RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 71 - Testo della Trasmissione di giovedì 11 marzo 2004

 

Sommario

 

 

                                                           

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Crudeli ed esecrabili attentati che offendono Dio, violano il fondamentale diritto alla vita e minano la convivenza pacifica: queste le dure parole di condanna di Giovanni Paolo II per gli attentati di oggi a Madrid: intervista con il dott. Joaquín Navarro Valls

 

In udienza dal Papa il ministro degli Esteri di Argentina, Rafael Biella  

 

Attenta cura pastorale dell’eredità spirituale e materiale lasciata da Padre Pio, da svolgere in collaborazione con i cappuccini di S. Giovanni Rotondo: questi i compiti affidati dal Papa al vescovo di Manfredonia-Vieste, nominato delegato pontificio per il celebre santuario foggiano  

 

Proporre la fede senza imporla, sull’esempio di Gesù, per vincere la tentazione del secolarismo e dell’indifferenza religiosa: ce ne parla il card. Paul Poupard

 

La prevenzione per evitare le devastanti conseguenze dell’uso delle armi: questo l’intervento a Ginevra di mons. Tomasi, osservatore della Santa Sede presso l’Onu.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dolore e sgomento in tutto il mondo per gli attentati a Madrid: tre giorni di lutto in Spagna dove è stata sospesa la campagna elettorale a soli 3 giorni dalle elezioni politiche: con noi Marco Ravaglioli, Javier Fernanzez Bonelli e Guido Olimpio

 

Amnesty International, Unicef e Wwf hanno lanciato, a Roma, una campagna congiunta, “Il salvamondo per il Congo” che durerà fino al prossimo 14 marzo: ai nostri microfoni Donata Lodi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è chiuso ieri a Frascati il processo suppletivo d’indagine per la beatificazione del cardinale Guglielmo Massaja, il grande missionario, apostolo dell’Etiopia

 

Si è svolto a Verona, dall’8 al 10 marzo, il seminario “Il primo annuncio in parrocchia”

 

Con il nuovo governo, auspichiamo un miglioramento della condizione della Chiesa cattolica in Grecia: così il portavoce della Conferenza episcopale greca, Nicolas Gasparakis, dopo la vittoria del partito Nuova Democrazia di Costas Karamanlis

 

L’estro artistico di Botticelli e Filippino Lippi al centro di una mostra a Firenze sulla pittura rinascimentale

 

 

24 ORE NEL MONDO:Panoramica

Riconciliazione nazionale e disarmo delle milizie: le priorità del nuovo premier di Haiti, Latortue - Storica partita di cricket tra Pakistan e India accende nuove speranze di pace tra i due Paesi.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 marzo 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

 

 

 

 

CRUDELI ED ESECRABILI ATTENTATI CHE OFFENDONO DIO,

VIOLANO IL FONDAMENTALE DIRITTO ALLA VITA E MINANO LA CONVIVENZA PACIFICA: QUESTE LE DURE PAROLE DI CONDANNA DEL PAPA

PER GLI ATTENTATI DI OGGI A MADRID

CHE HANNO PROVOCATO OLTRE 170 MORTI E 600 FERITI

- Intervista con il dott. Joaquín Navarro Valls -

 

“Esecrabili attentati” che “con crudeltà hanno gettato nel dolore le famiglie e tutta la società spagnola”. Attentati che “offendono Dio, violano il  fondamen-tale diritto alla vita e minano la convivenza  pacifica”. Queste le dure parole di condanna, espresse da Giovanni Paolo II per gli attentati di questa mattina alle stazioni di Madrid che hanno causato la morte di oltre 170 persone e il ferimento di altre 600, ad appena tre giorni dalle elezioni politiche in Spagna. Appresa la notizia della strage, il Papa si è subito raccolto in preghiera e ha incaricato il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, di inviare a suo nome un telegram-ma di cordoglio all'arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varala, in cui esprime la sua vicinanza alle famiglie che piangono i loro cari.

 

Ce ne parla il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro Valls, al microfono di Sergio Centofanti.

 

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R. – Naturalmente, il primo pensiero del Papa è per le famiglie che piangono i loro cari morti in questo attentato, ed anche per i feriti. Il Papa sottolinea la crudeltà di questo, avvenuto contro semplici cittadini che al mattino si recavano al loro posto di lavoro, quindi un attentato cieco. Il Papa condanna l’attentato come assolutamente ingiustificabile: non si può presentare nessuna giustificazione per atti di questo tipo, che da una parte sono una gravissima offesa a Dio ma che violano anche i diritti più elementari della persona, quali il diritto alla vita e il diritto ad una pacifica convivenza. E’ una manifestazione di una forma di nichilismo tremendo! Non dobbiamo dimenticare che si tratta dell’attentato terroristico più grave che sia mai avvenuto in Europa. L’Europa non era mai stata vittima di un attentato di simili proporzioni!

 

D. – Quale l’auspicio del Papa per il popolo spagnolo?

 

R. – Il Papa chiude il suo messaggio invitando il caro popolo spagnolo a proseguire con costanza e senza ripensamenti sul cammino della convivenza pacifica e serena, e naturalmente imparte a tutte le componenti della Spagna la sua benedizione apostolica.

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RICEVUTO DAL PAPA QUESTA MATTINA

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ARGENTINA, RAFAEL BIELSA

  

Il Papa ha ricevuto questa mattina il ministro degli Esteri di Argentina, Rafael Bielsa, con la consorte e seguito.

 

L’Argentina è una Repubblica federale basata su una democrazia presidenziale. Capo di stato e di governo è, da quasi un anno, Néstor Kirchner. Negli ultimi tre anni il Paese ha dovuto affrontare le gravi difficoltà che hanno fatto seguito al tracollo finanziario venuto alla luce a fine 2001. Proprio ieri il governo argentino ha firmato con il Fondo Monetario Internazionale una lettera di impegno che permette di sbloccare la seconda revisione dell’accordo triennale raggiunto nel settembre scorso. Si tratta di far fronte ai debiti. Con la firma di ieri l’Argentina assicura il pagamento al Fmi di 3,1 miliardi di dollari. Ora l’attenzione è puntata sulle  trattative con i creditori privati, in possesso di bond in  default per 82 miliardi di dollari.

 

 

ATTENTA CURA PASTORALE DELL’EREDITA’ SPIRITUALE E MATERIALE

 LASCIATA DA PADRE PIO, DA SVOLGERE IN COLLABORAZIONE

CON I CAPPUCCINI DI S. GIOVANNI ROTONDO:

QUESTI I COMPITI AFFIDATI DAL PAPA AL VESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE,

NOMINATO DELEGATO PONTIFICIO PER IL CELEBRE SANTUARIO FOGGIANO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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“Custode dell’eredità di Padre Pio da Pietrelcina”, la cui devozione coincide ormai con “i confini stessi del mondo”. Una cura che dovrà tradursi in attenzione pastorale, liturgica, sacramentale fino all’amministrazione dei beni, e condotta in collaborazione con la Comunità cappuccina di San Giovanni Rotondo, da sempre impegnata in questo servizio. Sono i tratti essenziali dei compiti e delle responsabilità che Giovanni Paolo II ha affidato in una lettera all’arcivescovo di Manfredonia-Vieste, Domenico Umberto D’Ambrosio, nominato un anno fa, con un’apposita Bolla, delegato pontificio per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina.

 

Nell’individuare nella “preghiera contemplativa” e nella “carità fattiva”, specialmente verso i malati, le due caratteristiche peculiari della tradizione francescana - riproposte in modo esemplare da Padre Pio durante la sua esistenza, anche attraverso la creazione dei “Gruppi di preghiera” e dell’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” – il Papa ha auspicato anzitutto che tale “sintesi” continui “ad essere vissuta e testimoniata da quanti intendono mantenerne viva la spiritualità nel mondo di oggi”. A partire dalla comunità cappuccina che “per anni – scrive Giovanni Paolo II – ha custodito nel suo seno come perla preziosa il tesoro mirabile della santità di Padre Pio”, aprendosi “con slancio generoso” alla “dimensione spirituale che è caratteristica della Chiesa”. Una prova di zelo apostolico e pastorale, osserva il Papa, che ha permesso alla spiritualità del Frate di Pietrelcina di diffondersi ovunque nel mondo.

 

Proprio in ragione “dell’amplissimo raggio di influenza che la devozione al Santo del Gargano ha raggiunto nel mondo”, si legge nel messaggio, “si è resa evidente con crescente chiarezza l’opportunità di un nesso più stretto tra il Santuario e la Santa Sede”. Il Papa ha invitato mons. D’Ambrosio “a dedicare speciale cura” al luogo di culto che ogni anno è meta di milioni di pellegrini di ogni nazionalità: e ciò perché - ha spiegato – se “è compito di tutta la Chiesa custodire e sviluppare l'eredità spirituale di Padre Pio, è fuori dubbio che questa resti in special modo affidata al vescovo che ha la responsabilità pastorale dei luoghi ove visse il santo Cappuccino”. In qualità di pastore, ha proseguito Giovanni Paolo II, il vescovo della diocesi pugliese dovrà “armonizzare l’attività pastorale del Santuario” con le altre attività della diocesi, e dovrà pure favorire e coordinare “le opere di apostolato” - particolarmente quelle collegate alla figura di Padre Pio - ma anche vigilare, ha precisato il Papa, affinché “non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica, soprattutto nel ministero della parola, nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali, nel culto di Dio e dei Santi e nell'amministrazione dei beni”.

 

Un lavoro ampio, dunque, che Giovanni Paolo II ha espressamente invitato a svolgere con “l’apporto della comunità cappuccina che – ha concluso - già da molti anni con zelo e spirito di sacrificio svolge generosamente il ministero dell’annuncio della Parola e della celebrazione dei sacramenti, e che continuerà, a titolo particolare, in questo impegno” nei luoghi di Padre Pio.

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PROPORRE LA FEDE SENZA IMPORLA, SULL’ESEMPIO DI GESU’,

PER VINCERE LA TENTAZIONE DEL SECOLARSIMO E DELL’INDIFFERENZA RELIGIOSA

- Intervista con il cardinale Paul Poupard -

 

Quello di una fede “tiepida”, che non si traduce in vita, che resta alla superficie del messaggio del Vangelo, è un rischio che può incombere su ogni persona di fede. Così come l’indifferenza religiosa sembra essere la cifra che permea gran parte del pensiero del mondo occidentale odierno. Fenomeni e spunti che stanno orientando in questi giorni la riunione plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, in corso in Vaticano e in programma fino a sabato 13 marzo. Il presidente del dicastero pontificio, il cardinale Paul Poupard ne parla al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. - Certo, questa è la sfida della cultura dominante. Se le comunità cristiane non hanno la grinta per vivere la loro fede, si lasciano invadere dal clima dominante, dalla secolarizzazione che diventa secolarismo. Questa è la sfida. Ma è una sfida che va raccolta.

 

D. - Ma i cristiani oggi vanno ancora alla ricerca di chi è lontano oppure si chiudono in se stessi?

 

R. - Vediamo tanti atteggiamenti diversi. Ci sono due tentazioni nella situazione culturale attuale. C’è chi vede con angoscia l’invasione dei non credenti o di altre religioni e si rinchiude, costruisce un ghetto, ma con questo atteggiamento non risponde al mandato di Gesù: “Andate, ammaestrate tutte le nazioni”. E c’è poi la tentazione opposta di chi, per andare verso chi è lontano, si allontana a sua volta dalla propria fede. L’atteggiamento che dunque si cerca di proporre, di sostenere nella nostra plenaria, è quello di rendere conto sempre con rispetto e dolcezza della speranza che si scorge nella nostra fede in Gesù Cristo.

 

D. - Nella società attuale prevale la difesa o la proposta della fede?

 

R. - C’è gente che si trova in una situazione di difesa, perché si sente aggredita dalla cultura mediatica dominante. Ma basti pensare che da anni la Conferenza episcopale francese ha preso proprio questo come motto pastorale: proporre la fede, non imporre la fede. Non tacerla, ma proporla. Del resto, tornando al Vangelo, cosa ha fatto Gesù? Ha proposto la Buona Novella. E vediamo che la fede prima di tutto è un dono, è una grazia. E vediamo pure come già Gesù nel Vangelo abbia suscitato un piccolo gruppo di discepoli, ma ha anche suscitato il rifiuto di altri: un segno di contraddizione. Noi siamo i discepoli, dunque, e usiamo tutti i mezzi che possiamo con la nostra intelligenza, la nostra fede, il nostro cuore e il nostro impegno personale, collegiale di tutta la Chiesa. Ma sappiamo che in definitiva questa è un’azione dello Spirito Santo.

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ALTRE UDIENZE

 

Sempre questa mattina sono stati ricevuti da Giovanni Paolo II presuli della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi, in visita ad limina e mons. Pietro Sambi,  nunzio apostolico in Israele e in Cipro; delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. Insieme con lui undici sacerdoti.

 

 

LA PREVENZIONE E’ LA VIA PIU’ GIUSTA PER EVITARE LE DEVASTANTI CONSEGUENZE DELL’USO DI ORDIGNI BELLICI: COSI’ MONS. TOMASI, OSSERVATORE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU,  ALLA RIUNIONE A GINEVRA SULL’INTERDIZIONE O LA LIMITAZIONE DI ARMI CONVENZIONALI

- A cura di Fausta Speranza -

 

Apprezzamento per i passi fatti ma anche un appello a considerare le cruciali questioni ancora tutte aperte: è il senso dell’intervento di mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu e le Istituzioni specializzate a Ginevra, durante la VII sessione del Gruppo di esperti governativi degli Stati Parte alla “Convenzione sull’interdizione o limitazione dell’uso di alcune armi convenzionali che possono produrre effetti traumatici eccessivi o indiscriminati” (CCW), in corso a Ginevra fino a domani.  Dopo aver sottolineato i risultati positivi dei negoziati sui residui bellici e aver incoraggiato il rinnovo del mandato per il Gruppo di esperti, mons. Tomasi ha sottolineato che le scoperte tecnologiche rendono possibile la produzione di nuove armi che hanno effetti a lungo termine e sempre più devastanti sulle popolazioni.  Le sofferenze che si prolungano dopo la fine dei conflitti sono indicibili e hanno anche gravi conseguenze socioeconomiche. All’impegno per porre rimedio a tutto ciò, mons. Tomasi invita ad affiancare incisive misure di prevenzione per evitare che tutto ciò accada.  Promuovere una cultura della prevenzione - ha spiegato -  significa cercare giustizia, fiducia e cooperazione tra Stati. Significa ricordarsi che la guerra non risolve i problemi ma porta soltanto vittime e sofferenza.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La terribile strage perpetrata a Madrid apre, con triste evidenza, la prima pagina.

La "ferma e assoluta condanna" espressa da Giovanni Paolo II.

 

Nelle vaticane, la Lettera del Papa all'Arcivescovo Domenico Umberto D'Ambrosio in qualità di Delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di S. Pio da Pietrelcina.

Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, l'intervento della Santa Sede al Comitato di esperti della Convenzione sull'interdizione o limitazione dell'uso di alcune armi che possono produrre effetti traumatici eccessivi o indiscriminati. Il titolo dell'intervento è "Promuovere una cultura di prevenzione per garantire una sicurezza basata sulla giustizia, la fiducia e la cooperazione tra gli Stati".

Russia: Putin promette una politica economica liberale.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angela Montironi sulla nuova edizione del "Libro di Spese Diverse" di Lorenzo Lotto.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'Iraq: sì alla proroga della missione; opposizione divisa alla Camera.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 marzo 2004

 

 

DOLORE  E SGOMENTO IN TUTTO IL MONDO PER GLI ATTENTATI A MADRID

CHE HANNO PROVOCATO OLTRE 170 MORTI E 600 FERITI: TRE GIORNI DI LUTTO IN SPAGNA DOVE E’ STATA SOSPESA LA CAMPAGNA ELETTORALE A SOLI 3 GIORNI

DALLE ELEZIONI POLITICHE. SOTTO ACCUSA L’ETA

 MA NON C’E’ ANCORA ALCUNA RIVENDICAZIONE

 

- Servizio di Giancarlo La Vella -

 

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Quanto avvenuto oggi a Madrid non può che definirsi il più tragico attentato nella storia del terrorismo iberico, sempre che venga confermata la paternità dell’Eta. Stamani il partito separatista Batasuna ha smentito che gli attentati siano opera del gruppo basco armato e ne attribuisce, invece, la responsabilità all’estremismo arabo. Intanto, il ministero dell’Interno ha precisato che le esplosioni sono state in tutto 13, e non cinque come si era detto inizialmente: tutte nelle tre stazioni di Atocha, Santa Eugenia ed El Pozo. Ma dove stanno portando le indagini? Per ora, come conferma il ministero rimane l’Eta la pista principale. Giada Aquilino ne ha parlato con il corrispondente Rai dalla capitale spagnola, Marco Ravaglioli:

 

R. – Fino ad oggi l’ETA, ricordiamo che da anni è impegnata in questa campagna di terrore per rivendicare l’indipendenza dei territori baschi, aveva puntato ad obiettivi individuali, a singole persone, singoli esponenti politici, oppure quando si riprometteva di compiere attentati su larga scala avvertiva prima per consentire alla popolazione di mettersi in salvo. Questa volta no.

 

D. – Quindi alla vigilia delle elezioni generali che cosa si voleva provocare, chi si voleva colpire?

 

R. – Provocare il terrore e colpire la fiducia della gente nelle istituzioni dello Stato, nel sistema democratico, probabilmente con la speranza di un contraccolpo elettorale, di una ondata di astensionismo. Ma le elezioni domenica si svolgeranno regolarmente.

 

In questa giornata, che rappresenta un po’ l’11 settembre del Paese iberico, tutta la comunità internazionale si è stretta attorno alla Spagna. Sentimenti di solidarietà sono stati espressi dai parlamenti europei e dall’Unione Europea. Il presidente del Parlamento dell’Ue, Pat Cox, ha definito, nella sessione plenaria a Strasburgo, gli episodi di Madrid come il più grave atto terroristico commesso all’interno dell’Unione Europea. “Una strage di innocenti sanguinaria e feroce quanto inutile e insensata", ha dichiarato il presidente della Commissione europea a Bruxelles, Romano Prodi. Un minuto di silenzio è stato osservato alla Camera e al Senato italiani. Il presidente della Repubblica Ciampi ha inviato un messaggio di cordoglio personalmente al re di Spagna, Juan Carlos di Borbone. Il cardinale di Madrid, Rouco Varela, ha reiterato la condanna della Chiesa locale del terrorismo e di quanti lo appoggiano o lo legittimano. Colpito anche il mondo dello sport. Potrebbero essere rinviate le partite di calcio in Coppa Uefa, che vedono impegnate il Barcellona, il Valencia, mentre il Villareal e la Roma, scenderanno in campo con il lutto al braccio. Intanto, aderendo a un appello urgente del governo, centinaia di madrileni si sono messi in fila negli ospedali e davanti alle unità mobili per donare il loro sangue. Ma ancora in queste ore Madrid appare una città sconvolta e attonita. Sentiamo la testimonianza di Javier Fernandez Bonelli, corrispondente dell’Ansa a Madrid:

 

 “Il centro di Madrid è in una sorta di stato paradossale, nel senso che ci sono intere strade completamente vuote perché è stato interrotto il passaggio delle macchine, e altre invece dove c’è traffico intasato a causa delle barriere poste dalla polizia. Intorno alla stazione è stato creato una specie di villaggio con tende dei primi soccorsi; il servizio di telefonia cellulare su Madrid è praticamente andato in tilt. A causa dei problemi di traffico la polizia ha chiesto alle persone di non usare la macchina. Il servizio intero di treni  pendolari di Madrid è stato sospeso pochi minuti dopo la terza delle esplosioni. Credo che il modo più efficace per definire la mattinata è semplicemente il titolo che ha messo nella sua edizione on line il quotidiano El Mundo: “Massacro a Madrid”.

 

Secondo alcune fonti, l’attentato di oggi era già stato previsto dall’Europol, che in un rapporto pubblicato nel dicembre scorso aveva ipotizzato un’azione terroristica a Madrid: l’Eta militare – scriveva la polizia europea – ha bisogno di visibilità, dopo l’arresto di numerosi capi e militanti. Dell’esistenza di questo dossier abbiamo parlato con Guido Olimpio, esperto di intelligence del Corriere della Sera:

 

“Certamente un allarme dell’Europol c’era. Siamo in epoca di elezioni e quindi l’Eta ha sempre colpito durante le elezioni in un modo o nell’altro. Poco tempo fa ci sono stati degli arresti che devono indurre ad alzare il livello d’allarme. Forse, quello che ha sorpreso tutti è l’attacco indiscriminato in mezzo ai civili. L’Eta è in un periodo di grossa difficoltà, quindi ha voluto – secondo me – dare un segnale e cioè dire: siamo qui con gli attentati, colpiamo alla vigilia delle elezioni. Certamente in queste ore ci sono molte speculazioni su possibili infiltrazioni o legami con piste mediorientali, per riferirmi ad Al Qaeda. Questo perché si è colpito dei civili, però rimane in secondo piano”.

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AMNESTY INTERNATIONAL,UNICEF E WWF HANNO LANCIATO, A ROMA,

UNA CAMPAGNA CONGIUNTA, “IL SALVAMONDO PER IL CONGO” CHE DURERÀ

FINO AL PROSSIMO 14 MARZO,

PER SOSTENERE UNO DEI PIÙ DISASTRATI PAESI AFRICANI

- Servizio di Flaminia Caldani -

 

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Una storia di dittatura, colonialismo e una guerra civile che dura da cinque anni. È questo il drammatico scenario della Repubblica Democratica del Congo, dove il confine tra la morte e la vita appare sempre più labile. Nonostante le immense risorse, il Congo è uno dei Paesi più poveri dell’Africa, con un reddito pro capite inferiore a 100 euro l’anno. Lo scontro tra gruppi, in lotta per il potere, continua a mietere vittime innocenti, tra sfollati e bambini soldato costretti a combattere. Innumerevoli, sono gli abusi e le violazioni dei diritti umani, che persistono, malgrado i progressi raggiunti con il processo di pace. Questa grave situazione è al centro di un’importante iniziativa, di cui la portavoce dell’Unicef Italia, Donata Lodi, ci espone i principali obiettivi.

 

R. – Gli obiettivi principali dell’iniziativa, sono raccogliere fondi per i progetti a favore della difesa dei diritti umani dell’infanzia e dell’ambiente nella Repubblica democratica del Congo. Unicef, Amnesty e Wwf hanno unito le loro forze, proprio nella convinzione, che sia necessario un intervento immediato per questa vera e propria emergenza dimenticata. Il Congo, è uno dei Paesi più poveri del mondo e paradossalmente è anche uno dei Paesi meno aiutati dalla Comunità internazionale.

 

D. – Qual è la situazione generale attualmente in Congo?

 

R. – C’è una guerra che ha fatto 3,3 milioni di morti; c’è una percentuale altissima di bambini che muoiono senza arrivare a compiere cinque anni: un bambino su cinque, ma ormai purtroppo quasi uno su quattro muore prima di riuscire a compiere cinque anni; ci sono tra i 30 e i 40 mila bambini-soldato, 20 mila bambini di strada ... c’è una situazione generale assolutamente disastrosa. C’è una devastazione dell’ambiente, delle risorse di questo Paese, che sarebbe – potenzialmente – ricchissimo; tutto questo avviene nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale.

 

D. – Oltre all’aspetto economico, evidentemente fondamentale, è necessario promuovere una campagna d’informazione?

 

R. – Certamente l’aiuto economico è fondamentale ed è la ragione per cui abbiamo unito le nostre forze; ma è necessario anche che ci sia questa forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Perché il Congo è un Paese che ha delle risorse umane straordinarie al suo interno, che aspettano solo di essere aiutate per poter trovare espressione, per potersi mettere a lavorare, per costruire un futuro migliore.

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CHIESA E SOCIETA’

11 marzo 2004

 

 

SI E’ CHIUSO IERI A FRASCATI IL PROCESSO SUPPLETIVO D’INDAGINE

PER LA BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE GUGLIELMO MASSAJA,

IL GRANDE MISSIONARIO, APOSTOLO DELL’ETIOPIA

 

FRASCATI.= Guglielmo Massaja, gigante dell’annuncio missionario. Si è concluso ieri nel convento di San Francesco d’ Assisi a Frascati – dove risiedeva al momento della morte – il processo suppletivo d’indagine per la beatificazione del cardinale cappuccino, grande evangelizzatore nell’Africa del XIX secolo. Nato l'8 giugno 1809 nella frazione La Braja di Piovà d'Asti, Guglielmo Massaja (al secolo Lorenzo Antonio), indossò il saio cappuccino nel 1826. Trascorse il decennio 1836-46 insegnando filosofia e teologia nel convento di Moncalieri-Testona e assistendo spiritualmente il futuro re d'Italia, Vittorio Emanuele II e il patriota Silvio Pellico. Lasciò l'Italia il 4 giugno 1846 e raggiunse il territorio etiopico dei Galla solo nel novembre 1852 a prezzo di sofferenze e peripezie inaudite. Otto traversate del Mediterraneo, dodici del Mar Rosso e quattro pellegrinaggi in Terra Santa; quattro assalti all’impenetrabile fortezza abissina dal Mar Rosso, quattro esili, altrettante prigionie e ben 18 rischi di morte. L’apostolo dei Galla ispirò numerosi missionari e influì mirabilmente su fondatori di congregazioni religiose, come il beato Daniele Comboni. Seppe abbinare all’evangelizzazione un'autentica promozione umana con la profilassi contro malattie endemiche, in particolare il vaiolo. S’impegnò per l'abolizione della schiavitù, l'istruzione e ancora la creazione di centri assistenziali durante i frequentissimi periodi di belligeranza e carestia. Leone XIII lo promosse arcivescovo titolare di Stauropoli nel 1881 e lo creò cardinale tre anni dopo. Il grande missionario è anche considerato il fondatore dell’attuale capitale etiopica. Nel 1868, infatti, promosse la nascita di una nuova colonia agricola che chiamo Finfinnì. Nel 1889, l’imperatore Menelik II trasferì qui la capitale dell’impero dandole nome Addis Abeba, che nella lingua locale significa “nuovo fiore”. (A.G.)

 

 

PER RAVVIVARE L’IMPEGNO MISSIONARIO SERVE UN’AZIONE

PASTORALE STRAORDINARIA: E’ L’ESORTAZIONE EMERSA AL SEMINARIO

 DELLA CEI SUL “PRIMO ANNUNCIO” TENUTOSI IN QUESTI GIORNI A VERONA

 

VERONA.= Parroci “a scuola” di “primo annuncio”, per “arricchire la sensibilità pastorale e acquisire esperienze sul campo”. Questo, in sintesi, lo scopo del seminario “Il primo annuncio in parrocchia”, che si è svolto a Verona, dall’8 al 10 marzo, per iniziativa dell'Ufficio catechistico nazionale della Cei e del Centro orientamento pastorale (Cop). “Quella del primo annuncio si configura come un’urgenza pastorale nella quale tutti i cristiani devono sentirsi coinvolti – ha sottolineato don Walter Ruspi direttore dell’Ufficio catechistico, citato dal quotidiano Avvenire – ma prima di procedere alla proposta del Vangelo è necessario rendersi conto del concreto interlocutore e, spesso, dell’ambiguità della sua ricerca e della sua domanda”. Il vescovo Francesco Lambiasi, presidente della commissione episcopale per l’annuncio e la catechesi, ha evidenziato come le ragioni della prima evangelizzazione risiedano in una situazione “obiettivamente missionaria che domanda un’azione pastorale straordinaria”. Essa trova le principali motivazioni in un pluralismo religioso che spesso sfocia nel relativismo e nell’indifferentismo. “La risposta della Chiesa negli ultimi 30 anni, quella dell’evangelizzazione – ha affermato mons. Lambiasi – è stata più dichiarata che praticata”. Ora “si tratta di ripensare l’impianto della pastorale e di creare modelli nuovi e inediti”. (A.G.)

 

 

CON IL NUOVO GOVERNO, AUSPICHIAMO UN MIGLIORAMENTO DELLA CONDIZIONE

DELLA CHIESA CATTOLICA IN GRECIA: E’ QUANTO DICHIARATO DAL PORTAVOCE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE GRECA, NICOLAS GASPARAKIS, DOPO LA VITTORIA

DEL PARTITO NUOVA DEMOCRAZIA DI COSTAS KARAMANLIS

 

ATENE.= “Abbiamo ascoltato molte promesse da molti politici è tempo di avere delle risposte”. Così, Nicolas Gasparakis, portavoce della Conferenza episcopale greca ha commentato l’esito delle elezioni di domenica scorsa, 7 marzo, che hanno visto prevalere il partito conservatore di Nuova Democrazia. “Spero che il risultato delle elezioni - ha detto Gasparakis, citato dall’agenzia Sir - possa portare anche un miglioramento della condizione della Chiesa cattolica in Grecia. Si tratta, innanzitutto, di trovare una soluzione al problema del riconoscimento giuridico della Chiesa. Dopo la visita del Papa – ha aggiunto – qualcosa sta cambiando nei rapporti con la Chiesa ortodossa ma molto resta da fare circa la condizione dei cattolici e una reale libertà religiosa in Grecia”. Gasparakis preannuncia quella che sarà una prossima richiesta dei vescovi cattolici greci: “Chiederemo al governo che vengano cambiate le leggi del 1938-1939 che impongono limitazioni alla nostra Chiesa. La cosa è possibile visto i numeri che questo nuovo Governo ha a disposizione”. (A.G.)

 

 

L’ESTRO ARTISTICO DI BOTTICELLI E FILIPPINO LIPPI AL CENTRO

DI UNA MOSTRA A FIRENZE SULLA PITTURA RINASCIMENTALE

- A cura di Laura Sposato -

 

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FIRENZE. = Botticelli e Filippino Lippi. L’inquietudine e la grazia nella pittura del ‘400. Da oggi a Firenze i capolavori dei due maestri arrivati dalle collezioni private di tutto il mondo. Una mostra di grande respiro anche da ascoltare. Precorrendo con occhi sgranati e con intensa commozione le sale di Palazzo Strozzi, c’è il piacere unico di ascoltare la musica del ‘400, una in particolare ricreata a partire dallo spartito del celebre Tondo Corsini di Filippino. La musica che guida il visitatore e lo immerge in una dimensione sentimentalmente vicina ai due maestri del Rinascimento è solo uno dei meriti di questo evento fiorentino, colossale non solo per i numeri: mille miliardi di vecchie lire di capolavori assicurati in poche stanze, 60 opere da tutto il mondo, alcune anche dalla celebrata esposizione parigina su Botticelli. Ma questa di Firenze è ancora più importante, con ben 16 dipinti di Botticelli in più, alcuni mai visti in Italia. Del tutto nuova la parte dedicata a Filippino, la prima su questo artista coprotagonista insieme al maestro, finalmente riposizionato dalla critica dove merita. Molte anche per lui le novità e persino un inedito scoperto negli Usa. Esposizione spettacolare, dunque, ma anche evento culturale, realizzato grazie alla sovrintendenza per il polo museale fiorentino e il Senato della Repubblica francese, e grazie al lavoro scientifico dei curatori, Johnatan Nelson, Pierluigi De Vecchi e Daniele Aras, quest’ultimo recentemente scomparso, a cui è stata dedicata la mostra, aperta fino all’11 luglio a Palazzo Strozzi.

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LA TERRIBILE CONDIZIONE DEI CAMPI PROFUGHI IN NORD UGANDA

NELLA TESTIMONIANZA DI UN MISSIONARIO COMBONIANO,

RILASCIATA ALL’AGENZIA MISNA

 

KAMPALA.= La guerra del Nord Uganda è anche silenziosa: è la denuncia di padre Sebhat Ayele, missionario comboniano, che ha visitato due campi ‘protetti’, dove sono ammassati centinaia di migliaia di civili fuggiti dai villaggi del distretto di Lira in Nord Uganda a causa dei continui attacchi dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra). In una testimonianza - rilasciata all’agenzia Misna - il missionario afferma di essere “rimasto sconvolto nell’apprendere che da gennaio ad oggi nel campo per sfollati ‘Barapwo stock farm’ sono morte 48 persone”. Ci sembrava impossibile, ha spiegato, e “siamo andati a verificare di persona in due campi profughi”. Nel primo, ‘Barapwo’, a solo cinque chilometri dalla città, i responsabili del campo hanno mostrato al comboniano una lista di 48 vittime per malnutrizione e malattie come dissenteria, malaria, complicazioni da parto: “quest’anno il cibo è stato distribuito solo due volte, l’8 gennaio e l’8 marzo”. Non c’è da “meravigliarsi se la gente muore di fame” ha detto padre Sebhat. In questo campo sono ammassati 31.446 ugandesi che cercano di sfuggire alla furia dei ribelli: tre settimane fa i miliziani dello Lra hanno massacrato oltre 250 persone in un accampamento a Barlonyo, 25 chilometri a nord-est di Lira. “Ho visto la scuola elementare – ha detto ancora – quattro edifici senza tetto con altrettante classi: in questa struttura ci sono 6500 scolari”. Lo standard fissato dal ministero dell’educazione ugandese prevede al massimo 45 alunni per classe. “Nella scuola media ci sono 700 studenti ‘sfollati’” prosegue la testimonianza del religioso. Ogni mattina percorrono cinque chilometri a piedi per frequentare le lezioni: “Per quanto gli insegnanti possano essere bravi, umanamente parlando è impossibile insegnare a una folla del genere, soprattutto perché affamata”. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 marzo 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

 

Disarmo degli insorti e riconciliazione nazionale. Saranno questi i primi obiettivi del nuovo governo di Haiti, che verrà formato entro la fine della settimana. Il nuovo primo ministro, Gerard Latortue, è arrivato ieri sera da Miami. Ma sulla scelta del Gruppo dei 7 saggi di affidare a Latortue il destino di Haiti Lucas Duran ha chiesto un commento a Joanny De Matteis, viceconsole onorario italiano a Port-au-Prince:

 

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R. – Penso che la scelta sia caduta sulla persona che può unificare tutti i settori della vita sociale. E’ una persona molto ben preparata ed è stato ministro degli Esteri sotto il presidente Manigat.

 

D. – Quali effetti potranno avere le dichiarazioni che, dalla Repubblica Centroafricana, l’ex presidente Aristide continua a fare sulla sua volontà di rientrare da presidente ad Haiti?

 

R. – Potrebbe dare qualche problema alla presidenza di Bush, però penso che non si farà marcia indietro: il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan ha fatto una dichiarazione dicendo che Aristide ha rassegnato le proprie dimissioni. Sarà difficile, direi impossibile, che riesca a tornare sulla scena politica haitiana.

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●Si apre forse uno spiraglio nella delicata crisi mediorientale. Arafat ha commentato con favore la notizia di un possibile ritiro israeliano dai Territori ed ha assicurato che l’Autorità Nazionale Palestinese sarà in grado di assumere il controllo della sicurezza nelle zone evacuate. Ma non mancano i motivi di preoccupazione: Israele ha infatti riferito di avere sventato un attentato nella notte a Gerusalemme ed il suo esercito ha demolito tre case di attivisti palestinesi a Rafah. Sul versante politico, il ministro israeliano degli Esteri, Silvan Shalom, è intanto arrivato in Egitto per illustrare il piano di Sharon di “disimpegno” dai territori palestinesi e in particolare dalla Striscia di Gaza.

 

●Non si interrompe la scia di violenze in Iraq. Due donne irachene, che lavoravano per una ditta che fornisce servizi logistici alle forze armate statunitensi, sono state uccise questa mattina a Bassora, nel Sud del Paese, mentre tornavano a casa. E ieri sera a Baquba, a nordest di Baghdad, un soldato americano è morto per l’esplosione di una bomba artigianale. Il Pentagono ha intanto annunciato l’assegnazione a società americane e britanniche di sette contratti per la ricostruzione dello Stato arabo. Anche la Lukoil, principale compagnia petrolifera russa, riprenderà le proprie attività nel Paese del Golfo: proprio questa mattina ha infatti annunciato la firma di un memorandum di cooperazione con il ministero del Petrolio iracheno.

 

●“Abbiamo i numeri per destituire il presidente”. Lo ha detto stamani un portavoce del Grande partito nazionale sudcoreano, che ha messo in stato d’accusa il presidente, Roh Moo Hyun. Il voto sull’impeachment dovrebbe tenersi domani: oggi i deputati della maggioranza hanno intanto impedito al presidente del Parlamento di aprire la seduta.

 

●Lo sport come viatico per uno storico riavvicinamento politico tra Pakistan ed India. Potrebbe essere questa la chiave di lettura della partita di cricket oggi a Lahore tra le formazioni dei due Paesi, uniti dal comune entusiasmo per questa disciplina sportiva. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:

 

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Da ieri 15 uomini in blu, come sono soprannominati i giocatori indiani, sono in un hotel di Lahore, scortati e protetti da decine di poliziotti pakistani e anche indiani. C’è paura che il team di indiani possa essere obiettivo di attentati da parte dei gruppi islamici estremisti. Era da 15 anni che la squadra indiana non andava in trasferta in Pakistan. Questo tour ha un forte valore politico e anche elettorale e fa parte di una delle misure distensive per avviare il processo di pace, come concordato dal premier indiano Vaijpayee e dal presidente pakistano Musharraf, quando si sono incontrati a Islamabad, in gennaio. Tra aprile e maggio in India si tengono, inoltre, le elezioni generali e il partito di maggioranza, il Djp, che guida il governo indu-nazionalista, sta basando la sua campagna elettorale su temi del buon governo, del benessere economico e della pace con il Pakistan.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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●Spostiamoci in Italia, dove questa mattina Umberto Bossi, ministro delle Riforme è stato colpito da insufficienza cardiaca. Il leader della Lega, inizialmente ricoverato nell’ospedale di Cittiglio, è stato poi trasferito in quello di Varese. “L’esame coronografico - ha detto il direttore dell’ospedale, Roberto Rotasperti - ha escluso la diagnosi più preoccupante, cioè l’infarto, ma anche la necessità di un intervento cardiochirurgico.

 

●ll presidente russo, Vladimir Putin, ha invitato oggi i russi a recarsi, domenica prossima, alle urne per le elezioni presidenziali, per le quali si prevede un’affluenza intorno al 60 per cento. “Ogni singolo voto ha un’enorme importanza” – ha detto alla tv di Stato il capo del Cremlino, che secondo gli ultimi sondaggi avrebbe il 65 per dei consensi; in discesa, rispetto ai mesi precedenti ma con un vantaggio incolmabile rispetto al secondo candidato, il comunista Nikolai Karitonov, cui viene attribuito solo il 5 per cento dei voti. 

 

●Il leader radicale palestinese Abu Abbas, morto in una prigione americana in Iraq, è deceduto di morte naturale. E’ quanto rivela l’autopsia fatta da medici americani a Baghdad. Abu Abbas, responsabile del dirottamento della nave “Achille Lauro” nel 1985, aveva trovato rifugio in Iraq.

 

●A causa di un violento ciclone, un traghetto con 113 persone a bordo è probabilmente affondato al largo della costa settentrionale del Madagascar. Lo riferiscono fonti del ministero dei Trasporti, precisando che al naufragio sarebbero sopravvissute due persone.

 

●Sono stati rilasciati i cinque cittadini britannici consegnati dagli americani a Londra dopo oltre due anni di prigionia nella base statunitense di Guantanamo a Cuba.

 

 

 

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