RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 206 - Testo della Trasmissione di sabato 24 luglio 2004 

 

Sommario   

                                               

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’Europa attende dai giovani un messaggio di speranza: così scrive il Papa nella lettera per il pellegrinaggio dei giovani europei a Santiago di Compostela ai primi di agosto. Domani, solenne celebrazione nella cattedrale della città galiziana nella festa di San Giacomo, patrono di Spagna, in occasione dell’Anno Santo compostelano

 

L’inviato del Papa in Darfur, l’arcivescovo Cordes, è oggi nei campi profughi di Nyala. Ai nostri microfoni, il nunzio apostolico in Sudan, mons. Mamberti, esprime le speranze della Chiesa sudanese per questa missione di pace

 

Pubblicato dal Pontificio Consiglio dei migranti e itineranti il documento conclusivo del VI Congresso mondiale sulla pastorale del turismo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Creare ponti umani tra israeliani e palestinesi” è la sfida lanciata dalla Rete Europea degli Enti Locali: ce ne parla Flavio Lotti

 

Domani inizia a Loreto il 7° Meeting internazionale sulle migrazioni promosso dagli Scalabriniani: appello dei missionari, per bocca di padre Beniamino Rossi, all’Europa perché superi la psicosi dell’assedio

 

Nel periodo estivo, crescono i disagi e la solitudine per migliaia di detenuti in Italia: ce ne parla don Vittorio Trani

 

Il Vangelo di domani: Gesù insegna a pregare. Il commento di Padre Rupnik.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Grazie all’opera caritativa “Aiuto alla Chiesa che soffre”, segni concreti di speranza per la minoranza cattolica in Uzbekistan

 

Si è celebrata ieri la Giornata internazionale delle popolazioni autoctone

 

Prosegue l’odissea del carico umano della Cap Anamur

 

E’ stata conferita la “laurea honoris causa” a padre Paolino Baldassarri, missionario da sempre impegnato nella difesa dei diritti degli indios dell’Amazzonia

 

Il prossimo 31 luglio una spedizione di alpinisti italiani porterà la Croce del Giubileo del 2000 in cima alla vetta del K2

24 ORE NEL MONDO:

Ore di apprensione in Iraq per la sorte dei sette autisti stranieri e del diplomatico egiziano tenuti in ostaggio da gruppi di guerriglieri

 

Gli Stati Uniti hanno deciso l’invio di circa 50.000 tonnellate di prodotti agricoli alla Corea del Nord, che verranno distribuiti tramite il Programma Alimentare Mondiale

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 luglio 2004

 

l’europa attende dai giovani un messaggio di speranza:

COSI’ il papa nella lettera indirizzata

al cardinale antonio maria rouco varelA suo inviato speciale

al pellegrinaggio dei giovani europei a santiago di compostela

 

Sulle orme degli antichi pellegrini per lanciare un messaggio di speranza alla nuova Europa. E’ questo il senso dell’imminente pellegrinaggio dei giovani del continente a Santiago di Compostela nelle parole che il Papa ha indirizzato al suo inviato speciale, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid. Il servizio di Ignazio Ingrao.

 

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Decine di migliaia di giovani si ritroveranno dal 5 all’8 agosto sulla tomba di San Giacomo Apostolo in occasione del pellegrinaggio organizzato dalle Conferenze episcopali europee per l’Anno Santo Compostelano. Questo appuntamento, scrive il Papa nella lettera indirizzata al card. Rouco Varela, è l’occasione perché “sia rinnovata la proposta cristiana” ai giovani del continente e rappresenta un’ulteriore tappa in preparazione alla “celebrazione della Giornata mondiale della Gioventù il prossimo anno a Colonia”.

 

“Testimoni di Cristo per un’Europa della Speranza” è il tema guida di questo cammino dei giovani europei che raccoglie l’invito lanciato da Giovanni Paolo II lo scorso 31 dicembre, all’apertura dell’Anno Santo Compostelano. “Dobbiamo riaffermare che il Vangelo è ancora un riferimento fondamentale per l’intero continente”, scriveva il Papa nel messaggio per l’Anno Santo rievocando le due occasioni in cui si è recato a Santiago nel 1982 e 1989. Per giungere al Santuario, affacciato sull’Oceano Atlantico nella regione della Galizia, nella Spagna nord occidentale, molti giovani, tra cui mille italiani, ripercorreranno a piedi le antiche vie tracciate dai pellegrini nel corso dei secoli attraverso l’Europa. Fu Papa Callisto II, infatti, nel XII secolo, ad accordare al santuario di Compostela il privilegio di celebrare un Giubileo, con la concessione dell’indulgenza, ogni anno che il 25 luglio, festa di San Giacomo apostolo patrono della Spagna, cade di domenica. E papa Alessandro III, nel 1179 confermò tale beneficio con la bolla “Regis aeterni”.

 

Domani alle 10.30 avrà inizio nella Cattedrale di Santiago la solenne liturgia eucaristica concelebrata dai cardinali di Madrid e di Siviglia e da un folto gruppo di vescovi spagnoli. Parteciperà alla cerimonia anche il re di Spagna Juan Carlos insieme con la regina Sofia. Il re rivolgerà al Santo la tradizionale invocazione, chiamata “ofrenda”. In occasione dell’ultimo Anno Santo Compostelano, che si svolse nel 1999, i pellegrini che giunsero alla tomba dell’apostolo furono quasi 155 mila.

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L’INVIATO DEL PAPA IN DARFUR, L’ARCIVESCOVO CORDES, E’ OGGI NEI

CAMPI PROFUGHI DI NYALA. AI NOSTRI MICROFONI, IL NUNZIO APOSTOLICO

 IN SUDAN, MONS. MAMBERTI, ESPRIME LE SPERANZE DELLA CHIESA

 SUDANESE PER QUESTA MISSIONE DI PACE

 

Entra nel vivo la missione dell’inviato del Papa in Darfur. L’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente di Cor Unum, è in visita oggi ai campi profughi di Nyala, nel cuore della martoriata regione sudanese, dove la guerra e la fame hanno causato – secondo l’Onu – almeno 30 mila morti negli ultimi mesi. Intanto, all’indomani della risoluzione del Congresso americano che definisce genocidio la situazione nel Darfur, il presidente sudanese Al Bashir ha affermato che la pressione internazionale è un pretesto per prendere di mira il Sudan. Dal canto suo, il presidente Usa Bush è intervenuto, ieri, in prima persona sulla crisi, esortando il governo di Khartoum a fermare le violenze delle milizie arabe responsabili dell’emergenza umanitaria. Appello lanciato anche dall’Unione Europea, attraverso l’Alto rappresentante per la politica estera, Solana. Ma torniamo alla missione dell’inviato del Papa in Darfur. Raggiunto telefonicamente a Khartoum da Alessandro Gisotti, il nunzio apostolico in Sudan, l’arcivescovo Dominique Mamberti, parla delle speranze riposte dalla Chiesa sudanese in questa missione:

 

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R. – E’ un ulteriore segno della sollecitudine del Santo Padre per il Sudan, che si è manifestato già in tantissime occasioni. Il Santo Padre ha mostrato attraverso tanti segni che ha il Sudan nel cuore. La Chiesa del Sudan accoglie con grande gioia e con grande rispetto il suo inviato per la tragica situazione del Darfur.

 

D. – Che cosa ci si augura da questa missione dell’arcivescovo Cordes in Darfur?

 

R. – In queste ultime settimane veramente il Darfur è stato al centro dell’at-tenzione della comunità internazionale. Ci sono state visite importanti: il segretario di Stato americano e il segretario generale dell’ONU. Penso che ora la visita dell’inviato speciale del Papa sia un altro segno dell’interesse della comunità internazionale.Spero che tutta questa attenzione porti innanzitutto aiuto alle popolazioni che hanno bisogno e poi porti anche ad una pacificazione della regione.

 

D. – Cosa sta facendo sul terreno la Chiesa cattolica anche attraverso le sue or-ganizzazioni umanitarie per portare aiuto alle popolazioni del Darfur.

 

R. – La Chiesa opera congiuntamente con altre agenzie cristiane, ma non cattoliche. A livello di azioni concrete le posso menzionare l’assistenza ai rifugiati e c’è certamente una mobilitazione delle agenzie cattoliche in aiuto ai rifugiati di quella regione.

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REPRESSIONE GIUDIZIARIA E SOSTEGNO UMANO ALLE VITTIME:

SONO GLI STRUMENTI INDICATI DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I MIGRANTI

NELLA LOTTA AL TURISMO SESSUALE. L’APPELLO ALL’IMPEGNO CONCRETO

CONTRO QUESTA PIAGA NEL DOCUMENTO CONCLUSIVO

DEL VI CONGRESSO MONDIALE SULLA PASTORALE DEL TURISMO

- A cura di Barbara Castelli -

 

 

Dinanzi alla piaga del turismo sessuale il Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti risponde con una sorta di decalogo. In un documento messo a punto a conclusione del VI Congresso mondiale sulla pastorale del turismo, svoltosi a Bangkok, in Thailandia, dal 5 all’8 luglio scorsi, il dicastero vaticano chiede non solo una repressione giuridica nei confronti di chi pratica tali attività, ma anche un intervento a favore delle vittime, specialmente dei bambini, per un loro reinserimento sociale. Il turismo, che nel 2003 ha visto 694 milioni di persone trasferirsi all’estero, con un movimento di capitali pari a 514 miliardi di dollari, dovrebbe contribuire all’incontro fra le Nazioni e le culture, combattendo ogni forma di discriminazione e sfruttamento. 

 

In questo contesto i partecipanti all’incontro a Bangkok “considerano la pastorale delle persone sfruttate dal turismo sessuale come un’importante priorità per la Chiesa”. “Tra queste persone - si legge nel documento - le più vulnerabili e bisognose di particolare aiuto sono certamente donne, minori e bambini; questi ultimi, tuttavia, hanno bisogno di una protezione e di un’attenzione speciale”, capace di rendere loro “compassione e protezione giuridica, aiutandoli a ritrovare la dignità umana”.

 

In prima linea, in questa lotta al turismo sessuale, ci devono essere le istituzioni governative e le organizzazioni internazionali. Fondamentale, comunque, anche l’impegno delle chiese locali. “Le diocesi e le comunità - esortano i partecipanti al Congresso nel documento conclusivo - sostengano le strutture esistenti nella cura pastorale dei bambini sfruttati sessualmente o ne creino di nuove, al fine di occuparsi delle vittime con compassione e amore, di fornire loro assistenza giuridica, terapia e reinserimento nella società e, nel caso di cristiani, anche nella comunità dei fedeli”.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, suo inviato speciale alle celebrazioni del centenario delle “Settimane Sociali di Francia”, che avranno luogo a Lille in Francia dal 24 al 26 settembre 2004.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In prima pagina il Sudan, dove il presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum” sta portando ai profughi l’incoraggiamento e la solidarietà del Santo Padre.

 

Nelle vaticane, un articolo di Gianluca Biccini dal titolo “Le brigidine chiamate ad essere sentieri luminosi in un’Europa che sta smarrendo le radici cristiane”: concluse nella chiesa romana di Piazza Farnese le celebrazioni per la festa liturgica di santa Brigida di Svezia.

 

Nelle estere, Iraq: rapito a Baghdad un diplomatico egiziano. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo “‘Le premesse della politica’: valori realmente condivisi”.

 

Nelle pagine italiane, Governo; verifica: passi avanti, ma restano divergenze.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 luglio 2004

 

 

“CREARE PONTI UMANI TRA ISRAELIANI E PALESTINESI”:

E’ LA SFIDA LANCIATA DALLA RETE EUROPEA DEGLI ENTI LOCALI

- Intervista con Flavio Lotti -

 

 

“Creare ponti umani tra israeliani e palestinesi”. E’ la sfida lanciata dalla Rete Europea degli Enti Locali per il Medio Oriente che ha presentato in questi giorni a Perugia il bilancio del primo viaggio in Terra Santa della missione congiunta di Italia, Francia e Spagna. Massimiliano Menichetti ha intervistato il Coordinatore Nazionale Flavio Lotti.

 

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R. – Noi abbiamo avuto la possibilità di visitare Betlemme, Gerusalemme, Ramallah, Tel Aviv, e anche la Striscia di Gaza. C’è una società palestinese che è sempre più stritolata dalla chiusura, dal muro, dai posti di blocco. E c’è una società israeliana in profonda crisi, che sta pagando anch’essa il prezzo di questa violenza e di questa occupazione militare.

 

D. – Parlando proprio della questione spinosa del muro, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha ribadito che bisogna smantellare la barriera di separazione …

 

R. – Il muro non fa altro che appesantire, aggravare il regime di chiusura al quale è sottoposto il popolo palestinese e, a detta anche di molti israeliani che abbiamo incontrato, non servirà a dare ad Israele quella sicurezza che dicono di voler ricercare. Io credo che sia davvero importante che l’Europa e la Comunità internazionale prendano sul serio questo verdetto della Corte internazionale dell’Aja, ribadito anche dall’Assemblea generale dell’Onu, ed è importante che questi documenti non rimangano soltanto dei pezzi di carta, ma diventino la base per una iniziativa internazionale tesa a portare la pace in quella regione.

 

D. – Concretezza, quindi, da parte della Comunità internazionale, ma quale può essere il contributo degli enti locali europei per il Medio Oriente?

 

R. – Definire nuovi progetti concreti di lavoro con gli israeliani e con i palestinesi. I modi e le forme sono tanti: ci possono essere scambi tra le popolazioni, ci saranno progetti per facilitare le prime elezioni democratiche negli enti locali palestinesi, e ci saranno progetti trilaterali per fare in modo che, anche in questa fase così difficile, ci possa essere, in qualche modo, la costruzione di ponti tra società palestinesi e società israeliane, costruiti dalla volontà di pace degli europei.

 

D. – La CEI rimarca che è necessario non abbandonare il Medio Oriente e che quindi deve proseguire il pellegrinaggio in Terra Santa …

 

R. – Io sottoscrivo quest’appello. C’è un grande bisogno di andare in quelle terre, perché la comunità cristiana è tra le prime ad essere colpita dall’oppressione, e poi anche perché si potrà davvero capire quello che sta accadendo soltanto andandoci di persona.

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DOMANI INIZIA A LORETO IL 7° MEETING INTERNAZIONALE SULLE MIGRAZIONI PROMOSSO DAGLI SCALABRINIANI: APPELLO DEI MISSIONARI ALL’EUROPA

PERCHE’ SUPERI LA PSICOSI DELL’ASSEDIO

- Intervista con padre Beniamino Rossi -

 

“Migranti, cittadini della nuova Europa: mobilità e diritti” è il tema della VII edizione del Meeting Internazionale sulle Migrazioni, promosso come ogni anno dai Padri Scalabriniani e che partirà domani a Loreto. Molti gli eventi in programma fino al 1° agosto: obiettivo principale è quello di fare il punto della situazione sui diritti degli immigrati. Diritto d’asilo, per il quale in Italia manca una norma “ad hoc”, e diritto di voto sono solo alcuni degli aspetti che politici, sindacalisti e religiosi affronteranno. Ma qual è la situazione in materia di immigrazione in Europa? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Padre Beniamino Rossi, Superiore dei Missionari Scalabriniani in Europa:

 

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R. - Ci sono due grosse tendenze: da una parte la legislazione comune tende ad allargarsi, ad avere una visione più positiva e dall’altra ci sono delle legislazioni nazionali che sono tendenti al ribasso, tipica la legge Bossi-Fini, ma non solo: perché c’è una legge in Olanda e anche in Francia, dove i diritti si cerca di comprimerli il più possibile, perché c’è questa paura della “cittadella Europa” di essere assalita da orde di migranti. Ormai 15 milioni di immigrati sono una realtà strutturale ma si continua a fare delle leggi centrate soprattutto sul controllo delle entrate, il che è giusto,ma non è  il discorso fondamentale, perché la cosa più importante è il discorso dell’inserimento e dell’integrazione.

 

D. – Durante il Meeting discuterete anche del concetto globale di cittadinanza. Secondo lei cosa è necessario fare affinché si crei il terreno per giungere a questo risultato?

 

R. – Per cambiare la cultura dei Paesi che dovrebbero accogliere la cosiddetta manodopera straniera ci vuole un salto di qualità nel dibattito e nella cultura dell’accoglienza. Queste persone dovrebbero essere considerate cittadini: in tedesco c’è una parola interessante, si chiama Mitbürger, cioè “cittadini con”, concittadini. Una persona che vive, lavora, partecipa alla vita sociale, culturale in un territorio, di per se stesso è cittadino. Chi è cittadino italiano? Solo chi è di nazionalità italiana o è cittadino italiano chi vive, lavora, soffre, ama, spera, partecipa ad una vita in Italia …?

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UN’ALTRA CALDA ESTATE NELLE CARCERI. NEL PERIODO ESTIVO CRESCONO I DISAGI

E LA SOLITUDINE PER MIGLIAIA DI DETENUTI IN ITALIA

- Intervista con padre Vittorio Trani -

 

 

L’estate rappresenta per la maggior parte della gente un tempo di vacanza, programmata e attesa dopo molte fatiche. Ci sono molte persone, tuttavia, che vivono situazioni personali o sociali, fisiche o mentali di difficoltà, di disagio anche d’estate. Pensiamo, ad esempio, a quanti sono confinati in carcere e che si trovano a vivere una solitudine ancora più profonda. Per capire come trascorre l’estate nelle carceri, Barbara Castelli ha raccolto la testimonianza di padre Vittorio Trani, cappellano del “Regina Coeli” a Roma.

 

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R. - Ci sono due fattori un po’ che vengono ad appesantire il periodo estivo. Il primo è costituito dal fatto che tante iniziative, sviluppate nel corso dell’anno, in estate vengono interrotte, pensiamo alla scuola o ad altri progetti. Il secondo fattore, che pesa moltissimo, è il fattore climatico. Il caldo quasi sempre viene a pesare nella giornata del detenuto: gli ambienti non sono costruiti pensando al caldo estivo.

 

D. – Durante l’estate, dunque, ancora di più il carcerato è un semplice numero senza dignità …

 

R. – Questo è un discorso molto molto ampio, perché riguarda il concetto di giustizia e come interviene la società verso una persona che sbaglia. Diciamo che in questo periodo tanti fattori vengono ad accentuarsi, tanti fattori negativi. Essere in carcere in estate diventa un po’ ritrovarsi ancora più soli, anche perché molti familiari vanno fuori e tante presenze istituzionali non ci sono … quindi, il discorso estate viene a pesare abbastanza.

 

D. – Le vacanze estive possono divenire l’occasione per riscoprire Cristo nel volto del fratello che soffre, nel volto di un carcerato?

 

R. – Nell’esperienza quotidiana, mi sono reso conto che la difficoltà maggiore, che esiste anche all’interno della comunità ecclesiale, oltre che in quella civile, è la non conoscenza di questo mondo. C’è un filtro molto spesso che passa attraverso la morbosità e il preconcetto, per cui si è distanti e si è severi, si è molto duri nei confronti di chi sbaglia. Una volta che si è vicini a questo mondo, tuttavia, si scoprono le persone, si scoprono le storie, si guarda un po’ da vicino la vicenda esistenziale di una persona che ha sbagliato, ma che resta sempre persona. Allora, si tende a cambiare, si tende ad essere più attenti e, soprattutto per quanti sono cristiani, si tende a guardare un po’ quella presenza che dal Vangelo sappiamo essere la presenza di Cristo stesso.

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AD UN FILM SUDAFRICANO IL PREMIO DI AMNESTY INTERNATIONAL

AL GIFFONI FILM FESTIVAL.

THE WOODEN CAMERA RAPPRESENTA AL MEGLIO IL TEMA DEI DIRITTI UMANI

 

The Wooden Camera” è il film della 34.ma edizione del Giffoni Film Festival che meglio degli altri rappresenta il tema dei diritti umani, e per questo verrà premiato oggi, ultima serata del festival, da Amnesty International. La pellicola è stata diretta dal regista sudafricano Ntshaveni Wa Curuli. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Madiba ed Estelle, lui nero, lei bianca, entrambi di 13 anni, entrambi sudafricani. Un’amicizia che nasce grazie ad una piccola telecamera nascosta in una scatola di legno. Il loro cammino insieme dovrà superare l’ostilità delle rispettive famiglie, ed è proprio questo che fa emergere il messaggio di speranza e fiducia che ha fatto meritare alla pellicola il premio di Amnesty. A consegnarlo, Rossella Riccio: come viceresponsabile della circoscrizione Campania e Basilicata dell’organizzazione ha visionato e scelto il film:

 

“E’ la metafora della nuova generazione che cerca di costruire il proprio futuro scrolandosi di dosso le paure, i pregiudizi dei propri genitori che invece hanno vissuto un periodo terribile di violazioni di diritti umani estremamente diffuso. Però il futuro va costruito non dimenticando il passato e quindi non lasciando che le responsabilità per le violazioni dei diritti umani rimangano impunite”.

 

The Wooden Camera” esalta la voglia di crescita e ripresa del Paese. Cosa ne è dei diritti umani e della loro difesa nel Sudafrica di oggi?

 

“Le violazioni dei diritti umani in Sudafrica sono ancora estremamente diffuse, ancora bisogna trovare giustizia per le violazioni dei diritti umani commesse nel periodo dell’apartheid. E però sicuramente un Paese in ricrescita”.

 

E’ la prima volta che Amnesty partecipa al Giffoni Film Festival con un premio. Una presenza importante in una kermesse dedicata ai giovani, che più di tutti hanno bisogno di essere sensibilizzati al tema dei diritti umani.

 

“Aver lavorato al Giffoni Film Festival è stata un’ottima opportunità per Amnesty di confrontarsi con i ragazzi sul tema dei diritti umani, perché è sempre molto difficile arrivare ai giovani e soprattutto presentare in maniera opportuna temi così difficili come la violenza o le violazioni dei diritti umani. Allo stesso tempo, però, ci rendiamo conto che i ragazzi sono spesso molto confusi rispetto alla situazione dei diritti umani nel mondo: questo probabilmente perché le informazioni sono troppo parziali e troppo poco chiare. Queste informazioni distorte generano paura nei ragazzi e si sa che la paura, poi, è presupposto per la discriminazione. Allo stesso tempo, però, i giovani sono facilmente entusiasmabili e facilmente si avvicinano al lavoro di Amnesty International”.

 

The Wooden Camera” – una co-pruduzione Sudafrica, Francia, Gran Bretagna – è il secondo lavoro di Ntshavheni Wa Luruli, in passato assistente alla regia di Spike Lee ai film “Malcom X” e “Jungle Fever”.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 25 luglio, 17a Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta il brano evangelico in cui Gesù esorta i discepoli a pregare senza stancarsi: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate vi sarà aperto”. E aggiunge:

 

“Quando pregate, dite: 
Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; 
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, 
e perdonaci i nostri peccati, 
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, 
e non ci indurre in tentazione”. 

 

Su queste parole ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Quando pregate dite: ‘Padre’. La preghiera evidenzia l’identità di Dio e dell’uomo. Quando si tratta di precisare la nostra fede, non basta dire che noi crediamo in un solo Dio: noi crediamo in un Dio che è Padre. Con questo diciamo che Dio è una persona concreta con delle precise relazioni, ed il fatto di chiamarlo Padre esprime la nostra relazione di figli, una relazione viva, un dialogo costante. Ci sono domande, il figlio ha tanti interrogativi che aspettano una rivelazione del Padre. La preghiera è la più autentica verifica della nostra fede, è la garanzia che ci protegge dalle idolatrie dei concetti, del fare e delle immaginazioni. La preghiera al Padre, difatti, dipende dal nostro sentirci figli, e dunque fratelli. Gesù è esplicito quando dice: “Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore”. E’ possibile dire Padre nostro se viviamo da fratelli. Non essendo fratelli non si è figli.

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CHIESA E SOCIETA’

24 luglio 2004

 

 

SEGNI CONCRETI DI SPERANZA PER LA MINORANZA CATTOLICA IN UZBEKISTAN.

GRAZIE AL SOSTEGNO ECONOMICO DELL’OPERA DI DIRITTO PONTIFICIO

“AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE”, A BREVE VERRANNO CONCLUSI I LAVORI

PER LA COSTRUZIONE DI DUE NUOVE CHIESE

 

TASHKENT. = Due parrocchie in Uzbekistan potranno presto vedere terminata la costruzione delle loro prime rispettive chiese, grazie al sostegno finanziario dell’Opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS). E’ il risultato di una recente visita nella Repubblica asiatica di due incaricati dell’organizzazione caritativa. Scopo della visita, accompagnata dal superiore della missione “sui iuris” dell’Uzbekistan padre Krzysztof Kukulka, fare il punto sulle necessità della Chiesa locale. Tra i progetti contemplati, appunto, la costruzione di due chiese nelle parrocchie della Vergine Maria della Carità a Urgench e di Sant’Andrea Apostolo a Bukhara, affidate a due giovani parroci francescani polacchi, padre Stanislaw Rochowiak e padre Woiciech Kordas. I lavori, infatti, sono già iniziati, ma procedono a rilento, per carenza di fondi. Con l’aiuto dell’ACS dovrebbero, quindi, subire un’accelerazione, permettendo finalmente ai fedeli il pieno uso dei due luoghi di culto. Padre Rochowiak confida che, salvo imprevisti, la nuova chiesa di Urgench possa essere dedicata già l’anno prossimo. In Uzbekistan, dove la Chiesa è rinata dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, tre quarti dei 25 milioni di abitanti sono musulmani. I cristiani, invece, sono l’1,7 per cento, di cui 40 mila cattolici. L’ACS opera nel Paese dal 1993, finanziando soprattutto la ricostruzione di chiese e altri edifici cattolici. Nel 2003 ha stanziato circa 35 mila dollari. (L.Z.)

 

 

SI E’ CELEBRATA IERI LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE POPOLAZIONI AUTOCTONE. ANCORA DIVERSI I DIRITTI CALPESTATI DEGLI OLTRE 300 MILIONI DI INDIGENI

NEL MONDO. INSEDIATO A GINEVRA IL NUOVO ALTO COMMISSARIO ONU

PER I DIRITTI UMANI

 

GINEVRA. = “Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi vent’anni, restano ancora i principali problemi sui diritti dei popoli indigeni”. Lo ha sottolineato ieri il portavoce dei rappresentanti dei popoli indigeni, in occasione della Giornata Internazionale delle popolazioni autoctone. “Ci vorrebbe ancora un ‘decennio internazionale’ consacrato ai popoli nativi - ha proseguito parlando nel corso di una cerimonia all’ufficio a Ginevra delle Nazioni Unite - perché le loro rivendicazioni siano riconosciuti dagli Stati. Ma noi siamo pazienti”. I rappresentanti degli oltre 300 milioni di indigeni nel mondo, che si riuniscono ogni anno a Ginevra, hanno chiesto all’ONU di confermare l’esistenza del loro gruppo di lavoro, minacciato dalla creazione di un forum permanente a New York. Il migliaio di rappresentanti di differenti popoli indigeni dei cinque continenti hanno, inoltre, deplorato le discriminazioni sociali, economiche e culturali, la spoliazione delle loro terre da parte di imprese multinazionali e l’assenza del potere nella gestione dei loro affari. Sempre ieri si è insediata la canadese Louise Arbour, nuovo Alto Commissario Onu per i diritti umani. L’incarico è stato vacante per quasi un anno dopo la morte del brasiliano Sergio Vieira de Mello, ucciso in Iraq il 19 agosto 2003 nell’attacco contro la sede dell’Onu a Baghdad. La signora Arbour, che è stata presidente dei Tribunali penali internazionali dell’Onu per la ex Jugoslavia e per il Rwanda, ha dichiarato che intende assolvere il suo compito in modo “pragmatico” per ottenere risultati utili. “ Crimini contro l’umanità, crimini di guerra, tortura, terrorismo, genocidio, discriminazioni devono essere affrontati con fermezza - ha detto - ma nel rispetto dei limiti legali”. (B.C.)

 

 

PROSEGUE L’ODISSEA DEL CARICO UMANO DELLA CAP ANAMUR.

L’UNHCR CRITICA L’ITALIA PER COME E’ STATA GESTITA LA VICENDA DEI 37 AFRICANI

 

GINEVRA. = L’Italia bacchettata per la vicenda della Cap Anamur. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha criticato ieri le autorità italiane per la procedura che ha condotto all’espulsione del gruppo di richiedenti di asilo che si trovavano sull’imbarcazione tedesca. “Standard accettabili per il trattamento delle domande d’asilo - scrive in un comunicato l’agenzia internazionale - devono essere rispettati in ogni circostanza”. “In questo caso specifico - aggiunge - diversi aspetti della procedura sono stati trattati al di sotto di norme internazionali ed europee, tra cui gli standard minimi definiti dalla direttiva dell’Unione Europea sulle procedure d’asilo”. E’ giallo, intanto, sulla sorte dei 25 ghanesi rimpatriati ieri. Per tutto il giorno si sono rincorse voci sul loro arresto appena giunti ad Accra, capitale del Ghana, con l’accusa di alto tradimento alla Patria. Secondo il ministro dell’Interno locale, Hackman Owasu Agyeman, gli uomini sono rei di “fellonia di secondo grado”, per aver danneggiato l’immagine del proprio Paese all’estero. Secca, tuttavia, la smentita del portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, Laura Boldrini. “Non ci risulta - ha detto - che i 25 immigrati siano stati arrestati, anzi, secondo le nostre informazioni, a quelli che non vivono ad Accra ma nei villaggi sarebbe stata data anche una piccola somma per tornare a casa”. Sulle coste italiane, intanto, proseguono gli sbarchi di clandestini. A Lampedusa ieri pomeriggio sono giunti 146 immigrati, mentre altri 6 sono sbarcati stamani sull’isola di Pantelleria. (B.C.)

 

 

LAUREA ‘HONORIS CAUSA’ IN MEDICINA PER PADRE PAOLINO BALDASSARRI.

IL MISSIONARIO DEI SERVI DI MARIA E’ DA SEMPRE IMPEGNATO

NELLA DIFESA DEI DIRITTI DEGLI INDIOS DELL’AMAZZONIA

 

RIO BRANCO. = Ennesimo riconoscimento per padre Paolino Baldassarri, dell’ordine dei Servi di Maria (Serviti), da sempre a servizio dei più poveri e più deboli. Il missionario ha ricevuto ieri la laurea ‘honoris causa’ in medicina dall’Università di Rio Branco, nello Stato amazzonico dell’Acre, in Brasile. Già vincitore del premio ‘Cuore amico’ nel 1996, riferisce l’agenzia MISNA, il sacerdote ha ottenuto la qualifica universitaria perché da oltre 50 anni è al fianco degli indios dell’Amazzonia, dedicandosi anche alla medicina e sviluppando conoscenze in campo sanitario. “L’amore e la fede - ha detto il missionario ricevendo la laurea - contano più del diploma in tasca”. Nato nel 1926 a Quinzano, in provincia di Bologna, e ordinato sacerdote nel 1953 a San Paolo del Brasile, padre Baldassarri ha trascorso tutta la vita nel Paese latino-americano. Ha realizzato scuole e cooperative e ha affiancato gli indios nella battaglia contro i latifondisti che distruggono la foresta. Nel 1996 il servita ha, inoltre, ottenuto, dall’allora presidente Fernando Cardoso, l’emissione di un decreto contro l’estrazione del mogano. (B.C.)

 

 

IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO DELLA CONQUISTA DEL K2,

IL PROSSIMO 31 LUGLIO UNA SPEDIZIONE DI ALPINISTI ITALIANI

PORTERA’ LA CROCE DEL GIUBILEO DEL 2000 IN CIMA ALLA VETTA,

CON LA BENEDIZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

 

ROMA. = Per celebrare il 50° anniversario della conquista del K2, vetta raggiunta per la prima volta nel 1954 dalla spedizione italiana guidata da Ardito Desio, è partita un’impresa commemorativa che vedrà i partecipanti salire sulla cima e conquistare, secondo il programma, la seconda vetta del mondo il prossimo 31 luglio. Insieme agli alpinisti provenienti da tutta Italia, faranno parte del gruppo scienziati, medici e personalità istituzionali. Mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, è stato nominato Cappellano della spedizione. Quest’ultimo porterà in cima al K2 un esemplare della Croce Astile del Giubileo, benedetta dal Santo Padre. L’opera dello scultore Andrea Trisciuzzi, già portata da mons. Andreatta al Polo Nord nel 2001, al Polo Sud nel 2002 e nel 2003 sul Monte Bianco, ha un forte valore simbolico. Il braccio verticale della Croce, alta circa un metro, è formato dal susseguirsi di 8 figure umane (uomini, donne, giovani e una madre con in braccio il figlio); in alto, Giovanni Paolo II che porta l’umanità verso il Cristo Crocifisso, al culmine dell’asta, e traghetta la Chiesa verso il terzo millennio dell’era cristiana. Uno dei momenti più significativi dell’impresa sarà la celebrazione della Santa Messa al Campo Base del K2 (m. 5200), alla presenza del presidente onorario della spedizione, il ministro delle Politiche Agricole e Forestali Gianni Alemanno. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 luglio 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

L’Iraq continua ad essere colpito dal dramma dei sequestri. Questa mattina è stato rapito a Baghdad il direttore di una delle maggiori imprese edili statali. La rappresentanza del Cairo nel Paese del Golfo ha dichiarato, inoltre, di non aver stabilito alcun contatto con i rapitori del diplomatico egiziano sequestrato ieri da un gruppo islamico iracheno. I miliziani hanno affermato, in un video, di aver agito in risposta all’offerta del primo ministro egiziano di voler aiutare l’Iraq addestrando le sue forze di sicurezza. E l’orrore dei rapimenti è riproposto anche in un altro filmato. Il nostro servizio:

 

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Il gruppo iracheno che, mercoledì scorso, ha sequestrato sette stranieri, tre indiani, tre keniani e un egiziano, ha dettato ulteriori condizioni per il rilascio dei prigionieri. In un nuovo video, trasmesso dalla televisione araba al Jazeera, i rapitori chiedono oltre al ritiro dall’Iraq della compagnia di trasporti del Kuwait per la quale i sette ostaggi lavoravano, il versamento di risarcimenti alle famiglie delle vittime dei recenti raid aerei americani su Fallujah e la liberazione di detenuti iracheni. Secondo quanto dichiarato stamani dal ministro degli Esteri indiano, i sequestratori vogliono, invece, soltanto soldi. Sul terreno, l’esplosione di un ordigno ha innescato un incendio nell’oleodotto che trasporta petrolio dalla più importante raffineria del nord del Paese fino a Baghdad. Un marine americano è morto in seguito alle gravi ferite riportate ieri in scontri avvenuti nella provincia di al Anbar, roccaforte sunnita a nord della capitale. La polizia irachena e le forze della coalizione hanno inoltre sventato un attentato neutralizzando un’autobomba pronta ad esplodere nella città di Mossul. Sul versante politico, il ministro degli Esteri di Baghdad, Hoshyar Zebari, ha chiesto alla Russia di inviare soldati per contribuire alla sicurezza del Paese arabo. “Abbiamo bisogno di truppe di pace”, ha spiegato il ministro al suo arrivo a Mosca dove sono previsti una serie di incontri con esponenti del Cremlino. Ma la diplomazia russa ha ribadito che, almeno per ora, questa ipotesi “non è nei suoi programmi”.

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Cresce la tensione in Medio Oriente. Dozzine di attivisti armati, appartenenti al movimento Al Fatah, hanno occupato oggi il municipio di Khan Yunes, nella striscia di Gaza, chiedendo le dimissioni da capo dei servizi di sicurezza palestinesi di Mussa Arafat, cugino del presidente, Yasser Arafat. Bulldozer israeliani sono entrati, inoltre, nel campo profughi di Rafah, e hanno demolito sei case palestinesi. Intanto, è finita tre le polemiche la visita a Gerusalemme del responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana. Nonostante le critiche di Israele all’Europa per avere appoggiato la risoluzione Onu di condanna del ‘muro’ – ha detto Solana rivolgendosi a Sharon - l’Unione intende partecipare al rilancio del processo di pace in Medio Oriente.

 

Ancora violenze in Afghanistan. Nella provincia di Kunar, quattro soldati afghani sono rimasti uccisi in un agguato da presunti taleban nella notte tra giovedì e venerdì. Lo ha riferito oggi l’agenzia France Press riportando fonti locali.

 

In Turchia si aggrava il bilancio dell’incidente ferroviario, accaduto ieri nei pressi di Sakarya, nel nord ovest del Paese. I morti sono 37 e 81 i feriti. A livello di indagini, sono stati incriminati i due macchinisti e il capotreno del convoglio deragliato. Per la televisione turca NTV, pesa su di loro l’accusa di “negligenza e mancanza di attenzione”. Nel mirino anche le linee ferroviarie turche considerate inaffidabili.

 

Gli Stati Uniti hanno deciso l’invio di circa 50.000 tonnellate di prodotti agricoli alla Corea del Nord, che verranno distribuiti tramite il Programma Alimentare Mondiale. Lo ha annunciato, a Washington, il Dipartimento di Stato americano, precisando che gli aiuti puntano ad “alleviare le sofferenze del popolo nordcoreano, nonostante le preoccupazioni statunitensi” riguardo al programma atomico di Pyongyang. Le autorità nordcoreane hanno peraltro respinto le richieste americane di rinunciare a qualsiasi ambizione nucleare, così come deciso a dicembre dalla Libia. Ma in quali condizioni vive la popolazione della Nord Corea? Risponde padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. – Secondo le notizie che abbiamo ad Asia News, la situazione è sempre molto grave. La mancanza di alimenti, la mancanza di prospettive della popolazione nordcoreana è drammatica, tant’è vero che sempre più profughi fuggono verso la Cina. Da lì poi vengono rimandati indietro, con conseguenze anche violente come la prigionia. La situazione è quindi molto critica, sia dal punto di vista alimentare sia da quello politico, perché è in atto una repressione per far rimanere la popolazione all’interno dei confini della Corea del Nord. In questo senso, quindi, la scelta degli americani di inviare aiuti alimentari mi sembra una mossa che “strizza l’occhio” alla popolazione coreana, nel senso che la aiuta, e che mette maggiormente in crisi la gestione del Paese da parte del governo di Pyongyang.

 

D. – Perché ora arrivano questi aiuti, nonostante le critiche americane al programma nucleare nordcoreano?

 

R. – Per fare in modo che i nordcoreani, in qualche modo, si accorgano che la Comunità internazionale è preoccupata del loro destino, ma lo è molto meno del destino del loro leader, Kim Jong Il.

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Trasferiamoci nella Bosnia Erzegovina dove ieri sera è stata celebrata, con una grande cerimonia, la riapertura del Ponte di Mostar. Il servizio di Emiliano Bos:

 

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Stamani, all’alba, il vecchio ponte era già pieno di curiosi e turisti, pronti a farsi fotografare sull’antica passerella di pietra bianca secolare. Il nuovo “Stari Mist” è stato ricostruito con lo stesso materiale e l’identica forma, quella slanciata a schiena d’asino, disegnata a suo tempo dall’architetto ottomano Mimar Hajrudin nel 1566. “E’ la vittoria della pace”, ha detto con solennità il leader della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, Suleiman Tihic, nel corso della grandiosa cerimonia di apertura di ieri sera. Per tutto il giorno, il ponte era stato chiuso ai bosniaci per permettere l’inaugurazione ufficiale da parte degli oltre 50 rappresentanti della Comunità internazionale, che hanno finanziato i 15 milioni di euro necessari al restauro. “Abbattere questo ponte ha significato distruggere l’idea di una Bosnia multietnica e multiculturale” ha detto l’altro rappresentate Paddy Ashdown davanti a decine di migliaia di persone collegate anche con maxi-schermi in tutta la città. “Oggi – ha proseguito – siamo qui per vedere quanta strada ha già percorso questo Paese”. Quei 30 metri di pietra calcarea del Ponte, che separano croati e musulmani, restano però ancora una distanza da colmare. A nove anni dalla fine della guerra ci sono, infatti, da ricostruire le relazioni tra le due sponde, tra i due popoli. Mostar ha ancora due Consigli comunali separati, le scuole sono praticamente divise, molti ancora gli edifici distrutti dai bombardamenti e, soprattutto, una situazione economica stagnante che negli anni del dopo-guerra ha alimentato il successo dei partiti nazionalisti ed estremisti. Nel prossimo ottobre, la città avrà finalmente un’amministrazione riunificata e forse, come sembravano auspicare le note dell’Inno alla Gioia di Beethoven, suonato ieri sera dall’orchestra di Sarajevo, il percorso della Bosnia verso l’Europa passerà proprio per quel Ponte.

 

Da Mostar, per la Radio Vaticana, Emiliano Bos.

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L’Asia continua ad essere devastata dalle alluvioni. Sono 31 le vittime accertate e 22 i dispersi, a causa delle inondazioni che da domenica scorsa flagellano il Vietnam. Colpita la zona al confine con la Cina. Inondati quasi 150 mila ettari di risaia.

 

Il governo italiano ha designato commissario europeo Rocco Buttiglione, che fino ad oggi ha ricoperto la carica di ministro per le politiche comunitarie. Buttiglione entrerà a far parte del nuovo esecutivo comunitario al posto di Mario Monti. Per il coordinatore di Alleanza Nazionale, Ignazio La Russa, la nomina di Buttiglione non è stata un’invenzione dell’ultimo momento e non è frutto di uno scambio con gli alleati di governo. Intanto il Consiglio dei Ministri ha varato le linee guida del Documento di programmazione economica e finanziaria che sarà definitivamente approvato nella prossima riunione. La manovra sarà di complessivi 24 miliardi di euro: 17 miliardi derivanti da misure strutturali e 7 miliardi da una tantum.

 

 

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