RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 201 - Testo della Trasmissione di lunedì 19 luglio 2004 

 

Sommario   

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Sala Stampa vaticana ha ufficializzato gli appuntamenti del pellegrinaggio papale a Lourdes, il 14 e 15 agosto prossimi, in occasione del 150.mo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione

 

Mercoledì prossimo riprendono le udienze generali del Papa: la catechesi si svolgerà nell’Aula Paolo VI in Vaticano anziché a Castel Gandolfo

 

Il Papa ieri all’Angelus ha rinnovato l’invito a riscoprire il primato della vita interiore: il commento di mons. Ravasi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Arafat revoca la nomina del cugino alla guida dei servizi di sicurezza di Gaza. Abu Ala conferma le sue dimissioni. Intervista con Guido Olimpio

 

Presentato oggi alla camera dei deputati il libro dei vaticanisti italiani su Giovanni Paolo II

 

Darfur: Amnesty accusa il governo sudanese di crimini contro l’umanità. Intervista con Riccardo Nouri

 

La difesa delle piccole lingue di fronte al fenomeno della globalizzazione: se ne è parlato in un Convegno in Grecia. Con noi, Neria De Giovanni.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Polemiche sull’appello lanciato ieri da Sharon che invitava gli ebrei francesi ad emigrare “al più presto” in Israele

 

“L’istituzione matrimoniale ha bisogno ‘purtroppo’ di essere protetta”: denuncia della Conferenza episcopale statunitense, che ha espresso ieri la delusione nei confronti del Senato per la mancata chiusura del dibattito relativo all’emendamento federale sul matrimonio

 

‘I laici africani siano protagonisti della vita missionaria continentale e di quella delle singole società’: l’auspicio finale del Congresso internazionale di missiologia di Kinshasa

 

Oggi a Mostar il summit dei ministri della cultura del Sud-Est Europa dedicato alla tutela e alla ricostruzione del patrimonio storico-culturale dei Balcani

 

In occasione dell’84° genetliaco del Santo Padre, questa sera alle 21, in piazza Sant’Ignazio a Roma, un concerto eseguito dalle bande delle forze di polizia.

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 10 i morti, a Baghdad, per l’esplosione di un’autobomba

 

In Bolivia vittoria del sì nel referendum di ieri sulla riforma del gas

 

In Italia Umberto Bossi si dimette da ministro e da deputato e sceglie l’Europarlamento.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 luglio 2004

 

 

LA SALA STAMPA VATICANA HA UFFICIALIZZATO GLI APPUNTAMENTI

DEL PELLEGRINAGGIO PAPALE A  LOURDES, IL 14 E 15 AGOSTO PROSSIMI,

IN OCCASIONE DEL 150.MO ANNIVERSARIO

DELLA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Trecentomila fedeli riuniti nella cinta sacra di Lourdes per celebrare, insieme al Papa, il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, lo stesso titolo con cui la Vergine illuminò 146 anni fa la sconosciuta grotta di Massabielle, consegnando all’umanità un luogo straordinario di guarigione spirituale e fisica. Tanti sono i pellegrini, oltre a duemila giornalisti, che secondo i vescovi francesi si riverseranno nel Santuario mariano francese tra il 14 e il 15 agosto prossimi per ricordare solennemente i 150 anni dalla proclamazione del dogma, in coincidenza con la settima visita in Francia di Giovanni Paolo II, la seconda a Lourdes dopo quella dell’83. Alessandro De Carolis:

 

**********

Un ritorno desiderato davanti all’immagine dell’Immacolata Concezione, definita dal Papa nel suo ultimo messaggio per la 12.ma Giornata mondiale del malato “l’alba promettente” che prefigura la venuta di Cristo Salvatore, e la “madre premurosa, che viene incontro alle attese dei suoi figli, ottenendo per essi la salute dell’anima e del corpo”. Sarà un Giovanni Paolo II molto diverso dal giovane Pontefice che 21 anni fa varcò per la prima volta il limite della zona sacra del Santuario di Lourdes. Tra poco meno di un mese, un Papa più simile nel corpo alle decine di migliaia di malati che ogni anno transitano per Lourdes rivivrà in prima persona l’esperienza che l’11 febbraio 1858 trasformò il cuore di Bernadette e consacrò al dono della fede e della guarigione un anonimo angolo di campagna ai piedi dei Pirenei.

 

Questa mattina, la Sala Stampa vaticana ha comunicato gli appuntamenti che scandiranno il soggiorno apostolico: il Papa raggiungerà in volo da Roma lo scalo francese di Tarbes-Ossun, dove atterrerà verso le 11.00 del mattino di sabato 14 agosto. Ad accoglierlo, tra gli altri, ci sarà anche il presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac. La prima visita alla Grotta di Lourdes sarà subito dopo l’arrivo, verso le 13, per la recita dell’Angelus. Poi, sempre davanti alla statua della Vergine, il Papa presiederà nel tardo pomeriggio la recita dei Misteri luminosi del Rosario, l’ultimo dei quali sarà celebrato nel piazzale antistante la Basilica di Nostra Signora del Rosario e si concluderà con le parole del Pontefice ai presenti. Alle 21, i pellegrini daranno vita alla tradizionale e suggestiva cerimonia aux flambeaux, la processione con le torce attorno al Santuario, che il Papa seguirà dal terrazzo della sua residenza per poi impartire la benedizione finale. Domenica 15 agosto, solennità dell’Assunta, Giovanni Paolo II presiederà la Santa Messa alle 10 nel Santuario quindi – dopo il pranzo con i vescovi francesi - sosterà ancora privatamente in preghiera davanti alla Grotta nel pomeriggio, prima di concludere il suo 104.mo viaggio apostolico con il decollo dall’aeroporto francese verso le 18 e il rientro a Castel Gandolfo.

 

“La malattia e la morte – ha scritto il Pontefice, riferendosi in modo particolare al messaggio che scaturisce da Lourdes – pur restando presenti nell’esperienza terrena, perdono tuttavia il loro senso negativo. Alla luce della fede, la morte del corpo, vinta da quella di Cristo, diventa il passaggio obbligato alla pienezza della vita immortale”.

**********

 

 

SI SVOLGERA’ IN AULA PAOLO VI E NON A CASTEL GANDOLFO L’UDIENZA GENERALE

DI MERCOLEDI’ PROSSIMO. IL PAPA RAGGIUNGERA’ IN AUTO IL VATICANO

PER CONSENTIRE ALLE MIGLIAIA DI PELLEGRINI CHE LO HANNO RICHIESTO

DI PARTECIPARE ALLA SUA CATECHESI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

L’udienza generale di mercoledì prossimo, contrariamente a quanto annunciato, non si svolgerà a Castel Gandolfo ma in Aula Palo VI, in Vaticano. A modificare in corsa l’agenda pontificia - ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, Navarro Valls - è stato l’alto numero di richieste di partecipazione all’udienza, per soddisfare le quali il cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo sarebbe inadeguato, potendo ospitare al massimo un migliaio di persone.

 

“E’ presumibile - ha poi aggiunto il portavoce vaticano - che ciò avvenga anche per i prossimi mercoledì, in quanto abbiamo avuto molte richieste. Il Papa – ha precisato - verrà in Vaticano con l’automobile”.

 

IL PAPA IERI ALL’ANGELUS HA RINNOVATO L’INVITO A RISCOPRIRE

IL PRIMATO DELLA VITA INTERIORE: IL COMMENTO DI MONS. RAVASI

 

Il Papa ieri, durante il suo primo Angelus nella sua residenza estiva a Castel Gandolfo dopo il rientro dalle vacanze valdostane, ha rinnovato l’esortazione a “riscoprire il primato della vita interiore”. “Ascoltare la Parola di Dio – ha detto – è la cosa più importante della nostra vita”. Ma come fare esperienza profonda di questo ascolto? Sergio Centofanti lo ha chiesto al teologo mons. Gianfranco Ravasi:

 

**********

R. – Ecco: la parola di Dio dev’essere ascoltata, io penso, attraverso due percorsi fondamentali. Il primo percorso è indubbiamente quello del silenzio. Bisogna, cioè, ritrovare attorno a sé un orizzonte di quiete in cui cadono i rumori. E questo silenzio, purtroppo, sempre più viene meno ai nostri giorni. Il secondo percorso è quello anche della lettura del testo, dello ‘scavare’ il testo. E’ necessario che la Bibbia scenda un po’ dagli scaffali ma sia anche una sorta di piccolo testo, soprattutto durante queste vacanze, che uno prende in mano come un ‘vademecum’ da poter leggere al mattino, alla sera, o nei momentini quiete per riuscire a ritrovare quella parola che riesca a diventare stimolo.

 

D. – Che cosa significa, oggi, riscoprire il primato della vita interiore?

 

R. – Il primato della vita interiore vuol dire: ritrovare la coscienza, cioè rientrare in se stessi. E’, questa, operazione difficilissima, perché l’uomo di oggi è soprattutto all’esterno di se stesso. C’era una frase di uno scrittore tedesco, Michael Ende, autore di un’opera abbastanza popolare, ‘La storia infinita’ ... la frase dice: ‘Noi siamo corsi troppo avanti; dobbiamo fermarci per lasciare che le nostre anime ci raggiungano’. Ecco, noi abbiamo bisogno di essere raggiunti dalla nostra anima, quindi questo è prima di tutto il primato della vita interiore. Naturalmente, noi sappiamo che entrando in noi stessi, noi non troviamo solo noi ma troviamo anche il mistero di Dio, la sua voce, la voce della coscienza che ci indica il bene e il male, la voce – anche – che parla direttamente a noi, chiamandoci; fermo restando che è solo per questa via che si può veramente uscire nel mondo e servire i fratelli.

 

D. – Dunque, primato della vita interiore, servizio ai fratelli ... non c’è quindi contrasto tra azione e contemplazione?

 

R. – Vita attiva e contemplativa in sé si sposano, perché se c’è uno che s’è mosso, e anche tanto, che ha continuato a guarire malati e ha continuato a stare in mezzo alla sofferenza, che ha partecipato a banchetti, cioè che ha vissuto la vita quotidiana, è proprio Cristo! L’importante è avere sempre questa apertura interiore, di non essere tutti presi dalle cose: tanto il lavoro, gli impegni ci assorbono e che ci rinsecchiscono. Non è facendo tanto, agitandoci all’esterno che si riesce a trasformare anche la società; è l’uomo ricco dentro se stesso, ricco di valori, ricco di intimità, di interiorità, di spiritualità e quindi anche di Dio, che riesce veramente ad essere incisivo, anche sulle ferite dell’uomo contemporaneo, sulle sofferenze, sulle domande che continuamente il mondo, i fratelli, soprattutto i bisognosi, ci rivolgono.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Ascoltare la Parola di Dio è la cosa più importante nella nostra vita”: da Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II guida la recita dell’Angelus esortando a riscoprire e a valorizzare il primato della vita interiore.

 

Nelle vaticane, l’introduzione del cardinale Alfonso Lopez Trujillo al primo dei tre volumi – “Famiglia e questioni etiche” - pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

 

Nelle estere, in evidenza l’Iraq: un’altra strage, provocata dall’esplosione di un camion-bomba, ha insanguinato Baghdad; il terrorista al Zarqawi pone una taglia sul premier iracheno Allawi.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi dal titolo “La lotta contro l’onnivoro razionalismo”: tradotto in italiano “Regno di matite”, il romanzo postumo di Elias Canetti. 

 

Nelle pagine italiane, le dimissioni di Umberto Bossi dal suo incarico nell’Esecutivo e da deputato della Repubblica.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

19 luglio 2004

 

 

ARAFAT REVOCA LA NOMINA DEL CUGINO ALLA GUIDA DEI SERVIZI DI SICUREZZA

DI GAZA. ABU ALA CONFERMA LE SUE DIMISSIONI

- Intervista con Guido Olimpio -

 

Continua ad essere tesa la situazione politica nei Territori palestinesi. Il presidente palestinese, Yasser Arafat, in seguito alle proteste, ha revocato la nomina del cugino Musa alla guida dei servizi di sicurezza a Gaza, rimettendo al suo posto il predecessore Razik al Majeida. Intanto il premier Abu Alà, oggi ha confermato le sue dimissioni, dopo gli scontri tra fazioni palestinesi questa notte a Rafah. L’esercito israeliano da parte sua ha ucciso almeno 4 palestinesi. Ma cosa c’è dietro questo duro contrasto scoppiato all’interno del mondo palestinese? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’esperto del Corriere della Sera e inviato speciale in Medio Oriente, Guido Olimpio:

 

**********

R. – Da una parte c’è che il potere di Arafat è ancora forte ma si sta decomponendo in maniera abbastanza rapida; dall’altra, un elemento più contingente è il preannunciato ritiro israeliano da Gaza: a Gaza si stanno combattendo varie forze. Da una parte, ci sono gli uomini di Arafat, poi c’è Dahlan, ex capo delle forze di sicurezza che è gradito agli israeliani e penso che voglia presentarsi come l’uomo forte di casa. Poi, ci sono gli uomini della brigata Al Aqsa che sono legati ad Al Fatah, divisi in vari gruppi e sotto-gruppi, e questi sono quelli che vengono mossi da una parte all’altra dello schieramento per alterare gli equilibri. Effettivamente c’è una corruzione crescente, un’incapacità di fondo. La crisi esplode anche perché tra i palestinesi, ormai, si è affermata l’idea che la regia di Arafat sia stata una regia sbagliata. Questo non vuol dire che non appoggino la lotta armata o le azioni kamikaze, ma comunque c’è questa valutazione.

 

D. – Quale potrà essere il futuro di Abu Ala, che ancora ha confermato le sue dimissioni?

 

R. – E’ un’altro segnale dei problemi dell’Autorità palestinese. Anche Abu Ala sta facendo quello che ha fatto Abu Mazen. Si dimette perché dice che Arafat non gli ha concesso abbastanza poteri, e questo è vero. Siamo in una situazione di stallo, perché da una parte è vero che la forza di Arafat si sta riducendo, ma dall’altra parte è anche vero che quel poco di potere che c’è non viene passato ai primi ministri in carica, e quindi non possono operare e soprattutto nel campo della sicurezza ed è quello che tutti hanno chiesto, non solo Israele, ma che aveva chiesto l’ONU. Per esempio il famoso attacco dell’inviato ONU Terje Roed-Lausen e la reazione egiziana erano legate a che cosa? Al fatto che Arafat non ha mai concesso un briciolo di potere ai suoi primi ministri, soprattutto non ha fatto nulla per mettere fuorilegge i gruppi armati. Probabilmente non lo ha fatto sia perché non lo vuole, sia perché è troppo tardi!

 

D. – In questo momento in cui Sharon sta formando un governo di unità nazionale, quanto può giovare a Israele questa situazione nei Territori palestinesi?

 

R. – Il caos nei Territori palestinesi era un obiettivo cercato anche dagli stessi israeliani. Le diverse operazioni militari nel corso del 2002 e 2003, erano mirate a distruggere qualsiasi infrastruttura e qualsiasi parvenza di autorità. Infatti, ieri Sharon che cosa ha detto? “Con chi posso trattare? Non c’è nessuno con cui posso trattare, dall’altra parte!”. E’ un atteggiamento cinico ma ha anche una sua logica, nel senso che prima hanno eliminato qualsiasi interlocutore, e poi dicono che non c’è trattativa! Il caos nei Territori a cosa porta? Porta ad un rinvio ulteriore di qualsiasi negoziato: c’è un solo attore che è Israele che decide quello che fare e come non fare. E i palestinesi non hanno più modo di andare né avanti, né indietro: sono bloccati.

 

D. – E la comunità internazionale?

 

R. – La comunità internazionale, secondo me, ormai può far ben poco. Diciamo che ha avuto una grande responsabilità. Se da una parte era legittimo appoggiare Arafat, dall’altro ritengo che avrebbe dovuto chiarire le questioni con il presidente palestinese in modo molto più duro e molto più aspro. Oggi, di fatto, la diplomazia internazionale ha abbandonato Arafat. Persino Terje Roed-Larsen, inviato Onu per il Medio Oriente ha attaccato Arafat.

**********

 

 

PRESENTATO OGGI AL MONDO POLITICO IL VOLUME “ANDATE IN TUTTO IL MONDO,

I VATICANISTI ITALIANI RACCONTANO GIOVANNI PAOLO II”.

IL LIBRO E’ UNA SINTESI DEL CICLO DI CONFERENZE SUL PONTIFICATO

DI PAPA WOJTYLA PROMOSSE IN 40 PAESI DAL MINISTERO DEGLI ESTERI

 

Il magistero di Giovanni Paolo II cristallizzato nei ricordi e nelle emozioni dei vaticanisti che in 25 anni di Pontificato lo hanno seguito per le contrade del pianeta. E’ stato presentato questa mattina al mondo politico il volume “Andate in tutto il mondo, i vaticanisti italiani raccontano Giovanni Paolo II”, edito dalle Edizioni Dehoniane. L’incontro si è svolto nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati. Il servizio di Barbara Castelli.

 

**********

Oltre 600 pagine, che ripercorrono il ciclo di conferenze su Giovanni Paolo II in 40 città del mondo, organizzate dal ministero degli Esteri italiano, per offrire una corale e differenziata lettura del Pontificato di Papa Wojtyla, ma anche per raccogliere veri e propri strumenti di diplomazia. In questi 25 anni, infatti, il Papa non ha mai smesso di offrire un atto di fede nella politica, sottolineando l’urgenza di riscoprirne l’anima. “Quello che presentiamo oggi - ha detto l’onorevole Mario Baccini, presidente della Commissione Nazionale per la Promozione della Cultura Italiana all’Estero - non è solo un diario di viaggio a più voci, ma anche uno strumento utile per la politica”. “L’umanesimo cristiano di questo Papa - gli ha fatto eco l’onorevole Rutelli, presidente della Margherita - ha forti ricadute politiche, perché Giovanni Paolo II in tutto il suo Pontificato ha indicato la necessità della verità sul potere”. Ma in che modo il volume si offre come strumento di lavoro per il mondo politico, spesso segnato dalle divisioni e lontano dal bene comune che dovrebbe essere la prima preoccupazione delle istituzioni? Ci risponde mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense e cappellano della Camera dei Deputati.

 

R. – Può aiutare a riscoprire l’impegno pastorale che Giovanni Paolo II ha messo nei 25 anni di Pontificato, e che continua ancora ad immettere. Il fatto che il Santo Padre abbia visitato il Parlamento italiano - e questa è stata una visita storica - il fatto stesso che in questo volume sono raccolte posizioni di tanti vaticanisti, che hanno viaggiato per il mondo e che hanno portato il messaggio di Giovanni Paolo II, è un segno di ulteriore impegno per i nostri politici a vedere sempre finalizzato il loro lavoro nell’impegno di tutti e, quindi, alla ricerca del bene di tutti.

 

Lasciamo ora la parola ad Orazio Petrosillo, vaticanista de “Il Messaggero”.

 

R. – Nelle parole del Pontificato ci sono tantissimi insegnamenti per il mondo politico. Le parole che il Papa ha detto al mondo esterno, fuori della Chiesa, sono: ‘libertà’, pensiamo a tutto l’impegno per far abbattere il muro del comunismo; ‘solidarietà’, pensiamo a tutto quanto il Papa sta facendo per colmare l’abisso tra Nord e Sud del mondo; ‘dignità dell’uomo’, che è la sua migliore traduzione del Vangelo, alla quale tutti gli uomini sono chiamati; poi ‘pace’. Libertà, solidarietà e dignità della persona sono le tre colonne che reggono la cupola della pace.

 

D. – Sempre a così stretto contatto con il Papa: c’è qualche aspetto della personalità, del carisma di Giovanni Paolo II che in qualche modo non è stato messo pienamente in luce?

 

R. – Nel Pontificato di Giovanni Paolo II tutto è stato mediatizzato al massimo e, quindi, potremmo dire che tutto è in luce. Forse, però, l’aspetto del Wojtyla mistico è quello che mi piace di più e che, inevitabilmente, è difficile da rendere. Senza il Wojtyla mistico non si capisce il Wojtyla pastore, etc. L’incontro personale con Dio, con Cristo, è veramente la radice, ma non è un modo di dire ecclesiastico o ecclesiale, è veramente la chiave di volta. Tutto cominciò quel 16 ottobre, nel pomeriggio, quando i cardinali chiesero “accetti l’elezione di te canonicamente fatta a Sommo Pontefice?”. In quel momento il mistico Wojtyla percepì non solo il senso materiale di queste parole, ma percepì un’altra parola: “mi ami tu più di questi?”. Era la domanda che Gesù pose a Pietro sulle rive del mare di Galilea, che in quel momento Karol Wojtyla sentiva rivolte da Cristo stesso a sé. Lui disse “sì, accetto”, ma voleva dire “sì, lo sai che io ti amo”.

**********

 

 

DARFUR: AMNESTY ACCUSA IL GOVERNO SUDANESE DI CRIMINI CONTRO L’UMANITA’

- Intervista con Riccardo Nouri -

 

In un Rapporto Amnesty International accusa il governo sudanese di crimini contro l’umanità e di numerose violazioni contro le donne nella regione del Darfur, in un conflitto, tra le milizie arabe sostenute da Khartoum e i ribelli locali, che ha fatto circa 10 mila morti e un milione di sfollati, dal febbraio 2003. Si parla di attacchi illegali e sistematici contro i civili da parte delle milizie arabe. Proprio la scorsa settimana i rappresentanti della regione del Darfur hanno abbandonato i colloqui di pace ad Addis Abeba dicendo che li riprenderanno quando Khartoum avrà soddisfatto alcune condizioni fra cui proprio il disarmo delle milizie arabe Janjaweed. Sulle violazioni denunciate da Amnesty nel Rapporto, Debora Donnini ha intervistato Riccardo Nouri, portavoce di Amnesty-Italia.

 

**********

R. – Quello che succede è quanto hanno raccontato centinaia di donne che Amnesty ha incontrato tra i campi profughi degli sfollati del Darfur, una regione che ormai è praticamente svuotata grazie ad un’offensiva militare delle milizie chiamate ‘janjaweed’ e dell’aviazione del Sudan. I racconti si possono riassumere in una semplice espressione: lo stupro, nel Darfur, è un’arma di guerra; come in passato, come in altre circostanze, vengono colpite le donne, a centinaia, oltre che per infliggere loro umiliazioni, anche per colpire la comunità di appartenenza.

 

D. – Quindi, è proprio in base a queste violazioni sessuali che voi parlate di ‘crimini contro l’umanità’?

 

R. – Non soltanto. Questo è il contenuto del più recente Rapporto di Amnesty, ultimo di una lunga serie: abbiamo parlato di villaggi dati alle fiamme, di un esodo di centinaia di migliaia di persone, di bombardamenti con l’aviazione, di torture, di uccisioni, di riduzioni in schiavitù. Tutto questo, messo insieme, fornisce un quadro agghiacciante su cui la comunità internazionale ha fatto finora poco, e dal punto di vista giuridico certamente è corretto parlare di ‘crimini contro l’umanità’.

 

D. – Nella regione del Darfur a imperversare sono queste milizie arabe ‘janjaweed’ contro la popolazione, anch’essa per lo più musulmana, ma di etnìa nera. Qual è il tipo di ‘conflitto’ che si sta delineando? Tra l’altro, queste milizie arabe sembrano appoggiate dal governo ...

 

R. – Che siano appoggiate dal governo di Khartoum, è indubbio; che il governo di Khartoum abbia, in occasione della recente missione delle Nazioni Unite, promesso di fare delle cose concrete, ovvero smantellare e disarmare queste milizie, è un altro fatto assodato, così come è una certezza che la situazione del Darfur non è affatto migliorata nonostante le promesse del governo sudanese. E’ in corso un conflitto che si può definire su vari livelli. Un conflitto tra popolazioni nomadi e popolazioni sedentarie, un conflitto che ha ragioni certamente etniche. Occorre agire, occorre che, alle promesse del governo di Khartoum, seguano i fatti. Il Darfur rischia di essere la cartina tornasole per verificare se la preoccupazione della Comunità internazionale diventa soltanto un esercizio intellettuale oppure può dare veramente un segnale concreto di speranza a milioni di persone che oggi, con l’imminenza delle piogge, vivono con la prospettiva della carestia, della fame e della morte.

**********

 

 

LA DIFESA DELLE PICCOLE LINGUE DI FRONTE AL FENOMENO

 DELLA GLOBALIZZAZIONE: SE NE E’ PARLATO IN UN CONVEGNO IN GRECIA

- Intervista con Neria De Giovanni -

 

“La difesa delle ‘piccole’ lingue e delle letterature davanti alla globalizzazione” è stato il tema del Convegno internazionale sulle lingue minoritarie che si è svolto in questi giorni nella cittadina greca di Peania, vicino Atene. L’evento, organizzato dalla Sezione greca dell’Associazione internazionale dei critici letterari, si è inserita nel quadro delle manifestazioni culturali degli ormai prossimi Giochi Olimpici. Ma come influisce il fenomeno della globalizzazione sulle lingue e le letterature dei Paesi più deboli? Roberta Moretti lo ha chiesto alla professoressa Neria De Giovanni, presidente internazionale dell’Associazione dei critici letterari e autrice della relazione introduttiva del convegno dal titolo: “La globalizzazione che aiuta”:

 

**********

R. – Ho voluto incitare un piccolo dibattito già intorno al titolo della mia relazione, perché il termine globalizzazione è un termine che è caricato molto di negatività perché si pensa a fenomeni di Paesi più ricchi, che, economicamente parlando, schiacciano i Paesi più poveri. Allora, io ho voluto vedere la globalizzazione come fenomeno di universalizzazione che, paradossalmente, ha aiutato Paesi piccoli o letterature e lingue minoritarie a riscoprirsi, ossia, davanti a questa paura della globalizzazione economica, i Paesi più piccoli, che però hanno una ricchezza forte nella loro tradizione, nelle loro radici, si stanno attrezzando e stanno ristudiando, riscoprendo questa loro grande ricchezza e tradizione.

 

D. – Ma è possibile, concretamente, contrastare la scomparsa delle lingue minoritarie e anzi, valorizzarne la peculiarità?

 

R. – Credo che non solo sia possibile, ma molti Paesi si stanno già muovendo in questa direzione. Già la regione Sardegna ha fatto una legge che è sulla difesa della lingua e della letteratura sarda, e subito dopo la legge regionale è venuta quella nazionale in difesa delle lingue minoritarie presenti nel territorio nazionale italiano ed entrambi rispondono alla filosofia dell’Unione Europea, che ha molta attenzione proprio nei confronti delle peculiarità e delle diversità. Allora, da una parte è importante che ci sia una difesa ed una protezione dal punto di vista legislativo, e dall’altra questa attenzione legislativa deve corrispondere ad una attenzione reale da parte del mondo culturale, intendo le agenzie educative, l’Università, la scuola e associazioni come la nostra per non tradire noi stessi, le nostre origini, la nostra peculiarità profonda, e aprirci contemporaneamente al confronto con il mondo intero.

**********   

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

19 luglio 2004

 

 

INFURIANO LE POLEMICHE SULL’APPELLO LANCIATO IERI

DA SHARON CHE INVITAVA GLI EBREI FRANCESI A EMIGRARE “AL PIÙ PRESTO” IN ISRAELE.

AVI PAZNER, PORTAVOCE DEL GOVERNO ISRAELIANO, ASSICURA:

IL PREMIER “È STATO FRAINTESO”

- A cura di Francesca Smacchia -

 

PARIGI. = Marcia indietro del premier israeliano Ariel Sharon dopo il clamore suscitato ieri da un suo appello che invitava gli ebrei di Francia ad emigrare “al più presto” in Israele. Avi Pazner, portavoce del governo israeliano, durante un’intervista alla radio Europe 1 ha affermato che Sharon ha voluto indicare “che il posto degli ebrei di Francia e del mondo intero è in Israele”. Non era infatti piaciuto né al governo di Parigi né alle istituzioni ebraiche l'appello lanciato ieri, a margine di un incontro a Gerusalemme con i rappresentanti di organizzazioni ebraiche americane, ai seicentomila ebrei di Francia affinché emigrassero “al più presto” in Israele, mettendosi al riparo dalla piaga sempre più allarmante dell'antisemitismo. Pur riconoscendo al governo e alle autorità francesi di aver preso una chiara e ferma posizione contro ogni manifestazione di intolleranza verso gli ebrei, Sharon ha tracciato un quadro piuttosto drammatico della situazione, sottolineando che il 10 per cento della popolazione francese è costituito da musulmani e ciò favorisce la nascita di un nuovo antisemitismo. La Francia è il Paese europeo dove si lamenta il maggior numero di atti antisemiti. Nel primo semestre 2004, i casi di antisemitismo violento denunciati sono stati 132, più di quelli rilevati in tutti i dodici mesi precedenti (127). Il governo Raffarin ha però reagito con grande irritazione all'appello di Sharon, definendolo “un affronto inaccettabile”. Critiche a Sharon sono state espresse anche dal Grande Rabbinato di Francia e dal Consiglio Rappresentativo delle Istituzioni ebraiche di Francia (Crif). Haim Korsia, stretto collaboratore del Grande Rabbino Joseph Sitruk, ha affermato che “la situazione in Francia non richiede una partenza. L’espressione 'ebrei di Francia' - ha sostenuto - non significa nulla. Ci sono cittadini francesi che sono ebrei così come altri di altre religioni. Noi siamo una parte dell'anima di questo Paese”.    

 

 

“L’ISTITUZIONE MATRIMONIALE HA ‘PURTROPPO’ BISOGNO DI ESSERE PROTETTA”:

QUESTA LA DENUNCIA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE STATUNITENSE,

CHE HA ESPRESSO LA PROPRIA DELUSIONE NEI CONFRONTI DEL SENATO

PER LA MANCATA CHIUSURA DEL DIBATTITO

SULL’ EMENDAMENTO FEDERALE SUL MATRIMONIO

 

WASHINGTON. = “Il matrimonio, l’unione di un uomo e una donna, è sempre stato riconosciuto come la base della società umana, ma oggi, ‘purtroppo’, ha bisogno di essere protetto”. Lo ha affermato il vescovo Wilton Gregory, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, in una dichiarazione rilasciata in seguito alla mancata chiusura in Senato, mercoledì scorso, del dibattito relativo all’emendamento sul matrimonio. La chiusura avrebbe posto termine alla discussione e avrebbe permesso al Senato di votare sul provvedimento. “E’ una vergogna che il Senato non abbia avuto la possibilità di votare questo emendamento così necessario per il benessere della nostra nazione”, ha aggiunto. Il vescovo Gregory ha esortato il Senato a votare a favore dell’emendamento sul matrimonio e a respingere ogni tentativo di evitare che venga preso in considerazione. Ha scritto anche a tutti i vescovi, chiedendo loro di esortare i senatori a sostenere l’emendamento e incoraggiare i sacerdoti locali a promuovere un’ulteriore campagna di sensibilità attraverso la comunità cattolica. (R.M.)

 

 

I LAICI AFRICANI SIANO PROTAGONISTI DELLA VITA MISSIONARIA CONTINENTALE

E DI QUELLA DELLE SINGOLE SOCIETA’: E’ L’AUSPICIO CENTRALE

DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI MISSIOLOGIA DI KINSHASA,

CHE HA PUBBLICATO LE RACCOMANDAZIONI FINALI

RIVOLTE ALLA CHIESA E AGLI STATI

 

KINSHASA. = L’importanza della formazione degli annunciatori del Vangelo in Africa, per rilanciare il messaggio di Cristo in un continente dove la Buona Novella è ancora sconosciuta. Ma anche il miglioramento delle strutture ecclesiali locali, perché i malfunzionamenti che talvolta le colpiscono siano risolti a tutto vantaggio dell’attività pastorale. Sono tra i punti di rilievo che compaiono nel testo delle “Raccomandazioni finali” del Congresso internazionale di missiologia, conclusosi sabato scorso a Kinshasa dopo una settimana di incontri, conferenze e dibattiti. L’incontro, promosso dai vescovi della Repubblica democratica del Congo, ha dato molto spazio al coinvolgimento dei laici nell’azione missionaria, sottolineando “l’importanza degli scambi tra le chiese” e avanzando, tra l’altro, la proposta della creazione di “un centro comune e interafricano di studi e di preparazione missionaria”, da affiancare alle strutture già esistenti. Al Secam, il Simposio del Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, i congressisti hanno inoltre proposto una mobilitazione in forze per affrontare la sfida posta dalle sette religiose, oltre a quelle endemiche della povertà e dell’emarginazione politica dell’Africa. Alle autorità dei singoli Stati, i partecipanti al congresso hanno raccomandato di consentire la piena assunzione di responsabilità da parte dei laici all’interno della Chiesa e della società, invocando una specifica attenzione anche nell’uso degli idiomi locali per l’annuncio del Vangelo, attraverso la traduzione della Bibbia e dei documenti ecclesiali, così da permettere “un’evangelizzazione in profondità dell’uomo africano”. (A.D.C.)

 

 

IN OCCASIONE DELLA RIAPERTURA IL PROSSIMO 23 LUGLIO DEL “PONTE VECCHIO”

DI MOSTAR, DISTRUTTO DALLE TRUPPE CROATO-BOSNIACHE NEL 1993,

SI TIENE OGGI NELLA CITTA’ IL SUMMIT DEI MINISTRI DELLA CULTURA

DEL SUD-EST EUROPA DEDICATO ALLA TUTELA E ALLA RICOSTRUZIONE

DEL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE DEI BALCANI

 

MOSTAR. = Organizzato dal governo italiano in cooperazione con la Banca mondiale e le autorità bosniache, oggi a Mostar, nel sud della Bosnia, si svolge un summit dei ministri della Cultura dei Paesi del sud-est Europa, dedicato alla tutela e alla ricostruzione del patrimonio storico-culturale dei Balcani. Per ospitare la conferenza, è stata scelta Mostar perché tra quattro giorni, il 23 luglio, la città vedrà l’inaugurazione dello “Stari Most”, il “Ponte vecchio”, ricostruito dopo il crollo nelle acque della Neretva durante un bombardamento il 9 novembre 1993. Il ponte, considerato la perla dell’architettura islamica in Bosnia, venne costruito tra il 1557 e il 1566 dall’architetto ottomano Mimar Hajreddin, che ideò un’arcata unica fiancheggiata da due torri. Considerato nei secoli simbolo della città di Mostar, aveva resistito prima del conflitto bosniaco ad ogni sorta di calamità: guerre, invasioni, terremoti. La ricostruzione dello “Stari Most”, che collega la parte croata della città, lungo la riva occidentale del fiume Neretva, con la maggioranza della popolazione bosniaco-musulmana, residente ad est del fiume, rappresenta un’iniziativa dal forte valore simbolico. Saranno presenti all’inaugurazione il capo della presidenza collegiale della Bosnia-Erzegovina, Sulejman Tihic, il direttore generale dell’Unesco, Koichiro Matsuura, i capi di Stato dei Paesi balcanici e molte personalità del mondo politico e culturale europeo. Lo “Stari most” è stato riedificato in blocchi di pietra calcarea, secondo l’antico modello e con tecniche e utensili tradizionali, dopo l’appello lanciato dall’Unesco nel 1998, al quale hanno risposto cinque Paesi donatori (Croazia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Turchia) e la Banca Mondiale. (R.M.)

 

 

IN OCCASIONE DEL SUO 84.MO GENETLIACO, QUESTA SERA

IN PIAZZA SANT’IGNAZIO A ROMA LE BANDE DELLE FORZE DI POLIZIA

 TERRANNO UN CONCERTO IN ONORE DEL PAPA, CON INIZIO ALLE ORE 21

 

ROMA. = Musica bandistica in un concerto per celebrare l’84.mo genetliaco di Giovanni Paolo II. Ad eseguirlo questa sera alle 21 in Piazza Sant’Ignazio a Roma, saranno le Bande dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria. L’evento in onore del Santo Padre si inserisce nella XVI edizione dei “Concerti per Roma Capitale” e si svolgerà alla presenza di autorità ecclesiali e politiche, di rappresentanti della cultura e dello spettacolo. In programma, brani di Spontini, Rossini, Verdi.

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

19 luglio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, dove è salito a 14 il numero delle vittime del raid aereo americano di ieri sulla città di Fallujia, si deve registrare anche oggi un ennesimo attentato. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

**********

La polizia irachena continua ad essere al centro degli attacchi di guerriglieri: una autocisterna guidata da un kamikaze è esplosa, stamani, nei pressi di un commissariato in un quartiere meridionale di Baghdad. Secondo quanto riferito da un ufficiale della Guardia nazionale all’Ansa, sono almeno 10 le persone rimaste uccise ed oltre 60 i feriti. Questa mattina, inoltre, sono stati ritrovati i corpi di due ufficiali, recentemente rapiti a Fallujia e a Ramadi e uccisi da gruppi di ribelli. E ieri è stato ucciso a Baghdad – ha riferito Al Jazeera - il direttore generale del ministero della Difesa iracheno, Issam Kadhem. Dopo 56 giorni di assenza dalla scena pubblica, è intanto riapparso nella città di Najaf, a sud della capitale, il leader sciita Moqtada Al Sadr. Il suo ritorno in pubblico è coinciso con l’annuncio, da parte del governo del premier Iyad Allawi, di voler costituire una commissione mista composta da ministri, capi tribù, partiti politici e altre autorità. La commissione avrà lo scopo di decidere piani di sviluppo in favore della popolazione di Sadr City, roccaforte del leader sciita ed uno dei più poveri quartieri di Baghdad. Il ministro della giustizia iracheno Malek Dohane Al Hassan, sfuggito due giorni fa ad un sanguinoso attentato nel quale hanno perso la vita cinque uomini della sua scorta, ha infine chiesto ad Allawi di utilizzare la legge speciale che gli consente di introdurre lo stato d'emergenza.

**********

 

Ancora violenze in Medio Oriente. In Libano, una bomba ha provocato la morte dello sciita Jaleb Awaali, leader militare di Hezbollah. L’attentato, rivendicato da un gruppo fondamentalista sunnita, è stato compiuto alla periferia di Beirut. Le guardie di frontiera giordane hanno ucciso, inoltre, tre sospetti che stavano tentando di infiltrarsi in Israele. Nello Stato ebraico, intanto, è durata circa un’ora la riunione che ieri ha dato formalmente il via al negoziato tra il Likud ed il partito laburista per la formazione di un nuovo governo di unità nazionale.

 

In Afghanistan un alto comandante della provincia orientale di Kunar è stato ucciso da tre uomini armati a Kabul. Lo ha riferito un portavoce del ministero della Difesa afghano precisando che Malik Zarin si trovava a bordo della sua auto quando è stato raggiunto da colpi d'arma da fuoco.

 

Il governo iraniano ha respinto le critiche del Canada, che ieri ha annunciato il richiamo del suo ambasciatore a Teheran dopo che non gli era stato permesso di assistere all’udienza conclusiva del processo per la morte in carcere della fotoreporter Zahra Kazemi. La giustizia iraniana “non ha alcun bisogno di osservatori stranieri”, ha affermato il portavoce dell’esecutivo iraniano.

 

Duecento scuole chiuse per mancanza di norme antincendio. E’ la risposta del governo dell’India alla tragedia di venerdì scorso, costata la vita a 90 bambini. Venti sono ancora in ospedale, in condizioni gravi.

 

La guerriglia maoista torna a far tremare il Nepal. Ieri i ribelli hanno attaccato una scuola di Chiamale, alle porte di Katmandu, sequestrando una cinquantina di studenti ed una decina di insegnanti. I ragazzi – di età compresa fra i 13 e i 16 anni – sono stati rapiti per combattere al fianco dei guerriglieri.

 

“Una svolta fondamentale, la fine di un’epoca”. Così il presidente boliviano, Carlos Mesa, ha definito la vittoria dei sì nel referendum di ieri sulla gestione degli idrocarburi. Una larga maggioranza di elettori, intorno al 90 per cento, si è detta favorevole alla nazionalizzazione del gas e del petrolio, mentre solo di misura sono passati i quesiti che proponevano maggiori esportazioni delle risorse energetiche. Da La Paz, Maurizio Salvi:

 

**********

Con i cinque ‘sì’ nel referendum, il presidente Carlos Mesa ha ottenuto un rafforzamento della sua posizione, ma non ha eliminato le difficoltà che lo attendono sul piano politico. Il capo dello Stato ha parlato di svolta radicale nella politica energetica della Bolivia perché grazie al successo, il governo torna ad avere il controllo delle risorse del settore, anche con il rilancio della compagnia statale abbandonata anni fa a profitto delle imprese private straniere. La vittoria del capo dello Stato è chiara, ma l’affluenza alle urne è minore alle aspettative e soprattutto il ridotto sostegno per due delle domande hanno complicato la sua strategia del giorno dopo. Ieri sera, Mesa si è rivolto a coloro che hanno appoggiato il referendum, sollecitandoli a sostenere adesso gli sforzi per tradurre i propositi in realtà. Il destinatario dell’appello è il leader degli indios Aymara, Evo Morales, che si sta distanziando dal capo dello Stato sul problema del negoziato con le imprese private che hanno, in Bolivia, numerosi e vantaggiosi contratti.

 

Da La Paz, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

**********

 

Stati Uniti, Corea del sud e Giappone al lavoro per tentare di risolvere la questione nucleare nordcoreana. Una delegazione americana – guidata dal vicesegretario di Stato, Bolton – è arrivata questa mattina a Seul, da dove nelle prossime ore partirà per Tokyo. Al vaglio degli inviati di Washington, la proposta giapponese e sudcoreana di fornire aiuti economici a Pyongyang in cambio dell’abbandono del suo programma nucleare.

 

Spiragli di pace in Burundi. L’inviata dell’Onu, Carolyn Mc Askie, ha definito “molto positivi” i colloqui avuti questo fine settimana in Kenya con i responsabili delle Forze nazionali di liberazione, l’ultimo gruppo di ribelli rimasto fuori dal governo. La possibilità di una tregua è allo studio, ha detto la rappresentante di Kofi Annan, che dovrà ora incontrare le autorità di Bujumbura. Nel frattempo, in Sudafrica si sta ancora svolgendo l’incontro fra il presidente burundese, Ndayizeye, e l’altro gruppo di guerriglieri, le Forze per la difesa della democrazia.

 

Dopo Tremonti, il governo italiano ha perso un altro ministro. Il presidente della Repubblica Ciampi ha firmato il decreto di dimissioni del leader della Lega, Umberto Bossi che ha rinunciato al dicastero delle Riforme, optando per il seggio ottenuto all’Europarlamento di Strasburgo. Il presidente della Camera Casini si è complimentato per l’operato del ministro, mentre per tutta l’opposizione il governo è allo sbando. Sugli ultimi sviluppi, Massimiliano Menichetti:

 

**********

“Della sua intelligenza ha bisogno la politica italiana”. Così il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ha salutato il ministro per le Riforme, Bossi, dopo aver letto l'elenco dei deputati che hanno deciso di dimettersi optando per il seggio del Parlamento Europeo. Il Consiglio federale della Lega Nord, riunito da questa mattina, ha rimarcato che Bossi tornerà ad occuparsi del partito e della lotta per le riforme e che non intende far cadere il governo. Immediate le repliche dell’opposizione che parla di crisi insanabile nell’esecutivo: i Ds rimarcano che la maggioranza è allo sbando. Sulla stessa linea, Margherita, Comunisti italiani, Udeur e Verdi che hanno  chiesto le dimissioni del premier Berlusconi. Si discosta il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, secondo cui non bisogna strumentalizzare la scelta del leader leghista. Intanto il sottosegretario agli Esteri ed esponente dell'Udc, Mario Baccini evidenzia che ora potrebbe aprirsi una nuova fase di verifica. Secondo Francesco Giro, responsabile nazionale di Forza Italia per i rapporti con il mondo cattolico, quella di Bossi è comunque una scelta costruttiva, che deve essere accolta con rispetto; ed il ministro alle Attività produttive Marzano parlando a Milano a margine degli stati generali della ricerca, rimarca che ''non è necessariamente crisi”; si dice d’accordo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Giovanardi, secondo cui Bossi è malato e quindi deve prevalere la solidarietà e non la strumentalizzazione.

**********

 

Si è da poco aperta al Tribunale di Aosta l’udienza preliminare per il caso Cogne: l’accusa avrebbe chiesto una condanna a 30 anni di reclusione per Anna Maria Franzoni, la madre del piccolo Samuele ucciso il 30 gennaio 2002. Si tratta del massimo della pena prevista con il rito abbreviato, richiesto dalla difesa della donna.

 

 

=======ooo=======