RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 75 - Testo della Trasmissione di lunedì 15 marzo 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Mentre tutta l’Europa si fermava per ricordare le vittime degli attentati di Madrid anche il Papa oggi a mezzogiorno si è raccolto in preghiera nella Cappella del suo appartamento.

 

Lo Stato di San Marino forte delle sue radici cristiane continui ad essere un modello per l’Europa: così il Papa ai capitani reggenti della repubblica più antica del mondo, ricevuti stamane in Vaticano.

 

Vescovi vicini alla gente, aperti al dialogo e liberi nell’annunciare il Vangelo anche sulle questioni sociali: è quanto chiede il nuovo direttorio per i vescovi, pubblicato in questi giorni: ne parliamo con il cardinale Giovanni Battista Re.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo la vittoria alle elezioni in Spagna il leader socialista Zapatero annuncia: “Truppe spagnole via dall’Iraq senza l’Onu”. Uno dei marocchini arrestati sarebbe l’autore materiale della strage.

 

Il beato Odorico da Pordenone: un frate francescano nella Cina del 1300 alla corte del Gran Khan. La nuova opera filmica di Leandro Castellani. Intervista con Piera Gavazzeni.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La lotta al terrorismo e il rispetto delle libertà fondamentali al centro dei lavori della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.

 

Il Parlamento europeo ha chiesto al governo del Myanmar, l’ex Birmania, “l'immediata e incondizionata liberazione di Daw Aung San Suu Kyi e di tutte le persone detenute o agli arresti domiciliari dal maggio 2003.

 

Aumenta a 74 il bilancio delle vittime del ciclone tropicale Gafilo che ha colpito il Madagascar lo scorso 7 marzo.

 

Affidato alla Bishop Ulama Conference, guidata dal mons. Cavalla, un progetto di microfinanziamenti per sostenere lo sviluppo dell’isola di Mindanao a Sud delle Filippine.

 

Scoprire i colori, il coraggio e la creatività del Continente nero: è l’obiettivo che si propone il volume “E’ Africa”, del Cuamm medici con l’Africa.

 

24 ORE NEL MONDO:

Gli osservatori europei criticano l’andamento elettorale che ha portato alla larga vittoria di Putin alle presidenziali in Russia per la mancanza di un vero pluralismo politico.

 

Nuovo raid israeliano nei territori palestinesi dopo l’attentato di ieri ad Ashdod.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 marzo 2004

 

 

MENTRE TUTTA L’EUROPA SI FERMAVA PER RICORDARE LE VITTIME DEGLI ATTENTATI DI MADRID

ANCHE IL PAPA OGGI A MEZZOGIORNO SI È RACCOLTO IN PREGHIERA

- Il servizio di Sergio Centofanti -

 

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Il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls ha detto che il Pontefice si è voluto unire “spiritualmente a tutti coloro che soffrono a causa di questo attentato, pregando secondo le loro intenzioni”.  Il Papa ha celebrato nuovamente la messa in suffragio delle vittime; quindi alle 12,00 si è raccolto in preghiera inginocchiato nella cappella del suo appartamento. Ieri all’Angelus Giovanni Paolo II si era detto sconvolto di fronte a tanta barbarie che ha causato la morte di 200 persone e il ferimento di oltre 1000: “ci si chiede – ha detto – come l’animo umano possa giungere a concepire misfatti così esecrandi” e ha invitato “tutte le forze sane” dell’Europa ad agire in modo concorde per “guardare avanti con fiducia e sperare in un futuro migliore”.

 

E oggi alle 12.00 anche la Radio Vaticana ha partecipato ai tre minuti di silenzio, rispettati in tutta Europa, in memoria delle vittime della strage di giovedì scorso, interrompendo le regolari trasmissioni. Poi è stata riproposta la preghiera pronunciata dal Papa all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001.

 

“O Dio Onnipotente e Misericordioso,

non ti può comprendere chi semina la discordia,

non ti può accogliere chi ama la violenza,

guarda la nostra dolorosa condizione umana

provata da efferati atti di terrore e di morte.

Conforta i tuoi figli e apri i nostri cuori alla speranza

perché il nostro tempo

possa ancora conoscere giorni di serenità e di pace”.

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LO STATO DI SAN MARINO FORTE DELLE SUE RADICI CRISTIANE CONTINUI AD ESSERE UN MODELLO PER L’EUROPA:

COSI’ IL PAPA AI CAPITANI REGGENTI DELLA REPUBBLICA PIU’ ANTICA DEL MONDO,

 RICEVUTI STAMANI IN VATICANO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani in udienza i capitani reggenti della Repubblica di San Marino, Giovanni Lonfernini e Valeria Ciavatta. I capitani reggenti – eletti ogni 6 mesi – sono le massime autorità del piccolo Stato arroccato sul monte Titano, la più antica repubblica del mondo, i cui primi statuti risalgono al 1253. Il Papa si è soffermato sui valori di libertà, onestà e laboriosità che costituiscono il fondamento della storia sammarinese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Il monaco Marino, fondatore della vostra Repubblica, ha detto il Papa, è “in un certo modo precursore dell’idea dell’Europa delle genti”. Vi ha infatti consegnato valori e istituzioni che a distanza di secoli “manifestano tuttora la loro attualità e vitalità”.

 

“Essi si riassumono nel motto che contraddistingue il vostro Paese: libertas. L’antica Repubblica, che voi oggi qui degnamente rappresentate, trova le proprie ragioni fondanti in quelle radici cristiane che hanno fatto grande la storia dell’Europa”.

 

Quindi, ha confidato che anche per il futuro la Repubblica di San Marino “continui ad ispirarsi a quei giusti criteri etici che l’hanno resa un esempio di corretta amministrazione del bene comune”. Non ha poi mancato di ricordare la sua visita al monte Titano nel 1982 auspicando che la Repubblica continui a “testimoniare il proprio millenario patrimonio di valori nel consesso delle nazioni”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza mons. Paul Gallagher, nuovo nunzio in Burundi, succeduto nell’incarico al compianto arcivescovo irlandese, Micheal Courtney, ucciso nel Paese africano il 29 dicembre scorso. Mons. Gallagher è stato ordinato vescovo, sabato scorso nella Basilica di San Pietro, dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano.

 

In successive udienze, il Pontefice ha incontrato il cardinale Bernard Agré, arcivescovo di Abidjan, capitale della Costa d’Avorio e due presuli australiani, in visita ad Limina.

 

 

VESCOVI VICINI ALLA GENTE, APERTI AL DIALOGO E LIBERI NELL’ANNUNCIARE IL VANGELO ANCHE SULLE QUESTIONI SOCIALI:

E’ QUANTO CHIEDE IL NUOVO DIRETTORIO PER I VESCOVI, PUBBLICATO IN QUESTI GIORNI.

NE PARLIAMO CON IL CARDINALE GIOVANNI BATTISTA RE

 

E’ stato pubblicato in questi giorni, in lingua italiana, il nuovo Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi, che aggiorna l’edizione del 1973. Il testo, intitolato “Apostolorum successores”, viene incontro ai profondi mutamenti avvenuti nella società di oggi. Raccoglie proposte e suggerimenti emersi dalla X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi del 2001. Quali sono le principali novità? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi.

 

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R. - Per andare a qualche punto concreto di novità, mi sembra che sia molto più ampia la parte concernente le Conferenze episcopali e il tema della collegialità. E’ sostanzialmente nuovo il capitolo riguardante la spiritualità del vescovo.

 

D. – E’ trattata anche la preghiera?

 

R. – Sì, certamente. Anzi, il direttorio sottolinea che la preghiera è come il bastone sul quale si deve quotidianamente appoggiare il vescovo nelle sue fatiche pastorali.

 

D. – A quali principi fondamentali deve ispirarsi un vescovo?

 

R. – Innanzitutto, il principio trinitario ed ecclesiale; il principio, poi, della verità; il principio della collaborazione. Un altro principio che trovo molto importante è quello del rispetto delle competenze. Poi, il principio della persona giusta al posto giusto.

 

D. – Il direttorio parla anche delle doti umane del vescovo ...

 

R. – Sì. Il vescovo deve essere anche ricco di umanità. Il vescovo deve avere un animo buono che lo porti ad irradiare bontà e comprensione verso tutti. Deve avere una mente aperta ed un carattere gioioso. Deve essere sensibile alle gioie e alle sofferenze. Deve avere inclinazione al dialogo e all’ascolto. Deve essere vicino alla gente.

 

D. – E per quanto riguarda i rapporti tra il vescovo e l’autorità pubblica, cosa dice il direttorio?

 

R. – E’ bene che il vescovo mantenga tali rapporti in vista del bene comune della società, senza compromettere la propria missione spirituale. Allo stesso tempo deve mantenersi libero, per poter annunciare apertamente il Vangelo e i principi morali e religiosi anche in materia sociale. Il vescovo deve essere pronto ad apprezzare, lodare l’impegno e i successi in campo sociale, ma anche prendere posizione, quando è necessario, contro ogni offesa alla legge di Dio e ogni offesa della dignità umana, senza però nessuna intromissione nelle sfere che non gli competono e senza appoggiare o favorire interessi particolari.

 

D. – All’inizio del terzo millennio, quali sono i principali compiti propri del ministero del vescovo?

 

R. – Tre sono i compiti principali del ministero del vescovo. Primo, essere maestro della fede e annunciatore della parola di Dio. Secondo compito del vescovo, è quello di essere santificatore del popolo cristiano. Terzo compito: il vescovo è padre e pastore della diocesi.

 

D. – Oggi i vescovi riescono a stare in mezzo alla gente, a condividere le gioie ed i dolori delle persone più semplici?

 

R. – Dobbiamo riconoscere che oggi i vescovi sono più vicini alla gente che nei secoli passati. Oggi i vescovi hanno uno stile di vita più semplice e un’attività pastorale molto intensa che li porta a contatto diretto, non solo con i sacerdoti, ma anche con la gente. Molti fedeli poi cercano il vescovo, vanno da lui a chiedere consiglio e conforto nelle loro difficoltà. Il vescovo è padre di tutti. Tutti hanno posto nel cuore del vescovo.

 

D. – Cosa dire del vescovo nella società secolarizzata di oggi?

 

R. – Il vescovo è il servitore del Vangelo di Cristo per la speranza del mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina è fortemente caratterizzata dalla foto con Giovanni Paolo II in "silenzio orante" per le vittime di Madrid:

il Papa si è raccolto in preghiera, nella Cappella del Palazzo Apostolico, nello stesso momento in cui tutta l'Europa si è fermata per tre minuti di silenzio in omaggio alle vittime degli attentati perpetrati nella capitale spagnola.

"Guardare avanti con fiducia" è il titolo che apre la pagina: all'Angelus, Giovanni Paolo II dà voce alle forze sane dell'Europa per proclamare la speranza anche di fronte all'"orrendo crimine" perpetrato a Madrid e alla barbarie di "misfatti così esecrandi". 

 

Nelle vaticane, il discorso del Papa al termine della veglia mariana svoltasi nell'Aula Paolo VI: "A voi, giovani universitari, è affidato un ruolo importante nella costruzione dell'Europa unita". 

L'udienza del Santo Padre ai Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino: nell'occasione, il Papa ha sottolineato che l'antica Repubblica trova le proprie ragioni fondanti in quelle radici cristiane che hanno fatto grande la storia dell'Europa.

L'omelia del cardinale Angelo Sodano che - nella Basilica Vaticana - ha conferito l'ordinazione episcopale a mons. Paul Richard Gallagher, nunzio apostolico in Burundi.

 

Nelle estere, Spagna: i socialisti di Zapatero si aggiudicano le elezioni; nelle indagini sugli attentati si rafforza la pista dell'estremismo islamico. L'Azione Cattolica italiana in preghiera per le vittime della strage.

 

Nella pagina culturale, un approfondito articolo di Claudio Toscani in merito alla pubblicazione degli atti del congresso sul tema "Italia linguistica anno Mille. Italia linguistica anno Duemila".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 marzo 2004

 

 

GRANDE COMMOZIONE IN SPAGNA PER IL SILENZIO IN MEMORIA DELLE VITTIME DEGLI ATTENTATI DI MADRID.

DOPO LA VITTORIA ALLE ELEZIONI DI IERI IL LEADER SOCIALISTA ZAPATERO ANNUNCIA:

LE TRUPPE SPAGNOLE VIA DALL’IRAQ SENZA L’ONU

- Intervista con Josto Maffeo e Sergio Romano -

 

Il ricordo delle vittime degli attentati di Madrid è stato oggi quanto mai vivo in Spagna, reduce da un voto che ieri ha spostato i suoi equilibri politici. Il nostro inviato a Madrid, Giancarlo La Vella:

 

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Anche la Spagna si è fermata a mezzogiorno di oggi per commemorare le 200 vittime dell’11 marzo, ma non è una novità per il Paese Iberico e per Madrid, in particolare. Ogni giorno, infatti, alle 7.30, ora dell’attentato, o a mezzogiorno, spontaneamente la gente si ferma in raccoglimento. Le emittenti televisive e radiofoniche continuano a trasmettere testimonianze dei parenti delle vittime. Ognuno ha una storia da raccontare, una storia di sacrifici, di vite, di mariti, di mogli, di studenti, di lavoratori, recise per sempre. Inoltre, le prime pagine dei giornali riportano, oggi, l’altra notizia del giorno, ovvero la netta affermazione socialista alle elezioni legislative di ieri. Più che essere causata dal calo del Partito popolare, che in termini numerici ha subito una emorragia di 700 mila voti, che poi nel gioco dei calcoli elettorali equivalgono a 35 deputati in meno, si è trattato senz’altro di una vittoria dovuta ad una scelta di campo consapevole dell’elettorato, o a gran parte di quel 9 per cento di cittadini tornato alle urne. Che abbiano influito il forte impatto emozionale causato dall’attentato e l’andamento delle indagini è ormai certo. Non a caso, prima di pronunciare il suo ringraziamento ai suoi sostenitori socialisti, ieri, il futuro premier Zapatero ha voluto osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime. E proprio sul fronte delle indagini si riconferma sempre più chiaramente la pista islamica. Gli investigatori, e questa è la notizia del giorno, ritengono che Jamal Zughan, uno dei cinque arrestati sabato scorso, esponente della colonna spagnola di Al Qaeda, sia uno degli esecutori materiali della strage. Già nel maggio dello scorso anno, lo stesso gruppo causò gli attentati a Casablanca, in Marocco, ai danni della casa di Spagna.

 

Da Madrid, Giancarlo La Vella, Radio Vaticana.

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Ma torniamo ora alle elezioni di ieri, che hanno segnato una svolta nella politica spagnola dopo 8 anni di governo da parte di Aznar. Con quasi 11 milioni di consensi, i socialisti hanno ottenuto il 42,64 per cento dei voti, distanziando i popolari di 5 punti percentuali. Per ottenere la maggioranza in Parlamento, il partito di Zapatero avrà bisogno dell’appoggio di altre forze politiche. Ma quali le ragioni di questa disfatta dei popolari e quanto hanno inciso gli attentati dell’11 marzo? Risponde Josto Maffeo, corrispondente da Madrid del quotidiano “Il Messaggero”, intervistato da Roberto Piermarini:

 

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R. – Più che gli attentati, che evidentemente hanno inciso e hanno avuto un riflesso immediato, quello che è accaduto secondo gli analisti spagnoli è il “castigo” da parte dell’opinione pubblica, quindi degli elettori, per il comportamento che si è visto negli ultimi tre giorni. Il governo, nonostante emergessero indizi che puntavano verso il terrorismo islamico, ha mantenuto la tesi dell’Eta, perché evidentemente conveniva politicamente. Se l’Eta è un terrorismo di casa, il governo lo ha sempre combattuto. Se invece si tratta di un terrorismo islamico, è la conseguenza in qualche modo, del coinvolgimento della Spagna nell’avventura irachena.

 

D. – Quindi, l’elettorato si è sentito tradito in un certo senso…

 

R. – Qui sono stati castigati soprattutto il “tergiversare e la menzogna”. Questi sono i termini che vengono utilizzati dagli editoriali dei giornali di stamani, ed i commenti che si sentono nei bar e nelle piazze: “Nos han engañado”. 

 

D. – Perché Aznar non è riuscito a pilotare la sua successione a Rajoy?

 

R. – Aznar, che è un castigliano “vero”, che vuole mantenere la parola data due anni fa, nel momento in cui decide che c’è un successore, getta la patata bollente e dice: “Adesso cammina da solo”. Tant’è vero che Aznar ha fatto una campagna elettorale durissima, soprattutto ha aumentato l’inimicizia con la periferia delle autonomie. Mentre Rajoy ha fatto una campagna tranquilla, una campagna alla Zapatero. Era l’alter ego di Zapatero infatti. Quindi, Aznar non ha fatto altro che dire: “Non è più il mio tempo. Mi faccio i miei discorsi di commiato – così è stata la campagna di Aznar – con i miei toni e i miei accenti e tu fatti la tua”. Quindi, non l’ha aiutato moltissimo.

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Nonostante i risultati a sorpresa del voto di ieri, entrambi gli schieramenti hanno mantenuto un grande equilibrio nelle reazioni post-elettorali: il clima di profondo dolore condiziona anche i commenti politici del giorno dopo. Il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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Una vittoria inattesa, una sconfitta imprevista. La Spagna si è svegliata oggi con due facce, segnate dallo stesso dolore per gli attentati di giovedì ma con prospettive diverse per il futuro. Proprio all’azione dei terroristi, i popolari hanno attribuito il crollo elettorale:

 

“Appare chiaro – è il commento di Zaplana, portavoce del governo uscente – che ci sono state circostanze che hanno generato commozione nella società spagnola, in questi ultimi giorni”.

 

Ma la scelta – ha confermato Rajoy, erede di Aznar alla guida dei popolari – è quella di privilegiare l’unità nazionale:

 

“Il Partito popolare farà opposizione in maniera leale, tenendo sempre presente l’interesse generale della Spagna, nel quadro del nostro ordinamento costituzionale”.

 

Zapatero, da parte sua, ha promesso lo stesso atteggiamento costruttivo:

 

“Il governo del cambiamento – ha assicurato – agirà a partire dal dialogo, dalla responsabilità e dalla trasparenza. Lavorerà per la coesione, per la concordia e per la pace”.

 

Tra i primi passi del nuovo esecutivo potrebbe esserci il ritiro delle truppe dall’Iraq. I 1.300 militari spagnoli torneranno a casa – ha dichiarato stamattina il futuro premier – se entro il 30 giugno non saranno intervenute le Nazioni Unite. L’altra grande priorità è l’Europa, che proprio in queste ore sta pensando ad un piano di sicurezza comune contro il terrorismo: Zapatero ha ribadito oggi la sua fiducia nell’Unione, annunciando di voler accelerare la firma della nuova carta costituzionale.

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Tra le priorità di Zapatero, come abbiamo sentito, c’è quella di rivedere l’alleanza con la coalizione angloamericana in Iraq. All’ambasciatore Sergio Romano, editorialista del Corriere della Sera, Giada Aquilino ha chiesto come potrebbero cambiare gli equilibri strategici in Europa, dopo l’affermazione dei socialisti spagnoli:

 

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R. - Il voto dato ai socialisti, in queste circostanze, ha una evidente connotazione pacifista, quindi rafforza tutte le formazioni, le organizzazioni, i partiti socialisti in Europa e, naturalmente, mette in grave disagio tutti i governi che si sono schierati dalla parte degli Stati Uniti. E’ un piccolo terremoto, di cui cominceremo a vedere le ripercussioni nel corso dei prossimi mesi.

 

D. – La Spagna è sempre stata una forte alleata degli Stati Uniti nella guerra all’Iraq. A questo punto, si possono immaginare sviluppi anche per il futuro del Paese del Golfo?

 

R. – Indubbiamente gli Stati Uniti perdono il loro principale partner a sud della Manica. Non credo che Washington, per il momento, possa o voglia modificare radicalmente la propria politica irachena. Non dimentichiamo comunque che in America si vota in novembre. Può darsi che a questo punto, paradossalmente, la vicenda spagnola renda l’Italia il maggior punto d’appoggio dell’America nel Continente europeo, ovviamente a sud della Manica, perché è la Gran Bretagna il principale partner degli Stati Uniti in Europa.

 

D. – La Spagna, ha detto Zapatero, farà il possibile per accelerare l’adozione della Costituzione europea. Queste pressioni serviranno ad abbreviare i tempi per una Carta costituzionale?

 

R. – Se effettivamente questo governo la smettesse di opporsi drasticamente al sistema della doppia maggioranza proposto dalla Convenzione europea, sarebbe un passo avanti decisivo verso la Costituzione. È persino possibile sperare che le cose si risolvano entro il semestre irlandese.

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Le parole di Zapatero a favore di un varo in tempi rapidi della Costituzione europea sono state accolte con grande interesse a Bruxelles. Soddisfazione è stata espressa dalla Commissione europea, che proprio questa mattina ha iniziato l’esame di un rapporto sul rischio del terrorismo. Alla luce degli attentati di Madrid, l’Unione chiederà agli Stati membri di destinare un miliardo di euro all’anno, a partire dal 2007, per rafforzare le misure atte a prevenire nuovi attentati.

 

 

IL BEATO ODORICO DA PORDENONE: UN FRATE FRANCESCANO NELLA CINA DEL 1300 ALLA CORTE DEL GRAN KHAN.

LA NUOVA OPERA FILMICA DI LEANDRO CASTELLANI

- Intervista con Piera Gavazzeni -

 

Anteprima giovedì scorso a Udine, alla presenza della comunità cinese in Friuli-Venezia Giulia e di esponenti di spicco della cultura della Cina, di “Ai confini del cielo” del regista Leandro Castellani. Il filmato narra lo straordinario e sofferto viaggio compiuto dal Friuli fino a Kambalic, oggi Pechino, del frate francescano beato Odorico da Pordenone, nei primi anni del 1300. Autentico seguace del Poverello d’Assisi e uomo di grande umanità, Odorico amò la Cina come la propria patria, conquistando l’affetto del popolo e la stima dello stesso Gran Khan e aprendo la strada a successivi contatti con quella terra. Adriana Masotti ha chiesto com’è nato “Ai confini del Cielo” a Piera Gavazzeni, presidente dell’associazione “Forum Julii” e promotrice dell’iniziativa. 

 

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R. – Il motivo è valorizzare gli antichi legami che esistono tra il Friuli e la Cina. Ci sono dei missionari friulani che in Cina sono ricordati con grande amore perché hanno portato un messaggio di pace, di fratellanza e di condivisione in modo particolare.

 

D. – Di Odorico che ricordo c’è, in Cina?

 

R. – Odorico da Pordenone è ancora ricordato, perché mi dicono che addirittura in certi Stati ai bambini mettono ancora il nome di Odorico; hanno fatto dei convegni a livello culturale per studiare la sua importanza anche come esploratore europeo di luoghi come il Nepal, il Tibet …

 

D. – Odorico era rimasto affascinato dalla Cina e dai cinesi che ha amato profondamente ...

 

R. – Non solo affascinato: voleva morire con loro, voleva rimanere in quella terra e invece è tornato in patria a prendere altri missionari; ma appena arrivato a Pisa si è ammalato gravemente e non ha potuto compiere la sua opera. Noi speriamo, con questo film, di realizzare quel ‘ritornerò’ che lui ha promesso, anche se sono passati secoli, infatti stiamo trattando perché il film venga proiettato in un festival internazionale cinese.

 

D. – Come lei ha accennato prima, il Friuli vanta rapporti privilegiati con la Cina. Ci dà qualche informazione su questo?

 

R. – Sì. Abbiamo avuto anche il missionario francescano Brollo che per primo ha compilato un vocabolario cinese-latino; per non parlare poi del cardinale Costantini che è stato il primo nunzio-delegato apostolico in Cina. Per quanto riguarda tempi più recenti, come associazione “Forum Iulii” abbiamo portato in Cina gli scrittori friulani come Carlo Sgorlon e Stanislao Nievo che già vantano la traduzione in cinese di alcune loro opere. Quindi, questo amore che c’è tra noi si sta rafforzando e noi cerchiamo di creare un clima bello, di amicizia, favorevole perché pensiamo che il dialogo serva ad appianare tante altre situazioni che potrebbero così non esistere.

 

D. – Veniamo di nuovo al filmato: che cosa dice ai cinesi di oggi Odorico?

 

R. – Il filmato è un filmato di grande serenità, di grande speranza e semplicità, ma trasmette un messaggio molto profondo che è il messaggio di Odorico, che è il messaggio del Poverello d’Assisi, l’amore per la natura, l’amore per i fratelli, l’amore per il Creatore.

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CHIESA E SOCIETA’

15 marzo 2004

 

 

LA LOTTA AL TERRORISMO E IL RISPETTO DELLE LIBERTA’ FONDAMENTALI

AL CENTRO DEI LAVORI DELLA COMMISSIONE DELLE NAZIONI UNITE PER I DIRITTI UMANI,

CHE HA APERTO OGGI, A GINEVRA, LA 60.MA SESSIONE,

CUI PARTECIPANO DELEGAZIONI DI 53 PAESI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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GINEVRA. = L’ombra nera degli efferati attentati di Madrid sul palazzo dell’Onu a Ginevra, dove da oggi e per tre giorni si alterneranno gli interventi di ministri e responsabili di organizzazioni internazionali per fare il punto sulle questioni più calde in materia di diritti umani, e in primo piano è il terrorismo. Annunciata la presenza del ministro degli Esteri spagnolo Palacio, del premier francese Raffarin, del capo della diplomazia tedesca Fischer e del collega cubano Roque. Seguirà poi fino al 23 aprile – sei settimane di lavoro intenso - l’esame dei vari rapporti sulle violazioni dei diritti e delle libertà fondamentali nel mondo. I dibattiti saranno in parte tematici, tra questi il diritto dei popoli all’autodeterminazione, il razzismo e la xenofobia ed altre forme di discriminazione ed emarginazione fino alle violenze ai danni di soggetti più deboli, donne, bambini, lavoratori migranti e popolazioni autoctone, ed anche si parlerà di tortura, intolleranza religiosa e pena di morte. Altri dibattiti saranno invece incentrati su Paesi o regioni, quali Palestina e Territori occupati, Myanmar, Cuba, Burundi, Repubblica democratica del Congo ed Iraq. Tra le vicende più controverse si annunciano la proposta di nominare un esperto per valutare le misure adottate dai governi nella lotta contro il terrorismo, e poi ancora la discussione sul muro di difesa israeliano, e le mancate condanne negli anni precedenti di Paesi, che si sarebbero macchiati di gravi violazioni, come denunciano numerose organizzazioni non governative, tra cui Amnesty Internazional che cita tra altri i casi di Algeria, Cina, Indonesia, Russia e Zimbabwe.

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IL PARLAMENTO EUROPEO HA RINNOVATO LE SANZIONI CONTRO LA GIUNTA MILITARE AL GOVERNO DEL MYANMAR,

CHIEDENDO IL RIPRISTINO DELLA DEMOCRAZIA

E IL RISPETTO DEI RISULTATI DELLE ULTIME ELEZIONI, OLTRECHE’

L’IMMEDIATA LIBERAZIONE DELLA LEADER DELL’OPPOSIZIONE AUNG SAN SUU KYI

 

STRASBURGO. = “L'immediata e incondizionata liberazione di Aung San Suu Kyi e di tutte le persone detenute o agli arresti domiciliari dal maggio 2003”: a chiederlo è il Parlamento europeo al governo del Myanmar, l’ex Birmania. L’Assemblea dei Quindici ritiene infatti “che il rilascio di tutti i prigionieri politici costituirebbe un importante passo avanti ai fini del ripristino della democrazia nel Myanmar”. L’Unione Europea ha altresì deciso di rinnovare per il mese di aprile le sanzioni contro la giunta militare al potere nel Paese asiatico. L’Europarlamento ha chiesto inoltre, “l'immediata riapertura di tutti gli uffici della Lega nazionale per la democrazia (Ndl) chiusi nel maggio 2003”, insistendo “sulla necessità” che il Consiglio statale per lo sviluppo e la pace (Spdc) - in pratica il governo birmano – “abbandoni il controllo sul potere e che i risultati delle ultime elezioni siano pienamente rispettati”. Tra le altre richieste avanzate in un documento diviso in 17 punti, il Parlamento della Ue esorta lo stesso Consiglio statale “ad avviare immediatamente un dialogo concreto con la Lega nazionale per la democrazia e i gruppi etnici onde favorire il ritorno alla democrazia e al rispetto dei diritti dell'uomo, tra cui i diritti delle minoranze etniche, nel Myanmar” e “chiede la revisione, sotto l'egida della comunità internazionale, del proposto programma di riforme, onde assicurare che l'eventuale convenzione costituzionale sia fondata su principi democratici e che nell'ambito di tale processo si garantisca il pieno rispetto dei risultati delle ultime elezioni”. (R.G.)

 

 

Aumenta a 74 il bilancio delle vittime del ciclone tropicale Gafilo

che ha colpito il Madagascar lo scorso 7 marzo.

Drammatiche le condizioni dei 200 mila senza tetto

- A cura di Paolo Cappuccio -

 

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ANTANANARIVO. = è salito a 74 il numero dei morti, 169 i dispersi e 200 mila senza tetto il conto delle vittime che il ciclone tropicale Gafilo ha lasciato dietro di sé attraversando lo scorso 7 marzo il nord del Madagascar. Ormai al bilancio ufficiale vengono aggiunti anche i passeggeri del traghetto “Le Samson” proveniente dalle isole Comore e affondato in seguito alle intemperie. Ritardi e inadeguatezze nei soccorsi e nel recupero delle salme sono stati denunciati dall’avvocato che rappresenta le famiglie dei passeggeri del traghetto. “Il Madagascar sta facendo il massimo operando nei limiti di ciò che è possibile” è stata la risposta del ministro degli Interni. Le drammatiche condizioni in cui d’altronde versa il Paese sono testimoniate da padre Cosimo Alvati, direttore della redazione giornalistica di Radio Don Bosco a Antananarivo: “I soccorsi sono continuati, si tratta però di poca cosa rispetto al bisogno reale; gli sperati aiuti dalla capitale non sono ancora giunti”. In prospettiva destano particolare preoccupazione i 170 mila ettari di campi inondati, lasciati in eredità dal ciclone, che sono destinati a creare problemi di sopravvivenza alla popolazione locale.

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Un progetto di microfinanziamenti per sostenere lo sviluppo dell’isola

di Mindanao a sud delle filippine, affidato alla bishop Ulama Conference guidata dal mons. Cavalla.

“un passo verso la riconciliazione, adesso serve il perdono”

 

MANILA. = 50 milioni di Pesos (circa 730 mila Euro) sono stati affidati dal governo filippino alla Bishops Ulama Conference (Buc), l’organizzazione che riunisce vescovi e leader musulmani. Lo scopo del finanziamento è di stabilire un fondo per supportare, attraverso microfinanziamenti di 50 mila pesos, piccoli progetti imprenditoriali delle comunità, cattoliche, protestanti e musulmane nell’isola di Mindanao. “Il governo ha già i suoi programmi di sviluppo – ha dichiarato mons. Fernando R. Cavalla presidente della Conferenza episcopale filippina e leader della Buc – ma ha voluto anche sostenere i nostri sforzi.” All’Organizzazione interreligiosa saranno affidati compiti di verifica e monitoraggio delle attività finanziate, nonché l’erogazione dei prestiti. Questo progetto è solo uno dei passi sul lungo cammino della riconciliazione tra le diverse comunità delle Filippine, “Una pace duratura richiede più di un accordo politico o di progetti di sviluppo – ha concluso il presule ricordando lo scopo della Buc – richiede una guarigione sociale che può avvenire soltanto attraverso il perdono”. (P.C.)

 

 

SCOPRIRE I COLORI, IL CORAGGIO E LA CREATIVITA’ DEL CONTINENTE NERO:

E’ L’OBIETTIVO CHE SI PROPONE IL VOLUME “E’AFRICA”,

DEL CUAMM MEDICI CON L’AFRICA

 

ROMA. = Il prossimo 23 marzo, presso il Melbookstore di via Nazionale a Roma, verrà presentato il libro “E’ Africa”, realizzato dal Cuamm Medici con l’Africa, un’Organizzazione non governativa di ambito sanitario attiva nel continente africano dal 1950. Frutto di un viaggio attraverso sette nazioni dell’Africa (Kenya, Malawi, Mozambico, Rwanda, Sudafrica, Tanzania e Uganda) il libro mira a dare visibilità a problemi, ragioni e speranze del vivere concreto e quotidiano della società africana. In controtendenza rispetto all’immaginario occidentale, che associa quasi sempre l’Africa solo alla fame, alle malattie e alle guerre, il Cuamm Medici con l’Africa propone, invece, un’immersione in un’Africa sorprendente per coraggio e creatività. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 marzo 2004

 

 

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

L’Osce, L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha severamente criticato l’andamento elettorale che ha portato alla straripante riconferma ottenuta ieri da Vladimir Putin alla presidenza della Federazione russa. “Il processo elettorale nel suo insieme non ha rappresentato in modo adeguato i principi necessari per un processo elettorale democratico sano”, ha affermato Il capo degli osservatori dell'Osce, Julian Peel-Yates. “Sono mancati – ha ripetuto - un dibattito politico vivo e un vero pluralismo”. I risultati ufficiali hanno accreditato a Putin il 71,2 per cento dei voti: abissale il distacco inflitto al secondo candidato, Nikolai Kharitonov, che ha ottenuto solo il 13,7 per cento. Parlando con i giornalisti, Putin ha rigettato l’accusa di nutrire “ambizioni imperiali” ed ha detto di voler creare “favorevoli condizioni esterne affinché la Russia possa svilupparsi”, proseguendo nella politica di dialogo con l’Europa e gli Stati Uniti. Ma perché la Russia ha sostanzialmente dato carta bianca a Putin sul futuro del Paese? Giada Aquilino lo ha chiesto a Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano “Avvenire” a Mosca:

 

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R. - Semplicemente perché ha portato stabilità. Con l’export del petrolio ha anche dato il via ad una certa crescita economica e soprattutto ha offerto l’immagine di una Russia che riprende con orgoglio il suo ruolo sulla scena internazionale. I russi gli hanno perdonato – o forse non hanno molto notato nella loro maggioranza - il fatto che tutto ciò sia avvenuto con pugno duro, con l’indebolimento delle istituzioni democratiche e con il pieno e totale controllo del leader del Cremlino su tutte le leve del potere.

 

D. – Confermate le previsioni per Putin, mentre i comunisti sono andati oltre il dato annunciato contenuto tra il 4 e il 7 per cento: cosa è successo?

 

R. – Più o meno i comunisti rappresentano lo zoccolo duro di un partito di nostalgie, di convinzioni che stanno scemando, anche per ragioni anagrafiche, ma che si mantengono su quel livello che hanno avuto più o meno nelle elezioni parlamentari di dicembre. Praticamente, anche se il leader storico, Ziuganov, non si è voluto presentare per l’ennesima volta, i comunisti hanno votato comunque l’uomo, seppur sconosciuto, che il partito gli ha proposto.

 

D. – Ora Putin ha la maggioranza in Parlamento e un governo su misura. Si è già impegnato a rafforzare anche l’economia. Cosa cambierà rispetto al precedente mandato?

 

R. – Proseguirà la linea dura per quanto riguarda la gestione sociale e politica. Ha annunciato già la battaglia contro la corruzione. Bisognerà vedere l’effetto sulle riforme economiche, con la pretesa che al secondo mandato può fare quello che vuole, mentre al primo mandato doveva essere un po’ più circospetto.

 

D. – Il conflitto in Cecenia e la crisi in Georgia: sarà sempre linea dura quella di Putin?

 

R. – Il Caucaso è il punto critico della Russia e il terrorismo e tutto quello che avviene con il conflitto in Cecenia è un po’ il tallone d’Achille di “zar” Putin. Credo davvero che la tensione salirà in quell’area soprattutto dopo che, con l’appoggio degli americani, in Georgia ha preso il potere il giovane Saakashvili. Non credo che si arriverà ad uno scontro militare, ma certo la tensione è destinata a salire. 

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E proprio oggi, la Russia ha ammonito le autorità della Georgia a non avviare alcuna azione militare contro la regione dell'Adzhara, teatro di uno scontro con il governo di Tblisi. Il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, aveva posto le Forze armate in stato d'allerta dopo che ieri la polizia adhzara aveva impedito al corteo presidenziale di entrare nella regione, attraversata da forti tensioni autonomiste. Il Cremlino ha invitato il successore di Shevardnadze a non inasprire la crisi con il ricorso alla forza.

 

Un raid israeliano è cominciato questa mattina a Tulkarem, nel nord della Cisgiordania, mentre dalla mezzanotte di ieri le autorità israeliane hanno proibito l'ingresso in Israele dei pendolari palestinesi della striscia di Gaza. Sono tra le decisioni prese in seguito al duplice attentato suicida di ieri a Ashdod, attuato da due kamikaze giunti dalla striscia di Gaza e costato la vita di 10 persone, oltre i due attentatori. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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Un palestinese è stato ucciso all'alba durante un’incursione dell'esercito israeliano a Rafah, nel sud della striscia di Gaza. Inoltre, fonti palestinesi riferiscono che nella notte elicotteri d'attacco israeliani hanno lanciato almeno cinque razzi contro obiettivi nella città di Gaza. Sempre nelle prime ore della giornata, al passaggio di un convoglio di soldati israeliani e di coloni ebrei, una bomba è esplosa nella Striscia di Gaza provocando danni a un autobus ma nessuna vittima. In tutto Israele è al massimo livello lo stato di allerta intorno ad obiettivi considerati 'strategici' e, in particolare, lungo il confine con la Cisgiordania. Sul piano diplomatico, resta la reazione di Sharon ai morti di ieri: l’immediato annullamento del vertice previsto per domani con Abu Ala, che in qualità di premier palestinese aveva subito condannato l’attentato. L’incontro era un tentativo di ripresa del dialogo fra israeliani e palestinesi. Il premier israeliano ha cancellato l’ultima riunione preparatoria fra i capi di gabinetto che doveva tenersi oggi, con un rinvio sine die.

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A due giorni dalla visita del segretario di stato americano Colin Powell a Islamabad, questa mattina la polizia pakistana ha rinvenuto un’auto imbottita di esplosivo nei pressi del consolato americano di Karachi. Secondo le forze dell’ordine, due giovani avevano fermato in precedenza l’autobomba, dotata di congegno ad orologeria, nella zona a parcheggio vietato davanti al consolato Usa, e si erano poi allontanati con un’altra auto spiegando che la prima era guasta. Nel giugno 2002, nello stesso luogo un attentato con una autobomba causò la morte di 12 pakistani.

 

In Iraq, è rimasto gravemente ferito un ufficiale dell'esercito statunitense accoltellato da un ignoto assalitore all'interno della cosiddetta “'Zona verde”, il complesso nel centro di Baghdad che un tempo costituiva uno dei Palazzi Presidenziali di Saddam Hussein e che adesso ospita il quartier generale dell'Cpa, l'Autorita' Provvisoria della Coalizione che attualmente governa il Paese. La notizia dell’aggressione è stata riferita dal portavoce della stessa Cpa, Dan Senor, precisando che l'aggressione risale a sabato sera.

Allarme bomba rientrato anche in Grecia. La polizia locale ha riferito di aver scoperto e disinnescato un ordigno collocato davanti ad una filiale della Citibank, in un sobborgo di Atene. La segnalazione della bomba era giunta con una telefonata anonima alla redazione di un quotidiano. A rivendicare il gesto è stato il gruppo eversivo “Lotta rivoluzionaria”, lo stesso che nel settembre 2003 firmò i due attentati esplosivi alla sede del tribunale di Atene.

 

E’ volato oggi in Giamaica il deposto presidente haitiano, Jean Bertrand Aristide. Accompagnato da una delegazione giamaicano-americana, l’ex capo di Stato ha lasciato Bangui, capitale della Repubblica centro-africana, dove si era rifugiato dopo aver lasciato il potere in seguito alla rivolta popolare innescata dai ribelli. Motivo ufficiale del viaggio in Giamaica, contestato da Washington, l’opportunità offerta dal governo di Kingston ad Aristide e sua moglie di poter incontrare le loro figlie, che vivono negli Stati Uniti.

 

La Corea del sud ha annunciato oggi la sospensione dei colloqui economici con il governo nordcoreano, a causa dell'impeachment del presidente Roh Moo Hyun, votato due giorni fa. Ma la decisione di Seul di sospendere i colloqui, ha precisato il ministro degli Esteri Ban Ki Moon, non avrà alcuna conseguenza negativa sui negoziati in corso tra le due Coree, con la mediazione di Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia. Il ministro ha preannunciato che il gruppo di lavoro a livello tecnico, concordato alla fine del secondo round di negoziati a sei, comincerà a riunirsi dal prossimo aprile. Il ministro della Giustizia sudcoreano, inoltre, ha confermato che le elezioni politiche si terranno regolarmente come previsto il 15 aprile.

 

Rallentando e ritardando le ispezioni dell'Aiea, “l'Iran si punisce da solo”, perché non fa altro che prolungare l’inchiesta condotta sui suoi programmi nucleari. Sono le parole, riferite da fonti di stampa internazionali, di Mohammed el Baradei, il direttore dell’Agenzia dell'Onu per l'energia atomica, che ha sede a Vienna. El Baradei è giunto oggi a Washington dove, in settimana, avrà incontri con l'amministrazione statunitense e sarà ricevuto alla Casa Bianca. Sul versante opposto, secondo un quotidiano iraniano, i Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniana, sarebbero intenzionati ad abbandonare l’Aiea se i dirigenti dell’ente internazionale continueranno ad esercitare pressioni sull’Iran “sulla base della politica ostile degli Usa”.

 

La riunificazione di Cipro sarà al centro, a partire da dopodomani, di una serie di contatti tra alti funzionari greci e turchi. In particolare il confronto – annunciato dal Ministero degli esteri greco - verterà sul capitolo della sicurezza e sulla consistenza della presenza militare greca e turca nell'isola. In caso di esito negativo dei colloqui, Atene ed Ankara verranno chiamate dall'Onu a negoziare direttamente a partire dal 22 marzo.

 

 

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