RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 87 - Testo della Trasmissione di sabato 27 marzo 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Bontà, sapienza e coraggio: le qualità di tutti i confessori per esercitare con grande responsabilità il loro ministero. Così Giovanni Paolo II ricevendo stamani i partecipanti al corso della Penitenzieria apostolica

 

In Vaticano proseguono gli incontri del sabato pomeriggio tra il Papa e i fedeli delle parrocchie romane: con noi don Enrico Gemma, don Eusebio Mosca e don Albino Marin.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In corso, presso l’Università Salesiana di Roma, il simposio sul tema “Per un bilancio dell’ecumenismo, a 40 anni dal Decreto conciliare ‘Unitatis redintegratio’”: ce ne parla mons. Eleuterio Francesco Fortino

 

La Spagna si interroga sulle novità del prossimo governo Zapatero: intervista con José Maria Muñoa

 

Oggi nella cattedrale di Vienna i funerali del cardinale Franze König: ai nostri microfoni il cardinale Roger Etchegaray

 

Il Vangelo di domani commentato da padre Marko Ivan Rupnik.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Durissime dichiarazioni di autocritica sul genocidio in Rwanda, pronunciate dal segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, all’apertura della Conferenza commemorativa sul tragico evento del ‘94

 

La Cina lancerà una sonda sulla Luna entro il 2007

 

Si apre stasera il Festival di Pasqua di Lucerna: nelle chiese dei francescani e dei gesuiti, numerosi concerti sacri con musiche di Bach, Mozart, Berlioz e Telemann

 

E’ uscito in Italia “Un film parlato”, ultima opera del maestro portoghese Manoel de Oliveira

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Europa più unita dopo il Vertice del Consiglio dell’Unione a Bruxelles

 

Attentato oggi in Iraq contro il municipio di Mossul

 

Trovata forse in una località vicino a Madrid la base organizzativa degli attentati dello scorso 11 marzo

 

Cresce la tensione tra Taiwan e Pechino.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 marzo 2004

 

LA PENITENZA, SACRAMENTO DI ILLUMINAZIONE E PURIFICAZIONE,

NECESSARIA PER LA COMUNIONE PROFONDA CON DIO:

COSI’, IL PAPA NEL DISCORSO AI PARTECIPANTI AL CORSO ANNUALE

DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“L’orizzonte della chiamata universale alla santità” ha nel sacramento della riconciliazione “una premessa decisiva”. E’ la riflessione offerta dal Papa ai partecipanti al Corso sul Foro interno promosso, come ogni anno, dalla Penitenzieria apostolica, ricevuti stamani in Vaticano. Il Pontefice ha sottolineato come il sacramento del perdono e della grazia, assieme all’Eucaristia, accompagnano il cammino cristiano verso la perfezione. Ha così ricordato che proprio trent’anni fa entrava in vigore in Italia il nuovo Rito della Penitenza, promulgato dalla Congregazione per il Culto divino. Un momento importante, ha detto, perché ha messo nelle mani di sacerdoti e fedeli un “prezioso strumento di rinnovamento sacramentale”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Sarebbe illusorio voler tendere alla santità “senza accostarsi con frequenza e fervore al sacramento della conversione e della santificazione”. E’ l’avvertimento del Papa, che ha così sottolineato il significato profondo della confessione:

 

“Frutto di questo sacramento non è solo la remissione dei peccati, necessaria per chi ha peccato. Esso opera una autentica risurrezione spirituale, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia con Dio”.

 

 La Penitenza, ha proseguito, è sacramento di illuminazione, che per sua natura comporta una purificazione. “Mai saremo abbastanza santi da non aver bisogno di questa purificazione sacramentale”, ha avvertito. Chi si “confessa con frequenza e lo fa con desiderio di progredire sa di ricevere nel sacramento, con il perdono di Dio e la grazia dello Spirito, una luce preziosa per il suo cammino di perfezione”.

 

“Il sacramento della penitenza realizza un incontro unificante con Cristo”.

 

Di confessione in confessione, ha aggiunto il Pontefice, “il fedele sperimenta una sempre più profonda comunione con il Signore misericordioso, fino alla piena identificazione con Lui”. Visto come incontro con Dio, il sacramento della Penitenza rivela “non solo la sua bellezza, ma anche l’opportunità della sua celebrazione assidua e fervente”. Ed è un dono anche per i sacerdoti che, ha rilevato il Santo Padre, hanno le proprie mancanze da farsi rimettere. “La gioia di perdonare e di essere perdonati vanno insieme”. Grande responsabilità dei confessori, ha evidenziato, è di esercitare “con bontà, sapienza e coraggio questo ministero”. Loro compito è infatti di “rendere amabile e desiderabile questo incontro che purifica e che rinnova nel cammino verso la perfezione cristiana”.

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PROSEGUONO GLI INCONTRI DEL PAPA CON I FEDELI DELLE PARROCCHIE ROMANE.

OGGI POMERIGGIO, NELL’AULA PAOLO VI, LA MESSA PER LE COMUNITA’

DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE, SAN FELICITA E SANTI CRISANTE E DARIA

- Intervista con i parroci don Enrico Gemma, don Esuebio Mosca e don Albino Marin -

 

Proseguono gli incontri di Giovanni Paolo II con le comunità parrocchiali di Roma. Oggi pomeriggio, nell’Aula Paolo VI, il Papa presiederà la Santa Messa per i fedeli di San Giovanni della Croce, Santa Felicita, e Santi Crisante e Daria, tutte nel settore Est della diocesi di Roma. Con l’odierna celebrazione, che la nostra emittente trasmetterà con radiocronaca diretta, a partire dalle 18.00, con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz, le parrocchie romane incontrate finora dal Papa - che sono in tutto 336 - saliranno a 317. Ma come si sono preparate le tre comunità per questo incontro con il Santo Padre? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al parroco di San Giovanni della Croce, don Enrico Gemma:

 

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R. – Da giovedì scorso, quando noi sacerdoti siamo stati a pranzo dal Papa, fino a questo momento la preparazione è tutta nell’anima. Siamo veramente emozionati nello Spirito Santo. Vogliamo essere proprio attenti a cogliere, da questo incontro con il Papa, il messaggio che lo Spirito vuol darci per la nostra comunità in particolare.

 

D. – Padre, ci può descrivere la realtà sociale in cui opera la sua parrocchia?

 

R. – E’ una realtà molto bella, perché qui abbiamo tante giovani famiglie. E’ un quartiere cresciuto insieme alla comunità parrocchiale che è stata fondata 15 anni fa. Queste giovani famiglie hanno fatto sì che alle attività parrocchiali partecipino molti ragazzi. Questa realtà si apre dunque ad un futuro che bisogna custodire perché è molto prezioso.

 

Ma quale significato assume questo incontro con il Papa per le comunità parrocchiali? Ascoltiamo il parroco di Santa Felicita, padre Eusebio Mosca.

 

R. – Il significato che noi attribuiamo è quello di avere una parola di incoraggiamento e di sostegno. Tanta gente non vede l’ora di incontrarlo. Ci proponiamo anche questo: ricevere da lui, sia pure attraverso uno sguardo, accorato e paterno, quel sostegno e quell’aiuto di cui tutti abbiamo bisogno per lavorare meglio e con maggiore entusiasmo.

 

Completando il quadro delle comunità che oggi saranno ricevute da Giovanni Paolo II, ascoltiamo il parroco di Santi Crisante e Daria, padre Albino Marin.

 

R. – La parrocchia di Santi Crisante e Daria è stata istituita nel 1964. E’ nata intorno alla realtà, alla zona di Castel Giubileo e conta la presenza di 600 famiglie. Attualmente, si sta sviluppando un gruppo di giovani coppie intorno al progetto della spiritualità familiare così come viene proposto dalla diocesi.

 

D. – Quali sono le attese della comunità per questo incontro con il Papa?

 

R. – La gente ha reagito molto positivamente; speriamo che anche attraverso questo atto, che oltretutto si pone nella immediata vicinanza della Pasqua, avremo un impulso poi per l’attività legata al piano pastorale della diocesi che prevede un impegno particolare nei confronti della famiglia da coinvolgere come soggetto attivo di pastorale.

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ALTRE UDIENZE, RINUNCE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza anche il cardinale Lubomur Husar, arcivescovo maggiore di Lviv degli Ucraini, in Ucraina; il cardinale Jean-Louis Tauran, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa; il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi; e mons. Arturo Antonio Szymanski Ramirez, arcivescovo emerito di San Luis Potosi, in Messico.

 

Il Santo Padre ha inoltre accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Łowicz, in Polonia, presentata da mons. Alojzy Orszulik per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico mons. Andrzej Dziuba, del clero dell’arcidiocesi di Gniezno, finora docente di teologia morale presso l’Università “Kardynal Stefan Wyszynski”, a Varsavia.

 

Giovanni Paolo II ha infine nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Kananga, nella Repubblica Democratica del Congo, il rev.do Marcel Madila, rettore del Seminario universitario “Jean-Paul II”, di Kinshasa, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gigti.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Il Sacramento del perdono rigenera e santifica, insieme con l’Eucaristia accompagna il cammino del cristiano verso la perfezione”: l’udienza di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Corso sul Foro interno promosso dal Tribunale della Penitenzieria apostolica.

Una riflessione di Andrea Riccardi dal titolo “Le armi della politica sono arrugginite”: la catechesi del Papa all’udienza generale della vigilia dell'Annunciazione.

Sempre in prima, la situazione in Iraq dove si registrano nuovi, sanguinosi episodi di violenza. Intanto l’Unione Europea sollecita “un ruolo vitale e crescente” dell'Onu nel processo di transizione politica.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, Unione Europea: la Costituzione varata entro giugno; impegno formale assunto dal vertice di Bruxelles. Nel relativo articolo si sottolinea che resta incertezza sul punto cruciale dei contenuti del futuro testo costituzionale, soprattutto per quanto riguarda la necessità di recepirvi con impegno e con serietà alcuni punti fermi, in particolare quello fondamentale del riferimento alle autentiche radici cristiane dell’Europa.

L’intervento dell'Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, in occasione della sessantesima sessione della Commissione dei diritti umani: “Le sfide e gli strumenti internazionali nella lotta contro il razzismo e la discriminazione”. 

 

Nella pagina culturale, in evidenza l’articolo di Mario Pendinelli dal titolo “La sub-cultura tende ad annientare la dimensione morale”: verso la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali.

 

Nella pagine italiane, in primo piano lo sciopero generale di ieri.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 marzo 2004

 

 

IN CORSO, PRESSO L’UNIVERSITÀ SALESIANA DI ROMA, IL SIMPOSIO SUL TEMA

“PER UN BILANCIO DELL’ECUMENISMO,

A 40 ANNI DAL DECRETO CONCILIARE ‘UNITATIS REDINTEGRATIO’”:

CE NE PARLA MONS. ELEUTERIO FRANCESCO FORTINO

 

“L’ecumenismo è un processo spirituale nel quale avvicinandoci di più a Cristo, ci avviciniamo di più gli uni agli altri”. È quanto ha affermato il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei Cristiani, nel corso del Simposio sul tema “Per un bilancio dell’ecumenismo, a 40 anni dal Decreto conciliare Unitatis redintegratio”. Durante il Seminario, che si sta svolgendo presso l’Università Salesiana di Roma, i diversi relatori hanno analizzato la situazione attuale del dialogo ecumenico, soffermandosi sul fine e sul metodo stesso dell’ecumenismo. Il servizio è di Dorotea Gambardella:

 

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“Nel movimento ecumenico la questione non è soltanto la conversione degli altri, ma la conversione di tutti a Gesù Cristo”. Questo uno dei punti centrali dell’intervento del cardinale Kasper, ripreso anche dall’arcivescovo emerito di Canterbury, George Carey. Quest’ultimo, riferendosi all’enciclica Lumen Gentium, ha sottolineato come l’affermazione in essa contenuta che il “corpo di Cristo è un corpo pellegrino sulla Terra che serve il mondo e testimonia un Vangelo di riconciliazione,” costituisca un appello in sintonia con la teologia anglicana, proprio perché un appello universale. Il medesimo concetto – ha sottolineato Lord Carey – viene ulteriormente approfondito nel Decreto sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio, nel quale emerge, appunto, che “la natura della Chiesa è originata dall’amore di Dio. Ciò pone il compito dell’ecumenismo nell’amore e nella compassione di Dio, espressi in modo molto concreto nel sacrificio di Cristo per tutti”. Ne consegue che l’ecumenismo, come ha affermato il cardinale Kasper – non è una questione meramente accademica o diplomatica, ma anche spirituale. “Soltanto nello Spirito – ha affermato il porporato – possiamo operare affinché sia attualizzata la preghiera di Cristo alla vigilia della sua morte: “che tutti siano una cosa sola”. Ma a che punto è attualmente il dialogo tra le diverse Chiese? Abbiamo rivolto la domanda a mons. Eleuterio Francesco Fortino, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani:

 

R. – Nei rapporti fra i Cristiani è cresciuta la fraternità, ha detto il Papa. E’ cresciuta anche la comunione. Negli ultimi tempi si sono mostrati anche nuovi problemi che avremo a lungo. Non si tratta di questioni momentanee, ma la meta è illuminata dalla fede in Gesù Cristo.

 

D. – Quali sono i maggiori ostacoli che si frappongono al dialogo ecumenico?

 

R. – Con le Chiese ortodosse il problema più grande è la concezione e l’esercizio del primato del vescovo di Roma e attorno a questo sorgono problemi contingenti. Di recente abbiamo avuto problemi di rapporto con il patriarcato di Mosca, che rimprovera alla Chiesa cattolica un atteggiamento di proselitismo, che non c’è da parte nostra. Il problema con le Chiese ortodosse è l’esistenza e la vita delle Chiese orientali cattoliche, anche se con il documento di Balamant si è detto che le Chiese orientali cattoliche hanno diritto di esistere e di agire con le Chiese protestanti. La questione del ministero della successione apostolica dei sacramenti, i problemi aperti, non sono semplici. Comunque, con l’ausilio della Sacra Scrittura, nella fede in Gesù Cristo, io credo che si possa rendere un servizio fecondo del dialogo per la ricerca dell’unità.

 

D. – Che cosa significa dialogo ecumenico?

 

R. – Significa accordo sulla fede, nel rispetto della varietà delle espressioni teologiche, liturgiche e canoniche, così come ha detto il Concilio. Non è questione di omologazione.

 

D. – Lei ha parlato del fine dell’ecumenismo…

 

R. – Il fine dell’ecumenismo è l’inizio del decreto Unitatis Redintegratio, è il ristabilimento dell’unità di tutti i Cristiani. Io ho parlato di questo scopo secondo la Chiesa cattolica, cioè la piena unità è nella unità di fede, nei sacramenti e del regime ecclesiastico.

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PROSPETTIVE IN SPAGNA DOPO GLI ATTENTATI DI MADRID

 E LE ELEZIONI DEL 14 MARZO

- Intervista con José Maria Muñoa -

 

Dopo le elezioni generali del 14 marzo scorso in Spagna, con la vittoria del Partito socialista, si prevedono alcune importanti novità sia nella politica internazionale sia in quella nazionale con il prossimo governo che dovrebbe essere presieduto da José Luís Rodríguez Zapatero.

 

José Maria Muñoa, consigliere per gli affari esteri del governo basco ci offre le sue impressioni sui più recenti avvenimenti che hanno sconvolto la Spagna e sulle nuove prospettive del Paese. Isabelle Cousturié gli ha chiesto fino a che punto il risultato delle recenti elezioni spagnole possa dirsi sorprendente ed imprevedibile:

 

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R. – IL ETAIT – JE PENSE – IMPREVISIBLE …

Penso che non fosse prevedibile. E’ vero che ad un certo punto c’è stato in Spagna un forte scontento nei riguardi del governo Aznar per le decisioni prese relativamente al caso Prestige, alla guerra in Iraq, come pure nell’ambito dell’Unione Europea in particolare a proposito della bocciatura della Costituzione europea. Tutto ciò era latente: ci è voluto, però, quell’orribile attentato e soprattutto le strumentalizzazioni che ne sono seguite per cercare di trarne un vantaggio elettorale. Queste strumentalizzazioni sono state l’elemento catalizzatore che ha ribaltato completamente l’opinione degli spagnoli o almeno lo ha fatto in modo tale da consentire la vittoria dei socialisti.

 

D. – C’è già stato un contatto telefonico tra il capo del governo basco e il primo ministro Zapatero. Si tratta forse dell’inizio di un dialogo?

 

R. – OUI. DIMANCHE MEME …

Sì. La stessa domenica il capo del governo basco e Zapatero si sono parlati due volte a lungo ed in maniera amichevole. Credo che questo possa essere considerato veramente l’avvio di un dialogo. Quando si dice dialogo non vuol dire una soluzione, ma ricerca di una soluzione. E quando questa ricerca è leale, sincera e perseverante alla fine la soluzione verrà.

 

D. – In proposito, qual è a suo avviso la differenza principale tra la politica di Aznar e quella di Zapatero?

 

R. - C’EST ESSENTIELLEMENT CETTE OUVERTURE D’ESPRIT….

Essenzialmente questa apertura di spirito. Purtroppo Aznar, in questi ultimi  anni, ha mostrato una specie di avversione per ogni forma di nazionalismo periferico. Che non ci fosse dialogo tra il partito popolare e il partito nazionalista basco non era normale, ma che tra due istituzioni come il governo di Madrid e quello basco non ci siano state relazioni per tre anni questo è davvero incomprensibile.

 

D. - Tra qualche giorno il Parlamento basco discuterà della proposta del capo del governo basco che è stata respinta dai partiti maggioritari spagnoli. Di che si tratta?

 

R. – CETTE PROPOSITION A ETE TRES DEFORMEE

Questa proposta è stata molto deformata da parte dei media come pure di alcuni partiti politici. E’ stata definita secessionista, indipendentista, ecc. il che è assolutamente falso. Si tratta di una modifica allo Statuto autonomo attualmente in vigore. Quello che cerchiamo di fare è salvaguardare lo Statuto dalla mancanza di rispetto di cui è stato oggetto da parte dei diversi governi spagnoli ed anche di favorire una vera convivenza, la possibilità di vivere insieme in armonia innanzitutto tra i baschi nel loro Paese - siamo infatti molto diversificati ed esistono varie collettività e dunque perché non vivere bene insieme nazionalisti baschi e nazionalisti spagnoli – e poi tra i Paesi Baschi e Madrid. Ciò che noi vogliamo con questa proposta è proprio arrivare a recuperare lo spirito del patto stipulato nel 1978-79 con l’adozione della Costituzione spagnola e lo Statuto dei Paesi Baschi. Recuperare questo  spirito è per noi essenziale e – ripeto – ciò non può avvenire se non attraverso il dialogo e concessioni da entrambe le parti.

 

D. – A proposito di apertura, parliamo anche della proposta dell’ETA che si è detta disponibile al dialogo e suggerisce anche al futuro capo del governo spagnolo di fare gesti forti e coraggiosi riguardo ai Paesi baschi, così come c’è stato un gesto forte e coraggioso riguardo all’Iraq decidendo il ritiro delle truppe spagnole……

 

R. – OUI. CE QUE DEMANDONS NOUS A L’ETA…

Sì. Ciò che noi chiediamo all’Eta è che essa stessa cominci con un gesto forte, abbandonando definitivamente le armi. Il ricorso alla violenza non conduce da nessuna parte. Lo abbiamo visto dappertutto: che si parli di terrorismo o di guerra, guerra legittima o illegittima. Lo stesso vale per i Paesi Baschi per cui noi ancora una volta chiediamo all‘Eta di abbandonare le armi definitivamente e di discutere le loro idee, ammesso che ne abbiano, con i partiti politici, all’interno delle istituzioni democratiche che ci siamo dati.

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A VIENNA, I FUNERALI DEL CARDINALE FRANZ KÖNIG,

PRESIEDUTI DAL CARDINALE RATZINGER, ALLA PRESENZA DI NUMEROSI PORPORATI.

ALL’OMELIA, IL CARDINALE SCHÖNBORN HA RICORDATO L’EREDITA’ SPIRITUALE

LASCIATA DAL PORPORATO SCOMPARSO, SOPRATTUTTO IN CAMPO ECUMENICO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Un uomo dotato di una religiosità “semplice e profonda”, capace di gettare un ponte verso l’ecumenismo, ma anche attento a un dialogo sociale che privilegiasse ciò che unisce rispetto a ciò che divide, e sensibile all’impegno per la tutela della vita umana a largo raggio. I tratti che testimoniano della grande caratura pastorale che fu del cardinale Franz König, morto lo scorso 13 marzo all’età di 98 anni, sono stati ricordati questa mattina dall’arcivescovo di Vienna suo successore, il cardinale Christoph Schönborn. Alle esequie celebrate nel duomo viennese di Santo Stefano, e presiedute dal cardinale Ratzinger, il capo della Chiesa viennese ha pronunciato l’omelia funebre ricordando l’eredità e il compito lasciati dal suo predecessore per il futuro cammino della Chiesa austriaca.

 

Oltre alla grande apertura ecumenica, di notevole rilievo fu - nella vita del cardinale König - anche il suo strenuo impegno per la tutela della vita umana. Fino agli ultimi giorni della sua esistenza, ha ricordato tra l’altro l’arcivescovo di Vienna, il cardinale König si batté prendendo fermamente posizione anche contro l’eutanasia. “L’uomo – aveva scritto in una lettera al presidente austriaco - dovrebbe poter morire tenendo la mano di un altro uomo, non mai per mano di un altro uomo”. Proprio il capo di Stato, Thomas Klestil, ha avuto parole di grande apprezzamento per il cardinale König. E’ stato un “grande europeo”, ha detto, e “un principe della Chiesa’ nel vero senso della parola, sia pure un ‘principe servitore’, servitore dei poveri e disabili, degli svantaggiati e degli emarginati di una società dell’opulenza”. Per ricordare alcuni tratti di questa eminente figura ecclesiale, Camille Langlade ha sentito il cardinale Roger Etchegaray, grande amico del porporato scomparso:

 

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R. – C’EST UNE TRES GRANDE PERTE, D’ABORD POUR L’EGLISE DE VIENNE ...

E’ una grandissima perdita, prima di tutto per la Chiesa di Vienna, per la Chiesa austriaca poi sicuramente per la Chiesa universale. Quando si arriva ad una certa età, non si pensa più a quello che si è fatto quando si avevano tutte le forze. E’ stato un uomo di grande coraggio apostolico.

 

D. – Gli uomini politici austriaci già parlano di lui come del Padre di un’epoca importante...

 

R. – JE PENSE D’ABORD AU ROLE QU’IL A JOUE DANS SON PROPRIE PAYS: ...

Penso al ruolo che ha svolto nel suo stesso Paese: come sappiamo tutti, Vienna è un po’ cerniera tra est ed odell’Europa e nel periodo del comunismo lui è stato capace di ridare fiducia a tutti i cristiani.

 

D. – Dicono di lui che sia stato un uomo di pace...

 

R. – UN HOMME DE PAIX; ET EN PLUS, ...

Sicuramente un uomo di pace, sì. Inoltre, si ricorda di lui il ruolo svolto nei rapporti tra le religioni. E’ stato per molto tempo presidente dell’organismo specializzato nel dialogo con i non credenti, pur non risiedendo in Vaticano.

 

D. – In seno alla Chiesa stessa, qual è stato il suo contributo? Forse una sorta di modernizzazione?

 

R. – MODERNISER C’EST UN MOT QUE JE N’AIME PAS; ...

Non amo molto questa parola, “modernizzazione”. Lui è stato un uomo che vedeva lontano, un uomo che non aveva paura: era un uomo libero – in questo senso – ecco perché non aveva paura ad andare “avanti”. Io, poi, avevo rapporti personali piuttosto stretti con lui. Ci siamo visti molto, molto spesso. Ricordo che, in occasione del mio primo viaggio in Cina, mi ha seguito molto da vicino a Pechino. Era un uomo molto “terreno”, se così si può dire, presente a tutto ciò che fa l’uomo.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 28 marzo, quinta domenica di Quaresima, la liturgia ci offre il brano evangelico dell’adultera perdonata da Gesù. Agli scribi e ai farisei che la volevano lapidare il Signore dice: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. A queste parole se ne andarono tutti. Gesù allora disse alla donna: “Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più”.

 

Su queste parole del Vangelo ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Questo brano viene inserito tra lunghi discorsi e discussioni sull’origine di Gesù, cioè sulla figliolanza tra lui e Dio Padre. Perché questo episodio si trova in mezzo a queste discussioni? I farisei e gli scribi, portando la donna sorpresa in adulterio, dicono a Cristo: “Secondo la nostra legge, bisogna lapidare donne come questa”. Tra pochi giorni, proprio nel Vangelo di Giovanni, leggeremo nel processo contro Cristo: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio”. Cristo si mette a scrivere per terra, a indicare che la legge per loro è scritta sulla pietra, e non nel cuore. Dicendo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, Cristo dice che l’uomo è peccatore e perciò incapace di giudizio perché incapace della vera conoscenza, e Cristo sarà condannato proprio perché è Figlio di Dio.

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DOMANI TORNA L’ORA LEGALE

 

Alle ore 2.00 di domenica 28 marzo,

entrerà in vigore l'ora estiva europea,

con conseguente spostamento in avanti di un'ora

delle lancette degli orologi. 

L'ora legale resterà in vigore

 fino alla notte tra il 30 e il 31 ottobre.

 

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

27 marzo 2004

 

Durissime dichiarazioni di autocritica sul genocidio in rwanda,

PRONUNCIATE dAl segretario generale dell’ONU, KOFI ANNAN,

all’apertura della conferenza commemorativa SUL TRAGICO EVENTO DEL ‘94

- A cura di Paolo Cappuccio -

 

NEW YORK. = “All’epoca del genocidio in Rwanda pensai che stessi facendo del mio meglio. Ma dopo il genocidio ho capito che c’era molto altro che avrei potuto e dovuto fare per suonare l’allarme e raccogliere appoggio”. “La comunità internazionale è colpevole di reato di omissione, se avesse agito prontamente e con determinazione avrebbe potuto fermare il massacro, ma non ne esisteva la volontà politica”. Con queste dure dichiarazioni di autocritica il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha aperto ieri al Palazzo di Vetro di New York la “Conferenza commemorativa sul genocidio in Rwanda”. Queste omissioni costarono la vita a circa 800 mila rwandesi di origine Tutsi e di Hutu moderati ad opera dell’etnia Hutu. Annan, che all’epoca era a capo della Commissione dell’Onu per le missioni pacekeeping, non riuscì ad ottenere l’invio di Caschi blu in appoggio al piccolo Contingente a guida canadese già presente in Rwanda, che poco o nulla poté fare contro le barbarie dell’odio etnico. Durissime anche le dichiarazioni di Bill Graham, ministro degli Esteri canadese, Paese che più di tutti ha spinto per l’apertura dell’inchiesta delle stragi nello Stato africano: “Il termine genocidio non venne usato subito perché altrimenti avrebbe obbligato la comunità internazionale ad agire in base alla Convenzione contro i genocidi”. La vicenda rwandese solleva molti interrogativi sull’effettiva efficacia delle procedure Onu. “Abbiamo imparato cosa dobbiamo fare – ha aggiunto Graham – ma manchiamo della volontà politica per porre in essere rimedi che prevengano un nuovo Rwanda”. Da quest’anno, ogni 7 di aprile, si celebrerà con un minuto di silenzio la “Giornata di riflessione sul genocidio in Rwanda. “Nessuno – ha dichiarato Kofi Annan – deve dimenticare che in Rwanda è avvenuto un genocidio pianificato e condotto alla luce del sole”.

 

 

LA CINA LANCERA’ UNA SONDA SULLA LUNA ENTRO IL 2007.

L’ENTE SPAZIALE DELLO STATO ASIATICO HA IN PROGRAMMA ALTRE MISSIONI

FINO AL 2020, TRA CUI LA COSTRUZIONE DI UNA STAZIONE SPAZIALE

SENZA L’AIUTO DI USA, RUSSIA E UNIONE EUROPEA

 

PECHINO. = La conquista dello spazio ritrova un altro ambizioso protagonista. La Cina intende lanciare una sonda sulla Luna entro il 2007: sonda che porterà il nome di “Chang'e”, della protagonista di una delle più popolari leggende del Paese, quella di una dea che fuggì sul satellite terrestre dopo avere rubato al marito l'elisir dell'immortalità. L’ambizioso progetto spaziale è stato annunciato ieri dai responsabili del programma spaziale cinese. La sonda lunare, del peso di 2.350 chilogrammi, è già in fase di costruzione e sarà pronta tra circa tre anni, secondo il direttore dell'Agenzia nazionale per lo spazio Luan Enjie. La spesa prevista è di 1,4 miliardi di yuan (circa 170 milioni di dollari). ''I risultati della prima missione lunare della Cina - ha detto Luan - forniranno sicuramente all'umanità nuove informazioni utili per la ricerca e le indagini” sul satellite. Ma la sonda sarà il primo passo di un progetto più articolato: entro il 2010, è previsto il lancio di un modulo senza equipaggio che si poserà sulla superficie lunare, mentre entro il 2020 un altro veicolo sarà inviato a raccogliere campioni di suolo lunare e li riporterà sulla Terra. Sun Laiyan, un altro dei massimi dirigenti del programma spaziale cinese, ha detto che la prima sonda lunare verrà lanciata nello spazio da un vettore della famiglia dei “Lunga Marcia III”, cioè dello stesso tipo di quello che il 15 ottobre 2003 ha portato in orbita la navicella spaziale “Shenzhou 5” (Vascello divino), con a bordo il primo astronauta cinese, Yang Liwei. Inoltre, un altro obiettivo dichiarato degli scienziati cinesi è quello di costruire, nel medio periodo, una stazione spaziale, senza l'aiuto di Usa, Russia e Unione Europea. (A.D.C.)

 

 

SI E’ APERTO IERI SERA IL FESTIVAL DI PASQUA DI LUCERNA:

NELLE CHIESE DEI FRANCESCANI E DEI GESUITI, NUMEROSI CONCERTI SACRI

CON MUSICHE DI BACH, MOZART, BERLIOZ E TELEMANN

- A cura di A.V. -

 

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LUCERNA. = Una riflessione umana e religiosa sulla sofferenza, sulla morte e sul lutto nel programma del Festival di Pasqua a Lucerna, erede della tradizione medievale del dramma liturgico di cui fu centro importante. Da stasera al 4 aprile, i Requiem di Mozart e Berlioz, la Passione secondo Matteo di Bach e cinque grandi oratori da Telemann ai contemporanei. Le chiese dei Francescani e dei Gesuiti tornano ad essere la scena di sacre rappresentazioni, in cui la musica e il canto si sostituiscono a figure e stazioni della Passione, secondo la simbologia medievale che diede vita al genere teatrale. “Il Festival continua e sviluppa questa tradizione - spiega il sovrintendente Michael Haefliger - allargando lo spettro a nuove forme di interpretazione, attraverso gli strumenti antichi, i concerti solistici e i programmi moderni presentati al nuovo Auditorium, che somiglia anch’esso a una cattedrale, con l’alto soffitto riempito dai suoni e la luminosa trasparenza prodotta dalle vibrazioni”. Per il luogo sacro si predilige l’affresco musicale barocco con “Il giorno del giudizio”, prefigurato da Telemann o il dolente Stabat Mater di Vivaldi, mentre la visione contemporanea del “Golgotha” di Frank Martin, e il “Kindertotenlieder” di Mahler, Canto dei bambini morti trovano posto nella laicità della sala da concerto, dove la Passione di Cristo incontra l’odierna esperienza della sofferenza del mondo. “I compositori di oggi – ha spiegato ancora Haefliger - danno una lettura moderna, esistenziale della Passione, e questo avvicina il pubblico alla musica rendendo più umani e comprensibili anche i capolavori del passato. C’é dunque una connessione fra passato e presente, fra epoche e stili diversi che il Festival vuole assecondare”.

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E’ USCITO IN ITALIA “UN FILM PARLATO”, ULTIMA OPERA DEL MAESTRO PORTOGHESE

MANOEL DE OLIVEIRA. IL FILM, VINCITORE DEL PREMIO CATTOLICO SIGNIS ALL’ULTIMO FESTIVAL DI VENEZIA, PARLA DI PACE E TOLLERANZA E CONDIVISIONE,

CON UNA FORTE DENUNCIA DEL TERRORISMO

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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ROMA. = La nave dell’ultranovantenne Manoel de Oliveira percorre il Mediterraneo e tocca i luoghi delle grandi civiltà del passato, là dove la filosofia, la democrazia, le arti sono nate per diffondersi nel mondo, segnando momenti ora luminosi ora oscuri della nostra storia. Anche le lingue, sorte dalla protervia di Babele e della sua torre, possono trovare un loro significato nella diversa espressione dei sentimenti, degli ideali, delle paure. Naturalmente il cuore pulsante di Un film parlato è il momento in cui ci si ritrova attorno ad una bella tavola durante una crociera e si conversa di cose serie comprendendosi tutti pur nella diversità linguistica. Sorprende ancora una volta l’anziano maestro portoghese. Ci porta da Lisbona a Marsiglia, da Pompei ad Atene, da Istanbul al Cairo, toccando il Golfo Persico verso Bombay, destinazione lontana di una professoressa di storia portoghese - bravissima ed attenta Leonor Silveira - che insieme alla figlioletta bionda e curiosa desidera raggiungere il padre pilota d’aereo. Anche tre avvenenti ospiti di questa crociera vorrebbero credere che il mondo sia simile a quello da loro raccontato, plasmato dalle millenarie testimonianze visitate. Sulla nave troviamo nientemeno che Catherine Deneuve, imprenditrice intraprendente, Irene Papas, attrice geneticamente legata al teatro e che per questo recita se stessa, Stefania Sandrelli, ex-modella segnata da una prematura vedovanza - tutte belle e famose - e John Malkovich, capitano coraggioso di cittadinanza americana ed origine polacca. Sono affascinate dall’antichità, diffondono con un sorriso e con argute argomentazioni le loro aspirazioni per un mondo riconciliato e capace di dialogare. Immaginano addirittura l’umanità acquietata sotto un unico albero a riposarsi e condividere un’unica sorte. Ahimè, come ogni giorno giornali e televisioni ci raccontano, il nostro presente non è frutto di valori condivisi, di rispetto reciproco, di aspirazioni superiori. Sono fatti cruenti e assurdi quelli che inaugurano ogni nostra nuova giornata, macchiata dal sangue innocente. La nave, la professoressa e la bimba ne faranno esperienza. E forse le tre belle signore e il loro saggio regista rimarranno ora in silenzio, sconvolti nei loro ideali e segnati dalle ragioni dell’odio.

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24 ORE NEL MONDO

27 marzo 2004

- A cura di Barbara Castelli -

 

Dopo la dichiarazione comune contro il terrorismo e l’annuncio di un accordo entro giugno sulla Costituzione, le questioni economiche e l’Iraq hanno impegnato ieri i leader europei nella giornata conclusiva del Vertice del Consiglio. Creato un gruppo di lavoro per una verifica di mezzo termine sugli obiettivi fissati per il 2010 dall’agenda del Vertice di Lisbona del 2000. Il servizio della nostra inviata a Bruxelles, Fausta Speranza:

 

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“L’Europa non si ferma!”: è il messaggio del presidente della Commissione, Prodi. E non riguarda solo il rilancio dell’economia, che doveva essere il punto centrale di questo vertice di primavera ma che è stato affrontato solo dopo il documento anti-terrorismo e la Costituzione, su molti fronti non c’è più tempo da perdere. L’Unione pronuncia parole forti sulle aree di crisi, chiede formalmente una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza perché l’Onu torni ad avere un ruolo centrale in Iraq, passaggio indispensabile per la transizione del potere agli iracheni. Chiede il rispetto della road-map per il Medio Oriente, condannando l’uccisione extra-giudiziale del leader di Hamas, Yassin, da parte di Israele. In sostanza, di nuovo c’è lo slancio decisionale, supportato dalla consapevolezza che i progressi fatti sulla via della Costituzione offrono gli strumenti per trasformare in decisioni politiche quelle che senza le riforme costituzionali sono rimaste finora dichiarazioni d’intento. L’impasse è superata, è stato detto più volte, così come è stato ripetuto: c’è la volontà di una comune azione politica. L’aver pronunciato questo messaggio ad una sola voce e con tono alto, sembra il vero successo del Vertice che ha fatto seguito a quello di dicembre, chiuso con l’amarezza della divisione.

 

Ma che peso può avere un messaggio di definizione di identità dell’Europa per i terroristi, interlocutori senza volto? L’abbiamo chiesto ad Andrea Bonanni, esperto di questioni europee del quotidiano “La Repubblica”:

 

R. – Mi sembra che la cosa più interessante da sottolineare sia il fatto che le bombe di Madrid sono state prese da tutti gli europei come bombe contro l’Europa. Non è un attacco al governo Aznar, non è un attacco solo al popolo spagnolo, ma è un attacco a tutta l’Europa e l’Europa se ne fa carico rispondendo in modo collettivo. Una risposta operativa sul piano della lotta al terrorismo, che forse più di così non potrebbe fare, anche se lascia ancora giustamente molti spazi vuoti, è una risposta politica nella intenzione di arrivare alla firma del Trattato costituzionale entro giugno.

 

D. – Interlocutore obbligato sono gli Stati Uniti, prima potenza mondiale. Quando un’Unione con reale spessore politico potrà pesare davvero sulla bilancia delle relazioni internazionali?

 

R. – Se pensiamo ad una parità da superpotenza con gli Stati Uniti, soprattutto sul piano militare, questo è un obiettivo forse irraggiungibile e, comunque, da collocarsi in un tempo indefinito del futuro. Ma è indubbio che l’Europa ha già pesato e sta pesando sugli Stati Uniti. La spaccatura che c’è stata sulla guerra in Iraq oggi influisce sul dibattito delle elezioni americane, quando il candidato Kelly accusa Bush di essersi isolato dagli alleati. E’ un fatto che non ha precedenti che una posizione europea diventi un motivo di discussione all’interno di un’elezione americana. Non era mai successo negli ultimi 50 anni.

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Veniamo alle indagini sugli atti terroristici di Madrid dello scorso 11 marzo, costati la vita a 190 persone. La polizia spagnola ha rinvenuto esplosivo e detonatori simili a quelli usati negli attentati ai treni in un’abitazione a Morata di Tajuna, a circa 30 km da Madrid. Gli inquirenti, intanto, ritengono di aver fermato oltre la metà degli attentatori.

 

Un bambino palestinese di sei anni è morto stamani sotto i colpi dei soldati israeliani, durante scontri nel campo profughi di Balatam, in Cisgiorndnia. Gli Stati Uniti, intanto, sentono l’urgenza di riportare la crisi sulla via del dialogo. Ieri la Casa Bianca ha ufficializzato le date dei prossimi colloqui tra Bush, e i leader della regione mediorientale. Previsto per il 14 aprile l’incontro tra il presidente statunitense e il primo ministro israeliano, Ariel Sharon.

 

Nuovi episodi di violenza in Iraq. Un attacco con razzi contro la sede del municipio della città settentrionale di Mossul, ha causato stamani quattro morti e 19 feriti. Sette guardie giurate irachene, invece, sono rimaste ferite a Baghdad nell’esplosione di un ordigno, cui hanno fatto seguito scariche di arma da fuoco.

 

Tensioni a Taiwan. L’opposizione è scesa in piazza per contestare la dichiarazione della Commissione elettorale centrale, che ha nominato ufficialmente Chen Shui-Bian vincitore delle consultazioni presidenziali svoltesi sabato scorso. Felicitazioni sono state espresse degli Stati Uniti al presidente, mentre la Cina minaccia di intervenire a Taipei, se continuerà lo stato di crisi in quella che considera una sua provincia ribelle. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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Nuova manifestazione oggi a Taipei di mezzo milione di persone in segno di protesta contro quella che l’opposizione definisce “la presidenza illegittima di Chen Shui-Bian”. In molti chiedono che vengano ricontate le schede elettorali, una possibilità che la legge taiwanese non contempla, anche con un margine di vittoria stretto come in questo caso. Chen ha avuto infatti solo 29 mila voti in più rispetto al suo rivale Lien Chan. Molto infuriata è anche Pechino, che con un comunicato al vetriolo ha messo in guardia Taipei: una minaccia di intervento, dunque, che non fa che complicare la situazione di queste ore. Ma il gigante cinese si è infuriato anche per le congratulazioni inviate da Washington al nuovo presidente: un gesto che Pechino ha definito una “grave interferenza negli affari interni”.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Proseguono a Lucerna, in Svizzera, i negoziati tra le entità greca e turca di Cipro, per l’ingresso nell’Unione Europea dell’intera isola nel maggio prossimo, in base al piano predisposto dall’Onu. Da domani partecipano ai colloqui, prorogati sino al 31 marzo, anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e i premier di Grecia e Turchia, Karamanlis ed Erdogan. Intanto, proprio Ankara ha giudicato insoddisfacente e generico il documento europeo, con cui ieri il Consiglio di Bruxelles ha dichiarato di essere pronto a favorire l’unificazione di Cipro.

 

Trasferiamoci in Costa d’Avorio. In un discorso televisivo alla nazione, ieri il presidente Laurent Gbabgo ha duramente accusato l’opposizione per aver trasformato in un’insurrezione la manifestazione illegale di giovedì scorso ad Abidjan. Ancora incerto il bilancio degli scontri: inizialmente si è parlato di almeno 25 vittime, mentre il segretario generale del partito di opposizione, Djédjé Mady, riferisce di 160 morti.

 

Seggi aperti oggi in Nigeria per le elezioni amministrative, mentre proseguono gli scontri interreligiosi. Almeno 29 persone, in gran parte musulmani, sono state uccise nell’attacco compiuto nella notte contro la città di Wase, nel centro del Paese africano.

 

La Georgia torna domani alle urne dopo le presidenziali anticipate di gennaio e le legislative di novembre. Queste ultime erano state annullate per brogli a seguito delle proteste popolari che hanno portato alla caduta del presidente Eduard Shevardnadze. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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A Tblisi vi è oggi un nuovo presidente: Mikhail Saakashvili, intenzionato a ristabilire l’ordine nel Paese caucasico. Circa 4 milioni di georgiani dovranno scegliere 150 deputati. Per entrare in Parlamento, i partiti devono superare la barriera del 7 per cento. Favorite sono le formazioni vicine a Saakashvili e i leader dell’ex opposizione a Shevardnadze. Alla consultazione non partecipano le repubbliche autonome dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud; incerto è anche il destino del voto in Adjaria, la porta economica della Georgia. Da mesi dura lo scontro tra Tblisi e Batumi, più volte si è rischiato lo scoppio della guerra. Due settimane fa, Saakashvili aveva deciso il blocco dell’Adjaria, da cui passa lo strategico petrolio del Mar Caspio. Solo l’intervento degli Stati Uniti e della Russia ha evitato il peggio.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Il premier polacco Leszek Miller, si dimetterà il prossimo il 2 maggio, vale a dire un giorno dopo l’ingresso della Polonia nella Unione europea e sei settimane prima delle sue prime elezioni europee. Alla base della decisione, annunciata ieri al ritorno dal vertice europeo, la scissione di 20 esponenti del suo partito “Alleanza della sinistra democratica”.

 

Il governo albanese del Kosovo ha respinto ieri la proposta del primo ministro serbo, Vojslav Kostunica, sulla creazione di un’autonomia territoriale per i serbi della provincia. “Come governo - si legge in una dichiarazione diffusa a Pristina - dobbiamo ricordare che non spetta alle istituzioni di Belgrado proporre o decidere il futuro del popolo del Kosovo”.

 

Vietnam. Le autorità sanitarie di Hanoi hanno comunicato che nel 2004 si sono registrati 5.371 casi di febbre dengué, una malattia virale trasmessa dalle zanzare, con un aumento del 91% rispetto all’anno scorso. In tutto hanno perso la vita 10 persone.

 

“Non la considero un’emergenza straordinaria”. Così oggi il Presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, intervenendo sulla bufera che ha investito il mondo del calcio. A sei giorni dal derby dell’Olimpico e dopo il ‘no’ del governo al decreto salva-calcio bis, intanto, che avrebbe permesso alle società di rateizzare in cinque anni i debiti con il fisco, sono finiti sul registro degli indagati anche il presidente della Federcalcio, Franco Carraro, quello del Coni, Gianni Petrucci e il vicepresidente di Lega, Antonio Matarrese, accusati di presunte irregolarità nell’iscrizione delle squadre ai campionati.

 

 

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