RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 194 - Testo della trasmissione di lunedì 12 luglio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Stamani, nuova escursione ad alta quota di Giovanni Paolo II. Ai nostri microfoni, il direttore della Sala Stampa vaticana, Navarro-Valls, che racconta momenti ed emozioni di questo soggiorno valdostano del Papa, ed una riflessione del priore di Bose, Enzo Bianchi, sul richiamo del Pontefice, ieri all’Angelus, a riscoprire il valore del silenzio per ascoltare il Signore.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si sblocca la vicenda della nave Cap Anamur. I 37 profughi sudanesi, sbarcati a porto Empedocle, saranno alloggiati per ora nel centro di permanenza temporanea di Agrigento. Intervista con Laura Boldrini e padre Trasparano Di Vincenzo

 

“Solo la carità salverà il mondo”: è l’appello che lancia dai nostri microfoni il nuovo direttore generale degli orionini, don Flavio Peloso

 

100 anni fa nasceva il poeta cileno Pablo Neruda, cantore dei poveri e della bellezza della natura. Intervista con Patricia Rivadeneira.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Il futuro dell’attività missionaria ad gentes. Prospettive per il XXI secolo”: è il tema che accompagna i lavori del Congresso internazionale di missiologia “tertio millennio”, incontro apertosi ieri nella Repubblica democratica del Congo

 

Cura dell’istituzione della famiglia e attenzione ai giovani: le priorità pastorali emerse nel corso della prima Assemblea generale della Chiesa cattolica in Papua Nuova Guinea. L’incontro si è chiuso ieri a Rabaul

 

La Francia sotto shock per l’ennesimo episodio antisemita

 

Prenderà il via, il prossimo 15 luglio ad Assisi, un Convegno su islam e cristianesimo promosso dal dialogo interreligioso monastico

 

Al via da ieri in Thailandia i lavori della XV Conferenza internazionale sull’Aids

 

Gravi inondazioni in India Nord orientale e Bangladesh a causa delle piogge monsoniche

 

La Repubblica del Congo è stata espulsa dal “Kimberley process”, l’organizzazione internazionale nata per porre fine al contrabbando delle cosiddette “gemme insanguinate”, usate per finanziare i conflitti.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Israele primo incontro, questa mattina, tra Sharon e Peres per discutere l’ipotesi di un governo di unità nazionale che dovrà portare a compimento il disimpegno dalla Striscia di Gaza

 

In Iraq il premier Yiad Allawi ha incontrato a Baghdad, per la prima volta dal suo insediamento, tutti i più importanti capi tribù dello Stato arabo.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 luglio 2004

 

 

STAMANI, NUOVA ESCURSIONE AD ALTA QUOTA DI GIOVANNI PAOLO II.

AI NOSTRI MICROFONI, IL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA,

NAVARRO-VALLS, RACCONTA MOMENTI ED EMOZIONI

DI QUESTO SOGGIORNO VALDOSTANO DEL PAPA. UNA RIFLESSIONE

DEL PRIORE DI BOSE, ENZO BIANCHI, SUL RICHIAMO DEL PONTEFICE,

 IERI ALL’ANGELUS, A RISCOPRIRE IL VALORE DEL SILENZIO PER ASCOLTARE IL SIGNORE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Prosegue il soggiorno estivo del Papa a Les Combes, tra le amate Alpi valdostane. Ieri, all’Angelus, il Santo Padre ha ricevuto l’abbraccio caloroso di migliaia di fedeli, accorsi da tutta la regione. Stamani, invece, è uscito per un’escursione, che durerà tutto il giorno. A raccontarci come il Papa sta trascorrendo questo ore, abbiamo oggi un cronista d’eccezione: il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il dottor Joaquín Navarro-Valls, raggiunto telefonicamente in Valle d’Aosta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Siamo partiti questa mattina presto come al solito e adesso siamo arrivati nel luogo, dove passerà la giornata. La cosa stupenda è il paesaggio che da qui può vedere il Santo Padre. Penso che il Papa oggi si potrà riposare molto bene qui.

 

D. – L’amore di Papa Wojtyla per le montagne è ben noto, ce lo sta confermando anche lei adesso. C’è qualche aneddoto che può rivelarci delle escursioni di questi giorni?

 

R. – Direi questa gioia del Santo Padre davanti al paesaggio. Si passa alle volte da un po’ di pioggia, al sole, al vento, ma tutto questo non disturba. Lui vede questa natura in tutta la sua bellezza. E poi è evidente che vede in tutto questo una epifania di Dio, una manifestazione dell’Autore di questa natura.

 

D. – Direttore, quali sono altri aspetti, altri momenti che maggiormente stanno caratterizzando questo soggiorno valdostano del Papa?

 

R. – Ci sono tre elementi che si vedono ogni giorno. Le lunghe letture: il Papa fa portare con sé nella macchina dei libri e legge. Approfitta a leggere quello che, per ovvie ragioni, non ha avuto il tempo di leggere quando sta normalmente in Vaticano. C’è chiaramente la preghiera, che a volte è silenziosa: in altre occasioni invece è possibile sentire ed ascoltare il Papa che prega. E poi ci sono lunghe conversazioni con le persone che gli stanno intorno. Si vede che il Papa vuole mantenersi in contatto con tutto quello che succede nel mondo. Spesso ci sono delle notizie tristi e spesso anche delle notizie gioiose. Si vede questa volontà del Papa di non voler staccarsi da tutte quelle che sono le gioie e le tristezze dell’umanità, anche se lui fisicamente è lontano dal suo ‘posto di lavoro’ in Vaticano.

 

D. – Nonostante l’attività del Papa sia ovviamente rallentata, proprio in questi giorni c’è stato un annuncio davvero importante. Il 28 agosto verrà consegnata alla Chiesa ortodossa la Sacra Icona della Madonna di Kazan. Quali sono gli auspici del Santo Padre, legati a questo evento?

 

R. – Da quando anni fa questa Sacra Icona della Madonna di Kazan è arrivata al Santo Padre, il suo desiderio da allora è sempre stato quello di donare questa icona della Madonna, perché continuasse il culto e l’adorazione del popolo russo. Adesso lui ha giudicato che questo è il tempo opportuno e ha deciso e addirittura concordato con il patriarcato di Mosca questa data del 28 agosto.

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Della consegna della Sacra Icona di Kazan della Madre di Dio alla Chiesa Ortodossa, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, aveva parlato il 9 luglio scorso, durante l’incontro con i partecipanti alle celebrazioni nel Monastero della Dormizione a Tikhvin. In particolare, aveva affermato che una delegazione vaticana avrebbe donato questa icona alla Chiesa ortodossa russa nella Cattedrale della Dormizione in Cremlino, il prossimo 28 agosto. “Questi oggetti sacri che rimpatriano – ha sottolineato Alessio II – aiuteranno il nostro popolo a ritornare ai valori spirituali che la Chiesa ortodossa russa ha consolidato durante la sua storia millenaria”.

 

E torniamo all’Angelus di ieri: il Papa ha messo l’accento sulla necessità di riscoprire il valore profondo del silenzio, un bene, ha detto, sempre più raro nella società moderna. “Solo nel silenzio – ha avvertito – l’uomo riesce ad ascoltare nell’intimo della coscienza la voce di Dio, che veramente lo rende libero”. Sulle parole del Papa, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del priore della comunità ecumenica di Bose, Enzo Bianchi:

 

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R. – Siamo in una società che vive soprattutto di rumore, in cui i messaggi sono talmente tanti che impediscono un vero ascolto, e impediscono quel silenzio che è quel grembo nel quale è possibile sentire innanzitutto la propria verità e nella propria verità la voce di Dio che parla a tutti gli uomini. Credo che molti mali della società attuale siano proprio dovuti alla mancanza di vita interiore. La vita interiore, però, ha bisogno del silenzio. Il silenzio è il suo ambiente. Senza il silenzio la vita interiore non è possibile.

 

D. – Come lei diceva, in questa società c’è molto rumore, c’è anche molta informazione, ma forse c’è anche molta solitudine per l’uomo?

 

R. – Certamente, perché non è comunicazione né il rumore né la molteplicità esagerata dei messaggi che l’uomo riceve. Anche per la comunicazione tra noi uomini, sappiamo che è necessario il silenzio. Il silenzio è costitutivo della parola, è come il bianco sul quale vengono scritte le lettere nere che ci permettono di leggere. Per cui se manca il silenzio, manca la comunicazione, e se manca la comunicazione è impossibile la comunione.

 

D. – Il Papa ha sottolineato che nella società moderna talora si toglie spazio al raccoglimento sino a rendere le persone incapaci di riflettere e di pregare. E’ davvero così difficile oggi trovare dei momenti di raccoglimento, dei momenti di riflessione?

 

R. – La televisione ci assorda dal mattino alla sera e anche la vita si è fatta veloce, frenetica, dispersiva, per cui effettivamente noi siamo circondati non dalla parola, siamo circondati dal rumore, e discernere la parola con la “P” maiuscola, la Parola di Dio, tra le varie parole che ci vengono offerte attraverso questo rumore, è diventata un’operazione faticosa, difficile.

 

D. – Giovanni Paolo II ha detto ancora che le vacanze possono aiutare a riscoprire e coltivare il silenzio, indispensabile dimensione interiore dell’esistenza umana. Come è possibile, secondo lei, vivere questa dimensione in un periodo, comunemente dedicato allo svago?

 

R. – Non dovremmo mai dimenticare che “vacanze” è apparentato a quel termine così caro alla tradizione spirituale cattolica del “vacare Deo”(“essere libero per Dio”), cioè il lasciare del tempo in cui si sta davanti a Dio. Le vacanze sono anche un tempo in cui una persona, prendendo la distanza dal proprio quotidiano, dal proprio ambiente - perché normalmente va in un altro luogo - ha l’occasione di guardare l’opera che compie giorno dopo giorno a distanza. Noi dovremmo fare questo lavoro in vacanza e farlo davanti a Dio diventa un’operazione di verità, un’operazione di liberazione da tutti gli idoli e da tutte le alienazioni che ci attorniano e ci schiacciano.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Ciudad del Este in Paraguay padre Rogelio Ricardo Livieres Plano, della Prelatura dell'Opus Dei, cappellano del Centro Universitario "Ykuá" della stessa Prelatura in Asunción. Di origine e nazionalità paraguaiana, è nato il 30 agosto 1945 a Corrientes in Argentina. E’ stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1978.

 

Il Papa ha quindi nominato vescovo di Encarnación, sempre in Paraguay mons. Ignacio Gogorza Izaguirre, dei Preti del Sacro Cuore di Gesù di Bétharram, finora vescovo di Ciudad del Este. È nato in Azcoitia, diocesi di San Sebastián in Spagna, il 28 luglio 1936. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1961 e consacrato vescovo il 7 giugno 1998.

        

Il Pontefice ha poi nominato vescovo della diocesi di Pemba in Mozambico padre Maguengue, del clero di Maputo, rettore del Seminario Teologico Interdiocesano “S. Pio X”. E’ nato il 2 agosto 1964 a Chidenguele nella diocesi di Xai-Xai. E’ stato ordinato sacerdote il 14 maggio 1989.

        

Infine, sempre per il Mozambico, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Xai-Xai presentata da mons. Júlio Duarte Langa, per raggiunti limiti di età. Gli succede padre Lucio Andrice Muandula, parroco della Cattedrale di Maputo e professore al Seminario Teologico Interdiocesano “S. Pio X”. Padre Lucio Andrice Muandula è nato a Maputo il 9 ottobre 1959 ed è stato ordinato sacerdote il 14 maggio 1989.

          

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Spicca in prima pagina il titolo "Nel silenzio del meraviglioso spettacolo della natura l'uomo ascolta la voce di Dio": da Les Combes, in Valle d'Aosta, di fronte all'incomparabile scenario delle Alpi, Giovanni Paolo II guida la recita dell'Angelus ed esorta a ritrovare lo spazio del raccoglimento interiore.

 

Nelle vaticane, due pagine con articoli sulle iniziative pastorali promosse in varie Diocesi italiane.

 

Nelle estere, Medio Oriente: attentato palestinese a Tel Aviv provoca un morto e non meno di venti feriti.

Riguardo all'Iraq si rileva il comune impegno con la Siria a migliorare la situazione delle frontiere. Riallacciate con la Francia le relazioni diplomatiche.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Roberto Morozzo della Rocca dal titolo "La 'pedagogia missionaria' di Guglielmo Massaja": riedito il volume sul Vicario Apostolico dei Galla.  

 

Nelle pagine italiane, Governo, verifica: incontri bilaterali prima di un nuovo vertice.

Immigrazione: finalmente vince l'umanità, in salvo i 37 sudanesi dell'"Anamur".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 luglio 2004

 

 

SI SBLOCCA LA VICENDA DELLA NAVE CAP ANAMUR:

SBARCATI A PORTO EMPEDOCLE I 37 PROFUGHI SUDANESI: SARANNO ALLOGGIATI

PER ORA NEL CENTRO DI PERMANENZA TEMPORANEA DI AGRIGENTO.

 

È stato autorizzato dal governo italiano l’attracco della Cap Anamur al molo di Porto Empedocle. Termina, quindi, dopo 22 giorni l’odissea della nave, battente bandiera tedesca, con a bordo 37 profughi sudanesi, rimasta bloccata in acque internazionali al largo della costa siciliana. L’Osservatore Romano, che esce oggi pomeriggio, titola in prima pagina: “Finalmente vince l’umanità”. Il servizio di Dorotea Gambardella.

 

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Dopo un breve controllo sanitario compiuto a bordo dello stesso mercantile da alcuni medici, gli immigrati sono stati fatti salire su un pullman per essere trasferiti in un centro di accoglienza. Come ci conferma Laura Boldrini, portavoce italiana dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati:

 

R. - Adesso queste persone verranno portate in un centro dove saranno assistite, rifocillate e poi si passerà all’identificazione. Chi vorrà fare domanda d’asilo alle autorità italiane potrà farlo, dopodiché, poiché è stata già avanzata una domanda al governo della Germania, bisognerà capire, in base al regolamento del 2002, chi ha la responsabilità per la domanda d’asilo.

 

D. – Poiché queste persone scappano da una situazione di guerra, non avrebbero il diritto di essere accolti in tutti i Paesi?

 

R. – Prima di arrivare a questa conclusione bisogna stabilire chi sono queste persone e da dove vengono, perché finora sono state fatte solo delle illazioni. Nessuno le ha identificate, bisogna seguire le procedure, quindi si procederà come da legge, perché l’asilo segue delle tappe. Definire queste persone già “rifugiate” sembra molto prematuro.

 

D. – Che cosa pensa dell’intera vicenda?

 

R. – Una vicenda complicata. Ci sono stati molti attori in questa vicenda, molte versioni contrastanti. La soddisfazione nasce dall’epilogo, dal fatto che comunque è stata data la precedenza alla linea umanitaria e che sia prevalso il buon senso.

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Ma come stanno da un punto di vista psicologico i 37 profughi? Abbiamo rivolto la domanda a padre Trasparano Di Vincenzo, missionario comboniano che ha trascorso diversi giorni a bordo della Cap Anamur.

 

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R. – Le condizioni psicologiche degli immigrati, fino a ieri sera, erano abbastanza tragiche con momenti di isterismo e di pianto. Un paio di persone hanno anche tentato di buttarsi in mare e tre sono andate a finire in infermeria per le tensioni psicologiche che vivevano. Questo ha creato tensione anche negli altri. Padre Cosimo Spadavecchia, mio confratello, parlando in arabo con loro, ha cercato di tranquillizzarli, di creare un clima di fiducia. Adesso li ho visti abbastanza sereni e speranzosi nello scendere dalla nave, ma non mi è piaciuto che ognuno di loro sia stato accompagnato da un poliziotto come se fosse un carcerato. Certamente ciò crea ulteriori tensioni.

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Nel frattempo, rischia l’arresto il comandante dell’imbarcazione, Stefan Schmidt, che ieri aveva lanciato un ultimatum alla guardia costiera: se non fosse stata accolta la sua richiesta di ingresso nel porto, si sarebbe comunque avvicinato alla costa per l’incapacità di controllare la situazione a bordo, sempre più tesa. Schmidt, che non appena sbarcato dalla nave, è stato condotto al commissariato di polizia di Porto Empedocle, potrebbe essere incriminato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

 

 

SOLO LA CARITA’ SALVERA’ IL MONDO: E’ L’APPELLO

LANCIATO AI NOSTRI MICROFONI DAL NUOVO DIRETTORE GENERALE

DELL’OPERA DI DON ORIONE, DON FLAVIO PELOSO

- Intervista con don Flavio Peloso -

L’Opera di Don Orione ha un nuovo direttore generale. Si tratta di don Flavio Peloso, designato come settimo successore di San Luigi Orione durante il 12.mo Capitolo generale dei Figli della Divina Provvidenza che si tiene nei pressi di Roma, ad Ariccia, fino al prossimo 17 luglio. Ma qual è oggi la principale sfida per la congregazione orionina, a quasi 2 mesi dalla canonizzazione del loro fondatore, avvenuta il 16 maggio scorso? Ascoltiamo proprio don Flavio Peloso intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – La sfida consiste nell’affrontare la cultura debole, il relativismo e l’indifferentismo presenti nell’attuale società. Nello stesso tempo siamo chiamati a valorizzare la gioia e la fierezza del dono vocazionale che abbiamo ricevuto. Un dono che ci porta a stringere i piccoli, i poveri e la Chiesa al Papa per instaurare omnia in Christo mediante la carità.

 

D. – “Con l’aiuto di Dio e vostro, accetto”. Così padre, lei ha risposto al direttore generale uscente quando le ha comunicato la nomina. A queste parole quali intenti vuole accostare?

 

R. – Liberare il dono che è in noi. Dobbiamo liberarlo dalle nostre debolezze personali e, a volte, dalle derive della vita comunitaria che possono dipendere dalla nostra responsabilità ma anche dalle mutate condizioni della società.

 

D. – Il generoso programma della vita di Don Orione era quello di abbracciare tutte le anime e di salvarle tutte. Quali insidie incontra oggi questo progetto apostolico?

 

R. – Dobbiamo preoccuparci che il dono sia vivo: l’ultimo a vincere è Dio. Il Signore vince nella Sua grande, infinita misericordia e provvidenza. La nostra vocazione è dono di Dio ed il Suo dono è superiore ad ogni difficoltà e problema. E soprattutto, fa fermentare le tante potenzialità positive che il mondo d’oggi ci presenta.

 

D. – Come seminare Cristo, la fede e la civiltà nei solchi più umili e bisognosi dell’umanità?

 

R. – Solo la carità salverà il mondo. Questo è il nostro modo di seminare, di arare Cristo nel mondo e nella società di oggi.

 

D. – I Figli della Divina Provvidenza, le Piccole Suore Missionarie della Carità, l’Istituto secolare ed il Movimento laicale sono alcune delle espressioni della famiglia orionina. Quali sono i frutti della loro opera?

 

R. – Credo che con la grazia di Dio si faccia un po’ di bene. Noi guardiamo avanti e cerchiamo che cresca ancora questa pianta, la piccola opera della Divina Provvidenza.

 

D. – L’opera di Don Orione è dunque una pianta con molti rami tutti alimentati dalla stessa linfa e da uno spirito di fraterna carità tra gli uomini …

 

R. – E’ questa linfa che è nostra responsabilità far circolare. E’ la condizione per un’esplosione di carità e di fecondità.

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100 ANNI FA NASCEVA IL POETA CILENO PABLO NERUDA,

CANTORE DEI POVERI E DELLA BELLEZZA DELLA NATURA

- Intervista con Patricia Rivadeneira -

 

Cento anni fa, il 12 luglio del 1904, nasceva il poeta cileno Pablo Neruda, cantore dei poveri e della civiltà precolombiana, della bellezza della natura e delle cose semplici. La fucilazione nel 1936, durante la guerra civile spagnola, dell’amico e poeta García Lorca lo spinse ad impegnarsi nella politica entrando nelle file del partito comunista cileno. Costretto per alcuni anni all’esilio nel 1948 sotto il governo di Gonzales Videla, ottenne nel 1971 il premio Nobel per la letteratura. E’ morto nel 1973 poco dopo il colpo di Stato del generale Pinochet. Ma sulla figura e la poesia di Pablo Neruda ascoltiamo il servizio di Monia Parente.

 

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(musica)

        

“Chi non è mai stato nella foresta cilena non conosce questo pianeta. Io sono andato via da questo posto, da questi silenzi, per andare cantando al mondo”.

 

Sono parole scritte dal poeta cileno Pablo Neruda, una voce universale della poesia contemporanea. Cento anni fa, esattamente il 12 luglio 1904, nasceva a Parral, nel piovoso, malinconico e selvaggio sud del Cile, quello che sarebbe diventato il cantore della povera gente. Genio immaginativo, Neruda comincia come simbolista, diventa quindi surrealista e infine realista, abbandonando la struttura formale e tradizionale della poesia per una espressività più semplice e terrena. Ci parla del poeta cileno l’addetto culturale dell’ambasciata del Cile in Italia, Patricia Rivadeneira:

 

“Neruda ha scritto tante poesie e tante cose diverse, ma è importante il suo rapporto con le cose semplici, la capacità di guardare, vedere la bellezza, di vedere il sublime non solo nelle grandi cose, nella metafisica, ma anche nelle piccole cose, che sono quelle che ci accompagnano nel quotidiano”.

 

E ora ascoltiamo un brano tratto dalle poesie della raccolta “Navigaciones y regreso”, Ode ad un mattino del Brasile:

 

“Questo è un mattino del Brasile,

vivo dentro un violento diamante.

Tutta la trasparenza della Terra

si è materializzata sulla mia fronte.

Si muove appena la ricamata vegetazione,

il rumoroso cinto della selva.

Ampia è la chiarità …

Tutto cresce: alberi, acqua, insetti, giorno.

Tutto finisce in foglia …

Disabitate terre, cristallo verde del mondo …

Il meriggio arriva, quieto. Si propaga la luce,

quasi fosse comparso un nuovo fiume, che scorresse e cantasse

colmando l’universo.

Bruscamente tutto rimane immobile.

La Terra, il cielo, l’acqua sono pura trasparenza.

Il tempo si è fermato e tutto è dentro il suo scrigno di diamante”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

12 luglio 2004

 

 

“IL FUTURO DELL’ATTIVITÀ MISSIONARIA AD GENTES.

PROSPETTIVE PER IL XXI SECOLO”:

E’ IL TEMA CHE ACCOMPAGNA I LAVORI DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE

DI MISSIOLOGIA “TERTIO MILLENNIO”. L’INCONTRO SI E’ APERTO IERI

NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO CON UNA MESSA SOLENNE

CELEBRATA DALL’ARCIVESCOVO DI KINSHASA

- A cura di Joseph Ballong -

 

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KINSHASA. = Nel suo saluto di benvenuto, all’inizio della celebrazione, il cardinale Frédéric Etsou-Nzabi-Bamungwabi, arcivescovo di Kinshasa, ha sottolineato che questo Congresso deve affrontare alcune sfide attuali della Chiesa in Africa, come il problema, ogni giorno più preoccupante, delle sette, in un contesto socio-politico distrutto da una miseria multiforme: occorre fare in modo che il Vangelo diventi per l’africano una forza e un fattore di liberazione vera. Alla fine della Messa, il nunzio apostolico nella Repubblica democratica del Congo, mons. Giovanni d’Aniello, ha letto un messaggio del prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Dopo aver sottolineato l’attualità e la pertinenza del tema del Congresso, “Il futuro dell’attività missionaria ad gentes. Prospettive per il XXI secolo”, il cardinale Sepe auspica che ci siano delle proposte concrete per un rinnovamento delle forze e degli sforzi dell’attività missionaria e ribadisce l’importanza e la necessità della formazione e della testimonianza di santità di tutte le componenti del popolo di Dio. La Chiesa in Africa, inoltre, ribadisce il porporato, deve vincere alcune sfide, tra le quali l’estremismo islamico in certi Paesi e il sottosviluppo economico.

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CURA DELL’ISTITUZIONE DELLA FAMIGLIA E ATTENZIONE AI GIOVANI:

SONO LE PRIORITA’ PASTORALI EMERSE NEL CORSO DELLA PRIMA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CHIESA CATTOLICA IN PAPUA NUOVA GUINEA.

L’INCONTRO SI E’ CHIUSO IERI A RABAUL

 

RABAUL. = Con una solenne celebrazione eucaristica e il saluto del primo ministro, Michael Somare, si è chiusa ieri a Rabaul l’Assemblea Generale della Chiesa Cattolica in Papua Nuova Guinea. La consultazione, preceduta da un anno e mezzo di ricerca e di confronto tra 19 diocesi del Paese, ha portato in primo piano la condizione della famiglia come assoluta preoccupazione pastorale per il futuro. Dopo la famiglia, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Misna, le priorità individuate dalla Chiesa locale sono i giovani, l’istruzione pubblica e la formazione interna del personale religioso. Le confessioni cristiane, e in particolare la Chiesa cattolica, infatti, giocano un ruolo fondamentale nel Paese, supplendo all’incapacità dello Stato di gestire completamente in proprio l’educazione dei giovani. Nel corso dell’incontro, inoltre, i delegati hanno emesso una forte dichiarazione di condanna sulle divisioni e sugli interessi economici e di potere che attualmente lacerano la classe dirigente, in particolare il Parlamento papuano. A farne le spese - si legge nel comunicato conclusivo - sono le regioni periferiche, i giovani, che faticano a rimanere a scuola per gli alti costi dell’istruzione, e il settore sanitario, cronicamente a corto di finanziamenti. (B.C.)

 

 

LA FRANCIA SOTTO SHOCK PER L’ENNESIMO EPISODIO ANTISEMITA.

UN GRUPPO DI SEI UOMINI HA AGGREDITO E MALMENATO IERI UNA GIOVANE MADRE,

INSIEME CON IL FIGLIO DI UN ANNO, CREDENDOLA EBREA

 

PARIGI. = Vergognoso episodio antisemita ieri a Parigi. Un gruppo di sei uomini maghrebini ha malmenato, insultato, derubato e rasato una ragazza 23.enne, con il bimbo di un anno in carrozzina, credendola ebrea. Prima di scappare, rovesciando la carrozzina e facendo cadere il piccolo, gli uomini hanno disegnato tre svastiche sulla pelle della madre. L’aggressione è avvenuta in un treno alla periferia della capitale francese; nessuno all’interno del vagone è intervenuto per soccorrere la giovane madre. Immediate le reazioni di associazioni, partiti politici e organizzazioni. Sono “agghiacciato”, ha detto il presidente francese, Jacques Chirac, i colpevoli di questo “atto odioso” devono essere “giudicati e condannati con tutta la severità che si impone”. Il ministro degli Interni, Dominique de Villepin, ha assicurato che i colpevoli verranno rapidamente trovati. In Francia, gli ebrei sono circa 600 mila, mentre i musulmani sono oltre 5 milioni. Negli ultimi anni le azioni antisemite nel Paese sono costantemente aumentate. Il ministero degli Interni ha chiarito che nei primi sei mesi di quest’anno sono state più numerose di quelle registrate nell’intero 2003: aggressioni verbali, profanazioni di tombe e cimiteri, bambini ebrei costretti a cambiare scuola perché presi di mira da coetanei musulmani, sinagoghe danneggiate. (B.C.)

 

 

PRENDERA’ IL VIA IL PROSSIMO 15 LUGLIO AD ASSISI UN CONVEGNO SU ISLAM

E CRISTIANESIMO, PROMOSSO DAL DIALOGO INTERRELIGIOSO MONASTICO.

IL DIM FIRMA DIVERSE INIZIATIVE NEL SEGNO DEL DIALOGO

TRA LE RELIGIONI DAL 1977

 

ROMA. = Assisi ancora una volta ponte tra le religioni. Tra il 15 e il 18 luglio prossimo, infatti, si svolgerà presso il monastero benedettino di San Giuseppe il Convegno promosso dalla Commissione italiana del Dialogo Interreligioso Monastico (Dim), che avrà per tema “Islam e Cristianesimo”. Il Convegno risponde all’appello lanciato da Giovanni Paolo II proprio ad Assisi: “In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace”. Il Dim, quindi, riporta l’agenzia Fides, intende approfondire la conoscenza dell’Islam, per evidenziare che il fanatismo islamico rappresenta solo una minoranza e va combattuto e vinto all’interno dello stesso Islam. Scopo principale del Dialogo Interreligioso Monastico è favorire la conoscenza reciproca tra monaci e monache delle diverse religioni e promuovere il dialogo interreligioso nei monasteri attraverso l’ospitalità, la preghiera, la meditazione, la contemplazione, il silenzio, l’amore per la natura e la riflessione teologica. L’iniziativa nasce nel 1960, in risposta all’Enciclica “Fidei Donum” che invitava a fondare monasteri nelle giovani Chiese. Benedettini e Cistercensi diedero così vita all’Aim (Aiuto all’implantatio monastica). Per far fonte alla formazione dei monaci sul posto, si organizzarono una serie di incontri in Africa in Asia. Nel 1973, per la prima volta, monaci cristiani e non cristiani si ritrovarono a Bangalore, in India, per confrontarsi sull’esperienza di Dio. Con l’incoraggiamento dell’allora Segretariato per i Non Credenti, all’interno dell’Aim vennero create nel 1977 due Commissioni per occuparsi in particolare del Dialogo interreligioso, una per America del Nord e Canada (Mid) e una per l’Europa (Dim). Il Dim in questi anni ha moltiplicato i rapporti con monaci Indù, Buddisti, Tibetani, Zen giapponesi. (B.C.)

 

 

AL VIA DA IERI IN THAILANDIA I LAVORI

DELLA XV CONFERENZA INTERNAZIONALE SULL’AIDS.

“PARLARE DI AIDS - HA DETTO IN APERTURA IL SEGRETARIO GENERALE ONU ANNAN - NON DOVRA’ PIU’ ESSERE UNA VERGOGNA”.

OLTRE 20 MILA I PARTECIPANTI ALL’INCONTRO, CHE SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 16 LUGLIO

 

BANGKOK. = Smettere di trattare l’Aids come una vergogna e garantire l’accesso alle cure per chi è colpito dal virus Hiv. Con queste parole ieri il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha indicato la via per combattere l’epidemia. “Non bisogna più mettere la testa sotto la sabbia - ha detto il capo del Palazzo di Vetro nel suo discorso di apertura della quindicesima Conferenza Internazionale sull’Aids - non bisogna più imbarazzarsi, non più nascondersi dietro a un velo di apatia”. All’incontro, che ha preso il via ieri a Bangkok, capitale della Thailandia, partecipano più di 20 mila delegati - ricercatori, medici, rappresentanti di agenzie internazionali e di organizzazioni non governative locali, nazionali e internazionali, organizzazioni religiose e vittime dell’Hiv/Aids - provenienti da 160 Paesi. “Lasciata prosperare l’Aids - ha aggiunto Annan - non solo devasterà milioni di vite, ma imporrà anche dure perdite al sistema sanitario della regione, accrescendo le risorse necessarie per il sociale e lo sviluppo economico”. Secondo quanto riferisce l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), inoltre, l’Aids rischia di mettere in ginocchio l’economia mondiale: 48 milioni di lavoratori potrebbero essere uccisi dal micidiale virus entro il 2010 e la cifra potrebbe salire a 74 milioni entro il 2015. La conferenza, che si concluderà il 16 luglio prossimo, è la prima nel suo genere a svolgersi in un Paese asiatico. La minaccia, infatti, purtroppo molto concreta, è che in poco tempo il numero di infezioni nel continente asiatico, dove vive il 60 per cento della popolazione mondiale, possa aumentare vertiginosamente, fino a 10 milioni di nuovi casi entro il 2010. Tra le sfide che si profilano ai governi del mondo, dunque, non solo un radicale cambiamento della politica sanitaria, ma anche l’accesso per tutti ai farmaci. Nei Paesi industrializzati solo 450 mila persone possono curarsi con i nuovi farmaci, su almeno sei milioni che ne avrebbero bisogno. (B.C.)

 

 

GRAVI INONDAZIONI IN INDIA NORD ORIENTALE E BANGLADESH

A CAUSA DELLE PIOGGE MONSONICHE.

130 I MORTI E PIU’ DI 2 MILIONI LE PERSONE SENZA TETTO.

LA SITUAZIONE, SECONDO I SOCCORRITORI, POTREBBE ANCORA PEGGIORARE

 

NEW DELHI/DACCA.= E’ salito a 130 morti il bilancio delle inondazioni che hanno colpito in questi giorni l’India settentrionale e il Bangladesh, a causa delle violente piogge monsoniche. Sono circa un centinaio i dispersi e più di due milioni gli sfollati, ma si tratta di stime prudenti e incomplete, dal momento che in entrambi i Paesi vi sono zone isolate da giorni. In Bangladesh, dove nelle regioni settentrionali piove incessantemente da un mese, funzionari pubblici affermano che centinaia di villaggi in 15 distretti dei 64 che compongono il Paese sono stati spazzati via dalle alluvioni, provocando decine di migliaia di senza tetto, mentre due milioni di persone restano isolate a causa delle piene dei fiumi che attraversano il Paese. Dati ufficiali riportano finora 11 morti, per annegamento o a causa di smottamenti di fango. La situazione più drammatica si registra però in Assam, uno degli Stati nord orientali che formano l’appendice indiana al di là del Bangladesh. Il bilancio delle vittime oscilla al momento tra i 70 e i 100 morti, 40 dei quali a causa dell’affondamento della barca con la quale cercavano di scappare, altrettanti dispersi e più di 2 milioni di senza tetto. Le forti piogge monsoniche hanno fatto straripare i fiumi presenti nella zona. Ad aggravare la situazione, una frattura nella diga del lago Tsatitsu, nel vicino Bhutan, che ha incentivato l’innalzamento del livello di tutti i fiumi del Paese. “Stiamo sperimentando la più grave inondazione degli ultimi anni”, ha dichiarato il primo ministro dello Stato di Assam, Tarun Gogoi, all’agenzia Reuters. Colpito anche il Nepal, con 23 vittime nello scorso week-end. Secondo i meteorologi, purtroppo, la situazione non è destinata a migliorare nei prossimi giorni. (R.M.)

 

IL CONGO - BRAZZAVILLE FUORI DAL “KIMBERLEY PROCESS”

PER LE GEMME INSANGUINATE CHE FINANZIANO I CONFLITTI IN AFRICA.

SECONDO L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE SONO ANCORA TROPPI I DIAMANTI ESPORTATI IN MODO ILLEGALE

 

BRAZZAVILLE. = La Repubblica del Congo è stata espulsa dal “Kimberley process”, l’organizzazione internazionale nata per porre fine al contrabbando delle cosiddette “gemme insanguinate”, usate per finanziare i conflitti. Lo riferisce l’agenzia Reuters, precisando che il provvedimento è stato adottato perché nel Paese africano sono ancora troppi i diamanti esportati in modo illegale. Dalle verifiche condotte da un gruppo di esperti del “Kimberley”, infatti, risulta una massiccia discrepanza tra il numero di diamanti grezzi esportati e la mancanza di documenti di produzione o di importazione. “I Partecipanti del Kimberley process - ha detto Tim Martin, presidente del Kimberley process certification scheme (Kpcs) - devono avere una completa fiducia del fatto che i ‘diamanti insanguinati’ non vengono introdotti sul mercato legale”. Il Processo di Kimberley è nato nel 1993 in risposta ai conflitti in Paesi africani ricchi di queste pietre preziose - come Repubblica democratica del Congo, Sierra Leone e Angola - dove l’esportazione illegale di diamanti è stata usata a lungo per foraggiare i movimenti armati. Il governo di Brazzaville - che potrebbe chiedere di essere riammesso al Kpcs - per ora non ha rilasciato alcun commento. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 luglio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il premier israeliano, Ariel Sharon, e il capo dell’opposizione laburista, Shimon Peres, si sono incontrati questa mattina per discutere l’eventuale allestimento di un nuovo governo di unità nazionale che dovrà portare a compimento il disimpegno israeliano dalla Striscia di Gaza. Proseguono, intanto, le azioni delle forze armate dello Stato ebraico mirate a distruggere le case delle famiglie dei miliziani palestinesi. Questa mattina, nel sud della striscia di Gaza, un disabile palestinese di 75 anni è morto sotto le macerie della sua abitazione, demolita dall'esercito di Tel Aviv. Sugli equilibri politici all’interno del governo israeliano, dove l’ingresso del partito laburista ridarebbe a Sharon la maggioranza persa con l’uscita dell’estrema destra, Andrea Sarubbi ha intervistato Marcella Emiliani, docente di Storia ed istituzioni dei Paesi del Mediterraneo:

 

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R. – Certamente, la cosa è positiva: il fatto che Sharon non avesse più una maggioranza alle spalle, rendeva ancora più difficile il dialogo tra le parti. Adesso bisogna vedere a quali condizioni il partito laburista acconsentirà ad entrare nella coalizione di governo.

 

D. – Sharon vuole conservare anche il ministero delle Finanze: secondo lei, è significativo?

 

R. – E’ molto significativo perché la chiave con la quale il Likud ha sempre tenuto legati a sé i partiti ultraortodossi, è sempre stata quella di finanziare l’edilizia popolare nei Territori occupati.

 

D. – Quindi, ritirarsi da Gaza non significa lasciare gli insediamenti?

 

R. – No, assolutamente no. Qui diventano importanti le condizioni che porranno i laburisti per entrare nella coalizione di governo, perché i due punti-chiave, quelli che finora hanno creato maggiore contrasto, sono sempre stati il numero delle colonie e la possibilità di re-introdurre i palestinesi nel negoziato: sono due punti ai quali Peres ed il partito laburista dovrebbero essere estremamente sensibili.

 

D. – Secondo lei, quanto peso effettivo può avere Peres in questo momento sulla politica degli israeliani verso i palestinesi?

 

R. – Peres indubbiamente è un personaggio di rilievo ma deve prima portare il suo partito dentro il governo; secondariamente, è l’uomo del fallimento degli Accordi di Oslo. E questo – non scordiamocelo – per molta parte dell’opinione pubblica israeliana, rimane una macchia nera nei suoi confronti.

 

D. – Dottoressa, le propongo uno scenario: Sharon acconsente al ritiro da Gaza insieme a Peres, ma in cambio tiene duro sulla Cisgiordania dove conserva il muro ...

 

R. – Sì, è uno scenario assolutamente plausibile. Gaza è un ‘bubbone’ che nessuno vorrebbe ritrovarsi a governare; inoltre, l’opzione di ‘cedere una parte dei Territori per mantenere la Cisgiordania, che poi è il cuore che interessa il Likud’, è una politica che è già stata seguita.

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In Iraq proseguono gli sforzi del governo ad interim per assicurare alle varie espressioni del Paese una partecipazione attiva al processo politico: il premier Yiad Allawi ha incontrato a Baghdad, per la prima volta dal suo insediamento, tutti i più importanti capi tribù dello Stato. Il nostro servizio:

 

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Durante l’incontro, Allawi ha affermato che i Paesi arabi hanno iniziato a riarmare l’esercito iracheno, considerato un tempo il più potente della regione. Sempre questa mattina, il presidente iracheno, Ghazi al-Yawar, ha dichiarato che l’esecutivo ha intenzione di concedere “in pochi giorni” un’amnistia ai ribelli che combattono contro le forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Francia e Iraq si apprestano a ripristinare, inoltre, le relazioni diplomatiche interrotte nel 1991 dall’ex presidente, Saddam Hussein. L’Iraq ha anche concordato la chiusura della frontiera con la Siria. Il confine tra i due Paesi, oltrepassato dai combattenti stranieri diretti verso il territorio iracheno, si estende, nel deserto, per oltre 600 chilometri. E per garantire un’adeguata cornice di sicurezza allo Stato arabo, il Giappone ha reso noto che manterrà le proprie truppe in Iraq. Lo ha ribadito oggi il primo ministro Koizumi, uscito sconfitto dalle elezioni di ieri per il rinnovo di metà del Senato nipponico. Cresce, intanto, l’apprensione per la sorte dell’ostaggio filippino. Il governo di Manila ha espresso ottimismo per una conclusione positiva della vicenda e l’ultimatum lanciato dai rapitori è stato prorogato fino a domani. La Cia non toglie, infine, il segreto dal dossier sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Il controverso rapporto dell’ottobre 2002, oggetto dell’inchiesta da parte della Commissione del Senato americano, rimane, infatti, per larga parte top-secret.

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Il ruolo dell’Europa per la ricostruzione dell’Iraq e l’esame della la sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sul muro costruito da Israele in Cisgiordania. Sono i principali argomenti al centro della discussione, iniziata da poco a Bruxelles, del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, il primo sotto la presidenza olandese.

 

Allarme terrorismo negli Stati Uniti: il ministro americano per la sicurezza interna, Tom Ridge, ha dato mandato di studiare i passi legali da compiere per un eventuale rinvio delle elezioni presidenziali, previste nel mese di novembre, in caso di attacco terroristico.

 

Continua ad essere alta, in Italia, la tensione tra il segretario dell’Udc, Marco Follini, ed il premier, Silvio Berlusconi. La mediazione del leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini ha consentito la ripresa del il dialogo dopo la sospensione del vertice la scorsa notte: l’inizio di discussione “è stato particolarmente turbolento”, sottolineano alcune fonti, ma la frattura si è ricomposta quando il confronto è stato spostato sui contenuti. I leader dei partiti di governo sono chiamati ad un nuovo incontro, questa sera alle 21, dopo un tavolo tecnico sulle riforme ed un altro sull’economia previsti nel pomeriggio. Sono in miglioramento, intanto, le condizioni di salute del ministro per le Riforme istituzionali, Umberto Bossi. I medici di Lugano definiscono soddisfacente la sua situazione clinica.

 

In Giappone, le elezioni per rinnovare metà del Senato hanno sancito la sconfitta del primo ministro Junichiro Koizumi che comunque ha annunciato di non volersi dimettere. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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Il partito liberal-democratico del premier Koizumi perde per la prima volta il primato nelle elezioni per il rinnovo del Senato, fermandosi a 49 seggi, uno in meno rispetto al numero che si era proposto di ottenere, battuto di stretta misura dall’opposizione di centro-sinistra rappresentata dal partito democratico, passato da 38 a 50 seggi; un seggio in più al partner di coalizione dei liberal-democratici, il nuovo Komeito che arriva ad 11 seggi. Ma nonostante la sconfitta, che era stata preannunciata ieri dagli exit-poll delle principali emittenti televisive del Paese, il primo ministro non si dimette e ha annunciato poco fa che intende confermare la solidità della coalizione di governo. Come infatti dichiarato dal segretario di gabinetto di Koizumi, Osoda, in una conferenza stampa, i risultati di queste elezioni non hanno alcun impatto sull’amministrazione del primo ministro. Ma adesso per Koizumi, che non è molto amato all’interno del suo stesso partito, sarà sicuramente più difficile riuscire a promuovere le riforme strutturali avviate tre anni fa. Per il premier si tratta della prima sconfitta elettorale dalla sua ascesa al potere nell’aprile del 2001. A giocare un brutto tiro a Koizumi l’impopolare riforma delle pensioni che andrà a gravare sui giapponesi in cambio di pochi benefici e l’invio di soldati giapponesi in Iraq.

 

Per Radio Vaticana, ChiarettaZucconi.

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Oltre 20 mila persone hanno assistito, ieri, alla cerimonia in memoria delle vittime di Srebrenica, dove 7 mila musulmani sono stati uccisi 9 anni fa dalle forze serbo-bosniache nel più sanguinoso massacro avvenuto in Europa dopo la II Guerra Mondiale. Durante la cerimonia è stata data sepoltura nel memoriale di Potocari ad altre 338 vittime identificate tramite Dna.

 

 

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