RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 195 - Testo della trasmissione di martedì 13 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nuova gita del Papa, che stamani ha salutato un gruppo di
bambini vicino al suo chalet di Les Combes. Intervista
con Salvatore Mazza ed una
riflessione di padre Raniero Cantalamessa sull’invito di Giovanni Paolo II a
non dimenticare Dio durante le vacanze.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Riprenderà
domani pomeriggio il processo al magnate del petrolio russo, Mikhail
Khodorkovsky
Con il tavolo tecnico di
oggi pomeriggio sulle riforme si conclude, in Italia, la verifica all’interno
della maggioranza di centrodestra.
13 luglio 2004
NUOVA GITA DEL PAPA, CHE STAMANI HA SALUTATO UN GRUPPO
DI BAMBINI VICINO AL SUO CHALET DI LES COMBES.
LA
RIFLESSIONE DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA SULL’INVITO DEL SANTO PADRE
A NON
DIMENTICARE DIO DURANTE LE VACANZE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Nuova escursione
in alta quota, oggi, per Giovanni Paolo II, che sta dedicando il suo soggiorno
estivo in Valle d’Aosta alla preghiera, alle letture e alla contemplazione
della natura. Per una cronaca della
mattinata del Papa a Les Combes, Alessandro Gisotti ha raggiunto
telefonicamente l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza:
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R. – Il Papa, come tutti i giorni, è uscito intorno alle
11.00. Non si sa ovviamente quale sia la destinazione dell’escursione odierna.
Comunque, ha imboccato la strada per la bassa valle, probabilmente solo stasera
si saprà dove è andato.
D. – C’è un evento particolare, che stamani ha
caratterizzato l’uscita del Papa prima di intraprendere la sua escursione?
R. – Per la prima volta, il Papa si è fermato pure
all’andata. In genere quando lascia Les Combes la macchina del Papa tira
dritto. Stamattina invece si è fermato. C’era una famiglia con alcuni bambini
che lo aspettavano ed il Papa ha fatto fermare la vettura. E’ stato fermo circa
un minuto, il tempo di salutare i bambini, prima di ripartire.
D. – Il Papa è sicuramente un ospite illustre, ma se
vogliamo anche abituale a Les Combes: è la decima volta che è in Valle d’Aosta.
C’è però qualche iniziativa che sta caratterizzando questo soggiorno del 2004?
R. – Proprio in occasione del decimo soggiorno del Papa,
c’è stata un’iniziativa editoriale molto significativa: è stato pubblicato qui
un libricino da una piccola casa editrice, che parla del rapporto del Papa con
la montagna. E’ una sorta di guida alla spiritualità della montagna di cui il
Papa ha parlato tante volte, soprattutto durante i suoi soggiorni in montagna.
Tant’è vero che si ritrovano brani dei discorsi di quando lui, per esempio,
venne in Valle d’Aosta per la prima volta nell’86, allora in visita pastorale
della diocesi di Aosta. Sono raccolti tutti gli Angelus pronunciati durante il
suo soggiorno in montagna, sia ad Introd che a Lorenzago di Cadore. Viene fuori
una sorta di guida a questa spiritualità della montagna, che il Papa ha
sviluppato in tanti anni, tante occasioni, ma appunto privilegiando questi
momenti di riposo.
D. – Il tempo in Valle d’Aosta non è stato clemente in
questi giorni, però il Papa non è sembrato scoraggiarsi…
R. – No, infatti. Anche in occasione dei soggiorni
precedenti lui è sempre uscito con qualunque tempo. Ha sempre detto che la
natura va apprezzata in tutte le sue manifestazioni, per cui anche ieri che il
tempo era incerto - e a quanto pare si è preso anche la grandine – è uscito lo
stesso.
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Domani, mercoledì, non avrà luogo l’udienza generale: il
Papa prosegue, dunque, il suo periodo di riposo, che non ha mancato tuttavia di
arricchire con riflessioni profonde: all’Angelus di domenica scorsa, infatti,
ha messo l’accento sulle vacanze quale tempo da dedicare a Dio, riscoprendo l’indispensabile dimensione interiore
dell’esistenza umana. Esortazione
sulla quale Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre Raniero
Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:
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R. – C’è un momento nel Vangelo dove Gesù dice ai suoi
discepoli: “Venite in disparte e riposatevi un po’”. Credo che le vacanze
dovrebbero essere un poco anche questo, un tempo diverso perché si ha più tempo
di ascoltare, anzitutto, la moglie, giocare con i bambini, leggere un buon
libro ... E’ interessante che la parole ‘ferie’ originariamente – e anche oggi,
nel linguaggio liturgico – significa giorno dedicato al culto, la ‘feria’, cioè
giorno in cui si fa vacanza dal resto delle attività per dedicarsi ad
un’attività diversa e quindi, come dice la Bibbia: ‘Ricordati di santificare le
feste’, bisognerebbe dire anche: ‘Ricordati di santificare le ferie!’.
D. – Nella tradizione spirituale cattolica è presente
l’esortazione ‘vacare Deo’, essere liberi per Dio. Come è possibile per il
fedele, oggi, mettersi in sintonia con questa esortazione?
R. – Io credo che i più responsabili, più maturi che hanno
la capacità di porsi dei problemi seri, sentano questa necessità, per cui ci
sono tante persone, per esempio, che fanno oggi vacanze davvero diverse dagli
altri. Vanno in luoghi come monasteri, luoghi lontani dalle spiagge dove c’è il
chiasso... ci sono persone che scelgono queste vacanze diverse e amano
passeggiare in mezzo alla natura ... Questo, certamente, è più confacente ai
bisogni dell’anima perché permette all’uomo di staccarsi un momentino dalla
catena di montaggio: perché noi, senza accorgercene, siamo una catena di
montaggio, durante il resto dell’anno ... Le vacanze dovrebbero essere, come
dicono gli inglesi, ‘holy days’, che significa ‘giorni santi’ ...
D. – Il Papa ha più volte sottolineato che le vacanze
devono essere un tempo per soffermarsi con più attenzione sulle bellezze del
creato. Un richiamo quanto mai opportuno, soprattutto in questo periodo ...
R. – Certo! E’ un peccato che noi andiamo a vedere scene,
effetti cosiddetti speciali ma lontanissimi dalla natura, e trascuriamo questo
grande spettacolo che Dio ci mette sotto gli occhi gratuitamente, ogni giorno
... In montagna, vedere questi colori, il verde degli abeti ... ogni volta si è
quasi costretti a dire: ‘Ma chi ha fatto questo?’. C’era un autore medievale
che diceva che l’uomo in questi casi dovrebbe sentirsi proprio come un maestro
di orchestra che in mezzo a tutte queste voci della natura, le dirige e le
eleva… le orienta alla lode di Dio. Ad un cristiano che abbia un minimo di
familiarità con la Scrittura certamente non mancano i mezzi per esprimere
questi sentimenti. Lo stupore davanti al Creato fa parte forse dei sentimenti
più universali, più antichi dell’uomo ...
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NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di
ausiliare della diocesi di Fulda in Germania, presentata da mons. Johannes
Kapp, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Karlheinz Diez, del clero
della medesima diocesi, finora professore di teologia dogmatica ed ecumenica
presso la Facoltà Teologica di Fulda, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Villa del Re. Mons. Diez è nato a Freigericht-Horbach (diocesi di Fulda) il
20 febbraio 1954. E’ stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1978.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
situazione in Iraq: l'Ambasciatore pakistano Qazi nominato inviato speciale
delle Nazioni Unite.
Sempre in prima, la fotonotizia
dal titolo "L'abbraccio del Santo Padre ai bambini della Valle
d'Aosta".
Nelle vaticane, l'intervento
del Cardinale Renato Raffaele Martino al Seminario su "Poverty and
Globalization: Financing for development, including the Millennium development
goals": La crisi dei Paesi poveri fortemente indebitati si inscrive
in un sistema di relazioni di natura politica e non di mercato.
Nelle estere, Medio Oriente:
Sharon si allea con Peres per realizzare il ritiro da Gaza.
Per l'"Atlante
geopolitico" una pagina - a cura di Marcello Filotei e di Giuseppe
Fiorentino - dal titolo "Il 13 agosto si apre la XXV edizione delle
Olimpiadi moderne".
Nella pagina culturale, un
articolo di Armando Rigobello sull'opera di Emmanuel Levinas
"Difficile libertà" (uscita in edizione italiana).
Per l'"Osservatore
libri" un approfondito contributo di Angelo Marchesi in merito al volume
"Lo sfondo mistico della teologia", che illustra il pensiero
teologico del benedettino tedesco Anselm Stolz (1900-1942).
Nelle pagine italiane, un
articolo dal titolo "Il dovere di salvare degli esseri umani"; la
vicenda della Cap Anamur, il comandante arrestato.
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LA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA EMETTE LA SUA SENTENZA:
L’ECOFIN
HA SBAGLIATO A SOSPENDERE LA PROCEDURA CONTRO GERMANIA E FRANCIA PER DEFICIT
ECCESSIVO.
I
PARAMETRI DI MAASTRICHT VANNO RISPETTATI DA TUTTI
-
Intervista con Enrico Singer -
La decisione di sospendere la procedura di infrazione per
i deficit eccessivi di Germania e Francia presa dall’Ecofin (il Consiglio dei
ministri dell’Economia e delle Finanze dell’UE) lo scorso novembre è
illegittima, e dunque da annullare. La sentenza della Corte di Giustizia
europea – pronunciata stamattina a Lussemburgo ed accolta con soddisfazione
dalla presidenza di turno olandese e dalla Commissione UE – rappresenta, per
molti osservatori economici, l’ennesimo segnale che il Patto di stabilità e
crescita deve essere cambiato. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.
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La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha annullato la
decisione dei 15 ministri economici dell’Ecofin che il 25 novembre dello scorso
anno avevano bloccato la procedura per deficit eccessivo contro Francia e
Germania per aver superato, per il terzo anno consecutivo, il tetto del 3 per
cento del rapporto deficit/pil, parametro stabilito dal trattato di Maastricht.
La Commissione Europea aveva deciso di rivolgersi ai magistrati a gennaio ed
oggi il presidente Romano Prodi in conferenza stampa ha espresso grande
soddisfazione ed ha rimarcato che è stato confermato il ruolo essenziale del
patto di stabilità nel processo di sorveglianza del bilancio. Parere positivo
anche da Spagna, Olanda, Austria e Finlandia. Enrico Singer, corrispondente del
quotidiano La Stampa a Bruxelles:
“Quello che è successo oggi è che gli Stati sovrani hanno
votato il 25 novembre contro la decisione della Commissione e ne hanno
elaborata un’altra loro e la Corte di giustizia ha ribadito che non era
possibile un tale intervento per difetto di competenza, ma solo la bocciatura
della decisione della Commissione, senza quindi trovare soluzioni alternative”.
Per il primo ministro francese Jean Pierre Raffarin la
decisione non rimette in questione la politica di bilancio e la Germania
sottolinea che permangono margini di manovra. Intanto, secondo alcuni
osservatori internazionali, il patto di stabilità dovrebbe essere riformulato
ed il presidente designato della Commissione UE, Jose' Manuel Durao Barroso, ha
ribadito che verrà studiato con attenzione il modo di rendere il patto più
credibile. Ancora Enrico Singer:
“Tecnicamente la decisione presa questa mattina dovrà
adesso essere valutata: sia dalla Commissione Europea, cioè dall’esecutivo, sia
dal Consiglio; però la situazione attuale evidenzia che il Patto di stabilità
non è più adatto, infatti è stato pensato per far convergere le politiche dei
Paesi che aderivano all’euro in un momento tra l’altro di espansione economica,
adesso invece stiamo vivendo una fase di stagnazione. La decisione dei giudici
lussemburghesi apre un dibattito in questa direzione perché se si dovesse
riapplicare il Patto così come è bisognerebbe chiedere a Francia e Germania di
applicare dei tagli netti ai bilanci così da permette in rientro ai parametri
del 3 per cento entro la fine dell’anno, che di fatto è improponibile”.
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CONTINUANO LE POLEMICHE
SUI 37 PROFUGHI SOCCORSI DALLA NAVE TEDESCA CAP ANAMUR.
IL MISSIONARIO COMBONIANO, PADRE SPADAVECCHIA,
CONFERMA AI NOSTRI MICROFONI LA NAZIONALITÀ
SUDANESE DEI NAUFRAGHI.
Continuano le polemiche sui 37
profughi sudanesi della nave tedesca Cap Anamur, sbarcati ieri a Porto
Empedocle, in Sicilia, dopo essere rimasti bloccati in acque internazionali per
tre settimane. Molti i punti della vicenda ancora da chiarire. Tra essi, il
mancato attracco del natante nel porto di Malta. Nel frattempo, tre membri
dell’equipaggio, tra cui il capitano Stefan Schmidt, sono stati tratti in
arresto. Il servizio è di Dorotea Gambardella.
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Si terrà giovedì davanti al gip
di Agrigento l’udienza per convalidare l’arresto del comandante della Cap
Anamur, del responsabile dell’omonima associazione umanitaria, Elias Bierdel, e
del secondo ufficiale, il russo Vladimir Dhchkevitch, accusati di
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I tre sono rinchiusi nel carcere
agrigentino “Petrusa”. Sul piano diplomatico, la Germania, che ha chiesto
formalmente la scarcerazione di Bierdel, si è estromessa ieri dall’intera
vicenda, comunicando il suo rifiuto ad accogliere le domande d’asilo dei 37
profughi, che nella notte hanno presentato richiesta di asilo anche al governo
italiano. Sulla loro nazionalità sudanese sono stati da più parti avanzati dei
dubbi. Dubbi fugati dal missionario comboniano, padre Cosimo Spadavecchia, che
abbiamo raggiunto telefonicamente mentre era dinanzi al centro di permanenza
temporanea di Agrigento, la struttura che ospita i naufraghi:
R. – Ho diffuso un comunicato
dicendo che sono stato tre giorni con loro sulla nave e parlavo in inglese e in
arabo, sia in pubblico che in privato e tutti mi capivano. Anche il loro stesso
modo di salutare era alla maniera sudanese. Quando abbiamo pregato, in due
occasioni, abbiamo pregato cristiani da una parte e musulmani dall’altra,
rispettandosi a vicenda. Questo è un vero modo sudanese di comportarsi.
D. – Lei sa che cosa sta
avvenendo nel centro, se stanno iniziando le procedure di identificazione?
R. – Sembra che ieri ci siano
stati parecchi avvocati che si presentavano a loro, ma loro hanno rifiutato di
incontrarli, hanno aspettato che venissi perché potessimo noi trovarne uno.
Adesso sto cercando di vedere attraverso l’arcivescovo che cosa fare.
D. – Che cosa succederà a queste
persone, perché nei centri di permanenza temporanea dovrebbero starci gli
immigrati clandestini…
R. – Infatti, il prefetto della
Regione, prima che arrivassero, aveva detto che sarebbero andati in un centro
di identificazione di immigrati. Adesso la società civile si sta muovendo
contro questa situazione.
D. – Che cosa può dirci circa le
loro condizioni psicologiche?
R.- Si trovano proprio in una
condizione disastrosa perché non sanno qual è il loro futuro. In più, quando
hanno saputo che anche quelli della nave sono agli arresti sono rimasti molto
sconvolti perché c’era una stretta amicizia tra loro e l’equipaggio.
D. – Padre, come commenta
l’intera vicenda?
R.- Sento rabbia per questa
situazione di ingiustizia di cui soffrono gli africani e li paragono a me
stesso che, da italiano, posso andare ovunque. In più mi arrabbio perché
l’equipaggio della nave è stato come il buon samaritano che è andato incontro a
questi uomini, ma adesso stanno in prigione. Mi sento ribollire il sangue di
fronte all’indifferenza, di fronte a queste situazioni che si ripetono giorno
dopo giorno. Ma non è solo l’indifferenza ad indignarmi, trovo inaccettabile
che chi si offre di salvare queste persone dalla morte sia costretto a subire
una punizione.
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Dal canto suo, l’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha sollecitato un maggiore
coordinamento in Europa in materia d’immigrazione. Secondo l’organismo
dell’Onu, bisognerebbe mettere a punto una domanda di asilo europea.
IL MONITO DELL’ONU ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE
- Con noi, Nicoletta Dentico -
Cresce nel mondo il numero di orfani
dell’Aids, passato negli ultimi due anni da 11 milioni e mezzo a 15 milioni. Lo
hanno rivelato le Nazioni Unite, in un rapporto presentato stamattina alla XV
Conferenza internazionale sul virus Hiv, in corso a Bangkok. Proprio il
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha messo in guardia la comunità
internazionale sull’inadeguatezza degli sforzi compiuti finora. Un monito
particolare agli Stati Uniti, che – ha detto il capo del Palazzo di vetro –
dovrebbero guidare la lotta all’Aids con lo stesso impegno mostrato nella guerra al terrorismo ed
alle armi di distruzione di massa. Il commento di Nicoletta Dentico,
vicepresidente dell’Osservatorio permanente sulla salute globale, al microfono
di Andrea Sarubbi:
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R. – Io
credo che Kofi Annan abbia posto il dito su un punto estremamente importante:
non è una questione di soldi, ma di volontà politica. Questo vale sicuramente
per gli Stati Uniti, ma non solo per loro. È anche vero che negli scorsi anni -
al G8 di Evian, per esempio - Washington aveva annunciato 15 miliardi di
dollari nella lotta contro l’Aids e di questi ben poco è giunto al Fondo
globale per la salute, ben poco è stato effettivamente stanziato. Ovviamente,
il problema dei fondi esiste… Ma basta vedere cosa è stato fatto contro la
SARS, o nel campo del bioterrorismo, per dire che evidentemente sono queste le
vere priorità, mentre l’AIDS ancora non lo è, per la comunità internazionale.
D. – Un’altra accusa diretta agli Stati Uniti è venuta
dalla Francia. In sostanza, Parigi ha accusato Washington di ricattare
economicamente i Paesi in via di sviluppo per impedire loro di produrre quei
farmaci a basso costo che curerebbero l’AIDS ma ucciderebbero il sistema di
brevetti delle case farmaceutiche ...
R. – Gli Stati Uniti hanno attuato negli ultimi anni una
politica effettivamente molto inquietante: una serie di accordi bilaterali con
diversi Paesi in via di sviluppo, per far sì che gli accordi sulla proprietà
intellettuale diventassero via via sempre più restrittivi e per impedire ai
Paesi in via di sviluppo quella libertà di movimento che pure l’Accordo sulla
proprietà intellettuale (il cosiddetto Trips) permette. Ora, nell’ambito della
politica statunitense c’è sicuramente una grande pressione esercitata dalle
case farmaceutiche… C’è un problema politico enorme, sul quale l’Europa, però,
potrebbe giocare un ruolo attivo, rilanciando la liberalizzazione della
produzione dei farmaci. Fino ad oggi, purtroppo, non abbiamo visto l’Europa
giocare questo ruolo.
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ROMPERE IL MURO DI SILENZIO CHE CIRCONDA I MASSACRI
IN UGANDA:
E’ L’APPELLO LANCIATO DURANTE UN CONVEGNO A ROMA
- Interviste con il cardinale Renato Raffaele Martino, Savino Pezzotta,
Sergio Marelli e padre Tarcisio Apostoli -
Rompere il muro di silenzio che circonda le stragi degli
innocenti in Uganda, dove in 18 anni un conflitto strisciante ha fatto oltre
100 mila morti e più di un milione e mezzo di profughi. L’appello è stato
lanciato a Roma in un Convegno organizzato dal magazine no profit
“Vita”, dalla Cisl e dal Comune di Roma nell’ambito delle iniziative per la
manifestazione “Italia-Africa 2004”. Il servizio di Stefano Leszczynski:
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Contro
l'incubo di una guerra civile che da quasi due decenni si combatte fra il
governo in carica del presidente Yoweri Museveni e le milizie ribelli
dell’Esercito di resistenza del signore (LRA), guidato da Joseph Kony, la
società civile europea si mobilita per lanciare un appello alla Comunità
internazionale ed al Governo italiano affinché si metta fine alla tragedia
umanitaria in atto nel Paese africano. Oltre 25 mila, secondo i missionari, i
bambini rapiti dai ribelli per farne dei piccoli, spietati soldati.
Il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace, è stato recentemente in Uganda dove ha visitato i campi degli
sfollati e le case di accoglienza per gli ex bambini soldato. Ecco quello che
ha visto:
“Ho visto
ragazzi senza naso, senza braccia, senza dita, senza orecchie ... Perché?
Perché hanno subìto questo dall’“Esercito di resistenza del signore”.
Anche il leader della Cisl Savino Pezzotta chiama i
Governi alla solidarietà e alla difesa della democrazia, la cui mancanza in
Uganda è concausa degli orrori che lì si verificano:
“La democrazia
è legata allo sviluppo, è legata alla crescita, e allora si può far molto,
soprattutto negli ambiti internazionali. In una realtà come l’Uganda, che non
vi sia un intervento delle Nazioni Unite, è alquanto sconcertante. Il nostro
Paese dovrà richiederlo!”.
Tuttavia, tra mille difficoltà il popolo dell’Uganda non
viene lasciato solo. I volontari delle organizzazioni non governative restano
al loro posto per ridare la speranza a questo Paese. Sergio
Marelli,dell’associazione delle ONG italiane:
“La speranza
c’è. L’Uganda come altri Paesi, è abitato da popolazioni che hanno chiaramente
dimostrato che quando appena si dà loro qualche risorsa, qualche opportunità
sanno sfruttarla e sanno sfruttarla al meglio”.
Ma come
è possibile che in tanti anni la guerriglia dell’Esercito di resistenza del
signore – composto da non più di 3mila unità – non sia mai stato sconfitto?
Giulio Albanese, direttore dell’agenzia giornalistica missionaria MISNA, parla
di una mancanza di volontà da parte del governo di Museveni, che la comunità
internazionale dovrebbe invece costringere a difendere i civili indifesi di cui
egli è il presidente. Ma le responsabilità nelle stragi degli innocenti
ugandesi sono ben più vaste: il Sudan, ad esempio, appoggia il leader dei
ribelli Kony, per destabilizzare la regione. Ascoltiamo padre Tarcisio
Apostoli, per oltre 50 anni missionario in Uganda:
“Il
governo del Sudan sa benissimo dov’è Kony, questo criminale, che ha una casa a
Khartoum, quindi se si volesse, si potrebbe benissimo metterlo a tacere,
metterlo in prigione”.
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APPLAUSI E CONTESTAZIONI PER
LA TRAVIATA ALL’ARENA DI VERONA
MESSA IN SCENA DOMENICA SCORSA DAL REGISTA INGLESE
GRAHAM VICK
- Servizio di Luca Pellegrini -
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(musica)
Inizio spettacolare,
trasgressivo, sorprendente, quello della Traviata
veronese messa in scena dal regista inglese Graham Vick coadiuvato dalle scene
ed i costumi di Paul Brown. Punto di riferimento: la perennità del mito della
donna-oggetto-icona e l’illusoria sicurezza sociale ed economica che la
circonda, messa in crisi dalla verità dell’amore e della passione. “Ho voluto
rafforzare l’idea di un soggetto attuale perché anche noi viviamo in una
società che sa il prezzo di tutto e il valore di niente”, afferma Vick: di
conseguenza, la sua regia spudorata e teatralissima, senza forzare mai la
drammaturgia verdiana ma reinventandola con travolgente e grottesca fantasia,
sposta la storia ai giorni nostri e la sovraccarica di eccitazione, gesti,
dramma e solitudine. Costumi illuminati da lampadine, processioni di gaudenti
dediti a piaceri poco leciti, papà Germont con valigetta da gangster che tenta
di comprare la fedeltà di Violetta ed alla fine, per lei, una morte drammatica,
allucinata, beatificante.
Ovvio che tutto questo ha diviso
il pubblico, suscitando tante contestazioni quanti applausi, rivolti
soprattutto al baritono, Ambrogio Maestri, al tenore, Giuseppe Sabbatini, e a
Mariella Devia, coraggiosa Violetta dalla voce adamantina che ha così
commentato questa sua anticonvenzionale Traviata
areniana:
(musica)
“Noi abbiamo lavorato per circa
un mese e questo spettacolo mi ha convinta subito, mi è piaciuto moltissimo
interpretare questo ruolo in un modo leggermente diverso da come si fa di
solito, in modo più moderno; la situazione era ambientata praticamente ai
nostri giorni e quindi costumi diversi, atteggiamenti diversi dal solito. Però,
secondo me, era tutto molto bello. I personaggi, comunque, non cambiano perché
il loro carattere è attualissimo.
(musica)
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13 luglio 2004
PROSEGUE NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
IL
CONGRESSO INTERNAZIONALE DI MISSIOLOGIA “TERTIO MILLENNIO”.
L’INCONTRO
E’ PROMOSSO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE NAZIONALE DEL CONGO
- A
cura di padre Joseph Ballong -
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KINSHASA. = Diverse conferenze, il cui filo conduttore è
l’Africa evangelizzata ed evangelizzatrice, alimentano la riflessione e i
dibattiti dei congressisti. Mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di
Abuja, in Nigeria, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di
Africa e Madagascar (SECAM), ha illustrato come in un’Africa travagliata da
numerosi problemi, l’istituzione panafricana del SECAM rimanga uno strumento
più che valido di solidarietà pastorale, con il quale la Chiesa deve continuare
a dare speranza agli africani. Dopo di lui, il vescovo di Mbujimayi, mons.
Tarcisio Tshibangu Tshishiku, ha chiesto al Congresso di ispirarsi alla visione
missionaria profetica di Daniele Comboni per proporre la creazione di un centro
comune e interafricano di studi e di formazione per la preparazione dei futuri
missionari per l’Africa e fuori dall’Africa. Egli ha, dunque, lanciato un
appello ai comboniani perché aderiscano ad una tale iniziativa. Poi è stata la
volta di mons. Giuseppe Cavallotto, rettore della Pontificia Università
Urbaniana di Roma: ha chiesto di dare un’attenzione particolare alla storia
viva e concreta dei popoli e delle comunità ecclesiali per scoprire meglio
l’azione del mistero di Dio. Dal canto suo, Maurizio Pivot, professore di
Missiologia in Francia, ha proposto una nuova lettura del decreto conciliare
sull’attività missionaria ‘Ad Gentes’, che tanga conto del fenomeno attuale
della globalizzazione. La Chiesa cattolica in Africa è oggi fortemente
interpellata dall’emergenza crescente delle sette, che non devono lasciare i
pastori e i laici indifferenti. Questa problematica è stata affrontata da
Alfonse Quièlhomme, professore all’Università cattolica dell’Africa dell’Ovest
ad Abidjan, in Costa d’Avorio. Infine, è attraverso e nei mass media ogni
giorno più sofisticati, che la Chiesa è chiamata ad esercitare il suo ministero
profetico in Africa, ha sottolineato Moinzé, professore di comunicazione
sociale all’Università di Kinshasa.
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MANAGUA. = “La Chiesa guarda con estrema preoccupazione
alla difficile situazione della famiglia e alle sfide poste alla dignità della
vita della persona umana”. Così mons. Juan Abelardo Mata Guevara, vescovo di
Estelí e presidente del Dipartimento Episcopale Vita e Famiglia della
Conferenza Episcopale del Nicaragua. In un comunicato, il prelato sottolinea
come le “minacce alla vita umana” siano state oggetto di vari dibattiti in
Parlamento, evidenziando di aver assistito “con sconcerto e scoraggiamento”
alla depenalizzazione del cosiddetto aborto terapeutico. L’aborto effettuato
adducendo “ragioni terapeutiche”, infatti, non solo non viene considerato un
delitto, ma è visto addirittura come un diritto, “al punto da pretendere un
vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato”. Le conseguenze di
questa presa di posizione possono essere “fatali” per la società di oggi,
sempre più “senza Dio”, “senza speranza” e basata su una “mentalità conformista
ed egoista”. “Dal momento della fecondazione dell’ovulo - ribadisce mons. Mata
Guevara - viene inaugurata una vita, che non è né del padre né della madre, ma
di un nuovo essere umano che si sviluppa da sé. L’aborto, quindi, è grave da
due punti di vista: per il fatto di eliminare una vita della quale l’uomo non è
padrone, perché l’unico padrone della vita è Dio, e perché si tratta della vita
di un essere umano innocente e incapace di difendersi. (D.D.)
SENTENZA STORICA IN GUATEMALA. DIVERSI MILITARI SONO STATI
CONDANNATI
PER
AVER BARBARAMENTE UCCISO 11 INDIOS NEL 1995.
GUATEMALA.
= “È una sentenza che ha enorme valore, soprattutto perché in Guatemala quando
in episodi del genere sono coinvolti militari o politici la loro responsabilità
viene sempre messa a tacere”. Con queste parole Nery Rodenas, direttore
dell’Ufficio per i diritti umani dell’arcivescovado di Città del Guatemala
(Odhag), ha commentato all’agenzia Misna la condanna a 40 anni di carcere di un
tenente e 13 soldati dell’esercito per la strage di 11 indios, tra cui due
bambini, perpetrata nella comunità di ‘Aurora 8 de Octubre’ a Xamán
(dipartimento settentrionale di Alta Verapaz) nel 1995. “Credo che sia una
delle poche volte, o forse l’unica - ha ribadito Rodenas, riferendosi al lungo
conflitto interno che dal 1960 al 1996 ha insanguinato il Paese - in cui i
militari sono riconosciuti colpevoli per gli abusi contro le comunità indigene
durante la guerra civile”. “È la dimostrazione - ha aggiunto il direttore
dell’Odhag, organismo fondato da monsignor Juan José Gerardi Conedera,
barbaramente ucciso il 26 aprile del 1998 - che anche in questo Paese la
magistratura può fare il proprio lavoro, quando esiste la volontà politica”.
Soddisfatta per il pronunciamento della corte, che ha, inoltre, stabilito che
d’ora in poi nessun tribunale militare potrà giudicare crimini commessi contro
la popolazione civile, anche il Premio Nobel per la pace Rigoberta Menchú.
(B.C.)
IN PAKISTAN L’INTOLLERANZA RELIGIOSA E LA
DISCRIMINAZIONE DELLE MINORANZE
NON CESSERANNO DI ESISTERE SENZA UN IMPEGNO CONCRETO DEL GOVERNO:
E’ LA DENUNCIA DELLA COMMISSIONE NAZIONALE DI GIUSTIZIA E PACE
FAISALABAD. = Se non si passerà dalla teoria
ai fatti, la tolleranza religiosa è destinata a rimanere un’illusione in
Pakistan, nonostante tutti i governi, civili e militari, abbiano fatto promesse
e alimentato grandi aspettative. Lo denuncia la Commissione nazionale di
giustizia e pace (NCJP), nel suo ottavo rapporto sui diritti umani, dedicato
quest’anno alla situazione delle minoranze religiose in Pakistan, Paese a
maggioranza musulmana. Le ingiustizie riguardano soprattutto questioni legali:
è la legge stessa, secondo la NCJP, che stabilisce discrimini religiosi.
Finché le Ordinanze “Hudood”, “Qisas”, “Diayat” e la legge sulla blasfemia -
che puniscono anche con la flagellazione e la lapidazione i comportamenti
incompatibili con la legge islamica - influenzeranno la Costituzione del Paese,
è difficile immaginare la possibilità di una condizione di libertà religiosa.
Le minoranze, inoltre, devono affrontare diversi problemi legati al diritto
privato, che regola questioni quali matrimonio, divorzio, difesa personale ed
eredità. La NCJP, infine, ha avanzato diverse proposte, tra cui l’abolizione
della Costituzione del Pakistan e delle leggi che discriminano le minoranze
nonché il riconoscimento e il rispetto, da parte del governo, di tutte le
religioni. (R.M.)
SEMPRE DRAMMATICA LA SITUAZIONE IN
INDIA PER LE PIOGGE MONSONICHE
CHE SI
SONO ABBATTUTE SUL PAESE ASIATICO.
COLPITI
ANCHE IL BANGLADESH E IL NEPAL
- A
cura di Maria Grazia Coggiola -
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NEW DELHI. = Secondo alcuni si tratta della peggiore
alluvione degli ultimi dieci anni. Un terzo del Bangladesh, parte dell’India
nord orientale e anche il vicino Nepal, si trovano sott’acqua per le piogge
monsoniche che sono iniziate alla fine di giugno. Le stime parlano di cinque
milioni di senzatetto e dozzine di morti. Straripamenti e smottamenti hanno
colpito un terzo del Bangladesh, un Paese dove le alluvioni ogni anno provocano
enormi devastazioni. Secondo il governatore dello Stato dell’Assam, nel
nord-est dell’India, una delle regioni più colpite oltre al Bihar e all’Uttar
Pradesh, sarebbero state distrutte 400 mila case a causa dello straripamento
del Brahmaputra, uno dei grandi fiumi indiani. L’Assam, Stato famoso per la
produzione del thè, ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale. Per ora i
soccorsi sono gestiti dall’esercito, ma è molto difficile raggiungere i
villaggi colpiti perché sono stati tagliati i collegamenti stradali e
ferroviari. Migliaia di alluvionati si sono rifugiati sul tetto delle case.
Come spesso capita in queste emergenze c’è il rischio che insorgano epidemie.
Molte persone sono morte per il morso di serpenti, che il flusso d’acqua ha
fatto finire nelle abitazioni. Secondo le previsioni meteorologiche provenienti
da Dacca, la situazione, soprattutto in Bangladesh, potrebbe peggiorare nei
prossimi giorni, con un intensificarsi delle piogge.
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13 luglio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq non si interrompe la catena di violenze: un
soldato iracheno è morto per un’imboscata tesa da combattenti a nord di Mossul
e, in una esplosione avvenuta a sud-ovest di Baghdad, sono rimasti feriti tre
civili. E per migliorare la cornice di sicurezza nel Paese il ministro degli
Esteri di Baghdad, Hoshyar Zebari, ha lanciato un appello affinché la Nato
metta in pratica “prima possibile” la decisione di aiutare l’Iraq ad addestrare
le proprie forze di sicurezza. Sulla vicenda del cittadino filippino tenuto in
ostaggio da miliziani si registrano, intanto, notizie contrastanti. Un
portavoce dell’esercito di Manila ha ribadito, stamani, che le Filippine non
ritireranno il loro contingente prima del prossimo 20 agosto. Invece il vice
ministro degli Esteri dello Stato asiatico ha annunciato, rivolgendosi ai
rapitori, che l’esecutivo di Manila rimpatrierà rapidamente le proprie truppe
per ottenere il rilascio dell’ostaggio.
Il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha
nominato il nuovo inviato speciale in Iraq: si tratta dell’attuale ambasciatore
pakistano a Washington, Ashraf Jehangir Qazi. Il nuovo rappresentante
dell’organizzazione internazionale sostituirà Sergio Vieira de Mello rimasto
ucciso insieme ad altre 21 persone nell’attentato compiuto da guerriglieri 11
mesi fa contro la sede delle Nazioni Unite a Baghdad.
In Israele il premier, Ariel Sharon, ed il leader
dell’opposizione laburista, Shimon Peres, si sono detti d’accordo per lavorare
insieme al disimpegno dalla Striscia di Gaza. L’intesa è stata raggiunta ieri,
a Gerusalemme, durante l’incontro promosso per favorire la formazione di un
esecutivo di unità nazionale. Il
primo ministro dello Stato ebraico ha lanciato l’ipotesi di elezioni anticipate
se i suoi alleati gli impediranno di allargare la coalizione. Shimon Peres ha dichiarato, inoltre, che risponderà
positivamente all’offerta di Sharon di entrare nel governo, se saranno
garantite l’attuazione del ritiro degli insediamenti da Gaza entro il 2005, una
maggiore collaborazione con i palestinesi ed una più adeguata politica sociale.
I Paesi arabi hanno chiesto una riunione
straordinaria dell’Assemblea generale dell’Onu affinché Israele si uniformi al
parere espresso dalla Corte internazionale dell’Aja sul muro. La sentenza del
tribunale, che ha chiesto di smantellare la barriera perché ritenuta illegale,
non è stata accolta dal governo di Tel Aviv, intenzionato a proseguire, in
Cisgiordania, i lavori per la costruzione del muro.
I terroristi della rete di Al Qaeda vogliono ancora
colpire gli Stati Uniti che “resta un Paese in guerra”. Lo ha ribadito il presidente
americano, George Bush, spiegando che “la guerra contro il terrore non potrà
finire in un pareggio”. Ancora una volta Bush ha giustificato l’intervento
bellico in Iraq anche se non sono mai state trovate armi di distruzione di
massa. “Abbiamo fatto la cosa giusta”, ha ripetuto.
Riprenderà domani pomeriggio
il processo al magnate del petrolio russo Mikhail Khodorkovsky, in carcere
dall’ottobre scorso. Lo ha deciso questa mattina un tribunale di Mosca,
rigettando l’istanza dei legali dell’azionista di riferimento della Yukos, che
ne chiedevano la libertà provvisoria per motivi di salute. Secondo il Cremlino,
l’azienda petrolifera avrebbe un elevato debito con lo Stato per imposte non
pagate. Ma perché è tanto importante il processo Khodorkovsky per la Russia del
presidente Putin? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione,
vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni russe:
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R. - Si diceva che Khodorkovsky avesse delle ambizioni
politiche e che Putin abbia voluto stroncarle. Mi sembra più seria, però, la
motivazione addotta da chi sostiene che Putin, attaccando Khodorkovsky, stia in
qualche modo mescolando gli equilibri di potere economico che erano usciti
dall’era Eltsin e ridistribuendo le risorse tra le figure più fedeli
all’attuale amministrazione di Mosca. Ma soprattutto mi pare che questo attacco
a Khodorkovsky segnali quanto le sorti del Cremino - e in generale della Russia
- siano ancora legate all’industria petroliera. Con i proventi del petrolio
Putin paga i salari, paga l’Armata Rossa, può pagare le pensioni e, quindi, in
qualche modo garantire alla Russia una certa pace sociale.
D. – Ma cosa rischia
effettivamente il magnate del petrolio russo?
R. – Un primo risultato è che
l’azienda, di fatto, non è più sua. Ciò che rischia dal punto di vista penale a
questo punto è abbastanza difficile dirlo, perché nell’ultimo anno sono
spuntate nuove accuse. Il nocciolo della questione è che lui non avrebbe pagato
3 miliardi e mezzo di dollari di tasse. Ora per Khodorkovsky, che viene
accreditato di una fortuna personale di 15,5 miliardi di dollari, non dovrebbe
essere un enorme problema saldare tale debito. Evidentemente le questioni sono
altre.
D. – Quali sono allora i
progetti di Putin per il petrolio, le privatizzazioni e le alleanze
internazionali?
R. – Putin non è assolutamente
disposto a lasciare ad altri, che non siano fedelissimi del Cremino, la
gestione delle risorse strategiche. C’è comunque da aggiungere che la vera
colpa degli oligarchi - secondo me - non è stata quella di aver realizzato
colossali profitti, ma di aver poi sostanzialmente trasferito all’estero gran
parte di quei profitti.
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Rimane critica la situazione in Cecenia. Diciotto
miliziani della guardia presidenziale e, fedele all’amministrazione russa, sono
morti in combattimenti contro guerriglieri separatisti nella parte meridionale
della regione. Gli scontri, nei quali sarebbero morti anche 24 ribelli, sono
avvenuti tra ieri ed oggi nel distretto di Shali, dove già nelle settimane
scorse i federali russi avevano compiuto azioni di rastrellamento contro la
guerriglia.
Ancora violenze in Kashmir, regione contesa da
India e Pakistan. Questa
mattina la guerriglia separatista ha tentato di uccidere il vicepremier, Mangat Ram Sharma,
lanciando una granata contro il convoglio su cui viaggiava a Srinagar. L’uomo è
rimasto illeso, ma l’esplosione ha ferito quattro persone. L’episodio rientra
nel tentativo dei guerriglieri di sabotare il processo di pace in corso tra
Islamabad e New Delhi.
Spostiamoci in Italia. Con il tavolo tecnico di
oggi pomeriggio sulle riforme si conclude la verifica all’interno della
maggioranza di centrodestra. Il clima sembra più disteso ma il ministro del
Welfare, Roberto Maroni, smentisce che dal governo e dalla maggioranza si siano
allontanate le nubi della rottura. C’è comunque un accordo sulle linee guida
della manovra economica ma non sul successore di Tremonti al ministero del
Tesoro. Domani il premier, Silvio Berlusconi, farà il punto della situazione in
Parlamento. Intanto, dure critiche dell’opposizione del centrosinistra che
parla della verifica come di un rito sconcertante. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
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Misure per lo sviluppo economico e la riforma fiscale,
senza ridurre gli interventi per il Mezzogiorno: è questo il principale
risultato dei due giorni di verifica, iniziata con toni molto duri e andata
avanti in un clima più costruttivo. C’è dunque un accordo di massima nel
centro-destra sulla politica economica ma non sul nome di chi dovrà gestirla.
Il vice premier Gianfranco Fini, che dopo un lungo braccio di ferro nei giorni
scorsi aveva chiesto ed ottenuto le dimissioni di Tremonti, ieri sera ha
rifiutato l’invito di Berlusconi e degli alleati a prenderne il posto al
dicastero dell’Economia. Fini è soddisfatto perché si è affermato il principio
della collegialità nelle scelte sui temi economici; meno soddisfatta la Lega
che sottolinea il persistere di incertezze sulla riforma federalista e ancora
meno soddisfatta l’Udc di Follini, il partito che più di altri aveva preteso
questa verifica. L’Udc sosterrà la manovra e insieme ad An chiede con forza
l’inserimento della clausola di interesse nazionale nella legge sulla
‘devolution’, cioè il passaggio dallo Stato alle regioni dei poteri in materia
di scuola, sanità e polizia locale. Ma cosa farà, adesso, l’Udc che alla
vigilia del confronto aveva minacciato di uscire dal governo e appoggiarlo
dall’esterno? Lo spiega il segretario Follini in un’intervista: “Resteremo
dentro il governo ma certo, nella coalizione – dice Follini – qualcosa si è
rotto e va ricostruito per governare efficacemente negli ultimi due anni di
legislatura e affrontare le elezioni del 2006. Il problema – dice ancora
Follini – è politico e non di poltrone”. L’Udc, insomma, non cambia
schieramento ma sullo sfondo resta il sospetto di Forza Italia e Lega che
Follini e il presidente della Camera, Casini, vogliano piuttosto ricreare un
centro forte, magari una nuova Democrazia Cristiana, per sostituire Berlusconi
a Palazzo Chigi. E questo nodo nei rapporti politici e personali non sembra
destinato a sciogliersi presto.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Via
libera della commissaria dell’Unione Europea per i Trasporti, Loyola de
Palacio, al prestito in favore di ‘Alitalia’ grazie anche all’impegno del
governo italiano di privatizzare l’azienda entro sei mesi o al massimo un anno.
L’autorizzazione, che appare scontata, dovrà essere confermata formalmente dal
collegio dei commissari europei nell’ultima riunione dell’eurogoverno prima
della pausa estiva.
Ad un mese dall’inizio
delle Olimpiadi di Atene, un blackout elettrico ha messo ieri letteralmente in
ginocchio la capitale ellenica. Tutto il sistema di trasporto pubblico urbano,
treni, autobus e metropolitana, si è fermato per un’ora. Il ministro dello
Sviluppo, Dimitris Sioufas, ha comunicato l’istituzione da parte del governo di
una commissione d’inchiesta. Secondo il gestore nazionale di energia elettrica,
il blocco sarebbe stato provocato da un aumento nell’uso degli impianti di
condizionamento.
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