RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 80 - Testo della Trasmissione di sabato 20 marzo 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Pulizia
etnica e stupri di massa in Darfur nel Sudan occidentale
Inaugurata
a Genova la mostra dedicata all’età’ di Rubens
Chen
Shui-bian, ferito ieri in un attentato, ha vinto le elezioni presidenziali a
Taiwan
Il Salvador domani al voto per le elezioni
presidenziali
Creata la figura del coordinatore per le strategie
anti-terrorismo dell’Unione Europea
20
marzo 2004
DINANZI ALL’INDISCUTIBILE DIGNITA’ UMANA DEI
PAZIENTI IN STATO VEGETATIVO,
LA COMUNITA’ SCIENTIFICA E’ MORALMENTE
OBBLIGATA A NON FAR MANCARE
LE CURE NORMALI DOVUTE IN SIMILI CASI: LO HA
SOTTOLINEATO IL PAPA
INCONTRANDO I PARTECIPANTI AL CONGRESSO
INTERNAZIONALE
SULLA VITA VEGETATIVA
“L’abbandono o l’interruzione
delle cure minimali” ai pazienti in stato vegetativo, comprese alimentazione e
idratazione, finiscono per “configurarsi come una vera e propria eutanasia per
omissione”. Così Giovanni Paolo II ricevendo in Vaticano i partecipanti al
Congresso Internazionale sulla Vita Vegetativa. Il convegno, organizzato dalla Federazione
Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC) e dalla
Pontificia Accademia per la Vita, sul tema “I trattamenti di sostegno vitale e
lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi etici”, si è concluso oggi
presso l’Istituto Patristico Augustinianum. Il servizio di Barbara Castelli.
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“La valutazione delle
probabilità non può giustificare eticamente l’abbandono o l’interruzione delle
cure minimali al paziente, comprese alimentazione ed idratazione. La morte per
fame e per sete, quindi, finisce per configurarsi come una vera e propria
eutanasia per omissione”. Nel suo discorso ai partecipanti al Congresso
Internazionale sulla Vita Vegetativa, Giovanni Paolo II torna a parlare di un
tema delicato e attuale. Citando l’Enciclica Evangelium Vitae,
chiarisce: “per eutanasia in senso vero e proprio si deve intendere un’azione o
un’omissione che di natura sua e nelle intenzioni procura la morte, allo scopo
di eliminare ogni dolore”. Dinanzi a questa “grave violazione della Legge di
Dio”, il Pontefice ricorda ai medici che “la somministrazione di acqua e cibo”,
anche per vie artificiali, rappresenta sempre un “mezzo naturale di conservazione
della vita, non un atto medico” e, quindi, “moralmente obbligatorio”.
Nel documento, denso e
attento, Giovanni Paolo II non manca di far riferimento anche “alle pressioni
di carattere psicologico, sociale ed economico”. “Nessuna valutazione di costi
- scrive - può prevalere sul valore del fondamentale bene che si cerca di proteggere,
la vita umana”. La ricerca scientifica, infatti, non può “escludere a priori”
che la sottrazione di acqua e cibo ai pazienti in stato vegetativo permanente,
vale a dire quanti sono in stato di coma da oltre un anno, “sia causa di grandi
sofferenze per il soggetto malato”. La comunità scientifica, quindi, non deve
mai dimenticare che i malati prima di tutto sono persone, con “la loro dignità
umana”.
“Un
uomo anche se gravemente malato o impedito nell’esercizio delle sue funzioni
più alte, è e sarà sempre un uomo, mai diventerà un ‘vegetale’ o un ‘animale’”.
In questo senso, aggiunge, va
rilevato come il termine “vegetale”, “pur confinato nell’ambito clinico, non
sia certamente il più felice in riferimento a soggetti umani”.
Il pensiero del Papa raggiunge
anche quelle famiglie che “hanno avuto un loro caro colpito da questa terribile
condizione clinica”. Invitando tutti a non abbandonarle con il “loro pesante carico
umano, psicologico e economico”, Giovanni Paolo II indica nel discorso alcune
iniziative concrete che la società dovrebbe provvedere a realizzare: “la creazione
di una rete capillare di unità di risveglio”; “il sostegno economico e
l’assistenza domiciliare alle famiglie”; e ancora, “la creazione di strutture
di accoglienza per i casi in cui non vi sia una famiglia in grado di fare
fronte al problema”.
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DOMANI IN PIAZZA SAN PIETRO IL
PAPA PROCLAMA 4 NUOVI BEATI
CHE HANNO VISSUTO IN MODI DIVERSI
LA FEDE IN CRISTO: DALLA CONTEMPLAZIONE
ALLA VITA SPESA PER I POVERI E CON I
POVERI
Domani mattina alle 10.00 in Piazza San Pietro il Papa
proclamerà 4 nuovi beati. Con queste beatificazioni salgono a 1331 i beati
proclamati da Giovanni Paolo II nei suoi oltre 25 anni di Pontificato. I santi
sono 477. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Si
tratta di tre religiose e di un sacerdote, vissuti tra la fine del 1800 e
l’inizio del 1900. La spagnola Matilde Tellez Robles, fondatrice della Congregazione
delle Figlie di Maria Madre della Chiesa, e la carmelitana scalza calabrese
Maria Candida dell’Eucaristia
perseverarono nell’amore nonostante le incomprensioni e le persecuzioni
grazie ad un’intensa preghiera davanti all’Eucaristia. Piedad de la Cruz Ortiz
Real, spagnola, fondatrice delle Suore Salesiane del Sacro Cuore di Gesù, volle
invece portare la croce dei più poveri, vivendo per loro e come loro, per
mostrare con i gesti concreti la misericordia di Gesù. Infine don Luigi
Talamoni, nato a Monza, fondatore delle Suore Misericordine, ha speso la sua
vita tra il confessionale e l’attività politica in favore degli esclusi così
come ci dice il postulatore padre Francesco Riboldi al microfono di Giovanni
Peduto.
R. - Dalla Confessione stessa capì che certi ceti sociali,
i ceti più poveri, erano stati abbandonati e dimenticati dallo Stato:
ricordiamo che Monza e Milano passarono in quell’epoca dall’Impero
austro-ungarico al Regno d’Italia. Allora, avendo lui riscosso una fiducia tale
nei cittadini monzesi che lo avevano eletto, e allora si poteva, nella lista
elettorale, per 30 anni fece il consigliere del Municipio comunale. Questo
incarico gli è servito per poter rivendicare i diritti dei poveri, la
possibilità per gli infermi di essere curati. Recentemente, il cardinale di
Milano, Dionigi Tettamanzi, ha detto che la carità politica è stata vissuta da
Talamoni come esempio per coloro che oggi vogliano inserirsi, oltre che come
sacerdoti nella vita spirituale, anche nella vita politica.
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PROSEGUONO
GLI INCONTRI DEL PAPA CON I FEDELI DELLE PARROCCHIE ROMANE.
OGGI
POMERIGGIO, NELL’AULA PAOLO VI IN VATICANO, LA MESSA PER LE COMUNITA’
DI SAN
MASSIMILIANO KOLBE AL PRENESTINO, SAN PATRIZIO,
SANTA
MARGHERITA MARIA ALACOQUE E SANTA MARIA MEDIATRICE
-
Intervista con il parroco, don Tomasz Porzycki -
Proseguono
gli incontri del Papa con le comunità parrocchiali di Roma. Oggi pomeriggio,
nell’Aula Paolo VI, il Pontefice presiederà la Santa Messa per i fedeli di San
Massimiliano Kolbe al Prenestino, di San Patrizio, di Santa Margherita Maria
Alacoque e di Santa Maria Mediatrice. Con l’odierna celebrazione, che la nostra
emittente trasmetterà con radiocronaca diretta, a partire dalle 18.00, con
commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza
di 105 MHz, saliranno a 314 le comunità che Giovanni Paolo II ha incontrato
finora. Ma sulla realtà in cui è immersa la parrocchia di Santa Maria
Mediatrice, che come le altre tre è situata in un’area della capitale piuttosto
disagiata, ascoltiamo al microfono di Dorotea Gambardella, il parroco don
Tomasz Porzycki.
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R. – La nostra parrocchia è una delle più piccole di Roma,
conta più o meno 600 famiglie, la maggioranza delle quali formate da persone
anziane, spesso sole. Questo crea qualche problema nel venire in Chiesa, perché
le strade del nostro quartiere sono brutte e la gente che non usa mezzi propri
trova molte difficoltà nel raggiungere la Chiesa. Nella nostra parrocchia,
inoltre, ospitiamo anche gruppi di immigrati. Già da qualche anno i latino-americani
sono abituati a venire a Messa guidati dai padri Scalabriniani. E adesso noi
polacchi abbiamo aperto la nostra Chiesa anche alla comunità polacca ed ogni
domenica celebriamo la Messa in polacco.
D. – Che significato riveste l’incontro con il Papa per la
vostra parrocchia, in particolare per la comunità polacca?
R. – Noi polacchi, qui a Roma, ci sentiamo particolarmente
responsabili e desideriamo che l’insegnamento del Papa si faccia vivo nei
nostri cuori, ma soprattutto nelle nostre parrocchie e attività. Inoltre,
l’incontro con il Santo Padre sarà molto utile per riunire la parrocchia,
purtroppo divisa in due quartieri. La gente non si conosce, ma a quest’incontro
andremo finalmente tutt’insieme.
D. – Lei prima parlava della volontà, del desiderio di
mettere in pratica gli insegnamenti del Papa. Tra essi vi è, ad esempio,
l’invito alle parrocchie di rendersi “famiglia di famiglie”…
R. – La nostra solidarietà è diretta soprattutto verso gli
stranieri che vivono vicino a noi. Per loro avere un luogo dove incontrarsi è
particolarmente importante: è un modo per sentirsi in famiglia. In tal modo, si
avvicinano di più alla Chiesa che ha aperto loro le sue porte, quasi
considerandola la loro famiglia.
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LE
ALTRE UDIENZE
Nel corso della mattina il Papa ha incontrato anche alcuni
presuli della Conferenza Episcopale
australiana, in visita ad Limina, Frere Roger, di Taizé e il card.
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
RINUNCE
E NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
arcivescovo di Matera-Irsina (Italia) mons. Salvatore Ligorio, finora vescovo
di Tricarico; mons. Ligorio è nato a Grottaglie, arcidiocesi e
provincia di Taranto, il 13 ottobre 1948, è stato ordinato sacerdote il 13
luglio 1972 e ha ricevuto la consacrazione episcopale l’11 febbraio del 1998.
Il Papa ha quindi nominato vescovo di Chiavari
(Italia) mons. Alberto Tanasini, finora vescovo titolare di Suelli ed ausiliare
dell’arcidiocesi di Genova. Mons.
Alberto Tanasini è nato a Ravenna il 6 agosto 1945. Ordinato sacerdote a Genova
il 1° marzo 1969, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 14 settembre del
1996.
Il Santo Padre ha nominato
vescovo di Tricarico (Italia) mons. Vincenzo Carmine Orofino, vicario generale della diocesi di
Tursi-Lagonegro; mons. Vincenzo
Carmine Orofino è nato a S. Severino Lucano, diocesi di Tursi-Lagonegro, l’8
luglio 1953 e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 4 ottobre 1980.
Il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di
Ventimiglia-San Remo (Italia), presentata da mons. Giacomo Barbino, per
raggiunti limiti di età e ha nominato vescovo della medesima diocesi mons.
Alberto Maria Careggio, finora vescovo di Chiavari. Mons. Careggio è nato a Mazzé (Torino) il 7 Novembre 1937. Ordinato sacerdote il 26 Giugno 1966 per la
diocesi di Aosta, ha ricevuto la consacrazione
episcopale il 24 settembre del 1995.
Infine il Pontefice ha
nominato Legato Pontificio per la solenne chiusura del prossimo incontro dei
cattolici dell’Europa centrale (“Mitteleuropäischer Katholikentag 2003/2004”)
il cardinale segretario di Stato Angelo
Sodano. Tale celebrazione avrà luogo presso il Santuario di Mariazell (Austria)
il 22 ed il 23 maggio 2004.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Un uomo, anche se gravemente
malato o impedito, è e sarà sempre un uomo, mai un “vegetale”: è il titolo che
apre la prima pagina, in riferimento al discorso del Papa ai partecipanti al
Congresso internazionale promosso dalla Federazione delle Associazioni dei
Medici Cattolici e dalla Pontificia Accademia per la Vita.
Sempre in prima, in rilievo
l’Iraq, ad un anno dall’intervento armato. Il titolo all’articolo è “20 marzo
2003-2004: un anelito di pace tra guerra e terrorismo”.
Allegato al giornale un tabloid
in occasione della proclamazione, domani, di quattro nuovi Beati.
Nelle vaticane, un intervento
del cardinale Renato Raffaele Martino dal titolo “I diritti della persona nella
prospettiva del Magistero”.
Nelle estere, un documento dei
vescovi della Toscana sul tema: “Il ruolo della cultura e della politica nella
lotta al terrorismo”.
Sudan: l’Onu denuncia il
pericolo di un genocidio nel Darfur.
Nella pagina culturale, un
approfondito contributo di Marco Testi in merito all’opera “Lirismi”: la
riscoperta degli scritti giovanili di Giorgio Vigolo in un volume delle
Edizioni della Cometa.
Nelle pagine italiane, in
rilievo la manifestazione a Roma contro la guerra in Iraq.
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20
marzo 2004
MANIFESTAZIONI PER LA PACE, DICHIARAZIONI
POLITICHE MA ANCORA VIOLENZE
IN IRAQ: TUTTO QUESTO HA ACCOMPAGNATO
L’ANNIVERSARIO
DELLA GUERRA CONTRO SADDAM HUSSEIN,
SCOPPIATA NELLA NOTTE TRA IL 19 E IL 20 MARZO DI
UN ANNO FA
- Servizio di Fausta Speranza -
Manifestazioni per la pace,
dichiarazioni politiche ma ancora violenze in Iraq. Tutto questo ha
accompagnato il primo anniversario della guerra contro Saddam Hussein. Questa
mattina un civile è stato ucciso e altri quattro feriti in un attacco a colpi
di mortaio contro una sede dell'Unione patriottica del Kurdistan, Upk, a Mosul,
nel nord dell'Iraq. Nelle ore precedenti, varie esplosioni sono avvenute nella
capitale Baghdad.
Nella notte tra il 19 e il 20 marzo di un anno fa iniziava
il conflitto dichiarato chiuso il primo maggio seguente, con la dichiarazione
di vittoria del presidente degli Stati Uniti, G. W. Bush. Ma dal giorno della
simbolica deposizione della statua di Saddam Hussein la guerriglia non ha
risparmiato vite umane neppure tra gli operatori delle Nazioni Unite e della
Croce Rossa Internazionale. Fino ad oggi hanno perso la vita oltre 560 militari
statunitensi e oltre 100 militari della coalizione, 150 operatori delle
organizzazioni internazionali e circa 13.000 iracheni. Una cifra, quest’ultima,
più controversa e forse non abbastanza ricordata.
Un anno fa, subito dopo le prime
bombe, il Papa, all’Angelus di domenica 22 marzo, pronunciava parole accorate
in difesa della pace:
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Quando la guerra, come in questi giorni in Iraq, minaccia
le sorti dell’uma-nità, è ancora più urgente proclamare, con voce forte e
decisa, che solo la pace è la strada per costruire una società più giusta e
solidale. Mai la violenza e le armi possono risolvere i problemi degli uomini.
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Di “fallimento della guerra come
strumento per risolvere i conflitti” parla oggi il presidente della Commissione
europea, Prodi, che, in una lettera al quotidiano La Repubblica, sottolinea la
“necessità di riflettere con più coraggio sul ruolo dell'Onu e sulla sua
riforma''. “Non si può permettere in nessun modo – spiega Prodi – la
delegittimazione di questo insostituibile strumento per prevenire e risolvere i
conflitti e per salvaguardare un ordine internazionale pacifico”. Per poi affermare senza mezzi termini: “la
lotta al terrorismo non può giustificare la guerra”.
Sottrarre alle armi il ruolo di
garanti dell’equilibrio tra popoli è proprio quanto muove tutti coloro che
partecipano alle manifestazioni in favore della pace. In Asia già si sono
svolte e dalle prossime ore si svolgeranno negli Stati Uniti e in molti Paesi
europei. Particolare sembra la mobilitazione nella Spagna così provata dalle
recenti stragi e proiettata con il futuro nuovo governo a scelte diverse in
Iraq: sono previsti tra pomeriggio e sera una cinquantina di cortei in tutte le
principali città.
In particolare in Italia le
manifestazioni hanno innescato infinite discussioni sulla possibilità o meno di
una pace “senza se e senza ma”. Ascoltiamo Flavio Lotti, coordinatore della
Tavola della pace:
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La richiesta principale che noi
avanziamo al governo italiano è di cambiare strada. Continuare così con il
sostegno all’occupazione militare americana in Iraq è profondamente sbagliato.
Noi non proponiamo un disimpegno dell’Italia ma un diverso e maggiore impegno.
L’unica vera strada concreta per poter aiutare il popolo iracheno è quello di
far rientrare immediatamente l’Organizzazione delle Nazioni Unite per consentire
così una transizione il più pacifica e rapida possibile. Noi abbiamo bisogno di
investire più nella cooperazione, nel negoziato politico e non
nell’unilateralismo.
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Un anno fa non era mancata
affatto la presa di posizione delle società civili: con imponenti
manifestazioni di piazza, ordinatamente, in così tante capitali del mondo si chiedeva
quello che non è stato: soluzioni diverse da un attacco militare in Iraq. E
l’attacco veniva giustificato in larga misura dai rischi rappresentati dalle
armi di distruzione di massa del dittatore Saddam. Armi che non sono state
trovate, che hanno innescato polemiche interne ai Paesi su presunte bugie dei
governanti e di cui torna a parlare oggi il capo degli ispettori delle Nazioni Unite
in Iraq, Hans Blix:
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POLITICS HAS A TENDENCY …
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“La politica ha la tendenza a
giocare d’azzardo, e ci ritroviamo a prendere delle decisioni senza avere il
100 per cento delle informazioni a disposizione. È difficile che i servizi
segreti ne abbiano più del 90 per cento, ma specialmente in una situazione come
questa – se hai già deciso prima di entrare in guerra – allora hai l’obbligo di
esaminare criticamente tutte le prove che hai a disposizione. Credo, purtroppo,
che non sia stato fatto. Non avevamo trovato prove delle armi di distruzione di
massa prima che la guerra iniziasse, ed un anno dopo sappiamo che l’Iraq non ne
aveva per niente. La guerra contro l’Iraq si è dunque rivelata una brillante
operazione militare, basata su una diagnosi falsa”.
Un appello all’unità contro il
terrorismo è venuto dal presidente degli Stati Uniti. Bush, nel discorso
pronunciato, un anno dopo l’attacco all’Iraq, ha detto che “nei confronti del
terrorismo, non c'è neutralità perché non ci può essere neutralità tra il bene
e il male, la libertà e la schiavitù”.
Bush ha aggiunto che “le
divisioni del passato sulla guerra sono superate”. Queste parole, però,
riecheggiano proprio mentre si denunciano dissensi all’inter-no della coalizione
all'opera in Iraq. Le truppe della Corea del Sud hanno tenuto in sospeso alcune
operazioni difendendo un impegno esclusivamente a servizio della ricostruzione
e non di operazioni militari. Ci sono poi le posizioni del futuro governo
spagnolo che mettono se non altro in discussione scadenze e prospettive,
rivendicando ancora una volta il ruolo dell’Onu.
In ogni caso, in molti,
all’interno dei più diversi schieramenti politici sottolineano l’importanza di
non abbandonare l’Iraq in un momento delicatissimo. Ma cosa ha portato la
guerra agli iracheni? Ascoltiamo nell’intervista di Sergio Centofanti, il vescovo
ausiliare di Baghdad dei Caldei, mons. Shlemon Warduni:
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R. – Da una parte ha portato la
libertà, però questa libertà ci ha causato anche tanti mali perché è una
libertà senza ordine, senza legge: vince la legge della giungla. Abbiamo avuto
tante disgrazie, tanti sequestri di persona, avete visto in questi giorni il
terrorismo cosa fa: è una grande sciagura. La guerra causa tantissimi problemi,
non ne risolve nessuno e per questo beati veramente quelli che fanno la pace,
perché quelli saranno chiamati Figli di Dio. Poi, ringraziamo tutti quelli che
pregano per noi. Ho sentito che oggi ci sarà una grande manifestazione a Roma,
abbiamo voluto aggiungere la nostra voce a quella dei manifestanti dicendo, insieme
al Papa: ‘Mai più la guerra, mai più violenza, mai più terrorismo!’.
D. – Per voi, le forze della
coalizione devono restare, per il momento, in Iraq?
R. – Certamente, perché se vanno
via proprio in questo momento, ci sarà un grande caos. Sono necessarie, per il
momento. La Spagna dice di voler ritirare le proprie truppe: ma è necessario
studiare bene la questione, tenendo conto della situazione presente, perché
adesso non abbiamo la sicurezza, non abbiamo la legge e come è possibile lasciare
una nazione in queste condizioni? Quindi, devono cooperare per mettere ordine e
un governo stabile, e poi, poco per volta, uscire dall’Iraq.
D. – Chiedete il coinvolgimento
dell’Onu?
R. – Sì, sarebbe una cosa bella,
perché l’Onu non parteggia per una parte o per l’altra.
D. – La minoranza cattolica del
Paese teme l’insorgere di un integralismo islamico in Iraq?
R. – Non solo noi temiamo
questo, ma tutto il mondo credo che abbia paura di questo, perché c’è
l’esperienza di tante nazioni dove c’è fanatismo e dove non c’è libertà.
Quindi, noi preghiamo che questo non avvenga, però dobbiamo essere cauti. Comunque,
noi guardiamo al futuro con grande fiducia nel Signore: quando avremo una
Nazione libera, democratica, in cui possano vivere in armonia le diverse religioni
ed etnie. Allora potremo vivere in pace!
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani,
quarta Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone con la parabola del Figlio
prodigo il tema della misericordia di Dio. Il Padre – racconta Gesù nella
parabola – corre commosso verso il figlio, che ritorna a casa dopo aver dilapidato
i suoi averi con le prostitute, lo abbraccia e dice: “Facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato”. Parole che però non piacciono al fratello maggiore. Ascoltiamo il
commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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In
questo gioiello della narrativa di Cristo, noi vediamo un padre che ha due
figli, ma che di fatto sono due servi e perciò non riescono a riconoscersi come
fratelli. Il giovane sperimenta il padre come padrone e per questo se ne va per
conto suo per gestire la vita secondo il proprio volere. Quando finisce
nell’umiliazione, decide di tornare e vorrebbe essere ancora come un servo. Ma
il padre lo soffoca con un abbraccio d’amore e la vita cambia in festa. Torna
il maggiore che ha una mentalità da servo: non percepisce la gioia del padre e
non sente come suo fratello quel figlio ritrovato. Lui non sa che vuol dire
essere figlio e fratello e che vuol dire essere liberi a casa del padre. Quando
noi cristiani comprenderemo la parola del Padre che ci dice: ‘Tu sei sempre con
me e tutto ciò che è mio è tuo’, qualcosa di grande succederà nel mondo.
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20
marzo 2004
LA PENITENZIERIA APOSTOLICA ORGANIZZA, DAL 22 AL
27 MARZO,
UN
CORSO SUL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE,
CHE
TRATTERA’ DEGLI ASPETTI PIU’ IMPORTANTI E DELICATI DEL FORO INTERNO
CITTA’ DEL VATICANO. = Una settimana di studi sul
Sacramento della Penitenza, con particolare riguardo alle confessioni. E’ il
“Corso sul foro interno” che dal 22 al 27 marzo si snoderà nel Palazzo della
Cancelleria in Vaticano, su iniziativa del dicastero della Penitenzieria
apostolica. Le sessioni di lavoro, incentrate su temi morali e canonistici e
sul ruolo pastorale dei ministri della Riconciliazione, saranno presiedute dal
cardinale James Stafford, responsabile dell’unico dicastero vaticano che, in
quanto “Tribunale di grazia e misericordia”, svolge in modo diretto un servizio
spirituale. Oltre alla retta amministrazione del sacramento della Penitenza,
compreso l’aspetto della concessione delle indulgenze, si parlerà anche di casi
complessi e delicati sottoposti al giudizio della Chiesa e vi sarà spazio,
nella giornata del 26, per porre quesiti o chiedere chiarimenti, ai quali
risponderà il teologo della Penitenzieria, il gesuita padre Ivan Fuček,
professore emerito alla Gregoriana. (A.D.C.)
DURANTE LA PROSSIMA NOTTE DI PASQUA,
MILLE NUOVI CATECUMENI MALESI
RICEVERANNO IL BATTESIMO, LA CRESIMA E LA PRIMA COMUNIONE.
ALCUNI DEI PRESCELTI SONO ORIGINARI DI DISTRETTI FINORA SENZA CRISTIANI
KUALA LUMPUR. = Nella notte della
vigilia di Pasqua, il prossimo 10 aprile, mille catecumeni adulti - scelti dai
vescovi delle diocesi malesi di Kuala Lumpur, Penang, Taiping, Melata e Johor -
riceveranno il Battesimo, la Cresima e la Prima Comunione. Le persone ammesse a
ricevere i Sacramenti, spiega l’agenzia Asianews, sono state scelte durante il
“Rito dell’Elezione” che si tiene nella prima e seconda domenica di Quaresima.
Tra i 607 catecumeni scelti nell’arcidiocesi di Kuala Lumpur, ve ne sono alcuni
provenienti per la prima volta dai distretti di Tampin e Terengganu. Nella sua
omelia del 29 febbraio scorso, l’arcivescovo Murphy Pakiam, parlando ai
presenti nella cattedrale di San Giovanni, ha sottolineato come Dio stringe amicizia
con le persone da lui prescelte, facendo sì che esse imparino a conoscerlo e a
sapere ciò che vuole da loro, passo dopo passo, com’è stato anche per i nuovi
catecumeni. Il vescovo di Penang, Anthony Selvanayagam, ha spiegato ai futuri
nuovi cristiani che Dio tocca con il suo amore e salva coloro che sono in cerca
della verità, a prescindere dalla loro razza o dall’incarico che ricoprono. (A.D.C.)
Pulizia etnica e stupri di massa in Darfur nel Sudan
occidentale.
“Si tratta della peggiore crisi umanitaria del
mondo”, denuncia l’inviato ONU NEL
PAESE. Sono ormai più di 100 mila i morti e 800 mila i profughi
- A
cura di Paolo Cappuccio -
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NAIROBI.
= “La guerra civile in Darfur è attualmente la più tragica crisi umanitaria del
mondo e forse anche la guerra più crudele in corso; teatro di una pulizia
etnica paragonabile alle stragi portate avanti in Ruanda negli anni 90”. Lo
afferma senza mezzi termini l’osservatore delle Nazioni Unite in Sudan, Musesh
Kapila. Il conflitto nella grande regione dell’ovest sudanese si protrae ormai
dal febbraio dello scorso anno e coinvolge forze governative e etnie arabe, da
una parte, ed esponenti della popolazione nera locale, dall’altra. Il motivo
del contendere nasce dal sostanziale fiancheggiamento accordato dallo Stato
alle milizie arabe che imperversano nella regione a scapito della popolazione
nera. Le ultime cronache riportano terribili episodi di stupri di massa ad
opera dei miliziani arabi nella giornata del 27 febbraio. Kapila ha stimato
finora in circa 100 mila le vittime e 800 mila i profughi. Inevitabile la
smentita da parte del governo sudanese, che respinge le accuse e denuncia come
infondato l’allarmismo dell’osservatore Onu. “A persone come lui - ha affermato
il portavoce del ministro degli Esteri sudanese - piace esagerare per ottenere
finanziamenti e attenzione dall’opinione pubblica”.
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IL SINDACO DI MILANO, GABRIELE ALBERTINI,
HA
CONCESSO LA CITTADINANZA ONORARIA
A
CHIARA LUBICH, FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
- A
cura di Fabio Brenna -
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MILANO. = Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei
Focolari, è cittadina onoraria di Milano. L’onorificenza le è stata attribuita
dal sindaco Gabriele Albertini nel corso di una cerimonia che si è svolta a
Palazzo Marino, presenti tra gli altri il rettore dell’Università Cattolica
Lorenzo Arnaghi, l’economista Stefano Zamagni e mons. Erminio De Scalzi,
vescovo ausiliare di Milano. L’evento è stato seguito in diretta da centinaia
di persone radunate nella retrostante Piazza San Fedele, attraverso un
maxi-schermo. La cerimonia è stata diffusa via satellite e in diretta anche via
internet. Nel ringraziare per l’onorificenza che le è stata concessa, la
neocittadina onoraria milanese ha voluto ricordare il principio che diede vita
al suo movimento, nato sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale:
l’unico elemento che non crolla è Dio. E negli anni, il movimento ha fatto strada
sviluppando il dialogo con il mondo economico e politico fino a dar vita, negli
ultimi anni, a due realtà innovative: l’economia di comunione che vede aziende operare
la comunione degli utili a favore dei poveri, ed il movimento politico per
l’unità, che vede crescere – al di sopra delle specifiche appartenenze – la
ricerca e la condivisione dei valori universali. La città di Ambrogio – ha
ricordato il sindaco Albertini – dove valori civili e religiosi hanno dato vita
ad una riconosciuta tradizione di solidarietà, nel conferire a Chiara Lubich la
cittadinanza onoraria la indica come testimone di questi stessi valori per una
crescita civile e spirituale della città.
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INAUGURATA
A GENOVA LA MOSTRA DEDICATA ALL’ETA’ DI RUBENS.
OLTRE
150 LE OPERE ESPOSTE, CON QUADRI DEL PITTORE FIAMMINGO
E DI
ALTRI MAESTRI DEL ‘600 ITALIANO E NORDEUROPEO
- A
cura di Dino Frambati -
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GENOVA.
= E’ l’avvenimento principale maggiormente significativo dell’anno, che vede
Genova capitale della cultura, la mostra “L’età di Rubens”: dimore, committenti
e collezionisti genovesi”, aperta ufficialmente oggi al pubblico nella suggestiva
sede di Palazzo Ducale. Una rassegna che intende illustrare in che modo la
classe mercantile genovese del 1600 fosse stata capace di attirare in città
grandi artisti quali Rubens e acquistare oggetti preziosi e particolari in
tutto il mondo. La mostra presenta 160 quadri in 12 sale per 1.500 metri
quadrati: opere di Rubens, dunque - che all’ombra della Lanterna visse nel
primo quarto del Seicento, rimanendo estasiato dai bellissimi palazzi dei
nobili genovesi, tanto da esportarne nel Nord Europa il modello abitativo - ma
anche dipinti di Tiziano, Caravaggio, Tintoretto, Veronese, Procaccini, Franz
Lorenz, van Dycke.
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SI
CELEBRA DOMANI LA PRIMA GIORNATA ORGANISTICA ITALIANA.
IN
TUTTE LE CHIESE DELLA PENISOLA, CONCERTI CON MUSICHE DI BACH
IN
OMAGGIO ALLA CHIESA E ALLO STATO PER IL LORO IMPEGNO PROFUSO
NEL
RECUPERO E RESTAURO DI ORGANI ANTICHI
ROMA. = Un omaggio in musica sulle note di
Bach, tratte da organi anche molto antichi, che abbraccerà da nord a sud la
Chiesa e lo Stato italiano. Sarà questa la “colonna sonora” che caratterizzerà
la “1.a Giornata Organistica Italiana – 2004”, che si celebra domani in tutta
Italia, sotto la direzione artistica
del maestro Mauro Pappagallo, docente di organo e composizione organistica
presso il Conservatorio di Musica di Pescara, e in stretta collaborazione con
l’Associazione italiana organisti di chiesa. In moltissime chiese, cattedrali e
basiliche della penisola, dunque, gli organisti, in sintonia con altri
musicisti, si esibiranno in concerti che vogliono essere anche un pubblico
ringraziamento per l’opera di recupero e di restauro degli organi antichi e la
creazione di organi moderni, patrocinati dallo Stato e dalla Chiesa. “Questi
strumenti, appartenenti ad un arco storico che va dalla seconda metà del secolo
XV fino ai giorni nostri, costituiscono – si legge nel comunicato di
presentazione dell’iniziativa - un prezioso patrimonio dei Beni Culturali,
risorse da salvaguardare e valorizzare perché utili alla crescita culturale italiana”.
Significativa la data del 21 marzo, che ricorda quest’anno il 319.mo
anniversario della nascita di Johann Sebastian Bach, il più grande organista e
compositore di tutti i tempi. La manifestazione sarà la prima di una serie di
iniziative di musica classica alle quali si darà vita su tutto il territorio
nazionale, attraverso la costituzione di una Confederazione organistica
italiana tra tutti gli organisti e i musicisti delle varie regioni italiane. (A.D.C.)
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20
marzo 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Tra le polemiche Taiwan ha riconfermato alla presidenza
del Paese il capo dello Stato uscente Chen Shui Bian. La vittoria è stata
ottenuta di misura, per soli 50 mila voti, nelle elezioni svoltesi oggi e il
cui spoglio è terminato poco fa. Il candidato dell'opposizione, Lien Chan, ha
affermato che il voto è stato scorretto e ne ha chiesto l’annullamento. Oltre
16 milioni i cittadini chiamati alle urne su una popolazione di 23 milioni.
Chen Shui Bian, insieme con la vicepresidente, Annette Lu, ieri era scampato ad
un attentato, riportando lievi ferite. Ma quali sono i motivi di questa
vittoria sul filo di lana? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al missionario
comboniano, padre Paolo Consonni, parroco a Taipei:
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R. – Penso che sia stata la forte identificazione con
Taiwan che Chen Shiu Bian ha proposto ai suoi elettori come motivo forte di
queste elezioni. Praticamente ha insistito sull’identità taiwanese, sul fatto
che Taiwan deve essere riconosciuta a livello internazionale e per questo ha
proposto dei referendum per chiedere ai cittadini se volevano aumentare le
difese militari contro la Cina. Praticamente il vero motivo è di chiedere ai
cittadini taiwanesi se vogliono spingere verso una identità più precisa di
Taiwan a livello internazionale.
D. – Quindi si preannuncia un contrasto ancora più forte
con Pechino?
R. –
In questi quattro anni di amministrazione di Chen Shui Bian Pechino non ha
avuto nessun contatto formale con l’amministrazione di Chen Shui Bian e questo
è già un passo molto duro, più duro di questo non può esserci. Penso che ci
possa essere solo una risposta militare, a questo punto, ma speriamo di no.
Speriamo in maniera ottimistica che Pechino mantenga questa linea a livello diplomatico.
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Anche il Salvador, il piccolo Stato dell’America
centrale abitato da oltre 6 milioni di persone, è chiamato all’appuntamento con
le elezioni presidenziali. Su questa consultazione, che si terrà domani in un
clima di forte tensione, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
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L’incerto
scontro politico, da cui uscirà il prossimo presidente del Salvador, riguarda
il candidato di destra dell’Alleanza repubblicana nazionalista (Arena),
l’imprenditore e cronista sportivo Elias Antonio Saca, e quello di sinistra del
Fronte Farabundo Martì (Fmln), l’ex leader guerrigliero Schaiik Handal. Queste
elezioni seguono quelle legislative ed amministrative, tenutesi lo scorso anno,
che hanno consolidato la posizione del Fronte Farabundo Martì, diventato
partito di maggioranza. Da ieri oltre 17.000 poliziotti sono stati mobilitati
per evitare possibili incidenti tra i simpatizzanti dei partiti in lizza e la
polizia investigativa ha reso noto che è stato messo in stato di allerta il
Gruppo speciale antiterrorismo. Il Salvador, dove il 30 per cento degli abitanti
vive in condizioni di povertà, è stato colpito nel 2001 da un terribile
terremoto che ha causato oltre 1200 morti. La storia del Paese, che ha
ottenuto l’indipendenza dalla Spagna nel 1821, è stata segnata dagli orrori
della guerra civile combattuta dal 1980 al 1992 e costata la vita ad oltre 75
mila persone. In questo clima di violenza si devono inoltre registrare il 24
marzo 1980 il brutale assassinio dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Romero
e l’uccisione, nel 1989 di sei gesuiti e di due donne che lavoravano per i
religiosi.
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Da Bruxelles è arrivata una importante risposta politica
contro il terrorismo. I ministri degli Interni europei, riuniti in un Consiglio
straordinario, hanno infatti trovato un’intesa sulla creazione di una nuova
figura: il coordinatore unico per la lotta al terrorismo, che farà rapporti al Consiglio europeo
sul rischio di attentati e sulle indagini in corso. Ma la risposta politica
dell’Europa agli attentati di Madrid riguarda anche altre misure tra cui
l’anticipo della clausola di solidarietà, che prevede l’assistenza reciproca in
caso di attacchi, la creazione di un centro per lo scambio di informazioni tra
i servizi segreti e di un registro europeo delle persone condannate per atti
terroristici.
Ci
sarà Pedro Solbes al timone dell’economia nel futuro governo spagnolo di Josè
Luis Zapatero. A renderlo noto è il quotidiano finanziaro iberico Expansion,
citando fonti del partito socialista. Intanto continuano le indagini: gli
investigatori italiani sospettano che tra la strage di Madrid
e quella avvenuta lo scorso novembre a Nassiriya vi sarebbe un nesso. Per
questo motivo, la procura di Roma, ha inoltrato ieri alle autorità spagnole una
richiesta per interrogare gli arrestati in Spagna ed esaminare gli atti
dell’inchiesta.
L’esercito
pakistano ha arrestato più di cento presunti affiliati di Al Qaeda, nel corso
dell’operazione condotta nelle zone tribali al confine con l’Afghanistan, al
fine di stanare il numero due di Al Qaeda, al Zawahiri. Lo ha riferito oggi un
ufficiale pakistano.
Sei civili sono stati uccisi e altri sette
feriti durante un bombardamento effettuato questa notte da aerei americani, che
hanno colpito un villaggio del distretto di Carcheno nell'Afghanistan centrale.
Lo hanno riferito fonti locali.
Il
Consiglio supremo di difesa di Serbia e Montenegro ha auspicato l'ammissione al
Partenariato per la pace della Nato. Il passo, si legge in un comunicato
riportato oggi dall'agenzia di stampa locale, Tanjug, faciliterebbe la
“soluzione effettiva della crisi in Kosovo”. A quanto si è appreso, l’organismo
balcanico, avrebbe preso anche in esame l’ipotesi di un coinvolgimento delle
forze serbe a fianco delle truppe di pace della Kfor e nelle missioni Onu in
Kosovo. Sulla ripresa del conflitto in Kosovo, il presidente russo, Vladimir
Putin, ha intanto denunciato la “pulizia etnica” contro la minoranza serba.
Un
morto e 37 feriti. Sono le drammatiche conseguenze di uno scontro tra due treni
avvenuto stamani nei pressi della stazione italiana di Stresa, in Piemonte. La
vittima è una donna francese di 78 anni, morta al pronto soccorso dell’ospedale
di Verbania.
E’ morta stamani all’alba,
all’età di 94 anni, l’ex regina Giuliana, madre dell’attuale regina Beatrice,
che ha regnato in Olanda dal 1948 al 1980. E’ stata molto amata dal suo popolo
per la sua attenzione ai temi sociali.
Sale a
16 in Vietnam il numero dei morti a causa dell’influenza aviaria. L’ultima
vittima è un bambino di 12 anni. Lo ha annunciato, oggi, un responsabile
sanitario di Hanoi, precisando che il ragazzino, della provincia meridionale di
Tay Ninh, è deceduto il 15 marzo scorso.
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