RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 202 - Testo della Trasmissione di martedì 20 luglio 2004 

 

Sommario   

                                               

                                     

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dopo la breve vacanza valdostana, il Papa riprende domani mattina in Vaticano le sue catechesi del mercoledì. Numerosi i pellegrini che hanno chiesto di partecipare all’udienza generale: ne parliamo con padre Raniero Cantalamessa

 

Giovanni Paolo II nomina un visitatore apostolico per la diocesi di Sankt  Pölten in Austria,  dopo lo scandalo a sfondo sessuale che ha colpito il seminario diocesano. Coinvolti il rettore e il vice-rettore che si sono già dimessi. Incriminato un seminarista per possesso di materiale pedo-pornografico

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Iraq: liberato l’ostaggio filippino dopo il ritiro ieri delle truppe di Manila. Ucciso il governatore di Bassora: intervista con Alberto Negri

 

Il cardinale Ersilio Tonini compie oggi 90 anni: “Sono felice di essere al mondo“ – ha detto ai nostri microfoni – “ho imparato a nascere ogni giorno”

 

700 anni fa nasceva Francesco Petrarca, grande poeta della canzone d’amore medievale.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Da Radio Wa, emittente diocesana ugandese, un appello ai ribelli ugandesi ad arrendersi e tornare a casa

 

Speranze di dialogo sulla questione della contesa regione del Kashmir tra i ministri degli esteri di India e Pakistan, che si incontrano oggi e domani a Islamabad

 

Monito del cardinale Juan Luis Cipriani Thorne: nel Perú non ci sono più riferimenti ai valori cristiani

 

Il cardinale vietnamita Jean-Baptiste Pham Minh Man lancia un appello a sostenere i valori della famiglia e della vita e a difendere gli immigrati

 

In Cina, 350 morti ogni giorno a causa di incidenti sul lavoro

 

35 anni fa, lo storico sbarco dell’uomo sulla luna

24 ORE NEL MONDO:

Inaugurato oggi a Strasburgo il nuovo Parlamento europeo a 25. Eletto il nuovo presidente: è il socialista spagnolo Josep Borrel

 

Non si attenuano i contrasti nell’Autorità palestinese: il premier Abu Ala, nonostante le insistenze di Arafat, non ritira le dimissioni

 

        

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 luglio 2004

 

 

DOPO LA BREVE VACANZA VALDOSTANA IL PAPA RIPRENDE DOMANI MATTINA

IN VATICANO LE SUE CATECHESI DEL MERCOLEDI’. NUMEROSI I PELLEGRINI

CHE HANNO CHIESTO DI PARTECIPARE ALL’UDIENZA GENERALE

 

 

Domani Giovanni Paolo II riprende le udienze generali, dopo la breve pausa della vacanza valdostana. L’udienza si svolgerà nell’aula Paolo VI in Vaticano e non a Castel Gandolfo, come previsto inizialmente, per le molte richieste di partecipazione: il cortile del Palazzo Apostolico della residenza estiva del Papa può infatti ospitare al massimo un migliaio di persone. La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca dell’evento con commento in italiano a partire dalle 10.15 sull’onda media di 585 kHz, sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e sull’onda corta di 5.890 kHz.

 

Dunque tanti sono i pellegrini che hanno chiesto di partecipare alla catechesi del Papa che verrà in Vaticano con l’automobile. Ma quali sono i frutti spirituali di queste udienze che, lo ricordiamo, sono state inaugurate da Papa Pio XI? Sergio Centofanti lo ha chiesto a padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

 

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R. – Ma ... io lo ammiro! Innanzitutto, vorrei esprimere la mia ammirazione per il fatto che anche durante le vacanze il Papa si sobbarca questo impegno e credo che lo faccia per dare soddisfazione e gioia a tanti, che fanno di questo incontro del mercoledì con il Papa lo scopo della loro venuta a Roma, uno scopo più alto della permanenza a Roma. Certamente, dà molta gioia e lo so per esperienza, perché anch’io ho accompagnato a volte persone che venivano dall’estero ad un incontro con il Papa, a volte anche non cattolici, e poi mi hanno detto che era stata la cosa più bella che avessero avuto a Roma. Qualche non cattolico mi ha detto: “Potremo, un giorno, chiamare anche noi ‘padre’ quell’uomo!. Insomma: è certamente un momento di costruzione del Regno. E forse è proprio questo incontro con il Papa, con la persona, con il messaggero ... forse ricordano qualche parola, ma ricordano soprattutto quest’uomo che fa dell’annuncio, della parola, del servizio, di sbriciolare la Parola di Dio in ogni circostanza, lo scopo della vita ...

 

D. – E in effetti, all’Angelus di domenica scorsa il Papa ha ribadito che “ascoltare la Parola di Dio è la cosa più importante nella nostra vita”. Oggi, c’è capacità di ascoltare?

 

R. – C’è – diciamo – il desiderio dell’ascolto: è molto diffuso tra le persone credenti e La nostalgia di tempi di ascolto, di silenzio, di ritornare al proprio cuore perché è nel proprio cuore che si percepisce la voce di Dio, non nel chiasso ... La difficoltà è di tradurla in pratica, perché pare ormai che siamo quasi in una specie di catena di montaggio, incapaci di staccare le mani dal lavoro ... Adesso che si è in vacanza, per esempio, potrebbe essere un suggerimento fare delle passeggiate in montagna, vedere una bella cappellina, entrare dentro e passare un momento soli ... spesso c’è il refrigerio del corpo e dell’anima ... C’è una bellissima preghiera di Claudel, “La Vergine”: un pomeriggio d’estate, sotto il solleone, il poeta entra in chiesa, si mette lì e dice: ‘Non vengo a chiedere niente, solo mi basta guardarti, stare qui ...’. Forse, bisognerebbe che anche noi trovassimo questi momenti ...

 

D. – Quali sono gli ostacoli all’ascolto della parola di Dio?

 

R. – A parte gli ostacoli esteriori imposti dal ritmo della vita moderna, c’è un ‘chiasso’ più pericoloso ancora e più difficile: quello dentro al cuore; quello che ostacola l’ascolto della parola di Dio è questo nostro giudicare, fare processi a destra e a sinistra, perché la nostra mente è un tribunale dove c’è una seduta permanente e di solito noi siamo i giudici che mettono a posto il mondo intero. Questo silenzioso ‘chiasso’ nel cuore bisognerebbe farlo tacere a volte quasi con violenza, dando degli strattoni alla nostra mente, dicendo: ‘Basta, basta con questo tipo di ragionamenti, di lamentele! Voglio leggere la Parola di Dio, voglio ascoltare una parola di Dio, voglio ripetermi una parola di Dio’, e forse dopo i primi tentativi diventa più facile, questa ginnastica di passare dai pensieri inutili, chiassosi, egoistici a pensieri invece che vengono da Dio ...

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IL PAPA NOMINA UN VISITATORE APOSTOLICO

PER LA DIOCESI AUSTRIACA DI ST. PÖLTEN DOPO LO SCANDALO A SFONDO SESSUALE CHE HA COLPITO IL SEMINARIO DIOCESANO

 

Il Papa ha nominato il vescovo austriaco di Feldkirch mons. Klaus Küng come visitatore apostolico per la diocesi di St. Pölten in Austria e in particolare per il seminario vescovile di questa diocesi.

 

La Chiesa austriaca è scossa dallo scandalo a sfondo sessuale che ha colpito nelle ultime settimane il seminario: sono coinvolti il rettore e il vice-rettore dell’istituto, che si sono dimessi, e alcuni seminaristi. In alcuni computer del seminario è stato trovato anche materiale pedo-pornografico e per questo motivo, proprio ieri, la procura della cittadina austriaca ha annunciato l'incriminazione di un seminarista.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina si apre con la situazione in Iraq: assassinati il governatore di Bassora e il direttore generale del ministero della difesa; nel frattempo sono stati liberati un ostaggio filippino ed  uno egiziano.  

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alle Lettere pastorali dei Vescovi italiani.

 

Nelle estere, Medio Oriente: le concessioni di Arafat non fermano le proteste; Abu Ala conferma le dimissioni.

Un articolo di Gabriele Nicolò su un rapporto della Fao in cui si evidenzia la necessità di valorizzare il patrimonio agricolo anzitutto a beneficio dei Paesi in via di sviluppo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Carmine Di Biase dal titolo "Lectura leopardiana": un'iniziativa di alto respiro culturale a Torre del Greco.

Nell' "Osservatore libri" un approfondito contributo di Danilo Veneruso in merito al volume di Giuseppe Galasso dal titolo "L'Italia si è desta. Tradizione storica e identità nazionale dal Risorgimento alla Repubblica".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle riforme.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 luglio 2004

 

IRAQ: LIBERATO L’OSTAGGIO FILIPPINO DOPO IL RITIRO IERI DELLE TRUPPE DI MANILA. UCCISO IL GOVERNATORE DI BÀSSORA

- Intervista con Alberto Negri -

 

 

In Iraq, un altro rappresentante del nuovo corso politico è rimasto vittima di un agguato: il governatore ad interim di Bassora, Hazem Taufic Ainachi, è stato ucciso stamani insieme all’autista mentre si recava in ufficio. Ma in Iraq si devono registrare anche buone notizie. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

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L’ostaggio filippino, Angelo de la Cruz, è stato liberato ed è arrivato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, dove sarà sottoposto ad una serie di esami medici. La notizia è stata annunciata dalla televisione Al Arabyia e confermata dalla presidente delle Filippine, Gloria Arroyo. Il rilascio è avvenuto all’indomani del completamento del ritiro dall’Iraq del piccolo contingente di Manila composto da 51 militari. E ha ritrovato la libertà anche l’autista egiziano Alsayeid Algarabawi, rilasciato ieri dopo il recente ritiro dal Paese arabo, come chiesto dai suoi sequestratori, della società saudita per la quale lavorava. Da rimarcare, inoltre, che la Malaysia intende inviare una squadra medica per poter partecipare alla ricostruzione dell’Iraq. Forze della polizia irachena e soldati americani hanno intanto arrestato a Mossul 41 estremisti: tra questi ci sono un ex alto ufficiale della Guardia repubblicana di Saddam Hussein ed un comandante dei feddayn, le milizie paramilitari costituite da Uday, figlio dell’ex rais. E poco fa il numero uno di Al Qaeda in Iraq, Al Zarqawi, ha minacciato il Giappone chiedendo il ritiro delle truppe di Tokyo dal Paese arabo. Un portavoce del ministero degli Esteri russo ha smentito, infine, le voci su un possibile invio di soldati richiesto dagli Stati Uniti in cambio dell’appoggio di Washington per il rientro delle compagnie petrolifere russe in Iraq, e per l’ingresso della Russia nell’Organizzazione mondiale del commercio.

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Come abbiamo sentito, dunque, l’ostaggio filippino è tornato in libertà. Barbara Castelli ha raccolto il commento di Alberto Negri, inviato speciale de “Il Sole 24 Ore”:

 

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R. – E’ un episodio che mette in luce la difficoltà degli americani di tenere ben compatta questa coalizione. Un episodio che, ancora una volta, sottolinea i problemi che ci sono in una missione militare che diventa sempre più lunga, sempre più difficile, sempre più pericolosa ... Credo che sarà un altro di quegli eventi che, comunque, convinceranno che in Iraq è necessaria una sorta di ridimensionamento della missione militare. La destabilizzazione è ormai padrona di alcune zone del Paese, in cui è difficile non soltanto la missione militare, ma è difficile anche la missione civile e umanitaria, se non impossibile.

 

D. – Nonostante l’anticipato passaggio di sovranità, l’Iraq resta nel caos. Questa mattina è stato ucciso il governatore di Bassora, l’altro giorno il ministro della Giustizia è sfuggito ad un attentato: si punta ai vertici?

 

R. – Non c’è dubbio che il governo Allawi sia entrato nel mirino della guerriglia, dopo il passaggio dei poteri del 28 giugno scorso. Questo lo sapevano perfettamente sia gli iracheni sia gli americani, l’obiettivo, infatti, è quello di tentare di preservare questo governo almeno per alcuni mesi, per arrivare alla famosa data delle elezioni, nel gennaio 2005. Nel frattempo, però, per arrivare a questa data, il governo di transizione dovrà superare moltissime difficoltà, non ultima, le elezioni americane. Se Bush non dovesse essere rieletto, infatti, Allawi perderebbe il suo protettore più importante.

 

D. – Il premier Allawi, che ieri ha inaugurato dalla Giordania questo ‘tour’ nelle capitali mediorientali, quale appoggio può trovare nei Paesi confinanti?

 

R. – Allawi cerca di fare quello che non hanno fatto gli americani prima di questo conflitto, cioè avere buoni rapporti con i vicini dell’Iraq, un Paese che - lo ricordiamo - ha confini molto estesi con potenze mediorientali di primissima grandezza, dalla Turchia, all’Iran ... Ebbene, se si vuole tentare di tenere sotto controllo l’Iraq, è indispensabile avere questi buoni rapporti e avere l’appoggio del mondo arabo musulmano.

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OGNI GIORNO NASCO DI NUOVO PERCHE’ SONO FELICE DI ESSERE AL MONDO:

E’ LA RIFLESSIONE DEL CARDINALE TONINI, CHE OGGI COMPIE 90 ANNI.

DIVERSI I MESSAGGI DI AUGURI

 

Messaggi di stima e di affetto oggi per il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, che stamani compie 90 anni. “Auguri per questi anni ricchi di profonda serenità e umanità – scrive in un messaggio il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi – continui a pregare per un futuro di speranza e di pace”. Nato a Centovera di San Giorgio Piacentino il 20 luglio 1914, terzo di cinque figli di una coppia di salariati agricoli, Tonini entra in seminario appena undicenne ed è ordinato sacerdote il 18 aprile 1937. Pastore con una grande passione per il giornalismo e le comunicazioni sociali, è nominato nel 1978 da Paolo VI presidente del Cda di “Avvenire”. E’ Giovanni Paolo II, invece, nel 26 novembre 1994, a conferirgli la porpora cardinalizia. Ma come è iniziata questa giornata tanto speciale per l’arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia? Luca Collodi ha girato la domanda allo stesso cardinale Tonini.

 

 

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R. – L’ho incominciata nascendo di nuovo. Ho imparato a nascere ogni mattina, ringraziando e benedicendo il Signore.

 

D. – Cardinale Tonini, lei, oltre alla passione di Dio, ha una passione particolare, quella del giornalismo. Cosa pensa del giornalismo di oggi e di ieri?

 

R. – Questa è una passione strana, nata molto tempo fa. Ero in seminario e allora a tavola ogni tanto leggevano anche i giornali. Dissi a me stesso: “Ma io devo prepararmi bene in italiano, perché se domani fosse necessario diventare giornalista, dovrò essere pronto”. Mia madre mi aveva abituato a guardare al futuro. Poi quando Paolo VI mi ha chiamato, pregandomi di presiedere all’amministrazione di “Avvenire”, mi sono ricordato di quel desiderio di ragazzo, e mi sono detto: “Ma guarda un po’ che il cerchio si chiude!”. Ed ho capito anche un’altra cosa: il giornalismo non è solo portatore di notizie, bensì è qualcosa che chiama il mondo intero a vivere insieme e ad aiutare, a capire ciò che sta svolgendosi, ciò che si prepara nel futuro.

 

D. – Eminenza, la globalizzazione spaventa l’Occidente: perché?

 

R. – Perché è abituato a vivere le patrie come lotta, le patrie contro le patrie, dove cioè la gloria è stata quasi sempre di natura bellica e di competizione. Siamo uomini e siamo fratelli per davvero, ci apparteniamo per davvero. Per fortuna la tv, con tutti i guai che compie, ha però un effetto splendido perché ci fa uscire dai nostri piccoli Paesi, dai nostri piccoli guai, ci fa partecipare alle ansie del mondo intero. Aggiungiamoci poi altri fatti. La ricerca scientifica, ad esempio, cosa sta facendo? La ricerca scientifica adesso ci costringe ad interrogarci sull’essere umano. Rendiamoci conto che la politica adesso avrà come oggetto non più soltanto la distribuzione equa dei diritti umani, della giustizia fra gli uomini, ma addirittura la salvezza della specie umana. Parlando da credenti, da cristiani, da cattolici, dobbiamo dire: questa generazione è responsabile del bene di Dio, noi possiamo giocare con il bene di Dio, rovinare il suo bene. Teniamo presente che nella Bibbia, quando Caino uccide Abele, c’è un pianto di Dio.

 

D. – Cos’è per lei Dio, la fede cristiana? Lei è un sacerdote: come ha incontrato questa esperienza?

 

R. – Con la voce di mia madre, molto molto presto. Mia madre mi faceva dire le preghiere al mattino, come usavano le mamme di allora. Quando arrivai a quattro anni, ad un certo punto, mia madre mi disse: “Adesso sei un ometto e le preghiere le dirai per conto tuo. Sappi però che quando tu sei arrivato, tuo padre ed io abbiamo fatto tanta festa, io ti ho ricevuto dalle mani di Dio. Figlio mio, riceviti ogni mattina dalle mani di Dio, vedrai come la vita sarà sempre bella”. Da allora non mi sono mai abituato ad esserci. Ho 90 anni, ma mi scopro sempre al mattino, ma anche durante il giorno, “Guarda che ci sono! Guarda che ci sono!”.

 

D. – Lei oggi compie 90 anni, lo abbiamo già ricordato; ma c’è ancora spazio, oggi, in un giovane per l’ottimismo, per guardare al futuro con ottimismo?

 

R. – Sì. Siamo carichi di bene. Anche questa mattina il sole è sorto, la nascita è ancora un gran miracolo, l’anziano è ancora venerato, quasi ovunque, ancora c’è tanta tenerezza. Io sono stato in Africa, mi sono ammalato del mal d’Africa. Ho visto cose tremende, terribili ed ho capito che c’è una ragion d’essere, perché bisogna fare qualche cosa, c’è un mondo intero che ci aspetta. Nella zona dei Grandi Laghi, ad esempio, l’età media della vita scende dai 45 ai 40 anni. Là ho visto bambini mangiare formiche … Delle volte vorrei fermare i ragazzi per la strada e dir loro: “Guarda, ragazzo, che c’è bisogno di te nel mondo”.

 

D. – Eminenza, il futuro della Chiesa?

 

R. – Il futuro della Chiesa è già adesso. Le cose che stanno accadendo ci portano tutte ad una stessa conlusione: siamo responsabili del futuro, l’umanità oggi deve scegliere quale futuro avere. Bisogna decidere nuovamente come vogliamo vivere insieme.

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NUMEROSE MANIFESTAZIONI IN ITALIA E IN FRANCIA PER CELEBRARE

I 700 ANNI DALLA NASCITA DI FRANCESCO PETRARCA,

GRANDE POETA E INTELLETTUALE, PRECURSORE DELL’UMANESIMO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

 

Settecento anni fa, in un Italia che si riscopriva sulla scorta dell’eredità classica figlia della cultura romana e latina, nasceva ad Arezzo Francesco Petrarca, poeta, umanista e filologo, uno dei padri della letteratura italiana e soprattutto precursore della stagione dell’Umanesimo. Morto il 18 luglio 1374, ad Arquà, nei pressi di Padova, dove si era stabilito, Petrarca non mise mai radici definitive, ma si spostò tra la Toscana, il Veneto, la Lombardia e la Francia, in quell’Avignone sede della storica “cattività” pontificia. E l’Italia e la Francia hanno organizzato in onore del grande letterato una serie di manifestazioni. A Milano, nel Castello Sforzesco, una lettura di sonetti dal “Canzoniere” farà da preludio a un articolato programma di conferenze, incontri, mostre in programma per il prossimo autunno. La Francia celebra invece la ricorrenza con una serie di eventi ad Avignone e Fontaine-de-Vaucluse, dove il poeta scrisse la maggior parte delle rime dedicate a Laura. Ma in cosa consiste l’importanza dell’opera del Petrarca? Ce ne parla, in questo servizio, Alessandro De Carolis:

 

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Un uomo di mondo - viaggiatore per costrizione, per studio e per irrequietezza - in un’epoca in cui le assolute certezze religiose e morali, espresse dal rigore formale del latino, perdono via via terreno per fare spazio all’uomo in quanto tale, un essere attraversato da passioni, scrupoli, angosce, slanci, fragilità. Una dimensione che trova nel perfezionamento della nuova lingua, il volgare, un mezzo espressivo meno elitario e ufficiale e quindi più idoneo ad esprimere le pulsioni più diverse del cuore e della mente. Per i 70 anni della sua vita, Francesco Petrarca sarà prigioniero di questo sottile tormento umano e artistico. Il poeta aretino è l’uomo di transito: pur sforzandosi, non riesce più a “sentire” come Dante la necessità di descrivere la beatitudine celeste come meta “alta” e desiderabile dell’esistenza umana, e non può sapere che i suoi versi sono in realtà lo specchio di quella stagione culturale, l’Umanesimo, che chiuderà in Italia e in Europa la lunga pagina dei Secoli bui. Se Dante, come è stato scritto autorevolmente, è l’ultima voce del Medioevo, Petrarca apre al rinnovamento: le sue rime catturano inconsapevolmente la nuova vitalità che sarà alla base della concezione della vita degli umanisti.

        

(musica)      

 

La sensibilità che fa di Petrarca un anticipatore dei tempi futuri è racchiusa nell’universo di Laura, la donna amata, pianta e cantata per tutta l’estensione della sua produzione letteraria. Come Beatrice per Dante, Laura diventa ben presto una musa idealizzata. Ma a differenza di Beatrice - che il poeta della Commedia rende scrigno delle virtù più alte e mezzo per giungere alla verità divina – Laura sarà soprattutto una donna da cantare per la sua bellezza fisica e per gli slanci d’amore che sa accendere da viva nel cuore del Petrarca e, ancora da morta, nei suoi ricordi. Beatrice si allontana dai comuni mortali nella poesia dantesca, quanto Laura resta reale in quella del Petrarca, pur nell’ovvia rarefazione che i versi fanno della sua persona e nel tentativo non riuscito di crearle attorno al ricordo un alone spirituale:

 

(musica)

 

“Lacci Amor mille, e nessun tende in vano
fra quelle vaghe nove forme oneste,
ch’adornan sí l’alto abito celeste,
ch’aggiunger no ’l pò stil né ’ngegno umano.

 Li occhi sereni e le stellanti ciglia,
la bella bocca, angelica, di perle
piena e di ròse e di dolci parole, 
 che fanno altrui tremar di meraviglia,
e la fronte, e le chiome, ch’a vederle
di state, a mezzo dí, vincono il sole.”

 

Ma Petrarca è un uomo che si pente delle tentazioni mondane alle quali non sa sottrarre se stesso né la sua abilità di colto rimatore. Ed è significativo che alle 366 liriche del suo “Canzoniere”, che celebrano “Madonna Laura” e con lei il suo continuo conflitto interno, decida di anteporre un sonetto che suona un po’ come una richiesta di scuse. Pochi versi per avvertire il lettore che l’autore si vergogna in parte del suo “vaneggiar” su temi sconvenienti per le capacità espressive di un intellettuale:

 

“Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

 e del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.
      

 

E’ il tributo che il Petrarca paga alla cultura dei massimi sistemi, lui, l’uomo e il poeta che sta contribuendo alla costruzione di un futuro che ancora non c’è. E che tenta tardivamente, con la scrittura dei “Trionfi, di scalare come Dante la via della virtù fino al Trionfo dell’Eternità. Non ci riuscirà, perché il suo genio ha già messo altrove la prima pietra.

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CHIESA E SOCIETA’

20 luglio 2004

                  

 

 

MESSAGGIO VIA ETERE PER CONVINCERE I RIBELLI UGANDESI AD ARRENDERSI

E TORNARE A CASA. L’APPELLO GIUNGE DALL’EMITTENTE DIOCESANA “RADIO WA”

 

UGANDA. = “ Esci dal nascondiglio, abbandona la ribellione e torna con noi al villaggio”. Il messaggio, un mix di voci, arriva dalle frequenze di ‘Radio Wa’ (‘la Nostra Radio’), l’emittente diocesana di Lira, città a nord del territorio ugandese, che tre volte a settimana manda in onda ‘Karibu’ (‘benvenuto’ in kiswahili), un programma notturno pensato per convincere i miliziani dell’Esercito di resistenza del signore (LRA)  a tornare alla vita normale. L’idea ha ottenuto risultati inaspettati: sono circa 300 le persone che hanno abbandonato le schiere della guerriglia. ‘Welcome home’ (‘bentornato’), è l’altra trasmissione che va in onda nelle ore mattutine. John Fraiser, padre comboniano e direttore di Radio Wa, racconta alla MISNA che molti dei ribelli – ‘totong’ in lingua lango – che depongono le armi e tornano dalla propria famiglia, sono giovani ragazzi rapiti dalla bande armate dello LRA capeggiato da Joseph Kony, leader invasato di etnia acholi, che mira a rovesciare il governo di Kampala e ad instaurarne uno suo basato sui dieci Comandamenti.  Questi giovanissimi, diventano dei bambini–soldato costretti a compiere atrocità, assalti e mutilazioni lungo le strade e nei campi profughi, dove sono ammassate oltre un milione e mezzo di persone. Sono più di ventimila i bambini rapiti dalla fine degli anni 80 ad oggi secondo l’UNICEF. Nelle ultime settimane, numerose le defezioni dalla ribellione che si sono registrate anche nella zona settentrionale di Kitgum, dove gli appelli di Radio Wa non arrivano. Un segnale incoraggiante dopo solo due mesi di programmazione.

 

 

SPERANZE DI DIALOGO SULLA QUESTIONE DELLA CONTESA REGIONE DEL KASHMIR

TRA I MINISTRI DEGLI ESTERI DI INDIA E PAKISTAN, CHE SI INCONTRANO

OGGI E DOMANI A ISLAMABAD IN OCCASIONE DEL VERTICE

DELL’ASSOCIAZIONE DELL’ASIA MERIDIONALE PER LA COOPERAZIONE REGIONALE

 

ISLAMABAD.= "India e Pakistan investono cifre elevatissime in armamenti quando tutto quel denaro potrebbe essere usato per contribuire allo sviluppo del Kashmir". Questa, la denuncia di mons. Peter Celestine Elampassery, vescovo di Jammu-Srinagar (rispettivamente capitale invernale ed estiva del Kashmir), intervistato dall’agenzia Misna in vista del probabile incontro tra il ministro degli Esteri indiano, Natwar Singh, e il suo omologo pakistano, Khurshid Mahmud Kasuri, a Islamabad. I due dovrebbero intrattenersi a colloquio a margine del vertice della Saarc, Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale, previsto per oggi e domani nella capitale pakistana, per discutere dell’annosa e delicata questione del Kashmir, regione contesa da 56 anni tra New Delhi e Islamabad e teatro dal 1989 di una sanguinosa guerriglia separatista. Il presule ha dichiarato di apprezzare la nuova disponibilità di India e Pakistan al dialogo, “destinato a creare relazioni più cordiali e amichevoli tra i due Stati asiatici”. "Non so comunque quante probabilità ci siano che questo incontro possa contribuire a risolvere la questione, aperta da decenni”, ha aggiunto il vescovo, osservando: “L’India vuole mantenere il controllo del Kashmir, il Pakistan dice che è ‘il suo cuore’. Se nessuno dei due è disposto a cedere, non si va avanti. Però si può forse raggiungere un compromesso". La necessità di un accordo è sempre più sentita in una regione devastata da violenze quotidiane: “La gente – ha concluso mons. Elampassery -  ha paura di doversi spostare per recarsi al lavoro. Molti bambini non possono andare a scuola, per lo stesso motivo. L’industria turistica è praticamente inesistente nonostante il Kashmir sia un bellissimo territorio, al punto da essere chiamato ‘paradiso in terra’”. (R.M.)

 

 

NEL PERU’ NON CI SONO PIU’ RIFERIMENTI AI VALORI CRISTIANI:

OCCORRE TORNARE ALLA GIUSTIZIA, ALLA VERITA’ E ALLA SOLIDARIETA’.

IL CARDINALE PERUVIANO CIPRIANI INVITA I CATTOLICI

A TESTIMONIARE IL VANGELO NELLA VITA PUBBLICA

 

LIMA. = “Cristo è assente nel nostro Paese, non ci più sono riferimenti ai valori cristiani”. Il monito viene dall’arcivescovo di Lima e primate del Perù, card. Juan Luis Cipriani Thorne, che durante l’omelia domenicale, nella Cattedrale della capitale, ha parlato contro la corruzione. “La fiducia nelle istituzioni è ai minimi storici” ha detto il porporato ai fedeli. “Questo non è il riflesso di una società che vive in Cristo e quindi c’è bisogno che ciascuno di noi riguadagni quella maturità spirituale che consentirà di trasformare la giustizia e la verità nelle due colonne portanti di qualsiasi progetto per il Perù”. “E’ nostro diritto dovere – ha aggiunto - chiedere che nella vita pubblica si riflettano i valori di giustizia e di solidarietà. La verità in particolare” ha continuato il primate “è un riferimento senza il quale non vi è futuro. Non si può costruire una società nuova sulla menzogna. Prima o poi cade. Ma questo è un impegno che finora ha visto la partecipazione dell’uno per cento della popolazione”. Quanto alla religione cattolica e al suo ruolo, il porporato ha precisato che: “Non è affatto una pozione che serve ad addormentare le coscienze per poi dire che non c’è nulla di cui preoccuparsi e che Dio è molto buono. La nostra fede promuove valori e quando questi valori non emergono, allora c’è bisogno della forza del messaggio di Cristo”. (D.D.)

 

 

IL CARDINALE VIETNAMITA PHAM MINH MAN  LANCIA UN APPELLO

A SOSTENERE I VALORI DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA, E A DIFENDERE GLI IMMIGRATI

 

HO CHI MINH CITY. = Il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City in Vietnam, ha invitato i parroci, i religiosi e gli operatori pastorali laici dell’arcidiocesi a focalizzare il proprio lavoro pastorale sulla famiglia e l’integrazione degli immigrati. “Date priorità alla costruzione della solidarietà e della cooperazione tra i fedeli con l’obiettivo di orientare la famiglia verso la cultura della vita contro quella della morte”, ha detto il cardinale, durante un recente incontro nella sua residenza. Il Vietnam non è immune dai mali che insidiano oggi la famiglia in tutto il mondo: aborto, divorzio, promiscuità sessuale, Aids e tossicodipendenza. Per contrastare queste piaghe, ha sottolineato il cardinale, occorre un’azione pastorale mirata alla promozione dei valori della vita e della solidarietà familiare. In questo senso, fondamentale è l’educazione dei bambini, come anche la comprensione dei fattori che portano alla disgregazione delle famiglie. Il cardinale si è quindi soffermato sulla difficile situazione degli immigrati che costituiscono una porzione consistente degli 8 milioni di abitanti della metropoli e che sono più esposti ai mali della società moderna, perché più vulnerabili. Per questo egli ha esortato gli operatori pastorali dell’arcidiocesi a promuovere attivamente l’integrazione delle famiglie immigrate nelle parrocchie. (L.Z.)

 

 

IN CINA 350 MORTI OGNI GIORNO A CAUSA DI INCIDENTI SUL LAVORO.

LO HA RIFERITO OGGI A PECHINO IL VICE DIRETTORE DELL’UFFICIO

PER IL CONTROLLO DELLA SICUREZZA SUL LAVORO DELLO STATO

 

PECHINO.= Dal gennaio 2004, sono oltre 63.735 le persone decedute in Cina a causa di incidenti sul lavoro. Lo ha dichiarato oggi il vice direttore dell'Ufficio per il controllo della sicurezza sul lavoro dello Stato, Wang Dexue, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Pechino. Gli incidenti, è stato precisato, sono causati dalla carenza delle misure di sicurezza e dalla cattiva qualità dei prodotti o dei progetti, a volte per mancanza di denaro. Secondo le statistiche ufficiali, nei primi sei mesi dell’anno in Cina sono avvenuti 426.283 incidenti sul lavoro e ogni giorno sono morte circa 350 persone. Solo per quanto riguarda gli incidenti in miniera, i decessi sono stati 2.644. Ieri, un'esplosione e' avvenuta nella miniera Luzigou, nella regione dello Shanxi, provocando la morte di dieci persone; altri due minatori risultano ancora dispersi. (R.M.)

 

 

35 ANNI FA, LO STORICO SBARCO DELL’UOMO SULLA LUNA.

LA MISSIONE DEI TRE ASTRONAUTI AMERICANI, NEIL ARMSTRONG, EDWIN ALDRIN

E MICHAEL COLLINS, FU SEGUITA DA CENTINAIA DI MILIONI DI PERSONE. NELL’OCCASIONE, ANCHE UN MESSAGGIO DI PAPA PAOLO VI

 

ROMA. = “Ora scendo. Sarà un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità”. Fu il commento di Neil Armstrong, comandante americano della missione Apollo 11, scendendo sulla Luna il 20 luglio 1969 (le 22,56 del 20 a Washington, le 4.56 del 21 in Italia). Sono passati 35 anni dallo storico sbarco e l’evento provoca ancora oggi grandi emozioni. 600 milioni furono le persone in ogni angolo del mondo che seguirono per radio e per televisione la missione costata 240 milioni di dollari di allora. Oltre al valore scientifico, l’impresa dei tre astronauti americani ebbe un considerevole significato dal punto di vista politico. L’America che sbarcava sulla Luna, infatti, era quella delle contestazioni giovanili e del conflitto nel Vietnam ma soprattutto era quella della guerra fredda, impegnata ad affermare la propria superiorità tecnologica sull’Unione Sovietica che aveva già conquistato il primato nello spazio con l’astronauta Yuri Gagarin nell’ aprile del 1961. Per l’occasione Paolo VI rivolse un messaggio ai cosmonauti: “Onore a voi, che, seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi, governate, a voi, che notificate al mondo l’opera e l’ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell’uomo. Onore, saluto e benedizione a voi, conquistatori della Luna, pallida luce delle nostre notti e dei nostri sogni!”. (F.S.)

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24 ORE NEL MONDO

20 luglio 2004

 

                   

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Un’altra mattinata di scontri in Medio Oriente. Il più pesante si è verificato fra l’esercito israeliano e gli Hezbollah del Libano, alla frontiera tra i due Paesi: nel combattimento sono rimasti uccisi un guerrigliero ed un soldato israeliano. Otto palestinesi sono stati feriti, inoltre, nel villaggio di Barta, in Cisgiordania. Sul fronte politico, il premier palestinese Abu Ala pur restando al suo posto non ha ritirato le dimissioni presentate sabato scorso al presidente dell'Anp Yasser Arafat, dopo la recente ondata di rapimenti avvenuta nella Striscia di Gaza. Tensione alta in Israele, dove ieri sera è stato ucciso un magistrato.

 

● Aperta oggi a Strasburgo la prima sessione del nuovo Parlamento europeo dopo l’allargamento a 10 nuovi Paesi. Il socialista spagnolo, Josep Borrell Fontelles, è stato eletto presidente del nuovo Parlamento europeo dove i popolari, i socialisti e i liberali sono i gruppi politici più rappresentati nell’Unione. Hanno partecipato al voto 647 deputati su 732 ed il neo presidente ha ottenuto 388 consensi. Catalano ed ingegnere elettronico, Borrell è stato più volte ministro in Spagna nei governi Gonzalez. Ma quali sfide attendono il nuovo Parlamento a 25? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Federiga Bindi, docente di Organizzazione politica all’Università di Firenze:

 

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R. – Ci sono nuovi partiti e deputati europei che non sono abituati alle regole del Parlamento europeo, quindi io credo che la prima sfida è proprio riuscire a trovare il più velocemente possibile una buona operatività, se vogliamo.

 

D. – 268 membri appartengono all’area popolare …

 

R. – Sicuramente è un Parlamento più centrista di altri, ma è un trend che non è nuovo, è un trend che è nato con le elezioni di cinque anni fa quando c’è stato il sorpasso del Ppe sul Pse. Oggi pare che stiamo tornando indietro invece alla collaborazione tra Ppe e socialisti, che secondo me non è male.

 

D. – In Italia siamo abituati a parlare di centro-destra e centro-sinistra. Crede che possiamo applicare nella stessa modalità le stesse categorie al nuovo Europarlamento?

 

R. – Centro-destra e centro-sinistra … sì e no. Secondo me non so più neanche cosa voglia dire centro-destra e centro-sinistra in Italia. Le vecchie categorie non ci sono più.

 

D. - Ieri il governo italiano ha visto le dimissioni del ministro delle riforme Umberto Bossi per l’Europarlamento di Strasburgo. Il leader della Lega probabilmente prenderà parte tra le forze autonomiste dell’Europarlamento; quale il ruolo di queste forze?

 

R. – Se lo stimolo è positivo, nel senso che le autorità locali si ritengono coinvolte nel processo decisionale europeo, questo avrà benefici e vantaggi per tutti. Se invece le forze autonomiste dovessero pensare di utilizzare questi spazi per rivendicare indipendenza o roba del genere si avrebbe un processo disgregativo. Devo dire che, anche vista l’esperienza passata, sarà una cosa di cui beneficeranno tutti.

 

D. – Qual è la sfida principale per il neo presidente Borrell?

 

R. – Di dare una vera consistenza politica al Parlamento. Poi sarà molto importante vedere il ruolo che la Spagna giocherà, se la Spagna sosterrà gli sforzi del presidente o meno. I grandi presidenti della Commissione e del Parlamento sono stati grandi, anche perché il loro Paese li ha appoggiati nella loro azione.

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Negli Stati Uniti cresce l’attesa per la pubblicazione del rapporto della Commissione “bipartisan” sulle stragi dell'11 settembre. La Casa Bianca si è pronunciata su alcune anticipazioni relative ai contenuti del voluminoso dossier. Washington - ha promesso il presidente George Bush - intende veder chiaro su eventuali implicazioni dell’Iran negli attentati terroristici di tre anni fa contro gli Stati Uniti. Il ministro della Difesa iraniano, Ali Shamkhani, ha avvertito, intanto, che Teheran risponderebbe “con il massimo delle sue capacità militari” ad un eventuale attacco israeliano o americano contro i suoi impianti nucleari.

 

Dieci miliziani Janjaweed sono stati condannati a sei anni di prigione e all’amputazione della mano destra e della gamba sinistra da un tribunale speciale nella martoriata regione sudanese del Darfour. I dieci miliziani sono stati riconosciuti colpevoli di crimini contro le popolazioni nere, in particolare di omicidio e di rapina a mano armata.

 

Cipro ricorda oggi il 30.esimo anniversario dell’invasione turca della parte settentrionale dell’isola, avvenuta cinque giorni dopo il golpe contro l’arcivescovo Makarios, sostenuto dai colonnelli di Atene, favorevoli all’annessione dell’isola alla Grecia. Il conflitto tra greco e turco ciprioti è tuttora irrisolto: nonostante gli sforzi diplomatici di Onu, Ue e Stati Uniti, solo la parte greco-cipriota è entrata in Europa.

 

I presidenti ucraino e russo, Leonid Kuchma e Vladimir Putin, hanno concordato oggi di rinviare una serie di appuntamenti bilaterali in seguito alla tragedia mineraria che ha colpito ieri l'Ucraina, nel bacino carbonifero ex sovietico del Don e che secondo l'ultimo bilancio aggiornato ha provocato almeno 31 morti. Resta ignoto il destino di 5 lavoratori considerati dispersi. Lo riferisce l'ufficio stampa del Cremlino, precisando che i due leader hanno avuto stamani un colloquio telefonico durante il quale Putin ha espresso le proprie condoglianze per l'accaduto e ha offerto l'aiuto di Mosca a Kiev. L’operazione di soccorso, intanto, prosegue nella miniera Krasnolimanskaia, già teatro nel 2001 di un incidente che provocò la morte di 9 minatori. L'incidente di ieri - causato da un'esplosione di gas, ma anche da misure di sicurezza ritenute insufficienti e da carenze dell'impianto di ventilazione - e' avvenuto a quasi 1000 metri di profondità. Sull'episodio indagano ora la procura locale e una commissione governativa.

 

Giustizia è fatta, così le vittime della tragedia di Bhopal, il più grande disastro industriale della storia umana, hanno reagito dopo la storica sentenza della Corte Suprema indiana che ha sbloccato i risarcimenti per 15 miliardi di rupie, ovvero 327 milioni di dollari. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Sono passati 20 anni da quell’orribile notte di dicembre, quando i gas fuoriusciti dalla fabbrica di pesticidi della Union Carbide uccisero sul colpo 2000 persone, mentre altre migliaia morirono in seguito. Ancora oggi, a distanza di tempo, a Bhopal centinaia di migliaia di persone soffrono per malformazioni genetiche, anemia, menopausa precoce. Nel ’99 l’americana Union Carbide, entrata poi a far parte della Down Chemical, siglò un accordo extra giudiziario con il governo indiano che prevedeva lo sborso di 470 milioni di dollari. Parte di questo indennizzo è già stato versato alle vittime, ma una rimanente è rimasta nelle casse del tesoro indiano a causa di una lite tra il governo centrale di New Delhi e lo Stato del Madia Pradesh, dove sorge Bhopal, ed anche per altre difficoltà burocratiche. La sentenza della Corte Suprema, massimo organo giudiziario in India, obbliga il governo a versare la rimanenza degli indennizzi più gli interessi maturati a tutti i reclamanti che sono molti, 500 mila. Ad ognuno di loro andrà quindi una somma abbastanza modesta, di qualche centinaio di dollari. Rimane ancora in sospeso la vertenza sulla decontaminazione del sito. Un tribunale americano potrebbe presto ordinare la Down Chemical di pagare le spese per ripulire dai veleni la zona del disastro dove migliaia di persone continuano a vivere e a bere l’acqua dei pozzi.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Sempre caldo il clima politico italiano all’indomani della decisione del ministro per le Riforme, Umberto Bossi, di lasciare dicastero e Parlamento per accettare la poltrona di eurodeputato. L’opposizione continua a chiedere elezioni anticipate mentre proseguono i lavori parlamentari sul federalismo: la commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato un emendamento della Casa delle Libertà che prevede un aumento del numero dei componenti del Senato. Il Servizio è di Massimiliano Menichetti:

 

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Sale a 258, grazie ad un emendamento della Casa delle Libertà, il numero dei componenti del Senato federale della Repubblica. Non è passato invece, un emendamento dell'UDC, appoggiato dal centrosinistra, ma non da Forza Italia, AN e Lega che chiedeva la presenza a Palazzo Madama dei governatori regionali. Il lavori riprenderanno nel pomeriggio, ma intanto non si ferma la polemica politica dopo le dimissioni di Bossi. L’opposizione chiede elezioni anticipate. Il segretario dei DS Piero Fassino ribadisce che il presidente del Consiglio deve compiere un atto di onestà, sincerità e responsabilità; per il Comunisti italiani l’esecutivo sta andando in pezzi, sulla stessa linea Margherita, Verdi e l’UDEUR. Replica il vice coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto secondo cui l’opposizione non ha unità e fa solo polemica sterile. E il ministro dei Beni Culturali, Giuliano Urbani, ribadisce che le dimissioni del “Senatur” sono legate al suo stato di salute e non a contrasti politici; Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, si dice fiducioso che il governo potrà continuare il suo cammino e ribadisce che questa è una settimana di grandi impegni per il Parlamento in cui verrà affrontata la riforma delle pensioni, il federalismo ed il decreto taglia-spese, ma i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, intervenuti in commissione Bilancio alla Camera, bocciano senza eccezioni la manovra correttiva dei conti pubblici da 7,5 miliardi definendola dannosa per gli investimenti.

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Caso Cogne: la procura di Aosta non chiederà l'arresto per Anna Maria Franzoni, condannata ieri a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio Samuele. E’ quanto si è appreso oggi da fonti giudiziarie. La procura ha ribadito di non ritenere che sussistano le esigenze per la custodia cautelare in carcere ovvero la reiterazione del reato, la pericolosità sociale ed il pericolo di fuga.

 

 

 

 

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