RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 78 - Testo della trasmissione di giovedì 18  marzo 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Evangelizzare la diocesi di Roma: è una priorità pastorale. E’ quanto ha detto il Papa ai seminaristi del Redemptoris Mater, legato al Cammino neocatecumenale. Giovanni Paolo elogia l’esperienza definita “nuova e assai significativa” del seminario che in 16 anni ha portato all’ordinazione di tanti sacerdoti

 

Appello del cardinal Martino perché la comunità internazionale sia unita nella lotta contro il terrorismo: ma occorre coinvolgere l’Onu e combattere le cause di questa piaga. Il porporato ai nostri microfoni

 

La suora carmelitana Maria Candida dell’Eucaristia tra i nuovi beati che il Papa proclamerà domenica prossima: ha speso la sua vita per l’adorazione eucaristica. Ce ne parla il postulatore, padre Ildefonso Moriones.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Riesplode l’odio interetnico in Kosovo. Almeno 22 i morti negli scontri tra serbi e albanesi: intervista con Federico Eichberg

 

Al via a Tirana il progetto di un grande ospedale intitolato a Madre Teresa di Calcutta, costruito dall’Italia con il contributo della Banca Mondiale: con noi, il dottor Biagio Bossone

 

Presentata nell’atrio dell’Aula Paolo VI, in Vaticano, la mostra fotografica “La Pietà del Michelangelo: una rivelazione”.

 

CHIESA E SOCIETA’:

A Monopoli, in Puglia, l’ottavo Convegno di pastorale giovanile promosso dalla Cei

 

Il pluralismo è fondamentale per la democrazia: così i vescovi del Comitato episcopale europeo per i media, al termine di un incontro tenutosi nei giorni scorsi a Roma

 

Abbattere il muro di ignoranza tra cattolici ed islam: è l’esortazione espressa da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervenuto ieri all’Istituto di studi storici “Luigi Sturzo” di Roma

 

Due organizzazioni di San Salvador chiedono un anno dedicato alla memoria dell’arcivescovo Romero, ucciso barbaramente 24 anni fa nel Paese

 

Alla brasiliana Lygia Bojunga Nunes il Premio internazionale di letteratura per l’infanzia, promosso dal governo svedese

24 ORE NEL MONDO:

Dopo il sanguinoso attentato di ieri a Baghdad, anche le città di Baluba e Bassora colpite oggi dal dramma della violenza

 

Tensione ad Haiti per l’esclusione nel nuovo governo degli alleati del deposto presidente Aristide

 

Inaugurato oggi ad Addis Abeba il Parlamento panafricano.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 marzo 2004

 

EVANGELIZZARE LA DIOCESI DI ROMA: È UNA PRIORITÀ PASTORALE.

E’ QUANTO HA DETTO IL PAPA AI SEMINARISTI DEL REDEMPTÒRIS MATER,

LEGATO AL CAMMINO NEOCATECUMENALE.

GIOVANNI PAOLO ELOGIA L’ESPERIENZA DEFINITA NUOVA E SIGNIFICATIVA

DEL SEMINARIO CHE IN 16 ANNI HA PORTATO ALL’ORDINAZIONE DI TANTI SACERDOTI

 

Evangelizzare la diocesi di Roma: una priorità pastorale. La raccomandazione del Papa ricevendo stamane nella Sala Clementina la Comunità del Seminario “Redemptoris Mater”, che ha celebrato quest’anno i 16 anni dalla sua erezione canonica nella diocesi di Roma. Preghiera, studio e vita comunitaria sono elementi fondamentali nel progetto formativo dei candidati al sacerdozio. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”.

 

Con le parole di Gesù risorto Giovanni Paolo II ha accolto stamane gli alunni di questo Collegio internazionale, che raccoglie le vocazioni nate nelle 450 comunità del Cammino neocatecumenale, presente a Roma in oltre 90 parrocchie.

 

“Particolarmente abbondanti sono i frutti di bene prodotti nel corso di questi anni dal vostro Seminario”.

 

“Un’esperienza nuova e assai significativa” “per la nuova evangelizzazione”, ha sottolineato il Papa. 196 i presbiteri ordinati nel Seminario “Redemptoris Mater” di Roma e circa mille quelli ordinati negli altri 50 Collegi sorti in questi 16 anni nei cinque continenti e che oggi contano 1500 studenti. Sappiate, a somiglianza di Cristo – si è rivolto il Santo Padre ai seminaristi neocatecumenali – “spendere e donare la vostra vita” a servizio del popolo di Dio, così come prescrive il sacerdozio ministeriale, in virtù del sacramento dell’Ordine, “in stretta comunione con il vescovo”. Preparatevi dunque a vivere “in modo sereno e proficuo” e “senza riserve” la vostra appartenenza “al presbiterio diocesano”. Occorre dunque evitare – ha raccomandato Giovanni Paolo II - “una falsa alternativa tra il servizio pastorale nella diocesi” e “la missione universale”, cui siete particolarmente preparati dall’esperienza neocatecumenale. Compete infatti al vescovo la vostra concreta destinazione ed affidandovi “con fiduciosa e cordiale ubbidienza  alle sue decisioni voi troverete la vostra pace e serenità interiore”. Del resto - ha concluso il Papa - in ogni caso potrete esprimere il vostro carisma missionario, dato che “anche qui a Roma la pastorale è, e dovrà essere sempre più caratterizzata dalla priorità dell’evangelizzazione”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto anche mons. Manuel Monteiro de Castro, nunzio apostolico in Spagna e nel Principato di Andorra, un gruppo di vescovi australiani in visita ad Limina e il cardinale Camillo Ruini, suo vicario generale per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale italiana, accompagnato da mons. Luigi Moretti, vicegerente di Roma, con alcuni parroci romani.

 

 

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE SIA UNITA NEL LOTTARE CONTRO IL TERRORISMO,

DI CUI VANNO ELIMINATE LE CAUSE: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI,

IL CARDINALE RENATO MARTINO, PRESIDENTE DI “GIUSTIZIA E PACE”,

CHE RIBADISCE LA NECESSITA’ DI UN RAFFORZAMENTO DELLE NAZIONI UNITE

 

La missione religiosa della Chiesa include la difesa e la promozione dei diritti fondamentali dell’uomo: è quanto riaffermato stamani dal cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, intervenuto al congresso internazionale dei Legionari di Cristo, all’ateneo pontificio Regina Apostolorum, sul tema “La donna e i diritti umani”. Il porporato ha sottolineato come il materialismo e l’individualismo mettano a repentaglio l’intero sistema dei diritti umani. Quindi, ha ribadito che il rispetto dell’uomo è “imperativo morale  per la cultura democratica del nostro tempo”. A margine del convegno, il presidente di Giustizia e Pace si è soffermato – al microfono di Alessandro Gisotti - sul tema della lotta al terrorismo e il ruolo delle Nazioni Unite per la soluzione della crisi irachena:

 

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R. - Anche in questa tragica circostanza, ciò che mi viene subito alla mente è ancora il messaggio del Santo Padre per la Giornata della Pace di quest’anno: per essere vincente, la lotta contro il terrorismo non può esaurirsi soltanto in operazioni repressive e punitive. E’ essenziale che il pur necessario ricorso alla forza sia accompagnato da una coraggiosa e lucida analisi. Qui il Papa suggerisce di andare alla ricerca delle cause, oltre poi ad un’azione educativa alla pace. Se le cause non sono eliminate ci sarà sempre una ricaduta. Naturalmente, vediamo che il terrorismo è un nemico subdolo, che si annida ovunque, colpisce ovunque. E’ una piaga per eliminare la quale tutta la comunità internazionale si deve impegnare.

 

D. - Per risolvere la situazione irachena in molti invocano un ruolo forte, un rinnovato impegno delle Nazioni Unite...

 

R. - Anche qui posso citare il Papa nello stesso messaggio dove riconosce alle Nazioni Unite questo ruolo di protettore della pace nella comunità internazionale. Il Papa spera che all’Onu sia ridato questo ruolo e naturalmente suggerisce ed esorta anche una riforma dell’Onu che metta l’organizzazione in grado di funzionare efficacemente per il conseguimento dei propri fini statutari tuttora validi.

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LA SUORA CARMELITANA MARIA CANDIDA DELL’EUCARISTIA

TRA I PROSSIMI BEATI CHE IL PAPA PROCLAMERA’ DOMENICA PROSSIMA:

UNA VITA SPESA PER L’ADORAZIONE EUCARISTICA

- Intervista con padre Ildefonso Moriones -

 

Proseguiamo anche oggi a parlare delle beatificazioni di domenica prossima 21 marzo. Tra i 4 nuovi beati che saranno proclamati in piazza San Pietro da Giovanni Paolo II figura anche la suora carmelitana Maria Candida dell’Eucaristia, nata a Catanzaro nel 1884 e morta a 65 anni nel Carmelo di Ragusa. Al centro della spiritualità della religiosa è, come dice anche il nome, la devozione all’Eucaristia. Sulla personalità di questa religiosa ascoltiamo il postulatore della causa di beatificazione padre Ildefonso Moriones, al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – Quel che più sorprende della sua personalità è la fortezza d’animo e una fedeltà non comune all’ispirazione iniziale. Anche se fin dai 15 anni si sentì chiamata alla vita religiosa, dovette rimandare di quasi 20 anni il suo ingresso in convento per non urtare i fratelli maggiori, rimasti a capo della famiglia dopo la morte dei genitori. E anche se attese fino ai 35 anni di età, i fratelli reagirono non andando mai a farle visita in monastero.

 

D. – Come ha vissuto l’Eucaristia?

 

R. – Da quando, a 10 anni, venne ammessa alla Prima Comunione, la sua più grande gioia era poter fare la Comunione. Ed è stata proprio l’Eucaristia a darle forza per superare gli ostacoli che si opponevano alla sua vocazione. Privarsi della Santa Comunione era per lei, sono parole sue, “una croce ben grande e tormentosa”. Dopo la morte della mamma nel 1914, infatti, i fratelli non permettevano che uscisse da sola, e non poteva recarsi alla Comunione che raramente. Entrata nel Carmelo, dove assume il nome, per certi aspetti profetico, di Maria Candida dell’Eucaristia, volle “fare compagnia a Gesù nel suo stato di Eucaristia quanto più fosse possibile. A partire dalla solennità del Corpus Domini del 1933, Anno Santo della Redenzione, la beata inizia a scrivere quello che potremmo definire il suo piccolo “capolavoro” di spiritualità eucaristica, pubblicato recentemente sotto il titolo Colloqui eucaristici. Un vero gioiello di spiritualità eucaristica vissuta.

 

D. – Cosa dice la sua santità al mondo di oggi?

 

R. – I Santi sono sempre attuali, perché sono immagine di Cristo e Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. Ma se vogliamo mettere in risalto qualche aspetto della sua “attualità” è sorprendente, per esempio, il parallelismo che troviamo tra alcune pagine scritte dalla beata Maria dell’Eucaristia 70 anni fa e quanto scrive il Santo Padre nella sua recente enciclica Ecclesia de Eucharistia. Ecco alcune espressioni che mostrano la consapevolezza che la nuova beata aveva della sua missione speciale nella Chiesa: “Gesù, come vorrei farmi intendere, come vorrei essere l’apostola della Santissima Comunione, come vorrei che tutti ne facessero la prova”! “Io chiedo al mio Gesù di essere posta a custodia di tutti i tabernacoli del mondo fino alle fine dei tempi”.

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RINUNCE E NOMINE

 

Sempre oggi il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcivescovo metropolita di Trichur dei Siro-Malabaresi (India) mons. Andrews Thazhath, finora sincello della medesima sede arcivescovile e presidente dell’Associazione di Diritto Canonico Orientale in India, assegnandogli la sede titolare vescovile di Aptuca.

 

Il Papa ha quindi nominato vescovo dell’eparchia di Mananthavady dei Siro-Malabaresi (India) padre Josè Porunnedom, del clero di Mananthavady, sinora cancelliere della curia arcivescovile maggiore di Ernakulam-Angamaly.

 

Il Santo Padre ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale dell'eparchia di Palai dei Siro-Malabaresi (India) presentata da mons. Joseph Pallikaparampil, in conformità al canone 210 §2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali e ha nominato vescovo della medesima eparchia padre Joseph Kallarangatt, del clero di Palai, sinora presidente del “Pontifical Oriental Institute of Religious Studies Paurastya Vidyapitham”.

 

Il Pontefice ha inoltre accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Meru (Kenya), presentata da mons. Silas Silvius Njiru, per raggiunti limiti di età.  Gli succede mons. Salesius Mugambi, coadiutore della medesima diocesi.

 

Infine il Santo Padre  ha creato la nuova provincia ecclesiastica di Raipur, dividendola da quella di Bhopal (India). La nuova provincia comprenderà le diocesi suffraganee di Ambikapur, Jagdalpur dei siro-malabaresi e Raigarh. Quindi il Pontefice ha nominato primo arcivescovo metropolita di Raipur, mons. Joseph Augustine Charanakunnel, finora vescovo della medesima diocesi.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con la situazione in Iraq: si sottolinea che in Iraq il lungo e faticoso cammino della ricostruzione è segnato dal sangue di nuovi attentati. Anche ieri il cuore di Baghdad è stato trafitto da un attacco suicida.

 

Nelle vaticane, in occasione dell’udienza alla comunità del Seminario "Redemptoris Mater", Giovanni Paolo II ha ricordato con forza che l’appartenenza costitutiva e senza riserve al presbiterio diocesano ha nel vescovo il suo punto di riferimento essenziale.

Una pagina dedicata alla solennità di San Giuseppe.           

 

Nelle estere, un numero speciale dell’“Atlante geopolitico” - a cura di Marcello Filotei e di Gabriele Nicolò - sul tema “Medio Oriente: l’urgenza della pace”.

 

Nella pagina culturale, in evidenza un articolo di Maria Maggi da titolo “Una scoperta che riapre il vecchio dibattito su cosa sia esattamente un pianeta”: nel novembre 2003, l’astronomo Brown ha osservato il corpo celeste, chiamato Sedna per la temperatura della superficie che arriva a meno 240 gradi.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle riforme.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 marzo 2004

 

NUOVE VIOLENZE A SFONDO ETNICO IN KOSOVO:

LA NATO INVIA ALTRI 350 MILITARI,

LA RUSSIA CHIEDE UNA RIUNIONE D’URGENZA

DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU

 

“Mettere fine immediatamente alle violenze” scoppiate in Kosovo. Questo l’appello del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, al quale si è unita anche l'Unione Europea, per chiedere il ritorno della stabilità nella provincia serba a maggioranza albanese. Gli scontri in corso da ieri in diverse zone del Kosovo hanno provocato almeno 22 morti e circa 500 feriti. Per la gravità della situazione, la Russia ha chiesto la convocazione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il servizio di Giada Aquilino:

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Due giorni di gravi violenze tra serbi e albanesi del Kosovo, tali da spingere la Nato a riunirsi d’urgenza a Bruxelles e ad inviare rinforzi dalla Bosnia. 350 militari statunitensi e italiani appartenenti alla Forza di Stabilizzazione della Nato-Sfor sono stati infatti già inviati in territorio kosovaro, attualmente sotto amministrazione Onu. Il livello di allarme ai confini fra Serbia e Kosovo è stato innalzato al massimo grado. Tutto è cominciato martedì sera a Mitrovica, nel Kosovo settentrionale, quando tre bambini albanesi sono annegati nel fiume Ibar, per sfuggire - secondo quanto raccontato da testimoni - all’inseguimento di altri ragazzini serbi. Ne sono nati proteste e attacchi a sfondo etnico, che proseguono anche oggi: scontri fra albanesi e soldati francesi della Kfor sono tutt’ora in corso. Le violenze però si sono estese a macchia d’olio a molte città serbe e kosovare. Incendiate due moschee a Belgrado e a Nis e la sede della Conferenza islamica a Novi Sad. A Prizren, nel Kosovo meridionale, è stato appiccato il fuoco a due chiese ortodosse e al monastero di Sant'Arcangelo. Ad Obilic, alle porte del capoluogo Pristina, stamani è stata incendiata un’altra chiesa ortodossa; stessa sorte per il piccolo monastero di Gjakova. Simili attacchi ad edifici serbi sono segnalati pure a Gjilane e Peje.

 

Ma quali sono i motivi che hanno scatenato questa nuova, dolorosa pagina della turbolenta storia del Kosovo? Sentiamo Federico Eichberg, esperto di questioni balcaniche:

 

R. – La tensione era latente in Kosovo. La novità di questi giorni è che dal tradizionale focolaio di Mitrovica gli scontri si sono estesi in tutta la regione. Alla radice delle violenze, oltre alle note questioni tra serbi ed albanesi per il controllo della provincia, c’è un problema di status: la risoluzione 1244 del ’99 non ha cioè definito chiaramente lo status del Kosovo. I corpi locali che dovrebbero in qualche misura rappresentare il potere decisionale sulla provincia, infatti, ancora non hanno iniziato quest’opera di ricostruzione della società civile.

 

D. – Perché ora sono state prese di mira moschee, chiese ed edifici di culto?

 

R. – Per un valore iconografico. Di fatto lo avevano sempre avuto, soprattutto nel giugno del ’99, quando la minoranza serba abbandonò forzatamente la provincia, dando alle fiamme tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Ma la possibilità che gli scontri ora degenerino in un conflitto su scala regionale - con il coinvolgimento di forze regolari di più Stati - è praticamente inesistente.

 

L’ondata di scontri a sfondo etnico di questi giorni in Kosovo non ha precedenti dalla fine della guerra, nel ’99. Ma come si è arrivati alle nuove tensioni tra serbi ed albanesi? Da Prizren, risponde un religioso cattolico che per motivi di sicurezza preferisce rimanere anonimo:

 

R. – In questi ultimi anni le cose dovevano andare avanti. Invece si è creata una situazione di stallo, che non è più sostenibile. Ci vuole un’azione più forte per andare avanti.

 

D. – Serve un aiuto dall’estero?

 

R. – Non solo questo. Certo la risoluzione 1244 non può avere effetti duraturi per sempre.

 

D. – Teme che gli ultimi scontri possano degenerare in gravi violenze, come quelle degli anni ’90?

 

R. – Non credo, perché sono presenti le forze internazionali come la Kfor, la polizia, le istituzioni.

 

D. – Quale ruolo può assumere la Chiesa in questa situazione di rinnovata tensione?

 

R. – Può rivolgere un appello alla calma, per cercare pacificamente di risolvere i problemi, che non sono pochi. C’è da precisare comunque che gli ultimi scontri non hanno nulla a che fare con la religione, con la fede: è una questione puramente politica.

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AL VIA IL PROGETTO PER UN GRANDE OSPEDALE A TIRANA INTITOLATO

A MADRE TERESA DI CALCUTTA COSTRUITO DALL’ITALIA

CON IL CONTRIBUTO DELLA BANCA MONDIALE

- Intervista con Biagio Bossone -

 

Sta decollando il progetto per la costruzione di un grande ospedale a Tirana, intitolato a “Madre Teresa di Calcutta” quasi interamente finanziato dall’Italia ma che si avvarrà anche di un contributo della Banca Mondiale. L’istituzione che ha sede a Washington, ha inviato a Roma un suo funzionario, il dottor Biagio Bossone, per definire con il governo italiano gli ultimi dettagli dell’ospedale la cui direzione è stata affidata ad una congregazione religiosa. Roberto Piermarini ha chiesto allo stesso dottor Bossone come si configura questo progetto nel contesto degli aiuti internazionali?

 

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R. – Il progetto si configura certamente sotto un profilo innovativo per quanto riguarda la cooperazione tra entità di governo, la Banca Mondiale quale istituto finanziario, che sostiene lo sviluppo e la lotta alla povertà, e le istituzioni religiose, poiché l’ospedale, una volta realizzato, sarà gestito dalla congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, che è una congregazione italiana legalmente basata a Tirana e che si occuperà di gestire la struttura.

 

D. – Sarà un ospedale pubblico o un ospedale privato?

 

R. – Sarà un ospedale privato, ma con una forte connotazione sociale. Uno degli obiettivi è quello di poter garantire assistenza a tutti coloro che della popolazione albanese avranno bisogno di cura, di assistenza medica e a tutti i livelli di reddito, dunque, i poveri e le fasce più povere della popolazione potranno avere accesso, a condizioni gratuite o comunque di particolare favore. 

 

D. – La Banca Mondiale, che è un ente notoriamente laico, finanzia un progetto intitolato a Madre Teresa di Calcutta, che poi verrà gestito da una Congregazione religiosa. C’è un rapporto nuovo o c’è un dialogo nuovo tra la Banca Mondiale e le istituzioni religiose?

 

R. – Vi sono due grosse spiegazioni, data la necessità di questo dialogo. Una se vogliamo più filosofica, per la quale si è capito che lo sviluppo economico richiede una multidimensionalità. Non si tratta soltanto di accrescere il benessere materiale degli individui e delle società, ma lo sviluppo richiede anche altre cose: la crescita dell’uomo, la crescita della sua spiritualità e la crescita dei suoi diritti umani. Essendo un concetto complesso non si può più pensare che ci sia una unica istituzione che abbia in sé tutta la capacità per promuovere questo sviluppo. Quindi, occorre il concorrere di più istituzioni, tra queste naturalmente anche quelle religiose, per riuscire a promuovere efficacemente questo sviluppo. C’è anche un aspetto più pratico ed è quello che le istituzioni religiose, nei Paesi più poveri, sono quelle anche più capillarmente diffuse sul territorio. Quindi, in termini di garanzia hanno la possibilità di far arrivare meglio i servizi alla popolazione che consta di organizzazioni religiose che sono diffuse e che operano sul territorio a contatto con i poveri. C’è anche un altro aspetto legato a ciò: attraverso questo contatto, attraverso il dialogo con i poveri, fra i poveri e i religiosi, talvolta effettivamente si impara, e le istituzioni laiche possono imparare meglio, quali siano i bisogni effettivi di questa gente e come meglio soddisfarli. E’ talvolta grazie a questo dialogo e questo contatto continuo con i missionari, i sacerdoti, gli imams che parlano la lingua di queste persone, che capiscono queste persone, che trasferiscono loro quella conoscenza che altrimenti non arriverebbe, perché hanno la capacità di lavorare con loro e ricevono la fiducia di questa gente e attraverso questa fiducia possono passare concetti e conoscenze che altrimenti l’oscuro tecnico di Washington non sarebbe in condizioni di trasferire loro.

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PRESENTATA OGGI A ROMA NELL’ATRIO DELL’AULA PAOLO VI, IN VATICANO,

 LA MOSTRA FOTOGRAFICA “LA PIETA’ DEL MICHELANGELO: UNA RIVELAZIONE”.

AD OSPITARE L’ESPOSIZIONE FINO AL 23 LUGLIO,

 LA SALA DEL “BRACCIO DI CARLOMAGNO” DEL BERNINI, IN PIAZZA SAN PIETRO

 

“La Pietà del Michelangelo: una rivelazione”. Questo il titolo della mostra fotografica inaugurata oggi, che farà tappa a Roma fino al 23 luglio, grazie al sostegno della Santa Sede e con il patrocinio del presidente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Alla presentazione dell’evento, svoltasi nell’atrio dell’Aula Paolo VI, in Vaticano, c’era per noi Dorotea Gambardella.

 

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Dopo dieci anni di allestimenti e di successi in tutta Europa: da Parigi a Czestochowa da Vienna a Madrid, approda nella magnifica sala del “Braccio di Carlomagno” del Bernini, in Piazza San Pietro, la mostra fotografica dedicata al capolavoro che il Buonarroti terminò nel 1500 a soli 25 anni. Si tratta di un’autentica rivelazione della Pietà del Michelangelo mediante gli scatti del fotografo austriaco, scomparso nel 2001, Robert Hupka, il quale ebbe la fortuna di immortalare la statua, in occasione dell’Esposizione Universale di New York del 1964. In colore e in bianco e nero, con macchine grandi e piccole, con lenti da 35 a 400 millimetri, da ogni angolo e a tutte le ore del giorno e della notte, Hupka è riuscito a scoprire quest’opera come solo Michelangelo l’aveva vista finora e come nessuno probabilmente riuscirà più a vederla, visto che dal 1972, da quando cioè fu mutilata da uno squilibrato che la aggredì con 15 colpi di martello, viene esposta nella Basilica Vaticana dietro un vetro antiproiettile, che ne permette solo una visione parziale e distante. La mostra è allestita in uno spazio completamente scuro, dove oltre cento faretti fanno emergere dal buio gli splendidi scatti, conferendo loro un’intensità straordinaria. Il visitatore può così passare da un fotogramma all'altro, quasi che si spostasse all’interno dell'opera, circondato da pannelli che gli mostrano tutte le sfaccettature del capolavoro.

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CHIESA E SOCIETA’

18 marzo 2004

 

A MONOPOLI, IN PUGLIA, L’OTTAVO CONVEGNO

DI PASTORALE GIOVANILE PROMOSSO DALLA CEI

   - A cura di Emanuela Campanile -

 

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MONOPOLI. = E’ in corso a Monopoli in Puglia, l’ottavo Convegno di pastorale giovanile, promosso dal Servizio Nazionale della Cei, sul tema “Ascoltino gli umili e si rallegrino con i giovani, testimoni di gioia e di speranza per la civiltà dell’amore”. Tra i relatori il vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei; mons. Domenico Sigalini, vice assistente generale dell’Aci, ma anche alcuni relatori laici impegnati nel ripensare radicalmente modi di essere e di agire in un contesto mondiale, quello di oggi, che pone grandi sfide alla fede dei giovani. Riscoprire la centralità della testimonianza del Vangelo all’insegna della gioia, della speranza e nella fantasia della carità. Ma da dove partire in un periodo di grandi contraddizioni e terrori mondiali? Da questo ottavo Convegno di pastorale giovanile alcune proposte nuove e radicali, ma soprattutto grandi domande. Come, per esempio, che senso ha a livello individuale quello che stiamo vivendo oggi? Due i professori dell’Università degli Studi di Bergamo che questa mattina hanno cercato di tracciare una soluzione. Dal prof. Stefano Tomelleri l’invito e la riflessione a costruire la propria identità sulla preoccupazione delle vittime, dei più deboli, secondo il principio che l’umanità può unirsi contro la forza distruttrice. Concetto e certezza ripresa dal secondo relatore, Ivo Lizzola, per il quale la vicinanza di chi soffre è opportunità di comprensione e buon incontro, non per creare nuove teorie, ma per rifare il mondo. Un convegno, dunque, dalle grandi domande e speriamo anche dai grandi frutti.

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IL PLURALISMO E’ FONDAMENTALE PER LA DEMOCRAZIA:

COSI’, I VESCOVI DEL COMITATO EPISCOPALE EUROPEO PER I MEDIA,

AL TERMINE DI UN INCONTRO TENUTOSI NEI GIORNI SCORSI A ROMA

 

SAN GALLO. = “Il pluralismo e la diversità dei media sono un elemento fondamentale della democrazia”: è quanto ribadito dai vescovi europei esperti di comunicazioni sociali riuniti nel Comitato episcopale europeo per i media (Ceem), organo del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. In una nota diffusa ieri – su un incontro che si è svolto lo scorso 12-13 marzo a Roma – i presuli ribadiscono che i media non possono limitarsi ad una logica unicamente commerciale: “canali pubblici e media associativi devono avere il loro spazio”. I vescovi del Ceem si rallegrano della recente adozione da parte dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa della Raccomandazione 1641, che ribadisce la necessità della presenza, nel Vecchio Continente,  di “canali televisivi pubblici indipendenti, forti e vivaci, a servizio della diversità culturale, della coesione sociale e della cittadinanza”. I vescovi – si legge nel comunicato – auspicano “una coesistenza e complementarità con i media commerciali” a patto che “canali pubblici e media associativi” abbiano “il loro spazio”. (A. G.)

 

 

ABBATTERE IL MURO DI IGNORANZA TRA CATTOLICI ED ISLAM: E’ L’ESORTAZIONE

ESPRESSA DA ANDREA RICCARDI, FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO,

INTERVENUTO IERI ALL’ISTITUTO DI STUDI STORICI “LUIGI STURZO” DI ROMA

ROMA.= E’ necessario abbattere il muro di ignoranza che c’è ancora tra cattolicesimo e mondo islamico. E’ la viva esortazione espressa dal prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, intervenuto ieri all'istituto di studi storici “Luigi Sturzo” di Roma. L’occasione è stata la presentazione di un documento su questo tema che i vescovi siciliani hanno richiesto alla facolta' teologica siciliana di Palermo, dopo un loro convegno nel giugno scorso con la facoltà teologica musulmana Zapanadi in Tunisia. Riccardi ha sottolineato che “bisogna abbattere il muro dell'ignoranza che ancora oggi esiste tra cattolici e musulmani. Nell'area musulmana va registrato che sia nei circoli intellettuali colti sia a livello di base si dà troppe volte per scontata una conoscenza del fenomeno cristiano che nei fatti risulta povera e schematica”. Don Andrea Pacini, direttore del centro studi interreligiosi “Edoardo Agnelli” di Torino ha segnalato che su 20 mila immigrati musulmani in Sicilia, ben tre quarti di loro sono di origine tunisina. Nonostante questa massiccia presenza, a Mazara del Vallo, fino alla primavera del 2003, per 40 anni, non vi è stata alcuna moschea “perché in Tunisia come in Francia - ha proseguito don Pacini - l'Islam ha vissuto una forte secolarizzazione”, il che “non significa abbandono della religione ma una sua rielaborazione in termini personali come la recita di sola preghiera al giorno al posto delle numerose previste dalla tradizione”. (A.G.)

 

 

UN ANNO DEDICATO ALLA MEMORIA DELL’ARCIVESCOVO ROMERO,

UCCISO BARBARAMENTE 24 ANNI FA A SAN SALVADOR.

A CHIEDERLO SONO DUE ORGANIZZAZIONI DEL PAESE CENTROAMERICANO

 

SAN SALVADOR.= Il ‘Centro Salvadoreño de Tecnología Apropiada’ (Cesta) e la Fondazione Oscar Arnulfo Romero – informa l’agenzia Misna – hanno chiesto al Parlamento di San Salvador di decretare, a partire dal prossimo 24 marzo, un anno in memoria dell’arcivescovo Romero, ucciso il 24 marzo del 1980 da un commando di estrema destra mentre officiava messa, nella capitale salvadoregna. Il presule, assassinato a 63 anni, viene ricordato in occasione di ogni anniversario della sua uccisione con manifestazioni sociali e funzioni religiose. La richiesta delle due organizzazioni è motivata dal fatto che il prossimo 24 marzo si entrerà nel 25.mo anniversario dell’uccisione di Romero. (A.G.)

 

 

ALLA BRASILIANA LYGIA BOJUNGA NUNES IL PREMIO INTERNAZIONALE

DI LETTERATURA PER L’INFANZIA, PROMOSSO DAL GOVERNO SVEDESE

- A cura di Vincenzo Lanza -

 

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STOCCOLMA. = Il Premio internazionale di letteratura per l’infanzia, istituito nel 2002 dal governo svedese in memoria della scrittrice svedese Astrid Lindgren, la creatrice di “Pippi Calzelunghe”, è stato attribuito alla scrittrice brasiliana Lygia Bojunga Nunes, alla quale verranno consegnati 5 milioni di corone, pari a circa 540 mila euro, alla presenza della principessa ereditaria svedese Victoria durante una cerimonia a Stoccolma, il 26 maggio prossimo. La giuria di 12 personalità della cultura svedese ha motivato il premio, al suo secondo anno, perché la scrittrice brasiliana Lygia Bojunga Nunes, come un bambino che gioca e in maniera altrettanto vertiginosamente semplice, riesce a sciogliere la frontiera tra fantasia e realtà. Nel suo modo di raccontare drammatico e orale tutto risulta possibile. In un modo profondamente originale riesce ad unificare giocosità, bellezza poetica e humor stravagante, assieme a pathos di libertà, critica sociale e ad un grande impegno nella salvaguardia dell’infanzia abbandonata e in stato di miseria. Nata a Pelotas, nel sud del Brasile, nel 1932, Lygia Bojunga Nunes nelle sue oltre 40 opere letterarie e teatrali riesce a compenetrarsi nella tradizione del realismo magico e della narrativa fantastica che si è sviluppata nel continente latino-americano, una tradizione che la scrittrice sviluppa e completa. Per portare il proprio contributo a ridurre l’analfabetismo è lei stessa a creare e gestire per 5 anni una scuola per i figli dei contadini poveri. I testi della narrativa di Bojunga Nunes hanno una marcata prospettiva rivolta all’infanzia: osserva il mondo con lo sguardo ricco di fantasia del bambino che gioca. Le fantasie servono spesso anche come elaborazione di difficili situazioni personali. Lygia Bojunga Nunes, che iniziò a scrivere i suoi racconti quando la dittatura teneva ancora il Brasile in una morsa di ferro, con la sua narrativa conduce in pratica un’attività sovversiva, cosa che a suo avviso le riusciva più facile fare scrivendo per i più piccini, poiché – diceva la stessa Bojunga – “i generali non leggono libri per l’infanzia”. I venti di libertà soffiano forte nei libri di Bojunga Nunes, assieme a critiche contro la mancanza di eguaglianza fra i sessi, argomento questo spesso ricorrente.

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24 ORE NEL MONDO

18 marzo 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Ancora violenze in Iraq. Dopo l’esplosione di una bomba, che ieri ha devastato un albergo nel centro di Baghdad causando almeno 17 vittime, due nuovi attacchi hanno provocato stamani la morte di 7 persone. Il nostro servizio:

 

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Alla vigilia del primo anniversario dell’inizio della guerra in Iraq, odio e sgomento continuano ad alternarsi tragicamente nel Paese arabo, anche oggi teatro di drammatici attacchi che hanno provocato, a Baquba, la morte di tre operatori di una emittente locale finanziata dalla coalizione e, a Bassora, 4 morti per una violentissima esplosione avvenuta all’esterno di un albergo. Una vera e propria battaglia tra truppe statunitensi e guerriglieri è inoltre divampata questa mattina a Falluja, una settantina di chilometri ad Ovest di Baghdad. A questa drammatica ondata di violenza bisogna purtroppo aggiungere l’attentato compiuto ieri nel centro della capitale irachena, dove sono rimaste uccise almeno 17 persone e non 29 come riportato in un primo bilancio fornito da fonti militari americane. In questo complesso scenario non mancano, comunque, segnali di speranza per un progressivo ritorno alla normalità. Il prossimo 15 aprile sarà infatti riaperto il ministero della Difesa iracheno, chiuso dopo l’ingresso delle truppe anglo-americane a Baghdad. 

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Gli attentati ai treni a Madrid – in relazione ai quali la polizia spagnola ha arrestato stamattina altre 4 persone – sono stati una conseguenza del sostegno della Spagna a Washington. Lo ha confermato oggi, dall’Indonesia, Abu Bakar Bashir, leader dell’organizzazione terroristica Jemaah Islamiyah. Il gruppo terroristico legato ad al Qaida che ha rivendicato le stragi di giovedì scorso a Madrid, ha intanto annunciato una tregua nelle sue operazioni in Spagna in attesa di vedere se il nuovo governo spagnolo ritirerà effettivamente le sue truppe dall’Iraq.

 

Ancora alta la tensione fra la Georgia e l’Adzharia, dopo il blocco economico imposto da Tbilisi alla repubblica autonoma sul mar Nero. Il presidente georgiano, Saakashvili, ha varcato il confine tra i due Paesi, per incontrare il leader della repubblica “ribelle”, Aslan Abachidze. La sanzione potrà essere rimossa – ha ribadito il governo georgiano – se l’Adzharia accetterà di tenere elezioni libere e democratiche il prossimo 28 marzo.

 

È tornata la tensione ad Haiti dopo la decisione del neo premier, Gérard Latortue, di escludere dalla lista del suo governo provvisorio, formato da 13 ministri tra cui tre donne, gli alleati del deposto presidente Aristide. Il giorno del suo insediamento, infatti, Latortue aveva annunciato un governo di unità nazionale. Ma quali sono state le prime reazioni nell’isola alla nomina del nuovo esecutivo? Lucas Duran, lo ha chiesto al vice-console italiano ad Haiti, Joanny De Matteis che ha raggiunto telefonicamente a Port-au-Prince.

 

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R. – E’ un nuovo governo che viene dalla società civile. Non c’è nessun membro appartenente a qualsiasi partito politico. E’ formato soprattutto da tecnocrati, persone molto note all’estero e ad Haiti. Si pensa che sarà un governo che potrà ben fare.

 

D. – Quali sono state le reazioni all’arrivo di Jean-Bertrand Aristide in Giamaica, Paese geograficamente molto vicino ad Haiti?

 

R. – Dopo questo, il nuovo governo di Haiti ha gelato le sue relazioni diplomatiche con Kingston-Giamaica. Bisogna distinguere bene adesso i Paesi amici di Haiti ed i governi amici di Aristide. Molti capi di Stato erano vicini ad Aristide, ma certamente per interessi privati.

 

D. – Console, lei ritiene realistico un ritorno ad Haiti di Aristide, allo stato attuale delle cose?

 

R. – No, assolutamente. Secondo noi è pura fantasia.

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Il Pakistan verrà designato, dagli Stati Uniti, come “un importante alleato non-Nato” per rafforzare la lotta contro il terrorismo. Lo ha annunciato il segretario di Stato americano, Colin Powell, in visita ad Islamabad. Le forze pachistane hanno intanto lanciato oggi una “importante” operazione militare nel Nord Ovest del Paese, dove ieri 39 persone sono state uccise in scontri fra soldati e integralisti islamici.

 

Giornata storica per l’Unione africana (Ua), l’organizzazione del Continente africano nata nel 2002 sul modello dell’Unione Europea. Ad Addis Abeba, sede dell’organizzazione, è stato infatti ufficialmente inaugurato oggi il parlamento panafricano, a cui hanno aderito finora 39 Stati sui 53 dell’Unione. Su questa nuova, importante istituzione, ascoltiamo il direttore dell’Agenzia missionaria Misna, padre Giulio Albanese, al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Certamente è una giornata significativa nella storia del Continente anche se, a mio avviso, bisogna essere estremamente realisti. Attualmente l’Unione Africana è ancora una realtà molto giovane. Vi sono difficoltà di vario genere, anche di ordine finanziario. A mio avviso, è importante riaffermare l’importanza dei parlamenti nazionali perché se non si apre davvero il dibattito democratico all’interno degli Stati membri, pensare ad un’assemblea del popolo panafricana rischia di essere davvero utopico.

 

D. – Cosa cambia per l’Africa?

 

R. – Cambia poco nel senso che comunque si tratta di un organismo consultivo. Il che significa sostanzialmente che questo parlamento si limiterà a dare suggerimenti ai singoli Stati.

 

D. –Questo parlamento panafricano potrebbe aiutare il continente ad avere più pace, più sviluppo, più democrazia?

 

R. – Il parlamento certamente ha una grande responsabilità morale, anche perché l’Africa ha attraversato in questi anni non poche tragedie e disastri. E dunque i valori della democrazia, della pace e della non violenza sicuramente sono principi di cui deve farsi davvero interprete questa assemblea continentale. Ciò non toglie, però, che a mio avviso, un grande sforzo a livello di singoli Stati membri deve essere fatto soprattutto sul versante interno. Vale a dire finché non vi saranno dei parlamenti davvero liberi, finché non vi saranno elezioni davvero trasparenti, credo che un progetto politico come quello del parlamento africano difficilmente sarà avviabile.

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Una manifestazione, oggi, contro il terrorismo ed un corteo, sabato prossimo, in favore della pace. Sono le due iniziative, unite da obiettivi comuni ed entrambe in programma a Roma, che vedranno, però, la partecipazione di realtà politiche e sociali molto diverse. Alla manifestazione odierna, promossa dall’Associazione dei comuni italiani (Anci), aderiscono infatti tutti i partiti del centrodestra, l’Udeur e le forze della “Lista Prodi”. Gli esponenti della sinistra radicale prenderanno parte, invece, al corteo di sabato, una manifestazione molto eterogenea a cui aderiranno, tra gli altri, anche le Acli e movimenti no global.

 

Il primo ministro greco, Costas Karamanlìs, parteciperà all’ultima fase dei negoziati per la riunificazione di Cipro, in programma la prossima settimana a Burgenstock, in Svizzera. Il premier ha accettato l’invito del segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e prenderà parte dal 28 marzo ai colloqui che prevedono la partecipazione di Grecia e Turchia.

 

Almeno 17 persone sono morte e 50 risultano disperse in seguito all’affondamento di un traghetto al largo dell’atollo corallino di Thinadoo, nelle Maldive meridionali.

 

                          

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