RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 83 - Testo della Trasmissione di martedì 23 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Mostrare la luce di Cristo e la via della pace agli uomini di oggi che vivono in un mondo dominato dall’ombra dell’ingiustizia e del secolarismo: è quanto ha detto oggi il Papa ricevendo in Vaticano le suore Pallottine.

 

Presentato oggi in Vaticano un libro per non dimenticare la Fede e il Martirio delle Chiese orientali cattoliche nell’Europa del  ‘900.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo l’uccisione dello sceicco Yassin, Israele ribadisce: continueremo a colpire in modo selettivo i terroristi. Hamas annuncia: eleggeremo presto un nuovo leader: ai nostri microfoni Eric Salerno e mons. Silvano Tomasi

 

Il Cardinale Ruini al Consiglio episcopale permanente della Cei: occorre combattere il terrorismo senza cedere alla logica dell’odio.

 

L’intera vita di Paul Klee in una mostra intitolata semplicemente “Paul Klee”, al Complesso del Vittoriano di Roma: ce ne parla Claudio Strinati

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Sri Lanka, messaggio congiunto di diversi leader religiosi per esortare tutti i partiti del Paese a rinunciare alla violenza come strumento di lotta politica
 

Appello per un dibattito politico costruttivo dell’arcivescovo di Panama ai candidati alle prossime elezioni presidenziali

 

Il vescovo di Monteira, mons. Julio Cesar Vidal, chiede l’aiuto della comunità internazionale per promuovere il processo di pace in Colombia

 

Il cancelliere tedesco, Gerard Schroeder, ha espresso in una lettera le proprie felicitazioni in merito all’assegnazione straordinaria a Giovanni Paolo II del premio Carlomagno della città di Aquisgrana: domani in Vaticano la cerimonia

 

Telegramma di congratulazioni dell’arcivescovo metropolita a Mosca, mons. Tadeusz Kondruziewicz, al presidente russo Vladimir Putin per la sua rielezione

 

Sulla Terra siamo 6 miliardi e 200 milioni: confermato il rallentamento della crescita demografica

 

Sui progressi tecnologici, incentrato il messaggio del segretario generale dell’Organizzazione mondiale meteorologica per l’odierna Giornata mondiale della meteorologia

 

24 ORE NEL MONDO:

Scioccante annuncio del capo di Stato maggiore della Marina russa: l’incrociatore nucleare Pietro il Grande può esplodere da un momento all’altro

 

La Cina interrompe i colloqui con gli Stati Uniti sui diritti umani

 

Condannato all’ergastolo l’assassino dell’ex ministro degli Esteri svedese Anna Lindh.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 marzo 2004

 

 

MOSTRARE LA LUCE DI CRISTO E LA VIA DELLA PACE AGLI UOMINI DI OGGI,

CHE VIVONO IN UN MODO DOMINATO

DALL’OMBRA DELL’INGIUSTIZIA E DEL SECOLARISMO.

COSI’ IL PAPA ALLE SUORE PALLOTTINE,

RICEVUTE IN OCCASIONE DEL CAPITOLO GENERALE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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C’è un bisogno autentico di discepoli che testimonino la luce di Cristo, l’unica capace di “illuminare la via della pace” in un mondo sul quale grava “l’ombra della povertà, dell’ingiustizia e del secolarismo”. Ma per mostrare Gesù a chi non lo conosce, e soprattutto a chi lo cerca, è necessario che i testimoni “contemplino essi stessi per primi” il suo volto, riaccendendo la fiamma interiore della propria chiamata. E’ questo il senso del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto questa mattina, nella Sala Clementina, alle Suore Missionarie dell’Apostolato Cattolico - più conosciute come Suore Pallottine - ricevute in occasione del loro 15.mo Capitolo generale.

 

Il Papa ha preso spunto dal titolo del Capitolo generale - “Riaccendere il nostro primo amore. Rispondere ai cambiamenti di oggi” – per invitare le religiose a riscoprire la radice del loro sì a Dio e del loro servizio ai poveri. Radice, ha osservato, che parla di gioia e di luce in grado di dissipare “l’oscurità” e di riportare “la speranza nei cuori dei più emarginati e rifiutati”. Soffermandosi sul servizio apostolico che l’Istituto pallottino svolge nel mondo, grazie alle oltre 650 religiose e alle 80 comunità di cui dispone, Giovanni Paolo II ha affermato: “Gli uomini e le donne che voi incontrate – appartenenti a diverse religioni, culture e gruppi sociali – che cercano di dare un senso e una dignità alla loro vita, non possono mai vedere i propri desideri appagati da una qualche vaga religiosità”. Solo attraverso una “gioiosa fedeltà a Cristo e all’audace annuncio di lui come Signore” voi potete guidarli a conoscerlo.

 

“Così facendo, sperimenterete la piena bellezza e la fruttuosità della vostra vocazione missionaria”, ha aggiunto il Papa, che ha anche chiesto che la formazione di ciascuna religiosa sia totalmente “conformata a Cristo e al suo amore per il Padre”. In questo modo, ha concluso, “non solo continuerete a ‘vedere’ Cristo con gli occhi della fede, ma renderete la sua presenza effettivamente ‘percepibile’ agli altri, attraverso l’esempio delle vostre vite”.

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UNA RACCOLTA INTENSA DI TESTIMONIANZE DI FEDE, CORAGGIO E ALTRUISMO: PRESENTATO STAMANI IN SALA STAMPA VATICANA IL VOLUME “FEDE E MARTIRIO.

LE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE NELL’EUROPA DEL NOVECENTO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Per non dimenticare: è questa la finalità di “Fede e martirio. Le Chiese orientali cattoliche nell’Europa del Novecento", volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana 2003, presentato stamani in Sala stampa vaticana alla presenza del cardinale Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che ha promosso l’iniziativa editoriale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Una raccolta di testimonianze di fede, di coraggio, di altruismo: si presenta così l’intenso volume “Fede e Martirio”, che documenta le vicende di soppressione delle Chiese orientali cattoliche, nel corso del Novecento. Il libro, che racchiude gli atti di un convegno, ha spiegato il cardinale Daoud, raccoglie un invito di Giovanni Paolo II, che nella Tertio Millennio Adveniente esorta le Chiese locali a “non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio”. La conoscenza della storia è decisiva per l’identità, ha detto il porporato aggiungendo che “dopo tante sofferenze, la memoria storica aiuta a ritrovare appieno le radici”. Quindi, ha spiegato lo spirito che ha animato la redazione di questo volume:

 

“La pubblicazione non tace i responsabili di tante sofferenze. Ma non c’è rancore. Malgrado relazioni storicamente difficili, in molti casi durante il "secolo dei martiri" cattolici orientali e di altre confessioni hanno saputo soffrire insieme nelle carceri, nei gulag, nei campi di lavoro forzato. Per riprendere ancora le parole del Papa, abbiamo ricevuto in dono "l’ecumenismo dei santi, dei martiri, forse il più convincente".

 

Non c’è rancore, ha tenuto a ribadire, perché “la memoria dei martiri è sempre purificante”. Testimoni e martiri, infatti, ci “ispirano nella preghiera, ci spronano nell’apostolato, ci confermano nella fede”. Alla conferenza stampa, è intervenuto anche il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ha messo l’accento sulla grande intuizione di Giovanni Paolo II, “per cui la Chiesa del Novecento è tornata ad essere una Chiesa di martiri”. Proprio questa memoria “porta ad una conoscenza rinnovata di Dio e della Chiesa”. E qui ha sottolineato il significato profondo per i cristiani della parola martirio:

 

Oggi martire è parola abusata nel nostro linguaggio. Si parla di martirio in senso laico. Si parla di martirio per i kamikaze islamisti. Ma lo shahid, il "martire" suicida, è ben diverso dal martire cristiano. Il martire cristiano non si uccide per uccidere altri. Il martire cristiano dà la propria vita perché altri non siano uccisi, per non abbandonare la propria fede, per sostenere gli altri credenti, per amore”.

 

Soffermandosi, così, sul contenuto del volume, il prof. Riccardi ha ricordato come “i cattolici orientali sono una specie che la politica comunista non ammette in nessuna parte dell’impero dell’est”. Il libro illustra dettagliatamente “il disegno sovietico di far sparire il cattolicesimo orientale”. Il martirio dei cattolici orientali, ha sottolineato, “si collega anche alla loro particolare situazione, quella di appartenere a due mondi: il mondo della tradizione orientale e il mondo della Chiesa cattolica”. Per questo, ha avvertito, “il martirio dei cattolici orientali come gente che sta sulla frontiera tra due mondi, è spesso più duro dei latini o degli ortodossi”. Nell’est europeo, ha affermato ancora, “si deve parlare di un vero martirio di popolo”. La conferenza stampa ha offerto anche due momenti toccanti con le testimonianze del vescovo ucraino Pavlo Vasylyk e di mons. Tertulian Ioan Langa, rumeno, che hanno raccontato le terribili sofferenze patite durante la dominazione del regime ateo sovietico.

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UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, e cinque vescovi ausiliari della Conferenza episcopale australiana, in visita ad Limina.

 

Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Camden, nel New Jersey, mons. Joseph Anthony Galante, finora vescovo coadiutore di Dallas. Nato a Philadelphia nel 1938, mons. Camden ha compiuto gli studi universitari, filosofici e teologici nel Seminaro “Saint Charles Borromeo” di Overbrook, in Pennsylvania. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha seguito gli studi in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense. Tra i vari incarichi ricoperti, il presule è stato anche sottosegretario presso la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, nella Curia Romana. All’interno della Conferenza episcopale statunitense, il presule è, tra l’altro, presidente del Comitato per le Comunicazioni sociali e membro del Comitato per gli Affari giuridici e del Comitato Ad Hoc per gli abusi sessuali. 

 

Sempre negli Stati Uniti, il Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di Helena, nel Montana, mons. George Thomas, finora ausiliare dell’arcidiocesi di Seattle. Il presule, 54 anni, è originario del Montana. Dopo gli studi ecclesiastici, ha conseguito un “Masters in Psychology” e una Laurea in Storia. E’ stato cappellano carcerario e vicario generale di Seattle. A livello nazionale, è impegnato tra l’altro, all’interno della Conferenza episcopale americana, nella “Campaign for Human Development”.

 

Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della diocesi statunitense di Syracuse presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Thomas Joseph Costello.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina la situazione in Medio Oriente: Israele non interromperà la strategia delle “eliminazioni mirate” di terroristi.

 

Nelle Vaticane, il messaggio di Giovanni Paolo II al Capitolo Generale delle Suore Missionarie dell’Apostolato Cattolico.

Un articolo di Giuseppe Bruno dal titolo “Giornata dei missionari martiri: memoria, preghiera, digiuno”: 24 marzo, promossa dal Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie.

 

Nelle estere, in Iraq si susseguono gli episodi di violenza.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli dal titolo “Come si possono accostare mistica e razionalismo?”: riflessioni a proposito di un recente volume.

 

Un contributo di Franco Patrono in merito alla splendida rassegna fiorentina – a Palazzo Strozzi – su “Botticelli e Filippino”.

Per l’”Osservatore libri” un approfondito articolo di Agnese Pellegrini sul volume: “Modelli eroici dall’antichità alla cultura europea”.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il decreto “salva-calcio”. 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 marzo 2004

 

 

DOPO L’UCCISIONE DELLO SCEICCO YASSIN

 ISRAELE RIBADISCE: CONTINUEREMO A COLPIRE I TERRORISTI.

HAMAS ANNUNCIA: ELEGGEREMO PRESTO UN NUOVO LEADER

- Intervista con Eric Salerno e mons. Silvano Tomasi -

 

Non si attenuano gli scontri e la tensione nei territori palestinesi il giorno dopo l’uccisione del leader di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, colpito da un razzo israeliano a Gaza. Il ministro della Difesa israeliano Shaul Mofaz ha ribadito che lo Stato ebraico persisterà nella propria politica  dei cosiddetti 'omicidi selettivi' per eliminare i terroristi. Hamas annuncia: eleggeremo presto un nuovo capo. Intanto è allarme rosso in Israele per nuovi possibili attentati. E Al Qaeda dichiara: il vero nemico sono gli Stati Uniti. Il servizio di Graziano Motta.

 

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Lo stato di allerta è in vigore in Israele, come pure all’estero nelle rappresentanze diplomatiche e in istituzioni ebraiche per prevenire i minacciati attentati terroristici. Provvedimenti che secondo responsabili della sicurezza resteranno in vigore parecchie settimane. E d’altra parte è stato rafforzato il blocco dei territori palestinesi, ove nel primo dei tre giorni di lutto decisi dal governo di Abu Ala, scuole, uffici e negozi sono chiusi. Il generale Ayalon ha affermato che l’uccisione di Yassin ha portato un colpo mortale ad Hamas. Anche se a breve questa uccisione rischia di dare una motivazione ad altri attentati terroristici – ha affermato – a  lungo però può contribuire a calmare la situazione e incoraggiare i responsabili moderati a impedire la creazione nella Striscia di Gaza di una “Hamas land”. Reazioni e commenti contrastanti sull’assassinio dello sceicco Yassin spaziano nei quotidiani. A quelli positivi dei partiti nazionalisti e religiosi israeliani della coalizione di governo, confortati da un sondaggio di opinione, secondo cui il 60 per cento degli intervistati considera giusta l’uccisione, si confrontano quelli negativi di un partito di centro, lo Shinui, che fa parte del governo e dei partiti di opposizione. Significativa l’opposizione del leader laburista Peres, che ha parlato di un errore. Una manifestazione di protesta degli arabi di Israele si svolge a Nazareth. A Gerusalemme, decine di studenti hanno contestato il primo ministro Sharon in visita all’Università ebraica. Fra le reazioni dei Paesi arabi, il bombardamento compiuto da guerriglieri libanesi Hezbollah contro una postazione militare israeliana nella fattoria di Sheba prossima al confine, a cui ha risposto un raid dell’aviazione israeliana su un villaggio.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma l’assassinio del leader di Hamas è davvero un colpo al terrorismo? Fabio Colagrande lo ha chiesto ad Eric Salerno, corrispondente a Gerusalemme del “Messaggero”:

 

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R. – Nessuno crede che sia veramente un colpo  contro il terrorismo, perché qui pochi ritengono – tranne ovviamente gli israeliani che hanno ordinato l’attacco – che possa servire a risolvere il problema del terrorismo. Il discorso è un altro, secondo molti analisti israeliani: Sharon che ha promesso, o quanto meno ha parlato, di un ritiro unilaterale da Gaza e da una parte della Cisgiordania, non vuole dare ad Hamas la possibilità di dichiarare vittoria, quando le truppe israeliane ed i coloni israeliani che sono a Gaza e negli altri insediamenti, usciranno da Gaza e dalla Cisgiordania per tornare  in Israele. Allora Sharon  – almeno questa è l’idea degli analisti – deve far vedere che sta mettendo in ginocchio completamente, non soltanto Hamas, ma tutte le altre organizzazioni militari e paramilitari, per sottolineare che Israele non scappa ma prende una decisione autonoma.

 

D. – Cosa rappresenta Hamas?

 

R. – Hamas è un movimento che nasce dai Fratelli musulmani egiziani. E’ un movimento integralista, cresciuto moltissimo a Gaza nell’assistenza popolare: hanno infatti scuole, ospedali e cliniche che raccolgono soldi all’estero – anche negli Stati Uniti – utilizzando buona parte di questi soldi non per gli attentati – anche se una parte serve sicuramente per acquistare esplosivi – ma per aiutare la popolazione civile palestinese, soprattutto a Gaza ma anche in Cisgiordania. C’è da ricordare che nella prima fase, dopo la nascita di Hamas, Israele ed i Servizi Segreti israeliani hanno sostenuto Hamas contro Arafat, perché così facendo pensavano di dividere il mondo palestinese e di sfruttare soprattutto un’organizzazione nuova che avrebbero potuto gestire. Non sono, però, riusciti a gestire Hamas, ovviamente, e come si è visto Hamas è molto più violenta di quanto non siano le altre organizzazioni laiche del mondo palestinese.

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         Di terrorismo si sta parlando in questi giorni anche a Ginevra dove si sta svolgendo la 60ma sessione della Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. E’ presente anche mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu della città elvetica. Sergio Centofanti ha raccolto questo suo commento.

 

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R. – La Comunità internazionale si posiziona contro ogni forma di violenza e di terrorismo. Il terrorismo deve, però, essere combattuto all’interno di un quadro legale e questo è importante per quanto riguarda il coordinamento e la programmazione della legittima difesa che uno Stato deve avere per i suoi cittadini. Non si devono dimenticare mai questi principi fondamentali che vengono dal rispetto della legge, della dignità degli altri e dagli accordi internazionali che sono stati presi. Credo che si debba creare una nuova mentalità che sia veramente disponibile al dialogo e al rispetto dei diritti di tutti. Senza questa convinzione è difficile imporre soluzioni che vengono semplicemente dall’esterno e potranno con la forza, forse, mantenere un momento di tregua ma poi non riescono a dare una risposta a lungo termine e porti alla convivenza.

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PER COMBATTERE IL TERRORISMO OCCORRONO NON SOLO REPRESSIONE

 E PREVENZIONE: BISOGNA ANCHE RIMUOVERE LE CAUSE DI QUESTA PIAGA

E NON CEDERE ALLA LOGICA DEI TERRORISTI. E’ QUANTO HA DETTO IERI

IL CARDINALE CAMILLO RUINI APRENDO A ROMA I LAVORI

DEL CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

- Il servizio di Ignazio Ingrao -

 

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Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, ha suggerito tre ordini di risposte per spezzare la catena dell’odio cominciata con gli attentati dell’11 settembre del 2001 alla quale si è aggiunto a Madrid un altro drammatico anello. La prima risposta, ha detto Ruini, consiste nella preghiera, nella solidarietà con le vittime e nella ferma condanna morale di tali atti. La seconda risposta deve essere segnata dal rifiuto di entrare nella logica che ispira il terrorismo: dunque non cedere all’odio e all’intolleranza nei confronti dei musulmani. Non lasciarsi vincere dalla paura è infine la terza risposta, suggerita dal cardinale. In concreto questo significa impegnarsi attivamente nella prevenzione, nella repressione ma anche nella rimozione delle cause del terrorismo. Dal punto di vista politico, Ruini auspica un progresso rapido e deciso nella realizzazione dell’Unione Europea e una rinnovata coesione tra le due sponde dell’Atlantico. “Non meno importante – ha proseguito il presidente della Cei – è però una solidarietà più larga che può trovare soltanto nelle Nazioni Unite espressione adeguata e pienamente autorevole”. L’appello è rivolto alle nazioni islamiche, che hanno il compito di bonificare il “terreno di coltura” dove si sviluppa il terrorismo, e all’Occidente chiamato a dare il proprio contributo per spegnere il focolaio del conflitto arabo-israeliano.

        

Riforme istituzionali, scuola, rilancio del sistema economico italiano, politiche per la famiglia sono stati gli altri temi toccati dal cardinale nella prolusione.

 

Sostanzialmente positivo il giudizio in merito alla riforma della scuola, definita “in sintonia con la concezione umanistica dell’educazione a cui si è sempre ispirato il pensiero cattolico”. Il presidente della Cei ha chiesto invece “un’urgente e doverosa” politica a favore della famiglia. “La condizione prima e non sostituibile per il rilancio del ‘sistema Italia’ riguarda il nostro andamento demografico e in concreto un incremento sostanziale del numero delle nascite”. Il cardinale chiede  misure organiche e concrete quali una ripartizione del carico fiscale che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare, una politica della casa, un incremento degli asili nido e delle scuole materne. Senza dimenticare - ha sottolineato il cardinale - un approccio al lavoro femminile, nella legislazione ma anche nella mentalità dei datori di lavoro, capace di coniugare la realizzazione della donna e il suo contributo allo sviluppo della società con la sua vocazione alla maternità.

 

Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.

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MOSTRA SU PAUL KLEE A ROMA

- Intervista con Claudio Strinati -

 

L’intera  vita  di  Paul Klee in una mostra intitolata semplicemente “Paul Klee” fino al 27 giugno, al Complesso del Vittoriano di Roma: il grande pittore svizzero torna dopo 20 anni di assenza con la più grande retrospettiva a lui dedicata in Italia. In esposizione opere della fondazione Klee di Berna, della collezione privata della famiglia, nonché prestiti provenienti da numerose collezioni pubbliche e private internazionali. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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(musica)

 

Era dal 1980 che Klee mancava a Roma: sarà questa importante retrospettiva di circa 200 opere a riproporre al pubblico l’intero percorso artistico del pittore svizzero. Si inizia con i lavori di grafica del primo periodo e i disegni di paesaggi attorno a Monaco e Berna, per poi passare attraverso le calde tonalità e di colori africani, legati al viaggio in Tunisia, ai dipinti degli anni della docenza alla “Bauhaus”, famosa scuola tedesca nonché movimento artistico.

 

Le composizioni di questi anni, spiega il curatore, Hans Christoph von Tavel, direttore dell’Istituto svizzero di cultura di Roma, sono rette da un ordine quasi ineffabile, da un prodigioso senso dell’equilibrio di forme e colori e popolate da esseri fiabeschi, creature sottomarine, giardini incantati. Fino ad arrivare alla drammaticità degli ultimi lavori, segnati dalla malattia e dalla imminenza della morte.

 

Ed il punto focale della mostra è proprio l’opera definita il testamento artistico di Klee, l’ultima “Natura morta”. Tre i temi che possono spiegare l’opera tardiva di Klee, continua von Tavel, sospesa tra razionalità quasi matematica e dimensione puramente emotiva, e sono la rappresentazione dell’uomo, il rapporto tra natura e architettura e infine il senso della morte.

 

Per Claudio Strinati, soprintendente per il polo museale romano e membro del comitato scientifico, fondamentale nell’arte di Klee è il rapporto tra titolo e opera figurativa:

 

“Nel Novecento nasce questa idea assolutamente nuova, per cui il titolo di un’opera d’arte viene dato non per spiegare il contenuto, cosa rappresenta, ma per spiegare che cosa è. Perché c’è una crisi di contenuti, cioè molti artisti pensano che non sia possibile rappresentare come gli antichi, però è possibile dare un significato all’opera d’arte. L’opera di Klee, se la si vede senza conoscere i titoli delle opere, non si comprendono alcuni aspetti fondamentali. In Klee non è solo la pura figurazione quello che si deve vedere, ma è quello che dietro all’immagine è percepibile o rintracciabile. E questo te lo dice il titolo. E’ come un gioco: ma Klee amava il mondo dell’infanzia, il mondo dei bambini!”.

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CHIESA E SOCIETA’

23 marzo 2004

 

 

IN SRI LANKA, MESSAGGIO CONGIUNTO DI DIVERSI LEADER RELIGIOSI PER ESORTARE, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI PARLAMENTARI,

TUTTI I PARTITI DEL PAESE A RINUNCIARE

ALLA VIOLENZA COME STRUMENTO DI LOTTA POLITICA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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COLOMBO.= “Rinunciate alla violenza e rispettate le regole per una corretta campagna elettorale in Sri Lanka”. E’ l’appello congiunto di diversi leader religiosi, rivolto a tutti i partiti del Paese, in vista delle elezioni parlamentari del prossimo 2 aprile. L’invito è scaturito da una conferenza organizzata nei giorni scorsi a Colombo dal Congresso delle religioni, un organismo interreligioso che riunisce rappresentanti buddisti, cristiani, induisti e islamici. L’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis, si è rivolto direttamente agli elettori esortandoli a non farsi coinvolgere in scontri tra fazioni. Preoccupazione per la forte tensione che sta accompagnando la campagna elettorale è stata espressa, nei giorni scorsi, anche dal vescovo di Ratnapura, mons. Harold Anthony Perera, che in una dichiarazione ai media ha denunciato, solo negli ultimi mesi, più di 400 episodi di violenza. In questo complesso scenario il nuovo governo sarà dunque chiamato a perseguire alcuni obiettivi prioritari, quali la riforma costituzionale, la ripresa economica e la pace civile. Da oltre 50 anni lo Sri Lanka, abitato da quasi 19 milioni di persone, è infatti drammaticamente colpito dal sanguinoso scontro interetnico tra la comunità dei cingalesi, che costituiscono il 74% della popolazione, e la minoranza tamil, concentrata nelle regioni settentrionali ed orientali dell’isola, che raggiunge circa il 13 per cento. La maggioranza della popolazione, oltre il 70 per cento, è buddista e i cristiani, prevalentemente cattolici, costituiscono quasi il 7%. (A.L.)

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APPELLO PER UN DIBATTITO POLITICO COSTRUTTIVO DELL’ARCIVESCOVO DI PANAMA

 AI CANDIDATI ALLE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI

 

PANAMA. = “Lasciate da parte i confronti sterili, le provocazioni e presentate proposte serie”. E’ questo l’appello dell’arcivescovo di Panama, mons. José Dimas Cedeño, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 2 maggio. Il presule sottolinea, inoltre, come “il dibattito politico sia estremamente importante perché consente agli elettori di conoscere le proposte dell’una e dell’altra parte”. “Ma i candidati – aggiunge - non devono mai perdere il controllo e scadere nel linguaggio”. Le prossime elezioni costituiscono per il Paese del Canale, abitato da oltre 3 milioni di persone e colpito da una forte instabilità economica, un appuntamento molto importante. La società panamense è infatti pesantemente investita da una profonda crisi: disoccupazione, sottoccupazione e povertà affliggono quasi la metà della popolazione. (A.L.)

 

 

IL VESCOVO DI MONTEIRA, MONS. JULIO CÉSAR VIDAL,

 CHIEDE L’AIUTO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER PROMUOVERE

IL PROCESSO DI PACE IN COLOMBIA

 

BOGOTÀ.= E’ necessario chiedere alla comunità internazionale il sostegno per promuovere il processo di pace ed una verifica della cessazione delle ostilità in Colombia. E’ quanto ha affermato il vescovo di Montería, mons. Julio César Vidal, partecipando ai colloqui tra i delegati dell’esecutivo di Bogotà e del movimento armato paramilitare delle ‘Autodifese unite della Colombia’ (Auc). “Niente – hanno detto i leader delle Auc - si interporrà alla decisione irrevocabile di ritirare i nostri 15 mila combattenti dallo scenario della guerra ma dovranno esserci garanzie politiche e giuridiche che ci consentano di reinserirci nella vita civile”. Da quasi quaranta anni la Colombia, Paese abitato da oltre 40 milioni di persone, è teatro di un sanguinoso conflitto, costato la vita ad oltre 300 mila persone. Questo drammatico scontro oppone il governo, appoggiato dalla milizia paramilitare delle Auc, alle “Forze armate rivoluzionarie della Colombia” (Farc) e al sedicente “Esercito di liberazione nazionale” (Eln). (A.L.)

 

 

IL FONDAMENTALE RUOLO DI GIOVANNI PAOLO II NELLA PROMOZIONE DEL DIALOGO TRA L’EST E L’OVEST AL CENTRO DELLA LETTERA DI FELICITAZIONI INDIRIZZATA AL PONTEFICE DAL CANCELLIERE TEDESCO, GERARD SCHROEDER, IN OCCASIONE DELL’ASSEGNAZIONE STRAORDINARIA AL PAPA DEL ‘PREMIO CARLOMAGNO’

- A cura di Paolo Cappuccio -

 

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AQUISGRANA.= Il cancelliere tedesco, Gerard Schroeder, ha espresso in una lettera le proprie felicitazioni in merito all’assegnazione straordinaria a Giovanni Paolo II del premio Carlomagno della città di Aquisgrana. La cerimonia si svolgerà domani alle 17.00 in Vaticano. Il riconoscimento, istituito negli anni 50, viene assegnato a persone ed istituzioni meritevoli per il processo di unificazione dell’Europa. “Il Papa – scrive nella sua lettera il premier tedesco - ha il merito straordinario di avere contribuito all’unificazione pacifica dell’Europa, di aver promosso instancabilmente i contatti e il dialogo, agendo in modo decisivo da ponte fra est e ovest”. Schroeder pone inoltre l’accento su due ulteriori temi particolarmente cari al Pontefice, la situazione delle nazioni dell’est Europa e i giovani. “La fede che anima i cittadini dei Paesi dell’Est – ha scritto il cancelliere in merito al prossimo allargamento dell’Unione Europea - ha dato loro il coraggio e la forza di superare i regimi comunisti e fare difficili riforme”. Riguardo ai giovani, invece, il premier ha enfatizzato il ruolo della futura Costituzione europea che deve porsi come base  e solido fondamento nel cammino sulla strada della pace e del benessere. Il messaggio si conclude con l’augurio al Papa di conservare a lungo quella stessa forza che ha tanto impiegato per il bene dei popoli d’Europa.

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TELEGRAMMA DI CONGRATULAZIONI DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA A MOSCA,

MONS. TADEUSZ KONDRUZIEWICZ,

AL PRESIDENTE RUSSO VLADIMIR PUTIN PER LA SUA RIELEZIONE

 

MOSCA. = “A nome dei russi di fede cattolica, spero che ora verrà riservata una maggiore attenzione alla libertà religiosa, cosa che senza dubbio contribuirà al mantenimento della pace e della concordia nella nostra società”. E’ l’auspicio espresso da mons. Tadeusz Kondruziewicz, arcivescovo metropolita della diocesi della Madre di Dio e Mosca e presidente della Conferenza episcopale russa, a Vladimir Putin dopo la sua rielezione alla presidenza della Russia, avvenuta lo scorso 14 marzo. Nel telegramma di congratulazioni al capo dello Stato russo, l’arcivescovo ha manifestato il desiderio di incontrarlo nel prossimo futuro, ricordando “l’apertura e la disponibilità” dimostrata nei suoi due incontri in questi anni con il Papa. (A.L.)

 

 

SULLA TERRA SIAMO 6 MILIARDI E 200 MILIONI:

CONFERMATO IL RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA DEMOGRAFICA

 

WASHINGTON. = La popolazione mondiale è aumentata dell'1,2 per cento nel 2002 ed ha raggiunto i 6,2 miliardi con un incremento di 74 milioni di persone rispetto all’anno precedente. Lo rivela un rapporto dell'ufficio americano del censimento, confermando il rallentamento della crescita demografica, che aveva raggiunto il suo record nel 1989-90. Il tasso di natalità è in continuo calo: 2,6 nel 2002 contro il 3,3 nel 1990. Ciò provocherà un forte invecchiamento della popolazione nel mondo. Nel 2050, secondo lo studio, gli over 65 saranno tre volte più numerosi di quanto non lo siano ora.

 

 

SUI PROGRESSI TECNOLOGICI, INCENTRATO IL MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE METEOROLOGICA

PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLA METEOROLOGIA

 

GINEVRA. = “Il tempo, il clima e l’acqua nell’era dell’informazione”. E’ il titolo dell’odierna Giornata mondiale della meteorologia delle Nazioni Unite, istituita nel 1950. Nel messaggio del segretario generale dell’Organizzazione mondiale meteorologica, Michael Jarraud, viene sottolineato il ruolo vitale dell’avanzamento tecnologico per i progressi che si sono registrati nelle scienze meteorologica, idrologica e geofisica. Questi miglioramenti, a cui si contrappongono il grave fenomeno dell’inquinamento e gli effetti negativi prodotti sull’ambiente dall’uomo, costituiscono un importante contributo per la tutela dell’ambiente. Tali progressi – si legge nel testo - riguardano: una grande disponibilità di osservazioni non tradizionali come quelle satellitari; il considerevole progresso nella comprensione delle dinamiche e dei processi fisici nell’atmosfera; il miglioramento della qualità delle previsioni meteorologiche e l’accresciuta attendibilità degli studi, a lungo termine, sui cambiamenti climatici. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 marzo 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

L’incrociatore lanciamissili russo a propulsione nucleare “Pietro il Grande”, attualmente in panne, “può esplodere da un momento all’altro”. Lo ha detto il capo di Stato maggiore della marina, Vladimir Kuroedov. Il responsabile militare non ha detto dove sia attualmente la nave, che di solito ha base a Severomorsk, presso Murmansk, sul mare di Barents, ma ha specificato che l’incrociatore pesante è equipaggiato di un reattore nucleare. Il servizio di Giuseppe d’Amato.

 

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E’ il vanto della Marina russa, l’unità che, nell’ultimo decennio, ha mantenuto in alto l’onore della flotta alla prese con perenni problemi di bilanci dopo il crollo dell’Urss. L’anno scorso ha ricevuto il Premio come migliore nave russa. L’incrociatore a propulsione nucleare, Pietro il Grande, potrebbe saltare in aria da un momento all’altro: questa la preoccupante comunicazione del capo della Marina, Vladimir Kuroedov, in mattinata all’agenzia Interfax. La nave è stata parcheggiata per due settimane in riparazione. Il Pietro il Grande è di solito alla fonda nella base di Severomorsk, non lontano da Murmansk, nel Mare di Barents. E’ l’incrociatore lancia missili più grande del mondo: lungo 251 metri, con due reattori nucleari e 727 uomini di equipaggio. Nel 1996 è tornato a solcare i mari, dopo anni di ammodernamento. Un altro disastro, dopo l’affondamento del sottomarino Kursk nel 2000 e gli incidenti missilistici alle manovre del mese scorso nell’Oceano Artico, sarebbe un duro colpo alle forze armate, che il presidente Putin intende riformare e riorganizzare. Secondo altre versioni, la situazione dell’incrociatore non sarebbe così grave ma all’interno della Marina russa vi sarebbe una specie di resa di conti in corso fra alti ufficiali, con tanto di clamore e pubbliche denunce.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Si svolgerà il 7 maggio prossimo la cerimonia di insediamento del presidente russo Vladimir Putin, rieletto per un secondo quadrienno al Cremlino lo scorso 14 marzo. Lo ha reso noto oggi il capo della Commissione elettorale centrale, Aleksandr Veshniakov, ufficializzando il risultato definitivo del voto. Secondo i dati finali, completati con le ultime schede degli elettori russi all’estero, Putin ha registrato il 71,3 per centro dei consensi.

Nelle ultime 24 ore almeno 11 soldati pakistani hanno perso la vita nel Waziristan del sud, al confine con l’Afghanistan, dove da giorni infuria la caccia ai miliziani di Al-Qaeda e dell’ex regime dei Talebani. Un convoglio dell’esercito diretto a Wana, capoluogo della regione, è stato attaccato ieri con alcuni razzi. 8 militari sono morti mentre altri 22 sono rimasti feriti. Almeno tre soldati governativi, invece, hanno perso la vita questa mattina nel corso di un assalto sferrato contro il loro accampamento, nell’area tribale autonoma del Parachinar.

 

Non si spezza la spirale di violenza in Iraq. Due agenti della polizia locale sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti stamani in un attacco a sud di Kirkuk, nel Kurdistan. Nel mirino della guerriglia è sempre più spesso la polizia irachena, accusata di collaborare con le forze di occupazione.

 

La Cina ha sospeso stamani il dialogo sui diritti umani con gli Stati Uniti. La presa di posizione fa seguito alla decisione americana di presentare una risoluzione alla Commissione dell’Onu che condanni le violazioni di Pechino. Ma perché questa decisione? Ci risponde il direttore di Asia News, Bernardo Cervellera. L’intervista è di Roberto Piermarini:

 

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R. - Gli Stati Uniti hanno ricevuto in questi mesi tantissime pressioni da organizzazioni umanitarie, come Human Rights Watch, Amnesty International e altre, per fare pressioni sulla Cina sulla questione dei diritti umani. L’anno scorso Washington ha sottolineato i progressi compiuti da Pechino; in realtà poi si è visto che non sono stati compiuti tutti questi passi in avanti. Come sempre, c’è stata qualche liberazione di dissidente, ma la persecuzione religiosa è continuata, demolizioni forzate e violenze sulle persone, le pene capitali poi sono aumentate in modo spropositato, addirittura un deputato cinese ha parlato di 10 mila condanne a morte ogni anno. Tutto questo, quindi, spinge le organizzazioni umanitarie a chiedere maggiori garanzie alla Cina, e naturalmente gli Stati Uniti fanno pressione. In più, direi che c’è un altro aspetto: i sindacati americani hanno criticato la Cina per il loro modo di trattare gli operai: con orari di lavoro lunghissimi e con scarso rispetto dei diritti umani.

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Gli ultimi drammatici fatti di sangue in Kosovo sono stati al centro dell’incontro, oggi a Bruxelles, tra il primo ministro di Serbia-Montenegro, Vojislav Kostunica, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, e l’alto rappresentante per la politica estera e di Difesa comune europea, Javier Solana. L’Unione Europea, infatti, vuole chiarimenti sulle proposte del premier di Belgrado di procedere ad una cantonizzazione del Kosovo. Preoccupazione è stata, inoltre, espressa dall’Ue per le dichiarazioni del presidente kosovaro, Ibrahim Rugova, in difesa dell’indipendenza.

 

Dopo il nulla di fatto di Nicosia, le speranze di vedere l’ingresso di Cipro riunificata nell’Unione Europea sono riposte nei negoziati di Ginevra. I colloqui si svolgeranno a partire da domani in Svizzera, sotto l’egida delle Nazioni Unite. In caso di mancato accordo, il segretario dell’Onu, Kofi Annan, apporterà modifiche arbitrali al suo piano, che sarà sottoposto il 21 aprile prossimo a due referendum popolari. Se neppure la consultazione elettorale dovesse avere buon esito, il primo maggio solo la parte greca di Cipro entrerebbe nell’Ue, mentre quella turca resterebbe fuori.

 

Mijailo Mijailovic, il giovane che lo scorso 10 settembre ha barbaramente ucciso l’ex ministro degli Affari esteri svedese, Anna Lindh, è stato condannato all’ergastolo. La sentenza è stata pronunciata oggi dal tribunale di Stoccolma.

 

La Nigeria si è detta pronta a garantire asilo temporaneo all’ex presidente di Haiti, Jean Bertrand Aristide, dopo averne ricevuta richiesta dalla comunità dei Caraibi. Lo ha annunciato il portavoce presidenziale, Oyo, precisando che il Capo di Stato, costretto ad abbandonare il potere alla fine di febbraio, potrà rimanere nel Paese africano “qualche settimana”. Aristide ha espresso l’intenzione di stabilirsi in Sudafrica, ma il presidente Thabo Mbeki non ha finora raccolto la richiesta.

 

“Si può contestare il risultato”, ma le accuse di essere “un presidente manipolatore di voti è il più grande insulto alla mia integrità”. Con queste parole il presidente taiwanese, Chen Shiu-bian, ha respinto le accuse di brogli che gli sono state rivolte per le elezioni presidenziali dello scorso sabato. Il Capo di Stato ha vinto con un margine di appena lo 0,2%. “Non mi opporrò - ha aggiunto - ad un pieno ed immediato nuovo conteggio dei voti”.

 

Proseguono, intanto, a Madrid le indagini sugli attentati dello scorso 11 marzo, costati la vita a 202 persone. La polizia spagnola ha arrestato altre quattro persone, che potrebbero essere in relazione con gli atti terroristici, portando il totale dei fermati a 14. E mentre c’è attesa per le numerose personalità internazionali che interverranno domani ai funerali di Stato delle vittime, sul piano politico si discute del “no” dei socialisti del Psoe al dialogo chiesto dall’Eta. Il commento da Madrid del corrispondente de “Il Messaggero”, Josto Maffeo:

 

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R. - Il Psoe ha più che altro snobbato l’Eta, nel senso che ha altre priorità. In questo momento, il dialogo con l’Eta non è proprio contemplato: ricordiamoci che il Psoe appartiene a quel patto delle forze democratiche che ritengono che con l’Eta l’unico dialogo possibile sia quello di ritirare le armi, metterli in carcere e processarli. Il dialogo, semmai, si fa con le forze politiche democratiche, per esempio con un partito nazionalista basco. Già ci sono dei segni di questo dialogo, che non significa ‘patto’, significa semplicemente che il “lehendakari” (presidente del governo basco) e Zapatero, per esempio, si sono sentiti nel momento delle congratulazioni dopo il risultato e questo significa che si apre una nuova era. Se Aznar non aveva mantenuto aperto alcun canale di dialogo, Zapatero lo avrà: non certamente con i terroristi dell’Eta. Li hanno semplicemente snobbati, quindi, perché non sono interlocutori validi: sono terroristi e basta.

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Eddie Fenech Adami, per 15 anni primo ministro di Malta, ha annunciato ieri sera le proprie dimissioni. Il suo successore sarà l’attuale “numero due” del governo maltese, Lawrence Gonzi, eletto lo scorso 3 marzo leader del partito nazionalista al governo.

 

Disastro ferroviario ieri in Congo. Una trentina di persone hanno perso la vita quando un vagone di un treno merci, che collegava Pointe-Noire a Brazzaville, si è staccato dal convoglio ed è finito in dirupo. Tutte le vittime, ha precisato un responsabile delle ferrovie, erano persone salite clandestinamente sul treno merci.

 

La Microsoft presenterà ricorso alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo, se verrà confermata la multa di 497 milioni di euro che la Commissione Ue intenderebbe infliggerle per abuso di posizione dominante. Lo ha annunciato a New York un portavoce del colosso informatico di Bill Gates, che ha definito la possibile multa “ingiusta e ingiustificata”.

 

Allarme bomba oggi in Italia, all’Iveco di Torino. Una telefonata anonima è giunta al centralino della fabbrica, annunciando la presenza di sei ordigni all’interno dell’impianto. Le forze dell’ordine, arrivate subito sul posto, hanno cominciato le ricerche, che si sono concluse con un nulla di fatto.

 

 

 

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