RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 68 - Testo della Trasmissione di lunedì 8 marzo 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Condanna delle ingiustizie e valorizzazione dell’identità femminile e del ruolo essenziale delle donne per la pace  nel mondo: è quanto affermato dalla delegazione vaticana nella riunione della commissione sullo stato delle donne in corso a New York

 

L’indifferenza religiosa tra i temi che saranno affrontati nell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della cultura da giovedì a sabato in Vaticano: ai nostri microfoni, il cardinale Paul Poupard

 

L’importanza dell’autocritica e del perdono sottolineata nella Dichiarazione comune del comitato congiunto islamo-cattolico, al termine di un incontro in Vaticano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nella Giornata internazionale della donna, Amnesty International lancia la campagna “No alla violenza contro le donne”, il segretario generale dell’Onu denuncia la crescita abnorme dei contagi da Aids tra le donne dei Paesi poveri.  Con noi, Cecilia Nava e Hauwa Ibrahim

 

La Grecia volta pagina: centrodestra al governo, finisce l’era dei Papandreu: analisi di Antonio Ferrari

 

“Nessuno è fuori luogo”: è lo slogan scelto per la campagna di comunicazione sull’immigrazione che partirà in Italia sulle reti Rai nei prossimi giorni: ai nostri microfoni, Lê Quyên Ngô Dình e Ramy Riccardo Noury

 

Alla parrocchia romana di San Marco Evangelista, Lectio Divina per sacerdoti in tempo di Quaresima: ce ne parla don Angelo De Donatis.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio dei Salesiani sull’America oggi: la pace, la fraternità e la speranza al centro dei pensieri dei religiosi

 

Indignazione e stupore per la perquisizione condotta dalla Monuc nel vescovato della diocesi di Bunia, in Congo

 

Nel “Programma di durata determinata”, varato dal presidente Lula da Silva, Brasile e Organizzazione internazionale del lavoro contro lo sfruttamento minorile

 

L’evangelizzazione degli adulti al centro del seminario “Il primo annuncio in parrocchia”

 

Una manifestazione di piazza per denunciare le violenze contro le donne: il Guatemala ricorda oggi 300 uccisioni perpetrate nel 2003

 

In Indonesia cresce la paura per l’epidemia dengue; crisi sanitaria a Giakarta.

 

24 ORE NEL MONDO:

Firmata la costituzione provvisoria in Iraq

 

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica denuncia le violazioni di Iran e Libia agli accordi internazionali

 

Ancora violenza in Medio Oriente. Un 17enne palestinese è stato ucciso nella Striscia di Gaza.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 marzo 2004

 

CONTRO OGNI ABUSO CHE LE RENDE VITTIME, LA SANTA SEDE INVOCA

IL “PIENO RISPETTO” PER LE DONNE,

CAPACI DI UN GRANDE CONTRIBUTO PER LA PACE NEL MONDO.

A NEW YORK, L’INTERVENTO DELLA RAPPRESENTANTE VATICANA, MARILYN MARTONE,

ALLA COMMISSIONE SULLO STATO DELLE DONNE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

C’è “diffusa cultura edonistica e commerciale”, che porta allo “sfruttamento sistematico di donne e ragazze”, alla quale va contrapposto il rispetto nei loro riguardi, poiché le donne hanno dimostrato “giorno dopo giorno il loro sostanziale contributo basato su una instancabile sollecitudine per il raggiungimento della solidarietà e del bene comune per tutta l'umanità”. Nel giorno in cui si celebra a livello internazionale la giornata della donna, anche la Santa Sede ha voluto esprimere la propria opinione per bocca di Marilyn Anna Martone, componente della delegazione vaticana che partecipa alla riunione della Commissione sullo stato delle donne, in corso a New York.

 

Nel suo intervento, reso noto dalla Sala stampa vaticana, la rappresentante della Santa Sede ha condannato le discriminazioni e le ingiustizie che vedono le donne “silenziose vittime della violenza e della guerra”, o di diverse forme di abuso. Il “pieno rispetto” invocato dalla Santa Sede è lo stesso che, su un piano più prettamente etico e spirituale, permea l’enciclica che Giovanni Paolo II dedicò, il 15 agosto 1988, alla vocazione e alla dignità della donna: la Mulieris dignitatem. Una sintesi del suo contenuto è in questo servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Una dignità alta ed una vocazione specifica, che nascono dal cuore stesso di Dio: custodire, con il tratto peculiare della femminilità, ogni essere umano. E’ Giovanni Paolo II a fissare, sulla base di un magistero e di una tradizione bimillenaria, l’essenza della donna nella visione cristiana. Nell’enciclica Mulieris dignitatem, il Papa mette in luce quel particolare “genio” femminile che in virtù della sua “sensibilità” può assicurare attenzione per l’uomo, in un mondo in cui il benessere materiale e l’emarginazione che esso genera in molte circostanze possono comportare “una graduale scomparsa della sensibilità (…) per ciò che è essenzialmente umano”. La forza morale della donna, la sua forza spirituale scrive il Papa risiede proprio nella “consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l'uomo” come testimoniano molte figure femminili, fin dall’Antico Testamento, “persino nelle condizioni di discriminazione sociale in cui essa può trovarsi”. 

 

Questa consapevolezza e questa fondamentale vocazione – si legge nell’enciclica – “parlano alla donna della dignità che riceve da Dio stesso”. Ciò –  afferma Giovanni Paolo II – “rende forte e consolida la sua vocazione”, segno di una missione di gratuità. “La donna non può ritrovare se stessa se non donando l’amore agli altri” – asserisce il Pontefice – a cominciare dal dono della maternità, non solo fisica ma anche spirituale. “La Chiesa, dunque – conclude l’enciclica - rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità”; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne ‘perfette’ e per le donne ‘deboli’; per tutte, così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha incontrato un gruppo di presuli della Conferenza episcopale dei Paesi Bassi, in visita ad Limina. Successivamente ha ricevuto l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, nunzio apostolico in Romania e in Moldova; l’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, nunzio apostolico in Rwanda.

 

 

L’INDIFFERENZA RELIGIOSA TRA I TEMI CHE SARANNO AFFRONTATI

NELL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA

DA GIOVEDI’ A SABATO IN VATICANO

- Intervista con il cardinale Paul Poupard -

 

Questa mattina, presso il Pontificio Consiglio della cultura, il cardinale presidente Paul Poupard ha presentato alla stampa i lavori dell’Assemblea plenaria che si svolgeranno giovedì, venerdì e sabato di questa settimana. Una tematica ampia che Giovanni Peduto ha puntualizzato con il porporato, a partire dalla sfida più grande oggi per la Chiesa: la non credenza e l’indifferenza religiosa.

 

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R. – Quello che preoccupa di più, senz’altro, è l’indifferenza religiosa, perché ciò vuol dire che tanta gente vive senza porsi quesiti essenziali. Se esiste gente di diverso tipo che vive come se Dio non esistesse, non ne ha coscienza, non ne soffre, allora questa rappresenta la sfida più grande. Nel passato la Chiesa, a ragione, si è sforzata di dare le risposte a questi quesiti, ora bisogna suscitare il quesito.

 

D. – Come comunicare la gioia della fede a chi non ha questa esperienza?

 

R. – Evidentemente la gioia della fede si comunica vivendola. Questa è la cosa fondamentale. Conosciamo bene il grido forte di Nietzsche che diceva: “Io crederei al loro Cristo resuscitato, se avessero il volto della salvezza”. Non si può partecipare alla gioia con una liturgia noiosa. Se cantiamo il Magnificat o l’Alleluja, li dobbiamo cantare con allegria. E’ evidente. Detto questo, lei sa benissimo come i giovani vengano a milioni per partecipare con il Papa alle Giornate mondiali della gioventù. La gioventù vive con allegria e speranza nella vita ed è gioiosa nel partecipare. Questa gioia è contagiosa.

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L’IMPORTANZA DELL’AUTOCRITICA E DEL PERDONO

SOTTOLINEATA NELLA DICHIARAZIONE COMUNE DEL COMITATO CONGIUNTO

ISLAMO-CATTOLICO, AL TERMINE DI UN INCONTRO IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“No alla generalizzazione, si all’autocritica”: è questo il tema che ha animato, recentemente, i lavori del comitato congiunto islamo-cattolico del Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religioso e del Comitato permanente di Al-Ahzar per il Dialogo con le religioni monoteistiche. Una nota comune, diffusa oggi, ricorda che compito dell’organismo interreligioso è “rendere universali la giustizia, la pace e l’amore”. I membri del comitato, presieduto dall’arcivescovo Michael Fitz-gerald e dallo sceicco Fawzy al-Zafzaf, sottolineano che vi è accordo tra le due religioni nel “rifiutare ogni generalizzazione nel giudicare le persone” e aggiungono che, dove c’è un peccato, solo l’individuo o la comunità che lo hanno compiuto devono essere ritenuti responsabili e non altri.

 

Allo stesso tempo – si legge nel comunicato – l’autocritica, con “l’esame di coscienza e la richiesta di perdono” sono considerate dalle due religioni una “via di comportamento che può essere un esempio per gli altri”. E’ importante – conclude – evitare di “incolpare innocenti per misfatti, e colpe compiuti da altri”.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Intraprendere la strada del perdono e della riconciliazione”: all’Angelus, l’appello di Giovanni Paolo II - che apre la prima pagina - di fronte alla dolorosa situazione in Africa, in Terra Santa ed in Iraq dove le popolazioni soffrono per “atti inaccettabili di violenza e di terrorismo”.

 

Nelle vaticane, l’omelia del Papa durante la concelebrazione eucaristica – nell’Aula Paolo VI - in occasione dell'incontro con tre comunità parrocchiali romane: “Vorrei simbolicamente riconsegnare a voi la mia prima enciclica ‘Redemptor hominis’ “.

Nella meditazione – all’Angelus – sul Vangelo della Trasfigurazione, il Santo Padre ha sottolineato che la Quaresima è un invito a seguire Cristo, nel mistero della sua preghiera, sorgente di luce e di forza nell’ora della prova.

 

Nelle estere, Iraq: firmata a Baghdad la Costituzione provvisoria.

L’intervento della delegazione della Santa Sede alla 48. ma sessione della Commissione dell’Onu sulla condizione delle donne: “Il contributo delle donne nella prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti”. 

 

Nella pagina culturale, una pagina speciale ad un mese dalla morte di Luigi Maria Personè, l’ultracentenario collaboratore del nostro giornale.

 

Nelle pagine italiane, 8 marzo, il presidente della Repubblica italiana per la Festa della Donna: “Sostegno per conciliare maternità e lavoro”. 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 marzo 2004

 

STOP ALLO SCANDALO DELLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

NEI CONFRONTI DELLE DONNE:

L’APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL, CHE LANCIA LA CAMPAGNA

“NO VIOLENCE AGAINST WOMEN”

- Servizio di Francesca Sabatinelli -

 

Cerimonie istituzionali, dibattiti, statistiche e denunce pubbliche: la Giornata internazionale della donna è l’occasione per fare il punto, in molte parti del mondo, sul ruolo giocato dalle donne nella vita sociale e sul riconoscimento dei loro diritti. L’origine storica della giornata è controversa, perché vengono ricordati diversi episodi drammatici relativi ad un 8 marzo. Ricordiamo l’8 marzo del 1908, quando negli Stati Uniti l’assenza di sistemi di sicurezza e le pessime condizioni di lavoro causarono un grave incendio nell'industria tessile Cotton, che vide la morte di 129 operaie, rimaste imprigionate nella fabbrica.

 

Nel suo tradizionale messaggio per la Giornata dell’8 marzo, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha stigmatizzato la crescita abnorme di casi di contagio da Aids sulle donne dei Paesi poveri, mentre Amnesty International – lanciando la nuova campagna di due anni intitolata “Mai più violenza sulle donne”,  ha affermato che gli abusi e le violazioni che esse subiscono in molte zone del mondo sono “il peggiore scandalo della nostra epoca in materia di diritti umani”. Il servizio di Francesca Sabatinelli.

 

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Nel mondo, secondo il Rapporto Amnesty, almeno una donna su tre è stata picchiata o ha subito altro tipo di abusi. In guerra così come nelle proprie case, le donne sono a rischio di subire violenza. “Una violenza - spiega Irene Khan, segretaria generale di Amnesty - oltraggiosa e nascosta”. Nel mondo 79 Paesi, inclusa la Russia, non hanno leggi contro la violenza domestica e in 54 hanno leggi che discriminano le donne. Per questo, spiega Cecilia Nava, vice presidente di Amnesty Italia, la lotta alla violenza contro le donne passa prima per la lotta alla discriminazione:

 

“Una donna, quanto più è discriminata, quanto più è indifesa per far valere i propri diritti. Questo lo vediamo in tutti i casi in cui lo Stato non riesce a garantire un’adeguata parità delle donne nel campo dell’educazione, dell’istruzione, della sanità e del lavoro”.

 

Questa violenza non è inevitabile. Secondo Amnesty si può e si deve lavorare per cambiare mentalità e la campagna “Mai più violenza sulle donne” chiede ai leader mondiali, alle organizzazioni, ai cittadini tutti di impegnarsi per fare in modo che le promesse della dichiarazione universale dei diritti umani, cioè uguali diritti e protezione per tutti, diventino una realtà.

 

I casi di Amina e Safiya, due donne vittime, oggi due donne simbolo, entrambe sfuggite alla morte per lapidazione dopo la condanna per adulterio in Nigeria, hanno contribuito a riportare il tema della violenza sulle donne all’atten-zione pubblica. Hauwa Ibrahim è stata il loro avvocato. Bisogna partire dal simbolo, ci dice, per poi allargare lo sguardo ed essere consapevoli di tutte le altre violazioni nei confronti delle donne:

 

R. - OUR STRUGGLE IS AGAINST …

La nostra lotta è contro la cultura, contro le tradizioni, contro le leggi discriminatorie verso le donne. E’ una lotta contro l’analfabetismo: dove esiste ignoranza c’è molta violenza. E’ una lotta contro la povertà: là dove non esiste la speranza di poter guadagnare qualcosa per vivere, la violenza ci sarà sempre, in modo fortissimo. E’ una lotta contro la mancanza di voce: se non hai voce come donna, la tua libertà sarà sempre limitata. E’ una lotta contro la vulnerabilità, sia nella società che all’interno della famiglia.

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ALLA VIGILIA DELLE OLIMPIADI, LA GRECIA VOLTA PAGINA:

CENTRODESTRA AL GOVERNO, FINISCE L’ERA DEI PAPANDREOU

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

A spoglio delle schede ormai ultimato, la Grecia conferma la sua inversione di tendenza. Nelle legislative di ieri, il partito conservatore “Nuova Democrazia” ha ottenuto il 45,4 per cento dei voti, contro il 40,5 per cento dei socialisti del Pasok, che con una sola pausa sono al governo da circa 20 anni. Il servizio di Cesare Rizzoli:

 

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Insieme con il partito socialista Pasok, ieri è caduta anche la dinastia dei Papandreou: lo sconfitto è infatti George Papandreou, figlio e nipote di due primi ministri socialisti, ministro degli Esteri uscente e da poco anche leader del Pasok. Torna in Grecia, invece, la dinastia dei Karamanlìs, con il giovane Costas, 47 anni, che ha ottenuto una vittoria netta sui socialisti. All’opposizione in questi anni, Karamanlìs ha portato il partito “Nea Dimokratia” da posizioni di destra, di estrema destra, ad una politica più moderata. Sul suo governo conservatore incombono ora i grandi problemi del Paese: tra i più urgenti c’è quello di concludere l’organizzazione delle Olimpiadi, ritornate ad Atene dopo 108 anni, che costituiscono l’immagine-simbolo della nuova Grecia. Karamanlìs si trova, inoltre, a dover affrontare le rivendicazioni di molte classi sociali, congelate a lungo dai socialisti per favorire la convergenza dell’economia greca ai parametri indicati dall’Unione europea.  Incombe, infine, su Karamanlìs l’urgenza di un difficile accordo con la Turchia nei prossimi giorni, dopo le difficoltà nei colloqui tra le due comunità di Cipro.

 

Da Atene, per Radio Vaticana, Cesare Rizzoli.

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Proprio questa mattina, Karamanlìs ha ricevuto dal presidente Stephanopoulos l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Domani renderà nota la lista dei ministri e mercoledì presterà giuramento. Ma come si spiega questa sua vittoria così schiacciante sui socialisti? Risponde da Atene Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera:

 

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R. - Io direi che il primo elemento, forse l’elemento vincente, che ha consentito a Karamanlìs di ottenere una vittoria così ampia, sia proprio la stanchezza del popolo greco. La stanchezza, perché negli ultimi 23 anni il Pasok è stato al governo per 20 anni: un’enormità. Io credo che in una democrazia sia abbastanza fisiologica questa voglia di cambiare, che gli elettori hanno espresso con molta chiarezza.

 

D. – Cambierà qualcosa per la politica della Grecia nell’Unione Europea?

 

R. – Comincio col dire che non cambierà niente nella preparazione dei Giochi olimpici. Karamanlìs è stato molto chiaro: “È tardi per cambiare. Ci sono stati forse degli errori, ci sono dei ritardi, ma adesso dobbiamo lavorare tutti insieme, perché questo è un problema nazionale ed anche di orgoglio nazionale, per avere Olimpiadi grandi e sicure”. Per quanto riguarda l’Europa, poi, non ci saranno inversioni di tendenza, visto che Karamanlìs ha affermato spesso di puntare su una forte spinta europeista. Può cambiare qualcosa, invece, nei riguardi del problema di Cipro, che riguarda anche la Turchia. Non dimentichiamo che tutta l’operazione compiuta dal primo ministro uscente, Simitis, e dallo stesso George Papandreou, allora ministro degli Esteri, è stata quella di un tentativo di coinvolgere la Turchia per ottenere un compromesso su Cipro. Direi che, da questo punto di vista, Karamanlìs è un po’ più rigido rispetto a Papandreou. Quando gli ho chiesto, intervistandolo, se ritenga possibile che entro il 1 maggio Cipro possa entrare unita nell’Unione, mi ha detto che l’atteggiamento del leader turcocipriota Rauf Denktash non lascia ben sperare. Può anche darsi, dunque, che ci sia un piccolo irrigidimento su qualche punto. Ma direi che nella sostanza cambia poco. Questa è una destra un po’ diversa da altre destre, perché pesca i suoi consensi nella stessa area moderata nella quale si orientava e pescava lo stesso Pasok.

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“NESSUNO E’ FUORI LUOGO”: E’ LO SLOGAN SCELTO PER LA CAMPAGNA

 DI COMUNICAZIONE SULLA IMMIGRAZIONE PROMOSSA IN ITALIA SULLE RETI RAI

- Intervista con Lê Quyên Ngô Dình e Ramy Riccardo Noury -

 

Da metà marzo a novembre sulle reti Rai andrà in onda la campagna di comunicazione sull’immigrazione il cui slogan è “Nessuno è fuori luogo”. L’iniziativa è stata promossa dalla Rai in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università romana “La Sapienza”, la Caritas della diocesi di Roma, la Sezione italiana di Amnesty International e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Ce ne parla Dorotea Gambardella.

 

 

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Contrastare i pregiudizi e quindi la discriminazione nei confronti degli immigrati attraverso i media: questo l’obiettivo della campagna “Nessuno è fuori luogo”. L’iniziativa prevede l’inserimento di redazionali o interviste dai 3 ai 20 minuti sul tema immigrazione, all’interno di molti programmi delle reti televisive e radiofoniche Rai: d’intrattenimento, di sport o trasmissioni per bambini. Ma quanto è ampio in Italia il fenomeno dell’intolleranza verso i migranti? Ci risponde Lê Quyên Ngô Dình, responsabile dell’area immigrati della Caritas:

 

R. – Non credo che abbia una diffusione ampia come in altri Paesi del mondo, anche Paesi europei. Esistono, però, forme di paternalismo e forme di integrazione subalterna che riteniamo pericolose.

 

D. – Quanto incidono i media su tutto questo?

 

R. – Abbastanza, perché le ragioni di brevità dei messaggi che bisogna far passare attraverso i media portano molto alla semplificazione, agli stereotipi e ad espressioni del linguaggio corrente che condizionano poi l’atteggiamento delle persone nei confronti dei cittadini stranieri. Per essere concreta: in passato si parlava dei “vu cumprà”, adesso si parla degli extracomunitari, opppure è molto diffuso il termine ‘clandestino’. Sono termini impropri che però influenzano il modo di pensare più di quanto dovrebbero.

 

D. – In che modo, dunque, il vostro progetto intende contrastare la discriminazione nei confronti dei migranti?

 

R. – Lo scopo è proprio quello di arrivare alle radici di queste forme di discriminazione, anche un po’ velata, per cercare di modificare il linguaggio, gli atteggiamenti delle persone facendo conoscere meglio il mondo dell’immigrazione.

 

Per migliorare la percezione del fenomeno immigrazione nell’opinione pubblica è, innanzitutto, necessario ridimensionare i dati sui flussi migratori e combattere l’uso di un linguaggio ansiogeno che creano panico tra la popolazione. Sentiamo in proposito Ramy Riccardo Noury, direttore dell’Ufficio Comunicazione di Amnesty International:

 

R. – Evitare un linguaggio ansiogeno significa rinunciare a termini quali “sbarco”, “invasione”, “assedio”, per ridimensionare l’entità, la quantità di cittadini stranieri che si trovano nel nostro Paese. Siamo 60 milioni in Italia e se comprendiamo anche i cittadini stranieri, diventiamo 63. Non è possibile continuare a parlare in termini militareschi, come se fossimo un Paese invaso!

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LECTIO DIVINA PER SACERDOTI IN TEMPO DI QUARESIMA: E’ L’INIZIATIVA

IN CORSO PRESSO LA PARROCCHIA ROMANA DI SAN MARCO EVANGELISTA

- Intervista con don Angelo De Donatis -

 

“Se tu conoscessi chi è colui che ti dice ...”: è questo il titolo degli incontri che riunisce nel tempo della Quaresima sacerdoti all’interno della parrocchia romana di San Marco Evangelista a Piazza Venezia. L’intento dell’iniziativa, di cui questa sera si tiene il terzo appuntamento e che si protrarrà fino al 29 marzo prossimo, è quello di una Lectio Divina per ascoltare e commentare i Vangeli nel tempo di attesa della Pasqua. Ma qual è la realtà della parrocchia di San Marco Evangelista e come nasce questa iniziativa? Maria Di Maggio lo ha chiesto al parroco don Angelo De Donatis.

 

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R. – Si tratta di una parrocchia molto antica nel cuore di Roma, una parrocchia che durante il corso degli anni è rimasta con pochissimi abitanti residenti sul territorio, però una parrocchia con tante presenze di passaggio che si fermano qui proprio per cercare un’oasi di preghiera, un’oasi di pace, un’oasi di riconciliazione. Quindi, è un posto quasi strategico per tante persone che approdano qui da tutte le zone di Roma.

 

D. – Chi sono coloro che entrano nella parrocchia di San Marco Evangelista a Piazza  Venezia?

 

R. – Sono persone diverse, persone che magari lavorano qui nel centro storico e si fermano per un momento di preghiera, oppure sono dei turisti o delle religiose che trovano qui un punto di riferimento. Ultimamente, poi, si è avviato questo servizio per i sacerdoti di Roma.

 

D. - A questo proposito, in occasione della Quaresima, è stato predisposto il calendario di incontri dal titolo “Se tu conoscessi chi è colui che ti dice …”. Ce ne parla?

 

R. – Sono sei incontri di Lectio Divina ogni lunedì di Quaresima alle 20.30. Ci raduniamo nella gratuità, possiamo dire, per ascoltare il Vangelo della domenica successiva. Devo dire che l’iniziativa sta trovando una buona accoglienza da parte dei sacerdoti perché sono numerosi quelli che vengono. Credo che sia un’iniziativa che risponde alle esigenze di tanti sacerdoti qui di Roma.

 

D. – Qual è il significato di questi incontri?

 

R. – Il significato è vivere un incontro con il Signore attraverso il Vangelo, attraverso l’ascolto della parola di Dio. E, poi, anche un incontro di fraternità tra di noi sacerdoti, perché non sono tanti i momenti in cui possiamo incontrarci per vivere un momento di fraternità autentica intorno alla Parola, riuniti dalla Parola.

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CHIESA E SOCIETA’

8 marzo 2004

 

MESSAGGIO DEI SALESIANI SULL’AMERICA OGGI:

AL CENTRO, LA PACE, LA FRATERNITA’ E LA SPERANZA

 

SAN JOSE’. = “Vogliamo un’America dove ‘la giustizia e la pace si bacino’, dove la fraternità e la solidarietà si impongano sulle ambizioni personali e partitiche in funzione del bene comune, dove primeggi il dialogo piuttosto che l’egoismo”. Questo, in sintesi, l’auspicio espresso dai Salesiani americani, al termine degli Esercizi Spirituali. Pensando ai recenti accadimenti che hanno scosso Haiti e il Venezuela, i religiosi hanno sottolineato, nel messaggio, come il continente americano pieno di possibilità continui, invece, a essere “sottoposto a forti sconvolgimenti sociali, che portano con sé angoscia, incertezza, violenza e morte”. Diversi i mali che mettono in ginocchio il continente: “il peso del debito estero che non permette di implementare efficaci politiche di sviluppo integrale; la diffusa pratica della corruzione; il traffico di droga che pregiudica particolarmente i giovani; l’aggravarsi dei meccanismi di esclusione in tutti i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi; la manifesta tendenza a intervenire in qualsiasi Paese del mondo senza tenere conto degli organismi internazionali”. “In questi tempi di globalizzazione deformata e sequestrata dall’economia - si legge ancora nel documento - vogliamo scommettere su una globalizzazione dal volto umano a beneficio dei nostri popoli, globalizzando i diritti umani, la solidarietà, l’educazione e la pace”. In questo processo di rinascita, infine, un ruolo fondamentale deve essere giocato dai giovani. “Incoraggiamo le ‘sentinelle del mattino’ - concludono i Salesiani - ad essere protagonisti e non solo spettatori o consumatori”. (B.C.)

 

 

INDIGNAZIONE E STUPORE PER LA PERQUISIZIONE CONDOTTA DALLA MONUC

NEL VESCOVATO DELLA DIOCESI DI BUNIA, IN CONGO. L’OPERAZIONE,

CHE NON HA MESSO IN LUCE NULLA DI ILLEGALE, HA CAUSATO ALMENO UN FERITO

 

KINSHASA. = “Un gruppo di ‘Caschi Blu’ delle Nazioni Unite ha perquisito ieri mattina alcune case del vescovato della diocesi di Bunia, alla ricerca forse di armi e di miliziani”. E’ quanto riferito da fonti ecclesiastiche locali all’agenzia MISNA, precisando che l’operazione “è stata decisamente brutale”. L’operazione dei militari della brigata dell’Ituri, che non ha rinvenuto nulla di illegale, ha provocato almeno un ferito, un giovane colpito da una pallottola sparata dai militari dell’Onu e poi portato da loro stessi all’ospedale di ‘Medici senza frontiere’ (Msf). Un altro giovane sarebbe, invece, stato arrestato, non si sa se trovato in possesso di armi. “L’indignazione nei preti della diocesi e nei fedeli - ha spiegato una seconda fonte alla Misna - è forte”. “Se fossero stati i militari dell’ex dittatore Mobutu - ha detto un ecclesiastico di Bunia - lo avrei anche potuto capire, ma stento davvero a spiegarmi come una cosa del genere possa essere stata compiuta dai soldati dell’Onu, suprema istanza internazionale per il rispetto di diritti umani e per la tutela della pace”. “Il poco che posso dire ora - ha aggiunto - è che la Monuc (la Missione delle Nazioni Unite in Congo) rischia di perdere buona parte della sua credibilità davanti alla chiesa e ai nostri fedeli”. (B.C.)

 

 

BRASILE E ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO

CONTRO LO SFRUTTAMENTO MINORILE: E’ L’ALLEANZA SIGLATA

NEL “PROGRAMMA DI DURATA DETERMINATA”,

VARATO DAL PRESIDENTE LULA DA SILVA

 

BRASILIA. = Combattere lo sfruttamento del lavoro minorile, in accordo con la convenzione 182 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo). E’ l’obiettivo del nuovo “Programma di durata determinata” varato dal presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva. Il progetto, della durata di 39 mesi, è cofinanziato dall’Ilo e si muove in direzione di un miglioramento e di un rafforzamento della legislazione, delle istituzioni, degli interventi diretti e delle comunicazioni. Il piano si va così ad unire a iniziative sullo stesso tema già attive in cinque stati brasiliani, coinvolgendo milioni di bambini e adolescenti. Le statistiche riguardanti il lavoro minorile nel Paese sudamericano non sono certe, ma si stima che la popolazione sotto i quindici anni rappresenti circa il 20-30 per cento della forza lavoro impiegata nell’agricoltura. (P.C.)

 

 

L’ EVANGELIZZAZIONE DEGLI ADULTI AL CENTRO DEL SEMINARIO

“IL PRIMO ANNUNCIO IN PARROCCHIA”. L’INCONTRO, DA OGGI FINO AL 10 MARZO,

E’ STATO PROMOSSO DALL’UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE DELLA CEI

E DAL CENTRO ORIENTAMENTO PASTORALE

 

GENOVA. = Prende il via oggi a Verona il seminario “Il primo annuncio in parrocchia”, promosso dall’Ufficio catechistico nazionale (Ucn) della Conferenza Episcopale Italiana e dal Centro Orientamento Pastorale (Cop). L’iniziativa è rivolta a vicari generali, vicari pastorali e parroci, invitati a partecipare attivamente alla riflessione sulle modalità di evangelizzazione degli adulti. La questione è stata aperta lo scorso 8 giugno dalla CEI, con la pubblicazione degli “Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta”. “Il rischio da scongiurare - si legge in una nota del “Settimanale cattolico” di Genova - è che molte persone, anche praticanti, siano nate cristiane e non lo diventino mai”. I lavori saranno introdotti da don Walther Ruspi, direttore dell’Ucn. Tra i partecipanti, interverranno al seminario mons. Francesco Lambiasi e mons. Sergio Lanza, mentre le conclusioni, previste per la mattina del 10 marzo, saranno affidate a mons. Domenico Segalini. (P.C.)

 

 

UNA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA PER DENUNCIARE LE VIOLENZE CONTRO LE DONNE:

IL GUATEMALA OGGI RICORDA LE 300 UCCISIONI PERPETRATE NEL 2003

 

GUATEMALA. = Una marcia l’8 marzo per ricordare le oltre 300 donne uccise in Guatemala nel corso del 2003. L’evento, organizzato dalle associazioni femminili di Esquintla, 50 chilometri a sud di città del Guatemala, si concluderà di fronte alla sede del governo dipartimentale con la consegna di un documento di denuncia al governatore. Secondo quanto riportato dalla “Rete di non violenza contro le donne”, dall’inizio dell’anno in Guatemala sono stati registrati già 30 casi di omicidio. Questi sono solo gli ultimi anelli di una catena di violenze contro le donne che dal 2001 ha avuto una crescita esponenziale arrivando a circa 19 mila denunce. Dietro le violenze ci sarebbero le “Maras” o “pandillas”, bande criminali giovanili che imperversano nel Paese. (P.C.)

 

 

CRESCE LA PAURA PER L’EPIDEMIA DENGUE IN INDONESIA:

CRISI SANITARIA A GIAKARTA

 

GIAKARTA. = Strutture sanitarie indonesiane messe a dura prova per l’epidemia di febbre dengue che dilaga nel Paese asiatico. Dal 1 gennaio sono stati registrati 372 morti, molti dei quali bambini, mentre 24.254 persone sono state infettate in tutte le province del Paese. La situazione peggiore si sta verificando a Giakarta, dove in un solo giorno sono state ricoverate 827 persone. Le autorità mediche della capitale riferiscono, inoltre, che in tutti gli ospedali e le cliniche della megalopoli sono rimasti disponibili solo 170 posti letto. Le province più colpite sono quella di Java, Sud Kalimantan, Sud Sulawesi, Bali, Nusa Tenggara orientale e occidentale, Aceh, la provincia nell’estremo nord dell’isola di Sumatra da dieci mesi sotto legge marziale per un’operazione militare contro i locali ribelli separatisti. Il virus della febbre dengue è trasmesso dalla puntura della zanzara 'aedes aegjpty'. Vista la particolare virulenza dell’epidemia di quest’anno si era temuto che una nuova mutazione l’avesse reso più aggressivo. Sembra accertato, invece, che l’agente patogeno appartenga al ceppo ‘Den-3’ della dengue, uno dei quattro già conosciuti. Forse la particolare diffusione della malattia è stata una conseguenza indiretta delle eccezionali precipitazioni avvenute in Indonesia, che avrebbero favorito la creazione di pozze stagnanti in cui prolifera la zanzara 'aedes aegjpty'. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

8 marzo 2004

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

L’Iraq ha una nuova Costituzione. E’ stata firmata stamani a Baghdad, in una cerimonia preceduta da un ennesimo attacco della guerriglia. Ce ne parla Giada Aquilino:

 

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E’ intitolata “Legge Amministrativa Fondamentale Transitoria”. La sua firma era stata rinviata due volte: l’ultima venerdì scorso, quando alcuni membri sciiti del Consiglio provvisorio avevano rifiutato le ampie prerogative concesse alla minoranza curda. E anche oggi la firma è stata in bilico, minacciata dall’ennesima esplosione a Baghdad. Almeno un razzo ha colpito un edificio nel centro della capitale, nonostante le forze di sicurezza rimangano in stato di massima allerta. Non ci sarebbero comunque vittime. Già ieri diversi ordigni erano stati lanciati contro il quartier generale della coalizione, a pochi passi dall’edificio che stamani ha ospitato la cerimonia per la firma della Costituzione.

 

I 25 membri del Consiglio di governo si sono riuniti a metà mattinata, dopo la lettura di alcuni versi del Corano e l’esecuzione di famosi canti patriottici. L’attuale presidente dell’organismo, Mohammad al-Uloum, primo firmatario del testo, ha sottolineato che, “pur non essendo completo, il documento costituisce una tappa storica per l’Iraq”. La Costituzione regolerà l’assetto istituzionale, politico e amministrativo dell’Iraq federale per tutto l’anno in corso e almeno fino allo svolgimento delle prime elezioni, che gli sciiti guidati dall’ayatollah Al-Sistani vogliono non oltre la fine del gennaio 2005. Confermati un presidente e un primo ministro, che sarà a capo dell'esecutivo incaricato di traghettare il Paese verso il passaggio dei poteri dalla coalizione agli iracheni, il prossimo 30 giugno. L'Islam viene riconosciuto ufficialmente come la religione dello Stato e va a rappresentare una - ma non l’unica - fonte per la legislazione. Garantite le libertà fondamentali dei cittadini, in modo particolare quelle di culto, pensiero e parola.

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Ancora violenza in Medio Oriente. Un diciassettenne palestinese, Khaled Madi, è stato ucciso questa mattina a Khan Yunes, nella striscia di Gaza, da colpi d’arma da fuoco partiti dall’insediamento ebraico di Morag per motivi che non sono stati precisati. Lo hanno riferito fonti palestinesi senza fornire altri particolari. Sul piano diplomatico, il premier palestinese Abu Ala è a Londra. La visita si colloca nell’ambito dei colloqui che il primo ministro inglese, Tony Blair, sta portando avanti con i leader mediorientali per tentare di comporre i problemi dei Territori. Abu Ala è arrivato a Londra ieri sera e oggi incontrerà Blair e il ministro degli Esteri, Jack Straw. Subito dopo partirà per Oslo, in Norvegia. 

 

“Iran e Libia hanno violato per un lungo periodo gli accordi internazionali di non proliferazione nucleare stipulati da Teheran e Tripoli nel 1970”. La denuncia è stata fatta dal segretario generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohamed El Baradei, oggi a Vienna, dove si è svolto il Consiglio dei Governatori dell’organismo dell’Onu che si occupa dei controlli sull’energia atomica. L’Iran risponde che la comunità internazionale deve accettare il suo ingresso tra i Paesi in possesso del nucleare. Quali conseguenze possono derivare da questa situazione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

 

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R. – Penso che la situazione del nucleare sia una situazione da guardare con estrema attenzione, perché ormai è chiaro che almeno una dozzina di Paesi intendono dotarsi di armamenti nucleari. Quindi, è una situazione abbastanza pericolosa, alla quale credo debba essere trovato rimedio molto velocemente, rafforzando la task force del G8 sugli armamenti nucleari e facendo lavorare il Comitato di coordinamento Nato Federazione russa sull’armamento nucleare.

 

D. – Ma tutto questo solo perché questi Paesi vogliono dotarsi di armi atomiche o è un modo per ottenere qualcos’altro?

 

R. – In genere, l’armamento nucleare è visto come un armamento destinato non ad attaccare, ma a portare alla deterrenza e cercare di ottenere dei vantaggi. Un gioco estremamente rischioso che tuttavia va controllato. I Paesi in questione insistono nel dire che la loro attenzione verso il nucleare è per un nucleare pacifico. Tuttavia, nel caso dell’Iran, per esempio, si vede che c’è un’evoluzione molto forte dei missili Shab, che sono dei missili sostanzialmente intercontinentali che possono incrementare la gittata a 5 mila km. E’  chiaro che tutti sono molto perplessi nel credere che stiamo parlando solo di un nucleare pacifico.

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Non si arresta la spirale di violenza in Afghanistan. Oggi, a un centinaio di chilometri dalla capitale, Kabul, un mezzo militare statunitense è stato assalito e tre soldati sono rimasti feriti. E un altro attacco contro un convoglio americano è stato sferrato sabato scorso in un villaggio della provincia Uruzgan, nel sud del Paese. La notizia è stata diffusa solo oggi. Secondo fonti locali, nell’attentato hanno perso la vita tre civili, tra cui un bambino.

 

Al via da oggi il processo a carico del presidente della Lituania, Rolandas Paksas. Il Seimas, ossia il parlamento della Repubblica baltica, riunitosi in seduta straordinaria, si è trasformato in tribunale per stabilire se il capo di Stato di Vilnius sia coinvolto o meno con la mafia locale, rendendosi responsabile anche di atti di corruzione. La messa in stato d’accusa è stata avviata da 86 parlamentari alla fine dello scorso anno, quando il Seimas ha confermato le conclusioni della commissione d’inchiesta, secondo le quali Paksas rappresenta una minaccia per la sicurezza del Paese. Le sessioni del processo -  ha indicato il vicepresidente del Seimas, Ceslovas Jursenas - dovrebbero concludersi forse a metà aprile. La Repubblica Lituana diventerà a pieno titolo membro della Nato il 2 aprile e dell’Unione Europea il 1 maggio prossimi.

 

È di almeno 6 morti e 26 feriti il bilancio degli scontri di ieri nella capitale haitiana Port-au-Prince, provocati dai sostenitori dell’ex presidente Jean Bertrand Aristide. Tra le vittime, anche un corrispondente spagnolo, Ricardo Ortega, della tv Antena 3. In seguito all’accaduto, sono scattate le accuse contro la polizia e la forza internazionale, poiché non sono intervenuti per fermare i disordini. Intanto, Aristide, che oggi è apparso per la prima volta in pubblico nella Repubblica Centrafricana dove è esiliato, ha esortato i suoi compatrioti a “resistere pacificamente” contro “l’inaccettabile occupazione” del Paese da parte di truppe americane e francesi.

 

In Algeria, una bomba artigianale è esplosa al passaggio di una pattuglia dell’esercito vicino a Tizi Ouzou, in Cabilia, 100 chilometri ad est di Algeri. Due militari sono morti e altri quattro sono rimasti feriti. I vertici militari hanno accusato come responsabile dell’attacco il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, attivo nella regione.

 

Secondo fonti non ufficiali, la Corea del Nord ha intenzione di avanzare una nuova condizione per rinunciare al nucleare: chiedere agli Stati Uniti il ritiro delle truppe dalla Corea del Sud. Pyongyang vuole una garanzia precisa da parte di Washington: la promessa formale che non ci sarà un’invasione del Paese, dopo lo smantellamento del nucleare.

 

Restiamo in Corea del Sud. I due principali partiti d’opposizione, che hanno più di due terzi dei seggi dell’Assemblea nazionale, presenteranno domani una mozione per mettere in stato d’accusa il presidente, Roh Moo Hyun, per presunta violazione delle leggi elettorali.

 

Nelle elezioni politiche di ieri, con il 42,5 per cento delle preferenze, la destra nazionale di Jörg Haider si è riconfermata al primo posto in Carinzia, la regione austriaca al confine con il Friuli-Venezia Giulia. Nel Salisburghese, invece, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, il partito socialdemocratico (Spoe) ha vinto una consultazione regionale, raggiungendo il 45,4%.

 

È stato ucciso nella notte il capo della polizia antiterrorismo del Daghestan. Il colonnello Ilmudin Amirbekov è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco in una sala giochi della capitale del Paese, Makhachkala. Al momento non si hanno ulteriori particolari sull’accaduto. A coordinare le indagini sarà il ministro dell’Interno del Daghestan in persona, Adilgerei Magomedtagirov.

 

Si è ucciso vicino a Kyoto stamani all’alba, assieme alla moglie, il gestore di un allevamento di pollame contaminato dal cosiddetto virus dei polli, poche ore prima di una perquisizione della polizia. Sempre in Giappone, inoltre, l’influenza aviaria ha colpito anche i corvi, che a migliaia affollano tetti e strade delle maggiori città del Paese. Lo hanno reso noto le autorità governative.

 

Italia. Va avanti l’inchiesta sul crack Parmalat. Mentre gli accertamenti della Guardia di Finanza si concentrano sulla scoperta del “tesoro di Calisto Tanzi”, oggi il tribunale del riesame di Bologna ha concesso la libertà a Francesca Tanzi. La figlia dell’ex patron dell’azienda di Collecchio era finita in manette il 17 febbraio scorso nell’ambito dell’operazione che portò in carcere i vertici di Parmatour, il versante turistico dell’azienda. Scarcerato anche Fabio Branchi, ex commercialista di fiducia di Calisto Tanzi. Quest’ultimo mercoledì sarà nuovamente interrogato dai pm di Milano.

 

All’interno dello stadio Jorge “Magico Gonzalez” di San Salvador una persona è morta e altre 15 sono rimaste ferite a causa di un’esplosione. La deflagrazione, avvenuta ieri poco prima dell’inizio della partita tra la squadra locale e l’Alianza, potrebbe essere stata provocata da un potente fumogeno, usato dai tifosi.

 

 

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