RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 202 - Testo della
Trasmissione di martedì 20 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
700 anni fa nasceva Francesco
Petrarca, grande poeta della canzone d’amore medievale.
CHIESA E SOCIETA’:
In Cina,
350 morti ogni giorno a causa di incidenti sul lavoro
35 anni
fa, lo storico sbarco dell’uomo sulla luna
Inaugurato oggi a Strasburgo il nuovo Parlamento
europeo a 25. Eletto il nuovo presidente: è il socialista spagnolo Josep Borrel
Non si attenuano i contrasti nell’Autorità
palestinese: il premier Abu Ala, nonostante le insistenze di Arafat, non ritira
le dimissioni
20 luglio 2004
DOPO LA BREVE VACANZA
VALDOSTANA IL PAPA RIPRENDE DOMANI MATTINA
IN VATICANO LE SUE CATECHESI DEL MERCOLEDI’.
NUMEROSI I PELLEGRINI
CHE HANNO CHIESTO DI PARTECIPARE ALL’UDIENZA
GENERALE
Domani
Giovanni Paolo II riprende le udienze generali, dopo la breve pausa della
vacanza valdostana. L’udienza si svolgerà nell’aula Paolo VI in Vaticano e non
a Castel Gandolfo, come previsto inizialmente, per le molte richieste di partecipazione:
il cortile del Palazzo Apostolico della residenza estiva del Papa può infatti
ospitare al massimo un migliaio di persone. La nostra emittente trasmetterà la
radiocronaca dell’evento con commento in italiano a partire dalle 10.15
sull’onda media di 585 kHz, sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e
sull’onda corta di 5.890 kHz.
Dunque tanti sono i pellegrini che hanno chiesto di
partecipare alla catechesi del Papa che verrà in Vaticano con l’automobile. Ma
quali sono i frutti spirituali di queste udienze che, lo ricordiamo, sono state
inaugurate da Papa Pio XI? Sergio Centofanti lo ha chiesto a padre Raniero Cantalamessa,
predicatore della Casa Pontificia:
**********
R. – Ma ... io lo ammiro! Innanzitutto, vorrei esprimere
la mia ammirazione per il fatto che anche durante le vacanze il Papa si
sobbarca questo impegno e credo che lo faccia per dare soddisfazione e gioia a
tanti, che fanno di questo incontro del mercoledì con il Papa lo scopo della
loro venuta a Roma, uno scopo più alto della permanenza a Roma. Certamente, dà
molta gioia e lo so per esperienza, perché anch’io ho accompagnato a volte persone
che venivano dall’estero ad un incontro con il Papa, a volte anche non
cattolici, e poi mi hanno detto che era stata la cosa più bella che avessero
avuto a Roma. Qualche non cattolico mi ha detto: “Potremo, un giorno, chiamare
anche noi ‘padre’ quell’uomo!. Insomma: è certamente un momento di costruzione
del Regno. E forse è proprio questo incontro con il Papa, con la persona, con
il messaggero ... forse ricordano qualche parola, ma ricordano soprattutto
quest’uomo che fa dell’annuncio, della parola, del servizio, di sbriciolare la
Parola di Dio in ogni circostanza, lo scopo della vita ...
D. – E in effetti, all’Angelus di domenica scorsa il Papa
ha ribadito che “ascoltare la Parola di Dio è la cosa più importante nella
nostra vita”. Oggi, c’è capacità di ascoltare?
R. – C’è – diciamo – il desiderio dell’ascolto: è molto
diffuso tra le persone credenti e La nostalgia di tempi di ascolto, di
silenzio, di ritornare al proprio cuore perché è nel proprio cuore che si
percepisce la voce di Dio, non nel chiasso ... La difficoltà è di tradurla in
pratica, perché pare ormai che siamo quasi in una specie di catena di
montaggio, incapaci di staccare le mani dal lavoro ... Adesso che si è in
vacanza, per esempio, potrebbe essere un suggerimento fare delle passeggiate in
montagna, vedere una bella cappellina, entrare dentro e passare un momento soli
... spesso c’è il refrigerio del corpo e dell’anima ... C’è una bellissima
preghiera di Claudel, “La Vergine”: un pomeriggio d’estate, sotto il solleone,
il poeta entra in chiesa, si mette lì e dice: ‘Non vengo a chiedere niente,
solo mi basta guardarti, stare qui ...’. Forse, bisognerebbe che anche noi
trovassimo questi momenti ...
D. – Quali sono gli ostacoli all’ascolto della parola di
Dio?
R. – A parte gli ostacoli esteriori imposti dal ritmo
della vita moderna, c’è un ‘chiasso’ più pericoloso ancora e più difficile:
quello dentro al cuore; quello che ostacola l’ascolto della parola di Dio è
questo nostro giudicare, fare processi a destra e a sinistra, perché la nostra
mente è un tribunale dove c’è una seduta permanente e di solito noi siamo i
giudici che mettono a posto il mondo intero. Questo silenzioso ‘chiasso’ nel
cuore bisognerebbe farlo tacere a volte quasi con violenza, dando degli
strattoni alla nostra mente, dicendo: ‘Basta, basta con questo tipo di ragionamenti,
di lamentele! Voglio leggere la Parola di Dio, voglio ascoltare una parola di
Dio, voglio ripetermi una parola di Dio’, e forse dopo i primi tentativi
diventa più facile, questa ginnastica di passare dai pensieri inutili,
chiassosi, egoistici a pensieri invece che vengono da Dio ...
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IL PAPA NOMINA UN VISITATORE APOSTOLICO
PER LA
DIOCESI AUSTRIACA DI ST. PÖLTEN DOPO LO SCANDALO A SFONDO SESSUALE CHE HA
COLPITO IL SEMINARIO DIOCESANO
Il Papa
ha nominato il vescovo austriaco di Feldkirch mons. Klaus Küng come visitatore
apostolico per la diocesi di St. Pölten in Austria e in particolare per il seminario
vescovile di questa diocesi.
La
Chiesa austriaca è scossa dallo scandalo a sfondo sessuale che ha colpito nelle
ultime settimane il seminario: sono coinvolti il rettore e il vice-rettore
dell’istituto, che si sono dimessi, e alcuni seminaristi. In alcuni computer
del seminario è stato trovato anche materiale pedo-pornografico e per questo
motivo, proprio ieri, la procura della cittadina austriaca ha annunciato
l'incriminazione di un seminarista.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la
situazione in Iraq: assassinati il governatore di Bassora e il direttore
generale del ministero della difesa; nel frattempo sono stati liberati un
ostaggio filippino ed uno egiziano.
Nelle vaticane, una pagina dedicata alle Lettere
pastorali dei Vescovi italiani.
Nelle estere, Medio Oriente: le
concessioni di Arafat non fermano le proteste; Abu Ala conferma le dimissioni.
Un articolo di Gabriele Nicolò
su un rapporto della Fao in cui si evidenzia la necessità di valorizzare il
patrimonio agricolo anzitutto a beneficio dei Paesi in via di sviluppo.
Nella pagina culturale, un
articolo di Carmine Di Biase dal titolo "Lectura leopardiana":
un'iniziativa di alto respiro culturale a Torre del Greco.
Nell' "Osservatore
libri" un approfondito contributo di Danilo Veneruso in merito al volume
di Giuseppe Galasso dal titolo "L'Italia si è desta. Tradizione storica e
identità nazionale dal Risorgimento alla Repubblica".
Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle
riforme.
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20 luglio 2004
IRAQ:
LIBERATO L’OSTAGGIO FILIPPINO DOPO IL RITIRO IERI DELLE TRUPPE DI MANILA.
UCCISO IL GOVERNATORE DI BÀSSORA
-
Intervista con Alberto Negri -
In Iraq, un altro
rappresentante del nuovo corso politico è rimasto vittima di un agguato: il
governatore ad interim di Bassora, Hazem Taufic Ainachi, è stato ucciso stamani
insieme all’autista mentre si recava in ufficio. Ma in Iraq si devono
registrare anche buone notizie. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:
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L’ostaggio filippino,
Angelo de la Cruz, è stato liberato ed è arrivato ad Abu Dhabi, negli Emirati
Arabi Uniti, dove sarà sottoposto ad una serie di esami medici. La notizia è
stata annunciata dalla televisione Al Arabyia e confermata dalla presidente
delle Filippine, Gloria Arroyo. Il rilascio è avvenuto all’indomani del completamento
del ritiro dall’Iraq del piccolo contingente di Manila composto da 51 militari.
E ha ritrovato la libertà anche l’autista egiziano Alsayeid Algarabawi, rilasciato
ieri dopo il recente ritiro dal Paese arabo, come chiesto dai suoi
sequestratori, della società saudita per la quale lavorava. Da rimarcare,
inoltre, che la Malaysia intende inviare una squadra medica per poter
partecipare alla ricostruzione dell’Iraq. Forze della polizia irachena e soldati americani hanno
intanto arrestato a Mossul 41 estremisti: tra questi ci sono un ex alto
ufficiale della Guardia repubblicana di Saddam Hussein
ed un comandante dei feddayn, le milizie paramilitari costituite da Uday,
figlio dell’ex rais. E poco fa il numero uno di Al Qaeda in Iraq, Al Zarqawi, ha
minacciato il Giappone chiedendo il ritiro delle truppe di Tokyo dal Paese
arabo. Un portavoce del
ministero degli Esteri russo ha smentito, infine, le voci su un possibile invio
di soldati richiesto dagli Stati Uniti in cambio dell’appoggio di Washington
per il rientro delle compagnie petrolifere russe in Iraq, e per l’ingresso
della Russia nell’Organizzazione mondiale del commercio.
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Come abbiamo sentito, dunque, l’ostaggio filippino è
tornato in libertà. Barbara Castelli ha raccolto il commento di Alberto Negri,
inviato speciale de “Il Sole 24 Ore”:
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R. – E’ un episodio che mette in luce la difficoltà degli
americani di tenere ben compatta questa coalizione. Un episodio che, ancora una
volta, sottolinea i problemi che ci sono in una missione militare che diventa
sempre più lunga, sempre più difficile, sempre più pericolosa ... Credo che
sarà un altro di quegli eventi che, comunque, convinceranno che in Iraq è
necessaria una sorta di ridimensionamento della missione militare. La
destabilizzazione è ormai padrona di alcune zone del Paese, in cui è difficile
non soltanto la missione militare, ma è difficile anche la missione civile e
umanitaria, se non impossibile.
D. – Nonostante l’anticipato passaggio di sovranità,
l’Iraq resta nel caos. Questa mattina è stato ucciso il governatore di Bassora,
l’altro giorno il ministro della Giustizia è sfuggito ad un attentato: si punta
ai vertici?
R. – Non c’è dubbio che il governo Allawi sia entrato nel
mirino della guerriglia, dopo il passaggio dei poteri del 28 giugno scorso.
Questo lo sapevano perfettamente sia gli iracheni sia gli americani,
l’obiettivo, infatti, è quello di tentare di preservare questo governo almeno
per alcuni mesi, per arrivare alla famosa data delle elezioni, nel gennaio
2005. Nel frattempo, però, per arrivare a questa data, il governo di transizione
dovrà superare moltissime difficoltà, non ultima, le elezioni americane. Se
Bush non dovesse essere rieletto, infatti, Allawi perderebbe il suo protettore
più importante.
D. – Il premier Allawi, che ieri ha inaugurato dalla
Giordania questo ‘tour’ nelle capitali mediorientali, quale appoggio può
trovare nei Paesi confinanti?
R. – Allawi cerca di fare quello che non hanno fatto gli
americani prima di questo conflitto, cioè avere buoni rapporti con i vicini
dell’Iraq, un Paese che - lo ricordiamo - ha confini molto estesi con potenze
mediorientali di primissima grandezza, dalla Turchia, all’Iran ... Ebbene, se
si vuole tentare di tenere sotto controllo l’Iraq, è indispensabile avere questi
buoni rapporti e avere l’appoggio del mondo arabo musulmano.
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OGNI GIORNO NASCO DI NUOVO PERCHE’ SONO FELICE DI
ESSERE AL MONDO:
E’ LA
RIFLESSIONE DEL CARDINALE TONINI, CHE OGGI COMPIE 90 ANNI.
DIVERSI
I MESSAGGI DI AUGURI
Messaggi di stima e di affetto oggi per il cardinale
Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia, che stamani compie 90
anni. “Auguri per questi anni ricchi di profonda serenità e umanità – scrive in
un messaggio il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi – continui
a pregare per un futuro di speranza e di pace”. Nato a Centovera di San Giorgio
Piacentino il 20 luglio 1914, terzo di cinque figli di una coppia di salariati
agricoli, Tonini entra in seminario appena undicenne ed è ordinato sacerdote il
18 aprile 1937. Pastore con una grande passione per il giornalismo e le
comunicazioni sociali, è nominato nel 1978 da Paolo VI presidente del Cda di
“Avvenire”. E’ Giovanni Paolo II, invece, nel 26 novembre 1994, a conferirgli
la porpora cardinalizia. Ma come è iniziata questa giornata tanto speciale per
l’arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia? Luca Collodi ha girato la domanda allo
stesso cardinale Tonini.
**********
R. –
L’ho incominciata nascendo di nuovo. Ho imparato a nascere ogni mattina, ringraziando
e benedicendo il Signore.
D. – Cardinale Tonini, lei, oltre alla passione di Dio, ha
una passione particolare, quella del giornalismo. Cosa pensa del giornalismo di
oggi e di ieri?
R. – Questa è una passione strana, nata molto tempo fa.
Ero in seminario e allora a tavola ogni tanto leggevano anche i giornali. Dissi
a me stesso: “Ma io devo prepararmi bene in italiano, perché se domani fosse
necessario diventare giornalista, dovrò essere pronto”. Mia madre mi aveva
abituato a guardare al futuro. Poi quando Paolo VI mi ha chiamato, pregandomi
di presiedere all’amministrazione di “Avvenire”, mi sono ricordato di quel
desiderio di ragazzo, e mi sono detto: “Ma guarda un po’ che il cerchio si
chiude!”. Ed ho capito anche un’altra cosa: il giornalismo non è solo portatore
di notizie, bensì è qualcosa che chiama il mondo intero a vivere insieme e ad
aiutare, a capire ciò che sta svolgendosi, ciò che si prepara nel futuro.
D. – Eminenza, la globalizzazione spaventa l’Occidente:
perché?
R. – Perché è abituato a vivere le patrie come lotta, le
patrie contro le patrie, dove cioè la gloria è stata quasi sempre di natura
bellica e di competizione. Siamo uomini e siamo fratelli per davvero, ci
apparteniamo per davvero. Per fortuna la tv, con tutti i guai che compie, ha
però un effetto splendido perché ci fa uscire dai nostri piccoli Paesi, dai
nostri piccoli guai, ci fa partecipare alle ansie del mondo intero. Aggiungiamoci
poi altri fatti. La ricerca scientifica, ad esempio, cosa sta facendo? La
ricerca scientifica adesso ci costringe ad interrogarci sull’essere umano.
Rendiamoci conto che la politica adesso avrà come oggetto non più soltanto la
distribuzione equa dei diritti umani, della giustizia fra gli uomini, ma
addirittura la salvezza della specie umana. Parlando da credenti, da cristiani,
da cattolici, dobbiamo dire: questa generazione è responsabile del bene di Dio,
noi possiamo giocare con il bene di Dio, rovinare il suo bene. Teniamo presente
che nella Bibbia, quando Caino uccide Abele, c’è un pianto di Dio.
D. – Cos’è per lei Dio, la fede cristiana? Lei è un
sacerdote: come ha incontrato questa esperienza?
R. – Con la voce di mia madre, molto molto presto. Mia
madre mi faceva dire le preghiere al mattino, come usavano le mamme di allora.
Quando arrivai a quattro anni, ad un certo punto, mia madre mi disse: “Adesso
sei un ometto e le preghiere le dirai per conto tuo. Sappi però che quando tu
sei arrivato, tuo padre ed io abbiamo fatto tanta festa, io ti ho ricevuto
dalle mani di Dio. Figlio mio, riceviti ogni mattina dalle mani di Dio, vedrai
come la vita sarà sempre bella”. Da allora non mi sono mai abituato ad esserci.
Ho 90 anni, ma mi scopro sempre al mattino, ma anche durante il giorno,
“Guarda che ci sono! Guarda che ci sono!”.
D. – Lei oggi compie 90 anni, lo abbiamo già ricordato; ma
c’è ancora spazio, oggi, in un giovane per l’ottimismo, per guardare al futuro
con ottimismo?
R. – Sì. Siamo carichi di bene. Anche questa mattina il
sole è sorto, la nascita è ancora un gran miracolo, l’anziano è ancora venerato,
quasi ovunque, ancora c’è tanta tenerezza. Io sono stato in Africa, mi sono
ammalato del mal d’Africa. Ho visto cose tremende, terribili ed ho capito che
c’è una ragion d’essere, perché bisogna fare qualche cosa, c’è un mondo intero
che ci aspetta. Nella zona dei Grandi Laghi, ad esempio, l’età media della vita
scende dai 45 ai 40 anni. Là ho visto bambini mangiare formiche … Delle volte
vorrei fermare i ragazzi per la strada e dir loro: “Guarda, ragazzo, che c’è
bisogno di te nel mondo”.
D. – Eminenza, il futuro della Chiesa?
R. – Il futuro della Chiesa è già adesso. Le cose che
stanno accadendo ci portano tutte ad una stessa conlusione: siamo responsabili
del futuro, l’umanità oggi deve scegliere quale futuro avere. Bisogna decidere
nuovamente come vogliamo vivere insieme.
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NUMEROSE
MANIFESTAZIONI IN ITALIA E IN FRANCIA PER CELEBRARE
I 700
ANNI DALLA NASCITA DI FRANCESCO PETRARCA,
GRANDE
POETA E INTELLETTUALE, PRECURSORE DELL’UMANESIMO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
Settecento
anni fa, in un Italia che si riscopriva sulla scorta dell’eredità classica
figlia della cultura romana e latina, nasceva ad Arezzo Francesco Petrarca,
poeta, umanista e filologo, uno dei padri della letteratura italiana e
soprattutto precursore della stagione dell’Umanesimo. Morto il 18 luglio 1374,
ad Arquà, nei pressi di Padova, dove si era stabilito, Petrarca non mise mai
radici definitive, ma si spostò tra la Toscana, il Veneto, la Lombardia e la
Francia, in quell’Avignone sede della storica “cattività” pontificia. E
l’Italia e la Francia hanno organizzato in onore del grande letterato una serie
di manifestazioni. A Milano, nel Castello Sforzesco, una lettura di sonetti dal
“Canzoniere” farà da preludio a un articolato programma di conferenze,
incontri, mostre in programma per il prossimo autunno. La Francia celebra
invece la ricorrenza con una serie di eventi ad Avignone e
Fontaine-de-Vaucluse, dove il poeta scrisse la maggior parte delle rime
dedicate a Laura. Ma in cosa consiste l’importanza dell’opera del Petrarca? Ce
ne parla, in questo servizio, Alessandro De Carolis:
**********
Un uomo
di mondo - viaggiatore per costrizione, per studio e per irrequietezza - in
un’epoca in cui le assolute certezze religiose e morali, espresse dal rigore
formale del latino, perdono via via terreno per fare spazio all’uomo in quanto
tale, un essere attraversato da passioni, scrupoli, angosce, slanci, fragilità.
Una dimensione che trova nel perfezionamento della nuova lingua, il volgare, un
mezzo espressivo meno elitario e ufficiale e quindi più idoneo ad esprimere le
pulsioni più diverse del cuore e della mente. Per i 70 anni della sua vita,
Francesco Petrarca sarà prigioniero di questo sottile tormento umano e
artistico. Il poeta aretino è l’uomo di transito: pur sforzandosi, non riesce
più a “sentire” come Dante la necessità di descrivere la beatitudine celeste
come meta “alta” e desiderabile dell’esistenza umana, e non può sapere che i
suoi versi sono in realtà lo specchio di quella stagione culturale,
l’Umanesimo, che chiuderà in Italia e in Europa la lunga pagina dei Secoli bui.
Se Dante, come è stato scritto autorevolmente, è l’ultima voce del Medioevo,
Petrarca apre al rinnovamento: le sue rime catturano inconsapevolmente la nuova
vitalità che sarà alla base della concezione della vita degli umanisti.
(musica)
La
sensibilità che fa di Petrarca un anticipatore dei tempi futuri è racchiusa
nell’universo di Laura, la donna amata, pianta e cantata per tutta l’estensione
della sua produzione letteraria. Come Beatrice per Dante, Laura diventa ben
presto una musa idealizzata. Ma a differenza di Beatrice - che il poeta della
Commedia rende scrigno delle virtù più alte e mezzo per giungere alla verità
divina – Laura sarà soprattutto una donna da cantare per la sua bellezza fisica
e per gli slanci d’amore che sa accendere da viva nel cuore del Petrarca e,
ancora da morta, nei suoi ricordi. Beatrice si allontana dai comuni mortali
nella poesia dantesca, quanto Laura resta reale in quella del Petrarca, pur
nell’ovvia rarefazione che i versi fanno della sua persona e nel tentativo non
riuscito di crearle attorno al ricordo un alone spirituale:
(musica)
“Lacci
Amor mille, e nessun tende in vano
fra quelle vaghe nove forme oneste,
ch’adornan sí l’alto abito celeste,
ch’aggiunger no ’l pò stil né ’ngegno umano.
Li
occhi sereni e le stellanti ciglia,
la bella bocca, angelica, di perle
piena e di ròse e di dolci parole,
che fanno altrui tremar di meraviglia,
e la fronte, e le chiome, ch’a vederle
di state, a mezzo dí, vincono il sole.”
Ma Petrarca è un uomo che si pente delle tentazioni
mondane alle quali non sa sottrarre se stesso né la sua abilità di colto
rimatore. Ed è significativo che alle 366 liriche del suo “Canzoniere”, che
celebrano “Madonna Laura” e con lei il suo continuo conflitto interno, decida
di anteporre un sonetto che suona un po’ come una richiesta di scuse. Pochi
versi per avvertire il lettore che l’autore si vergogna in parte del
suo “vaneggiar” su temi sconvenienti per le capacità espressive di un
intellettuale:
“Ma ben veggio or sì come al popol
tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;
e del mio vaneggiar vergogna
è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.
E’ il tributo che il Petrarca paga alla cultura dei
massimi sistemi, lui, l’uomo e il poeta che sta contribuendo alla costruzione
di un futuro che ancora non c’è. E che tenta tardivamente, con la scrittura dei
“Trionfi, di scalare come Dante la via della virtù fino al Trionfo
dell’Eternità. Non ci riuscirà, perché il suo genio ha già messo altrove la
prima pietra.
**********
20
luglio 2004
MESSAGGIO VIA ETERE PER CONVINCERE I RIBELLI
UGANDESI AD ARRENDERSI
E TORNARE A CASA. L’APPELLO GIUNGE DALL’EMITTENTE
DIOCESANA “RADIO WA”
UGANDA. = “ Esci dal
nascondiglio, abbandona la ribellione e torna con noi al villaggio”. Il
messaggio, un mix di voci, arriva dalle frequenze di ‘Radio Wa’ (‘la Nostra
Radio’), l’emittente diocesana di Lira, città a nord del territorio ugandese,
che tre volte a settimana manda in onda ‘Karibu’ (‘benvenuto’ in kiswahili), un
programma notturno pensato per convincere i miliziani dell’Esercito di
resistenza del signore (LRA) a tornare
alla vita normale. L’idea ha ottenuto risultati inaspettati: sono circa 300 le
persone che hanno abbandonato le schiere della guerriglia. ‘Welcome home’
(‘bentornato’), è l’altra trasmissione che va in onda nelle ore mattutine. John
Fraiser, padre comboniano e direttore di Radio Wa, racconta alla MISNA che
molti dei ribelli – ‘totong’ in lingua lango – che depongono le armi e tornano
dalla propria famiglia, sono giovani ragazzi rapiti dalla bande armate dello
LRA capeggiato da Joseph Kony, leader invasato di etnia acholi, che mira a
rovesciare il governo di Kampala e ad instaurarne uno suo basato sui dieci Comandamenti. Questi giovanissimi, diventano dei
bambini–soldato costretti a compiere atrocità, assalti e mutilazioni lungo le
strade e nei campi profughi, dove sono ammassate oltre un milione e mezzo di
persone. Sono più di ventimila i bambini rapiti dalla fine degli anni 80 ad
oggi secondo l’UNICEF. Nelle ultime settimane, numerose le defezioni dalla
ribellione che si sono registrate anche nella zona settentrionale di Kitgum,
dove gli appelli di Radio Wa non arrivano. Un segnale incoraggiante dopo solo
due mesi di programmazione.
SPERANZE
DI DIALOGO SULLA QUESTIONE DELLA CONTESA REGIONE DEL KASHMIR
TRA I
MINISTRI DEGLI ESTERI DI INDIA E PAKISTAN, CHE SI INCONTRANO
OGGI E
DOMANI A ISLAMABAD IN OCCASIONE DEL VERTICE
DELL’ASSOCIAZIONE
DELL’ASIA MERIDIONALE PER LA COOPERAZIONE REGIONALE
ISLAMABAD.=
"India e Pakistan investono cifre elevatissime in armamenti quando tutto
quel denaro potrebbe essere usato per contribuire allo sviluppo del Kashmir".
Questa, la denuncia di mons. Peter Celestine Elampassery, vescovo di
Jammu-Srinagar (rispettivamente capitale invernale ed estiva del Kashmir), intervistato
dall’agenzia Misna in vista del probabile incontro tra il ministro degli Esteri
indiano, Natwar Singh, e il suo omologo pakistano, Khurshid Mahmud Kasuri, a
Islamabad. I due dovrebbero intrattenersi a colloquio a margine del vertice
della Saarc, Associazione dell’Asia meridionale per la cooperazione regionale,
previsto per oggi e domani nella capitale pakistana, per discutere dell’annosa
e delicata questione del Kashmir, regione contesa da 56 anni tra New Delhi e
Islamabad e teatro dal 1989 di una sanguinosa guerriglia separatista. Il
presule ha dichiarato di apprezzare la nuova disponibilità di India e Pakistan
al dialogo, “destinato a creare relazioni più cordiali e amichevoli tra i due
Stati asiatici”. "Non so comunque quante probabilità ci siano che questo
incontro possa contribuire a risolvere la questione, aperta da decenni”, ha
aggiunto il vescovo, osservando: “L’India vuole mantenere il controllo del
Kashmir, il Pakistan dice che è ‘il suo cuore’. Se nessuno dei due è disposto a
cedere, non si va avanti. Però si può forse raggiungere un compromesso".
La necessità di un accordo è sempre più sentita in una regione devastata da
violenze quotidiane: “La gente – ha concluso mons. Elampassery - ha paura di doversi spostare per recarsi al
lavoro. Molti bambini non possono andare a scuola, per lo stesso motivo. L’industria
turistica è praticamente inesistente nonostante il Kashmir sia un bellissimo
territorio, al punto da essere chiamato ‘paradiso in terra’”. (R.M.)
NEL
PERU’ NON CI SONO PIU’ RIFERIMENTI AI VALORI CRISTIANI:
OCCORRE
TORNARE ALLA GIUSTIZIA, ALLA VERITA’ E ALLA SOLIDARIETA’.
IL CARDINALE
PERUVIANO CIPRIANI INVITA I CATTOLICI
A
TESTIMONIARE IL VANGELO NELLA VITA PUBBLICA
LIMA. = “Cristo è assente nel
nostro Paese, non ci più sono riferimenti ai valori cristiani”. Il monito viene
dall’arcivescovo di Lima e primate del Perù, card. Juan Luis Cipriani Thorne,
che durante l’omelia domenicale, nella Cattedrale della capitale, ha parlato
contro la corruzione. “La fiducia nelle istituzioni è ai minimi storici” ha
detto il porporato ai fedeli. “Questo non è il riflesso di una società che vive
in Cristo e quindi c’è bisogno che ciascuno di noi riguadagni quella maturità
spirituale che consentirà di trasformare la giustizia e la verità nelle due
colonne portanti di qualsiasi progetto per il Perù”. “E’ nostro diritto dovere
– ha aggiunto - chiedere che nella vita pubblica si riflettano i valori di
giustizia e di solidarietà. La verità in particolare” ha continuato il primate
“è un riferimento senza il quale non vi è futuro. Non si può costruire una
società nuova sulla menzogna. Prima o poi cade. Ma questo è un impegno che
finora ha visto la partecipazione dell’uno per cento della popolazione”. Quanto
alla religione cattolica e al suo ruolo, il porporato ha precisato che: “Non è
affatto una pozione che serve ad addormentare le coscienze per poi dire che non
c’è nulla di cui preoccuparsi e che Dio è molto buono. La nostra fede promuove
valori e quando questi valori non emergono, allora c’è bisogno della forza del
messaggio di Cristo”. (D.D.)
IL
CARDINALE VIETNAMITA PHAM MINH MAN
LANCIA UN APPELLO
A
SOSTENERE I VALORI DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA, E A DIFENDERE GLI IMMIGRATI
HO CHI
MINH CITY. = Il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi
Minh City in Vietnam, ha invitato i parroci, i religiosi e gli operatori pastorali
laici dell’arcidiocesi a focalizzare il proprio lavoro pastorale sulla famiglia
e l’integrazione degli immigrati. “Date priorità alla costruzione della
solidarietà e della cooperazione tra i fedeli con l’obiettivo di orientare la
famiglia verso la cultura della vita contro quella della morte”, ha detto il
cardinale, durante un recente incontro nella sua residenza. Il Vietnam non è
immune dai mali che insidiano oggi la famiglia in tutto il mondo: aborto,
divorzio, promiscuità sessuale, Aids e tossicodipendenza. Per contrastare
queste piaghe, ha sottolineato il cardinale, occorre un’azione pastorale mirata
alla promozione dei valori della vita e della solidarietà familiare. In questo
senso, fondamentale è l’educazione dei bambini, come anche la comprensione dei
fattori che portano alla disgregazione delle famiglie. Il cardinale si è quindi
soffermato sulla difficile situazione degli immigrati che costituiscono una
porzione consistente degli 8 milioni di abitanti della metropoli e che sono più
esposti ai mali della società moderna, perché più vulnerabili. Per questo egli
ha esortato gli operatori pastorali dell’arcidiocesi a promuovere attivamente
l’integrazione delle famiglie immigrate nelle parrocchie. (L.Z.)
IN
CINA 350 MORTI OGNI GIORNO A CAUSA DI INCIDENTI SUL LAVORO.
LO HA
RIFERITO OGGI A PECHINO IL VICE DIRETTORE DELL’UFFICIO
PER IL
CONTROLLO DELLA SICUREZZA SUL LAVORO DELLO STATO
PECHINO.= Dal gennaio 2004, sono oltre 63.735 le persone
decedute in Cina a causa di incidenti sul lavoro. Lo ha dichiarato oggi il vice
direttore dell'Ufficio per il controllo della sicurezza sul lavoro dello Stato,
Wang Dexue, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Pechino. Gli
incidenti, è stato precisato, sono causati dalla carenza delle misure di
sicurezza e dalla cattiva qualità dei prodotti o dei progetti, a volte per
mancanza di denaro. Secondo le statistiche ufficiali, nei primi sei mesi
dell’anno in Cina sono avvenuti 426.283 incidenti sul lavoro e ogni giorno sono
morte circa 350 persone. Solo per quanto riguarda gli incidenti in miniera, i
decessi sono stati 2.644. Ieri, un'esplosione e' avvenuta nella miniera
Luzigou, nella regione dello Shanxi, provocando la morte di dieci persone;
altri due minatori risultano ancora dispersi. (R.M.)
35 ANNI FA, LO STORICO SBARCO DELL’UOMO SULLA
LUNA.
LA MISSIONE DEI TRE ASTRONAUTI AMERICANI, NEIL
ARMSTRONG, EDWIN ALDRIN
E MICHAEL COLLINS, FU SEGUITA DA CENTINAIA DI
MILIONI DI PERSONE. NELL’OCCASIONE, ANCHE UN MESSAGGIO DI PAPA PAOLO VI
ROMA. = “Ora scendo. Sarà un
piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità”. Fu il commento
di Neil Armstrong, comandante americano della missione Apollo 11, scendendo
sulla Luna il 20 luglio 1969 (le 22,56 del 20 a Washington, le 4.56 del 21 in
Italia). Sono passati 35 anni dallo storico sbarco e l’evento provoca ancora
oggi grandi emozioni. 600 milioni furono le persone in ogni angolo del mondo
che seguirono per radio e per televisione la missione costata 240 milioni di
dollari di allora. Oltre al valore scientifico, l’impresa dei tre astronauti
americani ebbe un considerevole significato dal punto di vista politico.
L’America che sbarcava sulla Luna, infatti, era quella delle contestazioni
giovanili e del conflitto nel Vietnam ma soprattutto era quella della guerra
fredda, impegnata ad affermare la propria superiorità tecnologica sull’Unione Sovietica
che aveva già conquistato il primato nello spazio con l’astronauta Yuri Gagarin
nell’ aprile del 1961. Per l’occasione Paolo VI rivolse un messaggio ai
cosmonauti: “Onore a voi, che, seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi,
governate, a voi, che notificate al mondo l’opera e l’ora, la quale allarga
alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell’uomo. Onore, saluto e
benedizione a voi, conquistatori della Luna, pallida luce delle nostre notti e
dei nostri sogni!”. (F.S.)
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20 luglio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
● Un’altra mattinata di scontri in Medio Oriente. Il
più pesante si è verificato fra l’esercito israeliano e gli Hezbollah del
Libano, alla frontiera tra i due Paesi: nel combattimento sono rimasti uccisi
un guerrigliero ed un soldato israeliano. Otto palestinesi sono stati feriti,
inoltre, nel villaggio di Barta, in Cisgiordania. Sul fronte politico, il
premier palestinese Abu Ala pur restando al suo posto non ha ritirato le
dimissioni presentate sabato scorso al presidente dell'Anp Yasser Arafat, dopo
la recente ondata di rapimenti avvenuta nella Striscia di Gaza. Tensione alta
in Israele, dove ieri sera è stato ucciso un magistrato.
● Aperta oggi a Strasburgo la prima sessione
del nuovo Parlamento europeo dopo l’allargamento a 10 nuovi Paesi. Il socialista spagnolo, Josep Borrell Fontelles, è stato
eletto presidente del nuovo Parlamento europeo dove i popolari, i socialisti e
i liberali sono i gruppi politici più rappresentati nell’Unione. Hanno
partecipato al voto 647 deputati su 732 ed il neo presidente ha ottenuto 388
consensi. Catalano ed ingegnere elettronico, Borrell è stato più volte ministro
in Spagna nei governi Gonzalez. Ma quali sfide attendono il nuovo Parlamento a
25? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Federiga Bindi, docente di Organizzazione
politica all’Università di Firenze:
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R. – Ci sono nuovi partiti e
deputati europei che non sono abituati alle regole del Parlamento europeo,
quindi io credo che la prima sfida è proprio riuscire a trovare il più
velocemente possibile una buona operatività, se vogliamo.
D. – 268 membri
appartengono all’area popolare …
R. – Sicuramente è
un Parlamento più centrista di altri, ma è un trend che non è nuovo, è un trend
che è nato con le elezioni di cinque anni fa quando c’è stato il sorpasso del
Ppe sul Pse. Oggi pare che stiamo tornando indietro invece alla collaborazione
tra Ppe e socialisti, che secondo me non è male.
D. – In Italia siamo
abituati a parlare di centro-destra e centro-sinistra. Crede che possiamo
applicare nella stessa modalità le stesse categorie al nuovo Europarlamento?
R. – Centro-destra e
centro-sinistra … sì e no. Secondo me non so più neanche cosa voglia dire
centro-destra e centro-sinistra in Italia. Le vecchie categorie non ci sono
più.
D. - Ieri il governo
italiano ha visto le dimissioni del ministro delle riforme Umberto Bossi per
l’Europarlamento di Strasburgo. Il leader della Lega probabilmente prenderà
parte tra le forze autonomiste dell’Europarlamento; quale il ruolo di queste
forze?
R. – Se lo stimolo è
positivo, nel senso che le autorità locali si ritengono coinvolte nel processo
decisionale europeo, questo avrà benefici e vantaggi per tutti. Se invece le
forze autonomiste dovessero pensare di utilizzare questi spazi per rivendicare
indipendenza o roba del genere si avrebbe un processo disgregativo. Devo dire
che, anche vista l’esperienza passata, sarà una cosa di cui beneficeranno
tutti.
D. – Qual è la sfida
principale per il neo presidente Borrell?
R. – Di dare una
vera consistenza politica al Parlamento. Poi sarà molto importante vedere il
ruolo che la Spagna giocherà, se la Spagna sosterrà gli sforzi del presidente o
meno. I grandi presidenti della Commissione e del Parlamento sono stati grandi,
anche perché il loro Paese li ha appoggiati nella loro azione.
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● Negli Stati Uniti cresce l’attesa per la pubblicazione del
rapporto della Commissione “bipartisan” sulle stragi dell'11 settembre. La Casa
Bianca si è pronunciata su alcune anticipazioni relative ai contenuti del
voluminoso dossier. Washington - ha promesso il presidente George Bush -
intende veder chiaro su eventuali implicazioni dell’Iran negli attentati
terroristici di tre anni fa contro gli Stati Uniti. Il ministro della Difesa
iraniano, Ali Shamkhani, ha avvertito, intanto, che Teheran risponderebbe “con
il massimo delle sue capacità militari” ad un eventuale attacco israeliano o
americano contro i suoi impianti nucleari.
● Dieci miliziani Janjaweed sono stati condannati a sei anni
di prigione e all’amputazione della mano destra e della gamba sinistra da un
tribunale speciale nella martoriata regione sudanese del Darfour. I dieci
miliziani sono stati riconosciuti colpevoli di crimini contro le popolazioni
nere, in particolare di omicidio e di rapina a mano armata.
● Cipro ricorda oggi il 30.esimo anniversario dell’invasione
turca della parte settentrionale dell’isola, avvenuta cinque giorni dopo il
golpe contro l’arcivescovo Makarios, sostenuto dai colonnelli di Atene,
favorevoli all’annessione dell’isola alla Grecia. Il conflitto tra greco e
turco ciprioti è tuttora irrisolto: nonostante gli sforzi diplomatici di Onu,
Ue e Stati Uniti, solo la parte greco-cipriota è entrata in Europa.
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I presidenti ucraino
e russo, Leonid Kuchma e Vladimir Putin, hanno concordato oggi di rinviare una
serie di appuntamenti bilaterali in seguito alla tragedia mineraria che ha
colpito ieri l'Ucraina, nel bacino carbonifero ex sovietico del Don e che secondo
l'ultimo bilancio aggiornato ha provocato almeno 31 morti. Resta ignoto il
destino di 5 lavoratori considerati dispersi. Lo riferisce l'ufficio stampa del
Cremlino, precisando che i due leader hanno avuto stamani un colloquio
telefonico durante il quale Putin ha espresso le proprie condoglianze per l'accaduto
e ha offerto l'aiuto di Mosca a Kiev. L’operazione di soccorso, intanto, prosegue
nella miniera Krasnolimanskaia, già teatro nel 2001 di un incidente che provocò
la morte di 9 minatori. L'incidente di ieri - causato da un'esplosione di gas,
ma anche da misure di sicurezza ritenute insufficienti e da carenze dell'impianto
di ventilazione - e' avvenuto a quasi 1000 metri di profondità. Sull'episodio
indagano ora la procura locale e una commissione governativa.
● Giustizia è fatta, così le vittime della tragedia di
Bhopal, il più grande disastro industriale della storia umana, hanno reagito
dopo la storica sentenza della Corte Suprema indiana che ha sbloccato i
risarcimenti per 15 miliardi di rupie, ovvero 327 milioni di dollari. Il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Sono passati 20 anni
da quell’orribile notte di dicembre, quando i gas fuoriusciti dalla fabbrica di
pesticidi della Union Carbide uccisero sul colpo 2000 persone, mentre altre
migliaia morirono in seguito. Ancora oggi, a distanza di tempo, a Bhopal
centinaia di migliaia di persone soffrono per malformazioni genetiche, anemia,
menopausa precoce. Nel ’99 l’americana Union Carbide, entrata poi a far parte
della Down Chemical, siglò un accordo extra giudiziario con il governo indiano
che prevedeva lo sborso di 470 milioni di dollari. Parte di questo indennizzo è
già stato versato alle vittime, ma una rimanente è rimasta nelle casse del
tesoro indiano a causa di una lite tra il governo centrale di New Delhi e lo
Stato del Madia Pradesh, dove sorge Bhopal, ed anche per altre difficoltà
burocratiche. La sentenza della Corte Suprema, massimo organo giudiziario in India,
obbliga il governo a versare la rimanenza degli indennizzi più gli interessi
maturati a tutti i reclamanti che sono molti, 500 mila. Ad ognuno di loro andrà
quindi una somma abbastanza modesta, di qualche centinaio di dollari. Rimane
ancora in sospeso la vertenza sulla decontaminazione del sito. Un tribunale
americano potrebbe presto ordinare la Down Chemical di pagare le spese per
ripulire dai veleni la zona del disastro dove migliaia di persone continuano a
vivere e a bere l’acqua dei pozzi.
Da New Delhi, per la
Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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● Sempre caldo il clima politico italiano
all’indomani della decisione del ministro per le Riforme, Umberto Bossi, di
lasciare dicastero e Parlamento per accettare la poltrona di eurodeputato.
L’opposizione continua a chiedere elezioni anticipate mentre proseguono i
lavori parlamentari sul federalismo: la commissione Affari costituzionali della Camera ha
approvato un emendamento della Casa delle Libertà che prevede un aumento del
numero dei componenti del Senato. Il Servizio è di Massimiliano Menichetti:
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Sale
a 258, grazie ad un emendamento della Casa delle Libertà, il numero dei
componenti del Senato federale della Repubblica. Non è passato invece, un
emendamento dell'UDC, appoggiato dal centrosinistra, ma non da Forza Italia, AN
e Lega che chiedeva la presenza a Palazzo Madama dei governatori regionali. Il
lavori riprenderanno nel pomeriggio, ma intanto non si ferma la polemica
politica dopo le dimissioni di Bossi. L’opposizione chiede elezioni anticipate.
Il
segretario dei DS Piero Fassino ribadisce che il presidente del Consiglio deve
compiere un atto di onestà, sincerità e responsabilità; per il Comunisti italiani l’esecutivo
sta andando in pezzi, sulla stessa linea Margherita, Verdi e l’UDEUR. Replica
il vice coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto secondo cui
l’opposizione non ha unità e fa solo polemica sterile. E il ministro dei Beni
Culturali, Giuliano Urbani, ribadisce che le dimissioni del “Senatur” sono
legate al suo stato di salute e non a contrasti politici; Carlo Giovanardi,
ministro per i Rapporti con il Parlamento, si dice fiducioso che il governo
potrà continuare il suo cammino e ribadisce che questa è una settimana di
grandi impegni per il Parlamento in cui verrà affrontata la riforma delle
pensioni, il federalismo ed il decreto taglia-spese, ma i sindacati, Cgil, Cisl
e Uil, intervenuti in commissione Bilancio alla Camera, bocciano senza
eccezioni la manovra correttiva dei conti pubblici da 7,5 miliardi definendola
dannosa per gli investimenti.
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Caso Cogne: la procura di Aosta non chiederà l'arresto per Anna
Maria Franzoni, condannata ieri a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlio
Samuele. E’ quanto si è appreso oggi da fonti giudiziarie. La procura ha
ribadito di non ritenere che sussistano le esigenze per la custodia cautelare
in carcere ovvero la reiterazione del reato, la pericolosità sociale ed il
pericolo di fuga.
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