RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 76 - Testo della Trasmissione di martedì 16 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I trattamenti medici per i pazienti in stato vegetativo: progressi scientifici e dilemmi etici. Congresso internazionale da domani a Roma presso l’Agostinianum: intervista con Gianluigi Gigli.

 

La procreazione umana e le tecnologie riproduttive. La Pontificia Accademia per la vita sottolinea i principi etici per la cura della sterilità: ai nostri microfoni, mons. Elio Sgreccia.

 

Domenica prossima il Papa proclamerà quattro nuovi beati: tra questi, don Luigi Talamoni, sacerdote ambrosiano impegnato dal confessionale alla politica. Con noi Francesco Riboldi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi a Bruxelles il lancio di un documento dei vescovi dell’Unione Europea per porre la famiglia al centro delle politiche sociali ed economiche. Ce ne parla mons. Aldo Giordano.

 

“Il Perugino del Papa”: una mostra nei Musei Vaticani celebra l’arte pittorica di Pietro Vannucci. Interventi di Francesco Buranelli e Arnold Nesselrath

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il rapporto tra religione ed istituzioni in Italia e in Europa, al centro di una tre giorni di riflessione e confronto tra giovani cattolici, ebrei e musulmani dal 19 al 21 marzo ad Albano Laziale, in provincia di Roma.

 

Dolore e preoccupazione per l’’impeachment’ del presidente sudcoreano, Roh Moo-Hyun, espresso dalla Conferenza episcopale del Paese asiatico.

 

Il ruolo del microcredito quale strumento per combattere la povertà in primo piano ad un Convegno promosso dalla Caritas italiana, domani a Roma.

 

Il 10 febbraio di ogni anno sarà dedicato, in Italia, alla memoria dei martiri delle foibe: il Senato ha approvato oggi a larga maggioranza la legge che istituisce la “giornata del ricordo”.

 

Annunciata dalla Nasa la scoperta di “Sedna”, il decimo pianeta del sistema solare.

 

24 ORE NEL MONDO:

A Madrid questa sera Messa funebre, nella Cattedrale dell’Almudena, in memoria delle 201 vittime degli attentati di giovedì scorso.

 

Cresce in Europa la paura per nuovi attacchi terroristici.

 

Tensione altissima in Georgia tra il governo centrale e la repubblica semi autonoma dell’Adjaria.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 marzo 2004

 

 

IN UDIENZA DAL SANTO PADRE CINQUE PRESULI AUSTRALIANI

IN VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM

 

Sono proseguite stamane le udienze del Papa, iniziate ieri, a cinque vescovi della Conferenza episcopale australiana, in tutto 36 su 44, in visita ad Limina Apostolorum.

 

 

LA SOMMINISTRAZIONE DI NUTRIMENTO AI MALATI IN STATO VEGETATIVO:

UNA QUESTIONE APERTA SIA DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO CHE ETICO.

SE NE PARLA DA DOMANI, ALL’AUGUSTINIANUM DI ROMA,

AL CONGRESSO INTERNAZIONALE ORGANIZZATO

DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLA VITA E DAI MEDICI CATTOLICI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

La somministrazione di nutrimento e di idratazione ai pazienti in stato vegetativo è dovuta e doverosa sia da un punto di vista etico, giacché consente loro di conservare il bene della vita, sia da un punto di vista medico, poiché allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile stabilire in anticipo se essi potranno guarire o meno. Sono le tesi di fondo del Congresso internazionale che inizia domani a Roma, intitolato “I trattamenti di sostegno vitale e lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi etici”, presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. Servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Un Congresso su un argomento complesso che tocca, ai suoi estremi, i delicati confini dell’accanimento terapeutico e dell’eutanasia. Un Congresso che la Pontificia Accademia per la vita e la Federazione internazionale delle Associazioni dei medici cattolici hanno voluto organizzare per fare chiarezza in un ambito medico, quello dei pazienti in stato vegetativo, che conta scarse risposte, diagnosi difficili ed una crescente tendenza – soprattutto in area anglosassone – a considerare questo tipo di malati come soggetti verso i quali sia lecito stabilire la sospensione dell’alimentazione artificiale. Contro questa tendenza, si sono schierati il vescovo Elio Sgreccia, vice-presidente dell’Accademia per la vita, il prof. Gianluigi Gigli, direttore del Dipartimento di Neuroscienze all’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine e presidente della Federazione dei medici cattolici e il professore di Neurologia, lo statunitense Alan Shewmon, uno dei 40 relatori del Congresso che vedrà 400 partecipanti da tutto il mondo riuniti all’Augustinianum.

 

Anzitutto, è stato detto, non può essere considerata “artificiale” la somministrazione di nutrimento necessaria a tenere in vita l’organismo di un paziente in stato vegetativo: paziente – è stato affermato – che pur affetto da perdita di conoscenza di sé e dell’ambiente circostante, presenta comunque una certa reattività a determinati stimoli e mostra un’attività cerebrale di base. Non si tratta quindi di pazienti terminali, ha affermato il prof. Gigli, ed anzi la casistica scientifica ha mostrato percentuali di errore anche del 43 per cento nella diagnosi di questi pazienti, alcuni dei quali sono guariti dopo anni di incoscienza. Mentre, in alcuni casi, altri pazienti sono stati praticamente condannati a morire di fame e di sete, sulla base di una visione deontologica che pone tali malati su un gradino inferiore a quello degli altri malati. Inoltre, è stato affrontato anche il problema giuridico connesso a questa patologia: quello del ricorso al cosiddetto “principio di autonomia”, in base al quale una persona può decidere, anche per via testamentaria, di non volere ricorrere all’alimentazione assistita in caso di malattia. Ma questa decisione di privarsi dei mezzi necessari alla sopravvivenza, ha asserito mons. Sgreccia nel dibattito con i giornalisti in Sala Stampa, è illecita perché moralmente “analoga al suicidio”. E comunque, un medico non è tenuto a violare il proprio Codice deontologico, né può essere considerato un mero esecutore di tali volontà.

 

Il prof. Gigli ha parlato anche delle difficoltà incontrate dalla Federazione dei medici cattolici nel reperire i fondi per l’organizzazione del congresso. “Di solito è facile sponsorizzare un congresso medico”, ha detto lo studioso, ma in questo caso le Case farmaceutiche che normalmente erogano i contributi non hanno offerto nulla giacché, ha affermato il prof. Gigli, nel caso dei pazienti in stato vegetativo “non ci sono interessi economici dietro”. Lo stesso prof. Gigli, al termine della conferenza stampa, ha presentato il Cd prodotto per l’occasione dalla Federazione dei medici cattolici: il disco, in italiano ed inglese, raccoglie in forma ipertestuale tutti i discorsi tenuti da Giovanni Paolo II nel campo della salute e della medicina. Ne verrà fatto dono al Pontefice e verrà offerto anche ai medici presenti al Congresso, come utile strumento di consultazione.

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LA PROCREAZIONE UMANA E LE TECNOLOGIE RIPRODUTTIVE.

LA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA SOTTOLINEA I PRINCIPI ETICI

PER LA CURA DELLA STERILITA’

- Ai nostri microfoni mons. Elio Sgreccia -

 

“La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici”: è stato il tema dell’Assemblea della Pontificia Accademia per la vita, che si è svolta nel X anniversario dell’istituzione del dicastero. Le riflessioni emerse sono contenute nel comunicato finale pubblicato oggi. In primo piano c’è la difesa della dignità della persona umana in contrapposizione ad una certa mentalità che sembra emergere e che individua le tecniche di fecondazione artificiale quasi come via preferenziale per concepire un figlio, considerato alla stregua di un “prodotto” selezionato nei processi di laboratorio. A 25 anni dalla nascita della prima bambina attraverso la fecondazione in vitro, sono più di un milione i bambini venuti al mondo con le stesse procedure. Nel comunicato si spiega, però, che nonostante gli investimenti economici in questo settore, non si è innalzato il tasso globale di nascite per ciclo di trattamento. Un dato di “sostanziale fallimento tecnico” che ha spesso come triste conseguenza tanta sofferenza e delusione da parte delle coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale.

  

In ogni caso, quella che viene definita come una “benefica cura della sterilità”, in considerazione del “sincero desiderio di genitorialità” di tante coppie, deve sempre investire i due coniugi e seguire una scelta precisa, come spiega mons. Elio Sgreccia al microfono di Fausta Speranza:

 

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R. - C’è una differenza tra la cura preventiva della sterilità, per esempio facendo  un’indagine su quali siano le cause che producono la sterilità maschile e femminile che è in aumento, e le tecniche di fecondazione artificiale. Queste non sono una terapia, tanto meno una prevenzione. Con queste tecniche si va al di là del processo naturale ed è quello che la Chiesa non può accettare. L’unica via lecita è quella naturale, coniugale, quella che fa si che attraverso l’unione sponsale gli sposi possano avere figli naturali, attraverso il loro amore coniugale.

 

D. – Mons. Sgreccia, nel comunicato si parla anche del ruolo dei parlamentari cattolici. Ci spiega perché?

 

R. – Perché, naturalmente, i parlamentari cattolici vengono a trovarsi in Parlamenti che sono pluralisti, che hanno visioni della vita, del matrimonio, della famiglia, della procreazione, non cattoliche e qualche volta anche molto lontane dalla morale razionale, umana. Allora, in questi casi, quando i cattolici non possono far valere le loro convinzioni e la loro visione, non debbono scappare dal Parlamento ma devono cercare di limitare il danno di una legge che giusta non è. I cattolici, dopo aver detto le loro convinzioni, devono almeno cercare di ridurre il danno. Per esempio, non potendo eliminare tutta la norma sulla procreazione artificiale, cercano per lo meno di limitarla alla omologa dentro la famiglia. Cercheranno, poi, di eliminare il congelamento degli embrioni. Rimangono sempre delle disposizioni di legge che non possiamo condividere, rimane una legge che per noi non è cattolica in tutto e per tutto, però si può cercare di limitare il danno.

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DOMENICA PROSSIMA IL PAPA PROCLAMERA’ QUATTRO NUOVI BEATI:

TRA QUESTI, DON LUIGI TALAMONI, SACERDOTE AMBROSIANO

IMPEGNATO DAL CONFESSIONALE ALLA POLITICA

- Intervista con padre Francesco Riboldi -

 

Domenica prossima Giovanni Paolo II proclamerà beati nella Basilica Vaticana 4 venerabili servi di Dio. Tra questi don Luigi Talamoni, sacerdote della diocesi di Milano, nato nel 1848 e morto nel 1926. Fondatore della Congregazione delle Suore misericordine, don Talamoni è un prete che ha diviso la sua vita di fede tra il confessionale e l’attività politica in favore dei più poveri. Ma qual è stato il suo carisma? Giovanni Peduto lo ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione il padre barnabita Francesco Riboldi.

 

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R. – Don Talamoni trovava nella misericordia di Dio, tutto ciò che si poteva. Per le persone che si accostavano alla Comunione, faceva in modo che la Confessione rappresentasse non solo il perdono dei peccati, ma anche l’avvio per una spiritualità più sentita; ma sentita veramente nel senso che Dio gratuitamente perdona sempre tutto e, da parte nostra, occorre la fiducia in Lui per poterla avere. Nonostante fosse ormai diventato sacerdote, professore di lettere nel Seminario liceale di Monza che era il seminario diocesano per la diocesi di Milano, il suo pomeriggio era sempre e continuamente dedicato alla Confessione. E’ stato chiamato da qualcuno, anche del suo tempo, il martire del confessionale.

 

D. – Notevole fu anche il suo impegno civile. Vuole parlarcene?

 

R. – Oltre ad essere insegnante, era anche confessore e, come abbiamo visto, dalla Confessione stessa capì che certi ceti sociali, i ceti più poveri, erano stati abbandonati e dimenticati dallo Stato: ricordiamo che Monza e Milano passarono in quell’epoca dall’Impero austro-ungarico al Regno d’Italia. Allora, avendo lui riscosso una fiducia tale nei cittadini monzesi che lo avevano eletto, e allora si poteva, nella lista elettorale, per 30 anni fece il consigliere del Municipio comunale. Questo incarico gli è servito per poter rivendicare i diritti dei poveri, la possibilità degli infermi di essere curati. Recentemente, il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi ha detto che la carità politica è stata vissuta da Talamoni come esempio per coloro che oggi vogliano inserirsi, oltre che come sacerdoti nella vita spirituale, anche nella vita politica.

 

D. – Talamoni fonda la Congregazione delle Suore misericordine: perché? Ed oggi cosa fanno queste suore?

 

R. – Legato al concetto di Dio misericordioso, Talamoni, davanti a tutti questi poveri, abbandonati, ha voluto fondare una Congregazione che si prendesse cura dei poveri che stanno ‘a domicilio’, che molte volte provano vergogna nel dire che hanno la necessità di andare all’ospedale ma non hanno una lira per farlo; quindi, queste suore sono state chiamate misericordine perché il loro impegno è quello di visitare a domicilio gli infermi poveri per fare in modo che possano ottenere dalla società quello che personalmente non riescono a fare. Di qui la fondazione delle Suore misericordine. Attualmente, queste suore hanno ancora l’impegno delle visite ai malati poveri a domicilio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Nella preghiera la Spagna ricorda i suoi morti. Nella preghiera la Spagna cerca il suo avvenire"; nella Cattedrale di Madrid la Santa Messa di suffragio per le vittime degli attentati dell'11 marzo. 

Una riflessione di Marco Impagliazzo dal titolo "Un futuro di pace e di giustizia al di là delle nebbie del presente".

Iraq: gli Usa disponibili per una nuova risoluzione delle Nazioni Unite.

 

Nelle vaticane, il Comunicato finale della decima Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita: "La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici".

 

Nelle estere, Medio Oriente: il Parlamento israeliano approva il piano di disimpegno dai Territori.

 

Nella pagina culturale, "A lezione di democrazia da Maritain" è il titolo dell'articolo di Giancarlo Galeazzi in merito alla ripubblicazione di un capolavoro della filosofia politica: "L’uomo e lo Stato".

Per l' "Osservatore libri", un approfondito contributo di Armando Rigobello sull'opera - riproposta dopo trent'anni - di Etienne Gilson: "La filosofia del Medioevo. Dalle origini patristiche alla fine del XIV secolo".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 marzo 2004

 

 

LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLE POLITICHE SOCIALI ED ECONOMICHE.

QUESTO L’OBIETTIVO DEL DOCUMENTO PRESENTATO OGGI,

A BRUXELLES, DAI VESCOVI DEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA

 

“Strategia europea in favore della famiglia”, è il titolo del documento elaborato dal Segretariato della Comece, la Commissione degli episcopati della Commissione europea, che sarà presentato, in queste ore, presso la sede dell’organismo a Bruxelles. Il testo sollecita i responsabili a porre la famiglia al centro delle politiche sociali ed economiche dell’Unione. Ce ne parla, al microfono di Dorotea Gambardella, mons. Aldo Giordano, segretario generale della Comece.

 

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R. – Il documento parte da alcune domande: se esiste una realtà che si può dire la famiglia europea e soprattutto se esiste una politica familiare europea. Bene, la politica familiare non è competenza dell’Unione Europea, ma è competenza dei singoli Stati. Però ci sono degli ambiti della legislazione comunitaria che hanno influsso sulla vita della famiglia. Posso citare la legislazione sull’occupazione o la legislazione sociale.

 

D. – Perché è importante che ci sia un’unica politica familiare?

 

R. – Perché ci sono sempre più problemi comuni e tra i problemi comuni che noi sentiamo fortemente come Chiesa, vi è la necessità di ridefinire che cos’è la famiglia, perché oggi si parla di famiglie omosessuali, di unioni di fatto. Una seconda osservazione è che c’è un certo costituzionalismo che pensa che l’ordinamento della società sia un equilibrio tra individuo e Stato, come se tra l’individuo e lo Stato non esistesse null’altro. Una terza osservazione è che fondamentalmente la famiglia è considerata un fatto privato. Quindi non bisogna limitarsi a politiche europee che considerino alcuni capitoli della famiglia, quali ad esempio il problema dell’immigrazione, il problema dell’educazione dei figli, ma promuovere politiche che considerino la famiglia come un soggetto sociale fondamentale.

 

D. – In che modo la Chiesa può aiutare la famiglia in una società come quella odierna, fortemente influenzata da spinte materialistiche?

 

R. – La chiesa dovrebbe aiutare, in primo luogo, la società a capire l’importanza della famiglia e aiutare la famiglia a capire il suo ruolo nel mondo attuale. La famiglia è il primo luogo di socialità, di solidarietà come luogo della procreazione, dell’educazione dei figli, di promozione dell’integrazione sociale per giovani, per anziani, per handicappati e come istituzione che dura, non una istituzione fragile che cambia, e che quindi può garantire anche la stabilità della società. La famiglia è anche il luogo dove si realizzano certe attese attuali della società e della Chiesa. Per esempio in un mondo globalizzato noi abbiamo assoluto bisogno di far vedere che le diversità culturali, eccetera, possono stare insieme. Le famiglie sono delle diversità che stanno insieme e creano un’unica cosa.

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“IL PERUGINO DEL PAPA”:

UNA MOSTRA NEI MUSEI VATICANI CELEBRA L’ARTE PITTORICA DI PIETRO VANNUCCI

 

Un’occasione unica per ammirare da vicino un capolavoro solitamente poco fruibile dal grande pubblico. E’ quella offerta dalla mostra “Il Perugino del Papa. La Pala della Resurrezione: storia di un restauro” aperta al pubblico da domani, 17 marzo, fino al 31 maggio prossimo nel Salone Sistino dei Musei vaticani. L’evento si inserisce tra le iniziative tese a celebrare la pittura di Pietro Vannucci, detto il Perugino, organizzate in Umbria tra il 28 febbraio e il 18 luglio 2004. L’esposizione curata dal direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli è stata presentata alla stampa questa mattina. C’era per noi Paolo Ondarza:

 

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Un’iconografia poco consueta: il Risorto non esce dal sepolcro scoperchiato, come nella tradizione più antica, ma è sospeso sopra la tomba, con allusione all’Ascensione secondo un prototipo figurativo già adottato da Andrea da Firenze nella Cappella Spagnola di Santa Maria Novella. Costituita da quattro assi di pioppo la tavola consente di documentare la metodologia, usuale nella tecnica dell’artista umbro, di riutilizzare in diverse opere gli stessi cartoni realizzati all’interno della sua bottega. L’opera, depredata da Napoleone con il trattato di Tolentino nel 1797, fece ritorno in Vaticano solo dopo il Congresso di Vienna. Da 40 anni la grande Pala si trova nella Biblioteca privata del Santo Padre come indica il titolo della mostra. La parola a Francesco Buranelli, direttore dei Musei Vaticani:

 

“Erano circa 40 anni che non veniva mostrato in pubblico e ha fatto sempre da quinta a tutti gli interventi pubblici e privati dei Pontefici di questi ultimi anni. Ha assunto un valore storico per quanto riguarda la Chiesa dei nostri giorni perché il quadro è quasi diventato il simbolo dell’annuncio petrino che il Pontefice divulga quotidianamente dal Palazzo Apostolico, vale a dire Cristo si è fatto uomo, morto e risorto”.

 

Il presente restauro, preceduto dagli interventi del 1818, 1831 e 1954, ha recuperato l’originale cromia dell’opera, restituendole la purezza e la brillantezza originarie. Un accurato intervento ligneo ha consentito inoltre alla Pala la necessaria adattabilità alle variazioni microclimatiche dell’ambiente. Arnold Nesselrath responsabile del reparto per l’Arte medievale e moderna dei Musei Vaticani.

 

“Il concetto del restauro degli anni Cinquanta è una cosa ancora valida nei nostri laboratori ed ha cominciato la sua grande tradizione anche a livello internazionale negli anni Trenta, quando Papa Pio XI dava un nuovo impulso al lavoro scientifico dei Musei Vaticani e della Santa Sede. Questo è il grande concetto che ha garantito anche i grandi successi nei restauri che avevamo negli ultimi anni nella Cappella Sistina, nelle Stanze e in tanti altri ambienti”.

 

L’esposizione è dedicata a Giovanni Paolo II per il XXV di pontificato e per il recentissimo primato di aver raggiunto il terzo pontificato più lungo della storia dopo San Pietro e il Beato Pio IX.

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CHIESA E SOCIETA’

16 marzo 2004

 

 

IL RAPPORTO TRA RELIGIONE ED ISTITUZIONI IN ITALIA E IN EUROPA,

AL CENTRO DI UNA TRE GIORNI DI RIFLESSIONE E CONFRONTO TRA GIOVANI CATTOLICI, EBREI E MUSULMANI

DAL 19 AL 21 MARZO AD ALBANO LAZIALE, IN PROVINCIA DI ROMA

 

ROMA. = Presentata oggi in Campidoglio, a Roma, la tre giorni di confronto sul tema “Costruttori di una comunità al plurale”, iniziativa organizzata da alcune associazioni giovanili cattoliche, ebraiche e musulmane (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, Acli; Federazione universitaria cattolica italiana, Fuci; Unione giovani ebrei d’Italia, Ugei; Giovani musulmani d’Italia, Gmi). La manifestazione che prenderà il via il 19 marzo e si protrarrà fino al 21 vedrà trenta giovani, dieci per ogni confessione religiosa, vivere insieme quotidianità e momenti di spiritualità nella cornice di Villa Altieri, ad Albano Laziale. Lo scopo dell’incontro è portare avanti il dialogo avviato due anni fa con il documento “Uguali diritti, diverse identità”. I partecipanti si confronteranno sui temi del rapporto tra religione e istituzioni, tra l’essere credenti e l’essere cittadini, in Italia ed in Europa. L’iniziativa giunge in un momento particolarmente delicato come riconosciuto dagli organizzatori stessi. “Se è vero che la cultura di pace nasce dal basso – ha infatti ricordato Enrica Belli, presidente della Fuci – perché non cominciare proprio dai giovani”. Anche da questo incontro nascerà un documento che – nell’intenzione dei promotori – dovrà rafforzare l’impegno sulla via del dialogo interreligioso. (P.C.)

 

 

DOLORE E PREOCCUPAZIONE PER L’IMPEACHMENT DEL PRESIDENTE SUDCOREANO, ROH MOO-HYUN,

ESPRESSO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE ASIATICO

 

SEOUL. = “L’attuale situazione politica sta causando grande dolore alla popolazione sudcoreana e anche la Chiesa sta pregando perché tutto si risolva presto”. È il commento rilasciato all’agenzia Misna da padre Paul Chang Woung Lee, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale della Corea (Cbck), sulla mozione di ‘impeachment’ approvata la scorsa settimana contro il presidente del Paese asiatico, Roh Moo-hyun. “La gente è molto amareggiata e preoccupata – afferma il sacerdote – e la situazione sta diventando pericolosa; in particolare – prosegue – i sudcoreani temono che la messa in stato di accusa di Roh finisca per scatenare una grave crisi economica e di conseguenza la perdita di numerosi posti di lavoro. C’è invece meno timore per il proseguimento del dialogo con la Corea del Nord, che in ogni caso dovrebbe continuare”. Sottolineando che, da un recente sondaggio, è risultato che circa il 70 per cento della popolazione è contraria all’‘impeachment’, padre Lee ha affermato: “Anche le varie comunità religiose, dai cattolici ai protestanti ai buddisti, sono in larga parte sfavorevoli a questo provvedimento”. In particolare, ha sottolineato che in queste ore la diocesi di Seul ha organizzato una “Messa nella cattedrale, nella quale si è pregato perché l’impasse politico si risolva presto”. La mozione di ‘impeachment’ contro il cattolico Roh è stata presentata dal “Partito democratico del millennio” (Mdp) e dal “Grande partito nazionale” (Gnp) per una presunta violazione delle leggi elettorali. In pratica, il capo di Stato è accusato di aver fatto propaganda per il piccolo partito Uri, composto da suoi sostenitori, in vista delle elezioni parlamentari del 15 aprile. Dopo l’approvazione dell’‘impeachment’, lo scorso 12 marzo, ci sono state grandi manifestazioni di piazza a favore del presidente, i cui poteri sono stati temporaneamente sospesi in attesa di un pronunciamento della Corte costituzionale. (A.G.)

 

 

IL RUOLO DEL MICROCREDITO QUALE STRUMENTO

PER COMBATTERE LA POVERTA’ IN PRIMO PIANO AD UN CONVEGNO

PROMOSSO DALLA CARITAS ITALIANA, DOMANI A ROMA

 

ROMA. = Al via domani a Roma, presso la sede di Caritas Italiana, un Convegno dal titolo “Il microcredito: uno strumento internazionale di lotta alla povertà. Lettura e analisi dello strumento. Posizioni e prospettive per la Caritas”. Con l’aiuto di esperti e testimoni verrà approfondito il rapporto tra etica ed economia e verranno presentate esperienze di “economia alternativa” in Italia e soprattutto nel Sud del mondo, in particolare in Mozambico, Rwanda, Perù e Pakistan. “Povertà e mancanza di diritti sono, in qualche modo, situazioni che si equivalgono o sono una causa ed effetto dell’altra”. Partendo da questa relazione M. Yunus - fondatore storico, nel 1976 in Bangladesh, della “Banca villaggio”, la prima forma di microcredito - ha delineato gli obiettivi di questo strumento: lo sviluppo umano ed economico e la realizzazione di un diritto. Oggi, sono 7 mila le istituzioni di microfinanza di ogni tipo operanti nel mondo, mentre i destinatari dei loro crediti e servizi sono circa 15 milioni e crescono al ritmo del 30 per cento l'anno. Tuttavia, secondo i dati dell’Undp – il Programma dell’Onu per lo sviluppo – il 20 per cento più ricco della popolazione mondiale ottiene il 96 per cento del credito commerciale complessivamente erogato nel mondo ed appare lontano l’obiettivo lanciato durante il “Microcredit Summit”, tenutosi a Washington nel 1997, di raggiungere, entro il 2005, 100 milioni di famiglie tra le più povere con crediti per attività lavorative autonome e altri servizi finanziari e commerciali. In questo scenario la Caritas Italiana ha deciso di confrontarsi, a partire dalla condivisione di esperienze in atto, sulle prospettive del microcredito quale nuova opportunità per i più poveri e meno tutelati. (A.G.)

 

 

IL 10 FEBBRAIO DI OGNI ANNO SARA’ DEDICATO IN ITALIA ALLA MEMORIA

DEI MARTIRI DELLE FOIBE: IL SENATO HA APPROVATO OGGI A LARGA MAGGIORANZA

LA LEGGE CHE ISTITUISCE LA “GIORNATA DEL RICORDO”

 

ROMA. = Il 10 febbraio sarà il “Giorno del ricordo” per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime dello foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e nella complessa vicenda del confine orientale con la Jugoslavia. Il Senato ha approvato stamani, definitivamente e a larga maggioranza, il Disegno di legge presentato dall'on. Menia (An) che aggiunge una solennità civile al calendario italiano. Una ricorrenza dedicata ad uno degli episodi più drammatici della storia italiana del secolo scorso. Il 10 febbraio, ogni anno, verranno promosse iniziative per diffondere la conoscenza di questa pagina triste della storia nazionale presso i giovani delle scuole. Sarà inoltre favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria della tragedia delle foibe. Tali iniziative saranno anche rivolte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario ed artistico degli Italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate ponendo in particolare il rilievo il contributo dato allo sviluppo culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed anche a preservare le tradizioni della comunità istriano-dalmate residenti in Italia e all'estero. La nuova legge prevede un riconoscimento onorifico anche ai familiari delle vittime delle foibe e agli scomparsi di questo periodo. Vengono infine riconosciuti il Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste e l'Archivio Museo storico di Fiume con sede a Roma. (A.G.)

 

 

ANNUNCIATA DALLA NASA LA SCOPERTA DI “SEDNA”,

IL DECIMO PIANETA DEL SISTEMA SOLARE

 

- A cura di Paolo Cappuccio -

 

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Washington. = A 70 anni dalla scoperta di Plutone un nuovo corpo celeste si candida ad ottenere la palma di decimo Pianeta del sistema solare. Lo ha annunciato ieri la NASA, confermando, grazie alle osservazioni effettuate dal telescopio orbitante Spitzer, la scoperta dell’astronomo Michale Brown. “Sedna” così è stato battezzato il pianeta, in omaggio alla divinità Inuit creatrice degli animali marini nell’artico, dista 130 miliardi di chilometri dal Sole e analogamente a quanto si suppone per Plutone, è ricoperto di ghiaccio e rocce con una temperatura che non supera mai i –240 gradi centigradi. Si riaprirà ora un annoso dibattito accademico sulla  natura o meno del corpo celeste: pianeta o planetoide? Lo stesso Brown d’altronde ammette che “Sedna” potrebbe non avere i requisiti sufficienti, in termini di massa, per essere definito pianeta (status che d’altronde alcuni contestano anche per il fratello “maggiore” Plutone). Ciò nonostante è indubbio che si tratti dell’oggetto orbitante più lontano dal Sole finora scoperto dagli astronomi nel nostro sistema.

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24 ORE NEL MONDO

16 marzo 2004

 

 

- A cura di Barbara Castelli-

 

In primo piano ancora la Spagna. A Madrid è oggi il giorno della Messa funebre per le 201 vittime degli attentati di giovedì. La celebrerà alle 20 l’arcivescovo, cardinale Rouco Varela, nella cattedrale dell’Almudena. Poco prima, alle 19, si terrà una manifestazione ad Alcalá de Henares, dove vivevano molte delle persone uccise. Sul fronte politico, intanto, le posizioni del leader socialista spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, hanno generato diverse reazioni. Mentre la Conferenza episcopale spagnola, come di consueto, ha espresso in un comunicato la propria soddisfazione per il successo del segretario generale del Psoe, il presidente polacco, Aleksandr Kwasniewski, ha escluso che Varsavia possa inviare truppe supplementari in Iraq per compensare l’eventuale ritiro degli spagnoli. Il nostro inviato, Giancarlo La Vella:

 

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Il leader socialista Zapatero, prossimo primo ministro è da ieri praticamente già al lavoro. Tra i punti cardine del suo governo – parlando in conferenza stampa  - ha rivolto grande attenzione alla situazione internazionale e in particolare all’annunciato mutamento dell’atteggiamento della Spagna in Iraq:

 

SI NO HAY UN CAMBIO

“Se non vi sarà un cambio alla guida dell’amministrazione provvisoria dell’Iraq, che coinvolga in prima persona l’Onu – ha detto Zapatero – le truppe spagnole saranno ritirare entro il 30 giugno”.

 

La richiesta poi a tutte le forze politiche del Paese di collaborare col governo per portare avanti efficacemente la lotta contro il terrorismo. Una risposta alle parole di Zapatero è giunta da molto lontano, dall’Australia, Paese nel quale tra breve si voterà e al quale potrebbe estendersi ad effetto domino la violenza terroristica. Almeno questo il timore espresso oggi dal ministro degli esteri di Canberra, che ha anche detto, però, che sarebbe un errore in questo momento indebolire la coalizione internazionale in Iraq.

 

Intanto la polizia di Madrid continua a percorrere la pista islamica, mentre il ministro dell’interno Azeves ha escluso per ora che tra le 200 vittime possa esservi anche un attentatore kamikaze. Inoltre il dipartimento degli interni del governo basco ha messo a disposizione della magistratura un cittadino algerino, detenuto da ieri a San Sebastian, che potrebbe essere coinvolto con gli attentati dell’11 marzo.

 

Stasera nella cattedrale dell’Almudena, il cardinale della capitale Rouco Varela celebrerà una messa funebre. Quasi contemporaneamente a Rabat, in Marocco, si celebrerà un rito comune a cui parteciperanno cristiani, ebrei e musulmani. Intanto il pellegrinaggio dio persone alla Stazione di Atocha è continuo, chi porta, chi messaggi, chi accende un cero in memoria delle vittime. Qui vicino la parrocchia di Nostra Signora di Atocha, i cui fedeli hanno soccorso praticamente subito le vittime. Al parroco, padre José Antonio Alvarez abbiamo chiesto quali sensazioni sono rimaste di quel giorno drammatico:

 

EN PREMIER LUGAR LA ...

“In primo luogo mi porto dietro la solidarietà espressa da molti miei parrocchiani e anche dagli abitanti dei dintorni – ha detto il parroco – che hanno messo a disposizione le proprie lenzuola, coperte, asciugami e che sono corsi in strada a soccorrere i feriti.Poi mi è rimasta impressa la preghiera comune. Abbiamo pregato intensamente, lo abbiamo sentito nel cuore. Credo che quel giorno siamo morti un po’ tutti”.

 

Da Madrid, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.

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Proseguono, quindi, a ritmo serrato le indagini sugli attentati di giovedì a Madrid. “L’inchiesta è in una fase delicata – ha detto il ministro degli Interni, Angel Acebes - che richiede prudenza e discrezione”. Cresce, intanto, nelle varie capitali dell’Unione Europea la preoccupazione per nuovi attacchi. Il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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Armi in Italia, finanze in Svizzera o Spagna, documenti falsi in Belgio, cellule radicali in Gran Bretagna, dove la polizia ammette che un attacco sarà “inevitabile”: a pochi giorni dagli attentati di Madrid, l’Europa si scopre gravemente contaminata da un virus che potrebbe presto esplodere dappertutto. E la partecipazione alla guerra in Iraq conta fino ad un certo punto: ne è prova la crescente paura della Germania, che ha scoperto di ospitare almeno 30 mila estremisti e che non si sente più al sicuro, nonostante le ripetute prese di distanza dalla politica americana.

 

Non è un caso che proprio il governo tedesco abbia chiesto una riunione straordinaria dei ministri dell’Interno dei Quindici - in programma venerdì a Bruxelles - e che la lotta al terrorismo sia entrata di forza nell’agenda del prossimo Consiglio europeo, che sembrava blindato sui temi economici. La presidenza irlandese dell’Unione ha proposto ieri un pacchetto di 11 misure, tra cui la nomina di un coordinatore europeo per la sicurezza.

 

Ma non è soltanto l’Europa a preoccuparsi. A Manila, dove è in corso la Conferenza dell’Interpol, gli investigatori asiatici stanno lavorando ad una banca dati mondiale sulle situazioni più a rischio. Anche loro confermano la pista di Al Qaeda per gli attentati di Madrid, aggiungendo un particolare inedito ed inquietante: tra le Torri gemelle e le bombe di Atocha sono trascorsi esattamente 911 giorni. “9 ed undici, nine eleven”. Come gli americani chiamano l’11 settembre.

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Lo yemenita Khaled Alì Ben Haj, ucciso ieri in uno scontro a fuoco con la polizia in un quartiere di Ryad, era il responsabile nel Golfo della rete terroristica Al Qaeda. Lo ha annunciato la polizia locale, specificando che Ben Haj era il numero 3 sulla lista dei ricercati per gli attentati del maggio e novembre 2003.

 

Il presidente francese, Jacques  Chirac, e il cancelliere tedesco, Gherard Schroeder, hanno convenuto che l’Unione europea raggiungerà l’accordo sulla   Costituzione entro la fine dell’anno. Lo hanno annunciato stamani i due  leader europei durante una conferenza stampa congiunta a Parigi. Il presidente francese ha, inoltre, sollecitato la compattezza della comunità internazionale nel combattere “il terrorismo in ogni sua forma”, ma anche “uno sforzo per mettere fine ai conflitti che alimentano la rabbia e la frustrazione nelle popolazioni”.

 

Dal confine tra Pakistan ed Afghanistan giunge notizia di nuove violenze. Sette persone hanno perso la vita durante un’operazione di paramilitari pakistani, che oggi hanno attaccato alcune tribù in cui avrebbero trovato rifugio numerosi taleban. Ad Islamabad, intanto, si attende la visita di Colin Powell, in programma per domani. Da New Delhi, il segretario di Stato americano ha detto che Washington non sarà soddisfatta “fino a quando non verrà eliminata tutta la rete di proliferazione nucleare”. Sotto accusa è ancora lo scienziato Khan, responsabile di aver venduto segreti militari a Corea del nord, Libia ed Iran. Proprio l’Iran ha confermato stamani la visita dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, in programma il 27 marzo. Teheran non avrebbe posto condizioni agli ispettori.

 

Ancora tesa la situazione in Iraq. A Mosul stamani è stata uccisa un’interprete che lavorava per le forze statunitensi. Nella stessa città ieri la guerriglia ha attaccato un veicolo che trasportava 5 civili americani: 4 sono morti, il quinto è in ospedale. L’amministratore provvisorio, Paul Bremer, intanto, si è recato ad Halabja per rendere omaggio ai 5 mila curdi uccisi con il gas dal regime di Saddam Hussein, esattamente 16 anni fa.

 

Come promesso, il deposto presidente haitiano, Jean-Bertrand Aristide, dopo la sua permanenza nella Repubblica Centrafricana, è tornato nei Caraibi, approdando ieri pomeriggio in Giamaica. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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La mossa, mirante a dare forza morale ai suoi sostenitori ad Haiti, non è piaciuta per nulla al nuovo premier haitiano, Gerard Latortue, che l’ha condannata e ha richiamato il suo ambasciatore a Kingston, rompendo di fatto le relazioni con il Paese vicino. Ma la questione è, comunque, appena agli inizi. Il primo ministro giamaicano, Percival Patterson, infatti, ha annunciato che Aristide resterà nel Paese una decina di settimane, ufficialmente, per riunirsi con le due giovani figlie residenti a New York. Sul terreno, intanto, la situazione resta sempre complessa e pericolosa, perché la forza multinazionale di pace, formata da quattro Paesi, è continuamente chiamata ad intervenire in azioni di ordine pubblico.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Sono almeno quindici, tra cui due bambini, i morti dell’esplosione avvenuta questa notte in un palazzo di Arcangelo, nella Russia settentrionale. Mancano, tuttavia, all’appello altre 40 persone. La potente esplosione, che per il momento viene attribuita ad una fuga di gas, ha fatto crollare diverse sezioni verticali dell’edificio residenziale di nove piani, che ospitava 45 appartamenti.

 

Tensione altissima in Georgia, tra il potere centrale di Tbilisi e la Repubblica semi-autonoma dell’Adjaria. Le rispettive truppe, infatti, hanno già preso posizione e si è vicini ad un conflitto armato. Ci riferisce Giuseppe d’Amato:

 

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A Batumi ci si prepara alla guerra sperando nella pace, ha raccontato il corrispondente della televisione russa. I carri armati sono già in città. L’ennesima crisi è iniziata domenica, quando al presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, è stato impedito l’accesso in Adjaria, contraria alla cosiddetta ‘rivoluzione di velluto’ dello scorso novembre. Tornato a Tblisi, Saakashvili ha lanciato un ultimatum, scaduto nella notte. A sua volta, il presidente dell’Adjaria, Aslan Abashidze, ha decretato lo stato d’emergenza, mentre sono state chiuse le frontiere sia con la Georgia sia con la Turchia. Mosca, che ha una base militare a Batumi, e Washington - molto legata a Tblisi - stanno facendo pressione sulle parti per trovare una soluzione pacifica.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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I procuratori del Tribunale di Stoccolma hanno chiesto l’ergastolo per Mijailo Mijailovic, l’omicida del ministro degli Esteri, Anna Lindh. Lindh morì il 10 settembre scorso, in seguito alle coltellate infertele dall’assassino in un grande magazzino di Stoccolma. Il legale di Mijailovic aveva chiesto una perizia psichiatrica. I risultati, tuttavia, hanno negato l’incapacità psichica dell’accusato.

 

Desta ancora preoccupazione l’influenza aviaria. Una donna di 39 anni è morta venerdì scorso in Thailandia, a causa del virus dei polli. Lo ha comunicato stamani il ministero della Sanità a Bangkok. Al momento sono 114 le persone sotto osservazione nel Paese asiatico. Le autorità sanitarie olandesi, intanto, hanno soppresso 22 mila galline e 600 anatre come misura preventiva contro il virus dell’influenza dei polli.

 

Italia. E’ stato fissato per domani pomeriggio il nuovo interrogatorio di Calisto Tanzi davanti ai Pm di Parma, che indagano sul crack della Parmalat. L’ex patron del colosso alimentare è ancora ricoverato all’ospedale Maggiore della località emiliana. Resta in carcere, invece, l’avvocato d’affari Gianpaolo Zini, il fondatore del fondo Epicurum.

 

 

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