RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 66 - Testo della Trasmissione di sabato 6 marzo 2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
La Caritas di Haiti
lancia un appello per un piano di solidarietà in favore della popolazione.
Ripreso il rientro
dei profughi afghani dal Pakistan.
Lanciata da
Amnesty International la campagna globale contro la violenza che colpisce le
donne.
In
Iraq, ancora sangue sul terreno dopo il rinvio della firma della Costituzione.
Continuano
in Venezuela le manifestazioni contro il presidente Hùgo Chavez.
Urne
aperte domani in Grecia per eleggere il nuovo governo: favorito il leader della
destra, Costas Karamanlìs.
6 marzo 2004
LA GERMANIA
FEDERALE, MODELLO PER LA NUOVA EUROPA: COSI’ IL PAPA
AL PRESIDENTE TEDESCO, JOHANNES RAU, RICEVUTO
STAMANI IN VATICANO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Giovanni
Paolo II ha ricevuto stamani in udienza il Presidente della Repubblica
Federale di Germania, Johannes Rau, con la consorte e il seguito. Ieri, il
presidente tedesco ha avuto un colloquio con il presidente della repubblica
italiana Ciampi, al termine del quale hanno lanciato un appello comune ai
governi europei affinché approvino senza ritardi la nuova Costituzione dell’Unione.
E il Vecchio Continente è stato al centro anche dell’incontro in Vaticano, come
ci riferisce Alessandro Gisotti:
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(DIE FÖDERALE STRUKTUR…)
Il
federalismo tedesco, che armonizza le diverse culture ed istanze dei Länder può
essere un buon esempio per i popoli europei nell’attuale processo di
integrazione continentale. Giovanni Paolo II ha messo l’accento sulla struttura
federale della Germania, quindi ha evidenziato la centralità del patrimonio
cristiano per la costruzione della nuova Europa. Ha così ribadito la necessità
di un impegno dei politici cristiani, affinché le radici cristiane continuino a
rendere feconda la società in Germania e in tutta Europa. Il Papa non ha
mancato di esprimere parole di apprezzamento per la “generosità” del popolo
tedesco verso i Paesi in via di sviluppo. In particolare, ha ricordato l’aiuto
che lo Stato assieme alle organizzazioni ecclesiali offrono alle popolazioni
dei Paesi meno fortunati. Il Papa si è, infine, augurato che la cooperazione
tra lo Stato tedesco e la Santa Sede possa continuare in modo proficuo. Al
termine del colloquio, il presidente Rau ha donato al Santo Padre una
riproduzione della porta di Brandeburgo, mentre Giovanni Paolo II ha ricambiato
con un bassorilievo in bronzo raffigurante la Madonna ed alcuni rosari. Nel corso dei colloqui – informa
una nota del vice direttore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini
– vi è stato “uno scambio di opinioni sui rapporti tra Chiesa e Stato in
Germania e sull’importanza dei valori religiosi nella vita dei popoli, con
particolare riferimento all’attesa dei cattolici in Europa (circa l’80 per
cento della popolazione complessiva) di vedere riconosciuta la presenza storica
del cristianesimo nella vita del Continente”.
**********
Nel corso dell’incontro il cardinale Segretario di Stato
ha consegnato al presidente Rau il Gran Collare dell’Ordine di Pio IX,
riformato da Pio XII, quale riconoscimento del suo contributo ai buoni rapporti
tra Chiesa e Stato in Germania. Johannes
Rau è nato il 16 gennaio del 1931 nella città di Wuppertal, nella Germania nord
occidentale. Figura di spicco della socialdemocrazia tedesca, per 20 anni – dal 1978 al 1998
– è stato capo del governo regionale in Nord Reno-Vestfalia, la regione tedesca
più popolosa e più industrializzata. Per 28 anni, è stato membro del governo
regionale e, per 40, deputato del Landtag, il parlamento regionale.
NELLA GIORNATA CONCLUSIVA DEGLI ESERCIZI
SPIRITUALI, IL PAPA HA SALUTATO
E RINGRAZIATO, STAMANI, IL TEOLOGO MONS.
BRUNO FORTE
- Servizio
di Amedeo Lomonaco -
Con la
meditazione sul tema “Giovanni, il contemplativo dell’amore”, si sono conclusi
oggi gli Esercizi spirituali predicati in Vaticano, alla presenza del Papa, dal
teologo mons. Bruno Forte. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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Il predicatore ha incentrato, stamani, la propria
riflessione su Giovanni, il discepolo affidato a Maria e l’apostolo cui la
Vergine è stata affidata:
“Nel suo messaggio al centro c’è l’agape, l’amore. Dunque,
Giovanni può aiutarci a compiere il passaggio tra il tempo di grazia di questi
giorni e la grazia del tempo, quotidiana, umile. Una grazia che siamo chiamati
a raccogliere come discepoli dell’amore nella Chiesa dell’amore, che viene
dalla Trinità e va alla Trinità”.
Al termine della meditazione su Giovanni, il Papa ha
salutato e ringraziato mons. Bruno Forte:
“Grazie perché ha offerto preziosi stimoli alla nostra
mente e al nostro cuore, per una sempre più coinvolgente sequela di Colui che è
la luce del mondo”.
Ieri
pomeriggio, il teologo si è inoltre soffermato sulla figura di Paolo, il
modello dell’evangelizzatore. Ascoltiamo alcune riflessioni del predicatore
sull’evento fondamentale della vita di Paolo, descritto dall’apostolo stesso
come una missione, una rivelazione, un’apparizione:
“Non è tanto una conversione. Paolo è un uomo
profondamente retto e amante del Signore. Si tratta, piuttosto, di una
vocazione dell’esperienza di un incontro: l’incontro con Cristo. Allora, in
quel momento, Paolo capisce la verità che gli cambia per sempre la vita. Ora
Paolo accetta di non appartenersi più, ma di appartenere a Cristo e di
lasciarsi condurre da Lui, dove Lui vorrà”.
Successivamente
la lectio divina è stata dedicata alla Donna dell’apocalisse, Maria, “il
deserto fiorito perché totalmente ricolmo della parola”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in
successive udienze, mons. Juliusz Janusz, arcivescovo di Caorle, nunzio
apostolico in Ungheria e mons. Bruno Forte, predicatore degli Esercizi Spirituali.
Il Papa
ha nominato nunzio apostolico in Siria mons. Giovanni Battista Morandini,
arcivescovo titolare di Numida, finora nunzio apostolico in Corea e Mongolia.
In Italia, il
Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San
Miniato, presentata da mons. Edoardo Ricci, per sopraggiunti limiti d’età ed ha
nominato suo successore monsignor Fausto Tardelli, finora pro-Vicario generale
dell’arcidiocesi di Lucca. Mons. Tardelli è nato a Lucca nel 1951 ed è stato
ordinato sacerdote nel 1974. Ha conseguito la Licenza in teologia morale e il
dottorato presso la Pontificia Accademia Alfonsiana. Ha ricoperto l'incarico di
assistente diocesano dell’Azione Cattolica dal 1984 al 1987 e di assistente
della Fuci fino al 1992.
In Uruguay, il Papa ha nominato vescovo ausiliare per
l'arcidiocesi di Montevideo il reverendo Martín Pablo Pérez Scremini, vicario
generale della medesima arcidiocesi e parroco della parrocchia di “Nuestra
Señora del Carmen de la Aguada”, assegnandogli la sede titolare vescovile di
Vazari. Ha poi nominato vescovo di Minas il reverendo Francisco Domingo Barbosa
Da Silveira, vicario generale e vicario pastorale della diocesi di Salto.
In Perù, il
Pontefice ha nominato vescovo coadiutore del vicariato apostolico di Requena,
il reverendo Juan Tomás Oliver Climent dell’Ordine dei Francescani Minori, ministro provinciale di Valencia, Aragón e Baleares in Spagna,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Legis di Volumnio.
In Timor Orientale, il Papa ha nominato vescovo di Dili il
reverendo Alberto Ricardo da Silva, rettore del Seminario Maggiore di Dili e ha
nominato vescovo di Baucau mons. Basilio do Nascimento, finora vescovo di
Settimunicia e amministratore apostolico
della medesima sede.
Il
Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio per la promozione
dell'unità dei cristiani il cardinale Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo di
Washington, mons. Theotonius Gomes, vescovo di Zucchabar e ausiliare di Dhaka
in Bangladesh, e Michael Ernest Putney, vescovo di Townsville in Australia.
Giovanni Paolo II ha nominato
alcuni nuovi membri della Commissione Teologica Internazionale ed ha rinnovato
il mandato di altri del passato quinquennio.
Il Pontefice ha nominato segretario generale della medesima Commissione il
reverendo Luis Ladaria, S.I., docente di Teologia dogmatica presso la
Pontificia Università Gregoriana di Roma.
DOPO IL RICHIAMO DEL PAPA, IERI, AD
UN’ETICA DEGLI AFFARI, SI CONCLUDE OGGI
IN
VATICANO IL SEMINARIO DI STUDIO PROMOSSO PER RIFLETTERE SU POTENZIALITA’
E RESPONSABILITA’ DEL MONDO
DELL’IMPRENDITORIA
- Con
noi il cardinale Renato Martino -
80 nomi dell’imprenditoria
internazionale, esperti e docenti di 27 Paesi di tutti i continenti hanno
partecipato, ieri e oggi, al Seminario promosso in Vaticano sul tema:
“L’imprenditore: responsabilità sociale e globalizzazione”. A promuovere
l’iniziativa è stato il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insieme
con l’Unione Internazionale degli Imprenditori Cristiani, Uniapac. Nel messaggio
inviato ai partecipanti ieri, Giovanni Paolo II ha sottolineato il primato
dell’essere sull’avere, incoraggiando a rispettare sempre “l’etica degli
affari”. Delle potenzialità ma anche delle responsabilità del mondo
dell’imprenditoria, ci parla, nell’intervista di Luca Collodi, il cardinale
Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace:
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R. - Come ogni attività umana, anche quella
dell’imprenditoria è un’attività che deve rispettare dei principi morali.
Quello dell’imprenditore è un lavoro duro, che richiede creatività e dedizione
perché si svolge in un ambiente estremamente competitivo, dove determinate
scelte possono costare molto o anche essere rovinose per la vita di molte
persone. E’ in gioco la credibilità stessa del sistema economico che permette
all’impresa di avere successo e alle società di trarne vantaggio.
D. - Cardinale Martino, produrre ricchezza oggi è un
peccato per la Chiesa o no?
R. - Assolutamente
no, perché è un effetto della creatività dell’essere umano. Bisogna vedere,
appunto, se questa ricchezza è impiegata con metodi che rispettano i principi
morali, la destinazione universale dei beni e il servizio sociale della
ricchezza.
D. - Quindi, la produzione della
ricchezza va bene, però devono esserci delle norme che regolino tutto il
settore…
R. - Difatti, al centro del dibattito che abbiamo avuto
c’è stata ovviamente la responsabilità morale che l’imprenditore è chiamato ad
assumere nella vita di tutti i giorni. Certo, la libertà economica e la prosperità
esigono il ruolo della legge, il diritto di proprietà, regole ben strutturate,
trasparenza, stabilità finanziaria e monetaria per un buon funzionamento dei
mercati. Tutto ciò è necessario perché non siamo angeli. La pratica individuale
di virtù come l’onestà, l’austerità, la moderazione, sono ugualmente necessarie, come del resto anche i teorici
del liberalismo hanno chiaramente riconosciuto fin dall’inizio. Noi ci
auguriamo che possano e debbano tradursi nella pratica di ogni giorno alcuni
principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa che solo in apparenza
sono estranei all’attività imprenditoriale, come la natura sociale della
proprietà e l’inviolabile dignità umana.
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OGGI POMERIGGIO SALIRA’ A 310 IL
NUMERO DELLE PARROCCHIE INCONTRATE
DAL PAPA FINORA. IN AULA PAOLO VI
LA MESSA PER LE COMUNITA’ ROMANE
DI SANTA BRIGIDA, SANT’ILARIO E
SAN MASSIMO, DEL SETTORE OVEST
- Intervista con don Romano
Matrone -
Nuovo appuntamento per Giovanni Paolo II con i fedeli
delle parrocchie romane. Questo pomeriggio, in Aula Paolo VI, il Papa
presiederà la Santa Messa alla quale parteciperanno la comunità di Santa
Brigida, Sant’Ilario e San Massimo. Con l’odierna celebrazione, che
la nostra emittente seguirà
in radiocronaca diretta, a partire dalle 18.00, con commento in italiano
sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz, saliranno
a 310 le comunità parrocchiali che il Papa ha incontrato finora. Ma sull’attesa
dei fedeli per questo incontro con Giovanni Paolo II, ascoltiamo don Romano
Matrone, parroco di sant’Ilario, nell’intervista di Barbara Castelli.
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R. - Che cosa ci aspettiamo? Sicuramente speriamo che la
fede possa trarre nuovo slancio da questo incontro. In primo luogo, affinché
l’Eucaristia sia al centro della vita della parrocchia e affinché l’Assemblea
si raccolga nel giorno di domenica attorno alla mensa del Signore. L’altra
dimensione da scoprire meglio è il Rosario, come cammino mariano per conoscere
Gesù Cristo.
D. - Qual è la realtà in cui è immersa la parrocchia di
San Massimo, simile a quella di Santa Brigida e Sant’Ilario, che sono tutte del
settore Ovest?
R. - La realtà sociale è quella di un quartiere in cui le
persone sono completamente prese dal lavoro. Fin dalla nascita di questo
quartiere, costituitosi in maniera abusiva dopo gli anni ‘60, si è delineata
questa realtà: la gente esce da casa per lavorare e rientra a casa per dormire.
All’inizio è stato molto duro portare la gente agli incontri serali di
catechesi, poter recuperare la Messa festiva. Oggi, dopo 13 anni di lavoro,
possiamo dire che i primi frutti si cominciano a vedere: la vita del quartiere
comincia ad articolarsi anche attorno alla parrocchia.
D. - Giovanni Paolo II sabato scorso ha invitato le
parrocchie e le comunità ad essere ‘famiglie di famiglie’. In concreto che cosa
vuol dire?
R. - Per il Papa vuol dire che la parrocchia non è
chiamata ad essere una massa di fedeli che fanno dei riti. Ma un centro
veramente di comunione. Quello che noi stiamo attuando in questo senso è
trasformare la parrocchia in comunità di comunità. Le comunità che vivono una
vita fraterna, una vita di comunione, una vita di amore ed aiuto reciproco,
vanno costituendo, pian piano, il corpo di Gesù Cristo, ciascuno nel suo
carisma. Il braccio che sia braccio, la mano che sia mano, il cuore che sia
cuore, quindi, costituiscono non una massa informe di cellule, ma una massa di
fedeli, un corpo in cammino che porta a
Gesù Cristo.
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IL DECRETO CONCILIARE “INTER MIRIFICA” DI PAOLO VI
IN PRIMO PIANO ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, DALL’8 AL 12
MARZO PROSSIMI IN VATICANO,
NEL 40.MO ANNIVERSARIO DELLA SUA ISTITUZIONE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, che
quest’anno celebra il suo 40.mo anniversario, terrà l’Assemblea plenaria dall’8
al 12 marzo prossimi in Vaticano, sul tema: “Inter Mirifica: quarant’anni
dopo”. In primo piano, dunque, c’è il decreto del Concilio Vaticano II “Inter
Mirifica” sugli strumenti di comunicazione sociale che venne promulgato da Papa
Paolo VI il 4 dicembre 1963. Il cardinale Eugênio de Araújo Sales, arcivescovo
emerito di São Sebastião do Rio de Janeiro, uno dei primi membri del dicastero
vaticano, presiederà lunedì prossimo, nella Chiesa del Campo Santo Teutonico,
la messa di apertura, alla quale seguirà un ricevimento.
L’arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni sociali informa che “è stato chiesto ad ogni
membro e consultore del Pontificio Consiglio di presentare gli avvenimenti più
significativi del mondo delle comunicazioni sociali negli ultimi quaranta anni
e di esprimere un sogno che si vorrebbe veder realizzato nei prossimi
dieci anni nel campo delle comunicazioni”. Tali interventi saranno poi
pubblicati e costituiranno la documentazione di base per la celebrazione del
40.mo anniversario della “Inter Mirifica” e del Pontificio Consiglio. È in
programma anche una riflessione sulla proposta di un documento sul tema “Spiritualità
e Cinema”.
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La prima pagina si apre con la
situazione in Iraq: nuovamente rinviata la firma della Costituzione
provvisoria.
Nelle vaticane, in occasione
dell'udienza al Presidente della Repubblica Federale di Germania, Giovanni
Paolo II ha auspicato che la preziosa eredità cristiana continui a fecondare la
società in Germania e in tutta Europa.
Il Santo Padre conclude gli
Esercizi Spirituali sul tema: "Seguendo Te, luce della vita".
La Lettera pastorale del
vescovo di Sarh (Ciad), mons. Edmond Jitangar, dal titolo "Per
un'attenzione particolare della nostra Chiesa-Famiglia di Dio alla donna".
Una pagina dedicata
all'ingresso in diocesi dell'arcivescovo di Ancona.
Celebrate nella parrocchia di Sant'Anna
le esequie di Ercole Orlandi.
Nelle estere, Haiti: insediato
il Consiglio dei Saggi incaricato di scegliere il Premier
Nella pagina culturale, una
riflessone di Angelo Mundula dal titolo "De senectute"
Nelle pagine italiane, in
rilievo il tema delle pensioni.
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6 marzo 2004
FAR FRONTE ALLA POVERTA’ IN CINA PER NON OSTACOLARE IL PROGRESSO
ECONOMICO:
SE NE
PARLA DA IERI A PECHINO ALLA SESSIONE ANNUALE
DELL’ASSEMBLEA
NAZIONALE DEL POPOLO
-
Intervista con Fernando Mezzetti -
Quest'anno la Cina cercherà di contenere entro il
tre per cento il tasso d'inflazione. Lo ha detto oggi il ministro per lo
sviluppo cinese, Ma Kai, nel rapporto all'Assemblea Nazionale del Popolo, il
Parlamento di Pechino, riunito da ieri per la sua sessione annuale. E’ solo uno
degli aspetti del forte miglioramento economico che il grande Paese asiatico
sta registrando. La
Cina, d’altra parte, pur programmando una crescita del 7 per cento per il 2004,
deve ancora fare i conti con seri problemi sociali: la povertà delle aree
rurali e un’agricoltura antiquata. Ne ha parlato ieri anche il premier Wen
Jiabao, tracciando per la prima volta un quadro reale della situazione
socio-economica del Paese. Si tratta di un importante fase di cambiamento
dell’ultimo grande regime comunista? Giancarlo La Vella ne ha parlato con
Fernando Mezzetti, editorialista ed esperto di Cina:
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R. -
Certamente, anche perché questa sessione dell’Assemblea farà tre modifiche alla
Costituzione, la principale delle quali è stabilire l’inviolabilità della proprietà
privata acquisita legalmente. La Cina non è più, quindi, un Paese comunista che
non rispetta la proprietà privata, ma che la istituzionalizza nella sua
Costituzione, mettendola sullo stesso piano della proprietà statale. E questo
non è poco. Ciò faciliterà anche lo sviluppo ulteriore dell’economia statale
stessa, perché il privato contribuisce già al prodotto interno lordo per oltre
il 60 per cento.
D. - E’ un importante contributo alla verità, quello dato
da Wen Jiabao. Sicuramente in Cina c’è bisogno di altri contributi del genere.
Quali ad esempio?
R. - Wen Jiabao ha riconosciuto per la prima volta la
disparità esistente tra ricchi e poveri. Finora, avevano parlato di disparità
fra regioni, ma non fra gruppi sociali. Il premier ha parlato chiaramente di
problemi sociali che potrebbero mettere in pericolo la stabilità del regime e,
a proposito di questo, Jiabao ha accennato alla necessità di avanzare con prudenza
ma con sforzi concreti nella promozione di una ristrutturazione politica. La
frase è ambigua, però riconosce la necessità di un cambiamento. Da questo a
passare ad una democrazia, come noi la concepiamo, naturalmente ce ne corre,
però si riconosce che la struttura politica attuale del Paese non è più
sufficiente a guidare uno sviluppo sociale e non solo economico. Finora, la
Cina ha puntato esclusivamente sullo sviluppo economico. Adesso riconosce la
necessità di concentrarsi sullo sviluppo interno per ottenere il quale occorre
una redistribuzione più equa della ricchezza nazionale.
D. - Un’economia così in progresso, anche se disordinato,
di quali controlli ha bisogno?
R. - Le autorità cinesi non rinunceranno mai alla
direzione politica del Paese. Il partito resta il supremo arbitro e regolatore
di tutto, perché sono consapevoli dei rischi di un’instabilità sociale. Non vi
è dubbio che in Cina la popolazione rurale stia molto meglio di quanto stesse
nell’epoca maoista, ma il gap è ancora spaventoso. Il reddito medio pro
capite nelle campagne, dove vivono circa 800 milioni di cinesi, arriva forse ad
un dollaro al giorno e questo è un problema che è esplosivo, una “bomba a
tempo”.
D. – Ci sono, poi, i rapporti internazionali. Quali le
alleanze che potrà stringere la nuova Cina: Stati Uniti, Europa, Russia?
R. - In generale, la Cina desidera un ambiente
internazionale pacifico per favorire il proprio sviluppo economico, ma alleanze
vere e proprie non ne vedo. Loro hanno consapevolezza di essere un grande Paese
per dimensione, per peso demografico, per peso economico. La Cina è diventata
la quinta potenza economica del mondo, sorpassando l’Italia, però resteranno
sempre le tensioni con Taiwan e rimarrà il peso incombente di questo Paese su
tutta l’Asia. Ad esempio, il Giappone è molto preoccupato della sviluppo economico
cinese e teme di esserne oscurato.
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REGOLAZIONE NATURALE DELLA FERTILITA’ E CULTURA
DELLA VITA:
NELLA DICHIARAZIONE COMUNE DI CENTO DOCENTI
UNIVERSITARI E GINECOLOGI, PRESENTATA IERI,
LE
LINEE GUIDA PER UNA CULTURA RISPETTOSA
DELLA
PERSONA E DELLA VITA
- Intervista con Elena Giacchi -
Presentata ieri sera a Roma, nell’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana, la dichiarazione di cento docenti universitari
italiani e del direttivo nazionale dell’Associazione Ginecologi Universitari
Italiani, Agui, sul tema “Regolazione naturale della fertilità e cultura della
Vita”. La dichiarazione, emersa al termine del convegno internazionale tenutosi
a Roma alla fine di gennaio scorso presso l’Università Cattolica del Sacro
Cuore, intende mettere un punto fermo nella promozione di una cultura
rispettosa della persona e della vita. Il servizio è di Maria Di Maggio.
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E’ dovere primario degli atenei
universitari e dei mass media italiani promuovere una sempre maggiore
conoscenza e diffusione dei metodi naturali di regolazione della fertilità come
approccio fondamentale alla fertilità stessa e come strumento adeguato al
compito della trasmissione responsabile della vita umana. E’ questo l’appello
dei docenti e dei ginecologi universitari chiamati ad interrogarsi sul rapporto
tra regolazione naturale della fertilità e cultura della vita. Ascoltiamo a
tale proposito Elena Giacchi, docente di pianificazione familiare presso
l’Università Cattolica del Sacro Cuore:
“La regolazione
naturale della fertilità si basa su metodi di autoconsapevolezza della
fertilità stessa, ma essere consapevoli della fertilità significa anche
prendere coscienza dell’armonia, della bellezza di tutti i processi fisiologici,
biologici che rendono possibile la generazione della vita umana. E’ proprio un
vuoto di conoscenza che porta a temere la fertilità e la procreazione. La
conoscenza rimuove la paura, porta l’apprezzamento e, quindi, mette la radice
giusta per potersi aprire responsabilmente e liberamente ad una nuova vita”.
A sostegno della dignità scientifica e della regolazione
naturale della fertilità, interviene la diffusione dei metodi naturali in
diversi contesti sociali e culturali multietnici ed interreligiosi. Ancora
Elena Giacchi:
“Non c’è
contraddizione tra quello che è il fondamento dell’antropologia cattolica,
l’insegnamento del magistero della Chiesa e quelle che sono delle istanze
profondamente umane, scritte nella persona umana, indipendentemente dalla
religione. L’insegnamento del metodo naturale viene proposto non come una
fredda tecnica diagnostica per avere o no una gravidanza, ma come uno strumento
di conoscenza di una dimensione della persona che è la fertilità, che non è una
dimensione soltanto biologica, ma è una dimensione che coinvolge la persona
intera: la dimensione spirituale, la dimensione affettiva, psicologica e
relazionale. Questo porta una positività di accoglienza anche da parte di
culture come il mondo islamico. Studi fatti dall’Organizzazione mondiale della
sanità per valutare l’efficacia dei metodi naturali hanno evidenziato che anche
indù, oltre a musulmani, sono disponibili ad accogliere un approccio naturale
di conoscenza e di valorizzazione della fertilità”.
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SI È SVOLTO NEI GIORNI SCORSI IL SOLENNE ATTO
ACCADEMICO
DELLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA SUL
TEMA: LA PEDAGOGIA IGNAZIANA
- Il servizio di Marco Cardinali -
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L’Atto
accademico di quest’anno si inserisce nella cornice della “pianificazione
strategica” dell’Università, cioè il lavoro che sta compiendo per fare il punto
sui grandi valori, che l’hanno da sempre ispirata, e sulle necessità e le
richieste della cultura del nostro tempo, sempre più globalizzata e
frammentata. E’ un momento di sosta per riflettere alla luce della pedagogia
del fondatore della Compagnia di Gesù e iniziatore del Collegio Romano che
diventerà poi Università Gregoriana. Nelle intenzioni di Sant’Ignazio,
l’educazione si sforza di andare oltre l’eccellenza accademica. È un processo
tra gli insegnanti e gli studenti che ha lo scopo di favorire lo studio
personale e cooperativo, la scoperta, la creatività e la riflessione, e di
promuovere l’apprendimento per tutta la vita e l’azione al servizio degli
altri.
La
pedagogia concepita da S. Ignazio di Loyola non può essere solamente un metodo,
ma deve diventare il modo in cui gli insegnanti accompagnano gli studenti nella
loro crescita globale e nel loro sviluppo. Per questo include contesto,
esperienza, riflessione, azione, valutazione, in un ciclo continuo e ripetuto
di apprendimento e di crescita. Nasce da un’intuizione spirituale sperimentata
dallo stesso Ignazio: far crescere chi aiuta a crescere, impedendo che il
maestro divenga talmente potente da avere il desiderio di creare altri potenti.
Per sant’Ignazio, solo chi è aiutato, può aiutare e solo chi è discepolo, può
essere maestro.
Anche
nel mondo contemporaneo così complesso e variegato, dunque, i gesuiti o gli
educatori che applicano la pedagogia ignaziana devono avere la profonda
consapevolezza che essi offrono, tramite lo studio che mira alla completezza
spirituale e umana della persona, un
grande tesoro culturale e oggi anche tecnologico. Deve essere usato con umiltà
e soprattutto al servizio dell’uomo. Le condizioni educative attuali sono così
diverse da quelle del tempo di Ignazio ma le sue intuizioni sono ancora così
importanti. Al Rettore Magnifico della Gregoriana, padre Franco Imoda, abbiamo
chiesto quale sia l’eredità più importante che il mondo accademico della
Gregoriana abbia ricevuto da Sant’Ignazio:
R. – Credo che nell’arco della vita di Sant’Ignazio molto
tipica per lui sia stata la scoperta dell’importanza della mediazione
culturale. Mentre all’inizio, sulla spinta del fervore spirituale, pensava di
poter comunicare la sua esperienza direttamente, abbastanza presto ha capito
che senza una mediazione culturale, quindi uno studio, una capacità di
articolare oltre che di legittimare la sua qualità di guida, non avrebbe potuto
raggiungere i fini che si proponeva. La fondazione del Collegio Romano, che è
il nostro predecessore in quanto Università Gregoriana, è in fondo una
manifestazione di questo spirito ignaziano che sa che deve passare attraverso
la cultura.
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Domani, 7 marzo, seconda domenica di Quaresima, la
liturgia ci propone il Vangelo della Trasfigurazione secondo la narrazione di
San Luca: “In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì
sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua
veste divenne candida e sfolgorante”. Su questo passo evangelico, il
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik ci offre il suo commento:
**********
La
trasfigurazione di Gesù Cristo sul Monte Tabor è forse uno degli eventi più
strani per la mentalità di oggi, perché noi siamo abituati a pensare con i
concetti e ad immaginare con le forme. Perciò, si cerca di pensare com’era
questa nuova forma di Cristo. Ma gli antichi Padri hanno già sottolineato come
la trasfigurazione di Cristo sia un dono che Dio fa agli apostoli presenti,
togliendo un velo dai loro occhi, per far vedere nell’umanità di Cristo, sul
suo volto concreto, quella luce del Dio inaccessibile. E’ un gesto della carità
di Dio verso gli apostoli, quindi, per sostenerli nel rapporto verso Cristo, in
modo che anche quando vedranno questo volto schiaffeggiato, sputato, insanguinato
e umiliato, rimarranno saldi, sicuri che quello stesso volto è il volto del
Figlio di Dio che non può essere sopraffatto dal male.
**********
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6 marzo 2004
“UNA VITA FORTEMENTE PROVATA”: COSI’ IL PAPA NEL TELEGRAMMA
PER I
FUNERALI DI ERCOLE ORLANDI, CELEBRATI OGGI IN VATICANO
- A
cura di Gianfranco Grieco -
ROMA. =
“Una vita fortemente provata”: con queste parole il Papa ha ricordato il papà
di Emanuela Orlandi, morto ieri. A leggere il messaggio inviato da Giovanni
Paolo II in occasione dei funerali svoltisi questa mattina nella chiesa di
Sant’Anna in Vaticano, è stato mons.
Gabriele Caccia, assessore della Segreteria di Stato. Dopo aver ricordato il
servizio reso da Ercole Orlandi nella Prefettura Pontificia, Giovanni Paolo II
ha sottolineato la vita tanto provata della famiglia Orlandi ed ha impartito la
Benedizione apostolica alla famiglia e a tutti i presenti che sono stati
numerosissimi. La figlia di Ercole Orlandi, Emanuela scomparve nel giugno del
1983, mentre faceva ritorno a casa. Aveva allora 15 anni. Il suo caso è stato al centro
dell’attenzione mediatica ed è stato messo in relazione con varie vicende tra
cui l’attentato al Papa, ma in realtà non c’è mai stato alcun riscontro per
nessuna delle notizie diffuse e della ragazza non si è saputo più nulla. Oggi,
accanto alla bara coperta di fiori c’erano la moglie e gli altri 4 figli. Tra i
presenti alle esequie, anche l'arcivescovo Oscar Rizzato, elemosiniere del
Papa, il vescovo Bruno Bertagna, segretario del Pontificio Consiglio per i
Testi legislativi. La salma di Ercole Orlandi è stata trasportata nella cripta
della parrocchia di sant'Anna. Canti e preghiere hanno accompagnato la cerimonia,
segnata dalla commozione visibile di molti dei presenti nei confronti di un
uomo che ha saputo portare la croce e farsi carico del suo peso, coniugando
mistero della volontà di Dio ed esemplarità di vita.
L’EUROPA DEL DUEMILA E’ UN CONTINENTE MULTIETNICO
CHE HA BISOGNO DI COSTRUIRE UNA
SOCIETA’ NEL SEGNO DELL’INTEGRAZIONE.
LO HA DETTO L’ARCIVESCOVO AGOSTINO
MARCHETTO AL CONVEGNO SULL’IMMIGRAZIONE
NELLE CITTA’ EUROPEE, PROMOSSO DAL
COMUNE DI BOLOGNA
- A
cura di Stefano Andrini -
BOLOGNA. = L’Europa di oggi, senza negare le sue radici
cristiane, si presenta come un continente multietnico, pluriculturale e
multireligioso. L’obiettivo di fondo per i Paesi occidentali è dunque la
costruzione di una società integrata. Questo richiede non tanto la difesa di
religioni e culture contrapposte, quanto piuttosto l’impegno per l’incontro
delle culture e per il dialogo interreligioso. Lo ha affermato mons. Agostino
Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e
degli itineranti, intervenendo al convegno sull’immigrazione nelle città
europee, promosso dal Comune di Bologna. La due giorni, conclusa dal ministro
degli Esteri italiano, Franco Frattini, è stata dominata dal confronto tra gli
amministratori di diverse città del continente attorno alla “Carta dei diritti
e dei doveri per una civile convivenza”, approvata un anno fa dal consiglio comunale
bolognese. Il documento, da una parte, dichiara la disponibilità della città ad
accogliere gli immigrati, dall’altra, chiede loro di conoscere e rispettare il
patrimonio di regole e di tradizioni che la caratterizzano. La Carta – ha
ricordato il sociologo Pierpaolo Donati – ha riscosso molti consensi perché ha
scelto la strada della sussidiarietà. E’ un patto che evita la segregazione
delle comunità di immigrati e l’idea paternalistica delle quote e delle
rappresentanze per i nuovi arrivati.
LA
CARITAS DI HAITI LANCIA UN APPELLO PER UN PIANO DI SOLIDARIETA’
IN FAVORE DELLA POPOLAZIONE:
VERRANNO AVVIATI CINQUE CENTRI DI ASSISTENZA
PER BAMBINI, DONNE IN GRAVIDANZA E
MALATI DI AIDS,
OLTRE A MENSE E A UN PIANO DI
VACCINAZIONI
PORT-AU-PRINCE.
= Cinque centri per portare assistenza a 5 mila scolari, un migliaio di
donne in gravidanza, 3 mila neonati e circa duecento ammalati terminali di
Aids. E poi: cinque mense scolastiche, un piano massiccio di vaccinazioni, cinque
cisterne di acqua potabile in ciascuna diocesi, e la ricostruzione e
riabilitazione di duecento alloggi. E’ l’insieme degli interventi predisposti
dalla Caritas di Haiti, che ha lanciato un appello urgente per far fronte
all’emergenza in corso nell’isola caraibica. Il piano della Caritas locale, con
il sostegno della rete internazionale dell’organizzazione, prevede la
realizzazione di azioni a breve termine per aiutare le fasce vulnerabili della
popolazione e programmi di media e lunga scadenza per “assicurare condizioni di
vita minimamente dignitose in un Paese afflitto da uno dei maggiori indici di
povertà del pianeta”. Intanto, il Catholic Relief Services (Crs),
l’agenzia di aiuti della Chiesa cattolica statunitense che fa parte del network
Caritas, ha reso noto di aver ripreso soltanto parzialmente alcune operazioni
nella penisola meridionale di Les Cayes. In un comunicato giunto alla Misna, i
responsabili del Crs si dicono preoccupati per l’aggravarsi della situazione,
“nonostante l’arrivo delle forze di pace”. L’insicurezza che regna in tutta
l’isola, aggiunge il Crs, impedisce ancora una regolare distribuzione degli
aiuti. (A.D.C.)
RIPRESO
IL RIENTRO DEI PROFUGHI AFGHANI DAL PAKISTAN:
L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI
UNITE PER I RIFUGIATI CONTA DI RIMPATRIARE NELLA REGIONE 400 MILA PERSONE ENTRO
IL 2004
ISLAMABAD.
= Dopo l’interruzione dello scorso novembre, l’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati ha ripreso il programma di rimpatrio dei rifugiati
afghani dal Pakistan. L’Unhcr aveva sospeso le operazioni dopo l’assassinio ad
opera dei talebani di una sua operatrice francese, Bettina Goislard, avvenuto a
Ghazni nell’Afghanistan sudorientale. In Pakistan, sono ancora presenti oltre
un milione di afghani. L’obiettivo dell’organizzazione internazionale è di
riportarne in patria 400 mila entro il 2004, che si andranno così ad aggiungere
ai circa due milioni di persone già rimpatriate. L’impegno dei governi afghano
e pakistano, che ha garantito un miglioramento delle condizioni di sicurezza,
ha indotto l’Alto Commissariato a riprendere le operazioni e ad inviare
nell’area i propri operatori. (P.C.)
LANCIATA
DA AMNESTY INTERNATIONAL LA CAMPAGNA GLOBALE CONTRO LA VIOLENZA
CHE COLPISCE LE DONNE. TRA GLI
OBIETTIVI PRINCIPALI,
L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI
DISCRIMINATORIE E LO STOP
AI CRIMINI DI GUERRA COMMESSI A
LORO DANNO
Londra. = “La violenza contro le donne è un cancro che sta
divorando il cuore della società”. Inizia così l’accesa denuncia della
segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, nel corso della
conferenza stampa di lancio della nuova campagna biennale “Stop violence
against women”, tenuta ieri a Londra. L’iniziativa dell’organizzazione internazionale
si prefigge numerosi scopi attraverso iniziative su diversa scala, sia globale
che locale. L’abolizione delle leggi discriminatorie nei confronti delle donne
e una campagna per fermare l’impunità sui crimini di guerra commessi a loro
danno sono tra gli obiettivi più ambiziosi indicati da Amnesty International.
Per sostenere l’iniziativa, in Italia, il comune di Roma ha organizzato tre
giornate di sensibilizzazione, dal 6 all’8 marzo, in piazza del Campidoglio.
Durante il lancio dell’evento, è intervenuta Hauwa Ibrahim, avvocato difensore di Amina Lawal e Safiya
Husseini, che ha portato la propria testimonianza e opinioni, in particolare
sulla spinosa questione delle ingerenze internazionali: “Non ho visto
nell’interessamento degli italiani, in particolare, un’interferenza nelle
questioni interne di un Paese come la Nigeria che pure ha altre leggi,
tradizioni o religioni. Nel sostenere Amina, non ho visto una presa di
posizione contro un diverso stile di vita, bensì una difesa dei diritti umani,
della libertà e della giustizia”. (P.C.)
SARA’ PRESTO DISPONIBILE LA VERSIONE MINIATURIZZATA
DELLA POMPA-CARDIACA
CHE
PERMETTERA’ AI BAMBINI MALATI DI CUORE DI NON DOVER ATTENDERE
IN OSPEDALE
IL TRAPIANTO DI ORGANO. L’APPARECCHIATURA CREATA
DA UN’AZIENDA AMERICANA
WASHINGTON. = Tra breve anche i bambini
cardiopatici, così come già avviene per i malati più grandi, potranno contare
sull’ausilio di una mini pompa cardiaca, in attesa di essere sottoposti al
trapianto di organo. La versione miniaturizzata della pompa cardiaca per
adulti, in uso da tempo, è stata creata dalla “Macromed technologies” e potrà
essere impiantata ai piccoli pazienti nel giro di poche settimane. La pompa,
che pesa all'incirca 1 etto e 10 grammi, potrà cambiare la qualità di vita dei
bimbi permettendo loro di andare a casa dall'ospedale in attesa del trapianto
di cuore. Ora, i giovanissimi pazienti in lista per ricevere un organo cardiaco
(circa 500 nel mondo) devono rimanere in clinica, attaccati alla macchina per
il cuore-polmoni che permette loro di mantenersi in vita. Tre maggiori centri
cardiologici americani hanno già ordinato la pompa. (A.D.C.)
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6 marzo 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
Ancora sangue in
Iraq. Due civili iracheni sono rimasti uccisi, oggi, durante scontri a fuoco
tra miliziani sciiti e soldati britannici nel sud del Paese. Ne ha dato notizia
la polizia locale. E un soldato americano ha perso la vita in un attentato ad
ovest di Baghdad. Sul piano diplomatico, ieri, è saltata la firma della costituzione irachena, a causa dell’opposizione degli sciiti.
Le speranze per l’Iraq d’intraprendere un cammino democratico si spostano quindi
a lunedì prossimo, giorno in cui è stata fissata la prossima riunione di
governo. E all’indomani della mancata firma della costituzione provvisoria,
sette membri sciiti del Consiglio di governo iracheno sono stati ricevuti a
Najaf dal grande ayatollah Alì Sistani. Intanto, secondo la Casa Bianca il
rinvio della firma della costituzione non comprometterà il passaggio dei poteri
ad un governo locale, entro il 30 giugno. Ma sarà possibile rispettare questa
scadenza, con il rischio che nuovi attentati possano impedire la
normalizzazione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’esperto di terrorismo del
Corriere della Sera, Guido Olimpio:
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R. – Forse sì, ma non c’è dubbio che la mancata firma
provi che il terrorismo paga. Non è certo un caso che questi contrasti siano
emersi qualche giorno dopo i terribili attentati che hanno colpito la comunità
sciita. Quindi, è un segnale pericoloso sulla via della normalizzazione e i
terroristi vogliono proprio impedire la normalizzazione.
D. – Che tipo di istituzioni potranno essere le future
istituzioni irachene sotto la spada di Damocle della violenza continua?
R. – Certamente rappresenta un grosso problema per
chiunque, perché dover governare in condizioni di violenza non permette certo
uno sviluppo di una democrazia, non tanto piena, ma penso proprio a delle
semplici strutture amministrative, il governo. E anche l’Iraq dovrà imparare
una certa dialettica politica. Ma con gli attentati e le violenze, soprattutto
tra gruppi etnici diversi è difficile insegnare e apprendere questa dialettica.
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Violenza anche in Medio Oriente. Due poliziotti
palestinesi sono rimasti uccisi in scontri a fuoco con l’esercito israeliano al
valico di Erez, tra Israele e la Striscia di Gaza. La notizia è riportata dal
quotidiano israeliano Haaretz, in cui si precisa che a rivendicare l’attentato
sono stati i gruppi militanti Hamas, Jihad islamica e al
Fatah. Gli scontri sono iniziati dopo l’esplosione di un’auto
vicino al posto di controllo israeliano sul valico, in cui hanno perso la vita
anche due kamikaze. Intanto, sempre secondo il quotidiano Haaretz, che cita fonti diplomatiche di
Washington, sarebbe imminente una decisione degli Stati Uniti di imporre sanzioni
alla Siria, a causa del presunto sostegno del governo di Damasco ai gruppi terroristici.
Dopo una settimana di confronto
politico, ma soprattutto di dure proteste di piazza, nelle quali sono rimaste
uccise almeno otto persone, in Venezuela, oggi, l’opposizione torna per le
strade di Caracas. Prevista una marcia di sostegno al progetto di referendum
per la revoca del mandato del presidente Hugo Chàvez. Ce ne parla Maurizio
Salvi:
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Dopo la decisione del Consiglio Nazionale elettorale, che
ha convalidato praticamente solo la metà delle 3,4 milioni di firme raccolte
nel novembre scorso, l’opposizione sta cercando di serrare le file per salvare
il referendum e comunque per mantenere sotto pressione il governo di Chavez. Le
autorità elettorali hanno, infatti, confermato che un milione di firme saranno
sottoposte a revisione ed il coordinamento insiste per ottenere il periodo più
lungo possibile per la loro conferma da parte degli elettori. Se almeno 600
mila ribadiranno di volere il referendum, esso si potrà fare. Mentre Chavez ha
convocato gli ambasciatori accreditati nella capitale per collaborare – ha
detto – nel reperimento della verità di quanto accade nel Paese. Ma in sostanza
il discorso ritrasmesso da radio e televisione è servito per accusare gli Stati
Uniti di avere organizzato l’estromissione da Haiti del presidente Jean Bertrand
Aristide e per avvertire la Casa Bianca di non cercare di rovesciare il governo
venezuelano, come tentato con l’effimero golpe dell’aprile 2001.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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E proprio ad Haiti si è creato il Comitato dei sette saggi
incaricati di indicare entro una settimana un nuovo primo ministro. Intanto,
oltre ai contingenti di Stati Uniti e Francia, dispiegati sul territorio, anche
il Canada invierà 450 soldati, divenendo di fatto la terza forza multinazionale
impegnata ad Haiti per numero di militari incaricati. A Port-au-Prince,
inoltre, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per chiedere il ritorno
dell’ex presidente Aristide.
Escalation di violenza in Afghanistan. Nove presunti
talebani sono stati uccisi, oggi, dalle forze speciali americane ad Orgun, 170
chilometri a sud della capitale Kabul. Lo ha reso noto un portavoce militare
americano, secondo il quale non ci sono state vittime tra i soldati. E ieri,
nella zona al confine con il Pakistan, un tecnico turco è stato freddato e un
altro è stato rapito in un’imboscata sulla strada che collega Kabul e Kandahar.
Infine, otto miliziani afghani hanno perso la vita in un attacco a un posto di
frontiera nel sud del Paese, avvenuto fra mercoledì e giovedì.
Circa dieci milioni di greci si
recheranno domani alle urne per scegliere il nuovo governo. Decideranno,
quindi, se confermare la fiducia ai socialisti del Pasok, oppure, come prevede
la maggior parte dei sondaggi, affidare di nuovo, dopo 11 anni, la guida del
Paese al centrodestra. I particolari nel servizio di Cesare Rizzoli.
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La scommessa si gioca domani tra Costas Karamanlìs, 48
anni, nipote di Costantino Karamanlìs, padre e padrone della Grecia negli anni
’70 e ’80, contro Ghiorgos Papandreou, 52 anni, figlio e nipote di due capi di
governo fino agli anni ’90 e oltre. La passione dei greci per votare le dinastie
anche in politica, dunque, è rispettata. Ma più forte appare il bisogno di una
svolta politica per affrontare le rivendicazioni sociali, scosse dall’entrata
recente della Grecia nell’area dell’euro. Karamanlìs in quanto ad esperienze di
gestione di governo si presenta come l’uomo nuovo, in grado di combattere la
corruzione politica e la burocrazia. Papandreou promette quale nuovo leader
della sinistra facce nuove nel partito e nel governo e garantisce i 20 anni di
potere della sinistra e i forti legami con l’Europa.
Da Atene, per la Radio Vaticana, Cesare Rizzoli.
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Quarantasette
persone sono morte e altre 70 sono rimaste ferite durante scontri tra clan
rivali nel villaggio di Hiin Gaduud, 220 chilometri a nordest di Mogadiscio.
Ignoti i motivi dello scontro, uno dei tanti che avvengono in Somalia dal 1991,
anno in cui terminò la dittatura di Siad Barre.
Migliaia
di persone hanno partecipato, ieri a Skopje, ai funerali di Boris Trajkovski,
il presidente macedone morto con altre otto persone in un incidente aereo,
avvenuto la settimana scorsa in Bosnia Erzegovina. Alle esequie erano presenti,
tra gli altri, anche il presidente della commissione europea, Romano Prodi, e
il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer.
Sono
cominciate le operazioni di soccorso vicino alla stazione scientifica Polo
Nord-32, distrutta dalla pressione dei ghiacci giovedì scorso. Intanto, un elicottero
russo Mi-26 è partito questa mattina per raggiungere i 12 membri della spedizione
intrappolati da giorni. I resti della stazione si trovano poco più di 700 km ad
est dell’isola norvegese di Spitzbergen e vanno alla deriva 10 km al giorno.
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