RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 189 - Testo della trasmissione di mercoledì 7 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nominato il nuovo vicario episcopale per la diocesi di
Pyongyang
Riunito
da oggi fino al 13 luglio a Barcellona il Parlamento delle religioni del mondo
Don Flavio Peloso è il nuovo direttore generale
dell’Opera di San Luigi Orione
Si conclude domani a Bangkok il
VI Congresso mondiale sulla pastorale del turismo
Prosegue ad Addis Abeba il Vertice dell’Unione
Africana, oscurato dalla tragedia del Darfur, dove non si ferma l’escalation di
violenza
In Iraq, il premier Allawi vara la legge speciale
sulla sicurezza. Sul terreno, nuovi scontri a fuoco
Attentato terroristico nello Sri Lanka: una donna
kamikaze provoca 5 morti nella capitale Colombo.
7 luglio 2004
IL
MALTEMPO NON HA PERMESSO OGGI AL PAPA DI USCIRE PER UNA GITA
-
Intervista con Salvatore Mazza -
La pioggia
battente e l’allarme per possibili temporali non ha consentito al Papa di
uscire, questa mattina, per un’escursione tra i boschi della Valle d’Aosta. Ascoltiamo
l’inviato di Avvenire, Salvatore Mazza, al microfono di Amedeo Lomonaco:
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R. –
Oggi Giovanni Paolo II non ha lasciato la sua casa di Les Combes, perché il
maltempo lo ha bloccato. In Valle d’Aosta piove da stamattina e si prevede un
ulteriore peggioramento del tempo nella giornata, tanto che anche la protezione
civile è stata allertata per la possibilità di temporali molto pesanti. Quindi
la prudenza ha consigliato di far rimanere il Papa nello chalet. Probabilmente
il Santo Padre passerà la giornata nel parco, per quanto possibile negli
intervalli della pioggia, a leggere, a scrivere e a conversare con i suoi
compagni di villeggiatura.
D. – Comunque, nonostante la pioggia, un gruppo di persone
ha aspettato per ore davanti alla curva che conduce alla villetta papale…
R. – Chi può, chi si trova nei dintorni, o perché ci
abita, come tutte le mattine si è dato appuntamento alla curva, l’unico
passaggio obbligato del corteo papale, aspettando che il Santo Padre uscisse.
L’attesa è durata fin quando non si è vista andare via la monovolume del Papa,
quella che Giovanni Paolo II usa per gli spostamenti in Valle d’Aosta. Si è
capito allora che per quest’oggi non era stato previsto nulla e così la piccola
folla si è diradata in fretta.
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RESO
NOTO IL BILANCIO CONSUNTIVO CONSOLIDATO 2003
DELLA SANTA SEDE E DELLO STATO DELLA CITTA’ DEL
VATICANO
E’ stato reso noto oggi il
bilancio consuntivo consolidato 2003 della Santa Sede e dello Stato della Città
del Vaticano. Domattina la conferenza stampa. Ieri si era tenuta la 38. ma
riunione del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi
ed economici della Santa Sede, presieduta dal cardinale Segretario di Stato,
Angelo Sodano. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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La riunione ha avuto inizio con la presentazione da
parte del cardinale Sergio Sebastiani, presidente
della Prefettura degli Affari Economici, del bilancio consuntivo consolidato
2003 della Santa Sede, dove figurano entrate per 203.659.498 euro ed uscite
per 213.228.954 euro, con un disavanzo di 9.569.456 euro, inferiore del 29,15%
rispetto al 2002.
La maggior parte delle uscite
sono da ascriversi alle spese erogate per la gestione ordinaria e straordinaria
degli Organismi della Santa Sede, destinati, ciascuno secondo la propria
competenza, al servizio del Sommo Pontefice nella cura della Chiesa Universale.
Nella Curia Romana lavorano
complessivamente 2.674 persone, di cui 755 ecclesiastici, 344 religiosi e 1.575
laici. I pensionati sono circa un migliaio.
Successivamente, il cardinale
Sebastiani ha esposto il bilancio consuntivo 2003 dello Stato della Città
del Vaticano che, com’è noto, provvede alla gestione del territorio e
all’esercizio di attività di supporto alla Santa Sede.
Nell’esercizio 2003 si è avuto
un disavanzo di 8.820.678 euro. Tale risultato negativo, inferiore del 45% a
quello dello scorso anno, è stato causato dalle spese straordinarie per la
realizzazione di opere o la ristrutturazione e il restauro di edifici esistenti
nel territorio dello Stato della Città del Vaticano o nelle zone
extraterritoriali, oltre che dal contributo di 10.452.543 euro che il
Governatorato ha dato per coprire metà del disavanzo della Radio Vaticana.
Un cospicuo impegno finanziario
è stato sostenuto anche per iniziative di tutela, valorizzazione, restauro e
conservazione del patrimonio artistico della Santa Sede, meta di visite da
parte di pellegrini e turisti provenienti da tutto il mondo.
I dipendenti dello Stato della
Città del Vaticano sono 1.534.
Come di consueto, i bilanci
della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano sono stati sottoposti a
verifica e a certificazione.
Nel corso della discussione sui
bilanci i cardinali hanno affrontato anche l’argomento dei mezzi di
comunicazione sociale ed in particolare della Radio Vaticana. La Chiesa è molto
sensibile all’uso di questi strumenti che impegnano ingenti risorse finanziarie
e richiedono continue innovazioni tecnologiche, ma svolgono un importante e
proficuo servizio d’informazione sull’attività e l’insegnamento del Santo Padre
e della Chiesa universale, nonché di formazione pastorale specialmente verso
quei Paesi che dispongono di limitate possibilità per l’evange-lizzazione.
E’ stata illustrata quindi la
situazione dell’Obolo di San Pietro, che comprende la raccolta
effettuata nelle diocesi del mondo, soprattutto in occasione della solennità
dei Santi Pietro e Paolo, i contributi provenienti da Congregazioni ed Istituti
Religiosi e da Fondazioni, come pure le offerte dei fedeli, che in numero
sempre crescente sostengono le opere di carità del Papa.
Nel corso del 2003 sono
pervenute offerte per un totale di 55.842.854 dollari, con un incremento del
5,7% rispetto al 2002. Il Papa li ha destinati soprattutto ad interventi caritativi
per manifestare la vicinanza della Sede Apostolica e della Chiesa Universale
alle popolazioni di vari Paesi del mondo colpite da calamità di diversa natura
(terremoti, inondazioni, guerre, carestie, malattie endemiche, stato di
rifugiati e profughi, ecc.), per sostenere le numerose e varie iniziative delle
Comunità ecclesiali del Terzo Mondo, finalizzate alla promozione umana, e per
aiutare le opere cattoliche in Terra Santa, che si trovano da alcuni anni in
gravi difficoltà per motivi di tensioni e conflitti. Domani mattina il Bilancio
sarà presentato ai giornalisti durante una conferenza stampa in Vaticano.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’Iraq con
un articolo dal titolo “Stragi sul cammino della ricostruzione”. La presidenza
irachena firma la legge per la sicurezza nazionale.
Nelle vaticane, un articolo di
Gino Concetti su un vademecum di scritti di Sant’Escrivá de Balaguer.
Nelle estere, il bilancio
consuntivo consolidato 2003 della Santa Sede e dello Stato della Città del
Vaticano.
Sudan: nel Darfur altre
migliaia di civili in fuga.
Nella pagina culturale, un
articolo di Maria Maggi: dopo sette anni la navicella interplanetaria
“Cassini-Huygens” è entrata in orbita attorno a Saturno.
Nelle pagine italiane, il
Premier alle Camere mercoledì; clima ancora teso nella maggioranza.
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7
luglio 2004
L’AUSTRIA PIANGE LA MORTE DEL PRESIDENTE THOMAS
KLESTIL, SPIRATO IERI,
ALLA VIGILIA DELLA SCADENZA DEL SUO MANDATO, PER
UN ATTACCO CARDIACO.
SABATO SI SVOLGERANNO I FUNERALI PER IL CAPO DI
STATO
- Con
noi Erich Leitenberger ed il cardinale Schönborn -
Unanime cordoglio in Austria e
nel mondo per la morte del presidente austriaco Thomas Klestil. Il capo dello
Stato è spirato ieri sera all’età di 71 anni, alla vigilia della scadenza del
suo mandato. Malato da anni e ricoverato lunedì in ospedale a seguito di un
attacco cardiaco, le sue condizioni erano apparse subito disperate. Klestil era
stato eletto una prima volta nel ‘92 e rieletto nel ‘98. Domani avrebbe dovuto
passare le consegne al suo successore, il socialdemocratico Heinz Fischer.
Sabato prossimo si svolgeranno i funerali di Stato. Ma quale eredità lascia
Klestil all’Austria? Giada Aquilino lo ha chiesto a Erich Leitenberger,
direttore dell’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress:
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R. -
Il presidente Klestil avrebbe voluto essere un presidente ‘forte’, ma la
Costituzione reale austriaca non consente molto spazio al capo dello Stato. Ciò
nonostante, il presidente Klestil senz’altro è riuscito ad approfondire i rapporti
tra l’Austria e la nuova Europa che sta costituendosi.
D. -
Uno dei momenti difficili per Klestil fu quando nel 2000 presenziò al
giuramento del governo di centro-destra del cancelliere Schüssel, con la partecipazione
dell’estrema destra di Jörg Haider. Che ricordo c’è di quel periodo?
R. -
E’ stato un periodo molto difficile, nel quale però Klestil ha voluto, ad ogni
costo, evitare una spaccatura tra l’Austria e i suoi vicini europei. Voleva far
capire anche all’opinione europea che l’Austria è un Paese fortemente europeo,
che crede nei valori costituenti dell’Europa.
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Nella
cattedrale di Santo Stefano ieri, durante la Messa, il cardinale Christoph
Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha invitato i fedeli a pregare per il
presidente morente. Alla celebrazione hanno partecipato migliaia di viennesi,
che volevano essere vicini al presidente e alla sua famiglia. Ascoltiamo un
ricordo del presidente Klestil nelle parole del cardinale Schönborn.
L’intervista è stata realizzata dal collega della redazione tedesca, Ludwig Waldmuller.
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ER HAT IMMER WIEDER AUCH SEIN WOHLWOLLEN, ...
“Non ha perso occasione per manifestare il suo
interesse nei riguardi della Chiesa. Lo ha dimostrato ripetutamente a noi,
vescovi del Paese, quando ci ha incontrato per parlare di interessi e preoccupazioni
comuni. Per lui, che era cresciuto nella fede, è sempre stato importante non
nasconderla mai, nemmeno in pubblico. Vorrei aggiungere poi che egli si è
sempre impegnato in maniera particolare per un buon rapporto con le comunità
religiose. Ricordo, in particolare, con profonda gratitudine, il suo intervento
a favore del pellegrinaggio dei popoli a Mariazell, il santuario al quale era
particolarmente legato”.
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IL GOVERNO INTENDE LAVORARE FINO A FINE
LEGISLATURA:
LO
RIBADISCE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO, BERLUSCONI,
MA NON CESSANO LE TENSIONI NELLA MAGGIORANZA
-
Intervista con padre Michele Simone -
“Abbiamo
avuto dagli italiani la responsabilità di una compagine di governo, che ha
lavorato per tre anni e che intende lavorare fino alla fine della legislatura,
con gli stessi indirizzi”. E’ quanto ha affermato il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, nell’intervento alla conferenza annuale della Ragioneria
generale dello Stato. Sulle ultime dichiarazioni del premier e sull’attuale
situazione politica segnata dalla crisi all’interno della maggioranza, il
servizio di Fausta Speranza:
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Nasce l’attesa per il
risultato del vertice in corso a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi, premier e
ministro ad interim dell’economia; Gianfranco Fini, vice presidente e leader di
An, e Marco Follini, capo dell’Udc. Quest’ultimo ha lanciato un ultimatum:
svolta entro 10 giorni se no l’Udc esce dal governo, sia pure assicurando
appoggio esterno. Intanto, ci sono le dichiarazioni di Berlusconi a proposito
degli impegni presi all’Ecofin. I tagli previsti dalla manovra correttiva presentata
a Bruxelles sono “indolori” e “non metteranno le mani nelle tasche dei
cittadini”, assicura il premier aggiungendo di aver avuto apprezzamento e
credibilità dai ministri europei non per un provvedimento preso ma solo per una
promessa fatta. E - spiega - l’impegno preso è non solo per riduzioni di spesa,
ma anche per la crescita dell'economia”. Berlusconi, poi, presenta una
massima: “lo Stato è più amato se chiede
imposte giuste”. Poi però aggiunge di essere molto meravigliato: “Pensavo
- spiega - che non ci potesse esser qualcuno in Italia contrario al calo delle
tasse, ma invece c'è stato”. In ogni caso, riconosce che bisogna intervenire
“sulla riduzione delle aliquote fiscali soprattutto nei confronti dei ceti medi”. E il premier saluta dicendo: “devo
scappare perché nonostante a qualcuno possa dispiacere, sono sempre e ancora
presidente del Consiglio”.
Resta
la crisi sostanziale all’interno della maggioranza che, però, non è crisi dal
punto di vista formale. E il ministro dell’interno Pisanu ci tiene oggi a
sottolineare che “il disimpegno, in qualunque forma si manifesti, di una
componente importante della maggioranza di governo aprirebbe la strada a
ulteriori lacerazioni nella Casa delle libertà. Esplicito il riferimento
all’ultimatum di Follini. Ma come orizzontarsi per capire cosa sta succedendo?
Lo chiediamo a padre Michele Simone, notista politico di Civiltà Cattolica:
R. – La domanda per la quale
si attende una risposta è: “Il presidente Berlusconi riuscirà a dare nuovo
slancio e quindi a formulare un nuovo accordo politico con i suoi alleati, o
no?”. Perché, l’alternativa sarebbe uno stato di pre-crisi prolungato per due
anni che non sarebbe di vantaggio né al Paese né alla coalizione e quindi, nel
caso non si raggiunga questo accordo, è meglio andare alle elezioni.
D. - In questo senso, secondo
lei, che significa e quali prospettive apre l’ultima-tum di Follini di dare
l’appoggio esterno al governo?
R. – E’ un estremo tentativo
di far percepire agli alleati di Forza Italia e della Lega che c’è un malessere
nell’elettorato e, quindi, c’è bisogno di un nuovo accordo che dia slancio al
programma di governo.
D. – E’ più chiaro Follini
quando dice: “Voglio passare dalla monarchia alla repubblica”: cos’è, il
tramonto della politica della leadership? Ma quale potrà essere il passo
successivo, a questo tramonto?
R. – Bè, queste sono le
battute che nella polemica sono facili a farsi. Il problema è stato sollevato
già un anno fa sia da Fini sia da Follini, di una maggiore collegialità nelle
decisioni, soprattutto in economia.
D. – Guardiamo dall’altra
parte di questo bi-polarismo discusso. C’è un’opposi-zione che Prodi tenta di
compattare con la proposta di una federazione, mentre Rutelli ha già detto che
non ci sta ...
R. – L’assemblea della
Margherita ha accettato la prosecuzione del discorso della lista unitaria, pur
essendo convinta – a differenza degli altri alleati del centro-sinistra – che
un’autonoma presenza della Margherita sarebbe opportuna per recuperare
eventuali voti, in uscita dal centro-destra. Comunque, il discorso sia
programmatico sia formale di alleanze dei vari partiti nel centro-sinistra è
ancora nella fase iniziale.
D. – Una fase iniziale,
dunque, se ci fosse – come qualcuno dice – un’ipotesi di elezioni anticipate,
si troverebbero tutti spiazzati: di qua una crisi, di là non ancora pronti ...
E così?
R. – In parte è vero, anche se
evidentemente gli uomini per formare un governo all’altezza della situazione,
il centro-sinistra ce li ha.
D. – Padre Simone, in
definitiva, secondo lei, quale potrebbe essere una forte iniziativa politica?
Perché d’altra parte, l’Europa questo ci chiede: una forte politica economica,
che sia anche una forte iniziativa politica ...
R. – Certo. Questo spetta al
leader, al leader della coalizione: e l’onorevole Berlusconi è chiamato in
questo periodo esattamente a compiere questo tentativo che, se egli riuscisse a
mitigare le richieste della Lega, potrebbe benissimo andare in porto.
D’altronde, c’è un interrogativo al quale la Lega non è in grado di rispondere:
quali sono i costi della riforma federalista, nella forma chiesta dalla Lega,
che non sono stati ancora calcolati? I costi sono molto alti, e nell’attuale
situazione è difficile poter proseguire sulla linea seguita fino ad oggi.
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CRIMINI CONTRO I PIGMEI
BAMBUTI DEL CONGO.
LA
DENUNCIA PRESENTATA IERI ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
- Intervista con Domenico Quirico -
Crimini contro l'umanità, omicidi, torture,
cannibalismo: sono alcuni dei presunti delitti commessi contro i pigmei Bambuti
del Congo denunciati da un ampio dossier depositato ieri presso la procura
della Corte penale internazionale dell’Aja dall’organizzazione non governativa
Minority Rights Group International e che contiene numerose testimonianze sui
delitti contro i pigmei che abitano nelle foreste dell’Ituri e del Kivu
avvenute per mano di gruppi eterogenei di ribelli. I delitti sarebbero iniziati
addirittura nel 1998. Su questa nuova emergenza africana Giancarlo La Vella ha
intervistato Domenico Quirico, africanista del quotidiano La Stampa:
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R. – La parte orientale del
Congo è un calderone in cui si stanno consumando – in una preoccupante
indifferenza internazionale – delle atrocità di proporzioni apocalittiche. In
realtà il problema è che si sta consumando in questa zona una battaglia, senza
esclusioni di colpi, ferocissima, per il controllo di enormi ricchezze in
termini di materie prime, di minerali e si è formato nel Congo orientale una
nuova categoria di “signori della guerra”, gente che controlla territori
immensi con delle milizie private, che tratta con le grandi organizzazioni
internazionali delle materie prime, vende ed incassa cifre gigantesche, uccidendo
– in totale silenzio – chi può essere testimone o può infastidire
quest’attività.
D. – Spesso si punta il dito
contro la comunità internazionale, l’Onu in primis, per l’incapacità di intervenire
in situazioni del genere?
R. - Da tempo ribadisco le
gravi responsabilità delle Nazioni Unite, della comunità internazionale di tutta
questa situazione. Credo, però, che a questo punto siano forse gli stessi
africani che devono cominciare a riflettere su quanto è successo e quanto sta
succedendo.
D. – Chi sono questi pigmei
bambuti e soprattutto chi sono i movimenti accusati di commettere crimini nei
loro confronti?
R. – Si tratta di una
popolazione numericamente molto ridotta, che ha però la sciagura di abitare
sempre in zone ricchissime di minerali preziosi. Allora sbrigativamente si
vuole farli sloggiare. Nel Botswana, ad esempio, si è deciso di spostarli in
un’altra parte del Paese, in mano ai militari. Qui, dove non esiste alcuna
forma di legge, li si elimina semplicemente. Le sigle di questi movimenti,
ahimè, sono semplicemente il nome di queste bande di criminali che controllano
il territorio e le miniere e che si combattono selvaggiamente, innalzando false
teorie di liberazione, di resistenza, di lotta contro invasori più o meno
vicini.
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UN NUOVO LIBRO SU PIO XII: “IL PAPA CHE
SALVO’ GLI EBREI”
-
Intervista con Andrea Tornielli e Giulio Andreotti -
Dalla fine della Seconda
Guerra Mondiale e per molti anni, Papa Pio XII è stato ringraziato, in particolare dalle comunità ebraiche, per la generosità con cui aveva salvato
tanti ebrei dalla persecuzione nazista, mentre dagli anni ’60 in poi, pian piano,
ha preso corpo la leggenda nera secondo cui papa Pacelli sarebbe stato
indifferente e cinico spettatore del genocidio attuato da Hitler. Mettere in
luce questo paradosso e smontare le accuse a Pio XII è ciò che intende fare il
libro “Il Papa che salvò gli ebrei”, scritto da Andrea Tornielli e Matteo
Napolitano. Il servizio di Debora Donnini.
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Stravolgimento della realtà documentale, uso
parziale delle fonti, citazioni strumentali: attraverso tutto questo passa la
leggenda nera su Pio XII secondo il libro di Tornielli e Napolitano, che si
basa tra l’altro anche sui documenti dell’Archivio segreto vaticano riguardanti
i rapporti tra la Santa Sede e la Germania negli anni 1922-1939. Ma quali sono
le principali novità del libro e quale luce portano al dibattito? Sentiamo
Andrea Tornielli.
“Mi sembra che ormai sia
chiaro che la maggior parte delle accuse che vengono rivolte a Pio XII siano
accuse faziose e pecchino di anacronismo. Dai documenti degli archivi segreti
vaticani emerge invece una realtà molto più complessa, emerge ad esempio – ed è
una delle novità del libro - come Pacelli, prima ancora di diventare Papa,
quando era segretario di Stato, si mosse fin dall’inizio, fin da quando Hitler
introdusse le leggi antisemite, chiedendo al nunzio apostolico e ai vescovi
della Germania di intervenire, di parlare in favore degli ebrei e contro queste
leggi. Sono documenti che adesso vengono pubblicati e che ci fanno vedere come
l’idea di un Pacelli connivente, silenzioso, filonazista sia destituita di
qualsiasi fondamento. Il fatto che il Papa parlasse contro Hitler lo dimostrano
i rapporti di protesta inviati dal Vaticano al Terzo Reich e l’astio crescente
manifestato dal Terzo Reich contro Pacelli. Lo dimostra il fatto che il Papa fu
personalmente tenuto informato di tutti i tentativi di complotto per rovesciare
Hitler dagli stessi cospiratori”.
Ma l’opposizione di Pio XII al comunismo quanto
può aver determinato la formazione della leggenda nera su di lui? Ci risponde
Giulio Andreotti, presente al dibattito per la presentazione del libro a Roma:
“Tutto il suo atteggiamento
contro il Comunismo è stato considerato come determinante per evitare
l’espansione del Comunismo stesso, oltre quello che aveva già ottenuto. Quindi,
è chiaro che la reazione poi si è fatta non in modo frontale, ma in modo
subdolo, facendolo apparire come un Papa che non avesse esercitato la stessa
rigorosa avversità nei confronti del nazismo. Ma tutto questo storicamente non
è vero”.
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7 luglio 2004
“SFORZI CONCRETI PER FAR CRESCERE LA CHIESA IN
NORD COREA NON SI POSSONO PIU’ RIMANDARE”: COSI’ L’ARCIVESCOVO DI SEOUL,
MONS. CHEONG
PYONGYANG.
= Si accendono nuove speranze di evangelizzazione nella Corea del Nord. Secondo
quanto ha reso noto la Conferenza Episcopale di Corea, mons. Nicholas Cheong
Jin-suk, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyongyang, ha
nominato padre Matteus Hwang In-kuk nuovo vicario episcopale per la Diocesi della
capitale nordcoreana. “Ci aspettiamo che questo gesto - afferma la Chiesa
locale - porti a un nuovo capitolo per la storia della Chiesa in Corea e che
possa incoraggiare la riconciliazione e l’unificazione della penisola”. “Sforzi
concreti per far crescere la Chiesa in Nord Corea - ha detto mons. Cheong - non
si possono più rimandare”. La timida rifioritura della Chiesa cattolica nel
Paese è cominciata dopo il 1989, quando il cattolicesimo ha avuto un riconoscimento
con la nascita dell’Associazione Cattolica della Corea del Nord, sul modello
cinese, controllata dal governo. Oggi i cattolici nordcoreani vivono la fede in
un contesto familiare, pregando in casa e ricevendo ogni tanto le visite dei rappresentanti
dell’Associazione Cattolica. Di tanto in tanto a rappresentanti della Chiesa in
Corea del Sud è concesso di recarsi al Nord per celebrare la Santa Messa. Nel
1998 si registrò la storica visita del vescovo ausiliare di Seoul al Nord.
Anche delegazioni della Santa Sede e della Caritas Internationalis sono state
ammesse a visitare il Paese. La Chiesa del Sud, intanto, desidera avere notizie
di mons. Francis Hong Yong-ho, vescovo di Pyongyang nel 1962, e dei circa 50
preti che erano nel Nord negli anni ‘40. Secondo la Chiesa del Sud, vi sono
attualmente in Corea del Nord circa tremila cattolici e un’unica chiesa a
Pyongyang. Secondo alcune fonti, nel Nord vi sono anche circa 12 mila fedeli
protestanti, assistiti da alcuni pastori, e due chiese nella capitale. (A.M.)
RIUNITO
FINO AL 13 LUGLIO A BARCELLONA
IL
PARLAMENTO DELLE RELIGIONI DEL MONDO
BARCELLONA. = “Sentieri di pace: l’arte di saper
ascoltare, la forza dell’im-pegno”. E’ il tema che accompagnerà, da oggi fino
al 13 luglio prossimo a Barcellona, la riunione del Parlamento delle Religioni
del Mondo, nell’ambito del “Forum Universale delle Culture”. Convocato per la
prima volta a Chicago nel 1893, il “Parlamento” riunisce periodicamente – ogni
cinque o sei anni – alcune migliaia di leader di ogni tradizione religiosa,
esperti, fedeli e persone non affiliate a una determinata confessione ma
desiderose di approfondire la conoscenza delle diversi fedi. L’incontro si pone
come obiettivo la promozione dell’armonia e della collaborazione tra le
comunità, orientando il proprio impegno in favore della pace, della giustizia e
della sostenibilità. La manifestazione 2004 prevede oltre 500 eventi, tra
celebrazioni e meditazioni; presentazione e testimonianze delle diverse
identità religiose; spazi di dialogo e confronto sull’apporto delle tradizioni
religiose e spirituali ai problemi di attualità; riunioni regionali. In
preparazione alla convocazione di Barcellona, circa 400 leader religiosi e
spirituali di ogni parte del globo si sono riuniti tra il 5 e il 7 luglio
presso il Santuario mariano di Montserrat,
nella stessa Catalogna, per un incontro di preghiera e riflessione sulle
possibili risposte delle religioni ad alcune urgenze del Pianeta: debito
estero, carenza idrica, situazione dei rifugiati, violenze e scontri di matrice
confessionale. (B.C.)
LA CARITAS ITALIANA CHIEDE AL GOVERNO DEL SUDAN DI AFFRONTARE LA
DRAMMATICA SITUAZIONE DEL DARFUR
E DI
SOSTENERE LA COSTRUZIONE DELLA PACE NEL PAESE
KHARTOUM. = Nella martoriata regione
sudanese del Darfur il governo di Khartoum ha annunciato
ieri un piano per garantire la sicurezza e facilitare l’arrivo degli aiuti
umanitari nella regione. In questa fase di
rinnovato impegno politico, incentivato anche dalle recenti visite in Sudan del
segretario generale dell’Onu Kofi Annan, e del segretario di Stato americano,
Colin Powell, la Caritas italiana ha rivolto all’esecutivo di Khartoum un accorato
appello, in cui chiede di sostenere la fragile costruzione della pace nel
Paese, dopo la firma dei protocolli di intesa tra governo e guerriglia, e di
affrontare l’emergenza del Darfur. Nel documento si ricordano, inoltre, gli
impressionanti numeri di questa tragedia spesso dimenticata dai mezzi di
informazione: le stime più accreditate riportano cifre relative alla vittime
che oscillano tra 10 mila e 30 mila. Si deve aggiungere più di un milione di
sfollati. Per cercare di rispondere a questa drammatica situazione la Caritas
Internationalis sta pianificando, inoltre, un intervento comune con le Chiese
ortodossa e protestante. La Caritas informa, infine, che l’intervento
programmato ammonta a circa 14 milioni di euro: “Le prime e più urgenti azioni
consistono nell’assicurare a tutti gli sfollati una tenda per potersi riparare
dalle piogge e nel garantire un’adeguata assistenza igienico-sanitaria nei
campi”. (A.L)
SODDISFAZIONE DELLA CHIESA BRITANNICA PER L’APPROVAZIONE, ALLA CAMERA
DEI LORD, DI UN DISEGNO DI LEGGE CHE BANDISCE
LE
PUNIZIONI CORPORALI INFLITTE AI BAMBINI TRA LE MURA DOMESTICHE
LONDRA. = I vescovi inglesi
appoggiano in pieno il nuovo disegno di legge che vuole ridurre drasticamente
il diritto dei genitori alle punizioni corporali sui figli, già bandite qualche
anno fa dalle scuole britanniche. Il progetto, approvato lunedì dalla Camera
dei Lord, dopo un vivace dibattito nel Paese, vuole in sostanza sottoporre
anche i bambini alle leggi valide per gli adulti, emendando il “Children and
Young Persons Act” del 1933. Ai genitori, quindi, sarà permesso di punire i
figli a condizione di non infliggere loro “danni fisici o morali”, abolendo il
concetto della cosiddetta “punizione ragionevole” della precedente
legislazione, ispirata ai rigidi modelli educativi vittoriani. La riforma è
frutto di una vasta campagna condotta da numerose associazioni e organizzazioni
per i diritti dell’infanzia. Tra queste, anche le Conferenze episcopali inglese
e gallese che attraverso l’organismo caritativo “Caritas-Social Action” hanno
ribadito pieno appoggio al provvedimento. “L’abolizione del concetto arcaico di
‘punizione ragionevole’ – ha sottolineato la direttrice Sarah Lindsell – lancia
un messaggio chiaro: che in un’educazione genitoriale amorevole e premurosa non
ci può essere spazio per la violenza”. “Come cristiani – ha concluso – abbiamo
la grande responsabilità di parlare in difesa dei più deboli e vulnerabili”.
(L.Z.)
DON FLAVIO PELOSO E’ IL NUOVO DIRETTORE GENERALE DELL’OPERA DI DON
ORIONE
ARICCIA. = Don Flavio Peloso è stato eletto nuovo direttore
generale dell’Opera di Don Orione. La nomina è stata decisa ieri durante il
12.mo Capitolo generale dei Figli della Divina Provvidenza che si tiene nei
pressi di Roma, ad Ariccia, fino al prossimo 17 luglio. Don Flavio Peloso è il
settimo successore di San Luigi Orione e subentra a don Roberto Simionato. Il
nuovo superiore si è occupato di pastorale giovanile, di formazione religiosa e
laicale. Nel 1998 è stato nominato segretario generale, procuratore e
postulatore: ha portato a felice conclusione la causa di don Orione, proclamato
santo lo scorso 16 maggio. Durante i lavori del Capitolo è stato eletto anche
il nuovo coordinatore generale del Movimento laicale orionino. Si tratta del
48.enne cileno Miguel Esser, ex alunno di don Orione. Il Movimento raggruppa
una grande costellazione di associazioni, di gruppi di laici e di laiche che
condividono con la famiglia orionina la medesima missione di “rinnovare e
unificare in Gesù Cristo l’uomo e la società, portando alla Chiesa e al Papa il
cuore dei piccoli, dei poveri e delle classi operaie mediante opere di carità”.
Il Movimento laicale fa parte dell’Opera di San Luigi Orione che riunisce le fondazioni nate direttamente per iniziativa del suo fondatore o,
dopo la sua morte, come sviluppo di sue precedenti indicazioni. Nella famiglia orionina i Figli della Divina
Provvidenza, diffusi in trenta nazioni e in quattro
continenti, sono attualmente 1035, tra i quali 3 vescovi e
721 sacerdoti. Seguendo lo stesso indirizzo spirituale ed apostolico operano
anche le piccole Suore Missionarie della Carità, oltre 900 e presenti in 119
località di 17 Paesi. (A.L.)
SI CONCLUDE DOMANI A BANGKOK
IL VI CONGRESSO MONDIALE
SULLA PASTORALE DEL TURISMO “
BANGKOK. = “Il contributo del
turismo allo sviluppo economico e sociale dei Paesi è indiscutibile.
Riconoscere che esso possa concorrere ad una migliore comprensione tra i popoli
è un’evidenza”. Sono queste le parole pronunciate dal cardinale Stephen Fumio Hamao
in occasione dell’apertura del VI Congresso mondiale sulla pastorale del
turismo, incentrato sul tema: “Il turismo al servizio dell’incontro fra i
popoli”. Durante i lavori dell’incontro, che si conclude domani a Bangkok, il
presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli
itineranti, ha anche sottolineato come il turismo necessiti della costante
azione evangelizzatrice della Chiesa. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario
del Pontificio consiglio ha presentato, inoltre, alcune riflessioni sul
“mistero eucaristico, fonte e culmine di ogni azione pastorale”. Il presule ha
evidenziato, in particolare, come il turismo sia fattore di incontro fra i
popoli. Tra gli aspetti più urgenti, l’arcivescovo ha indicato la necessità di
includere lo studio della pastorale del turismo nei programmi dei centri
accademici. (A.L.)
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7
luglio 2004
- A cura di Alessandro Gisotti -
In Iraq, ancora scontri tra soldati americani e miliziani:
a Baghdad sono intervenuti anche due elicotteri statunitensi in uno scontro a
fuoco nel centro della città. A Mosul, invece, una bomba è esplosa provocando
la morte di un agente della polizia irachena. Intanto, il ministro di Giustizia
iracheno ha annunciato l’arresto di 29 terroristi di nazionalità araba.
Tuttavia la notizia del giorno in Iraq è di carattere politico: il primo
ministro Allawi ha, infatti, firmato oggi la legge che autorizza il governo ad
imporre misure di emergenza per garantire la sicurezza nel Paese del Golfo. Tra
i provvedimenti previsti, l’imposizione della legge marziale e del coprifuoco,
ovunque la stabilità sia considerata a rischio. Ma esistono già le condizioni
per adottare tali misure? Giada Aquilino lo ha chiesto all’inviata Mediaset
Anna Migotto, appena rientrata da Baghdad:
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R. – Certamente, ci sono aree particolarmente a rischio,
come quella di Falluja. In un primo momento, si pensava che queste leggi
sarebbero state applicate in alcune zone del triangolo sunnita, che sono poi le
zone dove si verificano il maggior numero di attentati. Non so quanto effettivamente
possano servire, perché ci sono delle aree addirittura impenetrabili.
D. – Ma si potrà arrivare alla legge marziale?
R. – Dipenderà molto da come andrà il Paese in questo
momento; secondo me, molto ruota attorno alla questione Zarqawi, quindi
arresto-non arresto del terrorista giordano, l’uomo che coordina in realtà
tutti gli attentati.
D. – Quanto queste misure di emergenza creeranno
conseguenze sulla popolazione civile?
R. – La popolazione civile sicuramente in questo momento è
desiderosa di poter fare una vita che sia, almeno dal punto di vista della
sicurezza, più normale.
D. – Misure di questo tipo non sono nuove per gli iracheni
...
R. – Assolutamente no. Sono stati abituati ad un regime
molto duro, ad uno Stato di polizia dove è vero che non c’era criminalità
comune, però le restrizioni di libertà toccavano tutti gli aspetti della vita
del singolo. Insomma, l’Iraq era un Paese dove era anche difficile esprimere
semplicemente un’opinione.
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Riesplode la violenza nello Sri Lanka: una donna kamikaze
si è fatta esplodere questa mattina nella zona centrale della capitale Colombo,
provocando 5 morti e 11 feriti. Secondo fonti ufficiali, il sanguinoso
attentato è avvenuto nel quartiere dove sorgono la residenza del premier e le
ambasciate di Gran Bretagna e Stati Uniti. Da quasi due anni, nello Sri Lanka
reggeva una tregua firmata nel febbraio 2002 dai ribelli Tamil e dal governo,
dopo una decennale guerra civile. L’attentato di oggi avviene 48 ore dopo il
“Giorno della Tigre Nera”, che segna l'anniversario del primo attacco suicida di
un soldato tamil ribelle, nel luglio del 1987.
In Medio Oriente, diplomazia al lavoro: il premier
palestinese Abu Ala incontra oggi nel
suo ufficio di Ramallah in Cisgiordania i rappresentanti del Quartetto (Usa,
Russia, Ue e Onu) sponsor della “road map”: lo hanno confermato fonti
palestinesi. Nei colloqui verrà preso in esame anche il piano di ritiro da Gaza
elaborato dal premier israeliano Ariel Sharon. Intanto, anche nelle ultime ore,
si registrano violenti scontri sul terreno dopo l’escalation di violenza di
ieri, nei Territori palestinesi. Stamani, un elicottero militare israeliano
ha colpito con uno o più missili
un’auto a Gaza City ferendo, secondo fonti locali, tre persone. Si tratterebbe
di militanti di Hamas. Sul fronte interno israeliano, il ministro dell’ordine
pubblico ha confermato di ritenere reale il rischio di un tentativo di
assassinio del premier Ariel Sharon o di un altro membro del governo da parte
di estremisti contrari al piano di disimpegno da Gaza.
Ad Addis Abeba, seconda giornata di lavori del Vertice
dell’Unione africana. Sancito il passaggio della presidenza di turno
dell’organizzazione dal Mozambico alla Nigeria. Il Summit viene, tuttavia,
oscurato dal perdurare delle violenze nella regione sudanese del Darfur, come
ci riferisce Alessandro Gisotti:
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Sono “determinato a mettere fine ai conflitti africani”: è
l’impegno preso dal presidente nigeriano, Obasanjo, che nei prossimi 12 mesi
ricoprirà l'incarico di presidente dell'Unione, succedendo al leader del
Mozambico, Chissano. Compito quanto mai arduo, visto che, proprio mentre i
leader africani discutono ad Addis Abeba delle possibili soluzioni ai mali del
continente, si registra l’ennesima ondata di violenza nel Darfur. Almeno 70
persone sarebbero state uccise in scontri tribali armati nella regione del
Sudan occidentale. A darne notizia è un rappresentante parlamentare del Darfur.
Negli ultimi quattro giorni, l’escalation di violenza avrebbe portato alla fuga
di 35 mila persone. Al Vertice dell’Unione africana, è stato ribadita la determinazione
a “neutralizzare” le milizie arabe Janjaweed, con l’invio di una forza di pace
multinazionale. Tuttavia, in una nota diffusa stamani, il Consiglio per la
Sicurezza e la Pace dell’Unione afferma che la situazione pur grave del Darfur
“non può essere descritta come un genocidio”. Affermazione, questa, criticata
dalle organizzazioni umanitarie, ma che è stata particolarmente apprezzata da
Khartoum. Dura, invece, la presa di posizione da parte britannica nei confronti
del Sudan. Tony Blair ha avvertito oggi il governo sudanese che verranno
adottate sanzioni nei suoi confronti, se non collaborerà nella distribuzione
degli aiuti alimentari alla popolazione della regione del Darfur. “Il cibo è
lì, ma non arriva alla gente affamata”, ha detto Blair poco fa parlando alla
Camera dei Comuni, insistendo che se il governo di Khartoum non coopererà,
saranno valutate “ulteriori misure”. Al Summit di Addis Abeba, infine, è stato
annunciato che, almeno 5 miliardi di dollari, saranno investiti in programmi
del Nepad, il Nuovo partenariato per lo sviluppo africano.
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In Cina, torna l’allarme per l’influenza aviaria. Il
Laboratorio nazionale, istituito per monitorare la diffusione del virus ha
certificato l'esistenza di alcuni polli ammalati in una fattoria del distretto
di Juchao, nella parte orientale della provincia di Anhui. Secondo l’agenzia
“China News Service”, la situazione sarebbe comunque sotto controllo.
Il capo degli artificieri della polizia spagnola ha
affermato stamani che l'11 marzo scorso - il giorno delle stragi terroristiche
di Madrid - non ha mai affermato che l'esplosivo usato per i zaini bomba era la
Titadine (tipo di dinamite usato dall'Eta), come invece aveva dichiarato quello
stesso giorno l'allora ministro degli Interni, Acebes. La seconda giornata di
dichiarazioni davanti alla commissione di inchiesta parlamentare sulle stragi
di Madrid si è, dunque, aperta con una nuova rivelazione imbarazzante per il
governo dell’allora premier Aznar.
Almeno 28 persone, tra cui 11 soldati, sono morte nel
corso di scontri tra esercito nepalese e ribelli maoisti. Lo si è appreso da
fonti ufficiali secondo le quali i soldati sono morti mentre stavano
attraversando un fiume nella remota
giungla nel distretto di Sallyan, una roccaforte maoista nell'ovest del Paese.
In Iran, il ministro della Difesa ha minacciato
rappresaglie che non saranno “limitate nello spazio e nel tempo” se vi dovesse
essere un attacco militare contro gli impianti nucleari della Repubblica
islamica. Si tratta di una risposta agli Stati Uniti, che ieri con il
segretario di Stato, Powell, sono tornati ad accusare Teheran di avere un
programma per dotarsi di armi nucleari.
Nuove tensioni tra Russia e Georgia attorno alla regione
separatista georgiana dell’Ossezia del Sud, dopo che la notte scorsa unità di
Tbilisi hanno bloccato un convoglio militare russo e sequestrato due camion.
L’episodio è stato definito “una provocazione” dal ministero della difesa
russo, mentre il ministro degli Esteri, Lavrov, ha parlato di “serie
preoccupazioni” e ha accusato la Georgia di “violare gli accordi” raggiunti
sull'Ossezia del Sud, dove Mosca schiera da tempo un contingente d'interposizione.
Incoraggianti i
risultati sull’occupazione riportati nell’ultimo Rapporto sull’occupazione
redatto dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico. La disoccupazione nei trenta Paesi Ocse è diminuita negli ultimi
dieci anni e nei prossimi due dovrebbe ancora ridursi. Nei Paesi industrializzati
è previsto, inoltre, un aumento delle persone occupate di circa l'1 per cento.
In Italia, dopo l’arresto registrato nel biennio 2002-2003, si prevede un
incremento che potrebbe oscillare tra lo 0,8 e l’1,3 per cento.
Un tribunale di Sanaa ha incriminato oggi sei yemeniti con
l’accusa di appartenere ad Al Qaeda e di aver compiuto, nel 2000, l’attentato
contro l’unità della marina militare americana Uss Cole, provocando la morte di
17 marinai.
Una persona è morta e una decina sono rimaste ferite nei
violenti disordini sviluppatisi oggi a Kasumu, nel Kenya occidentale, a margine
di una manifestazione indetta da gruppi di attivisti politici che chiedono una
rapida approvazione della nuova Costituzione. Lo riferiscono fonti
giornalistiche internazionali.
Il processo all'Aja contro Slobodan Milosevic proseguirà
il 14 luglio, nel caso in cui la salute dell’imputato lo consenta: è quanto
reso noto ieri in una nota dal Tribunale penale internazionale sull'ex
Jugoslavia. Il processo contro l'ex presidente jugoslavo era stato rinviato a seguito
delle condizioni di salute di Milosevic, che ha 62 anni e soffre di problemi di
cuore.
La polizia algerina ha ammesso - per la prima volta - che
fu causata da un’auto-bomba l’esplosione, che lo scorso mese devastò la
centrale elettrica nelle vicinanze di Algeri, provocando 11 feriti. Finora le
autorità algerine avevano sostenuto la tesi di una “esplosione accidentale”, sebbene
gli integralisti islamici del Gruppo
salafita per la predica e il combattimento (Gspc) avessero affermato di averla
provocata con un camion imbottito di esplosivo.
Tre americani e quattro afghani sono stati arrestati a
Kabul dalla polizia afghana per aver organizzato ''una prigione privata'': lo
riferiscono fonti della sicurezza nella capitale.
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