RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 190 - Testo della trasmissione di giovedì 8 luglio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le vacanze di Giovanni Paolo II in Valle d’Aosta: il Papa in gita nonostante il maltempo. Con noi, Salvatore Mazza

 

Le crisi internazionali e il freno dell’economia globale sono il contesto in cui leggere il disavanzo nel bilancio della Santa Sede. I dati, resi noti ieri, sono stati presentati questa mattina in Sala Stampa vaticana dal cardinale Sebastiani.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani la sentenza della Corte di giustizia dell’Aja sulla legalità del muro che Israele sta costruendo nei Territori palestinesi: intervista con padre Marco Malagola

 

Le speranze di pace per la Somalia dai negoziati in Kenya: ce ne parlano Alfredo Mantica, mons. Pietro Parolin e Angelo Masetti

 

Intervenire con riforme strutturali per sostenere la crescita dell’Europa. Così la Banca Centrale Europea nel rapporto presentato oggi in Germania: il commento di Paolo Baroni

 

Conclusa a Roma, presso la FAO, la prima conferenza mondiale sulle sementi organiche: ai nostri microfoni, Nadia Shalaba

 

Escono in un libro le prediche quaresimali di mons. Bruno Forte al Papa e alla Curia romana: nostra intervista al teologo, da poco nominato vescovo di Chieti e Vasto.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuovo appello per la pace dei vescovi della Repubblica democratica del Congo

 

La Chiesa colombiana ribadisce l’importanza della mediazione tra governo e ribelli delle FARC

 

In corso a Barcellona il Parlamento delle Religioni del Mondo

 

La situazione nello Zimbabwe è sempre più critica, lo spettro della fame sta allungando le sue spire: a lanciare l’allarme è l’arcivescovo di Bulawayo, mons. Ncube

 

Aumentato dell’88 per cento il numero degli aborti in Spagna dal 1991 al 2001

 

24 ORE NEL MONDO:

Concluso in Etiopia il Vertice dell’Unione Africana: i Paesi del Continente rilanciano l’impegno per la pace

 

In Iraq,Samarra devastata dalla violenza: almeno 9 le vittime

 

Uccisi sette palestinesi nella Striscia di Gaza. Attesa domani la sentenza della Corte di giustizia dell’Aja sul muro israeliano nei Territori occupati.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 luglio 2004

 

LE VACANZE DI GIOVANNI PAOLO II IN VALLE D’AOSTA:

IL PAPA IN GITA NONOSTANTE IL MALTEMPO

 

Prima gita delle vacanze valdostane del Papa. Nonostante la pioggia, Giovanni Paolo II ha lasciato nella tarda mattinata lo chalet di Les Combes per un’escursione che potrebbe durare fino al pomeriggio. Ce ne parla Salvatore Mazza, inviato del quotidiano Avvenire, intervistato da Dorotea Gambardella: 

 

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R. – Oggi il Papa è riuscito finalmente ad uscire dallo chalet per una passeggiata, che dovrebbe averlo portato lontano. Il tempo non è che sia bellissimo, ma la pioggia non ha mai spaventato più di tanto il Papa. Rientrato quindi l’allarme grosso peril maltempo – diciamo - stamattina verso le 11.30 è stato visto il corteo di macchine, che lo accompagna sempre, lasciare Les Combes in direzione di Introd.

 

D. – Si conosce la destinazione raggiunta dal Papa?

 

R. – Ancora non si sa quale sia. E questo per evitare che la gente che sta in valle, i turisti dicano “andiamo a vedere dov’è il Papa. Andiamolo a trovare”. I percorsi preparati quest’anno sono 15, cioè comunque molti di più rispetto ai giorni di soggiorno del Papa. Si decide di giorno in giorno, a seconda del tempo e a seconda di quello che il Papa vuole vedere. Bisogna tenere presente che questo è il decimo anno che il Papa viene in Valle d‘Aosta, per cui ormai questi posti li conosce bene. Si sa che in passato ha chiesto lui stesso se era possibile tornare in un certo posto piuttosto che in un altro. Quindi, è prevedibile che anche quest’anno, se potranno, lo accontenteranno.

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LE CRISI INTERNAZIONALI E IL FRENO DELL’ECONOMIA GLOBALE

SONO IL CONTESTO IN CUI LEGGERE IL DISAVANZO NEL BILANCIO DELLA SANTA SEDE.

SI REGISTRA PER IL TERZO ANNO CONSECUTIVO MA PER LA PRIMA VOLTA NEL 2003

E’ IN DIMINUZIONE. I DATI RESI NOTI IERI, SONO STATI PRESENTATI

QUESTA MATTINA IN SALA STAMPA VATICANA DAL CARDINALE SEBASTIANI

E DA MONS. CROCI, PRESIDENTE E SEGRETARIO

DELLA PREFETTURA DEGLI AFFARI ECONOMICI DELLA SANTA SEDE

 

Presentazione, questa mattina in Sala Stampa vaticana, del bilancio consuntivo della Santa Sede per l’anno 2003 reso noto ieri. Martedì scorso si era svolta la 38.ma riunione del Consiglio dei Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici, presieduta dal Segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. Oggi alla stampa hanno riferito il cardinale Sergio Sebastiani e mons. Franco Croci, rispettivamente presidente e segretario della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. C’era per noi Fausta Speranza:

 

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Si tratta del terzo anno di disavanzo. Un trienno che ha fatto seguito al periodo di avanzi di bilancio registrati fino al 2000. E il cardinale Sebastiani ha allargato lo sguardo ricordando che l’economia mondiale proprio a partire dall’ultima parte del 2000 era “entrata in una fase di crisi che poi ha risentito in ampia misura delle turbolenze provocate da eventi di altra natura”:

 

“Come l’attacco alle Torri Gemelle e la serie di ulteriori attentati, la guerra in Iraq e il perdurare del conflitto israelo-palestinese”.

 

Di tutto questo non poteva – ha sottolineato il cardinale - non risentire anche il bilancio della Santa Sede. A questo proposto ricordiamo l’entità del disavanzo: oltre 9 milioni e mezzo di euro, precisando anche che è in calo rispetto al 2002 in cui aveva superato i 13 milioni e mezzo. E questo miglioramento si registra nell’attività istituzionale, nell’attività finanziaria e nelle attività mediatiche, (L'Osservatore romano, la Radio Vaticana, l’Editrice e la Tipografia Vaticana, il Centro Televisivo) mentre se si parla del settore immobiliare si cambia termine perché di avanzo si tratta. Un avanzo di 22,4 milioni, persino in crescita rispetto all’anno precedente.

 

Quindi, il cardinale Sebastiani ha aggiunto:

 

“Solo a partire dal secondo semestre dell’anno 2003 si assiste ad una certa ripresa dei corsi azionari, ma a livello europeo sono ancora carenti gli investimenti ed è soprattutto debole l’andamento della domanda”.

 

C’è poi l’osservazione sul “cresciuto valore dell'euro nei confronti del dollaro e di altre monete''. Considerato che la Santa Sede è nell’area euro ma le entrate sono soprattutto in dollari, il tasso di cambio non ha giocato a favore.  A proposito delle offerte, ad una domanda sull’entità di quelle che arrivano dagli Stati Uniti, il cardinale Sebastiani ha risposto confermando che non sono in diminuzione rispetto al passato e che gli USA restano al primo posto tra i Paesi donatori.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliare della diocesi di Namur in Belgio il reverendo Canonico Pierre Warin, del clero di Liegi, finora presidente del Seminario della medesima diocesi e vicario episcopale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tongeren.

 

Mons. Pierre Warin è nato il 15 giugno 1948 a Rocourt, nella diocesi di Liegi. Ha studiato all’Università Cattolica di Lovanio, dove ha ottenuto il baccalaureato in Filosofia scolastica, e a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Biblico, ottenendovi il dottorato in Teologia e la Licenza in Teologia biblica. E’ stato ordinato sacerdote il 23 dicembre 1972.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il messaggio di Giovanni Paolo II al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in occasione del Simposio sul tema: “Sviluppo economico e sociale dell’Africa nell’era della globalizzazione”. La Dichiarazione finale del Simposio.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle estere, “Ancora sangue” è il titolo dell’articolo sull’Iraq, dove non cessano attacchi, agguati e combattimenti.

Sudan: colloqui con il Ciad sulla crisi nel Darfur.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi dal titolo “Manca il nome di Marino Piazzolla nella ‘lista aurea’ dei massimi poeti”: la riedizione, dopo 25 anni, di “Sugli occhi e per sempre” offre l'occasione di riscoprire una voce cosmica.

 

Nelle pagine italiane, governo: l’Udc gela gli alleati, ottimismo ingiustificato; dopo il vertice con Berlusconi e Fini.

I vescovi dell’Emilia Romagna sullo Statuto regionale: “Censurati 18 secoli di storia”.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 luglio 2004

 

DOMANI LA SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’AJA SULLA LEGALITA’

DEL MURO CHE ISRAELE STA COSTRUENDO NEI TERRITORI PALESTINESI

- Intervista con padre Marco Malagola -

 

Domani la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja emetterà la sentenza sulla legalità del muro che Israele sta edificando nei Territori Palestinesi per motivi di sicurezza; il parere della Corte è stato richiesto dalle Nazioni Unite con la risoluzione dell’8 dicembre del 2003 e fa seguito al verdetto pronunciato dalla Corte Suprema israeliana il 30 giugno scorso, secondo il quale il tracciato va rivisto poiché non tiene nella necessaria considerazione le esigenze della popolazione palestinese. Ma quali sono le ripercussioni di questa barriera sulla vita dei palestinesi? Adriana Masotti lo ha chiesto al padre francescano Marco Malagola, delegato della Commissione Giustizia e Pace della Custodia di Terra Santa.

 

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R. – L’erezione del muro è un altro colpo di delusione per le speranze del popolo palestinese. E’ un muro che invece di proteggere non fa altro che aumentare quel senso di non speranza dei palestinesi. E’ una popolazione che vive nella disperazione, perché non vede nessun futuro. Gaza, Nablus, Jenin, Hebron: voi non potete immaginare cosa ci sia là.

 

D. – Può descriverci brevemente le condizioni di vita?

 

R. – E’ un inferno permanente, perché la gente vive nella paura. Non passa una notte senza sentire il rumore di questi pesanti carri armati, che vanno e che vengono, e degli aerei. E’ una guerra. E poi non possono andare da una città all’altra. Ci sono delle famiglie che sono divise. I contadini non possono andare a lavorare nei loro campi.

 

D. – Paura costante nei campi profughi, paura negli israeliani. E questa è la giustificazione del muro: essere più sicuri, fermare i terroristi…

 

R. – Anche gli israeliani soffrono, perché questi kamikaze si fanno scoppiare sui mezzi pubblici, o nei ristoranti, o nelle discoteche. Quindi c’è una paura permanente. Però, certamente, se io dovessi dire chi soffre di più in Terra Santa, direi che soffre di più questa popolazione che è divisa. Un’occupazione brutale. Alle volte si aspettano ore ai posti di blocco prima di passare e poi magari ti dicono di no. E’ una vita senza vita. Qui chi parla chiaro è proprio il Papa, perché lui dice ‘no’ all’occupazione, ‘no’ agli insediamenti, più rispetto delle risoluzioni dell’Onu. Il nodo è l’occupazione che veramente opprime e toglie la libertà e la speranza di un futuro.

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LE SPERANZE DI PACE PER LA SOMALIA DAI NEGOZIATI IN KENYA

- Intervista con Alfredo Mantica, mons. Pietro Parolin e Angelo Masetti -

 

 

Le speranze di pace per la Somalia vengono da Nairobi in Kenya, dove sono in corso i negoziati tra 275 rappresentanti di clan somali. L’accordo finale potrebbe arrivare per la fine di luglio: il Paese, indipendente dal 1960 è sconvolto da una guerra civile dal 1991, anno della cacciata del generale Siad Barre. La Somalia è ora nelle mani dei “signori della guerra”, preda della più assoluta anarchia. Neppure l’intervento dell’Onu dal ’92 al ’95 è servito a riportare ordine e pace. Di tutto questo se ne è parlato in questi giorni a Roma in un convegno organizzato dal Forum Italia-Somalia per il 44° anniversario della Repubblica Somala. Il servizio di Francesca Smacchia.

 

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C’è forse una reale possibilità per la Somalia di uscire dalla difficile situazione in cui versa da più di un decennio. Il processo di pacificazione, in corso a Nairobi, dovrebbe infatti portare alla nomina di un Parlamento provvisorio entro il 31 luglio. Un nuovo tentativo, questo, di formare l’apparato statale somalo, finora gestito dai “signori della guerra”. Per Alfredo Mantica, sottosegretario italiano agli Esteri, sono essenziali una partecipazione dell’Unione Africana al disarmo e la costituzione di un governo federale nel rispetto dei clan esistenti sul territorio:

 

R. – Credo che ogni popolo abbia la sua storia e in Somalia c’è questa tradizione, che dura da secoli, dei clan, degli sceiccati, di governi piccoli e locali che mai hanno conosciuto una struttura statuale come la intendiamo noi. Quindi quella struttura tradizionale è la struttura portante ed ignorarla è un errore. Immaginare che i clan non possano determinare le scelte politiche della futura Somalia sarebbe non riconoscere la realtà. Credo allora che in un combinato disposto di autonomie locali che corrispondono ai clan, ai sotto clan e alle regioni, uniti in rete e quindi avendo dei servizi in comune – l’esercito, la giustizia, la politica estera – diminuendo il peso di Mogadiscio e quindi ridando una maggiore autonomia a tutti si può arrivare ad immaginare questa Somalia come una Repubblica federale.

 

Importante il ruolo dei missionari per il processo di pacificazione e l’attenzione che la Santa Sede rivolge alla complessa situazione somala. Lo sottolinea mons. Pietro Parolin, sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati:

 

R. – Purtroppo la presenza della Chiesa in Somalia è quasi scomparsa. D’altra parte la Chiesa è pronta a riprendere la sua presenza in Somalia, attraverso soprattutto l’opera dei missionari. Ricordavamo come già nel passato questi hanno dato un grandissimo contributo alla vita del popolo somalo e al suo sviluppo, pagando anche un alto prezzo di sangue. Naturalmente i missionari sono pronti a tornare. C’è stato anche il telegramma del cardinal Sepe, che ricordava proprio questa disponibilità da parte dei missionari.

 

Secondo Angelo Masetti, portavoce del Forum Italia-Somalia, la comunità internazionale deve dare forza ad una organizzazione dei membri della diaspora, disponibili a rientrare e in Somalia, per svolgere un ruolo di ricostruzione, sempre sotto la guida e nell’ambito di un piano internazionalmente concordato:

 

R. – In Somalia, dopo 13 anni di guerra, la classe dirigente somala è scomparsa: sono rimasti soltanto i cosiddetti “signori della guerra” ed una sterminata popolazione che è ostaggio degli stessi “signori della guerra”. Tutti coloro che erano classe dirigente, professionisti, politici, imprenditori; tutti coloro che rappresentano l’ossatura di uno Stato che riesce a svilupparsi sono esuli all’estero. Possiamo pensare ad una Somalia che rinasce, ad una Somalia che si ricostruisce moralmente e materialmente soltanto se rimettiamo in gioco e ridiamo un ruolo alla futura classe dirigente somala che è all’estero.

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INTERVENIRE CON RIFORME STRUTTURALI PER SOSTENERE LA CRESCITA DELL’EUROPA.

COSÌ LA BANCA CENTRALE EUROPEA NEL RAPPORTO PRESENTATO OGGI IN GERMANIA

- Intervista con Paolo Baroni -

 

Sfruttare la ripresa economica per risanare i conti pubblici di Eurolandia. Lo ribadisce la Banca Centrale Europea, nel Bollettino di luglio pubblicato oggi a Francoforte. E' della “massima importanza” - si sottolinea - che tutti i Paesi con squilibri di bilancio si impegnino con rapidità. Rimarcato, comunque che la crescita proseguirà, nonostante i rischi provenienti dalle contrattazioni petrolifere. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.

 

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Evitare l’errore compiuto in passato, ovvero attuare politiche sbilanciate in periodi di ripresa. Così la Banca Centrale Europea, nel Rapporto presentato oggi, rimarca rischi e benefici nell’attuale situazione economica. L’Istituto sottolinea che la fase di crescita attuale sorretta dai tassi di interesse bassi offre l’opportunità per potenziare le finanze pubbliche, ma che il patto di stabilità e crescita non va modificato e i governi devono confermare con la massima priorità il proprio impegno nel risanamento delle finanze. Per quanto riguarda il costo della vita si evidenzia che nonostante qualche picco nel breve periodo le prospettive di andamento dell’inflazione continuano a restare sotto controllo. E sui rischi derivanti dalle fluttuazioni petrolifere c’è attenzione. Paolo Baroni, capo servizio economia del quotidiano La Stampa:

 

“Il petrolio l’altro giorno è ritornato a 40 dollari al barile e ovviamente getta delle ombre preoccupanti sui livelli di inflazione, di conseguenza sulla politica monetaria e su quella che può essere la crescita e la ripresa”.

 

La BCE si mostra soprattutto preoccupata per l’andamento della produttività del lavoro, che tende a diminuire dalla metà degli anni ’90. Ancora Baroni.

 

“La BCE segnala che sta calando in maniera significativa la produttività del lavoro e quindi sollecita anche su questo fronte, come sul fronte dei conti pubblici, delle riforme strutturali, per cercare di invertire questo dato, perché un calo significativo forte della produttività del lavoro ci metterebbe in posizione di svantaggio rispetto ai competitori mondiali. Pensiamo agli Stati Uniti, ma anche alla Cina e ai Paesi emergenti dell’Asia”.

 

Le prime riforme da attuare secondo la Banca Centrale Europea dovranno quindi appoggiarsi su un rigoroso controllo della spesa interna di ogni singolo Paese e sull’attenta valutazione per i piani economici relativi all’anno prossimo.

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CONCLUSA A ROMA, PRESSO LA FAO,

LA PRIMA CONFERENZA MONDIALE SULLE SEMENTI ORGANICHE

- Intervista con Nadia Shalaba -

 

 

Si sono chiusi ieri a Roma, presso il quartier generale della FAO, i lavori della Prima Conferenza Mondiale sulle Sementi organiche. I partecipanti di quasi sessanta Paesi si sono confrontati su temi delicati quali la coesistenza di colture convenzionali e biologiche, sia a livello tecnico, sia a livello di mercato globale, senza dimenticare la problematica Ogm, gli organismi geneticamente modificati. Ascoltiamo in proposito il servizio di Lucas Duran:

 

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Rappresentanti delle associazioni di settore, delle industrie produttive, ricercatori e funzionari di colossi della biotecnologia hanno dato voce, ognuno, alle proprie istanze, spesso in contraddizione con quella degli altri oratori. I fautori dell’agricoltura biologica seguono l’obiettivo della qualità del prodotto senza l’utilizzo di fertilizzanti chimici e di pesticidi artificiali, ma ricorrendo a tecniche naturali e all’adattamento delle singole aziende agricole alle necessità del mercato locale. Da tendenza alternativa di rifiuto della società moderna, l’agricoltura biologica rappresenta oggi il settore alimentare con il tasso di crescita più elevato: dal caffè messicano al the cinese, dal cotone ugandese e alle olive italiane si assiste alla moltiplicazione del numero di coltivatori che scelgono metodi naturali in chiave moderna.

 

Non mancano le critiche di coloro che ritengono la scelta biologica troppo costosa sia dal punto di vista economico, sia da quello delle energie fisiche. Inoltre alcuni affermano che “non sarà con l’agricoltura biologica che si potrà rispondere alle esigenze crescenti di una popolazione mondiale già largamente affetta dal dramma della fame.

 

A complicare le cose vi è poi il conflitto sugli OGM, che le compagnie produttrici ritengono la strada del futuro in materia di semina e di lotta alla fame e che invece vengono ritenuti per nulla indispensabili da molte associazioni di coltivatori convenzionali e biologici. Ne sottolineano l’elevato rischio potenziale legato all’ancora troppo recente sperimentazione. Un settore, quello degli OGM, dove continua a manifestarsi il braccio di ferro fra gli Stati Uniti, da sempre favorevoli alla loro introduzione sul mercato mondiale, e l’Unione Europa, assai più prudente al riguardo.

 

Un tema su cui tutti si sono dimostrati d’accordo e a cui porre rimedio è quello della mancanza di regole comuni in materia di certificazioni dei prodotti e dei semi biologici. Il rischio è che ogni Paese, addirittura ogni organismo di verifica stabilisca regole individuali in contrasto con il postulato di armonizzazione normativa. Sull’esito della conferenza abbiamo chiesto il parere di Nadia Shalaba, responsabile del programma interdisciplinare della FAO sull’agricoltura biologica:

 

R. – Le tre aree di lavoro principali che abbiamo identificato sono le seguenti: creare un meccanismo di dibattito e trovare delle soluzioni tecniche sul problema della coesistenza tra i sistemi biologici ed i sistemi di agricoltura geneticamente modificata, affinché i governi possano definire dei regolamenti che permettano agli agricoltori di scegliere il sistema di produzione che li interessa ed ai consumatori di poter scegliere il tipo di cibo che li interessa di più; la seconda area che abbiamo identificato, che è molto prioritaria, riguarda uno sforzo maggiore per rinforzare la capacità degli agricoltori nei Paesi in via di sviluppo ed anche dei piccoli agricoltori dei Paesi del Nord per poter produrre delle sementi adeguate per l’agricoltura biologica in azienda. Infine, il ruolo normativo dove la Fao può aiutare molto, riguarda le linee guida per trovare dei modi di armonizzazione che i vari Paesi stanno mettendo in atto adesso per le semine biologiche certificate.

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UNA ESPERIENZA DI STRAORDINARIA INTENSITA’ SPIRITUALE:

CON QUESTE PAROLE MONS. BRUNO FORTE RICORDA IL PERIODO

DELLE PREDICHE QUARESIMALI AL PAPA E ALLA CURIA ROMANA.

PUBBLICATO DALLA MONDADORI UN VOLUME

CHE RACCOGLIE GLI ESERCIZI SPIRITUALI DEL NOTO TEOLOGO

- Intervista con mons. Bruno Forte -

 

 

“Seguendo Te, luce della vita”: è il titolo del volume che raccoglie gli esercizi spirituali predicati da mons. Bruno Forte, dallo scorso 26 giugno arcivescovo di Chieti-Vasto, a Giovanni Paolo II e alla Curia Romana, durante il periodo quaresimale. Il libro, di oltre 200 pagine, è stato recentemente pubblicato dalla Mondadori. Gli “esercizi spirituali” sono un itinerario di fede teso ad accogliere sempre più profondamente Dio nel proprio cuore per lasciarsi trasformare da Lui seguendo Gesù, “luce della vita”. Definiti nella loro forma più compiuta da Ignazio di Loyola, furono più volte raccomandati dalla Chiesa, tanto che Pio XI dedicò loro l’Enciclica Mens nostra, istituendo gli esercizi spirituali annuali in Vaticano. Marco Cardinali ha intervistato mons. Bruno Forte chiedendogli, prima di tutto, quale ricordo abbia degli esercizi predicati al Papa:

 

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R. – Devo dire che è stata un’esperienza di straordinaria intensità spirituale. Vedere il Papa in ascolto, sempre presente, in un’intensità fortissima di preghiera e vedere in analogo ascolto tanti cardinali, tanti vescovi, che sono poi i suoi più stretti collaboratori, mi ha dato una gioia profonda. Ho pensato: se per una settimana, interamente, a 360 gradi, il cuore del governo della Chiesa si mette in ascolto soltanto della Parola di Dio, questo rappresenta veramente una sorgente di luce e di grazia per la Chiesa stessa e per il mondo. Forse è quella forza nascosta che rende la Chiesa giovane e bella, nonostante i suoi duemila anni.

 

D. - Mons. Forte, come ha diviso l’itinerario di fede nei suoi esercizi spirituali?

 

R. – Tutto il cammino, la trama e gli esercizi è compendiata in quella frase di Giovanni: “Io sono la luce del mondo, chi segue me non camminerà nelle tenebre ma verrà alla luce della vita”. In questa frase, infatti, sono presenti i tre momenti di ogni vero percorso degli esercizi spirituali: la cosiddetta via purificativa, quella cioè che ci fa raggiungere con la Grazia di Dio la libertà, dalle tenebre e dal peccato (“chi segue me non camminerà nelle tenebre”); poi la via illuminativa, quella cioè che attinge alla Croce del Risorto la luce per poter recuperare le proprie scelte (“io sono la luce del mondo”); ed, infine, la via unitivia, quella cioè che fa fruttificare questa illuminazione ricevuta ai piedi della Croce da Gesù Risorto e, dunque, trasforma la nostra vita, secondo il cuore di Dio (“avrà la luce della vita”).

 

D. – Qual è il significato del “nugolo di testimoni” di cui spesso parla nelle meditazioni?

 

R. – Il senso del “nugolo dei testimoni”, che è l’espressione della Lettera agli ebrei, vuol significare che nessuno di noi si salva da solo, nessuno di noi scopre da solo il dono di Dio, ma abbiamo bisogno della comunione della Chiesa. Questa comunione è quella della Chiesa pellegrina nel tempo, ma anche della Chiesa dei Santi, della Chiesa Celeste. Ecco perché il primo testimone, che ho continuamente invocato, alla fine di ogni giorno, con una lectio divina dedicata a Lei nella Bibbia, è la Vergine Maria. Ci sono poi i grandi testimoni. Tra i personaggi biblici ho scelto Abramo, Mosé, Pietro, Paolo, Giovanni: figure che ci aiutano veramente a fare il cammino della fede. La fede in realtà esige un continuo cammino di riscoperta e di approfondimento e, quindi, in un certo senso, invocare questo “nugolo di testimoni”, meditare la loro esperienza di Dio come un’esperienza viva, attuale, che parla al nostro cuore, significa fare un laboratorio della fede. E tutti noi ne abbiamo bisogno!

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CHIESA E SOCIETA’

8 luglio 2004

 

 

OCCORRE SALVARE IL PROCESSO DI PACE, RAGGIUNTO DOPO TANTI SACRIFICI.
E’ L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO,
A CONCLUSIONE DELLA LORO 38.MA ASSEMBLEA PLENARIA A KINSHASA

 

KINSHASA. = “Non siamo per nulla disposti a tollerare che il processo di pace avviato a prezzo di tanti sacrifici venga sabotato”. I vescovi della Repubblica Democratica del Congo ribadiscono così il loro fermo sostegno al processo di transizione alla democrazia, avviato un anno fa con la formazione del governo di unità nazionale che deve preparare le elezioni generali del 2005.  “Anche se imperfetta questa fase merita di essere sostenuta e la nostra Chiesa desidera che vada a buon fine. Occorre salvarla a tutti i costi per instaurare un nuovo sistema politico eletto democraticamente”. La posizione dei vescovi è contenuta in un messaggio pubblicato nei giorni scorsi, al termine della loro 38.esima assemblea plenaria a Kinshasa, dal titolo “Fratelli che cosa dobbiamo fare? L’ora della responsabilità è arrivata”. Con la recente ripresa delle violenze in alcune parti del Paese, l’ex Zaire sta attraversando nuovamente un momento difficile, ma i vescovi vedono incoraggianti segni di risveglio della società civile. Al di là dei disordini, degli attacchi contro certe istituzioni internazionali e dei saccheggi, che disapprova, infatti, la Chiesa saluta il coraggio mostrato dal popolo congolese nell’opporsi alla violazione dell’integrità territoriale e alla balcanizzazione del Paese. “Vittima per tanto tempo della deriva politica - rilevano - esso si è assunto ormai la responsabilità di contribuire alla costruzione di una pace durevole e dimostra la sua volontà di prendere in mano il proprio destino e di partecipare attivamente alla costruzione di una società in cui regni la giustizia, la democrazia e lo sviluppo”. I presuli, tuttavia, ammoniscono il popolo congolese ad agire in modo riflessivo e ordinato, per non compromettere il delicato processo in corso. “Occorre essere vigili - scrivono - senza cadere nella trappola della manipolazione e della demagogia”. (L.Z.)

 

 

LA CHIESA COLOMBIANA RIBADISCE L’IMPORTANZA DELLA MEDIAZIONE TRA GOVERNO

 E RIBELLI. UN APPELLO AD ANTEPORRE LE ESIGENZE UMANITARIE

 A QUELLE POLITICHE E’ STATO LANCIATO DAL CARDINALE RUBIANO SAENZ

AL GOVERNO DI BOGOTA’ E ALLE FARC

 

BOGOTA’. = Un invito a dare “segni di disponibilità” circa la questione degli ostaggi è stato rivolto, nei giorni scorsi, dal cardinale Pedro Rubiano Sàenz, arcivescovo di Bogotà e presidente della Conferenza episcopale colombiana, ai guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). Condannando il sequestro come “atto di violenza”, il porporato ha chiesto ai combattenti di mostrare segnali di apertura, mediante atti concreti, che pongano fine alle sofferenze del popolo colombiano. “Anteponete le esigenze umanitarie a quelle giuridiche e politiche - è stato l’appello lanciato dal cardinale - liberate tutte quelle persone detenute illegalmente a causa del conflitto civile”. In disaccordo con un eventuale scambio tra i ribelli attualmente in detenzione e i sequestrati, perché “equivarrebbe a porre un prezzo sulla persona”, il porporato ha insistito sulla necessità, più volta ribadita dalla Chiesa, di “un accordo umanitario con i guerriglieri, per ragioni legali e di dignità umana”. (D.G.)

 

 

IN CORSO DA IERI A BARCELLONA IL PARLAMENTO DELLE RELIGIONI DEL MONDO.

ALL’INCONTRO PARTECIPANO 7.000 PERSONE DI 75 PAESI

 
BARCELLONA. = Cattolici, ebrei, musulmani e membri di altre confessioni religiose hanno partecipato ieri a Barcellona all’inaugurazione del Parlamento delle Religioni del Mondo, nell’ambito del “Forum Universale delle Culture”. “Sentieri di pace: l’arte di saper ascoltare, la forza dell’impegno”: è il tema che accompagnerà fino al 13 luglio prossimo l’incontro, convocato per la prima volta a Chicago nel 1893, e al quale nell’edizione 2004 partecipano 7.000 persone provenienti da 75 Paesi. Questo appuntamento, ha sottolineato ieri Dirk Ficca, direttore esecutivo del Consiglio del Parlamento, “vuole essere una festosa celebrazione della diversità culturale e spirituale e una dimostrazione di comprensione contro ogni forma di violenza perpetrata in nome della religione”. Sulla stessa scia anche le dichiarazioni del presidente, William Lesher. Quest’ultimo ha puntato il dito contro quanti “manipolano” la religione stravolgendo il vero messaggio di pace che sottende ogni credo. Le nostre comunità religiose, ha concluso il rabbino David Rosen, della Comitato ebraico americano, devono aiutare le società contemporanee a risolvere le questioni aperte del nostro tempo. (B.C.)

 

 

LA SITUAZIONE NELLO ZIMBABWE E’ SEMPRE PIU’ CRITICA, LO SPETTRO DELLA FAME

STA ALLUNGANDO LE SUE SPIRE: A LANCIARE L’ALLARME E’ L’ARCIVESCOVO

 DI BULAWAYO MONS. NCUBE, MANIFESTANDO LA PROPRIA PREOCCUPAZIONE

PER L’OPERATO DEL GOVERNO

 

BULAWAYO. = “La gente non ha cibo. Le persone moriranno perché il governo ci sta raccontando delle menzogne”. Così mons. Pius Alick Ncube, arcivescovo di Bulawayo, seconda città dello Zimbabwe, in occasione della recente Giornata mondiale per le vittime della tortura. L’arcivescovo ha parlato di fronte ad oltre 2 mila fedeli nella cattedrale di Bulawayo. Durante la cerimonia, i presenti hanno acceso candele in memoria delle vittime della tortura, mentre il coro dell’arcidiocesi ha intonato inni nelle lingue dello Zimbabwe: shona, ndebele e inglese. “Molte persone in questo Paese sono state torturate a morte - ha dichiarato mons. Ncube - come cristiani dobbiamo opporci alla tortura”. Accanto alla violenza politica, l’arcivescovo ha ricordato la penuria alimentare che sta facendo soffrire gli abitanti dello Zimbabwe e ha evocato lo spettro della fame. Già in altre occasioni l’arcivescovo Ncube aveva manifestato la propria preoccupazione per la situazione nel Paese e per l’operato del governo di Harare. “La politica del presidente Robert Mugabe - ha riferito il presule all’agenzia Fides - ha portato il Paese al collasso. Da oltre tre anni, da quando ha iniziato a temere di perdere il potere, il presidente ha imposto un controllo ferreo sulla società. La politica di distribuzione della terra, in particolare, ha distrutto il settore agricolo, un tempo fiorente, con il risultato che ogni settimana nello Zimbabwe muoiono di fame 40 persone. Oltre 6 milioni di persone sono a rischio fame (su un totale di poco più di 12 milioni), l’80 % della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, non si trova carburante e le banche hanno bloccato i conti correnti”. (A.M.)

 

 

DAL 1990 AL 2001 E’ AUMENTATO DELL’88 PER CENTO

IL NUMERO DEGLI ABORTI IN SPAGNA

 

MADRID. = Aumentato dell’88 per cento il numero degli aborti in Spagna, dal 1990 al 2001. Non solo, il 50 per cento delle minorenni spagnole incinte interrompe la gravidanza. Il primato di questo fenomeno spetta alla Catalogna, dove ad abortire è il 60 per cento delle ragazze di età inferiore ai 18 anni, seguita dalle Baleari, con il 20 per cento, e le Asturie, con il 19 per cento. Sono alcuni degli allarmanti dati, contenuti nel rapporto appena pubblicato dal Centro superiore di ricerche scientifiche (CSIC), dal quale emerge come l’interruzione di gravidanza nel Paese iberico sia diventata una pratica frequente. Lo studio rivela, inoltre, che tre anni fa gli aborti delle ragazze sotto i 25 anni rappresentavano già il 40 per cento del totale. “Dati in controtendenza rispetto all’Unione Europea - ha commentato la responsabile del CSIC, Margarita Delgado - in cui il numero delle interruzioni di gravidanza tende a diminuire”. In Spagna, l’aborto è stato depenalizzato nel 1985, in tre casi: grave pericolo per la salute fisica e psichica della madre; se la gravidanza è la conseguenza di una violenza sessuale; se il feto è affetto da gravi malformazioni. È intenzione, tuttavia, del governo Zapatero depenalizzare completamente l’aborto entro le prime 12 o 14 settimane. (D.G.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

8 luglio 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Si è chiuso oggi ad Addis Abeba, in Etiopia, il 13.mo Vertice dell’Unione Africana. Il presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo, ha affermato che i Paesi   africani si sono impegnati a promuovere e a rilanciare la pace nel Continente. Tra le decisioni prese ad Addis Abeba, l’invio di una forza di pace nella regione sudanese del Darfur e l’appello al governo del Sudan perché cessi i bombardamenti contro le popolazioni autoctone non arabe di questa zona. Il vertice ha deciso anche di stabilire il Parlamento dell’Unione in Sudafrica. Andrea Sarubbi ha raccolto il commento di padre Giuseppe Caramazza, missionario comboniano, direttore dell’agenzia di stampa New People a Nairobi:

 

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R. – La decisione, a livello ideologico, è molto buona. Il Sudafrica è l’unico Paese in Africa che può veramente garantire la sicurezza di poter lavorare. Rimane ora il problema riguardo a cosa farà questo Parlamento. Su questo punto io sono un po’ scettico, perché mi sembra che in Africa non ci sia ancora una coscienza internazionale capace di dare anche un peso politico ad una assise di questo tipo.

 

D. – Da questo vertice emerge che il Darfur sarà un po’ il banco di prova per l’Unione Africana…

 

R. – C’è una grande pressione internazionale affinché sia l’Africa a prendersi cura dei propri problemi. Credo però che l’Unione non sia in grado di agire prontamente in Darfur. Prima di tutto, vengono messe a disposizione troppe poche persone per una regione che è grande come la Francia. I Paesi africani, inoltre, non sono stati capaci di una vera critica verso i presidenti africani. Dunque non vedo come adesso l’Unione Africana riuscirà ad imporre quanto meno un po’ di democrazia e correttezza al governo del Sudan. Non lo ha fatto in venti anni di guerra.

 

D. – Proprio sul Darfur c’è stato un dibattito piuttosto acceso: alcuni Paesi insistevano nel parlare di genocidio in corso mentre il Sudan si è impegnato affinché la parola genocidio non venisse menzionata e c’è riuscito…

 

R. – Il Sudan può imporre forti pressioni agli altri Paesi africani, perché ha il petrolio da vendere e tantissime altre cose da dare agli altri. Ha quindi giocato le sue carte per non essere messo al bando. La verità però è che il Sudan è stato un governo genocida negli ultimi due decenni e quello che sta facendo ora in Darfur è ancora un genocidio.

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In Iraq quattro soldati americani ed una guardia irachena sono stati uccisi in un attacco avvenuto a Samarra, città dove l’esplosione di una bomba ha anche provocato la morte di almeno cinque civili. Il nostro servizio:

 

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Si trova in Libano il marine americano di origine libanese, Wassef Ali Hassoun, rapito in Iraq lo scorso 21 giugno. Lo ha reso noto un portavoce dell’ambasciata statunitense a Beirut ma i familiari del soldato hanno dichiarato di non avere ancora alcuna notizia sul loro congiunto. La liberazione di Hassoun è stata annunciata lunedì scorso poco dopo la falsa notizia di una sua decapitazione data da un gruppo di guerriglieri. Nello Stato arabo si è ripresentato, inoltre, il dramma di un nuovo sequestro: in un video diffuso da Al Jazeera un gruppo armato ha mostrato un uomo, ritenuto dai rapitori di nazionalità filippina, chiedendo al governo di Manila di ritirare le proprie truppe dall’Iraq. Il ministero del Lavoro del Paese asiatico ha successivamente precisato che l’ostaggio non è filippino. E’ alto intanto l’allarme terrorismo in Italia in seguito ad un messaggio del leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, pubblicato su un sito islamico e tradotto per la prima volta in italiano. Il testo contiene minacce esplicite. “Siccome l’Italia è il prossimo obiettivo ed è il Paese che ha maggiori probabilità di essere colpito – si legge nel documento – abbiamo tradotto in italiano l’ultimo discorso dello sceicco”.

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In Afghanistan, una donna che lavorava in un centro di registrazione elettorale è rimasta uccisa in seguito ad un nuovo attentato avvenuto nei pressi di Jalalabad. Le autorità afghane hanno reso noto, intanto, di essere riuscite a rintracciare telefonicamente il leader dei Taleban, mullah Omar. La chiamata è stata possibile grazie al satellitare di un suo collaboratore recentemente catturato ma non è emerso nessun sviluppo utile.

 

La situazione continua ad essere tesa anche in Medio Oriente, dove almeno sette palestinesi sono stati uccisi nel corso di violenti combattimenti con i soldati israeliani nei pressi di Beit Hanun, nel Nord della Striscia di Gaza. E mentre sono in corso operazioni dello Stato ebraico nel nord della Cisgiordania, continua la missione avviata ieri a Gerusalemme dal direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, El Baradei. L’AIEA punta all’adesione di Israele al progetto di denuclearizzare l’area. Il premier israeliano, Ariel Sharon, si è detto pronto a discutere sulla possibilità di creare un Medio Oriente senza armi nucleari. Israele – ha dichiarato inoltre un funzionario dello Stato ebraico dopo un incontro a Gerusalemme con El Baradei – vuole continuare a non confermare e a non smentire il suo presunto possesso di armi nucleari.

 

I ribelli delle Tigri Tamil hanno negato ogni implicazione nell’attentato suicida di ieri in Sri Lanka, costato la vita a 5 persone tra cui una donna kamikaze. Lo ha dichiarato la presidente Kumaratunga sottolineando che i Tamil hanno ribadito la loro fedeltà all’accordo di tregua concluso col governo nel febbraio 2002.

 

Altri nove prigionieri della base americana di Guantanamo a Cuba potranno essere processati da una corte militare. Secondo il Pentagono “c’è ragione di credere che ognuno di loro sia un militante di Al Qaeda o che sia coinvolto in attentati contro gli Stati Uniti”. Sale così a 15 il numero di detenuti a Guantanamo ritenuti giudicabili per terrorismo dal tribunale speciale.

 

Ha giurato stamani dinanzi alle due Camere del Parlamento di Vienna l’ottavo presidente austriaco. E’ il socialdemocratico Heinz Fischer, che succede a Thomas Klestil, morto martedì sera, a poche ore dal termine del suo incarico, durato due mandati. Fischer, uscito vittorioso dalle elezioni 25 aprile, resterà in carica sei anni.

 

Svolta nel processo sull’uccisione del ministro degli Esteri svedese Anna Lindh, assassinata l’anno scorso a Stoccolma. La Corte d’Appello della capitale svedese ha infatti ordinato oggi che Mijailo Mijailovic, autore materiale del gesto, venga ricoverato in una clinica psichiatrica, annullando la precedente condanna all’ergastolo.

 

Giornata conclusiva in Argentina, a Puerto Iguazu, dei lavori della XXVI riunione dei Paesi del Mercosur, organizzazione impegnata nel promuovere la libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi tra gli Stati membri Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Durante il vertice, il ministro degli Esteri di Buenos Aires, Rafael Bielsa, ha assicurato che l’accordo di libero commercio con l’Unione Europea sarà siglato “prima della fine dell'anno”.

 

 

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