RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 199 - Testo della
Trasmissione di sabato 17 luglio
2004
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Ultimo giorno in Valle
d’Aosta per il Papa che stasera sarà a Castel Gandolfo dove trascorrerà il
resto del periodo estivo. Ai nostri
microfoni, il saluto al Santo Padre del vescovo di Aosta, mons. Anfossi, e l’attesa del vescovo di Albano, mons. Vallini
OGGI IN
PRIMO PIANO:
Sempre più lontani gli obiettivi di sviluppo del millennio. Intervista con Marina Ponti
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik.
CHIESA E
SOCIETA’:
Il Cristo degli Abissi torna nelle acque liguri
E’ crisi nel governo palestinese dopo l’ondata di
rapimenti a Gaza: il premier Abu Ala presenta le dimissioni ma Arafat le
respinge
In Iraq il ministro della giustizia sfugge ad un
attentato che provoca sei morti.
ULTIMO GIORNO IN VALLE
D’AOSTA PER IL PAPA,
CHE STASERA SARA’
A CASTEL GANDOLFO DOVE TRASCORRERA’ IL RESTO DEL PERIODO ESTIVO.
AI NOSTRI MICROFONI, IL SALUTO AL SANTO PADRE DEL
VESCOVO DI AOSTA, MONS. ANFOSSI,
E L’ATTESA DEL VESCOVO DI ALBANO, MONS. VALLINI
- A cura di Alessandro Gisotti -
Volge al termine la vacanza
valdostana del Papa: un periodo di riposo durato 13 giorni, dedicati alla
preghiera, alle letture e alla contemplazione dello splendido paesaggio alpino.
Oggi pomeriggio, intorno alle 16,30, Giovanni Paolo II partirà in auto da Les
Combes alla volta di Aosta, dove - all’aeroporto - sarà salutato dal vescovo
diocesano, mons. Giuseppe Anfossi. L’arrivo dell’aereo papale all’aeroporto di
Ciampino è previsto per le 18,15. Di qui, il Santo Padre si recherà
direttamente alla residenza di Castel Gandolfo. Per una cronaca di queste
ultime ore del soggiorno valdostano del Papa, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente
a Les Combes l’inviato del quotidiano Avvenire, Salvatore Mazza:
**********
R. – E’ il momento dei saluti. Il Papa questa
mattina ha dedicato molto tempo a salutare tutte le persone che gli sono state
vicine: i salesiani della colonia, a 50 metri dal suo chalet, gli uomini della
polizia, che come sempre gli assicurano un minimo di privacy. Poi, oggi
pomeriggio, saluterà gli abitanti di Les Combes. Una cosa simpatica: il Papa ha
chiesto di incontrare tutti i bambini che sono nati quest’anno nel comune di
Introd. Questi nove bambini e nove mamme, qualche minuto prima che il Papa
lasci lo chalet, andranno proprio a casa del Papa per questo saluto particolare.
D. – Tu hai potuto seguire anche
i soggiorni precedenti in Valle d’Aosta del Papa. Cosa ti ha colpito particolarmente di questo soggiorno del 2004?
R. – Intanto la cosa che più ha
colpito è stato proprio il fatto che il Papa sia riuscito a tornare tra le
montagne. Si sa quanto lui si trovi bene in questo ambiente. Queste sono le
prime vacanze in cui non aveva la possibilità di muoversi, rispetto alle
precedenti. Però, anche da questo punto di vista, il Papa ha dimostrato ancora
una volta come si possa vivere, si possa godere di questa straordinaria natura,
come lui ha detto tante volte, dove veramente si può toccare la mano di Dio, e
sia possibile viverla in tutte le condizioni, con una pienezza anche spirituale
molto significativa.
**********
I fedeli
valdostani si apprestano, dunque, a salutare l’illustre ospite, che per la
decima volta ha scelto di trascorrere un periodo di riposo tra le amate
montagne della loro regione. I sentimenti dei fedeli della Valle d’Aosta sono
sintetizzati - al microfono di Alessandro Gisotti – dal vescovo di Aosta, mons.
Giuseppe Anfossi:
**********
R. – Siamo felici che lui si sia
riposato, che abbia staccato da Roma e che ogni giorno sia uscito e sia stato
ore e ore fuori, a contatto con la natura ... Poi, bisogna dire che la sua
presenza, essendo segnata dal numero 10, ci ha costretto in qualche modo ad
andare a rileggere le visite precedenti ... Quindi, stiamo cominciando a
raccogliere una specie di spiritualità della montagna, della vacanza, di
rispetto per la natura ...
D. – Cosa resta a lei ed ai
fedeli della Valle d’Aosta, di questo soggiorno del Papa?
R. – Siccome la Valle ha vissuto
alcuni delitti, alcuni fatti di cronaca che hanno fatto soffrire molto, per
tante persone è una presenza benedicente. Anche in funzione di queste
situazioni molto delicate, si augurano che la sua presenza abbia un carattere
di intercessione nella preghiera.
D. – C’è un ricordo particolare
di questo decimo soggiorno del Papa in Valle d’Aosta, che porterà nel cuore?
R. – Questo: il coraggio di
uscire ogni giorno e stare fuori, seduto, contemplando la natura, a parlare con
quelli che gli stanno vicini, in loro compagnia ... Direi che in lui si
identificano, si rispecchiano molte persone che soffrono, per malattia o
anzianità. Questa è un’altra delle grandi grazie che lui fa ...
**********
Se, dunque, la Valle d’Aosta
saluta il Papa, cresce intanto l’attesa dei fedeli di Castel Gandolfo, dove il
Santo Padre arriverà stasera per trascorrere il resto del periodo estivo. Dopo
lo scenario mozzafiato delle Alpi, ora - nella sua tradizionale residenza
estiva - il Pontefice potrà godere della vegetazione rigogliosa della località
laziale, che si affaccia su un piccolo lago. Qui, tra i Colli Albani, Papa
Wojtyla è davvero di casa, tanto da aver definito Castel Gandolfo, “Vaticano numero
2”. Sullo spirito e le emozioni con i quali i
fedeli castellani attendono l’arrivo del Papa, ecco la testimonianza del
vescovo di Albano, mons. Agostino Vallini, raccolta da Alessandro Gisotti:
**********
R. – E’ sempre una grande gioia
per tutti, non solo per i cittadini di Castello, ma un po’ per tutta la nostra
diocesi di Albano, accogliere il Santo Padre. Per noi è un grande privilegio
che ci permette di vivere questi mesi estivi con densità ecclesiale proprio per
la presenza del Papa. Si colma un vuoto. Castel Gandolfo e le cittadine dei
Castelli, quando c’è il Papa sono molto più sensibili, perché sentono una
presenza ecclesiale molto forte.
D. – Mons. Vallini, in Valle
d’Aosta il Papa si è riposato. La montagna gli ha fatto davvero bene. Che cosa
potrà dargli allora questo periodo di soggiorno a Castel Gandolfo?
R. – E’ un prolungamento di
questa sosta estiva, anche se il Santo Padre non è inoperoso. Stabilisce
contatti, infatti, e scrive documenti. Grazie a Dio quest’anno poi non fa
neanche quel caldo afoso dell’anno scorso. Quindi, ci auguriamo che il Santo
Padre possa continuare a ritemprarsi, a godere del bel clima dei Castelli.
D. – Domani all’Angelus il Papa
avrà il primo incontro con i fedeli. Come si stanno preparando?
R. – Sono contenti di questo. Ho
già ricevuto telefonate di persone che mi chiedevano di poter entrare. Ed io ho
detto a tutti di venire ad una certa ora in modo da poter essere presenti alla
preghiera dell’Angelus. C’è molta attesa e molta gioia.
D. – Come lei ben sa il Papa ha
definito Castel Gandolfo il ‘Vaticano due’. C’è qualche ricordo, qualche
aneddoto particolare che lei può svelarci dei passati soggiorni?
R. – Ne racconto uno che è molto significativo ed anche molto tenero e
mostra tutta l’attenzione e la delicatezza del Santo Padre e la sua vicinanza
fisica. Mentre la domenica in Piazza San Pietro il Papa si affaccia alla
finestra del suo studio, qui è a contatto con la gente, perché scende nel
cortile del palazzo apostolico. Quindi i fedeli sono a due, tre metri dalla
persona del Santo Padre. La gente canta, fa festa al Papa. E’ poi consuetudine
che le mamme con i bambini piccoli abbiano un posto di riguardo, per cui
possono salutare e baciare la mano al Santo Padre. C’è una corsa e tutte le
persone vorrebbero avere un bambino piccolo in braccio, per poter andare a
salutare il Papa. Qui si crea, dunque, un clima di molta cordialità, di molta familiarità ed il Santo Padre lo gradisce molto.
**********
Castel Gandolfo, ridente
località dei Castelli Romani, prende il suo nome dai Gandolfi, proprietari -
nel XII secolo - di una piccola fortezza quadrata che sorgeva sul posto,
successivamente acquistata dai Savelli. E’ Clemente VIII, nel 1596, a disporre
l’acquisizione della roccaforte da parte della Camera Apostolica. Tuttavia,
solo trent’anni dopo, con Urbano VIII, nel 1626, l’edificio diviene la residenza
estiva pontificia. Nei secoli successivi, il complesso delle Ville pontificie
viene impreziosito dall’opera dei migliori architetti dell’epoca, come il
Maderno e Gian Lorenzo Bernini, autore - quest’ultimo - dei disegni che
permisero ad Alessandro VII di completare il Palazzo pontificio. Con i Patti
Lateranensi del 1929, infine, la residenza assume l’aspetto che mantiene
tutt’oggi, grazie all’acquisizione di Villa Barberini ricca di preziosi resti
della Villa dell’imperatore Domiziano.
IL PAPA IN UN
TELEGRAMMA RINNOVA IL SUO PROFONDO DOLORE
PER “LA TERRIBILE TRAGEDIA” DELLA MORTE DI NUMEROSI
BAMBINI IN INDIA
CAUSATA DA
UN INCENDIO IN UNA SCUOLA NEL TAMIL NADU
Giovanni Paolo II ha inviato alle autorità indiane
un telegramma di cordoglio per “la terribile tragedia” della morte di numerosi
bambini, causata dall' incendio divampato ieri mattina in una scuola dello
Stato del Tamil Nadu, nell' India
meridionale. Il Papa, che già ieri si era raccolto in preghiera subito dopo
aver appreso la notizia, ha espresso il suo profondo dolore per quanto accaduto,
raccomandando le piccole vittime “all’amore misericordioso di Dio”. Ha quindi
assicurato “la sua vicinanza nella preghiera” a tutte le persone coinvolte
nella sciagura, invocando sui familiari e i feriti “divine benedizioni di
consolazione, forza e guarigione”.
NOMINE
Il Santo Padre ha elevato alla dignità arcivescovile
mons. Sławoj Leszek Głódź, Ordinario Militare per la Polonia.
Quindi il Papa ha nominato
arcivescovo metropolita di Huancayo in Perú mons. Pedro Ricardo Barreto Jimeno,
gesuita, finora vescovo titolare di Acufida e vicario apostolico di Jaén en
Perú o San Francisco Javier.
“IL TURISMO AL SERVIZIO
DELL’INCONTRO TRA I POPOLI”
E’ STATO IL TEMA AL CENTRO DEL VI CONGRESSO MONDIALE
SULLA PASTORALE DEL TURISMO,
PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I MIGRANTI, SVOLTOSI
NEI GIORNI SCORSI A BANGKOK
- Intervista con il cardinale Stephen Fumio Hamao -
“Il turismo al servizio
dell’incontro tra i popoli” è stato il tema al centro del VI Congresso mondiale
sulla Pastorale del Turismo, promosso dal Pontificio Consiglio per i Migranti.
Nel corso dell’incontro, svoltosi nei giorni scorsi a Bangkok, in Thailandia, è
stata analizzata anche la dimensione sociale e culturale del turismo
internazionale. Ma su quanto emerso dai lavori, ascoltiamo il cardinale Stephen
Fumio Hamao, presidente del dicastero vaticano predetto, al microfono di Dorotea
Gambardella:
**********
R. - E’ abbastanza incoraggiante
per noi tutti l’interesse verso il fenomeno del turismo che ora è presente in
quasi tutti i Paesi del mondo e può portare benefici allo sviluppo e alla
comprensione, al dialogo e alla pace fra i popoli. Nel contempo si è potuta
fare una lucida analisi delle difficoltà che spesso s’incontrano per far fronte
a problemi che toccano la società, la cultura, la religione e l’ambiente, la
natura. Sul problema specifico del cosiddetto ‘Turismo sessuale’ si è parlato,
poi, con profondità in una Tavola Rotonda a cui hanno partecipato, dando la
loro accorata testimonianza, alcune persone impegnate a contrastarlo nelle
Filippine, in Thailandia e nel Nepal, in difesa dei diritti delle donne, dei
minori e specialmente dei bambini nel contesto della lotta e della condanna
contro gli sfruttatori.
D. - Avete tratto delle
conclusioni dal Congresso?
R. – E’ stato redatto in effetti
un Documento finale che raccoglie le raccomandazioni pastorali emerse,
soprattutto pratiche, e da attuare in responsabilità condivisa tra le Chiese
locali dei Paesi d’origine e quelle dei Paesi
di accoglienza.
**********
=======ooo=======
La prima pagina si apre con il
saluto riconoscente di Giovanni Paolo II alla comunità di Introd e a quanti
hanno cooperato al sereno svolgimento del suo soggiorno fra le montagne della
Valle d'Aosta: "Parto da questo luogo incantevole portando nel cuore il
ricordo di tante premure".
Sempre in prima, il telegramma
di cordoglio del Papa per le vittime - 88 bambini - del tragico incendio in una
scuola dell'India.
Nelle vaticane, una pagina in
occasione dell'ingresso in diocesi del Vescovo di Adria-Rovigo.
Nelle estere, in rilievo l'Iraq
dove imperversano senza tregua attacchi ed agguati.
Nella pagina culturale, un
articolo di Angelo Mundula dal titolo "La 'doppia vista' di Jorge L.
Borges": in margine ad un recente saggio di Savater.
Una monografica sulla
pubblicazione completa dell'"Opera omnia" di sant'Agostino.
Nelle pagine italiane, Governo:
Domenico Siniscalco nuovo Ministro dell'economia.
=======ooo======
17 luglio 2004
SEMPRE PIU’ LONTANI GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL
MILLENNIO
-
Intervista con Marina Ponti -
In discussione al Senato americano
il taglio di oltre 19 miliardi di dollari che l’amministrazione Bush aveva
destinato agli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. Se approvata la risoluzione
renderebbe ancora più lontana la possibilità di centrare gli Obiettivi di
Sviluppo entro il 2015 fissati dalle Nazioni Unite nel 2000 nella Dichiarazione
del Millennio. Tra questi la riduzione della povertà, il diritto all’istruzione
primaria per tutti, l’uguaglianza tra uomo e donna, la diminuzione della
mortalità infantile. Per fare il punto della situazione Adriana Masotti ha sentito
Marina Ponti, vicedirettrice della Campagna per gli obiettivi di sviluppo del
Millennio che tramite il proprio sito sollecita i cittadini a firmare una petizione
per chiedere ai rispettivi governi il mantenimento delle promesse.
**********
R. – 189 capi di Stato nel 2000 si
sono impegnati a sradicare la povertà, la fame ... Purtroppo, ben poco è stato
fatto. Noi sappiamo che il nostro pianeta possiede le risorse economiche e di
conoscenza per raggiungere questi obiettivi. Ciò che manca è la volontà
politica. Do solo un dato: alla velocità attuale, l’Africa subsahariana
raggiungerà l’obiettivo numero uno, che è quello di sradicare la povertà
estrema e la fame, invece che nel 2015, nel 2147.
D. – Quindi, effettivamente, siamo
molto distanti da quanto si era pensato ...
R. – Esatto. Però, esistono anche
dei segnali positivi, e cioè in alcuni Paesi, come l’Uganda, la Tanzania molto
è stato fatto per combattere l’AIDS e per aumentare l’iscrizione scolastica
primaria. In altri Paesi ricchi ci sono stati piccoli, ma importanti segnali
positivi: più di 30 anni fa i Paesi donatori si sono impegnati a destinare lo
0,7 per cento del prodotto interno lordo alla cooperazione. Purtroppo, solo
alcuni Paesi nordici hanno mantenuto questo impegno, ma dopo la Dichiarazione
del Millennio cinque nuovi Paesi – Francia, Spagna, Lussemburgo, Belgio e
Irlanda – hanno comunicato che finalmente hanno intenzione di mantenere fede a
questo impegno. Purtroppo, l’Italia non fa parte di questo gruppo ed, anzi, è
il fanalino di coda. Ecco perché diventa fondamentale il ruolo dei cittadini
che devono in qualche modo monitorare le azioni dei loro governi e devono far
sì che i governi tengano fede alle loro promesse.
D. – Quanto incide la lotta contro
il terrorismo nello sviare l’attenzione dai problemi dei Paesi in via di
sviluppo?
R. – La lotta al terrorismo ha
sviato moltissimo l’attenzione politica, ma soprattutto tantissime risorse,
dalla lotta alla povertà. In realtà, è molto triste dover fare una scelta tra
perseguire la pace e perseguire lo sviluppo, perché sono due obiettivi
assolutamente collegati. Una componente fondamentale, se si vuole costruire una
pace sostenibile, è proprio quella di sanare le ingiustizie. Finché questi
diritti umani essenziali non saranno garantiti a tutti i cittadini, sarà più
facile il moltiplicarsi di guerre, di scontri, di terrorismo.
D. – Oltre all’impegno dei gruppi
organizzati, delle ONG, come può ogni cittadino fare la sua parte?
R. – Noi abbiamo un sito italiano
che è www.millenniumcampaign.it,
dove è possibile firmare una petizione in cui si chiede il rispetto di quello
che questi obiettivi significano per il nostro Paese, e poi tramite questa
petizione sarete contattati perché nel 2005 ci saranno date importanti a
livello internazionale in cui vogliamo chiedere a tutti i cittadini del mondo
un’azione simbolica contro la povertà.
**********
=======ooo=======
Domani 18 luglio, 16.ma Domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci
presenta il brano evangelico delle due sorelle, Marta e Maria, che accolgono
Gesù nella loro casa. Maria, seduta ai piedi di Gesù, ascolta la sua parola;
Marta, occupata a servire, chiede al Maestro di invitare la sorella ad
aiutarla. Gesù allora le risponde:
“Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per
molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la
parte migliore, che non le sarà tolta”.
Su queste parole ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
**********
Spesso questo Vangelo veniva spiegato come se le due
sorelle rappresentassero l’azione e la contemplazione, e come se la
contemplazione fosse prediletta, da Cristo. Cristo, però, rimprovera a Marta
non il suo servizio, ma la sua agitazione. Anzi, la causa della sua agitazione.
Marta ha un’idea precisa dell’ospitalità e le dà fastidio che Maria sieda ai
piedi del Signore e non l’aiuti. Quando Marta addirittura suggerisce a Cristo
cosa dire e fare, il Signore la richiama a quell’unica cosa necessaria, cioè
Lui stesso: che sia Lui il primo del cuore e la roccia su cui ci si fonda. L’unica
cosa di cui c’è bisogno è l’amore di Dio. E’ la relazione con il Signore che
fonda tutta la vita; altrimenti si cerca di sistemarla secondo una propria
convinzione, una propria ideologia.
La tragedia spirituale consiste nel mettere anche Dio
dentro i nostri sistemi, invece di scoprire noi stessi in relazione all’unico
centro, che è il Signore.
**********
=======ooo=======
17 luglio 2004
PIÙ IMPEGNO NELLA LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE:
E’ IL MONITO DELLA CHIESA IN KENYA. LA PRESA DI
POSIZIONE DEL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
SEGUE DI POCHI GIORNI LE FORTI DICHIARAZIONI
DELL’AMBASCIATORE DELLA GRAN BRETAGNA
NAIROBI.
= Le dichiarazioni “corrispondono al vero”, anche se il linguaggio usato “è un
po’ scomodo”. Con queste parole il presidente della Conferenza episcopale del
Kenya, mons. Cornelius Kipng’eno Arap Korir, ha appoggiato l’invito rivolto
dall’ambasciatore della Gran Bretagna al governo di Nairobi per intensificare
la lotta contro la corruzione. Nei giorni scorsi, infatti, il rappresentante
del governo di Londra, Edward Clay, ha usato toni molto duri per denunciare il
‘vizio’ del malaffare ancora diffuso nei palazzi politici kenyani, che rischia
di frenare gli aiuti da parte dei Paesi donatori. Dinanzi alle reazioni piccate
dell’esecutivo di Nairobi, mons. Korir, vescovo di Eldoret, riferisce l’agenzia
Misna, invita il governo a concentrarsi maggiormente sulla sostanza delle
affermazioni del diplomatico britannico. Il presule ha, quindi, auspicato il
progredire del Paese e non il “tornare indietro da dove siamo venuti”,
riferendosi al regime di Daniel Arap Moi. Quest’ultimo è stato sconfitto alle
elezioni del 2002 dall’attuale capo di Stato Mwai Kibaki e dalla sua coalizione
‘Arcobaleno’, che nelle ultime settimane ha dato qualche segno di irrequietezza
per la mancata approvazione della nuova Costituzione. (B.C.)
OGNI UOMO
E’ PORTATORE DI UNA RICCHEZZA, OCCORRE ANDARGLI INCONTRO PER AMORE:
SCRIVEVA COSI’ L’ARCIVESCOVO EMERITO DI GORIZIA,
MONS. BOMMARCO, MORTO IERI IN PROVINCIA DI TREVISO.
DA DIVERSO TEMPO SOFFRIVA DI DISTURBI RESPIRATORI
GORIZIA. = Gorizia piange la
morte di mons. Antonio Vitale Bommarco, arcivescovo emerito della località
friulana. Il prelato 80.enne è spirato ieri nel convento “Immacolata di
Lourdes” a Valdobbiadene, in provincia di Treviso, dove si trovava per un
periodo di convalescenza dopo il ricovero ospedaliero nel reparto di rianimazione
del Policlinico universitario di Padova. Mons. Bommarco, privo di un polmone,
soffriva da anni di seri disturbi respiratori. Nato a Cherso, in Croazia, nel
1923, è ordinato sacerdote a Padova nel 1949. Nel 1961 è messo a capo
dell’Opera “Messaggero di Sant’Antonio”; mentre l’11 novembre 1982 Giovanni
Paolo II lo nomina vescovo della sede di Gorizia. Nel 1996 indice il secondo
Sinodo diocesano, che segna una pagina importante nella storia della comunità
locale. L’arcivescovo Bommarco è ricordato soprattutto per la sua opera di
dialogo e confronto con la realtà slovena. “Nella mia vita ho più ricevuto che
donato - scriveva di sé l’arcivescovo emerito - ho toccato con mano che ogni
uomo è portatore di una ricchezza e a lui si deve andare incontro da se stessi,
per Amore”. (B.C.)
MANTENERE VIVO
L’USO DELLA LINGUA KONKHANI NELLO STATO INDIANO DI GOA.
QUESTO, L’IMPEGNO DEI MISSIONARI GESUITI, CHE DAL
XVI SECOLO IMPARANO
E PROMUOVONO L’IDIOMA, CHE VIENE UTILIZZATO IN INDIA
SOPRATTUTTO DALLE MINORANZE CRISTIANE
GOA. = Continua nello Stato indiano di Goa l’impegno
dei gesuiti nella conservazione e nella promozione della lingua e cultura
konkhani. Il konkhani, parlato soprattutto dalla minoranza cristiana, che forma
il 29% della popolazione locale, è una delle 18 lingue nazionali dell’India e
nel 1987 ha assunto il rango di lingua ufficiale di Goa. La sopravvivenza di
questo idioma nei secoli si deve soprattutto ai missionari gesuiti, che lo
coltivarono e adottarono a Goa sin dal XVI secolo trascrivendolo, tra l’altro,
in caratteri latini. In questi ultimi anni a mantenere vivo l’uso del konkhani,
che è stato nel frattempo trascritto nei caratteri indiani devanagari e
dravidico, ha contribuito il “Thomas Stephens Konkhani Kendr”, un centro
culturale istituito da un sacerdote gesuita nel 1986. Il centro, il cui lavoro
è molto apprezzato anche da intellettuali e linguisti indù locali, cura studi
sulla lingua, letteratura e musica konkhani, pubblicando libri e
audio-cassette. Adesso organizza anche speciali corsi post-lauream destinati
agli scolastici gesuiti. Il konkhani è, infatti, diventata una materia
obbligatoria per gli aspiranti sacerdoti della Compagnia di Gesù a Goa.
“L’apprendimento del konkhani è parte integrante della nostra formazione”,
spiega l’attuale direttore del centro, padre Pratap Naik. “Un sacerdote è il
leader di una comunità e avere buone capacità di comunicazione nella lingua
parlata dalla gente è un requisito essenziale per un buon leader”. (L.Z.)
I GRANDI
TEMI DELLA GUERRA E DELLA PACE, DELL’IDENTITA’ E DELLE RELIGIONI,
DEL DIALOGO POSSIBILE E DELLE DIFFICOLTA’
DELL’INTEGRAZIONE
SARANNO AL CENTRO DEL XVII MEETING MONDIALE
INTERRELIGIOSO.
IL SUMMIT SI TERRA’ A MILANO DAL 5 AL 7 SETTEMBRE
MILANO. = Scontro e dialogo tra civiltà, immigrazione,
radici culturali e spirituali dell’Europa, propagarsi dell’Aids, lotta alla
povertà, bioetica, diritti umani, ruolo dei mass media: sono solo alcuni dei
temi al centro del 17.mo summit mondiale interreligioso, dal titolo “Religioni
e culture. Il coraggio di un nuovo umanesimo”. L’incontro, promosso dalla
Comunità di Sant’Egidio e dall’Arcidiocesi di Milano, si svolgerà nel capoluogo
lombardo dal 5 al 7 settembre prossimi. Numerose le personalità, provenienti da
oltre sessanta Paesi del mondo, che hanno aderito all’iniziativa. Tra queste:
il cardinale vicario Camillo Ruini; l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi;
il rabbino capo di Israele Yona Metzger; rappresentanti dell’Islam, come il
ministro per gli Affari Religiosi della Turchia Mehmet Aydin; membri delle
istituzioni, tra cui il presidente della Commissione europea Romano Prodi;
esponenti dell’economia quali Katherine Marshall e Michel Camdessus. (D.G.)
AL VIA OGGI
L’UNDICESIMA BIENNALE D’ARTE SACRA CONTEMPORANEA.
NOVE IN TUTTO LE SEZIONI DELLA RASSEGNA, CHE ANDRA’
AVANTI FINO AL 25 SETTEMBRE
TERAMO. = “Padre nostro: dall’ascesi aniconica alla
contemplazione iconica”. Con questo slogan si è aperta oggi, negli spazi
espositivi del Santuario di San Gabriele ad Isola del Gran Sasso, in provincia
di Teramo, l’undicesima edizione della Biennale d’Arte Sacra Contemporanea.
Fino al 25 settembre prossimo, all’interno del Museo Staurós d’Arte Sacra
Contemporanea, annesso al Santuario, e negli ampi spazi circostanti il
complesso monumentale, si concentreranno più di cento grandi opere, in gran
parte installazioni, diverse create per l’occasione, attraverso cui alcuni fra
i maggiori artisti contemporanei si sono misurati con il suggestivo tema
proposto. La rassegna si articola in nove sezioni, tra queste: la prolusione al
Pater noster, con il ciclo realizzato da Salvador Dalí; la sezione dal titolo “Ineffabile
Amorevole Paternità”; e l’epilogo “La misericordia del padre si fa offerta del
figlio”, con la celebre Via Crucis del 1947 di Lucio Fontana. “Chi visiterà questa
mostra d’arte sacra - ha detto padre Adriano Di Bonaventura, della Fondazione
Stauròs, nel corso della conferenza stampa - sarà coinvolto in un succedersi di
eventi e proposte in cui l’arte contemporanea richiamerà dapprima l’attenzione
sulla creazione, inserendosi nello splendore del paesaggio della catena del
Gran Sasso, e quindi sull’incontro redentivo del credente con Cristo”. (B.C.)
IL CRISTO DEGLI
ABISSI TORNA NELLE ACQUE LIGURI.
L’OPERA DELL’ARTISTA GUIDO GALLETTI, OGGETTO DI DEVOZIONE
PER PESCATORI E SUB NEL NORD ITALIA,
E’ STATA AL CENTRO DI LUNGHI E COMPLESSI RESTAURI
GENOVA. = Festa nella Baia di San Fruttuoso di
Camogli. E’ tornato nelle acque liguri il Cristo degli Abissi, l’opera
realizzata nel 1954 dall’artista genovese Guido Galletti. Simbolo per tutti i
pescatori e i subacquei del nord Italia, l’opera è stata fatta riemergere lo
scorso anno per necessarie opere di restauro. Alle complesse operazioni per
ricollocare la statua a 18 metri di profondità, condotte questa mattina dalla
Marina Militare, hanno partecipato anche diverse autorità religiose, militari e
civili, tra cui il vice presidente del Consiglio, Gianfranco Fini e il ministro
delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, in muta da sub. L’idea di un
Cristo benedicente il mondo subacqueo venne a Duilio Marcante, padre della
moderna subacquea, alla morte in immersione dell’amico Dario Gonzatti. Tutto il
mondo subacqueo, sportivo e militare si mobilitò così per procurare i 260
chilogrammi di bronzo necessari per la sua realizzazione, tanto che in molti
offrirono il bronzo delle loro medaglie: olimpionici, la marina mercantile e
militare, palombari di tutta Italia, vigili del fuoco. La statua, alta due
metri e mezzo, rappresenta Cristo con le mani levate in alto a benedire tutto
il mare e venne posta in mare nell’agosto del 1954. L’ultima domenica di
luglio, nel corso di una tradizionale celebrazione, subacquei provenienti da
tutta Italia con le torce accese partecipano alla processione per rendergli
omaggio. (B.C.)
RICORRE IL CENTENARIO DELLA
RIAPERTURA DELLA CHIESA DI SANT’ANNA IN VATICANO,
CHE IL 17 LUGLIO 1904 VENNE AFFIDATA ALLA CURA
PASTORALE DI DON ORIONE E DELLA SUA CONGREGAZIONE
CITTA’ DEL VATICANO. = La Congregazione degli
Orionini, che hanno da poco festeggiato la nomina a santo del loro fondatore,
ricorda il centenario della riapertura della chiesa di Sant’Anna in Vaticano.
La costruzione, che si trova sul più frequentato ingresso al Vaticano, quello
di via di Porta Angelica, è oggi chiesa parrocchiale del piccolo Stato e per
questo officiata dagli agostiniani che hanno il “privilegio” da antica
tradizione. Furono proprio gli Orionini, il 17 luglio 1904, a riaprirla al
culto, dopo alcuni anni di abbandono. Fondata nel 1565 dall’Arciconfraternita
dei Palafrenieri di Palazzo per concessione di Papa Pio IV, la chiesa di
Sant’Anna fu progettata dell’architetto Giacinto Barozzi, figlio del Vignola.
L’Arciconfraternita raccoglieva tutto il personale del Palazzo Apostolico e aveva
un proprio cappellano, che officiava la chiesa e svolgeva le varie funzioni
liturgiche. Nel 1904 chiesa e Arciconfraternita furono affidate alla cura
pastorale di Don Orione e della sua giovane Congregazione. Gli Orionini vi
restarono fino al 1929. In quell’anno, con i Patti Lateranensi, venne
costituito il territorio dello Stato della Città del Vaticano e la chiesa ne
venne a far parte, quale sede della parrocchia per i cittadini vaticani.
(R.M.).
=======ooo=======
17 luglio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Precipita la situazione nei territori, dopo l’ondata di
rapimenti di ieri nella Striscia di Gaza. Da poco è iniziata a Ramallah la
riunione straordinaria del governo palestinese, convocata dal premier Abu Ala,
che poco prima aveva presentato ad Arafat le sue dimissioni, rifiutate dal
leader palestinese. E a Gaza da questa mattina è stato dichiarato lo stato di
emergenza. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
**********
Nei territori è il caos, una situazione senza precedenti,
l’aveva definita il premier Abu Ala, questa mattina, poco prima della riunione
urgente del Consiglio dei ministri, quando aveva presentato a Yasser Arafat le
sue dimissioni, respinte però dal vecchio leader, con la promessa di una
riforma dei servizi di sicurezza, in parte anticipata dall’annuncio di Arafat
di volerli ridurre da otto a tre, uno dei cambiamenti richiesti per mettere
fine all’anarchia che si va da tempo profilando nei territori. A far
precipitare la situazione il susseguirsi di sequestri verificatisi ieri nella
Striscia di Gaza: quelli del capo della polizia, di un ufficiale di
collegamento dell’Anp con Israele e di quattro cooperanti francesi, tutti
rilasciati. A rapirli diversi gruppi armati, uniti dalla stessa motivazione:
una protesta contro la corruzione dell’amministrazione palestinese e contro
l’assenza di riforme interne da parte di Arafat, sollecitate anche dalla
comunità internazionale. E cadono le prime teste, quella del generale
Al-Majayda, capo della sicurezza generale, sostituto da Moussa Arafat, e quella
del capo della polizia rapito ieri Ghazi Jabali, al quale subentra Saeb
Al-Ajez. Che la situazione sia particolarmente critica e pericolosa lo
confermano le dichiarazioni di diversi esponenti dell’esecutivo di Abu Ala,
come quella di Saeb Erekat, ministro per i negoziati: “Se non siamo in grado di
assumere le nostre responsabilità dobbiamo cedere il posto ad altri in grado di
farlo. L’Anp deve porre fine al caos e al non rispetto della legge nei
territori palestinesi”.
**********
In Iraq un ennesimo attentato ha
sconvolto Baghdad ed un secondo attacco ha colpito la vicina città di
Mahmudiyah. Su questi ennesimi episodi di violenza nel Paese arabo, dove è
stato catturato a Tikrit un ex generale della Guardia di
Saddam Hussein, ci riferisce Amedeo Lomonaco.
**********
Almeno 6
persone sono morte questa mattina a Baghdad per la deflagrazione di una bomba
al passaggio del convoglio del ministro della Giustizia iracheno, Malek Dohan
al Hassan, rimasto incolume. Dopo l’agguato, rivendicato dal gruppo del
terrorista giordano al-Zarqawi, mezzi corazzati dell’esercito americano sono
stati di nuovo schierati in zone nevralgiche della capitale. Un
secondo ordigno è esploso nei pressi del quartier generale della Guardia
nazionale irachena a Mahmudiyah, 30 chilometri a sud di Baghdad. L’attentato,
che ha provocato la morte di due militari, è avvenuto mentre decine di
aspiranti reclute erano in fila in attesa di presentare la domanda di
arruolamento. La rete terroristica di Osama Bin Laden continua, intanto, a
diffondere il seme dell’odio. Nuove minacce contro l’Italia dopo l’ultimatum
comparso giovedì scorso su un sito islamico, sono state lanciate, infatti, in
un comunicato nel quale si afferma che, per evitare l’incombente minaccia, gli
italiani devono sbarazzarsi del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il
messaggio è attribuito al gruppo legato ad Al Qaeda che ha rivendicato il
sequestro dell’ostaggio filippino. Da rimarcare, infine, che 11 membri del
contingente inviato da Manila in Iraq sono giunti in Kuwait e si stanno
preparando al rimpatrio nelle Filippine.
**********
Restiamo in Iraq dove un piccolo monumento di cemento e
rame da oggi testimonia a Nassiriya l’impegno dei Lagunari del reggimento
“Serenissima” per restituire al Paese arabo una condizione di pace. Lo hanno
inaugurato stamani, con una breve cerimonia, i commilitoni di Matteo Vanzan, il
giovane caporalmaggiore morto due mesi fa in Iraq.
La Nato invierà in Afghanistan due nuove unità, ognuna
composta da circa mille militari per rafforzare, ma solo temporaneamente, il
contingente internazionale Isaf in vista delle elezioni presidenziali di
ottobre. Lo ha preannunciato il segretario generale dell’Alleanza atlantica,
Jaap de Hoop Scheffer, in un’intervista al quotidiano americano ‘Washington
Post’.
È ripreso in un clima di
tensione, a Teheran, il processo per l’omicidio di Zahra Kazemi, la
fotoreporter irano-canadese uccisa un anno fa dalle percosse subite in un
carcere della capitale. Il rifiuto del governo iraniano di ammettere al
processo osservatori canadesi ha causato la protesta di Ottawa, che ha richiamato
in patria il proprio ambasciatore. La famiglia della vittima sarà difesa da
Shirin Ebadi, alla sua prima causa dopo aver ricevuto il premio Nobel per la
pace.
In India sono almeno 90 i
bambini morti nell’incendio di ieri in una scuola elementare di Kumbakonam,
nello Stato meridionale del Tamil Nadu. La polizia ha arrestato, intanto,
cinque persone: la preside, altri due dirigenti, il cuoco ed il responsabile della
mensa. Per loro si ipotizzano i reati di omicidio colposo e lesioni, di grave
negligenza e di inosservanza delle norme di sicurezza anti-incendio.
Trasferiamoci in Italia. Con la
nomina, avvenuta ieri, di Domenico Siniscalco, a ministro dell’Economia, si
chiude una fase della tormentata verifica di governo, apertasi due settimane fa
con le dimissioni da quel dicastero di Giulio Tremonti. Per il resto, il
premier Berlusconi ha confermato la fiducia alla squadra di governo per gli
ultimi due anni di legislatura. Ma nella maggioranza restano aperte altre
questioni, e l’opposizione chiede la formalizzazione della crisi. Il servizio
di Giampiero Guadagni:
**********
Ieri l’attesa era tutta rivolta
al Consiglio nazionale dell’UDC: il segretario Follini doveva dare due
risposte, sulla presenza del suo partito nel governo e sulla sua personale
disponibilità a fare il ministro. Dunque, l’UDC resta nel governo e, anzi,
intende rafforzare l’impegno ma Follini non ne farà direttamente parte. Avute
queste risposte, Berlusconi ha rotto l’indugio e ha scelto un tecnico per il
ministero dell’economia: Domenico Siniscalco che di quel dicastero è stato per
quasi tre anni il direttore generale, e perciò uno dei più stretti
collaboratori di Tremonti. Evidente l’intento di dare una linea di continuità
alla politica economica del governo. “Sono convinto di avere preso la decisione
giusta”, ha detto il premier. Non la pensa così, naturalmente, l’opposizione:
il centro-sinistra ritiene che la crisi non si sia affatto chiusa e Berlusconi
dovrebbe formalizzarla in Parlamento. E valutazioni diverse sulla nomina di
Siniscalco ci sono nella maggioranza di centro-destra. La Lega è insoddisfatta:
avrebbe voluto il ritorno di Tremonti e teme per le sorti della riforma
federale. Tra l’altro, Bossi – secondo quanto riporta il quotidiano “La
Padania” – lascerà il ministero delle riforme e opterà per il seggio di
Strasburgo. Da parte sua, l’UDC apprezza soprattutto la fine in tempi bevi
dell’interim; Alleanza Nazionale spiega che quel che conta sarà la collegialità
nelle decisioni di politica economica. Per Siniscalco, il primo banco di prova
è immediato: il varo del dpef, il documento di programmazione economica, che dovrebbe
essere varato tra una settimana: è da tempo in atto un’accesa discussione tra i
partiti della Casa delle libertà. Berlusconi ha anche assicurato un confronto
con le parti sociali. Dopo la pausa estiva, sarà la volta della legge
finanziaria: una manovra che si annuncia consistente: 30 miliardi di euro,
quasi 60 mila miliardi delle vecchie lire.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
**********
Urne aperte domani in Bolivia, dove, in un clima di
tensione, si svolgerà il referendum che dovrà stabilire la futura politica
energetica del Paese. Una consultazione definita dal presidente Carlos Mesa “un
passo importante per nazionalizzare il commercio del gas”. Mentre secondo
indios e sindacati l’eventuale riforma lascerebbe l’estrazione degli
idrocarburi in mano alle multinazionali, che continuerebbero a pagare allo
Stato una tassa esigua. Ce ne parla Dorotea Gambardella.
**********
Cinque le domande alle quali dovranno rispondere i
cittadini boliviani. La prima verte sull’abrogazione della legge sugli
idrocarburi, promulgata nel 1996 dall’ex presidente Gonzalo Sànchez de Lozada,
caduto dopo le proteste popolari dello scorso ottobre; la seconda riguarda la
completa sovranità delle risorse presenti nel sottosuolo. Attualmente, infatti,
il gas boliviano appartiene allo Stato fino a quando resta sotto terra, ma
diventa automaticamente proprietà delle multinazionali appena giunge in superficie.
Il terzo quesito mira al potenziamento dell’Ypfb (Giacimenti petroliferi
fiscali boliviani), l’ente nazionale per lo sfruttamento degli idrocarburi, che
dovrebbe rilevare una parte sostanziosa dei pacchetti azionari, adesso in mano
ad aziende straniere. La quarta domanda servirà all’esecutivo per capire se può
utilizzare il gas come risorsa strategica per ottenere l’accesso all’Oceano
Pacifico, di cui la Bolivia fu privata nel conflitto con il Cile, nel 1879. Con
l’ultimo quesito si chiede agli elettori la possibilità di aumentare le imposte
sulla vendita di gas dal 18 al 50 per cento. Nonostante i ripetuti appelli del
presidente boliviano, Carlos Mesa, a non disertare la consultazione, il cui obiettivo
– ha precisato - “è la graduale nazionalizzazione dell’estrazione e del
commercio del gas”, i movimenti sindacali, gli indios ed alcuni esperti di
questioni andine, bocciano il referendum sottolineandone l’ambiguità delle
domande, che si prestano ad una doppia interpretazione. A conferma di ciò, vi
sono i documenti reperiti da un periodico locale, dai quali emergerebbe come
gruppi privati stranieri, ed in particolare la compagnia francese “Total”,
abbiano finanziato i sondaggi di opinione e gli studi realizzati per la
formulazione dei quesiti. In Bolivia, la maggior parte della popolazione è
costituita da contadini indigeni, che a stento sanno leggere e scrivere in
spagnolo, preferendo le loro lingue: il quechua, l’aymara e il guarani.
**********
=======ooo=======