RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 192 - Testo della trasmissione di sabato 10 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Ha preso il via ieri a York, in Gran
Bretagna, il Sinodo generale della Chiesa anglicana
Incontro oggi in Darfur tra il
presidente sudanese, al Bashir, e il collega del Ciad, Deby
È arrivata a Creta la fiamma olimpica.
Il governo di Manila ha
reso noto che non anticiperà il ritiro dei propri soldati come richiesto dai
rapitori dell’ostaggio filippino
In Italia resta la
tensione nella maggioranza dopo l’approvazione della manovra correttiva.
10 luglio 2004
PREGARE
PER LE VOCAZIONI E’ UNA MISSIONE PIU’ CHE MAI ATTUALE
PERCHE’ ANCORA OGGI LA MESSE E’ MOLTA E GLI OPERAI
SONO POCHI:
COSI’ IL PAPA IN UN MESSAGGIO AL CAPITOLO GENERALE
DEI ROGAZIONISTI
La
preghiera per le vocazioni è una “missione più che mai attuale”: infatti ancora
oggi “la messe è molta ma gli operai sono pochi”. E’ quanto ha detto il Papa in
un messaggio ai Rogazionisti, riuniti a Roma per il 10.mo Capitolo generale, a
meno di due mesi dalla canonizzazione del loro fondatore Sant’Annibale Maria di
Francia, avvenuta il 16 maggio scorso. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il Papa ricorda che “la messe a cui siamo inviati appare oggi più vasta che mai”, mentre
gli operai sono pochi. Gran parte dell’umanità infatti non conosce ancora
Cristo. E aggiunge: “Il villaggio globale, in cui si è trasformato il pianeta,
stretto nella rete delle comunicazioni e degli interessi politici, economici e
sociali non di rado in conflitto tra loro, rivela un bisogno urgentissimo di
operai della riconciliazione, testimoni della Verità che salva e costruttori
dell’unica pace vera e duratura fondata sulla giustizia e sul perdono”.
Giovanni Paolo II sottolinea il
carisma di Sant’Annibale di Francia, ispirato alle parole di Gesù: “Rogate”,
cioè: “pregate … il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe”.
Certo, di fronte all’immensità
delle folle da sfamare, sia spiritualmente che materialmente – afferma il Papa
– “le nostre forze
risultano impari”.
Ma “il pane della giustizia e della pace non può che
venire dall'Alto: ecco perché – aggiunge – il bisogno che è alla radice di
tutti i bisogni è quello degli ‘operai’ di cui parla Gesù, uomini e donne
che non si risparmino nel trasmettere al mondo la Parola della vita,
chiamando i cuori a conversione, offrendo il dono divino della Grazia per costruire ponti di solidarietà
e condizioni di giustizia, in cui possa esprimersi la dignità piena di ogni
esistenza umana”.
Gesù ci indica cosa è necessario fare per
rispondere alla vastità di questo compito: “Prima di tutto pregare”. “La preghiera – nota il Pontefice - è la radice feconda e
l'indispensabile alimento di ogni azione che voglia essere efficace per
il Regno di Dio. E’ pregando che possono ottenersi dal Signore operai
che dissodino il terreno, preparino il solco, gettino il seme, veglino sulla
sua crescita e raccolgano il frutto delle spighe mature. Pregando si riscopre
il primato della dimensione contemplativa dell’esistenza, e si ottiene la forza
della fede che vince il mondo”.
E “oggi – leggiamo ancora nel
messaggio – dopo il fallimento delle ideologie totalitarie dell’epoca moderna,
la fede appare sempre più chiaramente quale àncora di salvezza quanto mai
necessaria e urgente”.
“Gesù – rileva Giovanni Paolo II
- domanda che tutta la nostra vita divenga preghiera e che la preghiera si
trasformi in vita di testimoni credibili e innamorati di Lui e del suo Vangelo.
Pregare per i buoni operai vuol dire cercare di essere buoni operai,
conformando continuamente alle esigenze della sequela di Cristo le scelte del
cuore e le opere della vita”.
Il Papa infine affida alla Vergine Maria lo slancio
missionario dei Rogazionisti perché sia fondato su cinque pilastri: “la
fedeltà dell'ascolto, l’intensità della fede, la perseveranza della preghiera, il
gusto del silenzio interiore e della contemplazione di Dio”.
Ricordiamo che i Rogazionisti,
fondati nel 1926, contano oggi oltre 360 religiosi con più di 50 case.
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NUOVA GITA DEL PAPA OGGI TRA I BOSCHI VALDOSTANI.
DOMANI
A LES COMBES LA RECITA DELL’ANGELUS DOMENICALE
TRASMESSO
DALLA NOSTRA EMITTENTE
Continua la vacanza valdostana del Papa, che ieri ha
trascorso la giornata a Morgeux da dove si gode una splendida prospettiva del
Monte Bianco. L’escursione si è conclusa, intorno alle 19, con il solito
piccolo bagno di folla. Giovanni Paolo II ha fatto fermare l’automobile nel
posto di blocco più vicino al suo chalet di Les Combes, per salutare le
numerose persone presenti e abbracciare diversi bambini. Ma sulla giornata
odierna, diamo la parola all’inviata dell’Ansa, Giovanna Chirri, al microfono
di Dorotea Gambardella:
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R. - Il Papa, oggi, è uscito poco dopo le 12.00 in
macchina ed è salito su alcuni pianori che stanno vicino alla sua casa in mezzo
ai boschi. E lì probabilmente rimarrà fino a pomeriggio inoltrato. Pranza al
sacco, legge e contempla la natura. Oggi il tempo è molto bello, quindi potrà
stare all’aria aperta senza alcun problema.
D. – Secondo quanto riferito dai suoi collaboratori, il
Papa è molto soddisfatto di queste vacanze, si sta riposando, però resta sempre
attento a quello che accade nel mondo…
R. – Il Papa ogni giorno si fa fare una rassegna stampa e
segue con attenzione ciò che accade. In cima alle sue preoccupazioni in questo
periodo c’è, ovviamente, la situazione internazionale, il Medio Oriente e
l’Iraq. Non è escluso che domani, in occasione dell’Angelus, rivolga un
pensiero ed una preghiera a situazioni di questo genere.
D. – Oggi si è avuta notizia di un omaggio particolare
fatto al Pontefice…
R. – Sì, un annullo postale a cura sia delle Poste
Italiane che del Comune di Introd, in occasione della decima visita del Papa in
Valle d’Aosta. Il bozzetto riproduce l’immagine del Papa e sullo sfondo una
veduta del paesino valdostano che lo sta ospitando. Tutt’oggi e anche domani,
in occasione dell’Angelus, sono stati aperti gli sportelli filatelici dove
ottenere l’annullo: uno nel Comune di Introd ed uno nella cattedrale di Aosta.
Tra l’altro, stamani, nel comune di Introd, c’è stata una piccola processione
perché tutti volevano l’annullo e la cartolina del Papa.
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E’ URGENTE TROVARE NUOVI FONDI PER
LO SVILUPPO:
COSI’,
IL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO,
A
CONCLUSIONE DEL SEMINARIO SU POVERTA’ E GLOBALIZZAZIONE,
PROMOSSO
DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
“La
dignità umana e la libertà sono gli obiettivi dello sviluppo”, ma questo “non
potrà essere raggiunto fino a quando mancheranno le risorse per garantire reali
progressi nella sanità, nell’educazione e nelle infrastrutture”. E’ uno dei passaggi
forti della “Dichiarazione Finale” del Seminario internazionale su “Povertà e
Globalizzazione”, tenutosi ieri a Palazzo San Calisto in Roma e promosso dal Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace. L’incontro ha visto la partecipazione di esponenti
di governo, di agenzie dell’Onu ed Organizzazioni non governative, che si sono
confrontati sul tema del finanziamento ai Paesi poveri. Nel documento conclusivo,
i partecipanti al seminario ribadiscono la necessità che gli Stati ricchi
rispettino l’impegno a destinare lo 0,7 per cento del loro Prodotto interno
lordo per il progresso dei Paesi in via di sviluppo. In tale contesto, viene
espresso sostegno a nuove iniziative come l’International Finance Facility,
illustrata proprio durante il seminario dal Cancelliere dello Scacchiere
britannico, Gordon Brown. Ai nostri microfoni, il cardinale Renato Raffaele
Martino, traccia un bilancio del seminario:
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R. – C’è stato un consenso unanime nel riscontrare la necessità
dell’urgenza nel trovare altre somme per arrivare a mantenere gli obiettivi,
che la comunità internazionale si è data per il 2015. Se non si trovano questi
fondi il mondo in via di sviluppo dovrà attendere addirittura, nelle previsioni
fatte dal cancelliere Gordon Brown, secoli. Quindi, è di estrema urgenza che si
trovino questi fondi. Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace raccoglierà
queste conclusioni e farà un documento riassuntivo delle discussioni del
seminario, che diffonderà sia attraverso le Conferenze episcopali, sia
attraverso i mezzi normali di comunicazione a tutti gli organismi interessati.
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Al
seminario ha preso parte anche l’ambasciatore Oscar de Rojas, Coordinatore
esecutivo dell’Onu per il Finanziamento allo Sviluppo, che – in questa intervista
di Alessandro Gisotti – mette l’accento sul rapporto particolare tra Santa Sede
e Nazioni Unite nella lotta contro la povertà:
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R. – IT IS
VERY IMPORTANT …
E’ molto importante. La Santa Sede è una voce molto
rispettata alle Nazioni Unite. Penso che quando parla di questi temi di
sviluppo sia ascoltata da tutti ed abbia un grande peso morale. Credo che
questo sia un bene.
D. – Nel messaggio per il seminario, Giovanni Paolo II
sostiene che abbiamo bisogno di “creatività nella carità”. Cosa pensa di questa
affermazione?
R. – THIS
IS VERY PERTINENT …
E’
molto pertinente, perché la chiave di tutta la questione è proprio la solidarietà.
Il giorno in cui avremo un mondo basato sulla solidarietà, dove tutti si fanno
carico dei problemi degli altri, specialmente dei più deboli, dei più poveri, e
noi ci sentiremo responsabili della vita di ciascuno, quel giorno il mondo sarà
molto diverso. La solidarietà è davvero il concetto chiave.
D. – Quale può essere il ruolo della società civile nel
promuovere le politiche di sviluppo?
R. – THEY
HAVE A VERY IMPORTANT ADVOCACY ROLE …
Ha un importante ruolo di sensibilizzazione, perché può
cercare di sostenere certe battaglie. Può scuotere le coscienze dei governi sul
motivo per cui bisogna fare certe cose, promuovere lo sviluppo. Senza l’aiuto
della società civile sarebbe molto difficile portare avanti tutto questo.
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NOMINE
Il Papa ha nominato il cardinale
Eugênio de Araújo Sales, arcivescovo emerito di São Sebastião do Rio de
Janeiro, suo Inviato Speciale alle celebrazioni del centenario
dell’incoronazione della statua di “Nossa Senhora Aparecida” e del 150.mo
anniversario della definizione del Dogma dell’Immacolata. Dette celebrazioni avranno
luogo ad Aparecida in Brasile, l’8 settembre 2004.
Nelle Filippine, il Santo Padre ha elevato il vicariato
apostolico di Baguio al rango di diocesi, rendendola suffraganea della Chiesa
metropolitana di Nueva Segovia. Il Pontefice ha nominato primo vescovo di
Baguio mons. Carlito J. Cenzon, finora vescovo titolare di Scebaziana e vicario
apostolico di Baguio.
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Il Medio Oriente apre il
giornale: Israele ed Usa contestano la Corte dell'Aja dopo la sentenza di
condanna del "muro". L'Autorità palestinese annuncia che ricorrerà
all'Onu per vedere applicato il dettato dei giudici.
Sempre in prima,
con evidenza un articolo dal titolo: "In quel mare di nessuno dove naufraga
il senso di umanità": la vicenda dei 37 africani da 20 giorni su una nave
ferma nel Canale di Sicilia.
Nelle vaticane, il Messaggio di
Giovanni Paolo II al superiore generale dei Rogazionisti del Cuore di Gesù in
occasione del decimo Capitolo generale della Congregazione; la Chiesa e il
mondo - sottolinea il Papa - attendono da voi una rinnovata fedeltà al carisma
di apostoli del "Rogate" che vi contraddistingue.
Nelle estere, riguardo all'Iraq
si rimarca che nel rapporto della Commissione intelligence del Senato Usa si
critica duramente la Cia per aver dato informazioni sbagliate, esagerate e
false riguardo alle armi di distruzione di massa.
Nella culturale, due
pagine dedicate a Giuseppe Bonaviri (compie 80 anni), scrittore e nostro
apprezzato collaboratore.
Nelle pagine italiane, in
rilievo il tema dei conti pubblici.
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10 luglio 2004
LA SENTENZA DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA
DELL’AJA SUL MURO DIVIDE I GOVERNI PALESTINESE ED ISRAELIANO:
DECISIONE
STORICA PER IL PREMIER ABU ALA,
UN
PARERE CHE INVECE HA IGNORATO IL DRAMMA DEL TERRORISMO,
SECONDO
IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DELLO STATO EBRAICO, YOSEF LAPID
-
Intervista con Antonio Papisca -
“Il muro in Cisgiordania è illegittimo e va smantellato.
Costituisce un ostacolo all’esercizio dei diritti dei palestinesi, attuato da
un Paese occupante”. E’ questo il parere pronunciato ieri dalla Corte internazionale
di giustizia dell’Aja. In Medio Oriente, dove una sedicenne palestinese è stata
uccisa da soldati israeliani nel campo profughi di Rafah, nel sud della
Striscia di Gaza, la sentenza è stata accolta con stati d’animo opposti. Il
presidente palestinese Yasser Arafat l’ha definita “una vittoria di tutti i
popoli liberi del mondo” ed il premier Abu Ala “una decisione storica”. Il
ministro della Giustizia israeliano, Yosef Lapid, ha dichiarato, invece, che la
Corte ha ignorato la vera causa della barriera: il terrorismo palestinese. “Per
questo – ha aggiunto il ministro - non seguiremo le indicazioni del Tribunale
dell'Aja ma rispetteremo solo la sentenza della Corte suprema israeliana
modificando un tratto del tracciato”. Gli Stati Uniti hanno inoltre giudicato
“non appropriata” la sentenza che ha un mero valore consultivo e non
vincolante. Sul significato di questo parere, che lunedì prossimo sarà discusso
a Bruxelles dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea, ascoltiamo Antonio
Papisca, docente di Relazioni internazionali all’Università di Padova,
intervistato da Debora Donnini:
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R. – E’ un parere consultivo richiesto alla Corte
internazionale di giustizia dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quindi
diciamo che già in partenza, questo è un documento di alto rilievo politico.
Chiaramente, da un punto di vista giuridico le conseguenze non sono in termini
di obblighi in senso stretto per Israele e poi, chiaramente, anche per altri
Stati.
D. – Da parte israeliana è stato detto che questa
decisione non tiene conto, però, del problema del terrorismo …
R. – Però, io trovo poi in questo parere, anche un
riferimento al contesto nel quale è stato inserito il progetto del muro. Lo
scenario della barriera è, appunto, quello del conflitto israelo-palestinese.
C’è un riferimento della Corte anche agli obblighi dei palestinesi di osservare
scrupolosamente le norme del diritto internazionale umanitario. Quindi la
Corte, con questo parere, ha assunto un profilo di altissimo rilievo politico.
D. – Nel documento è detto che la parte del muro che
Israele ha costruito in Cisgiordania deve essere smantellato …
R. – Io credo che ci sia una forte condanna da un punto di
vista complessivo; una forte condanna della metafora del muro, al di là del
dato fisico e dei chilometri. Da un punto di vista strettamente giuridico, in
casa propria ognuno può fare quello che vuole purché non vengano violati i
principi del diritto internazionale generale. E trovo rilevante anche il
riferimento agli obblighi di restituzione e di indennizzo, per Tel Aviv, a quei
palestinesi ai quali sono state confiscate le terre. Ritengo che sia un parere
giunto al termine di un’attenta analisi. Credo, inoltre, che avrà un grande
impatto anche sull’opinione pubblica mondiale.
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PROSEGUE IL DIBATTITO SUL MANCATO
RIFERIMENTO ALLE RADICI CRISTIANE
NEGLI STATUTI REGIONALI DI EMILIA ROMAGNA E
UMBRIA,
RECENTEMENTE
APPROVATI IN PRIMA LETTURA.
IN
QUESTO MODO, SOTTOLINEANO I VESCOVI EMILIANI,
SI
CANCELLANO 18 SECOLI DI STORIA
-
Intervista con l’arcivescovo Carlo Caffarra -
I
vescovi dell’Emilia Romagna invitano la giunta regionale di centrosinistra a
rivedere lo Statuto approvato nei giorni scorsi in prima lettura e che non contiene
riferimenti alle radici cristiane. Questo - si legge in una nota - significa negare
18 secoli di storia cristiana e disegnare un volto deformato della Regione
Emilia Romagna”. La tutela della famiglia e della vita sono gli altri punti
dello Statuto regionale sui quali si concentrano le preoccupazioni della Chiesa
locale. Al microfono di Luca Collodi, mons. Carlo Caffarra, arcivescovo di
Bologna e presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna:
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R. - Io penso che in primo luogo sia utile chiarire il
senso del nostro intervento: aiutare il legislatore regionale ad elaborare un
testo - e ne ha ancora il tempo, perché il testo attuale è stato approvato solo
in prima lettura - che tenga conto della intera identità della nostra regione.
Individuare all’origine della regione Emilia Romagna come fa lo statuto, solo
il Risorgimento e la resistenza al nazi-fascismo, significa: primo, negare 18
secoli di storia e, secondo, configurare un volto della regione che è
deformato, cioè non reale. Qui veramente il taglio delle radici è stato davvero
netto!
D. - Mons. Caffarra, perché i politici dell’Emilia Romagna
- ma devo anche dire che non è il solo caso, quello dell’Emilia Romagna: penso
all’Umbria, alla Toscana e ad altre regioni - hanno così paura di far
riferimento alla religione?
R. - Ce lo chiediamo anche noi tutti vescovi. E’ proprio
come una sorta di volontà esplicita di togliere una radicazione dentro la vita,
che non trova ragion d’essere, perché dall’altra parte questa radicazione nella
fede cristiana ha prodotto dei frutti di straordinaria importanza - perché
questo è importante sottolineare! - proprio per il bene della società civile!
Tutti sanno che l’università è stata inventata qui, a Bologna. Ebbene, chi ha
inventato l’università, se non la comunità cristiana? Veramente, non si capisce
questa attitudine anti-storica, anti-realista in fondo. Di che cosa hanno
paura, alla fine, uno si chiede?
D. - Un altro elemento che non troviamo valorizzato nello
statuto regionale dell’Emilia Romagna, è il concetto di famiglia ...
R. - Sì. Lo riteniamo un punto fondamentale. Proprio
ancora una volta dal punto di vista del bene comune della società civile, su
questo non c’è chiarezza nello statuto. Si dimentica che la famiglia non è una
fra le tante comunità intermedie, ma ha una collocazione di assoluta
originarietà e di priorità nei confronti di tutte le altre cosiddette ‘comunità
intermedie’!
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PROMUOVERE INTERSCAMBI E COOPERAZIONE TRA I GIOVANI DEL MONDO
OPERAIO DI TUTTI I PAESI.
E’
QUESTO UNO DEGLI OBIETTIVI DEL VI CONSIGLIO DEL COORDINAMENTO INTERNAZIONALE
DELLA GIOVENTU’ OPERAIA CRISTIANA,
CONCLUSOSI
IERI NEI PRESSI DI VITERBO
-
Intervista con Nicoletta Pisa -
Il
lavoro, i giovani e la globalizzazione. Su questo complesso tema si è concluso
ieri a Vitorchiano, in provincia di Viterbo, il VI Consiglio internazionale
della Gioc, movimento della gioventù operaia cristiana impegnato in attività di
formazione e di evangelizzazione. Per un bilancio di questi lavori, ai quali
hanno partecipato giovani provenienti da 62 Paesi, ascoltiamo l’ex presidente
del Coordinamento internazionale della Gioc, Nicoletta Pisa, intervistata da
Amedeo Lomonaco:
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R. – L’incontro ha permesso ai giovani partecipanti di
capire l’importanza delle loro azioni a livello locale e l’influenza che queste
hanno anche per gli altri Paesi. E’ stato molto importante per loro, in quanto
appartenenti alla gioventù operaia cristiana, confrontarsi con altre esperienze
e culture per pianificare, insieme, programmi per il futuro.
D. – Qual è dunque la condizione dei giovani lavoratori
nel mondo globalizzato?
R. – Nonostante ci siano stati dei progressi a livello
scientifico e tecnologico, la differenza tra i Paesi poveri ed i Paesi ricchi
non sta diminuendo ma sta piuttosto aumentando. Ed una delle situazioni
trasversali che riguarda i giovani lavoratori oggi è la precarietà del lavoro.
Questa precarietà non influenza solo le condizioni lavorative, ma tutta la loro
vita.
D. – Su quali basi e da quali radici storiche la Gioc
fonda la propria missione?
R. – La Gioc fu fondata ufficialmente nel 1925 da padre
Joseph Cardijn, un prete belga che si rese conto della grande contraddizione
che c’era tra la realtà del mondo del lavoro ed i valori evangelici in cui lui
credeva. Si era accorto che le difficili condizioni del mondo del lavoro non
consentivano ai giovani lavoratori di credere nella loro dignità di figli e
figlie di Dio. Cardijn ha così voluto creare un’organizzazione in grado di far
vivere i valori del Vangelo e il messaggio di Cristo in tutta la vita dei
giovani lavoratori.
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Domani 11 luglio, 15a
domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta la parabola del Buon
Samaritano in cui Gesù ci invita ad amare Dio con tutto il cuore e il prossimo
come noi stessi. Ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan
Rupnik:
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Il cuore, nella tradizione biblico-patristica, indica
l’uomo intero, la totalità della persona, evidenziando il carattere unitario
dell’uomo. Il cuore custodisce e garantisce l’insieme dell’uomo. E’ perciò,
evidentemente, l’organo con cui ci si relaziona con Dio, in quanto la fede
coinvolge l’uomo intero mettendolo in relazione al Padre. Una relazione
perfetta è l’amore. Perciò credere in Dio significa amare Dio, ma amare Dio di
fatto include ogni amore. L’amore non conosce scisma, l’amore per Dio si
intravede nell’amore per il prossimo e viceversa. Per poter amare veramente, e
non solo a parole, bisogna essere amati. L’uomo ferito dal peccato non è in
grado di amare. Perciò Cristo racconta la parabola del Buon Samaritano, dove in
un certo senso disegna se stesso che nel suo amore salvifico si prende cura
dell’uomo ferito e moribondo.
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10 luglio 2004
SI E’ CONCLUSO IERI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
L’VIII
ASSEMBLEA PLENARIA STRAORDINARIA DELL’ASSOCIAZIONE DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
DELL’AFRICA CENTRALE.
LA
PACE NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI AL CENTRO DEI LAVORI
KINSHASA.
= Una preghiera unanime per la riconciliazione e la pace nell’Africa centrale;
il contributo della Chiesa in vista della Conferenza Internazionale sulla pace,
la sicurezza, la democrazia e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi,
prevista per il novembre prossimo, e una commemorazione del decimo anniversario
del Sinodo per l’Africa. Sono stati questi, in sintesi, i temi al centro
dell’ottava Assemblea Plenaria straordinaria dell’Associazione delle Conferenze
episcopali dell’Africa Centrale (Aceac). L’appuntamento ha visto riuniti, tra
il 4 e il 7 luglio scorsi a Kinshasa, i vescovi della Repubblica Democratica
del Congo, del Rwanda e del Burundi. I presuli regionali, una sessantina in
tutto, affiancati da una decina di altri vescovi provenienti dalla Francia e
dall’Italia, hanno sottolineato, ancora una volta, che solo “il dialogo e la
giustizia” potranno riportare la pace nella regione meridionale dei Grandi
Laghi, sconvolta dal 1996 da sanguinosi conflitti. “La guerra è stata
strumentalizza da alcuni componenti della classe dirigente per conquistare
maggiore potere - ha detto mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani
e presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo
- non c’è guerra tra la gente di questi tre Paesi”. “Dobbiamo amarci gli uni
con gli altri - ha esortato mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux,
in Francia - poiché siamo tutti figli dello stesso Padre”. Nel corso
dell’Assemblea è stato, infine, ribadito che la vera pace richiede una
conversione del cuore e si edifica sui valori umani e cristiani della verità,
della giustizia, della libertà e dell’amore. Alla fine dei lavori l’abate
Ferdinand Banga, della diocesi congolese di Bunia, è stato confermato per un
nuovo mandato di quattro anni come segretario generale dell’Aceac. (B.C.)
LAVORARE INSIEME IN
FAVORE DELLA GIUSTIZIA E DELLA CARITA’.
È L’IMPEGNO COMUNE ASSUNTO DAI RAPPRESENTANTI
CATTOLICI ED EBREI,
CHE HANNO PARTECIPATO ALLA 18.MA RIUNIONE DEL
COMITATO INTERNAZIONALE DI CONTATTO TRA CATTOLICI ED EBREI,
SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A BUENOS AIRES
BUENOS AIRES. = Lavorare insieme
per la giustizia e per la carità è l’impegno assunto dai rappresentanti
cattolici ed ebrei, a conclusione della 18.esima “Riunione del comitato
internazionale di contatto tra cattolici ed ebrei”, svoltasi a Buenos Aires, in
Argentina, dal 5 all’8 luglio. “Considerando la dimensione globale della
povertà, dell’ingiustizia e della discriminazione - si legge nella
dichiarazione congiunta conclusiva, presentata, tra gli altri, dal cardinale
Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità
dei Cristiani e dal cardinale William Keeler, arcivescovo di Baltimora e moderatore
episcopale per i rapporti ebraico-cattolici negli Stati Uniti - abbiamo un
chiaro dovere religioso di preoccuparci per i poveri e per coloro che sono
stati privati dei loro diritti politici, sociali e culturali”. Nel documento si
constatano anche i grandi passi avanti registrati nei rapporti tra cattolici ed
ebrei a partire dalla Dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate”,
del 1965, grazie anche all’impulso dato da Giovanni Paolo II. A tal proposito,
nel testo si sottolinea il “rifiuto totale dell’antisemitismo in tutte le sue
manifestazioni” e si deplora “il fenomeno dell’anticattolicesimo in tutte le
forme in cui si manifesta nella società”. Gli autori del documento, infine, si
sono assunti l’impegno di lottare contro il terrorismo, definendolo “un peccato
contro l’uomo e contro Dio”. (D.G.)
HA PRESO IL VIA IERI A YORK, IN GRAN BRETAGNA,
IL
SINODO GENERALE DELLA CHIESA ANGLICANA
- A
cura di Sagida Sayed -
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YORK. = I temi dell’annuale Sinodo generale in agenda sono
molti: dalla liturgia anglicana alle missioni, dallo sviluppo dei Paesi del
Terzo Mondo al bilancio della Chiesa. Ma le questioni più delicate riguardano
l’ordinazione dei sacerdoti e soprattutto un ritorno all’ortodossia. Così viene
caldeggiato il ripristino di tribunali che giudichino l’operato di quanti, per
esempio, sostengono apertamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso o
l’omossessualità dei religiosi. I vescovi riuniti a York cercheranno anche di
incrementare i matrimoni religiosi, che negli ultimi 20 anni si sono dimezzati.
Oltre un milione di sterline - un milione e mezzo di euro - verranno stanziati
per l’educazione dei novizi e per incoraggiare le conversioni. La Chiesa
d’Inghilterra cercherà, inoltre, di definirsi un ruolo strategico nei rapporti
ecumenici con le altre Chiese del continente, approfittando anche della
presidenza dell’Unione Europea del Regno Unito nella seconda metà del 2005.
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INCONTRO OGGI IN DARFUR TRA IL PRESIDENTE SUDANESE AL BASHIR
E IL
COLLEGA DEL CIAD DEBY. L’UNICEF VACCINA 2 MILIONI DI BAMBINI,
MA
BISOGNA RAGGIUNGERE ANCORA 500 MILA PICCOLI
KHARTOUM.= Si svolgerà oggi nel Darfur, un incontro tra il
presidente del Sudan, Omar al Bashir, e il suo collega del Ciad, Idriss Déby
per discutere della guerra civile che da anni insanguina la regione. Ieri,
intanto, un monito a Stati Uniti e Gran Bretagna è giunto dal governo di
Khartoum, affinché i due Paesi non impongano sanzioni contro il Sudan. In seno
al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, infatti, è in corso un dibattito
sull’approvazione di una bozza di risoluzione che contempli sanzioni contro le
milizie arabe Janjaweed, responsabili di atrocità e abusi ai danni della
popolazione civile su tutto il territorio, e contro alcuni membri del governo
sudanese accusati di connivenza. Il ministro degli esteri sudanese, Mustafa
Ismail, ha affermato che tali misure non farebbero altro che far precipitare la
situazione, già precaria, nella regione a nord-ovest del Paese africano: il
rischio sarebbe quello di creare un nuovo caso Iraq. Ieri, intanto, l’Unicef e
l’Organizzazione mondiale della sanità hanno annunciato che, per far fronte
alla grave epidemia di morbillo che si è diffusa prepotentemente nei campi per
gli sfollati, oltre 2.000 squadre di vaccinazione, formate in larga parte dal
Ministero della Sanità sudanese, si sono spinte nei settori più remoti delle
zone maggiormente pericolose del Darfur, riuscendo a vaccinare circa 2 milioni
di bambini. A causa della persistente insicurezza del territorio, tuttavia,
oltre 500 mila individui non sono ancora stati raggiunti, ma il Direttore
generale dell’Unicef, Carol Bellamy, ha annunciato che il Governo del Sudan sta
appoggiando la dichiarazione di “Giornate di tranquillità”, per consentire la
somministrazione dei vaccini ai bambini che sono rimasti esclusi. (R.M.)
IL GOVERNO DI ISLAMABAD PRONTO A MODIFICARE
IL DELITTO D’ONORE,
LA LEGGE SULLA BLASFEMIA E LE ORDINANZE “HUDOOD”.
I PARTITI ISLAMICI, TUTTAVIA, OSTACOLANO IL DIBATTITO IN
PARLAMENTO
ISLAMABAD. = Il Pakistan vuole voltare pagina. Secondo quanto ha
riferito nei giorni scorsi il ministro della giustizia, Raza Hayat Hiraj, il
governo ha elaborato un progetto di legge per modificare il delitto d’onore
(Karokari), la legge sulla blasfemia e le ordinanze “Hudood”. Basate sul
Corano, queste ultime puniscono anche con la flagellazione e la lapidazione
quei comportamenti incompatibili con la legge islamica, come adulterio, gioco
d’azzardo, uso di alcol, reati contro la proprietà. In particolare, in base
all’emendamento, il delitto d’onore è stato dichiarato omicidio. Il progetto di
legge, preparato con il monitoraggio della Corte suprema, dovrà ora ricevere
l’approvazione della prossima riunione dei ministri, per approdare, infine, in
Parlamento. La strada che deve percorrere il provvedimento, tuttavia, non
sembra in discesa. Secondo quanto riferisce l’agenzia “Asia News”, infatti,
Liaqat Baloch del Muttahida Majlis-e-Amal (Mma), un’alleanza di sei partiti
islamici, ha sottolineato che l’emendamento non dovrebbe essere presentato in
Parlamento senza un ampio consenso su questioni così delicate. L’Mma si è detto
contrario al Karokari, ma allo stesso tempo ha aggiunto che il governo non
dovrebbe confondere il Karokari con le ordinanze Hudood e gli atti di
blasfemia. In passato, il presidente pachistano, generale Pervez Musharraf, ha
tentato più volte di abolire la legge sulla blasfemia, le ordinanze Hudood e il
delitto d’onore, ma ha dovuto sempre fare marcia indietro per non inasprire i
gruppi fondamentalisti musulmani. In Pakistan, Paese a maggioranza musulmana,
sono molte le vittime della legge sulla blasfemia. Recentemente, Samuel Masih,
32 anni, è stato ucciso dalla guardia carceraria con l’accusa di aver buttato
rifiuti contro il muro di una moschea. In precedenza, Tahir Iqbal, un cristiano
convertito dall’Islam, è morto avvelenato mentre era in prigione; nel luglio
1995, invece, l’insegnante Catherine Shaheen, accusata di blasfemia, è stata
privata dello stipendio. Da allora vive nascosta perché alcuni fondamentalisti
hanno minacciato di ucciderla. (B.C.)
DOPO LA VITTORIA AGLI EUROPEI DI CALCIO,
LA
GRECIA HA VISSUTO IERI UN’ALTRA GRANDE EMOZIONE SPORTIVA.
È ARRIVATA A CRETA LA FIAMMA OLIMPICA
- A
cura di Cesare Rizzoli -
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CRETA.
= La vittoria agli Europei di calcio della nazionale greca, rientrata da Lisbona
nei giorni scorsi, accolta da 200 mila tifosi, ha di fatto anticipato i Giochi
Olimpici fissati ad Atene a partire dal prossimo 13 agosto. Ieri, la fiamma
olimpica accesa in marzo nell’antico stadio di Olimpia nel Peloponneso, è
arrivata a Creta dopo aver toccato in tre mesi tutte le sedi dei Giochi
Olimpici, con tappe speciali a Sydney, dove si tennero le olimpiadi del 2000, e
a Pechino, dove si svolgeranno i giochi del 2008. La fiamma non aveva
dimenticato l’Africa, grande candidata di Olimpiadi non troppo lontane. Da oggi
la fiaccola attraverserà 150 città e villaggi greci per il trionfo finale ai
piedi dell’Acropoli il 12 agosto, alla vigilia dei Giochi, per salire poi al
Partendone il 13 e bruciare quindi per 15 giorni allo stadio Olympiakos, alla
periferia di Atene. La recente vittoria della nazionale greca di calcio ha
ormai convertito i greci allo spirito olimpico. Gli ateniesi da anni vivevano
in tensione: le infrastrutture sportive non erano ultimate, la capitale era
irriconoscibile - trasformata in un cantiere -, la burocrazia era sconvolta
dall’arrivo di un nuovo governo, quello dei conservatori dopo venti anni di
socialisti. La paura di attentati, il timore di non riuscire a fare una bella
figura per Giochi così grandi in un Paese così piccolo avevano sconvolto il
Paese. Improvvisamente, tutto è cambiato: finalmente il pathos, l’entusiasmo,
il contagio dello sport.
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10 luglio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq sono ore di angoscia per l’ostaggio filippino,
recentemente sequestrato da un gruppo di guerriglieri. L’emittente araba al
Jazeera ha trasmesso, infatti, un video nel quale i rapitori hanno chiesto al
governo di Manila di ritirare entro domenica le proprie truppe dal Paese arabo.
Ma l’appello è stato respinto dalle Filippine. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:
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Il governo di Manila ha reso noto che non anticiperà il
ritiro dei propri soldati. Un portavoce della presidente Gloria Arroyo ha
dichiarato, infatti, che i 51 componenti del contingente filippino saranno
rimpatriati dall’Iraq, al termine del mandato, il prossimo 20 agosto e
“certamente” non entro domenica, come richiesto invece dai sequestratori per
non decapitare l’ostaggio. Il governo della Bulgaria ha inoltre dichiarato che i due cittadini
bulgari, rapiti da un gruppo di estremisti, sono ancora vivi. All’apprensione
per la sorte degli ostaggi si deve aggiungere anche l’ormai quotidiano dramma
della violenza: a Baquba, città a nord Baghdad, due attentati compiuti da
integralisti islamici hanno provocato la morte di almeno cinque persone. Un
bambino iracheno di 6 anni è rimasto ucciso in seguito ad un attacco a colpi di
mortaio perpetrato ieri sera, nel centro di Baghdad. E un gasdotto è stato
danneggiato dall’esplosione di un ordigno nei pressi di Kirkuk. Intanto una
nuova, grave polemica sull’Iraq sconvolge in queste ore gli Stati Uniti. Un
rapporto pubblicato ieri dalla Commissione del Senato americano critica
duramente i servizi segreti statunitensi: le analisi errate sulla presenza di
armi chimiche, biologiche e nucleari in Iraq – si legge nel testo - hanno giustificato
la campagna militare contro il regime di Baghdad. Ma il documento assolve la
Casa Bianca dall’accusa di aver esercitato pressioni affinché l’intelligence
confermasse le proprie argomentazioni a sostegno dell’invasione del Paese
arabo.
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Fissata per il 9 ottobre la data per eleggere il
presidente dell’Afghanistan. Le consultazioni politiche, inizialmente previste
insieme a quelle presidenziali, si terranno l’11 aprile 2005. Il rinvio è
dovuto alla mancanza di sicurezza nel Paese e nella difficoltà di censire tutti
gli elettori.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
ha dato il via libera, ad unanimità, alla proroga di sei mesi del mandato delle
forze della Nato in Bosnia per il mantenimento della pace. La proroga decisa
dal Consiglio di Sicurezza è l’ultima, perché alla fine dell’anno l’Unione
Europea subentrerà alla Nato.
Il presidente egiziano, Hosni Mubarak ha incaricato, ieri,
Ahmad Nazif, ministro uscente delle Comunicazioni, di formare il nuovo governo.
Lo ha annunciato la televisione di Stato. Secondo il quotidiano locale
‘al-Ahram’, il rappresentante permanente egiziano alle Nazioni Unite,
Abul-Gheit, sarà nominato ministro degli Esteri nel nuovo governo.
Il presidente del Portogallo, Jorge Sampaio,
ha escluso il ricorso ad elezioni anticipate, invitando i socialdemocratici, il
partito al governo, a formare un nuovo esecutivo. L’annuncio, trasmesso in
televisione, segue le dimissioni del primo ministro Josè Barroso,
che assumerà l’incarico di presidente della Commissione Europea
Sarà firmata a Roma, in Campidoglio, il 29 ottobre e non
più il 20 novembre, la costituzione europea. A deciderlo, la presidenza
dell’Unione, dopo aver consultato tutti i capi di stato e di governo dell’UE.
Sarà l’ultima cerimonia per Romano Prodi, che passerà il testimone all’ex
premier portoghese, Josè Barroso.
Alla presenza di oltre 400 partecipanti, si sono svolti a
Vienna i funerali di Stato per il presidente austriaco Thomas Klestil, colpito
da un infarto mercoledì scorso. La messa funebre è stata officiata
dall’arcivescovo della capitale, Christoph
Schönborn. Hanno
partecipato al rito 25 capi di Stato, tra i quali il presidente russo Vladimir
Putin, quello tedesco Horst Koehler e l’italiano Carlo Azeglio Ciampi.
In Italia, forti critiche dell’opposizione e delle parti
sociali alla manovra correttiva dei conti pubblici approvata ieri dal consiglio
dei ministri. Una manovra da 7 miliardi e mezzo di euro finalizzata a
rispettare il patto di stabilità europeo. Bruxelles dà un giudizio positivo e
si attende ora l’applicazione delle misure. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Ieri, entrando al Consiglio dei ministri che avrebbe
varato la manovra correttiva Rocco Buttiglione, titolare del dicastero delle
politiche comunitarie ammetteva: sarà difficile farla digerire. In effetti
dall’opposizione, dai sindacati, e anche da Confindustria è partito un duro
attacco: una stangata, una manovra senza criterio che penalizza il sud, afferma
il centro-sinistra; frena lo sviluppo, rincarano Cigl Cisl e Uil; sacrifici che
lasciano l’amaro in bocca, lamentano gli industriali. Sotto accusa la riduzione
agli incentivi per le imprese e la diminuzione dei fondi per il mezzogiorno,
nonché la proroga fino al 10 dicembre del condono edilizio. Tra le altre
misure, si registrano tagli consistenti ai ministeri, alle poste, alle ferrovie
e l’aumento delle tasse per banche e assicurazioni.
Il prossimo appuntamento è il varo del Dpef, il documento
di programmazione economica e finanziaria, che si sta rivelando uno dei banchi
di prova più delicati della lunga verifica all’interno della maggioranza di
centro-destra. Una verifica che ha avuto un’accelerazione con le dimissioni,
nei giorni scorsi, del ministro dell’Economia Tremonti. Domani sera, a Palazzo
Chigi, inizierà un confronto ad oltranza su tre temi: economia, squadra e
programma di governo e riforma federalista. Sul tavolo ci sarà la lettera che
il segretario dell’Udc Follini ha scritto al premier indicando le priorità del
suo partito. Follini chiede una riforma elettorale in senso proporzionale, la
nomina in tempi brevi del nuovo ministro dell’Economia con la fine dell’interim
di Berlusconi, la creazione di un sistema di garanzie, compresa la legge sul
conflitto di interessi, ed una sostanziale ristruttura del federalismo. Un punto,
questo, condiviso da Alleanza Nazionale, ma sul quale è prevedibile il muro
della Lega. Berlusconi si dice pronto a discutere su tutto, ma certo il
confronto non si preannuncia facile.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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La
Thailandia ha annunciato nuovi casi di influenza aviaria in due province del
centro-nord del Paese. In questa zona il virus all'inizio dell'anno ha provocato
la morte di otto persone. Tre giorni fa, focolai del virus dell'influenza dei
polli erano stati individuati in altre due province del Paese.
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