RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 77 - Testo della Trasmissione di mercoledì 17 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Risurrezione di Cristo e la speranza della vita eterna: temi della catechesi odierna all’udienza generale. Il Papa ha ricordato la prossima festa di San Giuseppe, esempio per le famiglie di oggi, Ed ha benedetto la fiaccola benedettina della pace

 

Il prossimo 21 marzo la beatificazione di Matilde Tellez Robles: ha perseverato nell’amore tra incomprensioni e persecuzioni grazie alla preghiera davanti all’eucaristia: intervista con padre Antonio Sáez de Aldeniz

 

Il dovere dell’assistenza ai malati in stato vegetativo: problemi medici ed etici al centro del Congresso internazionale inaugurato oggi all’Augustinianum. Ai nostri microfoni il prof. Gianluigi Gigli.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Allarme terrorismo: l’Europa convoca a Bruxelles i ministri dell’Interno per discutere di sicurezza. Ce ne parla il prof. Fabrizio Battistelli

San Patrizio, patrono d’Irlanda: oggi, grande festa nell’isola verde e tra gli irlandesi in tutto il mondo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

E’ stato liberato, domenica scorsa, mons. Wei jingyi, il vescovo cinese della Chiesa cattolica fedele a Roma, arrestato il 5 marzo ad Harbin, nel nord est della Cina.

 

“Il contributo delle religioni e la costruzione dell’Europa unita” tema del convegno promosso dall’Università ‘Bicocca’ di Milano

 

Monito della Conferenza episcopale messicana alla classe dirigente del Messico per arginare il grave fenomeno della corruzione

 

L’istituzione della “Giornata dell’amicizia” tra gli unici risultati concreti del vertice tra Brasile e Argentina

 

Assegnato ieri a Subiaco all’eurodeputata irlandese, Dana Scallon, il premio San Benedetto

 

24 ORE NEL MONDO:

Ricercati per la strage di Madrid 20 marocchini, che sarebbero in Spagna dagli attentati di Casablanca del maggio dell'anno scorso

 

Il nuovo governo spagnolo ribadisce la necessità di un ritiro delle truppe dall’Iraq dopo il 30 giugno, mentre si discute del ruolo dell’Onu e si contano altre vittime, tra cui bambini

 

Rappresaglie israeliane dopo l’attentato di domenica scorsa. E Arafat accusa Israele di crimini di guerra.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 marzo 2004

 

 

LA RISURREZIONE DI CRISTO E LA SPERANZA DELLA VITA ETERNA:

 TEMI DELLA CATECHESI ODIERNA ALL’UDIENZA GENERALE. IL PAPA HA RICORDATO

 LA PROSSIMA FESTA DI SAN GIUSEPPE, ESEMPIO PER LE FAMIGLIE DI OGGI,

ED HA BENEDETTO LA FIACCOLA BENEDETTINA DELLA PACE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Nella certezza della Risurrezione di Cristo, c’è la speranza per il cristiano nel dono della vita eterna. E’ questo il messaggio del salmo 20, inno di ringraziamento per la vittoria del re Messia, a cui il Santo Padre ha dedicato la catechesi nell’udienza generale di stamani. Il Papa ha inoltre benedetto la Fiaccola benedettina della pace. A due giorni dalla solennità di San Giuseppe, si è poi soffermato sull’esempio dello Sposo di Maria per le famiglie di oggi. Quella di stamani è stata la prima udienza generale del 2004 in piazza San Pietro. Ad ascoltare il Papa, dodicimila fedeli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Nel Salmo di oggi, ha detto il Papa, “vediamo profilarsi dietro il ritratto del re ebraico, il volto del Cristo”, re messianico. Egli “è il Figlio in senso pieno ed è, quindi, la perfetta presenza di Dio in mezzo all’umanità”. E’ luce e vita. Ha così ricordato come Sant’Ireneo, commentando questo componimento biblico, applicò il tema della vita alla Risurrezione di Cristo. Il salmista annunzia la risurrezione dei morti:

 

“Sulla base di questa certezza anche il cristiano coltiva in sé la speranza nel dono della vita eterna”.

 

D’altro canto, il Pontefice ha evidenziato come la benedizione sia un tema rilevante in questo inno. Benedizione che nella tradizione biblica “comprende anche il dono della vita che viene appunto effuso sul consacrato”. E’ “segno della presenza divina che opera nel re, il quale diventa così un riflesso della luce di Dio in mezzo all’umanità”.

 

Dopo la catechesi, l’udienza ha offerto un momento di grande intensità con la benedizione della Fiaccola Benedettina della Pace, accesa nei giorni scorsi a Nazareth, accompagnata in piazza San Pietro da 4 mila fedeli dell’Umbria venuti dalla diocesi di Spoleto-Norcia. A loro, il Santo Padre ha rivolto un saluto speciale:

 

“Cari Fratelli e sorelle, mi compiaccio per il vostro rinnovato impegno per la concordia fra i popoli. Auspico che la vostra Regione, terra di San Francesco e di San Benedetto, sia sempre più consapevole dei valori spirituali che hanno forgiato il pensiero, l’arte e la cultura dell’Italia e dell’Europa”.

 

Il Papa non ha poi mancato di volgere il pensiero alla solennità di San Giuseppe, venerdì prossimo. L’esempio di Maria e Giuseppe, ha affermato, ci esorta “ad attingere dal loro stile di vita le ispirazioni nell’operare le scelte quotidiane di vita”. I figli possono raggiungere la sana maturità, ha avvertito, “soltanto in una famiglia autentica, unita durevolmente e amorosa”. L’esempio di San Giuseppe, ha detto ancora, sia di incoraggiamento agli sposi novelli “ad essere sempre docili ai disegni divini”.

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IL PROSSIMO 21 MARZO LA BEATIFICAZIONE DI MATILDE TELLEZ ROBLES:

HA PERSEVERATO NELL’AMORE TRA INCOMPRENSIONI E PERSECUZIONI

GRAZIE ALLA PREGHIERA DAVANTI ALL’EUCARISTIA

- Intervista con padre Antonio Sáez de Aldeniz -

 

Domenica prossima, 21 marzo, Giovanni Paolo II proclamerà 4 nuovi beati: tra questi c’è una religiosa spagnola, Matilde del Sacro Cuore Tellez Roblez, fondatrice della Congregazione delle Figlie di Maria Madre della Chiesa, morta a 61 anni nel 1902. Qual è il carisma della prossima beata? Giovanni Peduto lo ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione Antonio Sáez de Aldeniz:

 

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R. – Il suo carisma era una grande devozione all’Eucaristia con uno spirito riparatore. All’inizio pensava di creare un istituto contemplativo, ma poi ha cercato di portare le anime al Signore, dunque la riparazione. Tante volte pregava il Signore dicendo “io voglio portarti tutto il mondo, perché tutti Ti amino! Tu sei l’Unico, Tu sei il mio Signore” ed è così che visse. Ha sofferto tanto, come tutti i santi hanno sofferto per diventare tali: senza sofferenza non ci sarebbe alcuna redenzione. Ha sofferto tanto a causa di persecuzioni, incomprensioni, ma ha sempre perseverato in questo suo atteggiamento di voler compiere la volontà di Dio. Questo l’ha portata anche ad un’immensa devozione a Maria. Con Maria come maestra, come guida, è arrivata all’Eucaristia. Ha raccomandato a Maria il suo Istituto. La chiamava la fondatrice dell’Istituto.

 

D. – Il messaggio della nuova beata per la Chiesa, per il mondo di oggi … 

 

R. – E’ un messaggio eucaristico. Per lei l’Eucaristia era tutto. Quando poteva, passava delle ore davanti al Signore, lì a fargli compagnia con spirito di riparazione, perché le faceva tanta pena vedere come la gente non capisse e si dimenticasse del Signore che ha dato tutto e che sta sempre con noi. Voleva fargli compagnia e non solo, voleva portargli tante altre anime che l’amassero e che stessero con Lui, che facessero la volontà di Dio: e tutto questo in compagnia di Maria, la Madre di Gesù, alla quale lei si raccomandava con tanta forza, con tanta frequenza, ogni giorno.

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IL DOVERE DELL’ASSISTENZA AI MALATI IN STATO VEGETATIVO:

PROBLEMI MEDICI ED ETICI AL CENTRO DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE

INAUGURATO OGGI ALL’AUGUSTINIANUM

- A cura di Alessandro De Carolis e Dorotea Gambardella -

 

Un congresso internazionale con i maggiori specialisti in ambito neuroscientifico per discutere sul tipo di assistenza cui hanno diritto i malati in stato vegetativo. Vittime talvolta di scelte mediche discutibili, questi pazienti vanno considerati soggetti ai quali garantire cure di base che siano assimilabili dal loro organismo e che creino il quadro clinico entro il quale favorire una possibile guarigione. Su queste tematiche ruotano da questa mattina, all’Augustinianum di Roma, le relazioni di una quarantina dei 400 partecipanti al Congresso organizzato dalla Pontificia Accademia della Vita e dalla Federazione Internazionale Associazioni Medici Cattolici, dedicato alle questioni scientifiche e morali relative a questo tipo di malattia. A seguire i lavori, c’è Dorotea Gambardella:

 

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Un paziente in stato vegetativo permanente è vivo: questa la convinzione sottesa ai diversi interventi di oggi. A tal proposito il prof. Eugene Diamond, ordinario di pediatria presso l’Università Loyola di Chicago, ha sottolineato la distinzione tra lo stato vegetativo, in cui il paziente è sveglio, sebbene non cosciente, e il coma, in cui il degente non è né sveglio, né consapevole. Sono diversi i criteri che conducono alla diagnosi dello stato vegetativo - ha poi affermato il prof. Diamond - ma tutti sostanzialmente riconducibili alla mancanza di consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante. Una condizione che, se si protrae per un mese viene definita persistente, se si prolunga per un anno, senza alcun miglioramento, è detta permanente. Quest’ultima – ha precisato Diamond – non deve indurre a ritenere impossibile un risveglio. Da qui l’importanza di continuare a nutrire il paziente, somministrandogli acqua, proteine, carboidrati mediante condotti. Un metodo di nutrimento assistito che viene erroneamente definito artificiale, è stato spiegato, visto che esso viene applicato anche a pazienti sottoposti a regimi dietetici speciali. Sospendere l’alimentazione e l’idratazione, è stato sottolineato poi dall’on. Garavaglia, segna la sottile separazione tra uccidere e lasciar morire ed esula quindi da una mera questione medica, investendo questioni etiche e morali ben più complesse. Inoltre, ha affermato Diamond non si è assolutamente certi che l’interruzione del nutrimento non provochi una profonda sofferenza nel paziente, in stato di vegetazione permanente. Tra i temi affrontati anche la rilevanza giuridica della volontà del malato. L’ordinamento italiano - come ha evidenziato Gianfranco Iadeco, magistrato della Corte di Cassazione - non prevede l’accondiscendenza del medico dinanzi a richieste di anticipazione della morte, poiché secondo la Costituzione la vita è un bene indisponibile.

 

Dall’Istituto Pontificio Agostiniano, per la Radio Vaticana, Dorotea Gambardella.

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Il tentativo di giungere a considerare, anche a livello giuridico, i malati in stato vegetativo come una categoria di pazienti irrecuperabili – anche se, come detto, i dati attualmente disponibili smentiscono questo esito – sta portando, specie in ambito anglosassone, all’aumento di casi dall’esito brutale: malati che muoiono per fame e sete, in seguito alla sospensione di un normale nutrimento, volutamente scambiato per accanimento terapeutico come talvolta si verifica con i malati terminali. Ma c’è una profonda differenza, medica ed etica, che non permette di assimilare ai malati terminali quelli in stato vegetativo, come spiega il prof. Gianluigi Gigli, presidente della Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Il malato terminale è un malato che per definizione ha di fronte a sé una fine imminente: la sua malattia lo condanna ad una vita ormai solo di pochi giorni o al massimo di pochissime settimane. Il malato in stato vegetativo è un malato che non sta morendo: con un minimo di sostegno - sostegno che, peraltro, è cura ordinaria, come per l’appunto lo sono la somministrazione di alimentazione, di idratazione, di igiene – è un malato che può andare avanti anche per anni. Quindi, è un corpo che continua a funzionare perfettamente ed è una mente che è vigile ma apparentemente non in grado di interagire con l’ambiente.

 

D. – E qui si innesta il problema. C’è una tendenza che vorrebbe si sospendesse a questo tipo di malati l’alimentazione, perché ritenuta non più necessaria. Non potrebbe essere questa un po’ un’“anticamera” dell’eutanasia?

 

R. – Senz’altro sì, nel senso che anzitutto è bene dire che da questa sospensione dell’idratazione e della nutrizione non può che derivare un esito soltanto: la morte. Morte che avviene anche in maniera abbastanza straziante, nell’arco di un paio di settimane. Certamente, una volta che si è accettato questo tipo di condotta, credo che più di qualcuno finirà per chiedersi se non sia più umano e più compassionevole praticare un’iniezione letale per sopprimere la vita di questi pazienti. E al di là di loro, il problema fondamentale sarebbe comunque quello di un abbassamento generale del livello di guardia nei confronti della soppressione della vita umana, che finirebbe inevitabilmente – come sta già avvenendo in alcuni Paesi anglosassoni – per coinvolgere altre categorie di pazienti come i malati con ritardo mentale grave, come i pazienti affetti da forme molto disabilitanti di ictus: tutti soggetti sui quali si sta di fatto praticando un’eutanasia strisciante senza che, come in Olanda, sia stata legalmente riconosciuta. E’ per questo che occorre reagire per tempo.

 

D. – Ed è ciò che intende fare il vostro congresso…

 

R. – Sì. Ci auguriamo che metta chiarezza, innanzitutto dal punto di vista scientifico, e che ponga in tutta la sua evidenza i rischi di un tipo di pratica che va contro la tradizionale medicina ippocratica che dice che “mai a nessun malato farò azioni od omissioni che inducano la morte”.

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RINUNCE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Magdeburg, nella Repubblica Federale di Germania, presentata da mons. Leopold Nowak per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha quindi nominato Paolo Trombetta ragioniere generale della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "La Cattedrale dell'Almudena cuore della Spagna che non dimentica": migliaia di persone hanno partecipato alla Celebrazione Eucaristica in memoria delle vittime delle stragi di Madrid. Altamente significativa la presenza della Regina Sofia.

All'interno, il testo dell'omelia pronunciata dall'arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Una pagina dedicata alle lettere pastorali dei vescovi italiani in occasione della Quaresima.

 

Nelle estere, riguardo all'Iraq, Annan afferma che l'Onu è pronta a ritornare; al contempo Bush invita le Forze alleate a restare nel Paese.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Danilo Veneruso su un volume postumo di Filippo Mazzonis intitolato "La Monarchia e il Risorgimento".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della sanità e della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 marzo 2004

 

 

ALLARME TERRORISMO:

L’EUROPA CONVOCA A BRUXELLES

I MINISTRI DELL’INTERNO PER DISCUTERE DI SICUREZZA

- Servizio di Giada Aquilino -

 

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Sull'onda della strage di Madrid dell’11 marzo, l’Unione europea ha convocato i propri ministri dell’Interno per un vertice straordinario, da tenersi venerdì a Bruxelles. In vista del primo anniversario dell’inizio della guerra in Iraq - il 20 marzo - e delle elezioni europee del 12 e 13 giugno, al centro della riunione ci sarà la lotta al terrorismo, proprio mentre l’allarme si estende anche in Francia. Ieri infatti una lettera di minacce - firmata da un gruppo definitosi i ‘servitori di Allah il potente e saggio’ - è stata inviata al premier Raffarin, anche se il ministro dell'Interno francese, Sarkozy ha fatto sapere che il testo “non porta il marchio degli scritti abituali” dei terroristi islamici. Proprio in un incontro a Parigi ieri il presidente francese, Chirac e il cancelliere tedesco, Schroeder avevano espresso perplessità sulla creazione di una Intelligence europea contro il terrorismo. In Gran Bretagna, intanto, si rafforzano le misure di sicurezza, perché - secondo il capo della Polizia metropolitana di Londra, John Steven - un attacco terroristico nella capitale sarebbe “inevitabile”. Di questo si parlerà anche nella riunione di dopodomani a Bruxelles, che precederà il Consiglio europeo del 25 e 26 marzo: tra le proposte in esame, i rappresentanti dei Quindici discuteranno la nomina di un coordinatore europeo per la sicurezza. Ma tale figura basterà a scoraggiare nuovi attentati terroristici? Risponde il prof. Fabrizio Battistelli, segretario generale dell’Archivio Disarmo:

 

R. – La creazione di una figura unica di responsabile delle politiche europee sulla prevenzione del terrorismo è importantissima. Tutto sta a vedere se resta un discorso puramente politico e simbolico o diventa realmente una figura dotata di poteri. Io credo che la risposta, da parte dell’Unione Europea, debba essere ancora più radicale e coraggiosa: urge la creazione di organi comuni nella prevenzione e nel contrasto del terrorismo.

 

D. – Che tipo di organi?

 

R. – Si è parlato di una ‘Fbi europea’. Certamente dobbiamo provvedere a creare uno spazio comune, anche sul piano organizzativo, che metta insieme gli organi di Intelligence e di polizia regolare in un organo integrato europeo.

 

 

D. – In questo quadro Europol ed Eurojust come possono intervenire?

 

R. – Sono strumenti creati prima dell’11 marzo. C’è voluto l’11 settembre degli Stati Uniti per dare vita ad un autonomo dipartimento degli Interni, che prima mancava, e forse c’è voluta l’enorme strage di Madrid per rendere consapevoli i governi dell’Ue che non si tratta più di coordinare - come fanno Europol ed Eurojust - ciò che viene fatto dai singoli Paesi aderenti: ora bisogna realmente iniziare a lavorare insieme.

 

D. – Cosa ha fallito nell’apparato dell’antiterrorismo europeo, che ha permesso poi l’esecuzione degli attentati a Madrid?

 

R. – Probabilmente abbiamo avuto un erroneo senso di invulnerabilità, che hanno tutte le società fino a quando non vengono aggredite.

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SAN PATRIZIO, PATRONO D’IRLANDA:

OGGI, GRANDE FESTANELL’ISOLA VERDE

 E TRA GLI IRLANDESI IN TUTTO IL MONDO

 

Festa pubblica oggi in Irlanda e Stati Uniti in memoria di San Patrizio: apostolo, evangelizzatore e grande catecheta, vissuto tra il IV ed il V secolo, successore del primo vescovo d’Irlanda, Palladio. Una ricorrenza molto partecipata dagli Irlandesi in tutto il mondo con processioni, parate, canti ed eventi gioiosi.

 

Attorno alla figura di questo vescovo sono sorte nei secoli molte leggende tra cui quella del celebre pozzo di San Patrizio, che si dice fosse senza fondo, e da cui si aprivano le porte del Purgatorio. Ma ascoltiamo un profilo del patrono della Chiesa irlandese, in questo servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Da dove è venuta in me questa sapienza, che prima non avevo? Io non sapevo neppure contare i giorni, né ero capace di gustare Dio?” Così San Patrizio nella sua “Confessione”, di “peccatore rusticissimo”, come lui si rammarica per avere interrotto i suoi studi: a 16 anni infatti l’episodio che segnerà tutta la sua vita; una vita avventurosa, che solo in minima parte gli storici hanno ricostruito con qualche certezza. Nato intorno al 385 nella Britannia romana, da genitori cristiani, il piccolo Patrizio trascorse una vita privilegiata, senza impegno per lo studio e “ignorando - come dice lui - il Dio vivo”. Poi improvviso il dramma irruppe nella sua mondana esistenza: venne rapito dai pirati e venduto come schiavo in Irlanda: qui farà il pastore, e nella solitudine di monti e foreste ritroverà Dio nella preghiera e nella penitenza. Dopo sei anni la liberazione, il ritorno a casa, poi la ripresa degli studi in Gallia sotto la guida di San Germano e la vocazione all’apostolato proprio in Irlanda.

 

Instancabile ed energico nel predicare il Vangelo, a partire – si dice – da re e nobili e dai loro figli, ché l’Irlanda pagana del tempo era suddivisa in tribù che

 

 

 

 

formavano piccoli Stati sovrani; seppe dare loro l’orgoglio della propria identità di popolo unificato dalla fede cristiana. Introdusse il monachesimo, e fu grande catecheta  per la gente semplice: “Le persone della Trinità – spiego un giorno al popolo – sono distinte tra loro, come queste foglioline di trifoglio su loro stelo: ma unica è la sostanza: ciascuna persona è Dio, come ciascuna fogliolina è erba”. Da qui la tradizione ancora oggi viva tra gli Irlandesi di portare nel giorno della sua festa un trifoglio all’occhiello. San Patrizio morì in esilio volontario intorno al 461, probabilmente a Down, che diverrà Downpatrich.

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CHIESA E SOCIETA’

17 marzo 2004

 

 

 

E’ STATO LIBERATO, DOMENICA SCORSA, MONS. WEI JINGYI,

IL VESCOVO CINESE DELLA CHIESA CATTOLICA FEDELE A ROMA,

ARRESTATO IL 5 MARZO AD HARBIN, NEL NORD EST DELLA CINA.

LO HANNO CONFERMATO, IERI, FONTI DELL’AGENZIA ‘ASIANEWS’ IN CINA

- A cura di Bernardo Cervellera -

 

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PECHINO. = In Vaticano, l’arresto di mons. Wei aveva provocato preoccupazione, tristezza e anche una ferma richiesta alle autorità cinesi di rendere pubblici i capi d’accusa come avviene in ogni Stato di diritto. Giorni dopo, Pechino aveva precisato che il vescovo è solo in stato di fermo per interrogazioni, avendo falsificato un documento per uscire dal Paese. I cattolici di Qiqihar temevano che il vescovo sarebbe stato liberato solo dopo la Pasqua, per evitare assembramenti e festeggiamenti non registrati durante la Settimana Santa. Ma secondo alcune fonti, la subitanea liberazione è dovuta soprattutto alla pronta reazione del Vaticano. Proprio in quei giorni, all’Assemblea nazionale del popolo si stava discutendo sull’introdurre nella Costituzione cinese la protezione dei diritti umani. La liberazione del vescovo toglie dall’imbarazzo il governo. Ad ogni modo, vi sono circa 50 tra vescovi e sacerdoti in prigione o impediti nel loro ministero. Circa 20 sacerdoti sono in prigione o nei lager. I vescovi sotterranei di Baoding, mons. Giacomo Su Zhimin e il suo ausiliare Francesco An Shuxin sono quelli da più tempo in prigione. Essi sono scomparsi nelle mani della polizia dal 1996.

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“IL CONTRIBUTO DELLE RELIGIONI E LA COSTRUZIONE DELL’EUROPA UNITA”.

E’ QUESTO IL TEMA DEL CONVEGNO, SVOLTOSI IERI A MILANO E PROMOSSO

DALLA ‘BICOCCA’, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA CITTÀ LOMBARDA

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = L’unità europea ha un futuro nelle religioni ed è fondata sul loro dialogo. E’ la convinzione emersa dal confronto fra rappresentanti e studiosi delle tre grandi religioni monoteiste, promosso dalla Facoltà di Scienze della formazione all’Università Bicocca di Milano. Confronto concluso da una tavola rotonda di tre giornalisti: Gad Lerner, Paolo Migliavacca ed Armando Torno. L’Europa unita non si costruisce soltanto con i trattati, ma partendo da una cultura condivisa. Di qui, dunque, il ruolo delle religioni che però – ha osservato il rabbino capo di Milano, Giuseppe Laras – non hanno consapevolezza di essere veicolo di unità. Il contributo specifico del pensiero della fede ebraica – ha proseguito Laras – è quello di valorizzare la dignità e la ricchezza dell’uomo, il rispetto della vita umana, e di proporre la libertà quale principio fondativo. E se dunque il dialogo sta alla base di un’Europa unita, ha concluso Laras, l’ebraismo può favorire il coinvolgimento in questo confronto del terzo polo che sempre è mancato, ossia l’Islam. La presenza dell’Islam in Europa è stimolo per aiutare i cristiani a recuperare la propria identità, ha osservato l’islamista dell’Università Cattolica, Paolo Branca, che ha suggerito nell’incontro e nella condivisione i mezzi per conciliare diversi sistemi che devono convivere, alla base della costruzione europea. Per i cristiani poi l’imperativo è costruire un progetto culturale che punti a valori etici condivisi per fornire anche una soluzione ai conflitti della convivenza fra religioni diverse. Questa la tesi, espressa da Giovanni Filoramo, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino. La tavola rotonda finale ha poi messo in luce come il dialogo fra le religioni sia duplice all’interno delle religioni stesse per coltivare la propria identità, ed un dialogo esterno invece per condividere un cammino comune di pace e di valori condivisi.  

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MONITO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE MESSICANA ALLA CLASSE DIRIGENTE

 DEL PAESE LATINOAMERICANO PER ARGINARE IL GRAVE FENOMENO DELLA CORRUZIONE

 

CITTÀ DEL MESSICO. = La piaga della corruzione come una delle cause dell’astensionismo in Messico. Lo sostiene il presidente della Conferenza episcopale messicana, mons. José Guadalupe Martin Rabago, lanciando un monito alla classe dirigente per gli effetti negativi che i recenti scandali stanno generando nell’opinione pubblica. “Questo triste spettacolo – ha spiegato il presule – suscita, infatti, un sentimento di disaffezione nei confronti della politica e delle istituzioni”. “L’allontanamento dalle urne – ha aggiunto – rappresenterebbe un passo indietro nel processo democratico”. Sulla scia delle dichiarazioni rilasciate da mons. Martin Rabago, l’arcivescovo di Città del Messico, il cardinale Norberto Rivera Carrera, ha inoltre rimarcato come la promulgazione di nuove leggi non possa comunque arginare il fenomeno. “Ben vengano – ha concluso l’arcivescovo – norme più restrittive anche se difficilmente potranno produrre un cambiamento radicale nelle coscienze”. (A.L.)

 

 

una filosofia comune nel rapporto con il Fondo Monetario Internazionale

TRA I RISULTATI DELLA DICHIARAZIONE AL TERMINE DEL VERTICE TRA BRASILE E

ARGENTINA. DECISA ANCHE L’ISTITUZIONE DI UNA “GIORNATA DELL’AMICIZIA”

TRA I DUE PAESI, IL 30 NOVEMBRE DI OGNI ANNO

 

RIO DE JANEIRO. = “Dichiarazione sulla cooperazione per la crescita economica con equità”. E’ l’impegnativo titolo del documento finale, redatto in seguito all’incontro bilaterale tra Brasile e Argentina, conclusosi ieri a Rio de Janeiro. Il protocollo di intesa non stabilisce un comune approccio alla globalizzazione, che comprenda una flessibilità delle condizioni di pagamento. Una misura questa, necessaria per rendere sostenibile il debito estero e permettere di non considerare nei calcoli del Fondo monetario internazionale le spese per le infrastrutture legate allo sviluppo. Tra gli altri risultati della dichiarazione vi è anche quello di aver fissato il 30 novembre di ogni anno la data della “Giornata dell’amicizia”. L’iniziativa è dedicata a diffondere reciprocamente la cultura e la storia delle due nazioni e prevede l’istituzione un premio bi-nazionale riservato ad artisti e intellettuali dei due Paesi. (P.C.)

 

 

CONSEGNA IERI A SUBIACO ALL’EURODEPUTATA IRLANDESE,

DANA SCALLON, IL PREMIO SAN BENEDETTO

- A cura di Piero Pirovano -

 

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SUBIACO. = L’eurodeputata irlandese, Dana Scallon, ha ricevuto ieri sera a Subiaco il premio San Benedetto, che da quattro anni la Fondazione Sublacense Vita e Famiglia assegna a personalità che si distinguono nel promuovere iniziative tese ad affermare la centralità della persona umana, il diritto alla vita e il valore insostituibile della famiglia. La cerimonia di consegna del Premio, presieduta dall’abate don Mauro Meacci, è avvenuta nella suggestiva cornice dell’Abbazia di Santa Scolastica, alla presenza di numerose autorità locali e degli ambasciatori di Irlanda e Polonia presso la Santa Sede. Nella motivazione del Premio, letta da don Meacci, si rileva che sulla scia di una secolare tradizione umanistica, tipica della terra d’Irlanda, la signora Dana ha meritato il riconoscimento della giuria per l’impegno profuso nella costruzione di un’Europa fedele alle sue radici cristiane. La cerimonia si è conclusa con un breve concerto della premiata, accompagnata dal fratello alla chitarra. Dana Scallon, artista di professione prestata alla politica, vincitrice di un Eurofestival della canzone, è anche nota per avere cantato davanti a Giovanni Paolo II in occasione del suo viaggio in Irlanda, e alla Giornata mondiale della gioventù di Denver.

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24 ORE NEL MONDO

17 marzo 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

La polizia spagnola ricerca attivamente 20 cittadini marocchini che avrebbero partecipato agli attentati di giovedì scorso a Madrid, e che secondo i servizi segreti di Rabat si trovano in Spagna, in clandestinità, dagli attentati di Casablanca del maggio dell'anno scorso. Lo scrive El Mundo nella sua edizione online. Altri particolari dell’indagine riguardano l’esplosivo usato, che sarebbe stato prodotto a febbraio in una fabbrica spagnola, mentre i detonatori sarebbero stati rubati in una cava proprio vicino alla capitale. C’è poi un’altra pista oltre quella del Marocco, che si focalizza sul gruppo Ansar el Islam, guidato dal giordano Al Zarqawi. 

 

Intanto, la Spagna è ancora scossa dal ricordo degli attentati di giovedì scorso. Ieri sera nella cattedrale di Madrid si è pregato per le vittime delle stragi. Il servizio del nostro inviato, Giancarlo La Vella:

 

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Un intenso e commosso applauso ha segnato l’inizio della celebrazione eucaristica nella cattedrale dell’Almudena, piena fino all’inverosimile di fedeli. Una celebrazione voluta dall’amministrazione di Madrid, che precede i funerali solenni del 24 marzo prossimo.

 

“En nombre del Padre y del hijo y del Espiritu Santo…”

 

Alla presenza della regina Sofia, autorità civili e religiose, il cardinale di Madrid, Rouco Varela, nell’omelia ha espresso la vicinanza sua e della cittadinanza della capitale ai feriti e ai familiari delle vittime dell’attentato dell’11 marzo.

 

“Hermanos, la muerte violenta de tantos hermanos nuestros…”

 

Un episodio, ha sottolineato, che ha dato vita ad immensi atti di solidarietà, commoventi slanci di carità e di anonimo eroismo. Ma chi ha eseguito l’attentato, ha detto Rouco Varela, ha commesso un atto di disprezzo verso Dio stesso.

 

“Matar a un semejante, asesinar a un hermano es atentar contra el mismo Dios…”

 

Assassinare un proprio fratello, ha detto il porporato, è attentare contro il Signore, che è il solo che ha il potere di vita e di morte.

 

“Es el unico que tiene en sus manos las llaves de la vida y de la muerte… »

 

In contemporanea alla messa funebre di Madrid, ieri sera a Rabat in Marocco è stato celebrato un rito intrareligioso a cui hanno partecipato cristiani, ebrei e musulmani. Mentre ad Alcalà de Henares, la località particolarmente colpita dagli attentati con più di 40 morti, 45 mila persone sono scese in piazza contro il terrorismo e per commemorare le vittime della strage.

 

Da Madrid, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.

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Il futuro nuovo governo spagnolo ha ribadito la necessità di un ritiro delle truppe dall’Iraq dopo il 30 giugno, a meno di un nuovo ruolo dell’Onu. Da parte statunitense, il ministro della difesa, Rumsfeld, ha espresso incertezza in serata sulla possibilità di rispettare la data fissata dal 30 giugno per il passaggio a Baghdad della sovranità agli iracheni. In un’intervista alla Bbc, Rumsfeld ha anche detto di non essere affatto preoccupato dal ritiro dei militari spagnoli dall'Iraq, come prospettato dal premier designato, Josè Luis  Rodriguez Zapatero. Il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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Spazio all’Onu, oppure dietrofront. Anche dopo la vittoria di domenica, Zapatero ribadisce le critiche già mosse ad Aznar in campagna elettorale:

 

“MI POSICIÓN ES FIRME Y DECIDIDA…

La mia è una posizione ferma e decisa. C’è stata una rottura del consenso in politica estera. Tutte le decisioni del governo precedente in relazione all’Iraq sono state prese senza rispettare l’opinione dei cittadini. L’occupazione si sta dimostrando un fiasco. Le forze occupanti non hanno fatto in modo che le Nazioni Unite assumessero il controllo della situazione”.

 

Ma non è detto – replica Mariano Rajoy, il leader popolare sconfitto alle elezioni – che il Palazzo di vetro decida di intervenire:

 

“LO IDEAL PARA EL SEÑOR RODRÍGUEZ ZAPATERO…

La cosa ideale per il signor Rodríguez Zapatero – spiega – è che l’Onu si faccia carico della situazione. Ma ciò potrebbe non avvenire, credo che in politica estera non convenga prendere decisioni precipitose. Bisogna tenere conto dell’importanza degli accordi internazionali assunti dalla Spagna…”

 

In effetti, Washington ha già chiesto a Madrid di restare in Iraq. Ma la fermezza del futuro premier è più forte delle parole di Bush:

 

“YO EXPLICARÉ A NUESTROS ALIADOS…

Spiegherò agli alleati – Stati Uniti e Gran Bretagna – il nostro punto di vista. Lo farò con prudenza, mantenendo i nostri impegni ma allo stesso tempo chiedendo che si rispetti la posizione di un governo democratico. Anzi, ritengo che ciò sia utile per aprire un dibattito sulla sicurezza di fronte al terrorismo”.

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Intanto, tre bambini e un adulto iracheni sono stati uccisi la notte scorsa da razzi caduti su Baghdad, secondo quanto dichiarato stamane da una fonte dell'esercito americano nella capitale irachena, che parla anche di 5 feriti.

E’ giunta poco fa notizia di due esplosioni a Gaza, ma ancora non si hanno i particolari. Nelle ultime ore almeno sei palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano in scontri iniziati la scorsa notte dopo la decisione del governo di Ariel Sharon di intensificare la lotta contro i gruppi armati dell’intifada in seguito all'attentato di domenica al porto di Ashdod. Un settimo palestinese è rimasto ucciso stamane a Gaza, in uno scontro a fuoco. Commentando da Ramallah gli incidenti in corso a Gaza, il presidente palestinese, Yasser Arafat, ha detto che Israele “si sta macchiando di un nuovo crimine di guerra”. Intanto, in Israele ha provocato sgomento la scoperta oggi proprio nel porto di Ashdod, a sud di Tel Aviv, di cinque bombe a mano e di altre armi.

 

In Kossovo, violenti incidenti sono in corso a Kosovska Mitrovica, dove questa mattina migliaia di albanesi stavano protestando per la morte di tre bambini costretti - si dice - a lanciarsi in un fiume da ragazzini serbi che li inseguivano con i cani: secondo fonti albanesi almeno quattro persone sono rimaste uccise e molte altre ferite. Altre fonti parlano di due morti e di feriti.

 

Alti funzionari greci e turchi hanno iniziato stamane ad Atene gli incontri volti a trovare un'intesa per la riunificazione di Cipro, in particolare sul capitolo sicurezza e sulle garanzie offerte dai due Paesi alle comunità che a loro fanno riferimento, la greca e la turca. I colloqui riguardano in particolare la consistenza della presenza militare greca e turca nell'isola, e la loro durata dipende dall'andamento generale dei negoziati sulla riunificazione. La Grecia e la Turchia sono le “potenze garanti” di Cipro. Se i negoziati tra le due comunità, in corso sull'isola sotto l'egida Onu, non avranno successo, Atene ed Ankara verranno chiamate dalle Nazioni Unite a prender parte direttamente alle trattative a partire dal 22 marzo. 

 

In Iran, Reza Khatami, vice presidente del Parlamento iraniano uscente e uno dei più conosciuti attivisti riformisti, è stato incriminato dalla Corte rivoluzionaria di Teheran. Il nostro servizio.

 

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Secondo il quotidiano Towse'e, incriminate sono le sue prese di posizione durante le proteste contro i conservatori che hanno preceduto le elezioni politiche del 20 febbraio scorso. Reza Khatami, che è fratello del presidente della Repubblica Mohammad Khatami, è soltanto l'ultimo di un gruppo di oltre dieci deputati riformisti già convocati in tribunale per rispondere delle affermazioni fatte. Le accuse sono di “'diffusione di menzogne” e “insulti” per le dure prese di posizione contro il Consiglio dei Guardiani, la corte costituzionale iraniana controllata dai conservatori. E’ proprio l’organismo che ha respinto quasi un terzo delle candidature presentate per la consultazione elettorale, tra cui quelle di un'ottantina dei deputati riformisti più in vista. Tra gli esclusi c’era anche il fratello del presidente. Non è l’unico ad essere finito nel mirino: per le critiche espresse nei mesi scorsi contro i poteri conservatori, è stato incriminato recentemente anche il portavoce del governo, Abdollah Ramezanzadeh.

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Intanto, il presidente iraniano Mohammad Khatami ha dichiarato che l'Iran continuerà a cooperare con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ma “non può accettare imposizioni”. Lo ha detto a pochi giorni dalla decisione del Consiglio dei Governatori dell'Aiea di approvare una risoluzione in cui “deplora” il fatto che la Repubblica islamica non abbia fornito informazioni relative ad alcuni aspetti del suo programma nucleare” nonostante si fosse impegnata a farlo nell'ottobre scorso.

 

Haiti ha un nuovo governo. Lo ha varato ieri il nuovo premier Latortue. L’esecutivo comprende 13 ministri ed avrà il compito di traghettare il Paese caraibico verso nuove elezioni, dopo le dimissioni del presidente Aristide, che da poco si trova in Giamaica. Sulle priorità del nuovo esecutivo di Port au Prince, Jeremy Brossard ha intervistato il neo-premier haitiano Gerard Latortue:

 

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R. - LA PREMIERE PRIORITE’ …

La prima priorità è la sicurezza. La situazione ad Haiti, sotto questo aspetto, è molto difficile. Stiamo lavorando per creare delle strutture istituzionali con le quali affrontare il problema. Abbiamo formato una commissione e stiamo per nominare il ministro incaricato della sicurezza pubblica. La persona che abbiamo scelto può rassicurare la popolazione. La seconda priorità è quella della giustizia e della lotta alla criminalità. In questi ultimi anni sono stati commessi troppi crimini e troppi assassinii sono rimasti impuniti. Terza priorità è la creazione di posti di lavoro, la promozione di investimenti. Quarta priorità è il rilancio della collaborazione internazionale. Sarei felice se il Vaticano potesse unirsi agli sforzi della comunità internazionale. Ultima priorità riguarda l’organizzazione delle elezioni. Il nostro impegno è di tenere elezioni libere e democratiche. Vorremo organizzare sia le elezioni presidenziali che legislative e regionali per poter dare vita il più presto possibile ad un parlamento che garantisca l’ordine costituzionale. Naturalmente la decisione non è del governo. Spetterà al Consiglio elettorale provvisorio stabilire il calendario delle elezioni sulla base dei preparativi, cioè la presentazione delle liste elettorali, dei certificati elettorali ecc.

 

D. – Lei ha fiducia nel futuro del suo Paese?

 

R. – SI JE N’ETAI PAS CONFIANT …

Se non avessi avuto fiducia non avrei accettato l’incarico. Stiamo mettendo insieme una squadra che, innanzitutto, dia fiducia alla popolazione e crei le condizioni oggettive per il rilancio dell’economia nazionale.

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