RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 212 - Testo della Trasmissione di venerdì 30 luglio 2004 

 

Sommario   

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cordoglio del Papa per la morte, in Belgio, di 15 persone e il ferimento di altre 200 in seguito all’esplosione di gas nella zona industriale di Ghislenghien

 

‘Amore coniugale, sessualità e procreazione’: temi affrontati nel volume “Famiglia: questioni etiche”, recentemente pubblicato dal Pontificio Consiglio per la famiglia. Intervista con mons. Josef Romer.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo la Convention democratica, gli interrogativi sulla futura politica estera Usa in caso di riconferma di Bush o di elezione di Kerry. Intervista con la responsabile dei rapporti con la stampa per l'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione, Javier Solana

 

‘Processo di pace in Liberia e crisi umanitaria nel Darfur’ alla Conferenza panafricana,  ad Accra, in Ghana. Con noi, Sergio Cecchini

 

L’Asia protagonista oggi al VII Meeting internazionale sulle migrazioni in corso a Loreto

 

Il 12 ottobre sarà in Italia la “Giornata nazionale di Cristoforo Colombo”: la decisione in onore del navigatore genovese e della sua impresa. Ai nostri microfoni, Claudio Scajola.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Promosso dalla Chiesa in Mongolia un seminario per arginare il fenomeno della violenza, molto diffuso nel Paese asiatico

 

Proseguono gli scontri nell’Est della Repubblica democratica del Congo. Le Nazioni Unite rinnovano di due mesi la missione di pace MONUC

 

Organizzato da una diocesi indiana dello Stato del Guajarat un seminario, per sacerdoti e laici, sull’Eucaristia, in vista dell’anno speciale che il Papa dedicherà al tema dal prossimo ottobre

 

Il MAC, movimento apostolico ciechi, ha lanciato un progetto di solidarietà per la distribuzione di medicinali oftalmici in 45 dispensari del Kenya.

 

Sono iniziate lo scorso 9 luglio le riprese del film dedicato alla vita di San Francesco Saverio. Il progetto firmato da una coppia di registi cattolici indiani.

 

24 ORE NEL MONDO:

Scontri nella notte a Falluja: morti 13 iracheni. A Baghdad, la visita a sorpresa di Colin Powell

 

Medio Oriente: quattro palestinesi uccisi dalle truppe israeliane a Gaza. Un’Agenzia dell’Onu chiede il ritiro di una parte del personale dalla striscia di Gaza

 

Ventisei morti e trenta feriti in un incidente automobilistico nell’est della Turchia.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 luglio 2004

 

 

CORDOGLIO DEL PAPA PER LA MORTE, IN BELGIO,

DI QUINDICI PERSONE E IL FERIMENTO DI ALTRE 200 IN SEGUITO

ALL’ESPLOSIONE DI GAS AVVENUTA NELLA ZONA INDUSTRIALE DI GHISLENGHIEN

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Una preghiera fervente a Dio per affidare le vittime alla sua misericordia e perché le loro famiglie trovino sostegno e conforto. A levarla è stato Giovanni Paolo II in un telegramma di cordoglio fatto pervenire al nunzio apostolico in Belgio, in seguito alla drammatica notizia dell’esplosione di gas avvenuta questa mattina nella zona industriale di Ghislenghien, nel sud del Paese, dove sono morte una quindicina di persone e almeno 200 sono rimaste ferite.

 

Nel telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa ha anche incoraggiato i soccorritori e i diversi servizi ospedalieri “nella loro importante missione di accoglienza e di assistenza ai feriti” ed ha impartito la benedizione apostolica a tutte le persone coinvolte nella “catastrofe”. Secondo il ministro belga della Difesa, Andrè Flahaut, che si trova sul luogo del disastro, il numero delle vittime potrebbe purtroppo aumentare. Tra quelle accertate, vi sarebbero soprattutto lavoratori, ma anche vigili del fuoco ed addetti ai servizi di sicurezza dell’impianto. L’unità di crisi ha reso noto che sono ancora in corso forti fughe di cloro e di idrogeno che rendono difficoltoso il lavoro dei soccorritori. Il rischio è che si possano produrre nuove esplosioni anche se meno violente. Bloccata al traffico l’autostrada Bruxelles-Tournai, non lontana dall’area dell’incidente.

 

 

NOMINA

 

In Francia, Giovanni Paolo II ha nominato arcivescovo coadiutore di Sens mons. Yves Patenôtre, finora vescovo di Saint-Claude. Allo stesso tempo, il Papa lo ha nominato coadiutore del Prelato della Prelatura territoriale della Mission de France o Pontigny. Il presule, 64 anni, dopo essere entrato nel Seminario maggiore di Issy-les-Moulineaux, presso Parigi, vi ha conseguito il baccellierato in teologia. Dal 1965 al 1967 ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo la Licenza in Teologia. E’ stato, tra l’altro, rettore del Seminario maggiore interdiocesano di Reims e professore di Teologia dogmatica. Successivamente è stato nominato parroco di Saint-Martin-les-Vignes a Troyes, cappellano diocesano dell’Azione Cattolica dei “Milieux indipendants” e responsabile della formazione permanente del clero e della pastorale ecumenica. Nel 1994 è stato nominato vescovo di Saint-Claude.

 

 

AMORE CONIUGALE, SESSUALITÀ E PROCREAZIONE:

SONO ALCUNI DEI TEMI AFFRONTATI NEL VOLUME “FAMIGLIA QUESTIONI ETICHE”,

RECENTEMENTE PUBBLICATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

- Intervista con mons. Karl Josef Romer -

 

“Famiglia questioni etiche”. E’ questo il titolo del volume appena pubblicato dal Pontificio Consiglio per la famiglia che raccoglie una serie di tematiche affrontate nei corsi pastorali per i vescovi, organizzati negli ultimi dieci anni in diversi Paesi del mondo. Sul rapporto tra famiglia ed etica, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il segretario del dicastero per la famiglia, mons. Karl Josef Romer:

 

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R. - Il rapporto tra famiglia ed etica è una questione fondamentale. Nella famiglia possiamo trovare i valori più belli: la fiducia; l’amore tra una donna ed un uomo che veramente si amano con profondo rispetto, e l’ammirazione reciproca. La vita matrimoniale è un impegno da prendere con profonda responsabilità per creare una famiglia, soprattutto quando nascono dei figli, che sia ‘tempio di bellezza e di santità’.

 

D. – Quali i temi, le priorità e gli elementi focali emersi nei corsi pastorali ai quali hanno partecipato oltre 1200 vescovi …

 

R. – Il primo tema è quello dell’amore coniugale, fondamento della famiglia. E, un altro aspetto è quello della sessualità. E’ importante che tutti possano riscoprire che la sessualità è una delle espressioni più totalizzanti perché offre la possibilità di una dedicazione reciproca degli sposi nell’amore e la capacità di creare vita nuova. Un terzo aspetto riguarda la procreazione, il mistero della vita: in ogni figlio si apre una nuova eternità. Un’altra importante tematica affrontata è il rapporto tra famiglia e società. Certi Stati vogliono ridefinire la famiglia, vogliono dare gli stessi diritti ad altre forme di unione, per esempio le unioni di fatto, dove uomo e donna convivono senza nessun impegno. Ma queste sono gravi distorsioni rispetto al vero significato di famiglia. Questo libro vuol contribuire con ottimismo al lavoro in questo magnifico, ma difficile campo della pastorale della famiglia.

 

D. – La società attuale è spesso caratterizzata, come lei ha già detto, da nuove forme di unione e da un progressivo allontanamento dai più autentici valori familiari. Quali, allora, le sfide e le priorità per la Chiesa nella sua missione per la famiglia?

 

R. – La pastorale deve cercare di capire la situazione nella quale si trovano le coppie e studiare i problemi concreti di oggi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'Iraq dove proseguono le violenze. Rimandata, di due settimane, per motivi di sicurezza la Conferenza nazionale.

Sempre in prima, il telegramma del Papa per le vittime della sciagura nel Sud del Belgio, dove una fuga di gas ha provocato quattordici morti e duecento feriti.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in America.

 

Nelle estere, Sudan, Darfur: l'Onu annuncia il voto sulla risoluzione; abolito nel testo il riferimento a sanzioni. 

Un articolo di Gabriele Nicolò su un rapporto della Fao in cui si evidenzia l'urgenza di adottare adeguate misure preventive per ridurre gli incendi nel mondo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Impagliazzo a trent'anni dalla morte di Enrico Medi, un modello "alto" di laico cristiano.

Un articolo di Danilo Veneruso nel sessantesimo anniversario della rivolta a Varsavia: uno degli episodi più tragici della resistenza polacca all'invasione nazista.

 

Nelle italiane, Dpef: via libera alla manovra da 24 miliardi e alla riduzione delle tasse in due anni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

30 luglio 2004

 

 

LA CONVENTION DEMOCRATICA HA FATTO SENTIRE PIÙ VICINO

 IL VOTO PRESIDENZIALE NEGLI STATI UNITI E  HA SOLLEVATO GLI INTERROGATIVI SULLA FUTURA POLITICA ESTERA USA

 IN CASO DI RICONFERMA DI BUSH O DI  ELEZIONE DI KERRY.

IL PUNTO DI VISTA DELL’EUROPA NELL’INTERVISTA CON CRISTINA GAIAK, RESPONSABILE PER I RAPPORTI CON LA STAMPA PER L’ALTO RAPPRESENTANTE

PER LA POLITICA ESTERA E LA SICUREZZA, JAVIER SOLANA

 

La Convention democratica ha fatto sentire più vicina la data per il voto presidenziale negli Stati Uniti e ha sollevato gli interrogativi, tra gli osservatori internazionali, su quanto cambierebbe realmente nella politica estera Usa nel caso di riconferma di Bush o in caso di elezione di Kerry. Ricordiamo il dibattito sulla scelta dell’unilateralismo fatta dall’amministrazione Bush per la guerra in Iraq, le aspre critiche di alcuni Paesi europei, la ricucitura dei rapporti grazie anche ad un passo indietro fatto da Bush e alle sue aperture all’Onu. 

 

Ora, guardando alle prospettive future, ci si chiede come l’Unione europea aspetti il risultato del voto di novembre. Fausta Speranza lo ha chiesto a Cristina Gajak, responsabile dei rapporti con la stampa per l'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione, Javier Solana:

 

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R. – WE ARE NOT AWAITING 

Non abbiamo bisogno di conoscere i risultati delle elezioni per formulare la nostra politica nei confronti  dei nostri principali partner e gli Stati Uniti sono tra i partner più importanti. Qualunque sia l’amministrazione che il popolo americano sceglierà nelle elezioni del prossimo novembre, per noi importante sarà consolidare la nostra alleanza con l’America affinché Stati Uniti e Unione Europea, insieme, possano affrontare i problemi internazionali. Dobbiamo farlo in modo coordinato perché non c’è dubbio che proprio uniti possiamo fare la differenza. Esistono diversità tra l’approccio americano e quello europeo ai vari problemi, per esempio noi siamo molto attaccati al multilateralismo, alle organizzazioni internazionali ecc. Solo coordinando i nostri sforzi potremo trovare soluzioni ai tanti problemi di oggi, come quello della stabilità e dei conflitti che interessano varie aree del mondo. Diversamente, le cose saranno molto più difficili. Alla futura amministrazione noi assicuriamo l’alleanza europea, un’alleanza però i cui obiettivi, scopi, metodologie, che per noi sono così importanti, devono essere compresi dagli americani.

 

D. - Dopo l’approvazione del Trattato costituzionale quali possono essere le novità reali nella politica estera dell’Unione Europea?

 

R. – THE NEW PROSPECTIVES OF ….

Le nuove prospettive della politica estera dell’Unione Europea indubbiamente sono molto più positive. Il nostro obiettivo è quello di rafforzare il coordinamento ed il ruolo dell’Europa nel mondo. Questo nostro sforzo sta segnando molti importanti progressi in particolare in aree dove l’UE è specialmente impegnata, come ad esempio nei Balcani e in Medio Oriente, ma anche nel miglioramento dei rapporti con i nostri alleati, soprattutto con gli Stati Uniti. L’UE andrà sempre  più accentuando il suo impegno per la soluzione di problemi che riguardano tutto il mondo, come la proliferazione delle armi di distruzioni di massa, il terrorismo ecc. Pertanto la firma del Trattato costituzionale e l’accordo raggiunto sulla creazione della figura di un ministro degli esteri europeo è indubbiamente un importantissimo passo avanti nel rafforzamento dell’Europa e del suo ruolo nel mondo.

 

D. – L’alto rappresentante dell’Unione Europea, alcuni giorni fa a Roma, ha invitato l’Europa ad assumersi le proprie responsabilità. Fra queste, quali le priorità?

 

R. – WE ARE ALMOST 5 HUNDRED MILLION PEOPLE…

Noi siamo quasi 500 milioni di persone. La popolazione dei 25 membri dell’Unione Europea è il doppio di quella degli Stati Uniti e quattro volte quella del Giappone. Noi siamo la singola unità economica più importante del mondo, nel senso che il nostro prodotto interno lordo costituisce una grande parte del prodotto interno lordo di tutto il mondo. Noi abbiamo un ruolo da svolgere e lo stiamo svolgendo, ma è un ruolo che deve essere rafforzato. Non dovrebbe esserci problema al mondo alla cui soluzione  l’Europa non possa dare il proprio contributo. E’ chiaro che ci sono delle priorità e che queste sono strettamente legate ai nostri interessi e alla nostra geografia.

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SECONDO GIORNO AD ACCRA, IN GHANA,

DELLA CONFERENZA PANAFRICANA SULLA CRISI IN COSTA D’AVORIO.

AL CENTRO DEI LAVORI, OGGI, ANCHE LA LIBERIA E LA CRISI UMANITARIA NEL DARFUR

 

Secondo giorno ad Accra, in Ghana, della Conferenza panafricana sulla crisi in Costa d’Avorio. Al centro dei lavori, oggi, ci sono anche la Liberia e la crisi umanitaria nel Darfur. Intanto, proprio in merito alla regione sudanese, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu vota oggi la bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti, che minaccia l’interruzione di tutte le attività economiche e diplomatiche nei confronti di Khartoum, sospettata di proteggere le milizie arabe Janjawid, responsabili di pulizia etnica contro la popolazione nera. Ma sul summit in corso ad Accra, ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese:

 

 

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Nell’inaugurazione dei lavori, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha sollecitato le parti a superare le divergenze personali, accettando di operare insieme in uno spirito di impegno e di comprensione reciproca. Oggi sono affrontati altri temi scottanti, quali la crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese del Darfur e lo Stato del processo di pace in Liberia. Sull’esito effettivo di questo summit, le dichiarazioni ufficiali sembrano indicare, almeno per la Costa d’Avorio, un risolutivo passo in avanti nel processo di riconciliazione nazionale e soprattutto per quanto riguarda la smilitarizzazione dei gruppi armati nel nord della Costa d’Avorio, anche se gli osservatori esprimono un cauto ottimismo. Per il Darfur pare, invece, ventilarsi un’ipotesi negoziale tutta africana. E questo per scongiurare l’invio di contingenti militari occidentali nella regione del Sudan. Nel pomeriggio di oggi si dovrebbe sapere qualcosa di più, anche se Khartoum pare sempre più determinata a difendere il principio di non ingerenza negli affari interni del Paese.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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E per l’arrivo della stagione delle piogge, proprio in Darfur, continuano a peggiorare le condizioni degli sfollati che hanno trovato rifugio in Ciad. Proprio oggi, Croce Rossa e Mezzaluna Rossa aprono un nuovo campo nella località di Treguine: potrà ospitare fino a 20 mila persone. Da quella zona è appena tornato Sergio Cecchini, di Medici Senza Frontiere, che al microfono di Andrea Sarubbi denuncia la gravità della situazione:

 

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R. - In questo momento sono pochissime le organizzazioni operative in Darfur, ma la cosa che preme di più comunicare e chiedere è quella di fare pressioni affinché non solo venga creato più interesse da parte dei mezzi di comunicazione su quello che sta accadendo in Darfur ma si crei anche più interesse affinché le organizzazioni umanitarie intervengano nella regione.

 

D. – Lo stesso Kofi Annan si è lamentato della scarsa attenzione della comunità internazionale. “Avevamo chiesto – ha detto – dei soldi, ne sono arrivati meno della metà”...

 

R. – Purtroppo è vittima di una serie di fattori, tra cui crisi politiche, motivazioni mediatiche. Basterebbe fare un raffronto con la quantità di soldi che vengono destinati all’Iraq e la quantità di soldi che, invece, vengono destinati al Darfur in questo momento. E’ importante considerare, inoltre, che quella del Darfur non è un’emergenza esplosa adesso, in questi ultimi mesi. Si tratta, infatti, di un’emergenza esplosa più di un anno e mezzo fa, nel febbraio del 2003.

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L’ASIA PROTAGONISTA OGGI AL VII MEETING INTERNAZIONALE SULLE MIGRAZIONI IN CORSO A LORETO. PRESENTE, UN FIGLIO ILLUSTRE DEL GIAPPONE, IL CARDINALE STEPHEN FUMIO HAMAO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI E DEGLI ITINERANTI

 

L’Asia è stata protagonista della mattinata al VII Meeting internazionale sulle migrazioni in corso a Loreto.  Presente, un figlio illustre del Giappone, il cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti. Sono intervenuti anche due ambasciatori presso la Santa Sede: la signora Leonida Vera delle Filippine ed il signor Chou-seng Tou, della Repubblica di Cina. Sul dibattito al Meeting promosso per iniziativa dei missionari e laici Scalabriniani, ascoltiamo da Loreto Giovanni Peduto:

 

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          L’Asia, il Continente con più della metà della popolazione al mondo, è pienamente interessata da varie correnti migratorie. Sono circa mezzo milione ogni anno i migranti che si trasferiscono verso i Paesi occidentali. L’Asia è anche il Continente che ospita il maggior numero di rifugiati: oltre sei milioni. Quello più consistente è il movimento di migranti all’interno del Continente che interessa circa due milioni e mezzo di persone all’anno. Le destinazioni più importanti sono le regioni a più alto tenore di sviluppo economico: anzitutto i Paesi del Golfo, dove sono circa nove milioni gli immigrati con una proporzione a volte superiore del 50 per cento rispetto alla popolazione locale. Per quanto riguarda i luoghi d’origine di molti immigrati,  si tratta soprattutto di Indonesia e  Filippine.

 

Le migrazioni in Asia sono caratterizzate dalla temporaneità dei visti, combinata alla breve durata dei contratti di lavoro, che richiedono in genere il ritorno in patria prima di essere rinnovati e che non permettono un progetto di integrazione a medio o lungo termine. Il divieto ai ricongiungimenti familiari, per i lavoratori migranti, è inteso a scoraggiare la permanenza degli stranieri sul territorio.

 

Un ruolo importante nel sistema migratorio asiatico è giocato dai reclutatori che fungono da intermediari tra i datori di lavoro e i migranti, ma spesso sfruttano il bisogno dei lavoratori. Si tratta anche di migrazioni in cui è cresciuta considerevolmente la componente femminile. Le donne trovano lavoro soprattutto nel settore dei servizi, in particolare, i servizi domestici. Infine, le migrazioni in Asia sono connotate anche da una rilevante presenza di immigrati irregolari. Si tratta di persone che sono entrate regolarmente sul territorio e che poi sono rimaste oltre i limiti del visto o si sono inserite nel mercato del lavoro senza i relativi permessi. Oppure si tratta di immigrati che hanno semplicemente attraversato le frontiere e che hanno trovato lavoro nei settori trascurati dalla gente del posto, perché mal pagati, pericolosi, o di scarso prestigio sociale. I vari tentativi di controllo delle migrazioni irregolari hanno sortito effetti limitati. Anche in Asia, dunque, le migrazioni hanno ormai raggiunto un ruolo strutturale o per la rilevanza dei migranti sul mercato del lavoro in genere, o per la loro incidenza in settori produttivi specifici. Tuttavia, il sistema migratorio asiatico, rigidamente basato sulla temporaneità delle presenze, non facilita l’integrazione dei migranti e porta, di conseguenza, alla irregolarità, con serie conseguenze sul trattamento di questi lavoratori stranieri. C’è da dire che nonostante ciò, una parte di essi finisce col rimanere sul territorio e pone l’interrogativo su quanto sostenibile possa essere questa situazione.

 

A Loreto, questa sera, la Piazza della Madonna antistante il Santuario sarà gremita di partecipanti al concerto di Luca Barbarossa, a sostegno delle missioni dei padri Scalabriniani a Capetown, in Sudafrica. L’ingresso allo spettacolo è gratuito ma, durante l’esibizione, i volontari del Meeting passeranno tra il pubblico per raccogliere offerte che saranno destinate al progetto Capetown: una struttura per l’assistenza e la formazione professionale dedicata ai profughi in fuga dalle guerre del Continente nero nella città sudafricana. Il concerto di Luca Barbarossa è una delle iniziative culturali del Meeting internazionale sulle migrazioni, quest’anno alla sua VII edizione. Dibattiti, mostre, stand ed ogni sera concerti di musica etnica all’insegna delle multiculturalità: formano un appuntamento apprezzato dai tanti giovani e adulti che si riversano, dalle vicine località di mare, nella città mariana per serate di musica e colori.

 

Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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IL 12 OTTOBRE SARÀ IN ITALIA

 LA  “GIORNATA NAZIONALE DI CRISTOFORO COLOMBO”:

E’ LA DECISIONE DEL GOVERNO IN ONORE

 DEL NAVIGATORE GENOVESE E DELLA SUA IMPRESA

- Ai nostri microfoni l’onorevole Claudio Scajola -

 

L’Italia festeggerà il suo Columbus Day. A partire da quest’anno, infatti, il governo ha nominato un Comitato nazionale, insediatosi oggi a Roma, a Villa Doria Pamphili, e presieduto dall’on. Claudio Scajola. Si occuperà di promuovere e coordinare le iniziative celebrative per la prima giornata tutta italiana. Il servizio di Francesca Smacchia:

 

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(musica)

 

Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo scopriva una nuova terra, spingendosi là dove mai nessuno era giunto prima. Il mondo noto si arricchiva di realtà geografiche, storiche e culturali sconosciute. Iniziava così una nuova epoca, l’età moderna. Con la scoperta dell’America, viaggi, esplorazioni e commerci portarono all’umanità ricchezze e prospettive di sviluppo.

 

Nel corso dei secoli, il Nuovo Continente ha rappresentato per l’Europa e soprattutto per l’Italia una fonte di benessere: milioni i contadini, gli operai e gli artigiani che sono emigrati in America. A partire da quest’anno, è giunto anche in Italia il momento di rendere omaggio al navigatore genovese promuovendo una Giornata Nazionale in onore di Cristoforo Colombo. Oggi, per circa due milioni di italiani che vivono e lavorano nelle due Americhe e per i 60 milioni di origine italiana nello stesso continente, questa celebrazione indetta dal governo italiano assume un significato morale e politico importante.

 

(musica)

 

L’onorevole Claudio Scajola, presidente del Comitato nazionale che promuove e coordina le iniziative celebrative per il prossimo 12 ottobre, ha sottolineato come questa giornata rappresenti un impegno concreto dell’Italia per una politica di partecipazione, integrazione e solidarietà.

 

“Si è ritenuto utile che le generazioni nuove abbiano una conoscenza della enormità delle conseguenze della scoperta dell’America sulle scienze, sulle arti e addirittura sull’alimentazione, su tutto. Quindi si è ritenuto necessario istituire la Giornata nazionale di Cristoforo Colombo, che dal 12 di ottobre 2004, per la prima volta, sarà un’occasione per ricordare questo grande personaggio del mondo italiano. E si farà con un Comitato che avrà il compito di coordinare le iniziative per rendere più nota la figura di Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America.

 

(musica)

 

L’iniziativa volta a rilanciare la conoscenza di Cristoforo Colombo e della sua impresa, dà ulteriore lustro alla città di Genova scelta per il 2004 come Capitale Europea della Cultura.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

30 luglio 2004

 

EDUCARSI AL DIALOGO IN FAMIGLIA PER CONTENERE LA VIOLENZA:

PROMOSSO DALLA CHIESA IN MONGOLIA UN SEMINARIO PER ARGINARE IL FENOMENO,

MOLTO DIFFUSO NEL PAESE ASIATICO

 

ULAANBAATAR. = Insegnare la cultura dell’ascolto, diffondendo tra le famiglie l’attitudine al dialogo. E’ la via indicata dalla Chiesa in Mongolia per risolvere il problema della violenza, uno degli aspetti che caratterizzano la società locale e i cui effetti si ripercuotono in particolare sulle donne. Da diverse settimane - riferisce l’agenzia Asianews - presso il Centro missionario cattolico di Ulaanbaatar è in atto un ciclo di incontri sul controllo degli istinti violenti. Il seminario è stato organizzato da suor Nellie Zarraga, dell’ordine del Cuore Immacolato di Maria. “Mentre nelle società occidentali la gente è abituata al dialogo - sottolinea Oyunsuren, psicologa cattolica di 26 anni - in Mongolia, soprattutto gli uomini, alzano subito le mani per risolvere qualsiasi discussione”. “Il problema è riconducibile anche ad una scarsa educazione - ha aggiunto Selenge, ricercatrice di storia - dopo il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, le famiglie hanno preferito far proseguire gli studi alle figlie e mandare a lavorare i maschi”. In Mongolia alle donne viene insegnato che non hanno il diritto di provare rabbia. Alle violenze degli uomini, esse reagiscono spesso rimanendo in silenzio e dimostrandosi remissive. “L’indifferenza - spiega ancora Oyunsuren - può fare più male di un pugno in faccia. Non sfogare questo tipo di sentimento, può compromettere la salute della persona”. Altre cause delle abituali violenze dei mariti e dei ragazzi per le strade, che con grande facilità brandiscono coltelli, hanno spiegazioni di tipo storico e sociologico. “Sono le tensioni generate da un aumento crescente della popolazione (da 500 mila a 1 milione negli ultimi 10 anni) - ha concluso Selenge - e del tasso di povertà (arrivato al 40 per cento, secondo fonti ufficiali)”. (B.C.)

 

 

PROSEGUONO GLI SCONTRI NELL’EST DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.

LE NAZIONI UNITE RINNOVANO DI DUE MESI LA MISSIONE DI PACE MONUC

 

GOMA. = Resta alta la tensione nella Repubblica Democratica del Congo. I combattimenti delle ultime settimane tra esercito governativo e militari dissidenti nella regione orientale hanno provocato oltre 35.000 sfollati. Lo ha riferito Patracki Lavand’Homme, responsabile dell’ufficio umanitario dell’Onu (Ocha) a Goma, capitale del nord Kivu. Di questi, circa 30.000 sono fuggiti dalla zona di Kalehe per dirigersi a nord, verso le posizioni controllate dai soldati insubordinati del generale Laurent Nkunda, l’ex-comandante della ribellione filoruandese che due mesi fa, nonostante la presenza dei caschi blu dell’Onu, conquistò per pochi giorni la città di Bukavu, poi riconquistata dalle truppe lealiste. Altre circa 5.000 persone, invece - riferisce l’agenzia Misna - si sono dirette verso sud, nella zona controllata dalle forze governative. Il funzionario dell’Ocha ha sottolineato che nelle zone di Numbi, Shanje e Chebumba la popolazione locale sta offrendo ospitalità agli sfollati, ma le risorse alimentari iniziano a scarseggiare. Da mesi è tornata a salire la tensione nell’est dell’ex-Zaire, l’area dove si sono maggiormente concentrati gli scontri durante i cinque anni di guerra, conclusa con l’accordo di pace che nel luglio 2003 ha portato gli ex-gruppi ribelli nel governo di unità nazionale di Kinshasa. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, intanto, ha rinnovato di due mesi la missione di pace in Congo (Monuc), in attesa di un rapporto del Segretario generale Onu, Kofi Annan, che fornirà indicazioni per una radicale modifica del mandato, al fine di aumentare il numero di caschi blu presenti nel Paese e creare una forza rapida di intervento per evitare nuovi incidenti armati nell’est della Repubblica Democratica del Congo. (B.C.)

 

 

ORGANIZZATO DA UNA DIOCESI INDIANA DELLO STATO DEL GUAJARAT

UN SEMINARIO DI STUDIO PER SACERDOTI E LAICI SULL’EUCARISTIA, IN VISTA DELL’ANNO SPECIALE CHE IL PAPA DEDICHERA’ AL TEMA DAL PROSSIMO OTTOBRE

 

AHNMEDABAD (INDIA). = La Chiesa indiana risponde all’iniziativa di Giovanni Paolo II, che ha proclamato l’anno che andrà dall’ottobre 2004 all’ottobre 2005, Anno dell’Eucaristia. La diocesi di Ahmedabad, capitale dello stato del Gujarat, nell’India occidentale, ha tenuto di recente presso il Centro pastorale diocesano un seminario sul tema “Eucaristia, Sacramento di Redenzione”, rivolto in special modo ai sacerdoti, ma aperto anche a religiosi e laici. Il seminario - riferisce l’Agenzia Fides - è partito dall’analisi di due documenti di riferimento (Ecclesia de Eucaristia, Redemptionis Sacramentum) e, come ha spiegato il vescovo di Ahmedabad, Thomas Macwan, si inserisce nella speciale attenzione che la Chiesa locale sta dedicando all’Eucaristia sin dal gennaio scorso. Il presule ha sottolineato che il seminario intendeva rimettere l’Eucaristia al centro della vita del sacerdote e voleva farne il culmine della giornata per ogni cristiano. “Celebrarla o parteciparvi ogni giorno – ha detto - può diventare una routine: per questo tutti abbiamo bisogno di riflettere e approfondire il grande mistero della Salvezza”. Il gesuita padre Victor Devaman, leader di un movimento carismatico in Gujarat, ha poi spiegato che l’enciclica Ecclesia de Eucharistia vuole aiutare i fedeli a “celebrare l’Eucaristia in modo più significativo, con maggiore devozione e consapevolezza”. Illustrando poi la Redemptionis Sacramentum, padre Sergio Dias, rettore del Seminario minore di Ahmedabad, ha messo in risalto come “il documento insegni un modo responsabile per celebrare e per difendere la sacralità del rito romano”. (A.D.C.)

 

 

IL MAC, MOVIMENTO APOSTOLICO CIECHI, HA LANCIATO UN PROGETTO DI SOLIDARIETA’

PER LA DISTRIBUZIONE DI MEDICINALI OFTALMICI IN 45 DISPENSARI DEL KENYA.

L’INIZIATIVA INTITOLATA A GIAMPIERO CASSIO,  UN NON VEDENTE CONSIGLIERE DEL MAC, TRAVOLTO E UCCISO DALLA METROPOLITANA DI ROMA LO SCORSO 15 LUGLIO

 

ROMA. = Una fornitura costante di medicinali oftalmici per le decine di dispensari che operano in Kenya. E’ uno dei numerosi progetti di solidarietà che il Movimento apostolico ciechi (MAC) gestisce in Africa e in altre aree del mondo colpite dalla miseria. E’ poco noto che quella riguardante la cura delle malattie degli occhi è una tra le più serie emergenze sanitarie del continente africano. Migliaia sono le persone, soprattutto tra le popolazioni povere, colpite da problemi oftalmici di varia gravità, che rischiano spesso di degenerare per mancanza di cure appropriate, portando coloro che ne sono affetti alla perdita parziale o totale della vista. Nel solo Kenya, Paese nel quale il MAC ha avviato il suo progetto, su una popolazione di 31 milioni e mezzo di abitanti, la cecità raggiunge l’1,5 per cento. L’iniziativa del MAC comporterà una spesa di 10 mila euro; saranno 45 centri sanitari sparsi per lo Stato keniano e il MAC li rifornirà di medicinali oftalmici, arrivando anche nei luoghi più impervi, come la savana e le zone desertiche. Il Progetto Kenya, portato avanti in collaborazione con un apposito organismo della Conferenza episcopale locale, è intitolato a Giampiero Cassio, uno dei consiglieri nazionali del Movimento apostolico ciechi, morto tragicamente lo scorso 15 luglio nella metropolitana di Roma. Cassio, non vedente, è stato travolto dal convoglio dopo essere caduto nell’interstizio tra due vagoni, probabilmente scambiato per uno degli ingressi della carrozza. Un incidente che, tra l’altro, ha riproposto in modo drammatico la questione della sicurezza per i non vedenti sui mezzi di trasporto. (A.D.C.)

 

 

SONO INIZIATE LO SCORSO 9 LUGLIO LE RIPRESE DEL FILM

DEDICATO ALLA VITA DI SAN FRANCESCO SAVERIO.

IL PROGETTO E’ FIRMATO DA UNA COPPIA DI REGISTI CATTOLICI INDIANI

 

GOA. = La vita di San Francesco Saverio raccontata in un documentario. Il progetto, che porta la firma di una coppia di registi cattolici indiani, ha preso il via lo scorso 9 luglio nello Stato dell’Old Goa, sulla costa occidentale dell’India, dove sono custodite le reliquie del santo. Shamir e Kavita Diniz sperano di proiettare il filmato in occasione dell’esposizione decennale dei resti di San Francesco Saverio, dal 21 novembre prossimo al 2 gennaio 2005, presso la Basilica del Buon Gesù. “Grazia, coraggio e Gloria” è il titolo del film che durerà circa un’ora e che verrà inciso su cd. I due registi, esperti di produzioni digitali e animazione al computer, hanno dichiarato di essersi accuratamente documentati dal punto di vista storico e sociale sull’epoca di San Francesco Saverio, XVI secolo. Molte scene, tuttavia, saranno riprodotte in digitale, per la difficoltà di alcune ambientazioni e la presenza di un numero elevato di uomini e animali. Il cast comprende 200 attori locali. La parte di Francesco Saverio adulto è stata assegnata al 21.enne Karan Jaime Bodade. La vita del Santo si articolerà in quattro capitoli, dall’infanzia fino alla decisione di dedicarsi alla missione. Francesco Saverio arrivò a Goa il 6 maggio del 1542, trentadue anni dopo la conquista portoghese. La  città è stata la base dalla quale i missionari portoghesi hanno evangelizzato l’Asia, a partire dal 1498. Due mesi e mezzo dopo la sua morte (2 dicembre 1552), il corpo del Santo è stato ritrovato intatto e portato a Goa nel 1554. I resti furono sepolti sotto l’altare della Chiesa di San Paolo. Nel 1619, papa Paolo V canonizzò Francesco Saverio e le reliquie furono trasferite nella Basilica del Buon Gesù, dove  sono custodite tuttora. All’ultima esposizione delle reliquie del Santo, nel 1994, hanno partecipato oltre un milione di fedeli. (B.C.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

30 luglio 2004

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

È salito a tredici il bilancio degli iracheni caduti nei violenti scontri con le forze statunitensi, avvenuti nella notte a Falluja. Sul piano politico, si registra la visita non annunciata a Baghdad, stamani, del segretario di Stato americano, Colin Powell. Il nostro servizio:

 

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Da fonti mediche si è appreso che nei combattimenti a Falluja, la città ribelle nel triangolo sunnita, ad una cinquantina di chilometri ad ovest di Baghdad, almeno altri 16 iracheni sono rimasti gravemente feriti. Secondo residenti locali, gli scontri sono durati diverse ore e hanno causato la distruzione di case e fabbriche. In merito alla vicenda degli ostaggi, la stampa della capitale giordana, Amman, ha reso noto che due autisti siriani, facenti parte di un convoglio che viaggiava in Iraq, sono stati rapiti contemporaneamente ai quattro autisti giordani mostrati nel video trasmesso ieri dall’emittente Dubai Tv. In un comunicato, i sequestratori presentatisi come “il Gruppo della morte”, hanno chiesto che il governo giordano ponga fine al suo sostegno alle forze della coalizione. Intanto, dal quotidiano del Kuwait “Politics”, si è appreso che potrebbe essere il pericoloso terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi l’uomo fermato al confine iracheno con la Siria in un’operazione congiunta delle forze della coalizione e della polizia locale. Circa la visita a sorpresa di Powell, il responsabile americano di più altro grado giunto in Iraq dal giorno del passaggio dei poteri, il 28 giugno scorso, al momento si sa soltanto che il segretario di Stato Usa è giunto a Baghdad dopo aver visitato l’Arabia Saudita e il Kuwait e che ha avuto colloqui con le autorità locali, alle quali ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti a superare le sfide inerenti la sicurezza, che il nuovo Iraq si troverà di fronte nelle prossime settimane. Intanto, il presidente americano, George W. Bush ha revocato gran parte delle sanzioni che gli Stati Uniti adottavano contro il deposto regime di Saddam Hussein. Le sanzioni erano state imposte dall’Onu e dalla Casa Bianca all’indomani dell’invasione irachena del Kuwait, il 2 agosto 1990. Resteranno, invece, in vigore restrizioni come il congelamento dei beni legati ad istituti finanziari o a persone legate all’ex rais.

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“Il futuro non appartiene alla paura ma alla libertà”. E’ il messaggio ottimistico che John Kerry ha voluto lanciare all’America nel discorso con cui ha accettato ieri la candidatura alla Casa Bianca e concluso la Convention democratica di Boston. Il senatore è stato accolto sul palco dai compagni reduci dal Vietnam, per dimostrare la sua esperienza militare e quindi la sua credibilità come comandante in capo delle Forze armate, in un’era segnata dalla lotta al terrorismo. Da Boston, Paolo Mastrolilli:

 

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Kerry ha subito affrontato, a viso aperto, i temi accusando Bush di aver ingannato il Paese con le motivazioni della guerra in Iraq e poi di averlo esposto alla crisi in corso, perché non aveva un piano per gestire la pace. Lui, invece, ha promesso di ricostruire le alleanze e il rispetto per l’America, riportando la stabilità a Baghdad con l’aiuto della comunità internazionale. Allo stesso tempo ha garantito di usare tutti i mezzi a disposizione per sconfiggere il terrorismo. La seconda parte del suo discorso si è invece concentrata sui problemi interni, aggravati, secondo Kerry, dalle politiche di Bush che hanno favorito solo i privilegiati. Lui ha promesso di investire nella sanità, nell’istruzione, nella creazione di posti di lavoro che consentano di guadagnare abbastanza per non vivere in povertà, finanziando gli interventi con la cancellazione dei tagli alle tasse: in favore del presidente de più ricchi. Kerry ha concluso appellandosi ai valori profondi dell’America, la fede, il lavoro, l’uguaglianza delle opportunità per tutti, e chiedendo a Bush di rigettare la politica della divisione. “Questo – ha detto – è il momento di raggiungere il prossimo sogno e di guardare al prossimo orizzonte”.

 

Da Boston, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sul futuro dell’America delineato dal discorso di John Kerry, la nota dagli Stati Uniti, di Empedocle Maffia:

 

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Il candidato Kerry ha parlato a tutti gli americani, non solo ai democratici. Ad un Paese da tre anni intimorito ed impaurito da una lotta al terrorismo combattuta in progressiva solitudine e toccato dall’ostilità di molti popoli. Ha promesso il rientro nel sistema internazionale, il ritorno alle alleanze, alla capacità di restituire una dimensione morale alla politica. Kerry ha scelto di parlare in positivo, evocando un Iraq affidato non più solo alle decisioni americane; una Casa Bianca che non nasconda più la verità; una politica che non offenda più le libertà civili garantite dalla costituzione.

 

Ha scelto questo messaggio, convinto che sia il modo più serio e più efficace per porre all’intero elettorato il vero problema sul quale esso deciderà con il voto del prossimo 2 novembre: se il progresso, molte libertà civili e la credibilità dell’America nel resto del mondo possano essere garantiti da altri quattro anni di presidenza Bush.

 

Della risposta dei democratici Kerry è certo. Per gli altri ha delineato un progetto per un’America del tutto diversa dall’oggi, che nei 95 giorni sino al voto può diventare condiviso dalla maggioranza del Paese.

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Ennesima giornata di sangue in Medio Oriente. Le truppe israeliane hanno ucciso quattro palestinesi che stavano collocando una bomba vicino alla recinzione che segna il confine fra Israele e Striscia di Gaza. Sul piano politico, si registra un incontro informale, tenutosi in una località sul Mar Morto, tra le autorità israeliane e palestinesi per discutere del ritiro unilaterale da Gaza voluto dal premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon. Intanto, l’Agenzia dell’Onu per l’aiuto ai rifugiati della Palestina (Unrwa) ha chiesto il ritiro di una parte del suo personale dalla striscia di Gaza.

 

Al vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), in corso a Ginevra, è atteso per oggi, o al massimo per domani pomeriggio, un accordo dei 147 Paesi membri del Wto sullo spinoso nodo dell’agricoltura, in particolare riguardo alla difesa dei prodotti sensibili nei mercati internazionali. In queste ore è in discussione una bozza di compromesso presentata stamani. Da tempo i Paesi del Sud del mondo chiedono a quelli del Nord di eliminare l’eccessivo protezionismo dei loro prodotti nazionali.

 

L’Italia è diventata un “obiettivo pagante per il radicalismo islamico” come dimostrano i proclami di Bin Laden ma anche quelli diffusi da Al Muqrin all'indomani dell'uccisione del cuoco italiano Antonio Amato negli attacchi di Khobar in Arabia Saudita e riecheggiati da altri esponenti radicali. Lo rilevano i servizi di intelligence nella relazione semestrale consegnata al Parlamento. Intanto, giunge un’altra minaccia da Al Qaeda: "Colpiremo Roma” si legge su Internet dove compaiono nuovi e più precisi avvertimenti firmati da presunte cellule integraliste islamiche. L’ultimo messaggio è datato 30 luglio. “Non esiteremo – è scritto nel sito - a spargere altro sangue in tutte le parti d’Europa, a Roma e altrove, fino a quando vi saranno Paesi che si muoveranno nell’orbita dell’America”.

 

Una collisione frontale tra un’automobile e due camion ha causato 26 morti e 30 feriti nell’est della Turchia. L’incidente si è verificato nella notte a Tercan, nella provincia di Erzincan. A darne notizia, l’agenzia di stampa turca Anatolie, che precisa come due dei tre autisti siano rimasti uccisi mentre il terzo sia gravemente ferito.

 

Un’esplosione, quasi certamente provocata da un kamikaze, è avvenuta vicino alla sede dell’ambasciata statunitense a Tashkent, nella repubblica ex sovietica dell’Uzbekistan, nell’Asia centrale. La deflagrazione ha provocato vittime. Lo riferisce l’agenzia russa Interfax, citando fonti della sede diplomatica, ma senza fornire cifre.

 

 

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