RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 83 - Testo della Trasmissione di martedì 23 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Sri Lanka, messaggio congiunto di diversi leader religiosi per esortare tutti i partiti del Paese a rinunciare alla violenza come strumento di lotta politica
Sulla Terra siamo 6 miliardi e 200 milioni: confermato il
rallentamento della crescita demografica
Scioccante
annuncio del capo di Stato maggiore della Marina russa: l’incrociatore nucleare
Pietro il Grande può esplodere da un momento all’altro
La
Cina interrompe i colloqui con gli Stati Uniti sui diritti umani
Condannato
all’ergastolo l’assassino dell’ex ministro degli Esteri svedese Anna Lindh.
23
marzo 2004
MOSTRARE LA LUCE DI CRISTO E LA VIA DELLA PACE
AGLI UOMINI DI OGGI,
CHE
VIVONO IN UN MODO DOMINATO
DALL’OMBRA
DELL’INGIUSTIZIA E DEL SECOLARISMO.
COSI’
IL PAPA ALLE SUORE PALLOTTINE,
RICEVUTE
IN OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
C’è un bisogno autentico di
discepoli che testimonino la luce di Cristo, l’unica capace di “illuminare la
via della pace” in un mondo sul quale grava “l’ombra della povertà,
dell’ingiustizia e del secolarismo”. Ma per mostrare Gesù a chi non lo conosce,
e soprattutto a chi lo cerca, è necessario che i testimoni “contemplino essi
stessi per primi” il suo volto, riaccendendo la fiamma interiore della propria
chiamata. E’ questo il senso del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto
questa mattina, nella Sala Clementina, alle Suore Missionarie dell’Apostolato
Cattolico - più conosciute come Suore Pallottine - ricevute in occasione del
loro 15.mo Capitolo generale.
Il Papa ha preso spunto dal
titolo del Capitolo generale - “Riaccendere il nostro primo amore. Rispondere
ai cambiamenti di oggi” – per invitare le religiose a riscoprire la radice del
loro sì a Dio e del loro servizio ai poveri. Radice, ha osservato, che parla di
gioia e di luce in grado di dissipare “l’oscurità” e di riportare “la speranza
nei cuori dei più emarginati e rifiutati”. Soffermandosi sul servizio apostolico
che l’Istituto pallottino svolge nel mondo, grazie alle oltre 650 religiose e
alle 80 comunità di cui dispone, Giovanni Paolo II ha affermato: “Gli uomini e
le donne che voi incontrate – appartenenti a diverse religioni, culture e
gruppi sociali – che cercano di dare un senso e una dignità alla loro vita, non
possono mai vedere i propri desideri appagati da una qualche vaga religiosità”.
Solo attraverso una “gioiosa fedeltà a Cristo e all’audace annuncio di lui come
Signore” voi potete guidarli a conoscerlo.
“Così facendo, sperimenterete
la piena bellezza e la fruttuosità della vostra vocazione missionaria”, ha
aggiunto il Papa, che ha anche chiesto che la formazione di ciascuna religiosa
sia totalmente “conformata a Cristo e al suo amore per il Padre”. In questo
modo, ha concluso, “non solo continuerete a ‘vedere’ Cristo con gli occhi della
fede, ma renderete la sua presenza effettivamente ‘percepibile’ agli altri,
attraverso l’esempio delle vostre vite”.
**********
UNA RACCOLTA INTENSA DI TESTIMONIANZE DI FEDE,
CORAGGIO E ALTRUISMO: PRESENTATO STAMANI IN SALA STAMPA VATICANA IL VOLUME
“FEDE E MARTIRIO.
LE
CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE NELL’EUROPA DEL NOVECENTO”
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Per non dimenticare: è questa la finalità di “Fede e
martirio. Le Chiese orientali cattoliche nell’Europa del Novecento",
volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana 2003, presentato stamani in Sala
stampa vaticana alla presenza del cardinale Moussa I Daoud, prefetto della
Congregazione per le Chiese orientali, che ha promosso l’iniziativa editoriale.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Una raccolta di testimonianze di fede, di coraggio, di
altruismo: si presenta così l’intenso volume “Fede e Martirio”, che documenta
le vicende di soppressione delle Chiese orientali cattoliche, nel corso del
Novecento. Il libro, che racchiude gli atti di un convegno, ha spiegato il
cardinale Daoud, raccoglie un invito di Giovanni Paolo II, che nella Tertio
Millennio Adveniente esorta le Chiese locali a “non lasciar perire la
memoria di quanti hanno subito il martirio”. La conoscenza della storia è
decisiva per l’identità, ha detto il porporato aggiungendo che “dopo tante
sofferenze, la memoria storica aiuta a ritrovare appieno le radici”. Quindi, ha
spiegato lo spirito che ha animato la redazione di questo volume:
“La pubblicazione non tace i responsabili di tante
sofferenze. Ma non c’è rancore. Malgrado relazioni storicamente difficili, in
molti casi durante il "secolo dei martiri" cattolici orientali e di
altre confessioni hanno saputo soffrire insieme nelle carceri, nei gulag, nei
campi di lavoro forzato. Per riprendere ancora le parole del Papa, abbiamo
ricevuto in dono "l’ecumenismo dei santi, dei martiri, forse il più convincente".
Non c’è rancore, ha tenuto a ribadire, perché “la memoria
dei martiri è sempre purificante”. Testimoni e martiri, infatti, ci “ispirano
nella preghiera, ci spronano nell’apostolato, ci confermano nella fede”. Alla
conferenza stampa, è intervenuto anche il prof. Andrea Riccardi, fondatore
della Comunità di Sant’Egidio, che ha messo l’accento sulla grande intuizione
di Giovanni Paolo II, “per cui la Chiesa del Novecento è tornata ad essere una
Chiesa di martiri”. Proprio questa memoria “porta ad una conoscenza rinnovata
di Dio e della Chiesa”. E qui ha sottolineato il significato profondo per i cristiani
della parola martirio:
“Oggi martire è parola abusata nel nostro linguaggio.
Si parla di martirio in senso laico. Si parla di martirio per i kamikaze
islamisti. Ma lo shahid, il "martire" suicida, è ben diverso dal
martire cristiano. Il martire cristiano non si uccide per uccidere altri. Il
martire cristiano dà la propria vita perché altri non siano uccisi, per non
abbandonare la propria fede, per sostenere gli altri credenti, per amore”.
Soffermandosi, così, sul contenuto del volume, il prof.
Riccardi ha ricordato come “i cattolici orientali sono una specie che la
politica comunista non ammette in nessuna parte dell’impero dell’est”. Il libro
illustra dettagliatamente “il disegno sovietico di far sparire il cattolicesimo
orientale”. Il martirio dei cattolici orientali, ha sottolineato, “si collega
anche alla loro particolare situazione, quella di appartenere a due mondi: il
mondo della tradizione orientale e il mondo della Chiesa cattolica”. Per
questo, ha avvertito, “il martirio dei cattolici orientali come gente che sta
sulla frontiera tra due mondi, è spesso più duro dei latini o degli ortodossi”.
Nell’est europeo, ha affermato ancora, “si deve parlare di un vero martirio di
popolo”. La conferenza stampa ha offerto anche due momenti toccanti con le testimonianze
del vescovo ucraino Pavlo Vasylyk e di mons. Tertulian Ioan Langa, rumeno, che
hanno raccontato le terribili sofferenze patite durante la dominazione del
regime ateo sovietico.
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UDIENZE
E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata,
in successive udienze, il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, e
cinque vescovi ausiliari della Conferenza episcopale australiana, in visita ad
Limina.
Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo della
diocesi di Camden, nel New Jersey, mons. Joseph Anthony Galante, finora vescovo
coadiutore di Dallas. Nato
a Philadelphia nel 1938, mons. Camden ha compiuto gli studi universitari, filosofici e teologici nel
Seminaro “Saint Charles Borromeo” di Overbrook, in Pennsylvania. Dopo
l’ordinazione sacerdotale, ha seguito gli studi in Diritto Canonico presso la
Pontificia Università Lateranense. Tra i vari incarichi ricoperti, il presule è
stato anche sottosegretario presso la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata
e le Società di Vita Apostolica, nella Curia Romana. All’interno della Conferenza
episcopale statunitense, il presule è, tra l’altro, presidente del Comitato per
le Comunicazioni sociali e membro del Comitato per gli Affari giuridici e del
Comitato Ad Hoc per gli abusi sessuali.
Sempre negli Stati Uniti, il
Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di Helena, nel Montana, mons.
George Thomas, finora ausiliare
dell’arcidiocesi di Seattle. Il presule, 54 anni, è originario del Montana.
Dopo gli studi ecclesiastici, ha conseguito un “Masters in Psychology” e una Laurea in Storia. E’ stato cappellano
carcerario e vicario generale di Seattle. A livello nazionale, è impegnato tra
l’altro, all’interno della Conferenza episcopale americana, nella “Campaign for Human Development”.
Giovanni Paolo II ha
accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi statunitense di
Syracuse presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Thomas Joseph Costello.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
situazione in Medio Oriente: Israele non interromperà la strategia delle
“eliminazioni mirate” di terroristi.
Nelle Vaticane, il messaggio di
Giovanni Paolo II al Capitolo Generale delle Suore Missionarie dell’Apostolato
Cattolico.
Un articolo di Giuseppe Bruno
dal titolo “Giornata dei missionari martiri: memoria, preghiera, digiuno”: 24
marzo, promossa dal Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie.
Nelle estere, in Iraq si
susseguono gli episodi di violenza.
Nella pagina culturale, un
articolo di Paolo Miccoli dal titolo “Come si possono accostare mistica e
razionalismo?”: riflessioni a proposito di un recente volume.
Un contributo di Franco Patrono
in merito alla splendida rassegna fiorentina – a Palazzo Strozzi – su
“Botticelli e Filippino”.
Per l’”Osservatore libri” un
approfondito articolo di Agnese Pellegrini sul volume: “Modelli eroici
dall’antichità alla cultura europea”.
Nelle pagine italiane, in
rilievo il decreto “salva-calcio”.
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23
marzo 2004
DOPO L’UCCISIONE DELLO SCEICCO YASSIN
ISRAELE RIBADISCE: CONTINUEREMO A COLPIRE I
TERRORISTI.
HAMAS
ANNUNCIA: ELEGGEREMO PRESTO UN NUOVO LEADER
-
Intervista con Eric Salerno e mons. Silvano Tomasi -
Non si
attenuano gli scontri e la tensione nei territori palestinesi il giorno dopo
l’uccisione del leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, colpito da un razzo
israeliano a Gaza. Il ministro della Difesa israeliano Shaul Mofaz ha ribadito
che lo Stato ebraico persisterà nella propria politica dei cosiddetti 'omicidi selettivi' per
eliminare i terroristi. Hamas annuncia: eleggeremo presto un nuovo capo.
Intanto è allarme rosso in Israele per nuovi possibili attentati. E Al Qaeda
dichiara: il vero nemico sono gli Stati Uniti. Il servizio di Graziano Motta.
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Lo stato di allerta è in vigore in Israele, come pure
all’estero nelle rappresentanze diplomatiche e in istituzioni ebraiche per
prevenire i minacciati attentati terroristici. Provvedimenti che secondo
responsabili della sicurezza resteranno in vigore parecchie settimane. E
d’altra parte è stato rafforzato il blocco dei territori palestinesi, ove nel
primo dei tre giorni di lutto decisi dal governo di Abu Ala, scuole, uffici e
negozi sono chiusi. Il generale Ayalon ha affermato che l’uccisione di Yassin
ha portato un colpo mortale ad Hamas. Anche se a breve questa uccisione rischia
di dare una motivazione ad altri attentati terroristici – ha affermato – a lungo però può contribuire a calmare la
situazione e incoraggiare i responsabili moderati a impedire la creazione nella
Striscia di Gaza di una “Hamas land”. Reazioni e commenti contrastanti
sull’assassinio dello sceicco Yassin spaziano nei quotidiani. A quelli positivi
dei partiti nazionalisti e religiosi israeliani della coalizione di governo,
confortati da un sondaggio di opinione, secondo cui il 60 per cento degli
intervistati considera giusta l’uccisione, si confrontano quelli negativi di un
partito di centro, lo Shinui, che fa parte del governo e dei partiti di
opposizione. Significativa l’opposizione del leader laburista Peres, che ha
parlato di un errore. Una manifestazione di protesta degli arabi di Israele si
svolge a Nazareth. A Gerusalemme, decine di studenti hanno contestato il primo
ministro Sharon in visita all’Università ebraica. Fra le reazioni dei Paesi
arabi, il bombardamento compiuto da guerriglieri libanesi Hezbollah contro una
postazione militare israeliana nella fattoria di Sheba prossima al confine, a
cui ha risposto un raid dell’aviazione israeliana su un villaggio.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Ma
l’assassinio del leader di Hamas è davvero un colpo al terrorismo? Fabio
Colagrande lo ha chiesto ad Eric Salerno, corrispondente a Gerusalemme del
“Messaggero”:
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R. – Nessuno crede che sia veramente un colpo contro il terrorismo, perché qui pochi
ritengono – tranne ovviamente gli israeliani che hanno ordinato l’attacco – che
possa servire a risolvere il problema del terrorismo. Il discorso è un altro,
secondo molti analisti israeliani: Sharon che ha promesso, o quanto meno ha
parlato, di un ritiro unilaterale da Gaza e da una parte della Cisgiordania,
non vuole dare ad Hamas la possibilità di dichiarare vittoria, quando le truppe
israeliane ed i coloni israeliani che sono a Gaza e negli altri insediamenti,
usciranno da Gaza e dalla Cisgiordania per tornare in Israele. Allora Sharon
– almeno questa è l’idea degli analisti – deve far vedere che sta
mettendo in ginocchio completamente, non soltanto Hamas, ma tutte le altre organizzazioni
militari e paramilitari, per sottolineare che Israele non scappa ma prende una
decisione autonoma.
D. – Cosa rappresenta Hamas?
R. – Hamas è un movimento che nasce dai Fratelli musulmani
egiziani. E’ un movimento integralista, cresciuto moltissimo a Gaza
nell’assistenza popolare: hanno infatti scuole, ospedali e cliniche che
raccolgono soldi all’estero – anche negli Stati Uniti – utilizzando buona parte
di questi soldi non per gli attentati – anche se una parte serve sicuramente
per acquistare esplosivi – ma per aiutare la popolazione civile palestinese, soprattutto
a Gaza ma anche in Cisgiordania. C’è da ricordare che nella prima fase, dopo la
nascita di Hamas, Israele ed i Servizi Segreti israeliani hanno sostenuto Hamas
contro Arafat, perché così facendo pensavano di dividere il mondo palestinese e
di sfruttare soprattutto un’organizzazione nuova che avrebbero potuto gestire.
Non sono, però, riusciti a gestire Hamas, ovviamente, e come si è visto Hamas è
molto più violenta di quanto non siano le altre organizzazioni laiche del mondo
palestinese.
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Di terrorismo si sta parlando in questi
giorni anche a Ginevra dove si sta svolgendo la 60ma sessione della Commissione
per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. E’ presente anche mons. Silvano
Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu della
città elvetica. Sergio Centofanti ha raccolto questo suo commento.
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R. – La Comunità internazionale si posiziona contro ogni
forma di violenza e di terrorismo. Il terrorismo deve, però, essere combattuto
all’interno di un quadro legale e questo è importante per quanto riguarda il
coordinamento e la programmazione della legittima difesa che uno Stato deve
avere per i suoi cittadini. Non si devono dimenticare mai questi principi
fondamentali che vengono dal rispetto della legge, della dignità degli altri e
dagli accordi internazionali che sono stati presi. Credo che si debba creare
una nuova mentalità che sia veramente disponibile al dialogo e al rispetto dei
diritti di tutti. Senza questa convinzione è difficile imporre soluzioni che
vengono semplicemente dall’esterno e potranno con la forza, forse, mantenere un
momento di tregua ma poi non riescono a dare una risposta a lungo termine e
porti alla convivenza.
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PER COMBATTERE IL TERRORISMO OCCORRONO NON SOLO
REPRESSIONE
E PREVENZIONE: BISOGNA ANCHE RIMUOVERE LE
CAUSE DI QUESTA PIAGA
E NON
CEDERE ALLA LOGICA DEI TERRORISTI. E’ QUANTO HA DETTO IERI
IL
CARDINALE CAMILLO RUINI APRENDO A ROMA I LAVORI
DEL
CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
- Il
servizio di Ignazio Ingrao -
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Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, ha
suggerito tre ordini di risposte per spezzare la catena dell’odio cominciata
con gli attentati dell’11 settembre del 2001 alla quale si è aggiunto a Madrid
un altro drammatico anello. La prima risposta, ha detto Ruini, consiste nella
preghiera, nella solidarietà con le vittime e nella ferma condanna morale di
tali atti. La seconda risposta deve essere segnata dal rifiuto di entrare nella
logica che ispira il terrorismo: dunque non cedere all’odio e all’intolleranza
nei confronti dei musulmani. Non lasciarsi vincere dalla paura è infine la
terza risposta, suggerita dal cardinale. In concreto questo significa
impegnarsi attivamente nella prevenzione, nella repressione ma anche nella
rimozione delle cause del terrorismo. Dal punto di vista politico, Ruini
auspica un progresso rapido e deciso nella realizzazione dell’Unione Europea e
una rinnovata coesione tra le due sponde dell’Atlantico. “Non meno importante –
ha proseguito il presidente della Cei – è però una solidarietà più larga che
può trovare soltanto nelle Nazioni Unite espressione adeguata e pienamente
autorevole”. L’appello è rivolto alle nazioni islamiche, che hanno il compito
di bonificare il “terreno di coltura” dove si sviluppa il terrorismo, e
all’Occidente chiamato a dare il proprio contributo per spegnere il focolaio
del conflitto arabo-israeliano.
Riforme istituzionali, scuola, rilancio del sistema
economico italiano, politiche per la famiglia sono stati gli altri temi toccati
dal cardinale nella prolusione.
Sostanzialmente positivo il giudizio in merito alla
riforma della scuola, definita “in sintonia con la concezione umanistica dell’educazione
a cui si è sempre ispirato il pensiero cattolico”. Il presidente della Cei ha
chiesto invece “un’urgente e doverosa” politica a favore della famiglia. “La
condizione prima e non sostituibile per il rilancio del ‘sistema Italia’
riguarda il nostro andamento demografico e in concreto un incremento
sostanziale del numero delle nascite”. Il cardinale chiede misure organiche e concrete quali una
ripartizione del carico fiscale che tenga conto del numero dei componenti del
nucleo familiare, una politica della casa, un incremento degli asili nido e
delle scuole materne. Senza dimenticare - ha sottolineato il cardinale - un
approccio al lavoro femminile, nella legislazione ma anche nella mentalità dei
datori di lavoro, capace di coniugare la realizzazione della donna e il suo
contributo allo sviluppo della società con la sua vocazione alla maternità.
Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.
**********
-
Intervista con Claudio Strinati -
L’intera vita di
Paul Klee in una mostra intitolata semplicemente “Paul Klee” fino al 27
giugno, al Complesso del Vittoriano di Roma: il grande pittore svizzero torna
dopo 20 anni di assenza con la più grande retrospettiva a lui dedicata in
Italia. In esposizione opere della fondazione Klee di Berna, della collezione
privata della famiglia, nonché prestiti provenienti da numerose collezioni
pubbliche e private internazionali. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
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(musica)
Era dal 1980 che Klee mancava a Roma: sarà questa importante
retrospettiva di circa 200 opere a riproporre al pubblico l’intero percorso artistico
del pittore svizzero. Si inizia con i lavori di grafica del primo periodo e i
disegni di paesaggi attorno a Monaco e Berna, per poi passare attraverso le
calde tonalità e di colori africani, legati al viaggio in Tunisia, ai dipinti
degli anni della docenza alla “Bauhaus”, famosa scuola tedesca nonché movimento
artistico.
Le composizioni di questi anni, spiega il curatore, Hans
Christoph von Tavel, direttore dell’Istituto svizzero di cultura di Roma, sono
rette da un ordine quasi ineffabile, da un prodigioso senso dell’equilibrio di
forme e colori e popolate da esseri fiabeschi, creature sottomarine, giardini
incantati. Fino ad arrivare alla drammaticità degli ultimi lavori, segnati
dalla malattia e dalla imminenza della morte.
Ed il punto focale della mostra è proprio l’opera definita
il testamento artistico di Klee, l’ultima “Natura morta”. Tre i temi che
possono spiegare l’opera tardiva di Klee, continua von Tavel, sospesa tra
razionalità quasi matematica e dimensione puramente emotiva, e sono la
rappresentazione dell’uomo, il rapporto tra natura e architettura e infine il
senso della morte.
Per Claudio Strinati, soprintendente per il polo museale
romano e membro del comitato scientifico, fondamentale nell’arte di Klee è il
rapporto tra titolo e opera figurativa:
“Nel Novecento nasce questa idea assolutamente nuova, per
cui il titolo di un’opera d’arte viene dato non per spiegare il contenuto, cosa
rappresenta, ma per spiegare che cosa è. Perché c’è una crisi di contenuti,
cioè molti artisti pensano che non sia possibile rappresentare come gli
antichi, però è possibile dare un significato all’opera d’arte. L’opera di
Klee, se la si vede senza conoscere i titoli delle opere, non si comprendono
alcuni aspetti fondamentali. In Klee non è solo la pura figurazione quello che
si deve vedere, ma è quello che dietro all’immagine è percepibile o rintracciabile.
E questo te lo dice il titolo. E’ come un gioco: ma Klee amava il mondo
dell’infanzia, il mondo dei bambini!”.
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23
marzo 2004
IN SRI
LANKA, MESSAGGIO CONGIUNTO DI DIVERSI LEADER RELIGIOSI PER ESORTARE, IN VISTA
DELLE PROSSIME ELEZIONI PARLAMENTARI,
TUTTI
I PARTITI DEL PAESE A RINUNCIARE
ALLA
VIOLENZA COME STRUMENTO DI LOTTA POLITICA
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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COLOMBO.=
“Rinunciate alla violenza e rispettate le regole per una corretta campagna
elettorale in Sri Lanka”. E’ l’appello congiunto di diversi leader religiosi,
rivolto a tutti i partiti del Paese, in vista delle elezioni parlamentari del
prossimo 2 aprile. L’invito è scaturito da una conferenza organizzata nei
giorni scorsi a Colombo dal Congresso delle religioni, un organismo
interreligioso che riunisce rappresentanti buddisti, cristiani, induisti e
islamici. L’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis, si è rivolto
direttamente agli elettori esortandoli a non farsi coinvolgere in scontri tra
fazioni. Preoccupazione per la forte tensione che sta accompagnando la campagna
elettorale è stata espressa, nei giorni scorsi, anche dal vescovo di Ratnapura,
mons. Harold Anthony Perera, che in una dichiarazione ai media ha denunciato,
solo negli ultimi mesi, più di 400 episodi di violenza. In questo complesso
scenario il nuovo governo sarà dunque chiamato a perseguire alcuni obiettivi
prioritari, quali la riforma costituzionale, la ripresa economica e la pace
civile. Da oltre 50 anni lo Sri Lanka, abitato da quasi 19 milioni di persone,
è infatti drammaticamente colpito dal sanguinoso scontro interetnico tra la
comunità dei cingalesi, che costituiscono il 74% della popolazione, e la
minoranza tamil, concentrata nelle regioni settentrionali ed orientali
dell’isola, che raggiunge circa il 13 per cento. La maggioranza della
popolazione, oltre il 70 per cento, è buddista e i cristiani, prevalentemente
cattolici, costituiscono quasi il 7%. (A.L.)
**********
APPELLO
PER UN DIBATTITO POLITICO COSTRUTTIVO DELL’ARCIVESCOVO DI PANAMA
AI CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI
PRESIDENZIALI
PANAMA. = “Lasciate da parte i confronti sterili,
le provocazioni e presentate proposte serie”. E’ questo l’appello
dell’arcivescovo di Panama, mons. José Dimas Cedeño, in vista delle elezioni
presidenziali del prossimo 2 maggio. Il presule sottolinea, inoltre, come “il
dibattito politico sia estremamente importante perché consente agli elettori di
conoscere le proposte dell’una e dell’altra parte”. “Ma i candidati – aggiunge
- non devono mai perdere il controllo e scadere nel linguaggio”. Le prossime
elezioni costituiscono per il Paese del Canale, abitato da oltre 3 milioni di
persone e colpito da una forte
instabilità economica, un appuntamento molto importante. La società panamense è infatti pesantemente investita
da una profonda crisi: disoccupazione, sottoccupazione e povertà affliggono
quasi la metà della popolazione. (A.L.)
IL
VESCOVO DI MONTEIRA, MONS. JULIO
CÉSAR VIDAL,
CHIEDE
L’AIUTO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER PROMUOVERE
IL
PROCESSO DI PACE IN COLOMBIA
BOGOTÀ.=
E’ necessario chiedere alla comunità internazionale il sostegno per promuovere
il processo di pace ed una verifica della cessazione delle ostilità in
Colombia. E’ quanto ha affermato il vescovo di Montería, mons. Julio César
Vidal, partecipando ai colloqui tra i delegati dell’esecutivo di Bogotà e del
movimento armato paramilitare delle ‘Autodifese unite della Colombia’ (Auc).
“Niente – hanno detto i leader delle Auc - si interporrà alla decisione irrevocabile
di ritirare i nostri 15 mila combattenti dallo scenario della guerra ma
dovranno esserci garanzie politiche e giuridiche che ci consentano di
reinserirci nella vita civile”. Da quasi quaranta anni la Colombia, Paese
abitato da oltre 40 milioni di persone, è teatro di un sanguinoso conflitto,
costato la vita ad oltre 300 mila persone. Questo drammatico scontro oppone il
governo, appoggiato dalla milizia paramilitare delle Auc, alle “Forze armate
rivoluzionarie della Colombia” (Farc) e al sedicente “Esercito di liberazione
nazionale” (Eln). (A.L.)
IL
FONDAMENTALE RUOLO DI GIOVANNI PAOLO II NELLA PROMOZIONE DEL DIALOGO TRA L’EST
E L’OVEST AL CENTRO DELLA LETTERA DI FELICITAZIONI INDIRIZZATA AL PONTEFICE DAL
CANCELLIERE TEDESCO, GERARD SCHROEDER, IN OCCASIONE DELL’ASSEGNAZIONE
STRAORDINARIA AL PAPA DEL ‘PREMIO CARLOMAGNO’
- A
cura di Paolo Cappuccio -
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AQUISGRANA.= Il cancelliere tedesco, Gerard Schroeder, ha
espresso in una lettera le proprie felicitazioni in merito all’assegnazione
straordinaria a Giovanni Paolo II del premio Carlomagno della città di
Aquisgrana. La cerimonia si svolgerà domani alle 17.00 in Vaticano. Il
riconoscimento, istituito negli anni 50, viene assegnato a persone ed
istituzioni meritevoli per il processo di unificazione dell’Europa. “Il Papa –
scrive nella sua lettera il premier tedesco - ha il merito straordinario di
avere contribuito all’unificazione pacifica dell’Europa, di aver promosso
instancabilmente i contatti e il dialogo, agendo in modo decisivo da ponte fra
est e ovest”. Schroeder pone inoltre l’accento su due ulteriori temi
particolarmente cari al Pontefice, la situazione delle nazioni dell’est Europa
e i giovani. “La fede che anima i cittadini dei Paesi dell’Est – ha scritto il
cancelliere in merito al prossimo allargamento dell’Unione Europea - ha dato
loro il coraggio e la forza di superare i regimi comunisti e fare difficili
riforme”. Riguardo ai giovani, invece, il premier ha enfatizzato il ruolo della
futura Costituzione europea che deve porsi come base e solido fondamento nel cammino sulla strada della pace e del
benessere. Il messaggio si conclude con l’augurio al Papa di conservare a lungo
quella stessa forza che ha tanto impiegato per il bene dei popoli d’Europa.
**********
TELEGRAMMA
DI CONGRATULAZIONI DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA A MOSCA,
MONS. TADEUSZ KONDRUZIEWICZ,
AL
PRESIDENTE RUSSO VLADIMIR PUTIN PER LA SUA RIELEZIONE
MOSCA.
= “A nome dei russi di fede cattolica, spero che ora verrà riservata una maggiore
attenzione alla libertà religiosa, cosa che senza dubbio contribuirà al
mantenimento della pace e della concordia nella nostra società”. E’ l’auspicio espresso
da mons. Tadeusz Kondruziewicz, arcivescovo metropolita della diocesi della
Madre di Dio e Mosca e presidente della Conferenza episcopale russa, a Vladimir
Putin dopo la sua rielezione alla presidenza della Russia, avvenuta lo scorso
14 marzo. Nel telegramma di congratulazioni al capo dello Stato russo,
l’arcivescovo ha manifestato il desiderio di incontrarlo nel prossimo futuro,
ricordando “l’apertura e la disponibilità” dimostrata nei suoi due incontri in
questi anni con il Papa. (A.L.)
SULLA TERRA SIAMO 6 MILIARDI E
200 MILIONI:
CONFERMATO IL RALLENTAMENTO
DELLA CRESCITA DEMOGRAFICA
WASHINGTON.
= La popolazione mondiale è aumentata dell'1,2 per cento nel 2002 ed ha
raggiunto i 6,2 miliardi con un incremento di 74 milioni di persone rispetto
all’anno precedente. Lo rivela un rapporto dell'ufficio americano del
censimento, confermando il rallentamento della crescita demografica, che aveva
raggiunto il suo record nel 1989-90. Il tasso di natalità è in continuo calo:
2,6 nel 2002 contro il 3,3 nel 1990. Ciò provocherà un forte invecchiamento
della popolazione nel mondo. Nel 2050, secondo lo studio, gli over 65 saranno
tre volte più numerosi di quanto non lo siano ora.
SUI
PROGRESSI TECNOLOGICI, INCENTRATO IL MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE
DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE METEOROLOGICA
PER
L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLA METEOROLOGIA
GINEVRA.
= “Il tempo, il clima e l’acqua nell’era dell’informazione”. E’ il titolo
dell’odierna Giornata mondiale della meteorologia delle Nazioni Unite, istituita
nel 1950. Nel messaggio del segretario generale dell’Organizzazione mondiale
meteorologica, Michael Jarraud, viene sottolineato il ruolo vitale
dell’avanzamento tecnologico per i progressi che si sono registrati nelle
scienze meteorologica, idrologica e geofisica. Questi miglioramenti, a cui si
contrappongono il grave fenomeno dell’inquinamento e gli effetti negativi
prodotti sull’ambiente dall’uomo, costituiscono un importante contributo per la
tutela dell’ambiente. Tali progressi – si legge nel testo - riguardano: una
grande disponibilità di osservazioni non tradizionali come quelle satellitari;
il considerevole progresso nella comprensione delle dinamiche e dei processi
fisici nell’atmosfera; il miglioramento della qualità delle previsioni
meteorologiche e l’accresciuta attendibilità degli studi, a lungo termine, sui
cambiamenti climatici. (A.L.)
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23
marzo 2004
- A cura di Barbara Castelli -
L’incrociatore lanciamissili russo
a propulsione nucleare “Pietro il Grande”, attualmente in panne, “può esplodere
da un momento all’altro”. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della marina,
Vladimir Kuroedov. Il responsabile militare non ha detto dove sia attualmente
la nave, che di solito ha base a Severomorsk, presso Murmansk, sul mare di
Barents, ma ha specificato che l’incrociatore pesante è equipaggiato di un
reattore nucleare. Il servizio di Giuseppe d’Amato.
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E’ il vanto della Marina russa, l’unità che, nell’ultimo
decennio, ha mantenuto in alto l’onore della flotta alla prese con perenni
problemi di bilanci dopo il crollo dell’Urss. L’anno scorso ha ricevuto il
Premio come migliore nave russa. L’incrociatore a propulsione nucleare, Pietro
il Grande, potrebbe saltare in aria da un momento all’altro: questa la
preoccupante comunicazione del capo della Marina, Vladimir Kuroedov, in mattinata all’agenzia Interfax.
La nave è stata parcheggiata per due settimane in riparazione. Il Pietro il
Grande è di solito alla fonda nella base di Severomorsk, non lontano da Murmansk,
nel Mare di Barents. E’ l’incrociatore lancia missili più grande del mondo:
lungo 251 metri, con due reattori nucleari e 727 uomini di equipaggio. Nel 1996
è tornato a solcare i mari, dopo anni di ammodernamento. Un altro disastro,
dopo l’affondamento del sottomarino Kursk nel 2000 e gli incidenti missilistici
alle manovre del mese scorso nell’Oceano Artico, sarebbe un duro colpo alle
forze armate, che il presidente Putin intende riformare e riorganizzare.
Secondo altre versioni, la situazione dell’incrociatore non sarebbe così grave
ma all’interno della Marina russa vi sarebbe una specie di resa di conti in
corso fra alti ufficiali, con tanto di clamore e pubbliche denunce.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Si svolgerà il 7 maggio prossimo
la cerimonia di insediamento del presidente russo Vladimir Putin, rieletto per
un secondo quadrienno al Cremlino lo scorso 14 marzo. Lo ha reso noto oggi il
capo della Commissione elettorale centrale, Aleksandr Veshniakov, ufficializzando
il risultato definitivo del voto. Secondo i dati finali, completati con le
ultime schede degli elettori russi all’estero, Putin ha registrato il 71,3 per
centro dei consensi.
Nelle ultime 24 ore almeno 11 soldati
pakistani hanno perso la vita nel Waziristan del sud, al confine con
l’Afghanistan, dove da giorni infuria la caccia ai miliziani di Al-Qaeda e
dell’ex regime dei Talebani. Un convoglio dell’esercito diretto a Wana, capoluogo
della regione, è stato attaccato ieri con alcuni razzi. 8 militari sono morti
mentre altri 22 sono rimasti feriti. Almeno tre soldati governativi, invece,
hanno perso la vita questa mattina nel corso di un assalto sferrato contro il
loro accampamento, nell’area tribale autonoma del Parachinar.
Non
si spezza la spirale di violenza in Iraq. Due agenti della polizia locale sono
stati uccisi e altri due sono rimasti feriti stamani in un attacco a sud di
Kirkuk, nel Kurdistan. Nel mirino della guerriglia è sempre più spesso la polizia
irachena, accusata di collaborare con le forze di occupazione.
La Cina ha sospeso stamani il
dialogo sui diritti umani con gli Stati Uniti. La presa di posizione fa seguito
alla decisione americana di presentare una risoluzione alla Commissione dell’Onu
che condanni le violazioni di Pechino. Ma perché questa decisione? Ci risponde
il direttore di Asia News, Bernardo Cervellera. L’intervista è di Roberto Piermarini:
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R. - Gli
Stati Uniti hanno ricevuto in questi mesi tantissime pressioni da organizzazioni
umanitarie, come Human Rights Watch, Amnesty International e altre, per fare
pressioni sulla Cina sulla questione dei diritti umani. L’anno scorso
Washington ha sottolineato i progressi compiuti da Pechino; in realtà poi si è
visto che non sono stati compiuti tutti questi passi in avanti. Come sempre,
c’è stata qualche liberazione di dissidente, ma la persecuzione religiosa è
continuata, demolizioni forzate e violenze sulle persone, le pene capitali poi
sono aumentate in modo spropositato, addirittura un deputato cinese ha parlato
di 10 mila condanne a morte ogni anno. Tutto questo, quindi, spinge le
organizzazioni umanitarie a chiedere maggiori garanzie alla Cina, e
naturalmente gli Stati Uniti fanno pressione. In più, direi che c’è un altro aspetto:
i sindacati americani hanno criticato la Cina per il loro modo di trattare gli
operai: con orari di lavoro lunghissimi e con scarso rispetto dei diritti umani.
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Gli ultimi drammatici fatti di
sangue in Kosovo sono stati al centro dell’incontro, oggi a Bruxelles, tra il
primo ministro di Serbia-Montenegro, Vojislav Kostunica, il presidente della
Commissione europea, Romano Prodi, e l’alto rappresentante per la politica
estera e di Difesa comune europea, Javier Solana. L’Unione Europea, infatti,
vuole chiarimenti sulle proposte del premier di Belgrado di procedere ad una
cantonizzazione del Kosovo. Preoccupazione è stata, inoltre, espressa dall’Ue
per le dichiarazioni del presidente kosovaro, Ibrahim Rugova, in difesa
dell’indipendenza.
Dopo il nulla di fatto di
Nicosia, le speranze di vedere l’ingresso di Cipro riunificata nell’Unione
Europea sono riposte nei negoziati di Ginevra. I colloqui si svolgeranno a
partire da domani in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. In caso di
mancato accordo, il segretario dell’Onu, Kofi Annan, apporterà modifiche
arbitrali al suo piano, che sarà sottoposto il 21 aprile prossimo a due
referendum popolari. Se neppure la consultazione elettorale dovesse avere buon
esito, il primo maggio solo la parte greca di Cipro entrerebbe nell’Ue, mentre
quella turca resterebbe fuori.
Mijailo
Mijailovic, il giovane che lo scorso 10 settembre ha barbaramente ucciso l’ex
ministro degli Affari esteri svedese, Anna Lindh, è stato condannato
all’ergastolo. La sentenza è stata pronunciata oggi dal tribunale di Stoccolma.
La
Nigeria si è detta pronta a garantire asilo temporaneo all’ex presidente di
Haiti, Jean Bertrand Aristide, dopo averne ricevuta richiesta dalla comunità
dei Caraibi. Lo ha annunciato il portavoce presidenziale, Oyo, precisando che
il Capo di Stato, costretto ad abbandonare il potere alla fine di febbraio,
potrà rimanere nel Paese africano “qualche settimana”. Aristide ha espresso
l’intenzione di stabilirsi in Sudafrica, ma il presidente Thabo Mbeki non ha
finora raccolto la richiesta.
“Si
può contestare il risultato”, ma le accuse di essere “un presidente
manipolatore di voti è il più grande insulto alla mia integrità”. Con queste parole
il presidente taiwanese, Chen Shiu-bian, ha respinto le accuse di brogli che
gli sono state rivolte per le elezioni presidenziali dello scorso sabato. Il
Capo di Stato ha vinto con un margine di appena lo 0,2%. “Non mi opporrò - ha
aggiunto - ad un pieno ed immediato nuovo conteggio dei voti”.
Proseguono, intanto, a Madrid le
indagini sugli attentati dello scorso 11 marzo, costati la vita a 202 persone.
La polizia spagnola ha arrestato altre quattro persone, che potrebbero essere
in relazione con gli atti terroristici, portando il totale dei fermati a 14. E
mentre c’è attesa per le numerose personalità internazionali che interverranno
domani ai funerali di Stato delle vittime, sul piano politico si discute del
“no” dei socialisti del Psoe al dialogo chiesto dall’Eta. Il commento da Madrid
del corrispondente de “Il Messaggero”, Josto Maffeo:
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R. - Il
Psoe ha più che altro snobbato l’Eta, nel senso che ha altre priorità. In
questo momento, il dialogo con l’Eta non è proprio contemplato: ricordiamoci
che il Psoe appartiene a quel patto delle forze democratiche che ritengono che
con l’Eta l’unico dialogo possibile sia quello di ritirare le armi, metterli in
carcere e processarli. Il dialogo, semmai, si fa con le forze politiche
democratiche, per esempio con un partito nazionalista basco. Già ci sono dei
segni di questo dialogo, che non significa ‘patto’, significa semplicemente che
il “lehendakari” (presidente del governo basco) e Zapatero, per esempio, si
sono sentiti nel momento delle congratulazioni dopo il risultato e questo significa
che si apre una nuova era. Se Aznar non aveva mantenuto aperto alcun canale di
dialogo, Zapatero lo avrà: non certamente con i terroristi dell’Eta. Li hanno
semplicemente snobbati, quindi, perché non sono interlocutori validi: sono
terroristi e basta.
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Eddie
Fenech Adami, per 15 anni primo ministro di Malta, ha annunciato ieri sera le
proprie dimissioni. Il suo successore sarà l’attuale “numero due” del governo
maltese, Lawrence Gonzi, eletto lo scorso 3 marzo leader del partito nazionalista
al governo.
Disastro
ferroviario ieri in Congo. Una trentina di persone hanno perso la vita quando
un vagone di un treno merci, che collegava Pointe-Noire a Brazzaville, si è
staccato dal convoglio ed è finito in dirupo. Tutte le vittime, ha precisato un
responsabile delle ferrovie, erano persone salite clandestinamente sul treno
merci.
La
Microsoft presenterà ricorso alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo, se
verrà confermata la multa di 497 milioni di euro che la Commissione Ue
intenderebbe infliggerle per abuso di posizione dominante. Lo ha annunciato a
New York un portavoce del colosso informatico di Bill Gates, che ha definito la
possibile multa “ingiusta e ingiustificata”.
Allarme bomba oggi in Italia,
all’Iveco di Torino. Una telefonata anonima è giunta al centralino della
fabbrica, annunciando la presenza di sei ordigni all’interno dell’impianto. Le
forze dell’ordine, arrivate subito sul posto, hanno cominciato le ricerche, che
si sono concluse con un nulla di fatto.
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