RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 192 - Testo della trasmissione di sabato 10 luglio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Pregare per le vocazioni è una missione quanto mai attuale perché ancora oggi la messe è molta e gli operai sono pochi: così il Papa in un messaggio al Capitolo generale dei Rogazionisti, a meno di due mesi dalla canonizzazione del loro fondatore Sant’Annibale di Francia

 

Proseguono le vacanze di Giovanni Paolo II in Val d’Aosta: oggi nuova gita tra i boschi; ieri il Papa ha potuto contemplare il Monte Bianco

 

“E’ urgente trovare nuovi fondi per lo sviluppo”: così, il cardinale Renato Raffaele Martino, a conclusione del seminario su povertà e globalizzazione, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Con noi il porporato e Oscar de Rojas.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja sul muro divide i governi palestinese ed israeliano. Intervista con Antonio Papisca

 

In Italia è vivo il dibattito sugli statuti regionali che dimenticano alcuni secoli di storia: ai nostri microfoni l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra

 

Concluso ieri nei pressi di Viterbo il VI Consiglio del coordinamento internazionale della Gioventù operaia cristiana. Intervista con Nicoletta Pisa.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è concluso ieri nella Repubblica democratica del Congo l’VIII Assemblea plenaria straordinaria dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Centrale

 

Svoltasi nei giorni scorsi a Buenos Aires la 18.ma riunione del Comitato internazionale di contatto tra cattolici ed ebrei

 

Ha preso il via ieri a York, in Gran Bretagna, il Sinodo generale della Chiesa anglicana

 

Incontro oggi in Darfur tra il presidente sudanese, al Bashir, e il collega del Ciad, Deby

 

Il governo di Islamabad pronto a modificare il delitto d’onore, la legge sulla blasfemia e le ordinanze “hudood”

 

È arrivata a Creta la fiamma olimpica.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il governo di Manila ha reso noto che non anticiperà il ritiro dei propri soldati come richiesto dai rapitori dell’ostaggio filippino

 

In Italia resta la tensione nella maggioranza dopo l’approvazione della manovra correttiva.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 luglio 2004

 

 

PREGARE PER LE VOCAZIONI E’ UNA MISSIONE PIU’ CHE MAI ATTUALE

PERCHE’ ANCORA OGGI LA MESSE E’ MOLTA E GLI OPERAI SONO POCHI:

COSI’ IL PAPA IN UN MESSAGGIO AL CAPITOLO GENERALE DEI ROGAZIONISTI

 

La preghiera per le vocazioni è una “missione più che mai attuale”: infatti ancora oggi “la messe è molta ma gli operai sono pochi”. E’ quanto ha detto il Papa in un messaggio ai Rogazionisti, riuniti a Roma per il 10.mo Capitolo generale, a meno di due mesi dalla canonizzazione del loro fondatore Sant’Annibale Maria di Francia, avvenuta il 16 maggio scorso. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa ricorda che “la messe a cui siamo inviati appare oggi più vasta che mai”, mentre gli operai sono pochi. Gran parte dell’umanità infatti non conosce ancora Cristo. E aggiunge: “Il villaggio globale, in cui si è trasformato il pianeta, stretto nella rete delle comunicazioni e degli interessi politici, economici e sociali non di rado in conflitto tra loro, rivela un bisogno urgentissimo di operai della riconciliazione, testimoni della Verità che salva e costruttori dell’unica pace vera e duratura fondata sulla giustizia e sul perdono”.

 

Giovanni Paolo II sottolinea il carisma di Sant’Annibale di Francia, ispirato alle parole di Gesù: “Rogate”, cioè: “pregate … il Padrone della messe che mandi operai nella sua messe”.

 

Certo, di fronte all’immensità delle folle da sfamare, sia spiritualmente che materialmente – afferma il Papa – “le nostre forze risultano impari”.

 

Ma “il pane della giustizia e della pace non può che venire dall'Alto: ecco perché – aggiunge – il bisogno che è alla radice di tutti i bisogni è quello degli ‘operai’ di cui parla Gesù, uomini e donne che non si risparmino nel trasmettere al mondo la Parola della vita, chiamando i cuori a conversione, offrendo il dono divino della Grazia per costruire ponti di solidarietà e condizioni di giustizia, in cui possa esprimersi la dignità piena di ogni esistenza umana”.

 

Gesù ci indica cosa è necessario fare per rispondere alla vastità di questo compito: “Prima di tutto pregare”.  La preghiera – nota il Pontefice - è la radice feconda e l'indispensabile alimento di ogni azione che voglia essere efficace per il Regno di Dio. E’ pregando che possono ottenersi dal Signore operai che dissodino il terreno, preparino il solco, gettino il seme, veglino sulla sua crescita e raccolgano il frutto delle spighe mature. Pregando si riscopre il primato della dimensione contemplativa dell’esistenza, e si ottiene la forza della fede che vince il mondo”.

 

E “oggi – leggiamo ancora nel messaggio – dopo il fallimento delle ideologie totalitarie dell’epoca moderna, la fede appare sempre più chiaramente quale àncora di salvezza quanto mai necessaria e urgente”.

 

“Gesù – rileva Giovanni Paolo II - domanda che tutta la nostra vita divenga preghiera e che la preghiera si trasformi in vita di testimoni credibili e innamorati di Lui e del suo Vangelo. Pregare per i buoni operai vuol dire cercare di essere buoni operai, conformando continuamente alle esigenze della sequela di Cristo le scelte del cuore e le opere della vita”.

 

Il Papa infine affida alla Vergine Maria lo slancio missionario dei Rogazionisti perché sia fondato su cinque pilastri: “la fedeltà dell'ascolto, l’intensità della fede, la perseveranza della preghiera, il gusto del silenzio interiore e della contemplazione di Dio”.

 

Ricordiamo che i Rogazionisti, fondati nel 1926, contano oggi oltre 360 religiosi con più di 50 case.

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NUOVA GITA DEL PAPA OGGI TRA I BOSCHI VALDOSTANI.

DOMANI A LES COMBES LA RECITA DELL’ANGELUS DOMENICALE

TRASMESSO DALLA NOSTRA EMITTENTE

 

Continua la vacanza valdostana del Papa, che ieri ha trascorso la giornata a Morgeux da dove si gode una splendida prospettiva del Monte Bianco. L’escursione si è conclusa, intorno alle 19, con il solito piccolo bagno di folla. Giovanni Paolo II ha fatto fermare l’automobile nel posto di blocco più vicino al suo chalet di Les Combes, per salutare le numerose persone presenti e abbracciare diversi bambini. Ma sulla giornata odierna, diamo la parola all’inviata dell’Ansa, Giovanna Chirri, al microfono di Dorotea Gambardella:  

 

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R. - Il Papa, oggi, è uscito poco dopo le 12.00 in macchina ed è salito su alcuni pianori che stanno vicino alla sua casa in mezzo ai boschi. E lì probabilmente rimarrà fino a pomeriggio inoltrato. Pranza al sacco, legge e contempla la natura. Oggi il tempo è molto bello, quindi potrà stare all’aria aperta senza alcun problema.

 

D. – Secondo quanto riferito dai suoi collaboratori, il Papa è molto soddisfatto di queste vacanze, si sta riposando, però resta sempre attento a quello che accade nel mondo…

 

R. – Il Papa ogni giorno si fa fare una rassegna stampa e segue con attenzione ciò che accade. In cima alle sue preoccupazioni in questo periodo c’è, ovviamente, la situazione internazionale, il Medio Oriente e l’Iraq. Non è escluso che domani, in occasione dell’Angelus, rivolga un pensiero ed una preghiera a situazioni di questo genere.

 

D. – Oggi si è avuta notizia di un omaggio particolare fatto al Pontefice…

 

R. – Sì, un annullo postale a cura sia delle Poste Italiane che del Comune di Introd, in occasione della decima visita del Papa in Valle d’Aosta. Il bozzetto riproduce l’immagine del Papa e sullo sfondo una veduta del paesino valdostano che lo sta ospitando. Tutt’oggi e anche domani, in occasione dell’Angelus, sono stati aperti gli sportelli filatelici dove ottenere l’annullo: uno nel Comune di Introd ed uno nella cattedrale di Aosta. Tra l’altro, stamani, nel comune di Introd, c’è stata una piccola processione perché tutti volevano l’annullo e la cartolina del Papa.

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E’ URGENTE TROVARE NUOVI FONDI PER LO SVILUPPO:

COSI’, IL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO,

A CONCLUSIONE DEL SEMINARIO SU POVERTA’ E GLOBALIZZAZIONE,

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

“La dignità umana e la libertà sono gli obiettivi dello sviluppo”, ma questo “non potrà essere raggiunto fino a quando mancheranno le risorse per garantire reali progressi nella sanità, nell’educazione e nelle infrastrutture”. E’ uno dei passaggi forti della “Dichiarazione Finale” del Seminario internazionale su “Povertà e Globalizzazione”, tenutosi ieri a Palazzo San Calisto in Roma e promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. L’incontro ha visto la partecipazione di esponenti di governo, di agenzie dell’Onu ed Organizzazioni non governative, che si sono confrontati sul tema del finanziamento ai Paesi poveri. Nel documento conclusivo, i partecipanti al seminario ribadiscono la necessità che gli Stati ricchi rispettino l’impegno a destinare lo 0,7 per cento del loro Prodotto interno lordo per il progresso dei Paesi in via di sviluppo. In tale contesto, viene espresso sostegno a nuove iniziative come l’International Finance Facility, illustrata proprio durante il seminario dal Cancelliere dello Scacchiere britannico, Gordon Brown. Ai nostri microfoni, il cardinale Renato Raffaele Martino, traccia un bilancio del seminario:

 

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R. – C’è stato un consenso unanime nel riscontrare la necessità dell’urgenza nel trovare altre somme per arrivare a mantenere gli obiettivi, che la comunità internazionale si è data per il 2015. Se non si trovano questi fondi il mondo in via di sviluppo dovrà attendere addirittura, nelle previsioni fatte dal cancelliere Gordon Brown, secoli. Quindi, è di estrema urgenza che si trovino questi fondi. Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace raccoglierà queste conclusioni e farà un documento riassuntivo delle discussioni del seminario, che diffonderà sia attraverso le Conferenze episcopali, sia attraverso i mezzi normali di comunicazione a tutti gli organismi interessati.

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Al seminario ha preso parte anche l’ambasciatore Oscar de Rojas, Coordinatore esecutivo dell’Onu per il Finanziamento allo Sviluppo, che – in questa intervista di Alessandro Gisotti – mette l’accento sul rapporto particolare tra Santa Sede e Nazioni Unite nella lotta contro la povertà:

 

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R. – IT IS VERY IMPORTANT …

E’ molto importante. La Santa Sede è una voce molto rispettata alle Nazioni Unite. Penso che quando parla di questi temi di sviluppo sia ascoltata da tutti ed abbia un grande peso morale. Credo che questo sia un bene.

 

D. – Nel messaggio per il seminario, Giovanni Paolo II sostiene che abbiamo bisogno di “creatività nella carità”. Cosa pensa di questa affermazione?

 

R. – THIS IS VERY PERTINENT …

E’ molto pertinente, perché la chiave di tutta la questione è proprio la solidarietà. Il giorno in cui avremo un mondo basato sulla solidarietà, dove tutti si fanno carico dei problemi degli altri, specialmente dei più deboli, dei più poveri, e noi ci sentiremo responsabili della vita di ciascuno, quel giorno il mondo sarà molto diverso. La solidarietà è davvero il concetto chiave.

 

D. – Quale può essere il ruolo della società civile nel promuovere le politiche di sviluppo?

 

R. – THEY HAVE A VERY IMPORTANT ADVOCACY ROLE …

Ha un importante ruolo di sensibilizzazione, perché può cercare di sostenere certe battaglie. Può scuotere le coscienze dei governi sul motivo per cui bisogna fare certe cose, promuovere lo sviluppo. Senza l’aiuto della società civile sarebbe molto difficile portare avanti tutto questo.

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NOMINE

 

Il Papa ha nominato il cardinale Eugênio de Araújo Sales, arcivescovo emerito di São Sebastião do Rio de Janeiro, suo Inviato Speciale alle celebrazioni del centenario dell’incoronazione della statua di “Nossa Senhora Aparecida” e del 150.mo anniversario della definizione del Dogma dell’Immacolata. Dette celebrazioni avranno luogo ad Aparecida in Brasile, l’8 settembre 2004.

 

Nelle Filippine, il Santo Padre ha elevato il vicariato apostolico di Baguio al rango di diocesi, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Nueva Segovia. Il Pontefice ha nominato primo vescovo di Baguio mons. Carlito J. Cenzon, finora vescovo titolare di Scebaziana e vicario apostolico di Baguio.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Il Medio Oriente apre il giornale: Israele ed Usa contestano la Corte dell'Aja dopo la sentenza di condanna del "muro". L'Autorità palestinese annuncia che ricorrerà all'Onu per vedere applicato il dettato dei giudici.

Sempre in prima, con evidenza un articolo dal titolo: "In quel mare di nessuno dove naufraga il senso di umanità": la vicenda dei 37 africani da 20 giorni su una nave ferma nel Canale di Sicilia.

 

Nelle vaticane, il Messaggio di Giovanni Paolo II al superiore generale dei Rogazionisti del Cuore di Gesù in occasione del decimo Capitolo generale della Congregazione; la Chiesa e il mondo - sottolinea il Papa - attendono da voi una rinnovata fedeltà al carisma di apostoli del "Rogate" che vi contraddistingue.

 

Nelle estere, riguardo all'Iraq si rimarca che nel rapporto della Commissione intelligence del Senato Usa si critica duramente la Cia per aver dato informazioni sbagliate, esagerate e false riguardo alle armi di distruzione di massa.

 

Nella culturale, due pagine dedicate a Giuseppe Bonaviri (compie 80 anni), scrittore e nostro apprezzato collaboratore.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema dei conti pubblici.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 luglio 2004

 

 

LA SENTENZA DELLA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA DELL’AJA SUL MURO DIVIDE I GOVERNI PALESTINESE ED ISRAELIANO:

DECISIONE STORICA PER IL PREMIER ABU ALA,

UN PARERE CHE INVECE HA IGNORATO IL DRAMMA DEL TERRORISMO,

SECONDO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DELLO STATO EBRAICO, YOSEF LAPID

- Intervista con Antonio Papisca -

 

“Il muro in Cisgiordania è illegittimo e va smantellato. Costituisce un ostacolo all’esercizio dei diritti dei palestinesi, attuato da un Paese occupante”. E’ questo il parere pronunciato ieri dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. In Medio Oriente, dove una sedicenne palestinese è stata uccisa da soldati israeliani nel campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, la sentenza è stata accolta con stati d’animo opposti. Il presidente palestinese Yasser Arafat l’ha definita “una vittoria di tutti i popoli liberi del mondo” ed il premier Abu Ala “una decisione storica”. Il ministro della Giustizia israeliano, Yosef Lapid, ha dichiarato, invece, che la Corte ha ignorato la vera causa della barriera: il terrorismo palestinese. “Per questo – ha aggiunto il ministro - non seguiremo le indicazioni del Tribunale dell'Aja ma rispetteremo solo la sentenza della Corte suprema israeliana modificando un tratto del tracciato”. Gli Stati Uniti hanno inoltre giudicato “non appropriata” la sentenza che ha un mero valore consultivo e non vincolante. Sul significato di questo parere, che lunedì prossimo sarà discusso a Bruxelles dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea, ascoltiamo Antonio Papisca, docente di Relazioni internazionali all’Università di Padova, intervistato da Debora Donnini:

 

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R. – E’ un parere consultivo richiesto alla Corte internazionale di giustizia dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quindi diciamo che già in partenza, questo è un documento di alto rilievo politico. Chiaramente, da un punto di vista giuridico le conseguenze non sono in termini di obblighi in senso stretto per Israele e poi, chiaramente, anche per altri Stati.

 

D. – Da parte israeliana è stato detto che questa decisione non tiene conto, però, del problema del terrorismo …

 

R. – Però, io trovo poi in questo parere, anche un riferimento al contesto nel quale è stato inserito il progetto del muro. Lo scenario della barriera è, appunto, quello del conflitto israelo-palestinese. C’è un riferimento della Corte anche agli obblighi dei palestinesi di osservare scrupolosamente le norme del diritto internazionale umanitario. Quindi la Corte, con questo parere, ha assunto un profilo di altissimo rilievo politico.

 

D. – Nel documento è detto che la parte del muro che Israele ha costruito in Cisgiordania deve essere smantellato …

 

R. – Io credo che ci sia una forte condanna da un punto di vista complessivo; una forte condanna della metafora del muro, al di là del dato fisico e dei chilometri. Da un punto di vista strettamente giuridico, in casa propria ognuno può fare quello che vuole purché non vengano violati i principi del diritto internazionale generale. E trovo rilevante anche il riferimento agli obblighi di restituzione e di indennizzo, per Tel Aviv, a quei palestinesi ai quali sono state confiscate le terre. Ritengo che sia un parere giunto al termine di un’attenta analisi. Credo, inoltre, che avrà un grande impatto anche sull’opinione pubblica mondiale.

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PROSEGUE IL DIBATTITO SUL MANCATO RIFERIMENTO ALLE RADICI CRISTIANE

 NEGLI STATUTI REGIONALI DI EMILIA ROMAGNA E UMBRIA,

RECENTEMENTE APPROVATI IN PRIMA LETTURA.

IN QUESTO MODO, SOTTOLINEANO I VESCOVI EMILIANI,

SI CANCELLANO 18 SECOLI DI STORIA

- Intervista con l’arcivescovo Carlo Caffarra -

 

I vescovi dell’Emilia Romagna invitano la giunta regionale di centrosinistra a rivedere lo Statuto approvato nei giorni scorsi in prima lettura e che non contiene riferimenti alle radici cristiane. Questo - si legge in una nota - significa negare 18 secoli di storia cristiana e disegnare un volto deformato della Regione Emilia Romagna”. La tutela della famiglia e della vita sono gli altri punti dello Statuto regionale sui quali si concentrano le preoccupazioni della Chiesa locale. Al microfono di Luca Collodi, mons. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna:

 

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R. - Io penso che in primo luogo sia utile chiarire il senso del nostro intervento: aiutare il legislatore regionale ad elaborare un testo - e ne ha ancora il tempo, perché il testo attuale è stato approvato solo in prima lettura - che tenga conto della intera identità della nostra regione. Individuare all’origine della regione Emilia Romagna come fa lo statuto, solo il Risorgimento e la resistenza al nazi-fascismo, significa: primo, negare 18 secoli di storia e, secondo, configurare un volto della regione che è deformato, cioè non reale. Qui veramente il taglio delle radici è stato davvero netto!

 

D. - Mons. Caffarra, perché i politici dell’Emilia Romagna - ma devo anche dire che non è il solo caso, quello dell’Emilia Romagna: penso all’Umbria, alla Toscana e ad altre regioni - hanno così paura di far riferimento alla religione?

 

R. - Ce lo chiediamo anche noi tutti vescovi. E’ proprio come una sorta di volontà esplicita di togliere una radicazione dentro la vita, che non trova ragion d’essere, perché dall’altra parte questa radicazione nella fede cristiana ha prodotto dei frutti di straordinaria importanza - perché questo è importante sottolineare! - proprio per il bene della società civile! Tutti sanno che l’università è stata inventata qui, a Bologna. Ebbene, chi ha inventato l’università, se non la comunità cristiana? Veramente, non si capisce questa attitudine anti-storica, anti-realista in fondo. Di che cosa hanno paura, alla fine, uno si chiede?

 

D. - Un altro elemento che non troviamo valorizzato nello statuto regionale dell’Emilia Romagna, è il concetto di famiglia ...

 

R. - Sì. Lo riteniamo un punto fondamentale. Proprio ancora una volta dal punto di vista del bene comune della società civile, su questo non c’è chiarezza nello statuto. Si dimentica che la famiglia non è una fra le tante comunità intermedie, ma ha una collocazione di assoluta originarietà e di priorità nei confronti di tutte le altre cosiddette ‘comunità intermedie’!

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PROMUOVERE INTERSCAMBI E COOPERAZIONE TRA I GIOVANI DEL MONDO OPERAIO DI TUTTI I PAESI.

E’ QUESTO UNO DEGLI OBIETTIVI DEL VI CONSIGLIO DEL COORDINAMENTO INTERNAZIONALE DELLA GIOVENTU’ OPERAIA CRISTIANA,

CONCLUSOSI IERI NEI PRESSI DI VITERBO

- Intervista con Nicoletta Pisa -

 

Il lavoro, i giovani e la globalizzazione. Su questo complesso tema si è concluso ieri a Vitorchiano, in provincia di Viterbo, il VI Consiglio internazionale della Gioc, movimento della gioventù operaia cristiana impegnato in attività di formazione e di evangelizzazione. Per un bilancio di questi lavori, ai quali hanno partecipato giovani provenienti da 62 Paesi, ascoltiamo l’ex presidente del Coordinamento internazionale della Gioc, Nicoletta Pisa, intervistata da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – L’incontro ha permesso ai giovani partecipanti di capire l’importanza delle loro azioni a livello locale e l’influenza che queste hanno anche per gli altri Paesi. E’ stato molto importante per loro, in quanto appartenenti alla gioventù operaia cristiana, confrontarsi con altre esperienze e culture per pianificare, insieme, programmi per il futuro.

 

D. – Qual è dunque la condizione dei giovani lavoratori nel mondo globalizzato?

 

R. – Nonostante ci siano stati dei progressi a livello scientifico e tecnologico, la differenza tra i Paesi poveri ed i Paesi ricchi non sta diminuendo ma sta piuttosto aumentando. Ed una delle situazioni trasversali che riguarda i giovani lavoratori oggi è la precarietà del lavoro. Questa precarietà non influenza solo le condizioni lavorative, ma tutta la loro vita.

 

D. – Su quali basi e da quali radici storiche la Gioc fonda la propria missione?

 

R. – La Gioc fu fondata ufficialmente nel 1925 da padre Joseph Cardijn, un prete belga che si rese conto della grande contraddizione che c’era tra la realtà del mondo del lavoro ed i valori evangelici in cui lui credeva. Si era accorto che le difficili condizioni del mondo del lavoro non consentivano ai giovani lavoratori di credere nella loro dignità di figli e figlie di Dio. Cardijn ha così voluto creare un’organizzazione in grado di far vivere i valori del Vangelo e il messaggio di Cristo in tutta la vita dei giovani lavoratori.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 11 luglio, 15a domenica del Tempo Ordinario, la liturgia ci presenta la parabola del Buon Samaritano in cui Gesù ci invita ad amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi. Ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il cuore, nella tradizione biblico-patristica, indica l’uomo intero, la totalità della persona, evidenziando il carattere unitario dell’uomo. Il cuore custodisce e garantisce l’insieme dell’uomo. E’ perciò, evidentemente, l’organo con cui ci si relaziona con Dio, in quanto la fede coinvolge l’uomo intero mettendolo in relazione al Padre. Una relazione perfetta è l’amore. Perciò credere in Dio significa amare Dio, ma amare Dio di fatto include ogni amore. L’amore non conosce scisma, l’amore per Dio si intravede nell’amore per il prossimo e viceversa. Per poter amare veramente, e non solo a parole, bisogna essere amati. L’uomo ferito dal peccato non è in grado di amare. Perciò Cristo racconta la parabola del Buon Samaritano, dove in un certo senso disegna se stesso che nel suo amore salvifico si prende cura dell’uomo ferito e moribondo.

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CHIESA E SOCIETA’

10 luglio 2004

 

 

SI E’ CONCLUSO IERI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

L’VIII ASSEMBLEA PLENARIA STRAORDINARIA DELL’ASSOCIAZIONE DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DELL’AFRICA CENTRALE.

LA PACE NELLA REGIONE DEI GRANDI LAGHI AL CENTRO DEI LAVORI

 

KINSHASA. = Una preghiera unanime per la riconciliazione e la pace nell’Africa centrale; il contributo della Chiesa in vista della Conferenza Internazionale sulla pace, la sicurezza, la democrazia e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi, prevista per il novembre prossimo, e una commemorazione del decimo anniversario del Sinodo per l’Africa. Sono stati questi, in sintesi, i temi al centro dell’ottava Assemblea Plenaria straordinaria dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa Centrale (Aceac). L’appuntamento ha visto riuniti, tra il 4 e il 7 luglio scorsi a Kinshasa, i vescovi della Repubblica Democratica del Congo, del Rwanda e del Burundi. I presuli regionali, una sessantina in tutto, affiancati da una decina di altri vescovi provenienti dalla Francia e dall’Italia, hanno sottolineato, ancora una volta, che solo “il dialogo e la giustizia” potranno riportare la pace nella regione meridionale dei Grandi Laghi, sconvolta dal 1996 da sanguinosi conflitti. “La guerra è stata strumentalizza da alcuni componenti della classe dirigente per conquistare maggiore potere - ha detto mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani e presidente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo - non c’è guerra tra la gente di questi tre Paesi”. “Dobbiamo amarci gli uni con gli altri - ha esortato mons. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, in Francia - poiché siamo tutti figli dello stesso Padre”. Nel corso dell’Assemblea è stato, infine, ribadito che la vera pace richiede una conversione del cuore e si edifica sui valori umani e cristiani della verità, della giustizia, della libertà e dell’amore. Alla fine dei lavori l’abate Ferdinand Banga, della diocesi congolese di Bunia, è stato confermato per un nuovo mandato di quattro anni come segretario generale dell’Aceac. (B.C.)

 

 

LAVORARE INSIEME IN FAVORE DELLA GIUSTIZIA E DELLA CARITA’.

È L’IMPEGNO COMUNE ASSUNTO DAI RAPPRESENTANTI CATTOLICI ED EBREI,

CHE HANNO PARTECIPATO ALLA 18.MA RIUNIONE DEL COMITATO INTERNAZIONALE DI CONTATTO TRA CATTOLICI ED EBREI,

SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A BUENOS AIRES

 

BUENOS AIRES. = Lavorare insieme per la giustizia e per la carità è l’impegno assunto dai rappresentanti cattolici ed ebrei, a conclusione della 18.esima “Riunione del comitato internazionale di contatto tra cattolici ed ebrei”, svoltasi a Buenos Aires, in Argentina, dal 5 all’8 luglio. “Considerando la dimensione globale della povertà, dell’ingiustizia e della discriminazione - si legge nella dichiarazione congiunta conclusiva, presentata, tra gli altri, dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dal cardinale William Keeler, arcivescovo di Baltimora e moderatore episcopale per i rapporti ebraico-cattolici negli Stati Uniti - abbiamo un chiaro dovere religioso di preoccuparci per i poveri e per coloro che sono stati privati dei loro diritti politici, sociali e culturali”. Nel documento si constatano anche i grandi passi avanti registrati nei rapporti tra cattolici ed ebrei a partire dalla Dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate”, del 1965, grazie anche all’impulso dato da Giovanni Paolo II. A tal proposito, nel testo si sottolinea il “rifiuto totale dell’antisemitismo in tutte le sue manifestazioni” e si deplora “il fenomeno dell’anticattolicesimo in tutte le forme in cui si manifesta nella società”. Gli autori del documento, infine, si sono assunti l’impegno di lottare contro il terrorismo, definendolo “un peccato contro l’uomo e contro Dio”. (D.G.)

 

 

HA PRESO IL VIA IERI A YORK, IN GRAN BRETAGNA,

IL SINODO GENERALE DELLA CHIESA ANGLICANA

- A cura di Sagida Sayed -

 

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YORK. = I temi dell’annuale Sinodo generale in agenda sono molti: dalla liturgia anglicana alle missioni, dallo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo al bilancio della Chiesa. Ma le questioni più delicate riguardano l’ordinazione dei sacerdoti e soprattutto un ritorno all’ortodossia. Così viene caldeggiato il ripristino di tribunali che giudichino l’operato di quanti, per esempio, sostengono apertamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso o l’omossessualità dei religiosi. I vescovi riuniti a York cercheranno anche di incrementare i matrimoni religiosi, che negli ultimi 20 anni si sono dimezzati. Oltre un milione di sterline - un milione e mezzo di euro - verranno stanziati per l’educazione dei novizi e per incoraggiare le conversioni. La Chiesa d’Inghilterra cercherà, inoltre, di definirsi un ruolo strategico nei rapporti ecumenici con le altre Chiese del continente, approfittando anche della presidenza dell’Unione Europea del Regno Unito nella seconda metà del 2005.

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INCONTRO OGGI IN DARFUR TRA IL PRESIDENTE SUDANESE AL BASHIR

E IL COLLEGA DEL CIAD DEBY. L’UNICEF VACCINA 2 MILIONI DI BAMBINI,

MA BISOGNA RAGGIUNGERE ANCORA 500 MILA PICCOLI

 

KHARTOUM.= Si svolgerà oggi nel Darfur, un incontro tra il presidente del Sudan, Omar al Bashir, e il suo collega del Ciad, Idriss Déby per discutere della guerra civile che da anni insanguina la regione. Ieri, intanto, un monito a Stati Uniti e Gran Bretagna è giunto dal governo di Khartoum, affinché i due Paesi non impongano sanzioni contro il Sudan. In seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, infatti, è in corso un dibattito sull’approvazione di una bozza di risoluzione che contempli sanzioni contro le milizie arabe Janjaweed, responsabili di atrocità e abusi ai danni della popolazione civile su tutto il territorio, e contro alcuni membri del governo sudanese accusati di connivenza. Il ministro degli esteri sudanese, Mustafa Ismail, ha affermato che tali misure non farebbero altro che far precipitare la situazione, già precaria, nella regione a nord-ovest del Paese africano: il rischio sarebbe quello di creare un nuovo caso Iraq. Ieri, intanto, l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno annunciato che, per far fronte alla grave epidemia di morbillo che si è diffusa prepotentemente nei campi per gli sfollati, oltre 2.000 squadre di vaccinazione, formate in larga parte dal Ministero della Sanità sudanese, si sono spinte nei settori più remoti delle zone maggiormente pericolose del Darfur, riuscendo a vaccinare circa 2 milioni di bambini. A causa della persistente insicurezza del territorio, tuttavia, oltre 500 mila individui non sono ancora stati raggiunti, ma il Direttore generale dell’Unicef, Carol Bellamy, ha annunciato che il Governo del Sudan sta appoggiando la dichiarazione di “Giornate di tranquillità”, per consentire la somministrazione dei vaccini ai bambini che sono rimasti esclusi. (R.M.)

 

IL GOVERNO DI ISLAMABAD PRONTO A MODIFICARE IL DELITTO D’ONORE,

LA LEGGE SULLA BLASFEMIA E LE ORDINANZE “HUDOOD”.

I PARTITI ISLAMICI, TUTTAVIA, OSTACOLANO IL DIBATTITO IN PARLAMENTO

 

ISLAMABAD. = Il Pakistan vuole voltare pagina. Secondo quanto ha riferito nei giorni scorsi il ministro della giustizia, Raza Hayat Hiraj, il governo ha elaborato un progetto di legge per modificare il delitto d’onore (Karokari), la legge sulla blasfemia e le ordinanze “Hudood”. Basate sul Corano, queste ultime puniscono anche con la flagellazione e la lapidazione quei comportamenti incompatibili con la legge islamica, come adulterio, gioco d’azzardo, uso di alcol, reati contro la proprietà. In particolare, in base all’emendamento, il delitto d’onore è stato dichiarato omicidio. Il progetto di legge, preparato con il monitoraggio della Corte suprema, dovrà ora ricevere l’approvazione della prossima riunione dei ministri, per approdare, infine, in Parlamento. La strada che deve percorrere il provvedimento, tuttavia, non sembra in discesa. Secondo quanto riferisce l’agenzia “Asia News”, infatti, Liaqat Baloch del Muttahida Majlis-e-Amal (Mma), un’alleanza di sei partiti islamici, ha sottolineato che l’emendamento non dovrebbe essere presentato in Parlamento senza un ampio consenso su questioni così delicate. L’Mma si è detto contrario al Karokari, ma allo stesso tempo ha aggiunto che il governo non dovrebbe confondere il Karokari con le ordinanze Hudood e gli atti di blasfemia. In passato, il presidente pachistano, generale Pervez Musharraf, ha tentato più volte di abolire la legge sulla blasfemia, le ordinanze Hudood e il delitto d’onore, ma ha dovuto sempre fare marcia indietro per non inasprire i gruppi fondamentalisti musulmani. In Pakistan, Paese a maggioranza musulmana, sono molte le vittime della legge sulla blasfemia. Recentemente, Samuel Masih, 32 anni, è stato ucciso dalla guardia carceraria con l’accusa di aver buttato rifiuti contro il muro di una moschea. In precedenza, Tahir Iqbal, un cristiano convertito dall’Islam, è morto avvelenato mentre era in prigione; nel luglio 1995, invece, l’insegnante Catherine Shaheen, accusata di blasfemia, è stata privata dello stipendio. Da allora vive nascosta perché alcuni fondamentalisti hanno minacciato di ucciderla. (B.C.)

 

 

DOPO LA VITTORIA AGLI EUROPEI DI CALCIO,

LA GRECIA HA VISSUTO IERI UN’ALTRA GRANDE EMOZIONE SPORTIVA.

 È ARRIVATA A CRETA LA FIAMMA OLIMPICA

- A cura di Cesare Rizzoli -

 

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CRETA. = La vittoria agli Europei di calcio della nazionale greca, rientrata da Lisbona nei giorni scorsi, accolta da 200 mila tifosi, ha di fatto anticipato i Giochi Olimpici fissati ad Atene a partire dal prossimo 13 agosto. Ieri, la fiamma olimpica accesa in marzo nell’antico stadio di Olimpia nel Peloponneso, è arrivata a Creta dopo aver toccato in tre mesi tutte le sedi dei Giochi Olimpici, con tappe speciali a Sydney, dove si tennero le olimpiadi del 2000, e a Pechino, dove si svolgeranno i giochi del 2008. La fiamma non aveva dimenticato l’Africa, grande candidata di Olimpiadi non troppo lontane. Da oggi la fiaccola attraverserà 150 città e villaggi greci per il trionfo finale ai piedi dell’Acropoli il 12 agosto, alla vigilia dei Giochi, per salire poi al Partendone il 13 e bruciare quindi per 15 giorni allo stadio Olympiakos, alla periferia di Atene. La recente vittoria della nazionale greca di calcio ha ormai convertito i greci allo spirito olimpico. Gli ateniesi da anni vivevano in tensione: le infrastrutture sportive non erano ultimate, la capitale era irriconoscibile - trasformata in un cantiere -, la burocrazia era sconvolta dall’arrivo di un nuovo governo, quello dei conservatori dopo venti anni di socialisti. La paura di attentati, il timore di non riuscire a fare una bella figura per Giochi così grandi in un Paese così piccolo avevano sconvolto il Paese. Improvvisamente, tutto è cambiato: finalmente il pathos, l’entusiasmo, il contagio dello sport.

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24 ORE NEL MONDO

10 luglio 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq sono ore di angoscia per l’ostaggio filippino, recentemente sequestrato da un gruppo di guerriglieri. L’emittente araba al Jazeera ha trasmesso, infatti, un video nel quale i rapitori hanno chiesto al governo di Manila di ritirare entro domenica le proprie truppe dal Paese arabo. Ma l’appello è stato respinto dalle Filippine. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

 

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Il governo di Manila ha reso noto che non anticiperà il ritiro dei propri soldati. Un portavoce della presidente Gloria Arroyo ha dichiarato, infatti, che i 51 componenti del contingente filippino saranno rimpatriati dall’Iraq, al termine del mandato, il prossimo 20 agosto e “certamente” non entro domenica, come richiesto invece dai sequestratori per non decapitare l’ostaggio. Il governo della Bulgaria ha inoltre dichiarato che i due cittadini bulgari, rapiti da un gruppo di estremisti, sono ancora vivi. All’apprensione per la sorte degli ostaggi si deve aggiungere anche l’ormai quotidiano dramma della violenza: a Baquba, città a nord Baghdad, due attentati compiuti da integralisti islamici hanno provocato la morte di almeno cinque persone. Un bambino iracheno di 6 anni è rimasto ucciso in seguito ad un attacco a colpi di mortaio perpetrato ieri sera, nel centro di Baghdad. E un gasdotto è stato danneggiato dall’esplosione di un ordigno nei pressi di Kirkuk. Intanto una nuova, grave polemica sull’Iraq sconvolge in queste ore gli Stati Uniti. Un rapporto pubblicato ieri dalla Commissione del Senato americano critica duramente i servizi segreti statunitensi: le analisi errate sulla presenza di armi chimiche, biologiche e nucleari in Iraq – si legge nel testo - hanno giustificato la campagna militare contro il regime di Baghdad. Ma il documento assolve la Casa Bianca dall’accusa di aver esercitato pressioni affinché l’intelligence confermasse le proprie argomentazioni a sostegno dell’invasione del Paese arabo.

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Fissata per il 9 ottobre la data per eleggere il presidente dell’Afghanistan. Le consultazioni politiche, inizialmente previste insieme a quelle presidenziali, si terranno l’11 aprile 2005. Il rinvio è dovuto alla mancanza di sicurezza nel Paese e nella difficoltà di censire tutti gli elettori.

 

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera, ad unanimità, alla proroga di sei mesi del mandato delle forze della Nato in Bosnia per il mantenimento della pace. La proroga decisa dal Consiglio di Sicurezza è l’ultima, perché alla fine dell’anno l’Unione Europea subentrerà alla Nato.

 

Il presidente egiziano, Hosni Mubarak ha incaricato, ieri, Ahmad Nazif, ministro uscente delle Comunicazioni, di formare il nuovo governo. Lo ha annunciato la televisione di Stato. Secondo il quotidiano locale ‘al-Ahram’, il rappresentante permanente egiziano alle Nazioni Unite, Abul-Gheit, sarà nominato ministro degli Esteri nel nuovo governo.

 

Il presidente del Portogallo, Jorge Sampaio, ha escluso il ricorso ad elezioni anticipate, invitando i socialdemocratici, il partito al governo, a formare un nuovo esecutivo. L’annuncio, trasmesso in televisione, segue le dimissioni del primo ministro Josè Barroso, che assumerà l’incarico di presidente della Commissione Europea

 

Sarà firmata a Roma, in Campidoglio, il 29 ottobre e non più il 20 novembre, la costituzione europea. A deciderlo, la presidenza dell’Unione, dopo aver consultato tutti i capi di stato e di governo dell’UE. Sarà l’ultima cerimonia per Romano Prodi, che passerà il testimone all’ex premier portoghese, Josè Barroso.

 

Alla presenza di oltre 400 partecipanti, si sono svolti a Vienna i funerali di Stato per il presidente austriaco Thomas Klestil, colpito da un infarto mercoledì scorso. La messa funebre è stata officiata dall’arcivescovo della capitale, Christoph Schönborn. Hanno partecipato al rito 25 capi di Stato, tra i quali il presidente russo Vladimir Putin, quello tedesco Horst Koehler e l’italiano Carlo Azeglio Ciampi.

 

In Italia, forti critiche dell’opposizione e delle parti sociali alla manovra correttiva dei conti pubblici approvata ieri dal consiglio dei ministri. Una manovra da 7 miliardi e mezzo di euro finalizzata a rispettare il patto di stabilità europeo. Bruxelles dà un giudizio positivo e si attende ora l’applicazione delle misure. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Ieri, entrando al Consiglio dei ministri che avrebbe varato la manovra correttiva Rocco Buttiglione, titolare del dicastero delle politiche comunitarie ammetteva: sarà difficile farla digerire. In effetti dall’opposizione, dai sindacati, e anche da Confindustria è partito un duro attacco: una stangata, una manovra senza criterio che penalizza il sud, afferma il centro-sinistra; frena lo sviluppo, rincarano Cigl Cisl e Uil; sacrifici che lasciano l’amaro in bocca, lamentano gli industriali. Sotto accusa la riduzione agli incentivi per le imprese e la diminuzione dei fondi per il mezzogiorno, nonché la proroga fino al 10 dicembre del condono edilizio. Tra le altre misure, si registrano tagli consistenti ai ministeri, alle poste, alle ferrovie e l’aumento delle tasse per banche e assicurazioni.

 

Il prossimo appuntamento è il varo del Dpef, il documento di programmazione economica e finanziaria, che si sta rivelando uno dei banchi di prova più delicati della lunga verifica all’interno della maggioranza di centro-destra. Una verifica che ha avuto un’accelerazione con le dimissioni, nei giorni scorsi, del ministro dell’Economia Tremonti. Domani sera, a Palazzo Chigi, inizierà un confronto ad oltranza su tre temi: economia, squadra e programma di governo e riforma federalista. Sul tavolo ci sarà la lettera che il segretario dell’Udc Follini ha scritto al premier indicando le priorità del suo partito. Follini chiede una riforma elettorale in senso proporzionale, la nomina in tempi brevi del nuovo ministro dell’Economia con la fine dell’interim di Berlusconi, la creazione di un sistema di garanzie, compresa la legge sul conflitto di interessi, ed una sostanziale ristruttura del federalismo. Un punto, questo, condiviso da Alleanza Nazionale, ma sul quale è prevedibile il muro della Lega. Berlusconi si dice pronto a discutere su tutto, ma certo il confronto non si preannuncia facile.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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La Thailandia ha annunciato nuovi casi di influenza aviaria in due province del centro-nord del Paese. In questa zona il virus all'inizio dell'anno ha provocato la morte di otto persone. Tre giorni fa, focolai del virus dell'influenza dei polli erano stati individuati in altre due province del Paese.

 

 

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