiglia anch’esso a una cattedrale, con l’alto soffitto riempito dai suoni e
la luminosa trasparenza prodotta dalle vibrazioni”. Per il luogo sacro si
predilige l’affresco musicale barocco con “Il giorno del giudizio”, prefigurato da Telemann o il dolente Stabat Mater di Vivaldi, mentre la visione
contemporanea del “Golgotha” di
Frank Martin, e il “Kindertotenlieder”
di Mahler, Canto dei bambini morti trovano posto nella laicità della
sala da concerto, dove la Passione di Cristo incontra l’odierna esperienza
della sofferenza del mondo. “I compositori di oggi – ha spiegato ancora
Haefliger - danno una lettura moderna, esistenziale della Passione, e questo
avvicina il pubblico alla musica rendendo più umani e comprensibili anche i
capolavori del passato. C’é dunque una connessione fra passato e presente, fra
epoche e stili diversi che il Festival vuole assecondare”.
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E’ USCITO IN ITALIA “UN FILM PARLATO”, ULTIMA OPERA DEL MAESTRO PORTOGHESE
MANOEL DE OLIVEIRA. IL FILM, VINCITORE DEL PREMIO
CATTOLICO SIGNIS ALL’ULTIMO FESTIVAL DI VENEZIA, PARLA DI PACE E
TOLLERANZA E CONDIVISIONE,
CON UNA FORTE DENUNCIA DEL TERRORISMO
- Servizio di Luca Pellegrini -
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ROMA. = La nave
dell’ultranovantenne Manoel de Oliveira percorre il Mediterraneo e tocca i
luoghi delle grandi civiltà del passato, là dove la filosofia, la democrazia,
le arti sono nate per diffondersi nel mondo, segnando momenti ora luminosi ora
oscuri della nostra storia. Anche le lingue, sorte dalla protervia di Babele e
della sua torre, possono trovare un loro significato nella diversa espressione
dei sentimenti, degli ideali, delle paure. Naturalmente il cuore pulsante di Un film parlato è il momento in cui ci
si ritrova attorno ad una bella tavola durante una crociera e si conversa di
cose serie comprendendosi tutti pur nella diversità linguistica. Sorprende
ancora una volta l’anziano maestro portoghese. Ci porta da Lisbona a Marsiglia,
da Pompei ad Atene, da Istanbul al Cairo, toccando il Golfo Persico verso
Bombay, destinazione lontana di una professoressa di storia portoghese -
bravissima ed attenta Leonor Silveira - che insieme alla figlioletta bionda e
curiosa desidera raggiungere il padre pilota d’aereo. Anche tre avvenenti
ospiti di questa crociera vorrebbero credere che il mondo sia simile a quello
da loro raccontato, plasmato dalle millenarie testimonianze visitate. Sulla
nave troviamo nientemeno che Catherine Deneuve, imprenditrice intraprendente,
Irene Papas, attrice geneticamente legata al teatro e che per questo recita se
stessa, Stefania Sandrelli, ex-modella segnata da una prematura vedovanza -
tutte belle e famose - e John Malkovich, capitano coraggioso di cittadinanza
americana ed origine polacca. Sono affascinate dall’antichità, diffondono con
un sorriso e con argute argomentazioni le loro aspirazioni per un mondo
riconciliato e capace di dialogare. Immaginano addirittura l’umanità acquietata
sotto un unico albero a riposarsi e condividere un’unica sorte. Ahimè, come
ogni giorno giornali e televisioni ci raccontano, il nostro presente non è
frutto di valori condivisi, di rispetto reciproco, di aspirazioni superiori.
Sono fatti cruenti e assurdi quelli che inaugurano ogni nostra nuova giornata,
macchiata dal sangue innocente. La nave, la professoressa e la bimba ne faranno
esperienza. E forse le tre belle signore e il loro saggio regista rimarranno
ora in silenzio, sconvolti nei loro ideali e segnati dalle ragioni dell’odio.
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27
marzo 2004
- A cura di Barbara Castelli -
Dopo la dichiarazione comune contro il terrorismo e
l’annuncio di un accordo entro giugno sulla Costituzione, le questioni
economiche e l’Iraq hanno impegnato ieri i leader europei nella giornata
conclusiva del Vertice del Consiglio. Creato un gruppo di lavoro per una
verifica di mezzo termine sugli obiettivi fissati per il 2010 dall’agenda del
Vertice di Lisbona del 2000. Il servizio della nostra inviata a Bruxelles,
Fausta Speranza:
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“L’Europa non si ferma!”: è il messaggio del presidente
della Commissione, Prodi. E non riguarda solo il rilancio dell’economia, che
doveva essere il punto centrale di questo vertice di primavera ma che è stato
affrontato solo dopo il documento anti-terrorismo e la Costituzione, su molti
fronti non c’è più tempo da perdere. L’Unione pronuncia parole forti sulle aree
di crisi, chiede formalmente una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza
perché l’Onu torni ad avere un ruolo centrale in Iraq, passaggio indispensabile
per la transizione del potere agli iracheni. Chiede il rispetto della road-map
per il Medio Oriente, condannando l’uccisione extra-giudiziale del leader di
Hamas, Yassin, da parte di Israele. In sostanza, di nuovo c’è lo slancio
decisionale, supportato dalla consapevolezza che i progressi fatti sulla via
della Costituzione offrono gli strumenti per trasformare in decisioni politiche
quelle che senza le riforme costituzionali sono rimaste finora dichiarazioni
d’intento. L’impasse è superata, è stato detto più volte, così come è stato
ripetuto: c’è la volontà di una comune azione politica. L’aver pronunciato
questo messaggio ad una sola voce e con tono alto, sembra il vero successo del
Vertice che ha fatto seguito a quello di dicembre, chiuso con l’amarezza della
divisione.
Ma che peso può avere un messaggio di definizione di
identità dell’Europa per i terroristi, interlocutori senza volto? L’abbiamo
chiesto ad Andrea Bonanni, esperto di questioni europee del quotidiano “La
Repubblica”:
R. – Mi sembra che la cosa più interessante da
sottolineare sia il fatto che le bombe di Madrid sono state prese da tutti gli
europei come bombe contro l’Europa. Non è un attacco al governo Aznar, non è un
attacco solo al popolo spagnolo, ma è un attacco a tutta l’Europa e l’Europa se
ne fa carico rispondendo in modo collettivo. Una risposta operativa sul piano
della lotta al terrorismo, che forse più di così non potrebbe fare, anche se
lascia ancora giustamente molti spazi vuoti, è una risposta politica nella
intenzione di arrivare alla firma del Trattato costituzionale entro giugno.
D. – Interlocutore obbligato sono gli Stati Uniti, prima
potenza mondiale. Quando un’Unione con reale spessore politico potrà pesare
davvero sulla bilancia delle relazioni internazionali?
R. – Se pensiamo ad una parità da superpotenza con gli
Stati Uniti, soprattutto sul piano militare, questo è un obiettivo forse
irraggiungibile e, comunque, da collocarsi in un tempo indefinito del futuro.
Ma è indubbio che l’Europa ha già pesato e sta pesando sugli Stati Uniti. La
spaccatura che c’è stata sulla guerra in Iraq oggi influisce sul dibattito
delle elezioni americane, quando il candidato Kelly accusa Bush di essersi
isolato dagli alleati. E’ un fatto che non ha precedenti che una posizione
europea diventi un motivo di discussione all’interno di un’elezione americana.
Non era mai successo negli ultimi 50 anni.
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Veniamo alle indagini sugli
atti terroristici di Madrid dello scorso 11 marzo, costati la vita a 190
persone. La polizia spagnola ha rinvenuto esplosivo e detonatori simili a
quelli usati negli attentati ai treni in un’abitazione a Morata di Tajuna, a
circa 30 km da Madrid. Gli inquirenti, intanto, ritengono di aver fermato oltre
la metà degli attentatori.
Un bambino palestinese di sei
anni è morto stamani sotto i colpi dei soldati israeliani, durante scontri nel
campo profughi di Balatam, in Cisgiorndnia. Gli Stati Uniti, intanto, sentono l’urgenza di riportare
la crisi sulla via del dialogo. Ieri la Casa Bianca ha ufficializzato le date
dei prossimi colloqui tra Bush, e i leader della regione mediorientale.
Previsto per il 14 aprile l’incontro tra il presidente statunitense e il primo
ministro israeliano, Ariel Sharon.
Nuovi episodi di violenza in Iraq. Un attacco con razzi
contro la sede del municipio della città settentrionale di Mossul, ha causato
stamani quattro morti e 19 feriti. Sette guardie giurate irachene, invece, sono
rimaste ferite a Baghdad nell’esplosione di un ordigno, cui hanno fatto seguito
scariche di arma da fuoco.
Tensioni a Taiwan. L’opposizione è scesa in piazza per
contestare la dichiarazione della Commissione elettorale centrale, che ha
nominato ufficialmente Chen Shui-Bian vincitore delle consultazioni
presidenziali svoltesi sabato scorso. Felicitazioni sono state espresse degli
Stati Uniti al presidente, mentre la Cina minaccia di intervenire a Taipei, se
continuerà lo stato di crisi in quella che considera una sua provincia ribelle.
Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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Nuova manifestazione oggi a Taipei
di mezzo milione di persone in segno di protesta contro quella che
l’opposizione definisce “la presidenza illegittima di Chen Shui-Bian”. In molti
chiedono che vengano ricontate le schede elettorali, una possibilità che la
legge taiwanese non contempla, anche con un margine di vittoria stretto come in
questo caso. Chen ha avuto infatti solo 29 mila voti in più rispetto al suo
rivale Lien Chan. Molto infuriata è anche Pechino, che con un comunicato al
vetriolo ha messo in guardia Taipei: una minaccia di intervento, dunque, che
non fa che complicare la situazione di queste ore. Ma il gigante cinese si è
infuriato anche per le congratulazioni inviate da Washington al nuovo presidente:
un gesto che Pechino ha definito una “grave interferenza negli affari interni”.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Proseguono
a Lucerna, in Svizzera, i negoziati tra le entità greca e turca di Cipro, per
l’ingresso nell’Unione Europea dell’intera isola nel maggio prossimo, in base
al piano predisposto dall’Onu. Da domani partecipano ai colloqui, prorogati
sino al 31 marzo, anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e i
premier di Grecia e Turchia, Karamanlis ed Erdogan. Intanto, proprio Ankara ha
giudicato insoddisfacente e generico il documento europeo, con cui ieri il
Consiglio di Bruxelles ha dichiarato di essere pronto a favorire l’unificazione
di Cipro.
Trasferiamoci in Costa d’Avorio. In un discorso televisivo
alla nazione, ieri il presidente Laurent Gbabgo ha duramente accusato
l’opposizione per aver trasformato in un’insurrezione la manifestazione
illegale di giovedì scorso ad Abidjan. Ancora incerto il bilancio degli
scontri: inizialmente si è parlato di almeno 25 vittime, mentre il segretario
generale del partito di opposizione, Djédjé Mady, riferisce di 160 morti.
Seggi aperti oggi in Nigeria per
le elezioni amministrative, mentre proseguono gli scontri interreligiosi.
Almeno 29 persone, in gran parte musulmani, sono state uccise nell’attacco
compiuto nella notte contro la città di Wase, nel centro del Paese africano.
La Georgia torna domani alle urne dopo le presidenziali
anticipate di gennaio e le legislative di novembre. Queste ultime erano state
annullate per brogli a seguito delle proteste popolari che hanno portato alla
caduta del presidente Eduard Shevardnadze. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
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A Tblisi vi è oggi un nuovo presidente: Mikhail
Saakashvili, intenzionato a ristabilire l’ordine nel Paese caucasico. Circa 4
milioni di georgiani dovranno scegliere 150 deputati. Per entrare in
Parlamento, i partiti devono superare la barriera del 7 per cento. Favorite
sono le formazioni vicine a Saakashvili e i leader dell’ex opposizione a Shevardnadze.
Alla consultazione non partecipano le repubbliche autonome dell’Abkhazia e
dell’Ossezia del Sud; incerto è anche il destino del voto in Adjaria, la porta
economica della Georgia. Da mesi dura lo scontro tra Tblisi e Batumi, più volte
si è rischiato lo scoppio della guerra. Due settimane fa, Saakashvili aveva
deciso il blocco dell’Adjaria, da cui passa lo strategico petrolio del Mar
Caspio. Solo l’intervento degli Stati Uniti e della Russia ha evitato il peggio.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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Il premier polacco Leszek Miller,
si dimetterà il prossimo il 2 maggio, vale a dire un giorno dopo l’ingresso
della Polonia nella Unione europea e sei settimane prima delle sue prime
elezioni europee. Alla base della decisione, annunciata ieri al ritorno dal
vertice europeo, la scissione di 20 esponenti del suo partito “Alleanza della
sinistra democratica”.
Il governo albanese del Kosovo ha
respinto ieri la proposta del primo ministro serbo, Vojslav Kostunica, sulla
creazione di un’autonomia territoriale per i serbi della provincia. “Come
governo - si legge in una dichiarazione diffusa a Pristina - dobbiamo ricordare
che non spetta alle istituzioni di Belgrado proporre o decidere il futuro del
popolo del Kosovo”.
Vietnam. Le autorità sanitarie
di Hanoi hanno comunicato che nel 2004 si sono registrati 5.371 casi di febbre
dengué, una malattia virale trasmessa dalle zanzare, con un aumento del 91%
rispetto all’anno scorso. In tutto hanno perso la vita 10 persone.
“Non la considero un’emergenza straordinaria”. Così oggi
il Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, intervenendo
sulla bufera che ha investito il mondo del calcio. A sei giorni dal derby
dell’Olimpico e dopo il ‘no’ del governo al decreto salva-calcio bis, intanto,
che avrebbe permesso alle società di rateizzare in cinque anni i debiti con il
fisco, sono finiti sul registro degli indagati anche il presidente della
Federcalcio, Franco Carraro, quello del Coni, Gianni Petrucci e il
vicepresidente di Lega, Antonio Matarrese, accusati di presunte irregolarità
nell’iscrizione delle squadre ai campionati.
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