RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 74 - Testo della Trasmissione di domenica 14 marzo
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Cresce nella Repubblica
democratica del Congo per una ripresa del conflitto –
Da oggi a Potenza una
rassegna dedicata ai Misteri del Rosario.
Presidenziali
in Russia: scontata la vittoria di Vladimir Putin
Iraq
e Striscia di Gaza ancora macchiate dalla violenza: quattro soldati americani
uccisi a Baghdad e tre palestinesi vittime di un nuovo raid israeliano al
valico di Karni
14 marzo 2004
SCONVOLTI DI FRONTE A TANTA BARBARIE: IL PAPA OGGI ALL’ANGELUS TORNA A
CONDANNARE IN MODO DURISSIMO L’ATTENTATO DI MADRID E INVITA TUTTE LE
FORZE SANE DELL’EUROPA AD AGIRE IN MODO CONCORDE PER GUARDARE AVANTI CON
FIDUCIA
Il servizio di Sergio Centofanti
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Il Papa ha preso spunto per la sua riflessione dalla
pagina evangelica di questa domenica che fa riferimento a due tragici fatti di
cronaca del tempo di Gesù: la cruenta repressione di una rivolta e il crollo
della torre di Siloe sulla folla circostante. Eventi – ha detto – che ci
riportano “all’attualità dei nostri giorni, segnati purtroppo da ripetute
notizie di violenza e di morte”. Giovanni Paolo II ha parole durissime per
l’attentato di Madrid di giovedì scorso che ha causato duecento morti e oltre
mille feriti. Un “orrendo crimine”– ha affermato il Papa - che “ha scosso
l’opinione pubblica mondiale”.
“Dinanzi a tanta barbarie si resta
profondamente sconvolti, e ci si chiede come l’animo umano possa giungere a
concepire misfatti così esecrandi”.
“Nel ribadire l’assoluta condanna di simili atti
ingiustificabili” – Giovanni Paolo II -
ha espresso “ancora una volta la sua partecipazione al dolore dei familiari
delle vittime e la sua vicinanza nella preghiera ai feriti ed ai loro congiunti”.
Quindi ha ricordato la “commossa eco” che ha avuto in tutto il mondo “la corale testimonianza di solidarietà che si
è levata da ogni parte della Spagna” nelle manifestazioni di venerdì scorso,
“con la partecipazione delle autorità politiche di tutta l’Europa”.
“E’ proprio poggiando sul concorde
contributo di tutte le forze sane del Continente che si può guardare avanti con
fiducia e sperare in un futuro migliore”.
“Soprattutto coloro che credono in Dio,
Creatore e Padre di tutti gli uomini – ha aggiunto il Pontefice - devono
sentirsi impegnati ad operare per l’edificazione di un mondo più fraterno e
solidale, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che possono incontrarsi in
questo doveroso e indilazionabile cammino”.
E “alle mani materne di Maria, Vergine della
misericordia”, il Papa ha affidato “in
modo particolare, le vittime del terribile attentato terroristico di Madrid”.
“A Lei domandiamo di proteggere e vegliare
sulla cara Nazione spagnola, sull’Europa e sul mondo intero”.
Dopo la preghiera mariana il Papa ha salutato i
pellegrini brasiliani che si sono uniti alla “Campagna di Fraternità del
Brasile” per portare in questa Quaresima frutti di pace e di riconciliazione e, infine, i partecipanti
al convegno ecumenico che si conclude oggi nella città polacca di Gniezno,
dedicato al ruolo dei cristiani nel processo d’integrazione europea. “Spero –
ha detto il Pontefice - che la comune
riflessione e la preghiera ecumenica dei rappresentanti dei movimenti e delle
comunità cristiane di diversi Paesi dell’Europa porti abbondanti frutti spirituali
e fortifichi tutti nel donare la testimonianza sull’identità cristiana del
nostro continente”.
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OGGI IL PONTIFICATO DI
GIOVANNI PAOLO II
DIVENTA IL
TERZO PIU’ LUNGO DELLA STORIA:
PRIMA DI LUI SOLO SAN PIETRO E PIO IX
- Intervista con Giorgio Rumi -
Il pontificato di Giovanni Paolo II diventa oggi il
terzo più lungo della storia della
Chiesa. Supera infatti di un giorno il pontificato di Leone XIII. Restano più
lunghi solo due pontificati: quelli di San Pietro e di Pio IX, che sono
durati più di 31 anni. Il Papato di Giovanni Paolo II compie oggi 25
anni, 4 mesi e 18 giorni e cioè esattamente 9281 giorni. Per un commento su
questo evento Giovanni Peduto ha sentito lo storico Giorgio Rumi.
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R. –. Il nostro Pontefice, Giovanni
Paolo II, ha passato delle prove così ardue e così singolari da riempirci di
meraviglia e di gratitudine per la Provvidenza che ce l’ha voluto assicurare.
Penso ad Ali Agca e alla sua pistola; penso alle malattie, penso a tanti eventi
e anche a tanti pericoli a cui è andato incontro e lo consideriamo come un
aiuto straordinario datoci in un momento difficile per la storia della Chiesa e
dell’umanità.
D. – Il suo giudizio di storico
su quello che Giovanni Paolo II in questi 25 anni e più ha dato alla Chiesa e
al mondo in generale ...
R. – Ecco, io penso a quel “Non
abbiate paura!”, questa specie di mano tesa, amica: non è un sovrano che parla,
non è un capo politico, non è un missionario ideologico ... non so come
chiamarlo ... ecco, questo senso profondo che gli uomini, di tutte le
latitudini, hanno di avere a Roma un amico che ti capisce, che ti segue, che ti
indica la via giusta tra i pericoli della navigazione in una modernità che non
ha precedenti per le sue asprezze.
D. – Giovanni Paolo II ha chiamato
la Chiesa ad attuare pienamente il Vaticano II. A suo avviso, professore, cosa
c’è ancora da fare?
R. – Si potrebbe rispondere con
una battuta, se l’argomento non fosse serissimo: che bisogna viverlo, il
Concilio Vaticano. Si tratta di vivere una prospettiva nuova, forte, bella,
ricca e anche molto esigente.
D. – Questo Papa ha dato un
grande risalto alla categoria cristiana del perdono, sia a livello personale
sia a livello giuridico e internazionale. Cosa vuol dire, a suo parere, introdurre
la misericordia nella storia?
R. – Bè, il concetto di
misericordia di Giovanni Paolo II è esigentissimo. Non è una via in discesa,
perché ci chiede anche verità, ci chiede anche giustizia e ci chiede
soprattutto amore. Quindi, è una misericordia non remissiva, ma pienamente
creativa e questo ne fa una proposta unica nel nostro tempo.
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“AI GIOVANI E’ AFFIDATO
UN RUOLO IMPORTANTE NELLA COSTRUZIONE DELL’EUROPA UNITA, RADICATA NEI VALORI
SPIRITUALI CHE L’HANNO MODELLATA”.
COSI’, IERI, IL PAPA NELL’INCONTRO CON GLI
UNIVERSITARI,
SVOLTOSI NELL’AULA PAOLO VI, IN VATICANO
Un’occasione per pregare e per riflettere
sull’Europa. Questo il senso della seconda “Giornata europea degli
universitari”, il cui momento culminante è stato l’incontro del Papa con gli
studenti, svoltosi ieri pomeriggio nell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Nel suo
discorso, al termine della recita del Rosario, il Pontefice ha affidato
l’Europa ai giovani che possono contribuire a rinnovarne la cultura secondo
“quell’influsso cristiano” che l’ha permeata nel corso dei secoli. All’evento
hanno partecipato, grazie ai collegamenti via satellite, anche gli universitari
dei dieci Paesi che entreranno nell’Unione il prossimo 1 maggio. Ce ne parla
Dorotea Gambardella.
“L’Università – ha sottolineato il Papa – costituisce quella
cultura che ha conosciuto un caratterizzante influsso cristiano. Occorre che
questo ricco patrimonio di ideali non vada perduto”. Quindi, rivolgendosi alle
migliaia di giovani presenti, il Santo Padre ha esortato:
“A voi cari universitari, è
affidato un ruolo importante nella costruzione dell’Europa unita, saldamente
radicata nelle tradizioni e nei valori spirituali che l’hanno modellata”.
Nel corso dell’incontro, animato
da 1700 coristi provenienti dagli atenei e dai conservatori di tutta Italia, il
cardinale Vicario Camillo Ruini ha distribuito alle diverse delegazioni di
studenti una copia dell’esortazione apostolica “Ecclesia in Europa”:
“Fate tesoro del suo messaggio e
delle parole del Santo Padre: “Le cattedrali parlano in silenzio delle radici
cristiane dell’Europa, le università ne parlino ad alta voce”.
Quindi è stato trasmesso un
video messaggio del presidente del Parlamento europeo, Pat Cox, il quale ha
ricordato l’impegno profuso dal Pontefice per la promozione del dialogo
interreligioso:
“...to promote intercultural dialogue between the many different faiths”
Ad accogliere, poi, l’ingresso
di Giovanni Paolo II, che ha presieduto la recita del Santo Rosario, fragorosi
applausi e gioiosi cori, segno palpabile del profondo affetto che i ragazzi
nutrono per Lui. Alla preghiera mariana hanno partecipato anche i giovani della
Polonia, della Lituania, di Malta, della Slovenia e degli altri sei Paesi che
dal 1 maggio entreranno nell’Unione. Ma sul significato di questo evento, il
cui tema era “Cristo, speranza per l’Europa”, ascoltiamo le riflessioni di alcuni
studenti:
“Noi formeremo la nuova Europa e
quindi noi nuova Europa ci rivolgiamo a Cristo perché ci illumini affinché
l’Europa che è stata, l’Europa delle guerre, non continui ad essere così”.
“E’ importante guardare sempre
alla figura di Gesù e sforzarci di vivere come Lui ha vissuto”.
“Mi auguro che con la recita del
Rosario riusciamo a smuovere tutte le forze del bene, poiché in questo
particolare momento ne abbiamo proprio bisogno”.
Al termine dell’incontro, con
una suggestiva fiaccolata i giovani hanno accompagnato la croce dal Vaticano
alla chiesa di Sant’Agnese in Agone, in piazza Navona.
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IL CARDINALE SODANO HA
ORDINATO VESCOVO IERI NELLA BASILICA VATICANA
MONS. PAUL GALLAGHER, NUOVO NUNZIO IN BURUNDI
Trentadue vescovi e oltre 100 sacerdoti
hanno concelebrato all’altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro con il cardinale Segretario di
Stato Angelo Sodano ieri pomeriggio, per l’ordinazione episcopale del nuovo
Nunzio in Burundi l’inglese mons. Paul Gallagher che succede nell’incarico al
compianto arcivescovo irlandese Michael Courtney, ucciso nel Paese africano il
29 dicembre scorso. Nell’abside della Basilica vaticana, gremita di fedeli,
c’era per noi Paolo Scappucci.
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“Vieni
in soccorso del popolo caduto che anela risorgere”: la bella invocazione alla
Madonna dell’antifona mariana Alma Redemptoris Mater, è stata ripetuta
dal cardinale Angelo Sodano al termine dell’omelia durante la concelebrazione
in San Pietro per l’ordinazione episcopale di mons. Paul Gallagher nominato dal
Papa suo rappresentante in Burundi al posto del nunzio Michael Courtney barbaramente
trucidato proprio al termine del suo mandato, a fine dicembre, mentre si
accingeva a partire per Cuba, sua nuova destinazione, dopo aver generosamente e
lealmente operato per la pacificazione del Paese.
“Parti
sereno e sii portatore di speranza a quella popolazione che ha tanto sofferto”:
ha detto il cardinale Sodano a mons. Gallagher dopo aver ricordato la
raccomandazione, ancora così attuale, di Giovanni Paolo II ai burundesi nel suo
viaggio apostolico nel settembre del 1990. “Consolidate la vostra unità con la
riconciliazione e il perdono. Dovete incontrarvi e superare ciò che vi ha
diviso e trovare una nuova unità”.
A
questo scopo aveva dato il suo contributo mons. Courtney – ha detto il
cardinale Sodano che al suo fianco come consacranti nella cerimonia di ordinazione
episcopale aveva mons. Kelly, arcivescovo di Liverpool, diocesi natale del
nuovo nunzio e il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli,
l’arcivescovo guineano mons. Robert Sarah.
“Come
nei giochi olimpici – sono ancora parole del porporato – ora la fiaccola passa
in altre mani”. Mons. Gallagher che l’ha raccolta dalle mani di colui cui già
era già succeduto come Osservatore permanente presso il Consiglio d’Europa a
Strasburgo, invocando l’aiuto della Provvidenza nel non facile compito che lo
attende, ha scelto come suo motto episcopale le parole del profeta Michea “Umiliter
cum Deo” “in umiltà con Dio”. Così svolgerà il suo mandato quale servo di Gesù
Cristo per la speranza del mondo.
LA GIOIA DELLA FEDE E LA BELLEZZA DELL’ARTE PER
AVVICINARE I LONTANI A CRISTO:
LA PLENARIA
DELLA CULTURA RACCOGLIE LA SFIDA DELL’INDIFFERENZA RELIGIOSA
- Interviste con mons. Franc Rodè e mons. Mauro
Piacenza -
Con l’udienza dal Papa in Vaticano si è chiusa ieri
la plenaria del Pontificio Consiglio per la cultura dedicata al tema della
sfida posta alla Chiesa da quanti non credono o sono indifferenti al fatto
religioso. Giovanni Paolo II ha invitato i cattolici a operare uno scatto
intellettuale per comunicare con maggior forza e originalità il Vangelo in uno
spirito di dialogo e di incontro con i diversi popoli e le varie culture. In
proposito Giovanni Peduto ha intervistato due partecipanti alla plenaria.
All’arcivescovo Franc Rodè, prefetto della Congregazione per i Religiosi e
membro del Pontificio Consiglio per la cultura ha chiesto cosa deve fare la
Chiesa per raggiungere i lontani:
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R. – La Chiesa deve essere sempre uno spazio di
gioia. Se la Chiesa – e succede – diventa noiosa, e la verità che annuncia la
Chiesa non interessa più la gente, allora la situazione diventa grave. Se la
liturgia o tutti i riti della Chiesa diventano noiosi allora la gente se ne va.
La Chiesa assolutamente deve rimanere uno spazio di gioia. Dio è gioia. La
Chiesa che esce dal cuore del Signore risorto, essenzialmente è gioia, e questa
gioia attrae la gente. Se la Chiesa diventa noiosa è infedele a se stessa.
D. – E’ più difficile oggi
evangelizzare i non credenti o gli indifferenti?
R. – Io penso che sia più
difficile evangelizzare gli indifferenti, perché almeno il non credente ha una
posizione mentale, intellettuale, e crede di essere arrivato ad una chiarezza,
ad una verità. Invece l’indifferente se ne disinteressa, non gli importa la
verità e, dunque, è più difficile.
D. – Con noi l’arcivescovo mons.
Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali
della Chiesa, membro del Pontificio Consiglio della cultura. Eccellenza, come
proporre ai non credenti la via dell’arte e della bellezza come cammino verso
Dio?
R. – Io credo che effettivamente
la bellezza accomuni un po’ tutti, perché siamo tutti fatti per vocazione, come
creature, per la bellezza. Poiché Dio è Sommo Bene, ha squadernato la sua
inventiva di bellezza, Lui che è il Sommo Bello, nella creazione stessa, e poi attraverso
l’ispirazione artistica. Per cui io credo che scavare nel terreno della
bellezza sia trovare una vocazione comune di tutti gli uomini verso quella
bellezza, quella trascendente, che è quella di Dio. Allora le schegge di
bellezza che possiamo cogliere attraverso le espressioni artistiche variegate e
anche la stessa attenzione al creato, io credo possano essere un mezzo di
pre-evangelizzazione.
D. – Ma la cultura avvicina o
allontana da Dio?
R. – Bisogna vedere se si tratta
di una vera cultura o di una sorta di “culturismo”. Quel culturismo quasi fine
a se stesso fatto soltanto di parole difficili, certamente non avvicina. Più ci
avviciniamo in atteggiamento di umiltà alla verità, che è estremamente
semplice, e più c’è cultura vera. Allora, a questo livello, credo avvicini a
Dio.
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14 marzo 2004
LA SPAGNA OGGI AL VOTO TRA RABBIA E DOLORE
DOPO GLI ATTENTATI DI MADRID
- Ai nostri microfoni Alberto Negri -
Oltre 34 milioni di elettori e
più di 56 mila sezioni dislocate in 19 regioni. Sono questi i principali dati
relativi alle elezioni politiche cominciate questa mattina in Spagna, in un
clima di forte tensione per i tragici attentati che hanno devastato Madrid. Le
operazioni di voto termineranno questa sera alle 20 e in serata affluiranno i
primi dati. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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In Spagna sta per essere varata
l’ottava legislatura, ma il prossimo Parlamento non vedrà la presenza del
premier Aznar, che dopo aver lasciato la politica attiva ha affidato la guida
del Partito Popolare a Mariano Rajoy, che si trova ora a gestire la difficile
eredità di riconfermare quella maggioranza assoluta decretata 4 anni fa dagli
spagnoli alla destra moderata. Al governo Aznar si riconosce, abbastanza
unanimemente, il merito di aver portato la Spagna a livelli economici di
eccellenza, ma di avere diviso il Paese invece sulla scelta di appoggiare Stati
Uniti e Gran Bretagna per la guerra in Iraq e questo è proprio uno dei motivi
conduttori della campagna elettorale del Partito socialista: questa è la
maggiore formazione di opposizione e la seconda forza del Parlamento - conta infatti 125 seggi sui 350 del Congresso
dei deputati rispetto ai 183 dei popolari – ed è inutile negare che gli
attentati di giovedì scorso condizioneranno in qualche modo il voto.
Ieri sera la svolta nelle
indagini che fanno indirizzare decisamente i sospetti sulla pista islamica,
anche se non è possibile ancora scartare nessun altra ipotesi. Intorno alle ore
20 il ministro degli esteri ha annunciato in conferenza stampa l’arresto di 3
marocchini e due indiani, che avrebbero fiancheggiato gli autori degli
attentati. Immediata la protesta di alcune migliaia di persone davanti alla
sede del Partito Popolare di Madrid e di altre città. Alle accuse di aver
manipolato la verità, il ministro degli esteri ha risposto affermando che
l’esecutivo Aznar ha reagito sempre con estrema chiarezza e che ancora non è
possibile escludere alcuna ipotesi nello sviluppo delle investigazioni.
Dalle 9 di questa mattina gli
spagnoli si stanno recando alle urne, lo hanno fatto anche il premier Aznar e
il leader socialista Zapatero. “In nessun modo – ha detto Aznar – gruppi di
fanatici impediranno agli spagnoli di vivere in libertà”. “Spero che la Spagna
superi questo difficile momento”: è stato invece il commento di Zapatero.
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Le indagini degli inquirenti sui
tragici attentati di Madrid si sono progressivamente spostate
dall’organizzazione terroristica dell’Eta alla rete di Al Qaeda. Su questa
nuova fase investigativa, ascoltiamo l’inviato de “Il sole 24 Ore”, Alberto Negri,
intervistato da Amedeo Lomonaco:
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R. – Si tratta sicuramente di
una svolta interessante anche se nessuna delle ipotesi viene ancora del tutto
scartata. Si deve notare che il governo spagnolo ha mostrato un forte imbarazzo
in questa occasione: aveva puntato immediatamente il dito contro l’Eta e poi,
ha progressivamente spostato il mirino nei confronti dell’estremismo islamico.
D. – Come ha reagito il mondo
arabo a questi ennesimi attentati?
R. – Il mondo arabo non ha
reagito con stupore. La dimensione dell’attentato, fin dall’inizio, aveva fatto
pensare in Medio Oriente che, dietro la strage di Madrid, ci fosse la mano di
un’organizzazione diversa dall’Eta. La stessa difficoltà a rivendicare gesti di
questo genere rivela comunque che è difficile tradurre atti di terrorismo così
terrificanti in atti e azioni politiche; rivela anche, qual è il reale
obiettivo e la vera natura del terrorismo: quella di mantenere in stato di
shock e di insicurezza intere popolazioni e governi.
D. – E’ reale l’ipotesi di una
fusione tra un terrorismo globale, come quello drammaticamente messo in atto
dall’estremismo islamico, e organizzazioni che invece hanno una dimensione
locale?
R. – Il terrorismo islamico
nasce su base locale e poi assume una dimensione più estesa con la guerra in
Afghanistan. Non è assolutamente da escludere che proprio questa
organizzazione riesca a sfruttare
quelle che sono le contraddizioni locali. Il terrorismo di al Qaeda non prende,
infatti, soltanto spunto dall’Islam o dalle situazioni incancrenite del Medio
Oriente, ma ideologicamente preme su quella che è una sorta di lotta
antimperialista.
D. – La tragica scia di orrore e
odio potrebbe colpire in futuro altri Paesi e tra questi, quali sono più a
rischio?
R. – L’Italia sicuramente – per dirne uno – è uno
dei Paesi nel mirino, come lo sono tutti gli Stati occidentali che, in qualche
modo, partecipano alla coalizione internazionale in Iraq. Si deve inoltre
sottolineare un fatto: la maggior parte, finora, dei volontari reclutati da al
Qaeda è sempre venuta dal Pakistan, dall’Egitto e dall’Arabia Saudita, tre Paesi
che sono alleati degli Stati Uniti. Questo dato dovrebbe far riflettere
l’amministrazione americana.
D. – Come scongiurare adesso questa drammatica
minaccia?
R. – Certamente la minaccia di
al Qaeda ha una caratteristica inedita che è quella di essere globalizzata e di
appoggiarsi su una rete economico-finanziaria importante; questo rende tale
organizzazione sicuramente più pericolosa, ma forse, in futuro, anche più
penetrabile di quanto non sia adesso.
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NEI CINEMA ITALIANI LA SORGENTE DEL
FIUME,
PRIMO FILM DI
UNA TRILOGIA SUL
NOVECENTO DEL REGISTA GRECO THÉO ANGELOPOULOS.
UNO SGUARDO VISIONARIO E
POETICO SULLA FORZA DELL’AMORE CONDIVISO, SULLO SFONDO DELLE DOLOROSE VICENDE
VISSUTE DALLA GRECIA NEL SECOLO SCORSO
- Servizio di Luca
Pellegrini -
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Di
Théo Angelopoulos e del suo cinema colpiscono soprattutto due aspetti,
provenienti, il primo dalle sue radici culturali, il secondo dal suo carattere
di intellettuale illuminato. Ha una concezione del fluire del tempo prettamente
“ellenica”, ossia uno scorrere della storia ora fluido ora agitato, tra
risacche e tranquillità, dalla sorgente fino alla foce di un fiume. Possiede,
poi, una tenacia ed un rigore che non permettono variazioni, fibrilla appena e
sommessamente a causa dei cambiamenti del mondo, anch’essi però risucchiati e
metabolizzati da una profonda, olimpica saggezza, distesa nelle immagini
languide e metaforiche dei suoi film. Tutti veri capolavori. Tutti
controcorrente.
Anche La sorgente del fiume, presentato in
concorso a Berlino quest’anno, è un film di storie nella storia, un film antico
nella postmodernità. Primo di una trilogia sul Novecento, il secolo che il
maestro greco definisce come il periodo forse più insanguinato e convulso della
storia dell’uomo, inizia nel 1921 quando l’incalzare dell’Armata Rossa
costringe i greci di Odessa a tornare in patria e, nelle vicende tragiche di
una coppia, si spinge fino al termine della seconda guerra mondiale,
attraversando un colpo di Stato, nel 1936, il fascismo, l’invasione, la resistenza,
la divisione, il lutto. Si chiude, infatti, con il grido di dolore di Heleni (affidato
al severo volto mediterraneo di Alexandra Aidini) sul corpo inerme di uno dei
due figli.
Inserito
localmente nelle vicende difficili della Grecia, il film si apre alla
contemplazione universale dell’uomo sospeso tra fato e volontà: impossibile separare
Angelopoulos dal mito, mentre lui stesso ha respinto ormai definitivamente la
tentazione dell’ideologia. E’ racconto puro, quello della madre e del padre
Alexis che, nascondendosi e amandosi fin dalla tenera età, proteggono a loro volta
l’amore e la vita. Immersi in una natura che nel regista greco è sempre presenza
predominante e fisica. Questa volta è l’acqua, di un fiume in piena, del mare
che lambisce Salonicco, con i suoi
rumori, la sua forza travolgente, il suo potere di separazione. Angelopoulos,
naturalmente, cerca e vuole spettatori esigenti capaci di accompagnarlo e assecondarlo
nel suo viaggio (o sogno?) verso l’utopia. Che, anziché essere un’isola, per il
maestro è soltanto una pace irraggiungibile, un amore mai sazio, un desiderio
di assoluto.
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14 marzo 2004
OCCORRE COLLEGARE IL PROGETTO CULTURALE A UNA FORTE
SPINTA MISSIONARIA: LO HA SOTTOLINEATO IERI MONS. BETORI, SEGRETARIO DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, AL CONVEGNO DEI RESPONSABILI NAZIONALI
DEL “PROGETTO CULTURALE” DELLA CEI
ROMA. = In un mondo tanto
segnato da contraddizioni e fragilità, non può esserci una parte della Chiesa
impegnata solo nell’evangelizzazione e un’altra che si misura, invece, sul
terreno della cultura. Questo, in sintesi, quanto è emerso dall’incontro dei
responsabili nazionali del progetto culturale della Conferenza episcopale
italiana. Il programma, lanciato dalla Cei dieci anni fa per un incontro nuovo
con la società e la cultura italiane, è stato esaminato alla luce del prossimo
convegno ecclesiale nazionale, che si svolgerà a Verona dal 16 al 20 ottobre
2006. “Se la comunicazione del Vangelo si intendesse solo come ripetuto invito
missionario - ha spiegato ieri il segretario della Cei, mons. Giuseppe Betori,
chiudendo la tre giorni a Roma - senza misurarsi severamente con il mutato
quadro culturale e antropologico, potrebbe risolversi in un appello retorico e
alla fine frustrante”. “La meta del futuro prossimo - ha proseguito - deve
essere quella di lavorare per un’unione sempre più stretta tra cultura e
missionarietà, continuando lo sforzo per affermare la presenza cattolica nel
mondo della cultura e della comunicazione, ad ogni livello, con competenza e
passione”. Il segretario della Cei ha, infine, indicato una “meta specifica”:
lavorare affinché il progetto culturale “non consista tanto e non sia
identificato con proposte provenienti dall’alto, ma diventi qualcosa che parte
dal basso e agisce autonomamente per l’animazione culturale nel territorio”. E’
grande, infatti, ai nostri giorni la fame di conoscenza del mondo giovanile, il
bisogno di orientamento spirituale. In questo contesto, scende in campo la
risorsa dei centri culturali cattolici disseminati sul territorio e in continua
crescita: nel 1997 erano 196, oggi 362. (B.C.)
CRESCE
LA PAURA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO PER UNA RIPRESA DEL CONFLITTO.
RINVENUTI DALLA FORZA DI PACE DELLE NAZIONI UNITE
40
DEPOSITI CLANDESTINI DI ARMI NELLA ZONA DI BUKAVU
BUKAVU. = “La popolazione del sud Kivu è sempre più
preoccupata; gli ultimi avvenimenti dimostrano che la situazione è ancora
lontana dall’essersi stabilizzata”. È quanto hanno dichiarato all’Agenzia Fides
fonti della Chiesa della Repubblica Democratica del Congo, che per motivi di
sicurezza desiderano rimanere anonime. “Le minacce e i tentativi di omicidio
nei confronti del comandante della decima regione militare congolese, il
generale Prosper Nabyolwa - hanno proseguito le fonti di Fides - la scoperta di
arsenali a Bukavu in abitazioni di personaggi congolesi e rwandesi; e
l’atteggiamento del comandante in seconda della decima regione militare, che
sembra rispondere agli ordini di altri e non a quelli del governo di Kinshasa,
sono tutti episodi che stanno gettando la popolazione del Kivu nel dubbio e
nell’angoscia per la ripresa di un nuovo conflitto”. Proprio in questi giorni,
infatti, la forza di pace delle Nazioni Unite (MONUC) ha scoperto ben 40 depositi
clandestini di armi nella zona di Bukavu. In base agli accordi di Pretoria (Sudafrica)
firmati nel dicembre 2002, il governo e diversi movimenti di guerriglia che
operano nell’est del Congo si sono accordati per porre fine alle ostilità e formare
un governo di unità nazionale. Gli accordi prevedono, inoltre, la formazione di
un nuovo esercito nazionale, con l’integrazione nelle unità militari già
esistenti dei combattenti dei diversi gruppi di guerriglia. A Bukavu agiva
l’Unione Congolese per la Democrazia (RCD), uno dei principali gruppi di
guerriglia appoggiati dal Rwanda. “Il vicecomandante dalla decima regione
militare di Bukavu - hanno detto le fonti in Congo - è un ex appartenente al
RCD e la popolazione della città sospetta che non lavori per promuovere l’unità
del Paese, ma operi ancora per dividerlo”. Nel Paese africano l’Onu ha
dispiegato la MONUC per sorvegliare il rispetto degli accordi di pace, ma “gli
abitanti di Bukavu non sono soddisfatti del comportamento della forza di pace.
In particolare, si imputa ai soldati di non provvedere in maniera efficace alla
confisca di armi detenute illegalmente. (B.C.)
APPROVATA OGGI IN CINA LA STORICA RIFORMA DELLA
COSTITUZIONE CHE
SANCISCE LA PROPRIETÀ PRIVATA E IL RISPETTO DEI
DIRITTI UMANI.
IL CONGRESSO DEL POPOLO HA DATO IL VIA LIBERA AGLI
EMENDAMENTI
PRESENTATI
DAL PRIMO MINISTRO, WEN JIABAO.
- A cura di Barbara Castelli -
PECHINO. = Riforme di portata storica in Cina. Il
Parlamento di Pechino ha, infatti, approvato stamani la riforma della
Costituzione che sancisce la proprietà privata e il rispetto dei diritti umani.
I 3000 delegati del Congresso del popolo si sono pronunciati favorevoli agli
emendamenti, con il 99% dei consensi, al termine della sessione annuale, che si
era protratta per dieci giorni. Il testo del nuovo articolo della Costituzione
sulla proprietà privata afferma che essa è “inviolabile”, quando “è ottenuta
legalmente”. Tale riforma rappresenta, quindi, il riconoscimento, da parte
della dirigenza comunista, dell’importanza assunta dal settore privato
nell’economia e nella società cinese. Tra i 13 emendamenti approvati oggi
dall’organo legislativo, anche quello sulla tutela dei diritti umani. Nel testo
proposto dal Partito Comunista si legge che la Cina “rispetta e salvaguarda i
diritti umani”. I dirigenti, tuttavia, hanno più volte specificato che
l’espressione “diritti umani” sta a indicare i diritti fondamentali alla casa,
al cibo e al lavoro e che da essa sono esclusi i diritti politici che restano,
come sono da oltre 50 anni, appannaggio esclusivo del Partito Comunista.
Intanto, restano ancora ignoti i motivi che hanno portato, il 5 marzo scorso,
all’arresto di un vescovo cattolico nella regione dello Helongjiang. Per le
sorti del presule la Santa Sede ha espresso preoccupazione e tristezza,
specificando di non avere “alcun motivo per dubitare dell’innocenza del
vescovo”.
GIOIA NELLA COMUNITA’ CRISTIANA DELLO STATO INDIANO
DI KARNATAKA.
LO STATO HA, INFATTI, ACCOLTO LA RICHIESTA DEI
FEDELI,
DICHIARANDO
NUOVAMENTE IL VENERDI’ SANTO GIORNATA FESTIVA
BANGALORE. = Il governo dello Stato indiano del
Karnataka ha dichiarato il Venerdì Santo giornata festiva, accogliendo le
recenti richieste della comunità cristiana. Lo ha annunciato all’Agenzia Fides
la diocesi di Bangalore, capitale del Karnataka, guidata dall’arcivescovo
Ignatius Paul Pinto. Nei giorni scorsi, infatti, la Chiesa locale si era
mobilitata con conferenze e manifestazioni pubbliche chiedendo al governo di
ripristinare per il giorno del Venerdì Santo la festa pubblica, cancellata
senza motivazioni. Le diverse pressioni alla fine hanno spinto il governo del Karantaka
ad accogliere la richiesta. Lo scorso anno, invece, il Venerdì Santo è divenuto
un giorno festivo per tutti i cittadini del Bihar, stato dell’India orientale,
dopo l’istanza inoltrata alle autorità civili dall’arcivescovo di Patna, mons. Benedict John Osta. Secondo disposizioni del
governo federale dell’India, infatti, il Venerdì Santo deve essere festività
ufficiale, giorno in cui tutti gli uffici pubblici sono chiusi e i funzionari
civili sono dispensati dal lavoro. I diversi Stati della federazione indiana,
tuttavia, devono recepire questa disposizione nel loro ordinamento interno.
(B.C.)
APRE OGGI A POTENZA UNA
RASSEGNA DEDICATA AI MISTERI DEL ROSARIO.
93 ARTISTI ITALIANI HANNO INTERPRETATO COSI’ “LA VIA
DELLA BELLEZZA”
POTENZA. = Sulla via del Rosario Potenza riscopre la
bellezza. Questo pomeriggio apre al pubblico una suggestiva mostra di arte
sacra contemporanea, incentrata sul Rosario e i suoi Misteri. Ventidue artisti
della Basilicata e 71 pittori e scultori da tutta Italia, da Milano a Firenze a
Roma, si sono lasciati ispirare dalle parole di Giovanni Paolo II contenute
nella Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae”. “Col Rosario - scrive il
Papa - il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria per lasciarsi
introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza
del suo amore”. Nelle sale del nuovo Salone delle mostre del Pontificio
seminario regionale minore di Potenza, i visitatori potranno così immergersi
nei Misteri di grazia e bellezza, di dolore e morte, di gioia e luce che disegnano
il Rosario di Maria. Diversi gli artisti che hanno partecipato a questa singolare
iniziativa. Ricordiamo, tra gli altri: Ennio Calabria, Omar Galliani, Stefania
Fabrizzi, Ruggero Savinio. (B.C.)
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14 marzo 2004
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
La Russia oggi alle urne per
scoprire fin dove arriva il consenso verso il presidente uscente, Vladimir
Putin. Nessuno, a partire dai cinque candidati avversari che insieme raccolgono
meno del 10 per cento dei consensi, dubita infatti della sua vittoria. Il
servizio di Giuseppe D’Amato:
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L’unico
ostacolo sulla strada della rielezione di Vladimir Putin è l’astensionismo. Se
l’affluenza alle urne degli aventi diritto sarà inferiore al 50 per cento, la
consultazione sarà invalidata. I segnali provenienti dagli oltre 94mila seggi,
disposti su 11 fusi orari, sono però positivi. Rispetto alle legislative dello
scorso dicembre, la percentuale dei russi che hanno già votato oggi, a metà
giornata, è superiore alle attese. Gli inviti, in televisione, a recarsi alle
urne sono continui. Le massime cariche politiche del Paese, nonché varie stelle
dello spettacolo e dello sport hanno compiuto il loro dovere in diretta
televisiva. Dopo il primo difficile decennio post-sovietico, la Russia vive ora
un periodo di forte ripresa. A Mosca e Sanpietroburgo siamo in pieno boom
economico. Nel 2003 il Pil russo è aumentato del 7, 3 per cento, le riserve
auree toccano la cifra record di 88 miliardi di dollari, grazie ai profitti sulla
vendita del petrolio. Tuttavia nelle province restano grosse sacche di povertà.
La spinosa questione cecena non influenza le elezioni federali ed è stata
trattata solo marginalmente dal 6 candidati.
Per la Radio vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Giornata elettorale anche nelle Comore, Paese
dell’Oceano indiano abitato da oltre 700 mila persone, dove hanno avuto inizio
questa mattina le prime elezioni legislative della storia dello Stato africano
che ha conquistato l’indipendenza nel 1975. Nella capitale, Moroni, le
operazioni di voto sono cominciate con grande ritardo.
Ancora violenze in Iraq. Quattro soldati americani
sono stati uccisi in due distinti attacchi perpetrati a Baghdad. Il primo
ordigno è esploso, la scorsa notte, causando la morte di tre soldati. La
seconda deflagrazione, avvenuta questa mattina, ha provocato il grave ferimento
di un altro militare che è poi deceduto subito dopo il ricovero in ospedale.
Il leader dell’organizzazione
terroristica al Qaeda, Osama Bin Laden, ha esortato i capi religiosi e politici
dell’Islam a creare un consiglio che raduni e armi i musulmani per la guerra
contro l’occidente. Lo scrive oggi un sito web islamico, ‘Dirasat’, che
pubblica il testo integrale della videocassetta fatta pervenire, lo scorso
gennaio, all’emittente televisiva araba Al Jazeera.
Continua ad essere esplosiva la situazione dell’Afghanistan. Un ufficiale
dell’esercito afgano ha annunciato oggi che la scorsa settimana tre capi
taleban sono stati arrestati a Zabul, nel sudest del Paese, e dodici
combattenti taleban sono stati uccisi nella provincia di Kandahar dalle forze
americane.
In Medio Oriente non si arresta la violenza: militari israeliani hanno
ucciso tre giovani palestinesi nella Striscia di Gaza, al varco di Karni. Sul
versante politico, fervono intanto i preparativi per il primo Vertice, previsto
martedì prossimo, tra il premier israeliano, Ariel Sharon, e quello
palestinese, Abu Ala. Il capo di gabinetto del Premier israeliano Dov Weiglass,
incontrerà nelle prossime ore il collega palestinese, Hassan Abu Libdeh. Fonti
israeliane assicurano, intanto, che il piano di disimpegno di Sharon per il
ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza e forse da ampie zone della
Cisgiordania, non sarà inserito nell’agenda dei colloqui.
“La
sicurezza e la stabilità sono importanti per il popolo di Haiti quanto per
l’intero emisfero occidentale”. E’ questa una delle dichiarazioni rilasciate
ieri sera dal capo di Stato maggiore delle forze armate americane, il generale
Richard Myers, a conclusione della sua visita alle truppe statunitensi
dislocate sull’isola caraibica per garantire una adeguata cornice di sicurezza
al Paese centroamericano, recentemente colpito da una drammatica ondata di violenze.
L’Iran non ha ancora
deciso quando consentirà l’arrivo degli ispettori dell’Agenzia internazionale
per l’energia atomica (Aiea). Nella risoluzione approvata ieri dall’organismo
direttivo dell’Aiea, era stata espressa “seria preoccupazione” per l’omissione
dell’Iran di informazioni su un progetto di ricerca per lo sviluppo di una
centrifuga capace di arricchire uranio. Sul versante politico, il Parlamento iraniano
ha intanto accettato oggi le dimissioni di Mohsen Armin, uno dei più popolari
deputati riformisti, che ha lasciato l’incarico per protestare contro le
bocciature di quasi un terzo delle candidature alle elezioni politiche dello
scorso 20 febbraio da parte dell’organo conservatore del Consiglio dei
guardiani.
Tragedia in Kazakistan, dove
almeno ventiquattro persone sono rimaste sepolte da una frana. Lo smottamento
del terreno, provocato da diversi giorni di pioggia, ha inoltre travolto un
gruppo di abitazioni. I soccorritori stanno scavando fra le macerie in cerca di
eventuali superstiti.
Dal congresso della Margherita,
al Palafiera di Rimini, Francesco Rutelli è stato eletto presidente del
partito. L’elezione è avvenuta per alzata di mano e Non c’è stato nè un
astenuto, né un contrario.
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