RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 76 - Testo della Trasmissione di martedì 16 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Annunciata dalla Nasa la scoperta di “Sedna”, il decimo pianeta del sistema solare.
A Madrid questa sera Messa funebre, nella
Cattedrale dell’Almudena, in memoria delle 201 vittime degli attentati di
giovedì scorso.
Cresce in Europa la paura per nuovi attacchi
terroristici.
Tensione altissima in Georgia tra il governo
centrale e la repubblica semi autonoma dell’Adjaria.
16 marzo 2004
IN UDIENZA
DAL SANTO PADRE CINQUE PRESULI AUSTRALIANI
IN
VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM
Sono proseguite stamane le udienze del Papa, iniziate
ieri, a cinque vescovi della Conferenza episcopale australiana, in tutto 36 su
44, in visita ad Limina Apostolorum.
LA SOMMINISTRAZIONE DI NUTRIMENTO AI MALATI IN STATO
VEGETATIVO:
UNA QUESTIONE APERTA SIA DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO CHE ETICO.
SE NE PARLA DA DOMANI, ALL’AUGUSTINIANUM DI ROMA,
AL CONGRESSO INTERNAZIONALE ORGANIZZATO
DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLA VITA E DAI MEDICI CATTOLICI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
La somministrazione di nutrimento e di idratazione ai
pazienti in stato vegetativo è dovuta e doverosa sia da un punto di vista
etico, giacché consente loro di conservare il bene della vita, sia da un punto
di vista medico, poiché allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è
possibile stabilire in anticipo se essi potranno guarire o meno. Sono le tesi
di fondo del Congresso internazionale che inizia domani a Roma, intitolato “I trattamenti
di sostegno vitale e lo stato vegetativo. Progressi scientifici e dilemmi
etici”, presentato questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede. Servizio
di Alessandro De Carolis:
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Un Congresso su un argomento complesso che tocca, ai suoi
estremi, i delicati confini dell’accanimento terapeutico e dell’eutanasia. Un
Congresso che la Pontificia Accademia per la vita e la Federazione
internazionale delle Associazioni dei medici cattolici hanno voluto organizzare
per fare chiarezza in un ambito medico, quello dei pazienti in stato
vegetativo, che conta scarse risposte, diagnosi difficili ed una crescente
tendenza – soprattutto in area anglosassone – a considerare questo tipo di
malati come soggetti verso i quali sia lecito stabilire la sospensione
dell’alimentazione artificiale. Contro questa tendenza, si sono schierati il
vescovo Elio Sgreccia, vice-presidente dell’Accademia per la vita, il prof.
Gianluigi Gigli, direttore del Dipartimento di Neuroscienze all’Ospedale Santa
Maria della Misericordia di Udine e presidente della Federazione dei medici
cattolici e il professore di Neurologia, lo statunitense Alan Shewmon, uno dei
40 relatori del Congresso che vedrà 400 partecipanti da tutto il mondo riuniti
all’Augustinianum.
Anzitutto,
è stato detto, non può essere considerata “artificiale” la somministrazione di
nutrimento necessaria a tenere in vita l’organismo di un paziente in stato
vegetativo: paziente – è stato affermato – che pur affetto da perdita di
conoscenza di sé e dell’ambiente circostante, presenta comunque una certa
reattività a determinati stimoli e mostra un’attività cerebrale di base. Non si
tratta quindi di pazienti terminali, ha affermato il prof. Gigli, ed anzi la
casistica scientifica ha mostrato percentuali di errore anche del 43 per cento
nella diagnosi di questi pazienti, alcuni dei quali sono guariti dopo anni di
incoscienza. Mentre, in alcuni casi, altri pazienti sono stati praticamente
condannati a morire di fame e di sete, sulla base di una visione deontologica
che pone tali malati su un gradino inferiore a quello degli altri malati.
Inoltre, è stato affrontato anche il problema giuridico connesso a questa
patologia: quello del ricorso al cosiddetto “principio di autonomia”, in base
al quale una persona può decidere, anche per via testamentaria, di non volere
ricorrere all’alimentazione assistita in caso di malattia. Ma questa decisione
di privarsi dei mezzi necessari alla sopravvivenza, ha asserito mons. Sgreccia
nel dibattito con i giornalisti in Sala Stampa, è illecita perché moralmente
“analoga al suicidio”. E comunque, un medico non è tenuto a violare il proprio
Codice deontologico, né può essere considerato un mero esecutore di tali
volontà.
Il
prof. Gigli ha parlato anche delle difficoltà incontrate dalla Federazione dei
medici cattolici nel reperire i fondi per l’organizzazione del congresso. “Di
solito è facile sponsorizzare un congresso medico”, ha detto lo studioso, ma in
questo caso le Case farmaceutiche che normalmente erogano i contributi non
hanno offerto nulla giacché, ha affermato il prof. Gigli, nel caso dei pazienti
in stato vegetativo “non ci sono interessi economici dietro”. Lo stesso prof.
Gigli, al termine della conferenza stampa, ha presentato il Cd prodotto per
l’occasione dalla Federazione dei medici cattolici: il disco, in italiano ed
inglese, raccoglie in forma ipertestuale tutti i discorsi tenuti da Giovanni
Paolo II nel campo della salute e della medicina. Ne verrà fatto dono al
Pontefice e verrà offerto anche ai medici presenti al Congresso, come utile
strumento di consultazione.
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LA
PROCREAZIONE UMANA E LE TECNOLOGIE RIPRODUTTIVE.
LA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA
VITA SOTTOLINEA I PRINCIPI ETICI
PER LA CURA DELLA STERILITA’
- Ai nostri microfoni mons. Elio Sgreccia -
“La dignità della procreazione
umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici”: è stato il
tema dell’Assemblea della Pontificia Accademia per la vita, che si è svolta nel
X anniversario dell’istituzione del dicastero. Le riflessioni emerse sono
contenute nel comunicato finale pubblicato oggi. In primo piano c’è la difesa
della dignità della persona umana in contrapposizione ad una certa mentalità
che sembra emergere e che individua le tecniche di fecondazione artificiale
quasi come via preferenziale per concepire un figlio, considerato alla stregua
di un “prodotto” selezionato nei processi di laboratorio. A 25 anni dalla
nascita della prima bambina attraverso la fecondazione in vitro, sono più di un
milione i bambini venuti al mondo con le stesse procedure. Nel comunicato si
spiega, però, che nonostante gli investimenti economici in questo settore, non
si è innalzato il tasso globale di nascite per ciclo di trattamento. Un dato di
“sostanziale fallimento tecnico” che ha spesso come triste conseguenza tanta sofferenza
e delusione da parte delle coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale.
In ogni caso, quella che viene
definita come una “benefica cura della sterilità”, in considerazione del “sincero
desiderio di genitorialità” di tante coppie, deve sempre investire i due
coniugi e seguire una scelta precisa, come spiega mons. Elio Sgreccia al
microfono di Fausta Speranza:
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R. - C’è una differenza tra la cura preventiva della
sterilità, per esempio facendo
un’indagine su quali siano le cause che producono la sterilità maschile
e femminile che è in aumento, e le tecniche di fecondazione artificiale. Queste
non sono una terapia, tanto meno una prevenzione. Con queste tecniche si va al
di là del processo naturale ed è quello che la Chiesa non può accettare.
L’unica via lecita è quella naturale, coniugale, quella che fa si che
attraverso l’unione sponsale gli sposi possano avere figli naturali, attraverso
il loro amore coniugale.
D. – Mons. Sgreccia, nel comunicato si parla anche del
ruolo dei parlamentari cattolici. Ci spiega perché?
R. – Perché, naturalmente, i parlamentari cattolici
vengono a trovarsi in Parlamenti che sono pluralisti, che hanno visioni della
vita, del matrimonio, della famiglia, della procreazione, non cattoliche e
qualche volta anche molto lontane dalla morale razionale, umana. Allora, in
questi casi, quando i cattolici non possono far valere le loro convinzioni e la
loro visione, non debbono scappare dal Parlamento ma devono cercare di limitare
il danno di una legge che giusta non è. I cattolici, dopo aver detto le loro
convinzioni, devono almeno cercare di ridurre il danno. Per esempio, non
potendo eliminare tutta la norma sulla procreazione artificiale, cercano per lo
meno di limitarla alla omologa dentro la famiglia. Cercheranno, poi, di
eliminare il congelamento degli embrioni. Rimangono sempre delle disposizioni
di legge che non possiamo condividere, rimane una legge che per noi non è
cattolica in tutto e per tutto, però si può cercare di limitare il danno.
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DOMENICA PROSSIMA IL PAPA PROCLAMERA’ QUATTRO NUOVI BEATI:
TRA
QUESTI, DON LUIGI TALAMONI, SACERDOTE AMBROSIANO
IMPEGNATO
DAL CONFESSIONALE ALLA POLITICA
-
Intervista con padre Francesco Riboldi -
Domenica
prossima Giovanni Paolo II proclamerà beati nella Basilica Vaticana 4
venerabili servi di Dio. Tra questi don Luigi Talamoni, sacerdote della diocesi
di Milano, nato nel 1848 e morto nel 1926. Fondatore della Congregazione delle
Suore misericordine, don Talamoni è un prete che ha diviso la sua vita di fede
tra il confessionale e l’attività politica in favore dei più poveri. Ma qual è
stato il suo carisma? Giovanni Peduto lo ha chiesto al postulatore della causa
di beatificazione il padre barnabita Francesco Riboldi.
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R. – Don Talamoni trovava nella misericordia di Dio, tutto
ciò che si poteva. Per le persone che si accostavano alla Comunione, faceva in
modo che la Confessione rappresentasse non solo il perdono dei peccati, ma
anche l’avvio per una spiritualità più sentita; ma sentita veramente nel senso
che Dio gratuitamente perdona sempre tutto e, da parte nostra, occorre la
fiducia in Lui per poterla avere. Nonostante fosse ormai diventato sacerdote,
professore di lettere nel Seminario liceale di Monza che era il seminario
diocesano per la diocesi di Milano, il suo pomeriggio era sempre e
continuamente dedicato alla Confessione. E’ stato chiamato da qualcuno, anche
del suo tempo, il martire del confessionale.
D. – Notevole fu anche il suo impegno civile. Vuole
parlarcene?
R. – Oltre ad essere insegnante, era anche confessore e,
come abbiamo visto, dalla Confessione stessa capì che certi ceti sociali, i
ceti più poveri, erano stati abbandonati e dimenticati dallo Stato: ricordiamo
che Monza e Milano passarono in quell’epoca dall’Impero austro-ungarico al
Regno d’Italia. Allora, avendo lui riscosso una fiducia tale nei cittadini
monzesi che lo avevano eletto, e allora si poteva, nella lista elettorale, per
30 anni fece il consigliere del Municipio comunale. Questo incarico gli è
servito per poter rivendicare i diritti dei poveri, la possibilità degli
infermi di essere curati. Recentemente, il cardinale di Milano, Dionigi
Tettamanzi ha detto che la carità politica è stata vissuta da Talamoni come
esempio per coloro che oggi vogliano inserirsi, oltre che come sacerdoti nella
vita spirituale, anche nella vita politica.
D. – Talamoni fonda la Congregazione delle Suore
misericordine: perché? Ed oggi cosa fanno queste suore?
R. – Legato al concetto di Dio misericordioso, Talamoni,
davanti a tutti questi poveri, abbandonati, ha voluto fondare una Congregazione
che si prendesse cura dei poveri che stanno ‘a domicilio’, che molte volte
provano vergogna nel dire che hanno la necessità di andare all’ospedale ma non
hanno una lira per farlo; quindi, queste suore sono state chiamate
misericordine perché il loro impegno è quello di visitare a domicilio gli
infermi poveri per fare in modo che possano ottenere dalla società quello che personalmente
non riescono a fare. Di qui la fondazione delle Suore misericordine.
Attualmente, queste suore hanno ancora l’impegno delle visite ai malati poveri
a domicilio.
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Apre la prima pagina il titolo
"Nella preghiera la Spagna ricorda i suoi morti. Nella preghiera la Spagna
cerca il suo avvenire"; nella Cattedrale di Madrid la Santa Messa di
suffragio per le vittime degli attentati dell'11 marzo.
Una riflessione di Marco
Impagliazzo dal titolo "Un futuro di pace e di giustizia al di là delle
nebbie del presente".
Iraq: gli Usa disponibili per
una nuova risoluzione delle Nazioni Unite.
Nelle vaticane, il Comunicato
finale della decima Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita:
"La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti
antropologici ed etici".
Nelle estere, Medio Oriente: il
Parlamento israeliano approva il piano di disimpegno dai Territori.
Nella pagina culturale, "A
lezione di democrazia da Maritain" è il titolo dell'articolo di
Giancarlo Galeazzi in merito alla ripubblicazione di un capolavoro della
filosofia politica: "L’uomo e lo Stato".
Per l' "Osservatore
libri", un approfondito contributo di Armando Rigobello sull'opera -
riproposta dopo trent'anni - di Etienne Gilson: "La filosofia del
Medioevo. Dalle origini patristiche alla fine del XIV secolo".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema del terrorismo.
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16 marzo 2004
LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLE POLITICHE SOCIALI ED
ECONOMICHE.
QUESTO
L’OBIETTIVO DEL DOCUMENTO PRESENTATO OGGI,
A
BRUXELLES, DAI VESCOVI DEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA
“Strategia europea in favore della famiglia”, è il titolo
del documento elaborato dal Segretariato della Comece, la Commissione degli
episcopati della Commissione europea, che sarà presentato, in queste ore,
presso la sede dell’organismo a Bruxelles. Il testo sollecita i responsabili a
porre la famiglia al centro delle politiche sociali ed economiche dell’Unione.
Ce ne parla, al microfono di Dorotea Gambardella, mons. Aldo Giordano,
segretario generale della Comece.
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R. – Il documento parte da alcune
domande: se esiste una realtà che si può dire la famiglia europea e soprattutto
se esiste una politica familiare europea. Bene, la politica familiare non è
competenza dell’Unione Europea, ma è competenza dei singoli Stati. Però ci sono
degli ambiti della legislazione comunitaria che hanno influsso sulla vita della
famiglia. Posso citare la legislazione sull’occupazione o la legislazione
sociale.
D. – Perché è importante che ci
sia un’unica politica familiare?
R. – Perché ci sono sempre più
problemi comuni e tra i problemi comuni che noi sentiamo fortemente come
Chiesa, vi è la necessità di ridefinire che cos’è la famiglia, perché oggi si
parla di famiglie omosessuali, di unioni di fatto. Una seconda osservazione è
che c’è un certo costituzionalismo che pensa che l’ordinamento della società
sia un equilibrio tra individuo e Stato, come se tra l’individuo e lo Stato non
esistesse null’altro. Una terza osservazione è che fondamentalmente la famiglia
è considerata un fatto privato. Quindi non bisogna limitarsi a politiche
europee che considerino alcuni capitoli della famiglia, quali ad esempio il
problema dell’immigrazione, il problema dell’educazione dei figli, ma
promuovere politiche che considerino la famiglia come un soggetto sociale
fondamentale.
D. – In che modo la Chiesa può
aiutare la famiglia in una società come quella odierna, fortemente influenzata
da spinte materialistiche?
R. – La chiesa dovrebbe aiutare,
in primo luogo, la società a capire l’importanza della famiglia e aiutare la
famiglia a capire il suo ruolo nel mondo attuale. La famiglia è il primo luogo
di socialità, di solidarietà come luogo della procreazione, dell’educazione dei
figli, di promozione dell’integrazione sociale per giovani, per anziani, per
handicappati e come istituzione che dura, non una istituzione fragile che
cambia, e che quindi può garantire anche la stabilità della società. La
famiglia è anche il luogo dove si realizzano certe attese attuali della società
e della Chiesa. Per esempio in un mondo globalizzato noi abbiamo assoluto
bisogno di far vedere che le diversità culturali, eccetera, possono stare insieme.
Le famiglie sono delle diversità che stanno insieme e creano un’unica cosa.
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UNA
MOSTRA NEI MUSEI VATICANI CELEBRA L’ARTE PITTORICA DI PIETRO VANNUCCI
Un’occasione
unica per ammirare da vicino un capolavoro solitamente poco fruibile dal grande
pubblico. E’ quella offerta dalla mostra “Il Perugino del Papa. La Pala della
Resurrezione: storia di un restauro” aperta al pubblico da domani, 17 marzo,
fino al 31 maggio prossimo nel Salone Sistino dei Musei vaticani. L’evento si
inserisce tra le iniziative tese a celebrare la pittura di Pietro Vannucci,
detto il Perugino, organizzate in Umbria tra il 28 febbraio e il 18 luglio
2004. L’esposizione curata dal direttore dei Musei Vaticani, Francesco
Buranelli è stata presentata alla stampa questa mattina. C’era per noi Paolo
Ondarza:
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Un’iconografia
poco consueta: il Risorto non esce dal sepolcro scoperchiato, come nella
tradizione più antica, ma è sospeso sopra la tomba, con allusione all’Ascensione
secondo un prototipo figurativo già adottato da Andrea da Firenze nella
Cappella Spagnola di Santa Maria Novella. Costituita da quattro assi di pioppo
la tavola consente di documentare la metodologia, usuale nella tecnica
dell’artista umbro, di riutilizzare in diverse opere gli stessi cartoni
realizzati all’interno della sua bottega. L’opera, depredata da Napoleone con
il trattato di Tolentino nel 1797, fece ritorno in Vaticano solo dopo il
Congresso di Vienna. Da 40 anni la grande Pala si trova nella Biblioteca
privata del Santo Padre come indica il titolo della mostra. La parola a
Francesco Buranelli, direttore dei Musei Vaticani:
“Erano
circa 40 anni che non veniva mostrato in pubblico e ha fatto sempre da quinta a
tutti gli interventi pubblici e privati dei Pontefici di questi ultimi anni. Ha
assunto un valore storico per quanto riguarda la Chiesa dei nostri giorni
perché il quadro è quasi diventato il simbolo dell’annuncio petrino che il
Pontefice divulga quotidianamente dal Palazzo Apostolico, vale a dire Cristo si
è fatto uomo, morto e risorto”.
Il
presente restauro, preceduto dagli interventi del 1818, 1831 e 1954, ha
recuperato l’originale cromia dell’opera, restituendole la purezza e la
brillantezza originarie. Un accurato intervento ligneo ha consentito inoltre
alla Pala la necessaria adattabilità alle variazioni microclimatiche
dell’ambiente. Arnold Nesselrath responsabile del reparto per l’Arte medievale
e moderna dei Musei Vaticani.
“Il concetto del restauro degli
anni Cinquanta è una cosa ancora valida nei nostri laboratori ed ha cominciato
la sua grande tradizione anche a livello internazionale negli anni Trenta,
quando Papa Pio XI dava un nuovo impulso al lavoro scientifico dei Musei
Vaticani e della Santa Sede. Questo è il grande concetto che ha garantito anche
i grandi successi nei restauri che avevamo negli ultimi anni nella Cappella
Sistina, nelle Stanze e in tanti altri ambienti”.
L’esposizione
è dedicata a Giovanni Paolo II per il XXV di pontificato e per il recentissimo
primato di aver raggiunto il terzo pontificato più lungo della storia dopo San
Pietro e il Beato Pio IX.
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16 marzo 2004
IL
RAPPORTO TRA RELIGIONE ED ISTITUZIONI IN ITALIA E IN EUROPA,
AL CENTRO DI UNA TRE GIORNI DI
RIFLESSIONE E CONFRONTO TRA GIOVANI CATTOLICI, EBREI E MUSULMANI
DAL 19 AL 21 MARZO AD ALBANO
LAZIALE, IN PROVINCIA DI ROMA
ROMA. = Presentata oggi in Campidoglio, a Roma, la tre
giorni di confronto sul tema “Costruttori di una comunità al plurale”,
iniziativa organizzata da alcune associazioni giovanili cattoliche, ebraiche e
musulmane (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, Acli; Federazione
universitaria cattolica italiana, Fuci; Unione giovani ebrei d’Italia, Ugei;
Giovani musulmani d’Italia, Gmi). La manifestazione che prenderà il via il 19
marzo e si protrarrà fino al 21 vedrà trenta giovani, dieci per ogni
confessione religiosa, vivere insieme quotidianità e momenti di spiritualità
nella cornice di Villa Altieri, ad Albano Laziale. Lo scopo dell’incontro è
portare avanti il dialogo avviato due anni fa con il documento “Uguali diritti,
diverse identità”. I partecipanti si confronteranno sui temi del rapporto tra
religione e istituzioni, tra l’essere credenti e l’essere cittadini, in Italia
ed in Europa. L’iniziativa giunge in un momento particolarmente delicato come
riconosciuto dagli organizzatori stessi. “Se è vero che la cultura di pace
nasce dal basso – ha infatti ricordato Enrica Belli, presidente della Fuci –
perché non cominciare proprio dai giovani”. Anche da questo incontro nascerà un
documento che – nell’intenzione dei promotori – dovrà rafforzare l’impegno
sulla via del dialogo interreligioso. (P.C.)
DOLORE E
PREOCCUPAZIONE PER L’IMPEACHMENT DEL PRESIDENTE SUDCOREANO, ROH MOO-HYUN,
ESPRESSO DALLA CONFERENZA
EPISCOPALE DEL PAESE ASIATICO
SEOUL. = “L’attuale situazione
politica sta causando grande dolore alla popolazione sudcoreana e anche la
Chiesa sta pregando perché tutto si risolva presto”. È il commento rilasciato
all’agenzia Misna da padre Paul Chang Woung Lee, segretario generale aggiunto
della Conferenza episcopale della Corea (Cbck), sulla mozione di ‘impeachment’
approvata la scorsa settimana contro il presidente del Paese asiatico, Roh Moo-hyun.
“La gente è molto amareggiata e preoccupata – afferma il sacerdote – e la
situazione sta diventando pericolosa; in particolare – prosegue – i sudcoreani
temono che la messa in stato di accusa di Roh finisca per scatenare una grave
crisi economica e di conseguenza la perdita di numerosi posti di lavoro. C’è
invece meno timore per il proseguimento del dialogo con la Corea del Nord, che
in ogni caso dovrebbe continuare”. Sottolineando che, da un recente sondaggio,
è risultato che circa il 70 per cento della popolazione è contraria
all’‘impeachment’, padre Lee ha affermato: “Anche le varie comunità religiose,
dai cattolici ai protestanti ai buddisti, sono in larga parte sfavorevoli a
questo provvedimento”. In particolare, ha sottolineato che in queste ore la
diocesi di Seul ha organizzato una “Messa nella cattedrale, nella quale si è
pregato perché l’impasse politico si risolva presto”. La mozione di
‘impeachment’ contro il cattolico Roh è stata presentata dal “Partito
democratico del millennio” (Mdp) e dal “Grande partito nazionale” (Gnp) per una
presunta violazione delle leggi elettorali. In pratica, il capo di Stato è
accusato di aver fatto propaganda per il piccolo partito Uri, composto da suoi
sostenitori, in vista delle elezioni parlamentari del 15 aprile. Dopo
l’approvazione dell’‘impeachment’, lo scorso 12 marzo, ci sono state grandi
manifestazioni di piazza a favore del presidente, i cui poteri sono stati
temporaneamente sospesi in attesa di un pronunciamento della Corte
costituzionale. (A.G.)
IL
RUOLO DEL MICROCREDITO QUALE STRUMENTO
PER COMBATTERE LA POVERTA’ IN
PRIMO PIANO AD UN CONVEGNO
PROMOSSO DALLA CARITAS ITALIANA,
DOMANI A ROMA
ROMA. = Al via domani a Roma, presso la sede di Caritas
Italiana, un Convegno dal titolo “Il microcredito: uno strumento internazionale
di lotta alla povertà. Lettura e analisi dello strumento. Posizioni e
prospettive per la Caritas”. Con l’aiuto di esperti e testimoni verrà
approfondito il rapporto tra etica ed economia e verranno presentate esperienze
di “economia alternativa” in Italia e soprattutto nel Sud del mondo, in
particolare in Mozambico, Rwanda, Perù e Pakistan. “Povertà e mancanza di
diritti sono, in qualche modo, situazioni che si equivalgono o sono una causa
ed effetto dell’altra”. Partendo da questa relazione M. Yunus - fondatore
storico, nel 1976 in Bangladesh, della “Banca villaggio”, la prima forma di
microcredito - ha delineato gli obiettivi di questo strumento: lo sviluppo
umano ed economico e la realizzazione di un diritto. Oggi, sono 7 mila le istituzioni
di microfinanza di ogni tipo operanti nel mondo, mentre i destinatari dei loro
crediti e servizi sono circa 15 milioni e crescono al ritmo del 30 per cento
l'anno. Tuttavia, secondo i dati dell’Undp – il Programma dell’Onu per lo
sviluppo – il 20 per cento più ricco della popolazione mondiale ottiene il 96
per cento del credito commerciale complessivamente erogato nel mondo ed appare
lontano l’obiettivo lanciato durante il “Microcredit Summit”, tenutosi a
Washington nel 1997, di raggiungere, entro il 2005, 100 milioni di famiglie tra
le più povere con crediti per attività lavorative autonome e altri servizi
finanziari e commerciali. In questo scenario la Caritas Italiana ha deciso di
confrontarsi, a partire dalla condivisione di esperienze in atto, sulle
prospettive del microcredito quale nuova opportunità per i più poveri e meno
tutelati. (A.G.)
IL 10 FEBBRAIO DI
OGNI ANNO SARA’ DEDICATO IN ITALIA ALLA MEMORIA
DEI MARTIRI DELLE FOIBE: IL SENATO HA APPROVATO
OGGI A LARGA MAGGIORANZA
LA LEGGE CHE ISTITUISCE LA “GIORNATA DEL RICORDO”
ROMA. = Il 10 febbraio sarà il “Giorno del ricordo” per
conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le
vittime dello foibe, dell'esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e
Dalmati nel secondo dopoguerra e nella complessa vicenda del confine orientale
con la Jugoslavia. Il Senato ha approvato stamani, definitivamente e a larga
maggioranza, il Disegno di legge presentato dall'on. Menia (An) che aggiunge
una solennità civile al calendario italiano. Una ricorrenza dedicata ad uno
degli episodi più drammatici della storia italiana del secolo scorso. Il 10
febbraio, ogni anno, verranno promosse iniziative per diffondere la conoscenza
di questa pagina triste della storia nazionale presso i giovani delle scuole.
Sarà inoltre favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di
studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria della
tragedia delle foibe. Tali iniziative saranno anche rivolte a valorizzare il
patrimonio culturale, storico, letterario ed artistico degli Italiani
dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate ponendo in particolare il rilievo
il contributo dato allo sviluppo culturale del territorio della costa
nord-orientale adriatica ed anche a preservare le tradizioni della comunità
istriano-dalmate residenti in Italia e all'estero. La nuova legge prevede un
riconoscimento onorifico anche ai familiari delle vittime delle foibe e agli
scomparsi di questo periodo. Vengono infine riconosciuti il Museo della civiltà
istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste e l'Archivio Museo storico di
Fiume con sede a Roma. (A.G.)
ANNUNCIATA DALLA NASA LA SCOPERTA DI
“SEDNA”,
IL
DECIMO PIANETA DEL SISTEMA SOLARE
- A
cura di Paolo Cappuccio -
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Washington. = A 70 anni dalla scoperta di
Plutone un nuovo corpo celeste si candida ad ottenere la palma di decimo
Pianeta del sistema solare. Lo ha annunciato ieri la NASA, confermando, grazie
alle osservazioni effettuate dal telescopio orbitante Spitzer, la scoperta
dell’astronomo Michale Brown. “Sedna” così è stato battezzato il pianeta, in
omaggio alla divinità Inuit creatrice degli animali marini nell’artico, dista
130 miliardi di chilometri dal Sole e analogamente a quanto si suppone per
Plutone, è ricoperto di ghiaccio e rocce con una temperatura che non supera mai
i –240 gradi centigradi. Si riaprirà ora un annoso dibattito accademico
sulla natura o meno del corpo celeste:
pianeta o planetoide? Lo stesso Brown d’altronde ammette che “Sedna” potrebbe
non avere i requisiti sufficienti, in termini di massa, per essere definito
pianeta (status che d’altronde alcuni contestano anche per il fratello
“maggiore” Plutone). Ciò nonostante è indubbio che si tratti dell’oggetto
orbitante più lontano dal Sole finora scoperto dagli astronomi nel nostro
sistema.
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16 marzo 2004
- A cura di Barbara Castelli-
In primo piano ancora la Spagna. A
Madrid è oggi il giorno della Messa funebre per le 201 vittime degli attentati
di giovedì. La celebrerà alle 20 l’arcivescovo, cardinale Rouco Varela, nella
cattedrale dell’Almudena. Poco prima, alle 19, si terrà una manifestazione ad
Alcalá de Henares,
dove vivevano molte delle persone uccise. Sul fronte politico, intanto, le
posizioni del leader socialista spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, hanno
generato diverse reazioni. Mentre la Conferenza episcopale spagnola, come di
consueto, ha espresso in un comunicato la propria soddisfazione per il successo
del segretario generale del Psoe, il presidente polacco, Aleksandr Kwasniewski,
ha escluso che Varsavia possa inviare truppe supplementari in Iraq per
compensare l’eventuale ritiro degli spagnoli. Il nostro inviato, Giancarlo La
Vella:
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Il leader socialista Zapatero,
prossimo primo ministro è da ieri praticamente già al lavoro. Tra i punti
cardine del suo governo – parlando in conferenza stampa - ha rivolto grande attenzione alla
situazione internazionale e in particolare all’annunciato mutamento
dell’atteggiamento della Spagna in Iraq:
“Se non vi sarà un cambio alla
guida dell’amministrazione provvisoria dell’Iraq, che coinvolga in prima
persona l’Onu – ha detto Zapatero – le truppe spagnole saranno ritirare entro
il 30 giugno”.
La richiesta poi a tutte le forze politiche del Paese di
collaborare col governo per portare avanti efficacemente la lotta contro il
terrorismo. Una risposta alle parole di Zapatero è giunta da molto lontano,
dall’Australia, Paese nel quale tra breve si voterà e al quale potrebbe
estendersi ad effetto domino la violenza terroristica. Almeno questo il timore
espresso oggi dal ministro degli esteri di Canberra, che ha anche detto, però,
che sarebbe un errore in questo momento indebolire la coalizione internazionale
in Iraq.
Intanto la polizia di Madrid
continua a percorrere la pista islamica, mentre il ministro dell’interno Azeves
ha escluso per ora che tra le 200 vittime possa esservi anche un attentatore
kamikaze. Inoltre il dipartimento degli interni del governo basco ha messo a
disposizione della magistratura un cittadino algerino, detenuto da ieri a San
Sebastian, che potrebbe essere coinvolto con gli attentati dell’11 marzo.
Stasera nella cattedrale
dell’Almudena, il cardinale della capitale Rouco Varela celebrerà una messa
funebre. Quasi contemporaneamente a Rabat, in Marocco, si celebrerà un rito
comune a cui parteciperanno cristiani, ebrei e musulmani. Intanto il
pellegrinaggio dio persone alla Stazione di Atocha è continuo, chi porta, chi
messaggi, chi accende un cero in memoria delle vittime. Qui vicino la
parrocchia di Nostra Signora di Atocha, i cui fedeli hanno soccorso
praticamente subito le vittime. Al parroco, padre José Antonio Alvarez abbiamo
chiesto quali sensazioni sono rimaste di quel giorno drammatico:
EN PREMIER
LUGAR LA ...
“In primo luogo mi porto dietro la
solidarietà espressa da molti miei parrocchiani e anche dagli abitanti dei
dintorni – ha detto il parroco – che hanno messo a disposizione le proprie
lenzuola, coperte, asciugami e che sono corsi in strada a soccorrere i
feriti.Poi mi è rimasta impressa la preghiera comune. Abbiamo pregato
intensamente, lo abbiamo sentito nel cuore. Credo che quel giorno siamo morti
un po’ tutti”.
Da Madrid, Giancarlo La Vella,
Radio Vaticana.
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Proseguono, quindi, a ritmo
serrato le indagini sugli attentati di giovedì a Madrid. “L’inchiesta è in una
fase delicata – ha detto il ministro degli Interni, Angel Acebes - che richiede
prudenza e discrezione”. Cresce, intanto, nelle varie capitali dell’Unione
Europea la preoccupazione per nuovi attacchi. Il servizio di Andrea Sarubbi:
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Armi in Italia, finanze in Svizzera o Spagna, documenti
falsi in Belgio, cellule radicali in Gran Bretagna, dove la polizia ammette che
un attacco sarà “inevitabile”: a pochi giorni dagli attentati di Madrid,
l’Europa si scopre gravemente contaminata da un virus che potrebbe presto
esplodere dappertutto. E la partecipazione alla guerra in Iraq conta fino ad un
certo punto: ne è prova la crescente paura della Germania, che ha scoperto di
ospitare almeno 30 mila estremisti e che non si sente più al sicuro, nonostante
le ripetute prese di distanza dalla politica americana.
Non è un caso che proprio il governo tedesco abbia chiesto
una riunione straordinaria dei ministri dell’Interno dei Quindici - in
programma venerdì a Bruxelles - e che la lotta al terrorismo sia entrata di
forza nell’agenda del prossimo Consiglio europeo, che sembrava blindato sui
temi economici. La presidenza irlandese dell’Unione ha proposto ieri un
pacchetto di 11 misure, tra cui la nomina di un coordinatore europeo per la
sicurezza.
Ma non è soltanto l’Europa a preoccuparsi. A Manila, dove
è in corso la Conferenza dell’Interpol, gli investigatori asiatici stanno
lavorando ad una banca dati mondiale sulle situazioni più a rischio. Anche loro
confermano la pista di Al Qaeda per gli attentati di Madrid, aggiungendo un
particolare inedito ed inquietante: tra le Torri gemelle e le bombe di Atocha
sono trascorsi esattamente 911 giorni. “9 ed undici, nine eleven”. Come gli
americani chiamano l’11 settembre.
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Lo yemenita Khaled Alì Ben Haj,
ucciso ieri in uno scontro a fuoco con la polizia in un quartiere di Ryad, era
il responsabile nel Golfo della rete terroristica Al Qaeda. Lo ha annunciato la
polizia locale, specificando che Ben Haj era il numero 3 sulla lista dei
ricercati per gli attentati del maggio e novembre 2003.
Il presidente francese,
Jacques Chirac, e il cancelliere
tedesco, Gherard Schroeder, hanno convenuto che l’Unione europea raggiungerà
l’accordo sulla Costituzione entro la
fine dell’anno. Lo hanno annunciato stamani i due leader europei durante una conferenza stampa congiunta a Parigi.
Il presidente francese ha, inoltre, sollecitato la compattezza della comunità
internazionale nel combattere “il terrorismo in ogni sua forma”, ma anche “uno
sforzo per mettere fine ai conflitti che alimentano la rabbia e la frustrazione
nelle popolazioni”.
Dal confine tra Pakistan ed
Afghanistan giunge notizia di nuove violenze. Sette persone hanno perso la vita
durante un’operazione di paramilitari pakistani, che oggi hanno attaccato
alcune tribù in cui avrebbero trovato rifugio numerosi taleban. Ad Islamabad, intanto,
si attende la visita di Colin Powell, in programma per domani. Da New Delhi, il
segretario di Stato americano ha detto che Washington non sarà soddisfatta
“fino a quando non verrà eliminata tutta la rete di proliferazione nucleare”.
Sotto accusa è ancora lo scienziato Khan, responsabile di aver venduto segreti
militari a Corea del nord, Libia ed Iran. Proprio l’Iran ha confermato stamani
la visita dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, in programma il 27
marzo. Teheran non avrebbe posto condizioni agli ispettori.
Ancora tesa la situazione in Iraq.
A Mosul stamani è stata uccisa un’interprete che lavorava per le forze
statunitensi. Nella stessa città ieri la guerriglia ha attaccato un veicolo che
trasportava 5 civili americani: 4 sono morti, il quinto è in ospedale.
L’amministratore provvisorio, Paul Bremer, intanto, si è recato ad Halabja per
rendere omaggio ai 5 mila curdi uccisi con il gas dal regime di Saddam Hussein,
esattamente 16 anni fa.
Come promesso, il deposto
presidente haitiano, Jean-Bertrand Aristide, dopo la sua permanenza nella
Repubblica Centrafricana, è tornato nei Caraibi, approdando ieri pomeriggio in
Giamaica. Il servizio di Maurizio Salvi:
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La mossa, mirante a dare forza
morale ai suoi sostenitori ad Haiti, non è piaciuta per nulla al nuovo premier
haitiano, Gerard Latortue, che l’ha condannata e ha richiamato il suo
ambasciatore a Kingston, rompendo di fatto le relazioni con il Paese vicino. Ma
la questione è, comunque, appena agli inizi. Il primo ministro giamaicano,
Percival Patterson, infatti, ha annunciato che Aristide resterà nel Paese una
decina di settimane, ufficialmente, per riunirsi con le due giovani figlie
residenti a New York. Sul terreno, intanto, la situazione resta sempre
complessa e pericolosa, perché la forza multinazionale di pace, formata da
quattro Paesi, è continuamente chiamata ad intervenire in azioni di ordine
pubblico.
Maurizio Salvi per la Radio
Vaticana.
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Sono almeno quindici, tra cui due
bambini, i morti dell’esplosione avvenuta questa notte in un palazzo di
Arcangelo, nella Russia settentrionale. Mancano, tuttavia, all’appello altre 40
persone. La potente esplosione, che per il momento viene attribuita ad una fuga
di gas, ha fatto crollare diverse sezioni verticali dell’edificio residenziale
di nove piani, che ospitava 45 appartamenti.
Tensione altissima in Georgia, tra
il potere centrale di Tbilisi e la Repubblica semi-autonoma dell’Adjaria. Le
rispettive truppe, infatti, hanno già preso posizione e si è vicini ad un
conflitto armato. Ci riferisce Giuseppe d’Amato:
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A Batumi ci si prepara alla guerra
sperando nella pace, ha raccontato il corrispondente della televisione russa. I
carri armati sono già in città. L’ennesima crisi è iniziata domenica, quando al
presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, è stato impedito l’accesso in
Adjaria, contraria alla cosiddetta ‘rivoluzione di velluto’ dello scorso
novembre. Tornato a Tblisi, Saakashvili ha lanciato un ultimatum, scaduto nella
notte. A sua volta, il presidente dell’Adjaria, Aslan Abashidze, ha decretato lo stato
d’emergenza, mentre sono state chiuse le frontiere sia con la Georgia sia con
la Turchia. Mosca, che ha una base militare a Batumi, e Washington - molto
legata a Tblisi - stanno facendo pressione sulle parti per trovare una
soluzione pacifica.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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I procuratori del Tribunale di Stoccolma hanno chiesto
l’ergastolo per Mijailo Mijailovic, l’omicida del ministro degli Esteri, Anna
Lindh. Lindh morì il 10 settembre scorso, in seguito alle coltellate infertele
dall’assassino in un grande magazzino di Stoccolma. Il legale di Mijailovic
aveva chiesto una perizia psichiatrica. I risultati, tuttavia, hanno negato
l’incapacità psichica dell’accusato.
Desta ancora preoccupazione l’influenza aviaria. Una donna
di 39 anni è morta venerdì scorso in Thailandia, a causa del virus dei polli.
Lo ha comunicato stamani il ministero della Sanità a Bangkok. Al momento sono
114 le persone sotto osservazione nel Paese asiatico. Le autorità sanitarie
olandesi, intanto, hanno soppresso 22 mila galline e 600 anatre come misura
preventiva contro il virus dell’influenza dei polli.
Italia. E’ stato fissato per domani pomeriggio il nuovo
interrogatorio di Calisto Tanzi davanti ai Pm di Parma, che indagano sul crack
della Parmalat. L’ex patron del colosso alimentare è ancora ricoverato
all’ospedale Maggiore della località emiliana. Resta in carcere, invece,
l’avvocato d’affari Gianpaolo Zini, il fondatore del fondo Epicurum.
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