RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 212 - Testo della
Trasmissione di venerdì 30 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
L’Asia protagonista oggi al VII
Meeting internazionale sulle migrazioni in corso a Loreto
CHIESA E SOCIETA’:
Scontri
nella notte a Falluja: morti 13 iracheni. A Baghdad, la visita a sorpresa di
Colin Powell
Medio
Oriente: quattro palestinesi uccisi dalle truppe israeliane a Gaza. Un’Agenzia
dell’Onu chiede il ritiro di una parte del personale dalla striscia di Gaza
Ventisei
morti e trenta feriti in un incidente automobilistico nell’est della Turchia.
30
luglio 2004
CORDOGLIO
DEL PAPA PER LA MORTE, IN BELGIO,
DI
QUINDICI PERSONE E IL FERIMENTO DI ALTRE 200 IN SEGUITO
ALL’ESPLOSIONE
DI GAS AVVENUTA NELLA ZONA INDUSTRIALE DI GHISLENGHIEN
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Una
preghiera fervente a Dio per affidare le vittime alla sua misericordia e perché
le loro famiglie trovino sostegno e conforto. A levarla è stato Giovanni Paolo
II in un telegramma di cordoglio fatto pervenire al nunzio apostolico in
Belgio, in seguito alla drammatica notizia dell’esplosione di gas avvenuta
questa mattina nella zona industriale di Ghislenghien, nel sud del Paese, dove
sono morte una quindicina di persone e almeno 200 sono rimaste ferite.
Nel
telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa ha
anche incoraggiato i soccorritori e i diversi servizi ospedalieri “nella loro
importante missione di accoglienza e di assistenza ai feriti” ed ha impartito
la benedizione apostolica a tutte le persone coinvolte nella “catastrofe”.
Secondo il ministro belga della Difesa, Andrè Flahaut, che si trova sul luogo
del disastro, il numero delle vittime potrebbe purtroppo aumentare. Tra quelle
accertate, vi sarebbero soprattutto lavoratori, ma anche vigili del fuoco ed
addetti ai servizi di sicurezza dell’impianto. L’unità di crisi ha reso noto
che sono ancora in corso forti fughe di cloro e di idrogeno che rendono
difficoltoso il lavoro dei soccorritori. Il rischio è che si possano produrre
nuove esplosioni anche se meno violente. Bloccata al traffico l’autostrada
Bruxelles-Tournai, non lontana dall’area dell’incidente.
NOMINA
In Francia, Giovanni Paolo II ha nominato arcivescovo
coadiutore di Sens mons. Yves Patenôtre, finora vescovo di Saint-Claude. Allo
stesso tempo, il Papa lo ha nominato coadiutore del Prelato della Prelatura
territoriale della Mission de France o Pontigny. Il presule, 64 anni, dopo
essere entrato nel Seminario maggiore di Issy-les-Moulineaux, presso Parigi,
vi ha conseguito il baccellierato in teologia. Dal 1965 al 1967 ha frequentato
la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo la Licenza in Teologia. E’
stato, tra l’altro, rettore del Seminario maggiore interdiocesano di Reims e professore
di Teologia dogmatica. Successivamente è stato nominato parroco di
Saint-Martin-les-Vignes a Troyes, cappellano diocesano dell’Azione Cattolica
dei “Milieux indipendants” e responsabile della formazione permanente del clero
e della pastorale ecumenica. Nel 1994 è stato nominato vescovo di Saint-Claude.
AMORE
CONIUGALE, SESSUALITÀ E PROCREAZIONE:
SONO
ALCUNI DEI TEMI AFFRONTATI NEL VOLUME “FAMIGLIA
QUESTIONI ETICHE”,
RECENTEMENTE
PUBBLICATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
- Intervista con mons. Karl Josef Romer -
“Famiglia
questioni etiche”. E’ questo il titolo del volume appena pubblicato dal
Pontificio Consiglio per la famiglia che raccoglie una serie di tematiche affrontate
nei corsi pastorali per i vescovi, organizzati negli ultimi dieci anni in
diversi Paesi del mondo. Sul rapporto tra famiglia ed etica, ascoltiamo al
microfono di Amedeo Lomonaco il segretario del dicastero per la famiglia, mons.
Karl Josef Romer:
**********
R. - Il rapporto tra famiglia ed etica è una questione fondamentale.
Nella famiglia possiamo trovare i valori più belli: la fiducia; l’amore tra una
donna ed un uomo che veramente si amano con profondo rispetto, e l’ammirazione
reciproca. La vita matrimoniale è un impegno da prendere con profonda
responsabilità per creare una famiglia, soprattutto quando nascono dei figli,
che sia ‘tempio di bellezza e di santità’.
D. – Quali i temi, le priorità e gli elementi focali
emersi nei corsi pastorali ai quali hanno partecipato oltre 1200 vescovi …
R. – Il primo tema è quello dell’amore coniugale,
fondamento della famiglia. E, un altro aspetto è quello della sessualità. E’
importante che tutti possano riscoprire che la sessualità è una delle
espressioni più totalizzanti perché offre la possibilità di una dedicazione reciproca
degli sposi nell’amore e la capacità di creare vita nuova. Un terzo aspetto riguarda
la procreazione, il mistero della vita: in ogni figlio si apre una nuova
eternità. Un’altra importante tematica affrontata è il rapporto tra famiglia e
società. Certi Stati vogliono ridefinire la famiglia, vogliono dare gli stessi
diritti ad altre forme di unione, per esempio le unioni di fatto, dove uomo e
donna convivono senza nessun impegno. Ma queste sono gravi distorsioni rispetto
al vero significato di famiglia. Questo libro vuol contribuire con ottimismo al
lavoro in questo magnifico, ma difficile campo della pastorale della famiglia.
D. – La società attuale è spesso caratterizzata, come lei
ha già detto, da nuove forme di unione e da un progressivo allontanamento dai
più autentici valori familiari. Quali, allora, le sfide e le priorità per la
Chiesa nella sua missione per la famiglia?
R. – La pastorale deve cercare di capire la situazione
nella quale si trovano le coppie e studiare i problemi concreti di oggi.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'Iraq
dove proseguono le violenze. Rimandata, di due settimane, per motivi di
sicurezza la Conferenza nazionale.
Sempre in prima, il telegramma
del Papa per le vittime della sciagura nel Sud del Belgio, dove una
fuga di gas ha provocato quattordici morti e duecento feriti.
Nelle vaticane, una pagina
dedicata al cammino della Chiesa in America.
Nelle estere, Sudan, Darfur:
l'Onu annuncia il voto sulla risoluzione; abolito nel testo il riferimento a
sanzioni.
Un articolo di Gabriele Nicolò
su un rapporto della Fao in cui si evidenzia l'urgenza di adottare adeguate
misure preventive per ridurre gli incendi nel mondo.
Nella pagina culturale, un
articolo di Marco Impagliazzo a trent'anni dalla morte di Enrico Medi, un
modello "alto" di laico cristiano.
Un articolo di Danilo Veneruso
nel sessantesimo anniversario della rivolta a Varsavia: uno degli episodi più
tragici della resistenza polacca all'invasione nazista.
Nelle italiane, Dpef: via
libera alla manovra da 24 miliardi e alla riduzione delle tasse in due anni.
=======ooo=======
30
luglio 2004
LA CONVENTION DEMOCRATICA HA FATTO SENTIRE PIÙ
VICINO
IL VOTO
PRESIDENZIALE NEGLI STATI UNITI E HA
SOLLEVATO GLI INTERROGATIVI SULLA FUTURA POLITICA ESTERA USA
IN CASO DI
RICONFERMA DI BUSH O DI ELEZIONE DI
KERRY.
IL PUNTO DI VISTA DELL’EUROPA NELL’INTERVISTA CON CRISTINA GAIAK, RESPONSABILE PER I
RAPPORTI CON LA STAMPA PER L’ALTO RAPPRESENTANTE
PER LA POLITICA ESTERA E LA SICUREZZA, JAVIER
SOLANA
La Convention democratica ha
fatto sentire più vicina la data per il voto presidenziale negli Stati Uniti e
ha sollevato gli interrogativi, tra gli osservatori internazionali, su quanto
cambierebbe realmente nella politica estera Usa nel caso di riconferma di Bush
o in caso di elezione di Kerry. Ricordiamo il dibattito sulla scelta
dell’unilateralismo fatta dall’amministrazione Bush per la guerra in Iraq, le
aspre critiche di alcuni Paesi europei, la ricucitura dei rapporti grazie anche
ad un passo indietro fatto da Bush e alle sue aperture all’Onu.
Ora, guardando alle prospettive
future, ci si chiede come l’Unione europea aspetti il risultato del voto di
novembre. Fausta Speranza lo ha chiesto a Cristina Gajak, responsabile dei
rapporti con la stampa per l'Alto rappresentante per la politica estera e la
sicurezza dell’Unione, Javier Solana:
**********
R. – WE ARE NOT AWAITING …
Non abbiamo bisogno di conoscere i risultati delle elezioni per formulare la nostra
politica nei confronti dei nostri
principali partner e gli Stati Uniti sono tra i partner più importanti.
Qualunque sia l’amministrazione che il popolo americano sceglierà nelle
elezioni del prossimo novembre, per noi importante sarà consolidare la nostra
alleanza con l’America affinché Stati Uniti e Unione Europea, insieme, possano
affrontare i problemi internazionali. Dobbiamo farlo in modo coordinato perché
non c’è dubbio che proprio uniti possiamo fare la differenza. Esistono
diversità tra l’approccio americano e quello europeo ai vari problemi, per
esempio noi siamo molto attaccati al multilateralismo, alle organizzazioni internazionali
ecc. Solo coordinando i nostri sforzi potremo trovare soluzioni ai tanti
problemi di oggi, come quello della stabilità e dei conflitti che interessano
varie aree del mondo. Diversamente, le cose saranno molto più difficili. Alla
futura amministrazione noi assicuriamo l’alleanza europea, un’alleanza però i
cui obiettivi, scopi, metodologie, che per noi sono così importanti, devono
essere compresi dagli americani.
D. -
Dopo l’approvazione del Trattato costituzionale quali possono essere le novità
reali nella politica estera dell’Unione Europea?
R. – THE NEW PROSPECTIVES OF ….
Le nuove prospettive della politica estera dell’Unione
Europea indubbiamente sono molto più positive. Il nostro obiettivo è quello di
rafforzare il coordinamento ed il ruolo dell’Europa nel mondo. Questo nostro
sforzo sta segnando molti importanti progressi in particolare in aree dove l’UE
è specialmente impegnata, come ad esempio nei Balcani e in Medio Oriente, ma
anche nel miglioramento dei rapporti con i nostri alleati, soprattutto con gli
Stati Uniti. L’UE andrà sempre più accentuando
il suo impegno per la soluzione di problemi che riguardano tutto il mondo, come
la proliferazione delle armi di distruzioni di massa, il terrorismo ecc.
Pertanto la firma del Trattato costituzionale e l’accordo raggiunto sulla
creazione della figura di un ministro degli esteri europeo è indubbiamente un
importantissimo passo avanti nel rafforzamento dell’Europa e del suo ruolo nel
mondo.
D. – L’alto rappresentante dell’Unione Europea, alcuni
giorni fa a Roma, ha invitato l’Europa ad assumersi le proprie responsabilità.
Fra queste, quali le priorità?
R. – WE ARE ALMOST 5 HUNDRED MILLION PEOPLE…
Noi siamo quasi 500 milioni di persone. La popolazione dei
25 membri dell’Unione Europea è il doppio di quella degli Stati Uniti e quattro
volte quella del Giappone. Noi siamo la singola unità economica più importante
del mondo, nel senso che il nostro prodotto interno lordo costituisce una
grande parte del prodotto interno lordo di tutto il mondo. Noi abbiamo un ruolo
da svolgere e lo stiamo svolgendo, ma è un ruolo che deve essere rafforzato.
Non dovrebbe esserci problema al mondo alla cui soluzione l’Europa non possa dare il proprio contributo.
E’ chiaro che ci sono delle priorità e che queste sono strettamente legate ai
nostri interessi e alla nostra geografia.
************
SECONDO GIORNO AD ACCRA, IN GHANA,
DELLA CONFERENZA PANAFRICANA SULLA CRISI IN COSTA
D’AVORIO.
AL CENTRO DEI LAVORI, OGGI, ANCHE LA LIBERIA E LA
CRISI UMANITARIA NEL DARFUR
Secondo
giorno ad Accra, in Ghana, della Conferenza panafricana sulla crisi in Costa
d’Avorio. Al centro dei lavori, oggi, ci sono anche la Liberia e la crisi umanitaria
nel Darfur. Intanto, proprio in merito alla regione sudanese, il Consiglio di
Sicurezza dell’Onu vota oggi la bozza di risoluzione presentata dagli Stati
Uniti, che minaccia l’interruzione di tutte le attività economiche e
diplomatiche nei confronti di Khartoum, sospettata di proteggere le milizie
arabe Janjawid, responsabili di pulizia etnica contro la popolazione nera. Ma
sul summit in corso ad Accra, ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese:
**********
Nell’inaugurazione dei lavori, il segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha sollecitato le parti a superare le
divergenze personali, accettando di operare insieme in uno spirito di impegno e
di comprensione reciproca. Oggi sono affrontati altri temi scottanti, quali la
crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese del Darfur e lo Stato del
processo di pace in Liberia. Sull’esito effettivo di questo summit, le
dichiarazioni ufficiali sembrano indicare, almeno per la Costa d’Avorio, un
risolutivo passo in avanti nel processo di riconciliazione nazionale e
soprattutto per quanto riguarda la smilitarizzazione dei gruppi armati nel nord
della Costa d’Avorio, anche se gli osservatori esprimono un cauto ottimismo.
Per il Darfur pare, invece, ventilarsi un’ipotesi negoziale tutta africana. E
questo per scongiurare l’invio di contingenti militari occidentali nella
regione del Sudan. Nel pomeriggio di oggi si dovrebbe sapere qualcosa di più,
anche se Khartoum pare sempre più determinata a difendere il principio di non
ingerenza negli affari interni del Paese.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
**********
E per
l’arrivo della stagione delle piogge, proprio in Darfur, continuano a peggiorare
le condizioni degli sfollati che hanno trovato rifugio in Ciad. Proprio oggi,
Croce Rossa e Mezzaluna Rossa aprono un nuovo campo nella località di Treguine:
potrà ospitare fino a 20 mila persone. Da quella zona è appena tornato Sergio
Cecchini, di Medici Senza Frontiere, che al microfono di Andrea Sarubbi denuncia
la gravità della situazione:
**********
R. - In questo momento sono pochissime le organizzazioni
operative in Darfur, ma la cosa che preme di più comunicare e chiedere è quella
di fare pressioni affinché non solo venga creato più interesse da parte dei
mezzi di comunicazione su quello che sta accadendo in Darfur ma si crei anche
più interesse affinché le organizzazioni umanitarie intervengano nella regione.
D. – Lo stesso Kofi Annan si è lamentato della scarsa
attenzione della comunità internazionale. “Avevamo chiesto – ha detto – dei
soldi, ne sono arrivati meno della metà”...
R. – Purtroppo è vittima di una serie di fattori, tra cui
crisi politiche, motivazioni mediatiche. Basterebbe fare un raffronto con la
quantità di soldi che vengono destinati all’Iraq e la quantità di soldi che,
invece, vengono destinati al Darfur in questo momento. E’ importante
considerare, inoltre, che quella del Darfur non è un’emergenza esplosa adesso,
in questi ultimi mesi. Si tratta, infatti, di un’emergenza esplosa più di un
anno e mezzo fa, nel febbraio del 2003.
**********
L’ASIA PROTAGONISTA OGGI AL VII
MEETING INTERNAZIONALE SULLE MIGRAZIONI IN CORSO A LORETO. PRESENTE, UN FIGLIO
ILLUSTRE DEL GIAPPONE, IL CARDINALE STEPHEN FUMIO HAMAO,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DEI MIGRANTI E DEGLI
ITINERANTI
L’Asia è stata protagonista della mattinata al VII Meeting
internazionale sulle migrazioni in corso a Loreto. Presente, un figlio illustre del Giappone, il cardinale Stephen
Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti
e degli itineranti. Sono intervenuti anche due ambasciatori presso la Santa
Sede: la signora Leonida Vera delle Filippine ed il signor Chou-seng Tou, della
Repubblica di Cina. Sul dibattito al Meeting promosso per iniziativa dei missionari
e laici Scalabriniani, ascoltiamo da Loreto Giovanni Peduto:
**********
L’Asia, il Continente con più della metà della popolazione al
mondo, è pienamente interessata da varie correnti migratorie. Sono circa mezzo
milione ogni anno i migranti che si trasferiscono verso i Paesi occidentali.
L’Asia è anche il Continente che ospita il maggior numero di rifugiati: oltre
sei milioni. Quello più consistente è il movimento di migranti all’interno del
Continente che interessa circa due milioni e mezzo di persone all’anno. Le
destinazioni più importanti sono le regioni a più alto tenore di sviluppo
economico: anzitutto i Paesi del Golfo, dove sono circa nove milioni gli
immigrati con una proporzione a volte superiore del 50 per cento rispetto alla
popolazione locale. Per quanto riguarda i luoghi d’origine di molti
immigrati, si tratta soprattutto di
Indonesia e Filippine.
Le migrazioni in Asia sono caratterizzate dalla
temporaneità dei visti, combinata alla breve durata dei contratti di lavoro,
che richiedono in genere il ritorno in patria prima di essere rinnovati e che
non permettono un progetto di integrazione a medio o lungo termine. Il divieto
ai ricongiungimenti familiari, per i lavoratori migranti, è inteso a
scoraggiare la permanenza degli stranieri sul territorio.
Un ruolo importante nel sistema migratorio asiatico è
giocato dai reclutatori che fungono da intermediari tra i datori di lavoro e i
migranti, ma spesso sfruttano il bisogno dei lavoratori. Si tratta anche di
migrazioni in cui è cresciuta considerevolmente la componente femminile. Le
donne trovano lavoro soprattutto nel settore dei servizi, in particolare, i
servizi domestici. Infine, le migrazioni in Asia sono connotate anche da una
rilevante presenza di immigrati irregolari. Si tratta di persone che sono
entrate regolarmente sul territorio e che poi sono rimaste oltre i limiti del
visto o si sono inserite nel mercato del lavoro senza i relativi permessi.
Oppure si tratta di immigrati che hanno semplicemente attraversato le frontiere
e che hanno trovato lavoro nei settori trascurati dalla gente del posto, perché
mal pagati, pericolosi, o di scarso prestigio sociale. I vari tentativi di
controllo delle migrazioni irregolari hanno sortito effetti limitati. Anche in
Asia, dunque, le migrazioni hanno ormai raggiunto un ruolo strutturale o per la
rilevanza dei migranti sul mercato del lavoro in genere, o per la loro
incidenza in settori produttivi specifici. Tuttavia, il sistema migratorio
asiatico, rigidamente basato sulla temporaneità delle presenze, non facilita
l’integrazione dei migranti e porta, di conseguenza, alla irregolarità, con
serie conseguenze sul trattamento di questi lavoratori stranieri. C’è da dire
che nonostante ciò, una parte di essi finisce col rimanere sul territorio e
pone l’interrogativo su quanto sostenibile possa essere questa situazione.
A Loreto, questa sera, la Piazza della Madonna antistante
il Santuario sarà gremita di partecipanti al concerto di Luca Barbarossa, a sostegno
delle missioni dei padri Scalabriniani a Capetown, in Sudafrica. L’ingresso
allo spettacolo è gratuito ma, durante l’esibizione, i volontari del Meeting
passeranno tra il pubblico per raccogliere offerte che saranno destinate al
progetto Capetown: una struttura per l’assistenza e la formazione professionale
dedicata ai profughi in fuga dalle guerre del Continente nero nella città
sudafricana. Il concerto di Luca Barbarossa è una delle iniziative culturali
del Meeting internazionale sulle migrazioni, quest’anno alla sua VII edizione.
Dibattiti, mostre, stand ed ogni sera concerti di musica etnica all’insegna
delle multiculturalità: formano un appuntamento apprezzato dai tanti giovani e
adulti che si riversano, dalle vicine località di mare, nella città mariana per
serate di musica e colori.
Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.
**********
IL 12 OTTOBRE SARÀ IN ITALIA
LA “GIORNATA NAZIONALE DI
CRISTOFORO COLOMBO”:
E’ LA DECISIONE DEL GOVERNO IN
ONORE
DEL NAVIGATORE GENOVESE E DELLA SUA IMPRESA
- Ai nostri microfoni l’onorevole
Claudio Scajola -
L’Italia
festeggerà il suo Columbus Day. A partire da quest’anno, infatti, il
governo ha nominato un Comitato nazionale, insediatosi oggi a Roma, a Villa Doria
Pamphili, e presieduto dall’on. Claudio Scajola. Si occuperà di promuovere e coordinare
le iniziative celebrative per la prima giornata tutta italiana. Il servizio di
Francesca Smacchia:
**********
(musica)
Il 12
ottobre 1492 Cristoforo Colombo scopriva una nuova terra, spingendosi là dove
mai nessuno era giunto prima. Il mondo noto si arricchiva di realtà geografiche,
storiche e culturali sconosciute. Iniziava così una nuova epoca, l’età moderna.
Con la scoperta dell’America, viaggi, esplorazioni e commerci portarono
all’umanità ricchezze e prospettive di sviluppo.
Nel
corso dei secoli, il Nuovo Continente ha rappresentato per l’Europa e soprattutto
per l’Italia una fonte di benessere: milioni i contadini, gli operai e gli
artigiani che sono emigrati in America. A partire da quest’anno, è giunto anche
in Italia il momento di rendere omaggio al navigatore genovese promuovendo una
Giornata Nazionale in onore di Cristoforo Colombo. Oggi, per circa due milioni
di italiani che vivono e lavorano nelle due Americhe e per i 60 milioni di
origine italiana nello stesso continente, questa celebrazione indetta dal
governo italiano assume un significato morale e politico importante.
(musica)
L’onorevole
Claudio Scajola, presidente del Comitato nazionale che promuove e coordina le
iniziative celebrative per il prossimo 12 ottobre, ha sottolineato come questa
giornata rappresenti un impegno concreto dell’Italia per una politica di
partecipazione, integrazione e solidarietà.
“Si è
ritenuto utile che le generazioni nuove abbiano una conoscenza della enormità
delle conseguenze della scoperta dell’America sulle scienze, sulle arti e addirittura
sull’alimentazione, su tutto. Quindi si è ritenuto necessario istituire la
Giornata nazionale di Cristoforo Colombo, che dal 12 di ottobre 2004, per la prima
volta, sarà un’occasione per ricordare questo grande personaggio del mondo italiano.
E si farà con un Comitato che avrà il compito di coordinare le iniziative per
rendere più nota la figura di Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America.
(musica)
L’iniziativa volta a rilanciare la conoscenza di
Cristoforo Colombo e della sua impresa, dà ulteriore lustro alla città di
Genova scelta per il 2004 come Capitale Europea della Cultura.
(musica)
**********
=======ooo=======
30
luglio 2004
EDUCARSI AL DIALOGO IN FAMIGLIA PER CONTENERE LA
VIOLENZA:
PROMOSSO DALLA CHIESA IN MONGOLIA UN SEMINARIO PER ARGINARE IL FENOMENO,
MOLTO DIFFUSO NEL PAESE ASIATICO
ULAANBAATAR.
= Insegnare la cultura dell’ascolto, diffondendo tra le famiglie l’attitudine al
dialogo. E’ la via indicata dalla Chiesa in Mongolia per risolvere il problema
della violenza, uno degli aspetti che caratterizzano la società locale e i cui
effetti si ripercuotono in particolare sulle donne. Da diverse settimane -
riferisce l’agenzia Asianews - presso il Centro missionario cattolico di
Ulaanbaatar è in atto un ciclo di incontri sul controllo degli istinti
violenti. Il seminario è stato organizzato da suor Nellie Zarraga, dell’ordine
del Cuore Immacolato di Maria. “Mentre nelle società occidentali la gente è
abituata al dialogo - sottolinea Oyunsuren, psicologa cattolica di 26 anni - in
Mongolia, soprattutto gli uomini, alzano subito le mani per risolvere qualsiasi
discussione”. “Il problema è riconducibile anche ad una scarsa educazione - ha
aggiunto Selenge, ricercatrice di storia - dopo il crollo dell’Unione
Sovietica, nel 1991, le famiglie hanno preferito far proseguire gli studi alle
figlie e mandare a lavorare i maschi”. In Mongolia alle donne viene insegnato
che non hanno il diritto di provare rabbia. Alle violenze degli uomini, esse
reagiscono spesso rimanendo in silenzio e dimostrandosi remissive.
“L’indifferenza - spiega ancora Oyunsuren - può fare più male di un pugno
in faccia. Non sfogare questo tipo di sentimento, può compromettere la salute
della persona”. Altre cause delle abituali violenze dei mariti e dei ragazzi
per le strade, che con grande facilità brandiscono coltelli, hanno spiegazioni
di tipo storico e sociologico. “Sono le tensioni generate da un aumento
crescente della popolazione (da 500 mila a 1 milione negli ultimi 10 anni) - ha
concluso Selenge - e del tasso di povertà (arrivato al 40 per cento, secondo
fonti ufficiali)”. (B.C.)
PROSEGUONO
GLI SCONTRI NELL’EST DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.
LE
NAZIONI UNITE RINNOVANO DI DUE MESI LA MISSIONE DI PACE MONUC
GOMA. = Resta alta la tensione nella Repubblica
Democratica del Congo. I combattimenti delle ultime settimane tra esercito
governativo e militari dissidenti nella regione orientale hanno provocato oltre
35.000 sfollati. Lo ha riferito Patracki Lavand’Homme, responsabile
dell’ufficio umanitario dell’Onu (Ocha) a Goma, capitale del nord Kivu. Di
questi, circa 30.000 sono fuggiti dalla zona di Kalehe per dirigersi a nord,
verso le posizioni controllate dai soldati insubordinati del generale Laurent
Nkunda, l’ex-comandante della ribellione filoruandese che due mesi fa,
nonostante la presenza dei caschi blu dell’Onu, conquistò per pochi giorni la
città di Bukavu, poi riconquistata dalle truppe lealiste. Altre circa 5.000
persone, invece - riferisce l’agenzia Misna - si sono dirette verso sud, nella
zona controllata dalle forze governative. Il funzionario dell’Ocha ha
sottolineato che nelle zone di Numbi, Shanje e Chebumba la popolazione locale
sta offrendo ospitalità agli sfollati, ma le risorse alimentari iniziano a
scarseggiare. Da mesi è tornata a salire la tensione nell’est dell’ex-Zaire,
l’area dove si sono maggiormente concentrati gli scontri durante i cinque anni
di guerra, conclusa con l’accordo di pace che nel luglio 2003 ha portato gli
ex-gruppi ribelli nel governo di unità nazionale di Kinshasa. Il Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite, intanto, ha rinnovato di due mesi la missione di
pace in Congo (Monuc), in attesa di un rapporto del Segretario generale Onu,
Kofi Annan, che fornirà indicazioni per una radicale modifica del mandato, al
fine di aumentare il numero di caschi blu presenti nel Paese e creare una forza
rapida di intervento per evitare nuovi incidenti armati nell’est della Repubblica
Democratica del Congo. (B.C.)
ORGANIZZATO
DA UNA DIOCESI INDIANA DELLO STATO DEL GUAJARAT
UN
SEMINARIO DI STUDIO PER SACERDOTI E LAICI
SULL’EUCARISTIA, IN VISTA DELL’ANNO SPECIALE CHE IL PAPA DEDICHERA’ AL TEMA DAL
PROSSIMO OTTOBRE
AHNMEDABAD (INDIA). = La Chiesa
indiana risponde all’iniziativa di Giovanni Paolo II, che ha proclamato l’anno
che andrà dall’ottobre 2004 all’ottobre 2005, Anno dell’Eucaristia. La diocesi
di Ahmedabad, capitale dello stato del Gujarat, nell’India occidentale, ha
tenuto di recente presso il Centro pastorale diocesano un seminario sul tema
“Eucaristia, Sacramento di Redenzione”, rivolto in special modo ai sacerdoti,
ma aperto anche a religiosi e laici. Il seminario - riferisce l’Agenzia Fides -
è partito dall’analisi di due documenti di riferimento (Ecclesia de
Eucaristia, Redemptionis Sacramentum) e, come ha spiegato il vescovo
di Ahmedabad, Thomas Macwan, si inserisce nella speciale attenzione che la
Chiesa locale sta dedicando all’Eucaristia sin dal gennaio scorso. Il presule
ha sottolineato che il seminario intendeva rimettere l’Eucaristia al centro
della vita del sacerdote e voleva farne il culmine della giornata per ogni
cristiano. “Celebrarla o parteciparvi ogni giorno – ha detto - può diventare
una routine: per questo tutti abbiamo bisogno di riflettere e approfondire il
grande mistero della Salvezza”. Il gesuita padre Victor Devaman, leader di un
movimento carismatico in Gujarat, ha poi spiegato che l’enciclica Ecclesia
de Eucharistia vuole aiutare i fedeli a “celebrare l’Eucaristia in modo più
significativo, con maggiore devozione e consapevolezza”. Illustrando poi la Redemptionis
Sacramentum, padre Sergio Dias, rettore del Seminario minore di Ahmedabad,
ha messo in risalto come “il documento insegni un modo responsabile per
celebrare e per difendere la sacralità del rito romano”. (A.D.C.)
IL
MAC, MOVIMENTO APOSTOLICO CIECHI, HA LANCIATO UN PROGETTO DI SOLIDARIETA’
PER LA
DISTRIBUZIONE DI MEDICINALI OFTALMICI IN 45 DISPENSARI DEL
KENYA.
L’INIZIATIVA
INTITOLATA A GIAMPIERO CASSIO, UN NON
VEDENTE CONSIGLIERE DEL MAC, TRAVOLTO E UCCISO DALLA METROPOLITANA DI ROMA LO
SCORSO 15 LUGLIO
ROMA. = Una fornitura costante
di medicinali oftalmici per le decine di dispensari che operano in Kenya. E’
uno dei numerosi progetti di solidarietà che il Movimento apostolico ciechi
(MAC) gestisce in Africa e in altre aree del mondo colpite dalla miseria. E’
poco noto che quella riguardante la cura delle malattie degli occhi è una tra
le più serie emergenze sanitarie del continente africano. Migliaia sono le
persone, soprattutto tra le popolazioni povere, colpite da problemi oftalmici
di varia gravità, che rischiano spesso di degenerare per mancanza di cure appropriate,
portando coloro che ne sono affetti alla perdita parziale o totale della vista.
Nel solo Kenya, Paese nel quale il MAC ha avviato il suo progetto, su una
popolazione di 31 milioni e mezzo di abitanti, la cecità raggiunge l’1,5 per
cento. L’iniziativa del MAC comporterà una spesa di 10 mila euro; saranno 45
centri sanitari sparsi per lo Stato keniano e il MAC li rifornirà di medicinali
oftalmici, arrivando anche nei luoghi più impervi, come la savana e le zone
desertiche. Il Progetto Kenya, portato avanti in collaborazione con un apposito
organismo della Conferenza episcopale locale, è intitolato a Giampiero Cassio,
uno dei consiglieri nazionali del Movimento apostolico ciechi, morto tragicamente
lo scorso 15 luglio nella metropolitana di Roma. Cassio, non vedente, è stato
travolto dal convoglio dopo essere caduto nell’interstizio tra due vagoni,
probabilmente scambiato per uno degli ingressi della carrozza. Un incidente
che, tra l’altro, ha riproposto in modo drammatico la questione della sicurezza
per i non vedenti sui mezzi di trasporto. (A.D.C.)
SONO INIZIATE LO SCORSO 9 LUGLIO LE RIPRESE DEL
FILM
DEDICATO ALLA VITA DI SAN FRANCESCO
SAVERIO.
IL PROGETTO E’ FIRMATO DA UNA COPPIA DI REGISTI
CATTOLICI INDIANI
GOA. =
La vita di San Francesco Saverio raccontata in un documentario. Il progetto,
che porta la firma di una coppia di registi cattolici indiani, ha preso il via
lo scorso 9 luglio nello Stato dell’Old Goa, sulla costa occidentale
dell’India, dove sono custodite le reliquie del santo. Shamir e Kavita Diniz
sperano di proiettare il filmato in occasione dell’esposizione decennale dei
resti di San Francesco Saverio, dal 21 novembre prossimo al 2 gennaio 2005,
presso la Basilica del Buon Gesù. “Grazia, coraggio e Gloria” è il titolo del
film che durerà circa un’ora e che verrà inciso su cd. I due registi,
esperti di produzioni digitali e animazione al computer, hanno dichiarato di
essersi accuratamente documentati dal punto di vista storico e sociale
sull’epoca di San Francesco Saverio, XVI secolo. Molte scene, tuttavia, saranno
riprodotte in digitale, per la difficoltà di alcune ambientazioni e la presenza
di un numero elevato di uomini e animali. Il cast comprende 200 attori locali.
La parte di Francesco Saverio adulto è stata assegnata al 21.enne Karan Jaime
Bodade. La vita del Santo si articolerà in quattro capitoli, dall’infanzia fino
alla decisione di dedicarsi alla missione. Francesco Saverio arrivò a Goa il 6
maggio del 1542, trentadue anni dopo la conquista portoghese. La città è
stata la base dalla quale i missionari portoghesi hanno evangelizzato l’Asia, a
partire dal 1498. Due mesi e mezzo dopo la sua morte (2 dicembre 1552), il
corpo del Santo è stato ritrovato intatto e portato a Goa nel 1554. I resti
furono sepolti sotto l’altare della Chiesa di San Paolo. Nel 1619, papa Paolo V
canonizzò Francesco Saverio e le reliquie furono trasferite nella Basilica
del Buon Gesù, dove sono custodite tuttora. All’ultima esposizione delle
reliquie del Santo, nel 1994, hanno partecipato oltre un milione di
fedeli. (B.C.)
=======ooo=======
-
A cura di Dorotea Gambardella -
È salito a tredici il bilancio degli iracheni
caduti nei violenti scontri con le forze statunitensi, avvenuti nella notte a
Falluja. Sul piano politico, si registra la visita non annunciata a Baghdad,
stamani, del segretario di Stato americano, Colin Powell. Il nostro servizio:
**********
Da fonti mediche si è appreso
che nei combattimenti a Falluja, la città ribelle nel triangolo sunnita, ad una
cinquantina di chilometri ad ovest di Baghdad, almeno altri 16 iracheni sono
rimasti gravemente feriti. Secondo residenti locali, gli scontri sono durati
diverse ore e hanno causato la distruzione di case e fabbriche. In merito alla
vicenda degli ostaggi, la stampa della capitale giordana, Amman, ha reso noto
che due autisti siriani, facenti parte di un convoglio che viaggiava in Iraq,
sono stati rapiti contemporaneamente ai quattro autisti giordani mostrati nel
video trasmesso ieri dall’emittente Dubai Tv. In un comunicato, i sequestratori
presentatisi come “il Gruppo della morte”, hanno chiesto che il governo
giordano ponga fine al suo sostegno alle forze della coalizione. Intanto, dal
quotidiano del Kuwait “Politics”, si è appreso che potrebbe essere il
pericoloso terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi l’uomo fermato al confine
iracheno con la Siria in un’operazione congiunta delle forze della coalizione e
della polizia locale. Circa la visita a sorpresa di Powell, il responsabile
americano di più altro grado giunto in Iraq dal giorno del passaggio dei
poteri, il 28 giugno scorso, al momento si sa soltanto che il segretario di
Stato Usa è giunto a Baghdad dopo aver visitato l’Arabia Saudita e il Kuwait e
che ha avuto colloqui con le autorità locali, alle quali ha ribadito l’impegno
degli Stati Uniti a superare le sfide inerenti la sicurezza, che il nuovo Iraq
si troverà di fronte nelle prossime settimane. Intanto, il presidente
americano, George W. Bush ha revocato gran parte delle sanzioni che gli Stati
Uniti adottavano contro il deposto regime di Saddam Hussein. Le sanzioni erano
state imposte dall’Onu e dalla Casa Bianca all’indomani dell’invasione irachena
del Kuwait, il 2 agosto 1990. Resteranno, invece, in vigore restrizioni come il
congelamento dei beni legati ad istituti finanziari o a persone legate all’ex
rais.
**********
“Il futuro non appartiene alla paura ma alla libertà”. E’
il messaggio ottimistico che John Kerry ha voluto lanciare all’America nel
discorso con cui ha accettato ieri la candidatura alla Casa Bianca e concluso
la Convention democratica di Boston. Il senatore è stato accolto sul palco dai
compagni reduci dal Vietnam, per dimostrare la sua esperienza militare e quindi
la sua credibilità come comandante in capo delle Forze armate, in un’era segnata
dalla lotta al terrorismo. Da Boston, Paolo Mastrolilli:
**********
Kerry ha subito affrontato, a viso aperto, i temi
accusando Bush di aver ingannato il Paese con le motivazioni della guerra in
Iraq e poi di averlo esposto alla crisi in corso, perché non aveva un piano per
gestire la pace. Lui, invece, ha promesso di ricostruire le alleanze e il
rispetto per l’America, riportando la stabilità a Baghdad con l’aiuto della
comunità internazionale. Allo stesso tempo ha garantito di usare tutti i mezzi
a disposizione per sconfiggere il terrorismo. La seconda parte del suo discorso
si è invece concentrata sui problemi interni, aggravati, secondo Kerry, dalle
politiche di Bush che hanno favorito solo i privilegiati. Lui ha promesso di
investire nella sanità, nell’istruzione, nella creazione di posti di lavoro che
consentano di guadagnare abbastanza per non vivere in povertà, finanziando gli
interventi con la cancellazione dei tagli alle tasse: in favore del presidente
de più ricchi. Kerry ha concluso appellandosi ai valori profondi dell’America,
la fede, il lavoro, l’uguaglianza delle opportunità per tutti, e chiedendo a
Bush di rigettare la politica della divisione. “Questo – ha detto – è il
momento di raggiungere il prossimo sogno e di guardare al prossimo orizzonte”.
Da Boston, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Sul
futuro dell’America delineato dal discorso di John Kerry, la nota dagli Stati
Uniti, di Empedocle Maffia:
**********
Il
candidato Kerry ha parlato a tutti gli americani, non solo ai democratici. Ad
un Paese da tre anni intimorito ed impaurito da una lotta al terrorismo
combattuta in progressiva solitudine e toccato dall’ostilità di molti popoli.
Ha promesso il rientro nel sistema internazionale, il ritorno alle alleanze,
alla capacità di restituire una dimensione morale alla politica. Kerry ha
scelto di parlare in positivo, evocando un Iraq affidato non più solo alle
decisioni americane; una Casa Bianca che non nasconda più la verità; una politica
che non offenda più le libertà civili garantite dalla costituzione.
Ha scelto questo messaggio, convinto che sia il modo più
serio e più efficace per porre all’intero elettorato il vero problema sul quale
esso deciderà con il voto del prossimo 2 novembre: se il progresso, molte
libertà civili e la credibilità dell’America nel resto del mondo possano essere
garantiti da altri quattro anni di presidenza Bush.
Della risposta dei democratici Kerry è certo. Per gli
altri ha delineato un progetto per un’America del tutto diversa dall’oggi, che
nei 95 giorni sino al voto può diventare condiviso dalla maggioranza del Paese.
**********
Ennesima giornata di sangue in Medio Oriente. Le
truppe israeliane hanno ucciso quattro palestinesi che stavano collocando una
bomba vicino alla recinzione che segna il confine fra Israele e Striscia di
Gaza. Sul piano politico, si registra un incontro informale, tenutosi in una località sul Mar
Morto, tra le autorità israeliane e palestinesi per discutere del ritiro
unilaterale da Gaza voluto dal premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon.
Intanto, l’Agenzia dell’Onu per l’aiuto ai rifugiati della Palestina (Unrwa) ha
chiesto il ritiro di una parte del suo personale dalla striscia di Gaza.
Al
vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), in corso a Ginevra, è
atteso per oggi, o al massimo per domani pomeriggio, un accordo dei 147 Paesi
membri del Wto sullo spinoso nodo dell’agricoltura, in particolare riguardo
alla difesa dei prodotti sensibili nei mercati internazionali. In queste ore è
in discussione una bozza di compromesso presentata stamani. Da tempo i Paesi del
Sud del mondo chiedono a quelli del Nord di eliminare l’eccessivo protezionismo
dei loro prodotti nazionali.
L’Italia
è diventata un “obiettivo pagante per il radicalismo islamico” come dimostrano
i proclami di Bin Laden ma anche quelli diffusi da Al Muqrin all'indomani
dell'uccisione del cuoco italiano Antonio Amato negli attacchi di Khobar in Arabia
Saudita e riecheggiati da altri esponenti radicali. Lo rilevano i servizi di intelligence
nella relazione semestrale consegnata al Parlamento. Intanto, giunge un’altra
minaccia da Al Qaeda: "Colpiremo Roma” si legge su
Internet dove compaiono nuovi e più precisi avvertimenti firmati da presunte
cellule integraliste islamiche. L’ultimo messaggio è datato 30 luglio. “Non
esiteremo – è scritto nel sito - a spargere altro sangue in tutte le parti
d’Europa, a Roma e altrove, fino a quando vi saranno Paesi che si muoveranno
nell’orbita dell’America”.
Una
collisione frontale tra un’automobile e due camion ha causato 26 morti e 30
feriti nell’est della Turchia. L’incidente si è verificato nella notte a
Tercan, nella provincia di Erzincan. A darne notizia, l’agenzia di stampa turca
Anatolie, che precisa come due dei tre autisti siano rimasti uccisi mentre il
terzo sia gravemente ferito.
Un’esplosione,
quasi certamente provocata da un kamikaze, è avvenuta vicino alla sede
dell’ambasciata statunitense a Tashkent, nella repubblica ex sovietica
dell’Uzbekistan, nell’Asia centrale. La deflagrazione ha provocato vittime. Lo
riferisce l’agenzia russa Interfax, citando fonti della sede diplomatica, ma
senza fornire cifre.
=======ooo=======