RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 187 - Testo della trasmissione di lunedì 5 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cardinale Cassidy compie
oggi 80 anni.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Drammaticamente
in crescita in Afghanistan il traffico di organi di minori
Niente
Early Warning per l’Italia: I ministri europei delle finanze accolgono
l’impegno di Berlusconi per una manovra di
7 miliardi e mezzo
In Iraq, morto un soldato italiano per un
incidente; liberati oltre 300 prigionieri dal carcere di Abu Ghraib. L’Iran
ha una lista di capi di imputazione contro Saddam Hussein
Oggi l’Indonesia sceglie il suo nuovo presidente
che guiderà per i prossimi 5 anni il Paese islamico più popoloso del mondo.
5
luglio 2004
GIOVANNI
PAOLO II IN VALLE D’AOSTA
PER UN
PERIODO DI RIPOSO TRA LE AMATE MONTAGNE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Dodici giorni di riposo, all’insegna della natura: Giovanni Paolo II è,
da stamani, in Valle d’Aosta per un periodo di vacanze, che si concluderà il 17
luglio. Il Papa è tornato per la decima volta – l’ultima nel 2001 – a Les
Combes, piccola frazione del comune di Introd, immersa tra i boschi che
lambiscono l’area del Parco nazionale del Gran Paradiso. Accolto da un clima
decisamente più fresco di quello romano, il Papa è arrivato intorno alle 12
all’aeroporto di Aosta: a dargli il benvenuto c’era il vescovo diocesano, mons.
Giuseppe Anfossi. Quindi, salutato da numerosi fedeli lungo la strada, si è recato
in auto allo chalet di Les Combes, dove nei prossimi giorni potrà giovarsi
delle straordinarie bellezze naturalistiche offerte dal paesaggio alpino. Per
il Papa, dunque, assoluto relax in questo soggiorno in terra valdostana: saranno,
infatti, sospese tutte le udienze private.
Ieri, all’Angelus, il Pontefice ha augurato a tutti coloro che partono
per le vacanze “di viverle in serena distensione”. Senza dimenticare, tuttavia,
quanti “non potranno concedersi una vacanza vera e propria”. Ha così auspicato
che ciascuno “possa profittare della necessaria pausa nell’attività lavorativa,
e che opportune iniziative ricreative, arricchite da genuini rapporti umani,
siano promosse per dare sollievo alle persone sole e in difficoltà”. Ma torniamo
all’arrivo del Papa nella ridente località valdostana. Da Les Combes, l’inviato
di Avvenire, Salvatore Mazza - raggiunto telefonicamente da Alessandro
Gisotti - ci racconta i primi momenti del soggiorno di Papa Wojtyla tra le
amate Alpi valdostane:
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R. – C’è molta contentezza nel luogo dove ormai il Papa è
di casa. Ad accoglierlo, oltre alle autorità, c’erano i suoi vicini di casa e
gli abitanti di questa frazione di Introd – meno di 40 persone – e poi i 10
bambini dell’asilo di Introd, che hanno accolto il Papa, recitando una poesia e
offrendogli un mazzo di fiori ed un cesto di prodotti locali.
D. – Il Papa soggiornerà, in questi giorni valdostani, in
uno chalet. Può descrivercelo e qual è la vista che si può godere?
R. – Il posto è veramente incantevole, perché questa
casetta si trova in cima ad un pianoro a circa 1.300 metri di altezza, che si
affaccia sul Becca di Nona e si può vedere sia il Monte Bianco che il Monte
Rosa. E’ vicino alla colonia dei salesiani di Torino. E’ una casa a due piani,
la stanza del Papa si trova al primo piano, con accanto la cappellina dove ogni
mattina celebra messa e c’è una sorta di piccolissimo ascensore che lo aiuta a
salire alla sua stanza.
D. – Chi starà con il Papa allo chalet di Les Combes e,
per quanto è dato di sapere, quale sarà l’attività prevalente in questo periodo
di riposo di Giovanni Paolo II?
R. – Come sempre sono le escursioni. Certamente, adesso,
il Papa non è più in grado di farsi le lunghe passeggiate di una volta, ma
comunque sono stati preparati 15 itinerari tra i quali scegliere giorno per
giorno la meta della gita. Nello chalet, insieme al Papa, ci sono mons. Stanislaw
Dziwisz e don Taddeo Styczen, che è un ex allievo del Papa, quando insegnava
all’Università di Lublino e che ha sempre accompagnato il Papa in questi soggiorni
montani dal 1987.
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Ancora
una volta, dunque, i fedeli della Valle d’Aosta accolgono l’illustre ospite,
con affetto ed emozione. Sentimenti, che vengono sottolineati dal vescovo di
Aosta, mons. Giuseppe Anfossi in questa testimonianza, raccolta da Alessandro
Gisotti:
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R. - Torna per la decima volta,
quindi, questo ci obbliga a ripercorrere le nove visite precedenti. Significa
comprendere che grazia ci ha fatto, parlando della montagna, sulla licenza di
fare vacanza. Soprattutto pensando al caldo che lui ha patito lo scorso anno,
ci è venuta veramente voglia di invitarlo, perché tornasse qui, dove è
possibile trovare, un bellissimo clima. Ce la mettiamo tutta perché il luogo,
la casa, il bosco siano belli e accoglienti.
D. – Con quale spirito i fedeli
della sua diocesi stanno vivendo questo ritorno, in terra valdostana, del Papa
?
R. – Ci sono quelli che ci
tengono molto, come il sindaco di questa terra. Ci sono le persone semplici,
come chi ha un figlio ammalato per esempio e chiede che possa essere portato
vicino al Papa, che almeno gli passi vicino. C’è poi la gente che prega. Si sa
che il Papa porta su di sé sofferenza, più la sofferenza del mondo che la
propria, e quindi lo accompagna con la preghiera. Ma credo che la nota dominante
sia un atteggiamento di discrezione che permetta a lui di rimettersi in salute
e di riposarsi.
D. – C’è qualche evento
particolare che caratterizzerà questo soggiorno estivo del Pontefice a Les
Combs?
R. – Il giorno 11 luglio, ci
sarà l’Angelus, il momento in cui prenderà la parola e in cui i ragazzi saranno
vicino a lui. Molta gente verrà su quel grande prato antistante la colonia dei
salesiani, molto vicino alla sua casa.
D. – C’è qualche ricordo,
qualche aneddoto che lei può darci delle precedenti visite di Giovanni Paolo II
in Valle d’Aosta?
R. – Uno molto semplice è quello
legato alla pioggerella che scende proprio il giorno del suo arrivo. Tutti noi
eravamo a disagio, pensando “Che brutto, arriva il Papa e piove”. Invece questa
pioggia gli ha dato grande serenità, perché arrivava dal caldo romano e vedeva
anche la libertà di esprimersi della natura in montagna.
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APERTO
A BANGKOK IL VI CONGRESSO MONDIALE SULLA PASTORALE DEL TURISMO
-
Intervista con mons. Agostino Marchetto -
E’
iniziato oggi nella capitale thailandese di Bangkok il VI Congresso mondiale sulla
pastorale del turismo promosso dal Pontificio Consiglio per i migranti e gli
itineranti. Tema dei lavori, che dureranno fino a giovedì prossimo,“Il turismo
al servizio dell’incontro fra i popoli”. Ma quale messaggio vuole lanciare il
congresso e perché è stata scelta Bangkok come sede di questo incontro
mondiale? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto,
segretario del Dicastero pontificio:
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R. – Innanzitutto va detto che il turismo è attualmente la
maggiore industria nell’economia mondiale, che ha del resto come “materia
prima” l’uomo. Ogni anno circa 700 milioni di persone viaggiano all’estero in
quello che si chiama ormai il grande villaggio globale. In questo suo uscire
dal proprio ambiente abituale, dal lavoro, dalla routine, l’essere umano è spinto
all’incontro per conoscere nuove realtà, persone, culture diverse, altre religioni,
situazioni differenti per cui l’orizzonte si apre verso nuovi modi di pensare,
di vedere, di esprimersi. La scelta di Bangkok è motivata proprio dal voler mostrare
la preoccupazione della Chiesa nei riguardi dei Paesi che sono maggiormente
mete di turismo ed in particolare quelli in via di sviluppo.
D. – E’ tempo di vacanze: cosa
consiglia ad un turista per approfittare al meglio del suo viaggiare?
R. – Se parliamo di viaggiare,
di visitare e fare conoscenza di luoghi diversi, consiglierei una preparazione
previa sulla storia, la cultura, la religione, i beni artistici e la situazione
sociale del popolo che si va a visitare. Ma bisognerà anche prepararsi
interiormente per un dialogo rispettoso delle persone, evitando “il pericolo di
trasformare la cultura in semplice oggetto di curiosità”, come insegna il documento
del nostro Pontificio Consiglio “Orientamenti per la Pastorale del Turismo” del
2001. E perché non pregare già per quanti incontreremo, affinché lo spirito
d’amore ci preceda e apra i cuori all’incontro vero, autentico?
D. – Cosa si sta facendo contro
la piaga del turismo sessuale?
R. – Nel Congresso vi sarà una
tavola rotonda alla quale parteciperanno esperti in questa triste problematica
e poi ciascun partecipante potrà apportare il suo contributo. Si tratta di
sacerdoti e suore e laici che lavorano a tempo pieno nella lotta contro il
turismo sessuale e per il sostegno e recupero di quanti ne sono vittime. Dalla
loro esperienza ci attendiamo indicazioni importanti per futuri nostri passi
sul cammino da intraprendere. Certamente è fondamentale che si levi alto il
grido della comune condanna di questo crimine, ma non basta. Nei Paesi industrializzati,
dai quali generalmente partono i cosiddetti turisti del sesso, dovranno essere
varate leggi per tali crimini, con conseguenti pene. Questo è un deterrente,
certo. Ma occorrerà anche il sostegno dei Paesi sviluppati perché nei Paesi con
mete turistiche (molti sono ancora in via di sviluppo) vi sia un miglioramento economico,
sociale e culturale, che è premessa indispensabile per attenuare, almeno,
alcune delle condizioni che favoriscono questa piaga.
D. – Come continuare a vivere il
Vangelo da turista?
R. – Nel suo tempo di vacanza e
di svago il turista ha l’occasione di dedicare maggior tempo alla riflessione e
poter scoprire di nuovo, per esempio, la preghiera e la comunione con gli
altri, cosa difficile quando si è sempre impegnati e di corsa. Si potrà vivere
il Vangelo da turista anche non ostentando ricchezza o facendo sperpero di
risorse, ma con gesti concreti di aiuto ai più bisognosi. L’atteggiamento è
tanto importante, in ogni modo, perché si dovrà far trasparire rispetto,
disposizione al dialogo, ma soprattutto all’ascolto. Quanto pochi sono oggi
coloro che ascoltano veramente!
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IL
CARDINALE CASSIDY COMPIE OGGI 80 ANNI
Numerosi messaggi di auguri sono giunti al cardinale
Edward Idris Cassidy che oggi compie 80 anni. Nato il 5 luglio del 1924 nella
città australiana di Sydney è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel
1991. Il porporato è presidente emerito del Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani.
Attualmente i cardinali sono 190 di cui 124 elettori e 66
non elettori, avendo compiuto l’80° anno di età.
NOMINE
Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Uijongbu in Corea,
con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Seoul, rendendola suffraganea
della medesima sede metropolitana. Quindi il Papa ha nominato primo vescovo di
Uijongbu mons. Joseph Lee Han-Taek, della Compagnia di Gesù, finora vescovo
titolare di Tibuzabeto e ausiliare di Seoul. Nella diocesi di Uijongbu vivono
circa 2.311.000 persone, di cui 161.000 cattolici. La diocesi dispone di 51 parrocchie,
67 sacerdoti diocesani, 60 religiose e 29 seminaristi. L’attuale chiesa
parrocchiale di Uijongbu dedicata al “Sacro Cuore di Maria” sarà la Cattedrale
della nuova diocesi.
Sempre oggi il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore
della diocesi di Kaohsiung a Taiwan, mons. Peter Liu Cheng-Chung, finora
vescovo residenziale della diocesi di Kyayi sempre a Taiwan.
Infine il Papa ha nominato membri della Pontificia
Commissione per l’America Latina mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte,
arcivescovo di Trujillo in Perù e mons.
José Guadalupe Martín Rábago, vescovo di Léon in Messico.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Lavorare insieme affinché il Continente Europeo non dimentichi le proprie
radici cristiane": Giovanni Paolo II, all'Angelus in Piazza San Pietro,
manifesta la sua riconoscenza per la visita del Patriarca Ecumenico di
Costantinopoli, Bartolomeo I, un incontro che ha confermato e rilanciato il cammino
intrapreso da cattolici e ortodossi.
Il Papa in Valle d'Aosta con il
pensiero a quanti "non potranno concedersi una vacanza vera e
propria".
Nelle vaticane, la Lettera del
Papa all'Arcivescovo di Cracovia, Inviato Speciale per il 50 anniversario della
consacrazione della Basilica di Lisieux.
Nelle estere, in evidenza
l'Iraq: il Governo annuncia l'amnistia per i guerriglieri.
L'intervento della Santa Sede
alla sessione ministeriale dell'Ecosoc: Promuovere la responsabilità e la
solidarietà di tutte le Nazioni per adottare ogni misura volta a realizzare un
autentico sviluppo della famiglia umana.
Nella pagina culturale, un
articolo di Franco Patruno sulle doti interpretative di Marlon Brando:
"Quando lo sguardo e la gestualità riescono a rendere vivo tutto lo spazio
scenico".
Nelle pagine italiane,
economia: interim al Premier fino alla riforma fiscale.
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5
luglio 2004
EUROPEI
DI CALCIO, IL TRIONFO DEGLI UMILI.
E LA GRECIA RISPOLVERA IL MITO
-
Intervista con Antonio Ferrari -
“Nenikekamen”, “abbiamo vinto”. Il grido di Filippide dopo
la vittoria sui persiani a Maratona, nel 490 a.C., risuona oggi sulle prime
pagine dei giornali greci, che sottolineano con enfasi l’inatteso trionfo di
ieri agli Europei di calcio. La squadra ellenica – che prima di questa edizione
non aveva mai vinto un incontro nella fase finale del torneo – ha sconfitto in
finale il Portogallo, padrone di casa, dopo aver eliminato compagini ben più
quotate, come Spagna, Francia e Repubblica Ceca. Grande l’entusiasmo ad Atene,
come riferisce Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera, al
microfono di Andrea Sarubbi:
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R. – Quello che è successo questa notte è quasi
inimmaginabile, insomma: una festa popolare incredibile, la gente fuori per le
strade, cortei lunghi chilometri... si realizza un sogno, qui! Insomma, una
squadra che non ha campioni diventa campione d’Europa! Una squadra modesta però
determinata che riesce a fare arrossire, in fondo, tante superstar
strapagate... In fondo, è un po’ la rivincita degli umili, di quelli più
modesti che mai avrebbero immaginato di potere arrivare tanto in alto!
D. – Quella di ieri è certamente una vittoria d’immagine
per il premier Karamanlis: lo abbiamo visto gioire ieri, allo stadio...
R. – Karamanlis era ovviamente in
tribuna d’onore, accanto al primo ministro portoghese, ma c’era anche il capo
dell’opposizione... Insomma, è tutto il Paese che si è stretto intorno a questa
squadra che ormai è stata trasformata in un manipolo di eroi. E’ chiaro che la
tensione e anche il vantaggio di quest’onda vincente si rifletterà sui giochi.
Pensiamo solo ad un dato: che fino a ieri, fino a venerdì, insomma, considerato
giorno feriale, erano stati venduti per le Olimpiadi la metà dei biglietti.
Adesso, dopo questa vittoria ci sarà un notevole incremento e per i biglietti,
soprattutto nelle partite di calcio, magari non ad Atene ma nelle altre città
del Paese, il governo stesso si è offerto di comprarli e poi distribuirli ai
dipendenti pubblici in modo che non ci siano più stadi vuoti. Anche questo dà
l’idea che una vittoria d’immagine come è stata quella di ieri potrà in qualche
modo compensare i timori ed i rischi di un’Olimpiade segnata dalle difficoltà
che si coglievano fino a pochi giorni fa.
D. – Ecco, proprio queste Olimpiadi che significato hanno
per la Grecia di oggi?
R. – Questo sarà un po’ l’esame di maturità del Paese, con
le strutture, la preparazione e anche il rischio-terrorismo – qui è stato speso
un miliardo di euro soltanto per la sicurezza – ma è anche uno sprone per un
Paese che si sta dimostrando, forse, più europeo degli altri. Molte cose sono
state fatte, e anche con serietà.
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5
luglio 2004
LA
CHIESA INDONESIANA HA PUBBLICATO UN BREVE DOSSIER IN OCCASIONE
DELLE
ODIERNE ELEZIONI PRESIDENZIALI. SETTE IN TUTTO I PUNTI INDICATI
NEL DOCUMENTO PER OPERARE UNA SCELTA COERENTE
CON I PRINCIPI
DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
JAKARTA. = “Votate chi serve il bene comune”. E’ l’esortazione
espressa dall’arcivescovo di Jakarta, il cardinale Julius Riyadi Darmaatmadja,
alla vigilia delle elezioni presidenziali oggi in Indonesia. La diocesi della
capitale ha, inoltre, pubblicato un breve dossier indirizzato ai cattolici, che
nel Paese asiatico sono 7 milioni, su una popolazione di 220 milioni. La Chiesa
indonesiana, comunque, non ha espresso alcuna preferenza sui 5 candidati,
mantenendo un atteggiamento di neutralità politica. Nel documento figurano
sette criteri di valutazione dei candidati e indicazioni pratiche per il voto.
Un aiuto per i cattolici per scegliere il candidato più vicino ai principi
della Dottrina sociale della Chiesa. Tra i punti salienti, il rispetto della Pancasila,
cioè dei 5 principi nazionali: fede in un unico Dio, umanità giusta e civile,
unità della nazione, democrazia, giustizia sociale. Significa promozione
dell’uguaglianza fra i cittadini senza discriminazioni verso minoranze
religiose o etniche; integrità personale e privata; volontà di superare i gravi
problemi del Paese, promuovendo il progresso economico, la scolarizzazione, la
difesa dei diritti umani, la protezione dell’ambiente e la sicurezza sociale.
(B.C.)
ARRESTATA E POI UCCISA: E’ SUCCESSO NEI GIORNI
SCORSI IN UNA PRIGIONE CINESE. LA DONNA DI 34 ANNI ERA FINITA IN MANETTE PER
AVER DISTRIBUITO ALCUNI VOLUMI DELLA BIBBIA AI PASSANTI
NELLA
PROVINCIA SUD-OCCIDENTALE DI GUIZHU
PECHINO. = Brutale assassinio in
Cina. Jiang Zongxiu, 34 anni, è stata pestata a morte in prigione. La donna era
stata imprigionata lo scorso 18 giugno, per aver distribuito volumi della
Bibbia ai passanti nella provincia di Guizhu, nel sudovest del Paese. A rendere
nota la notizia è un giornale dello Stato, il “Legal Daily”, che riporta
l’accusa ufficiale, “propagazione di voci e incitazione a disordini sociali”.
La suocera di Jiang, Tan Dewei, arrestata con la nuora e poi rilasciata, ha
riferito che durante gli interrogatori gli agenti hanno colpito Jiang ripetutamente.
La polizia ha consegnato il corpo alla famiglia specificando che la donna è
morta per un malore improvviso. La Cina permette solo la pubblicazione annuale
di un limitato numero di Bibbie. I libri sacri non possono essere venduti nelle
librerie. (B.C.)
VENTI DI GUERRA NEL CORNO D’AFRICA, IL DRAMMA DEL
DARFUR E LA QUESTIONE
SEMPRE
APERTA DELLA FAME E DELLA MALNUTRIZIONE NEL CONTINENTE NERO: SONO
I TEMI AL CENTRO DEL CONSUETO VERTICE ANNUALE
DEI CAPI DI STATO E DI GOVERNO DELL’UA. L’INCONTRO PRENDE IL VIA DOMANI PER CHIUDERSI
IL PROSSIMO 8 LUGLIO
ADDIS ABEBA. = Prenderà il via
domani ad Addis Abeba, in Etiopia, il vertice annuale dei capi di stato e di
governo dell’Ua, l'Unione Africana, organizzazione creata sul modello
dell’Unione Europea. Ad aprire i lavori sarà oggi il forum sul dramma della
fame, in quello che è il Continente più povero del mondo e in cui oltre 200
degli 830 milioni di abitanti è sottonutrito, mentre la produzione di cibo è
scesa in 35 dei 53 Paesi. Ai lavori, che si chiuderanno il prossimo 8 luglio,
prenderà parte anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.
Quest’ultimo è reduce da una missione africana molto impegnativa. Prima tappa
in Sudan dove, agendo di concerto con il segretario di Stato americano, Colin
Powell, è riuscito a strappare al governo di Khartoum l’impegno formale a
disarmare le milizie arabe, che stanno compiendo un vero e proprio genocidio contro
le popolazione nere e animiste della remota regione occidentale del Darfur. Il
capo del Palazzo di Vetro ha trattato, inoltre, il problema delle tensioni tra
Etiopia ed Eritrea. Di fatto, tuttavia, non è stato compiuto nessun passo in
avanti, solo l’ammissione sconsolata di “una profonda preoccupazione”. Nel
Corno d’Africa, quindi, rullano di nuovo tamburi di guerra: anche questi dovrà
cercare di mettere a tacere il vertice dell’Ua. (B.C.)
CONTINUA AL LARGO DEL
CANALE DI SICILIA L’ODISSEA PER 37 PROFUGHI,
IN GRAN PARTE PROVENIENTI DALLA MARTORIATA
REGIONE SUDANESE DEL DARFUR:
AL MERCANTILE TEDESCO CHE LI HA
RECENTEMENTE SOCCORSI,
NON E’ STATO ANCORA CONCESSO L’ATTRACCO IN
ITALIA
PORTO EMPEDOCLE. = La nave
tedesca “Cap Anamur”, bloccata dallo scorso 1° luglio in acque internazionali
con a bordo 37 immigrati, continua a rimanere a largo di Porto Empedocle senza
possibilità di attracco in Italia. I profughi provengono dal
Darfur, regione del Sudan colpita dal dramma della guerra, e dalla Sierra Leone. Per assicurare loro il diritto di asilo
il “Comitato Cap Anamur”, formato da diverse associazioni umanitarie, ha inoltrato
un ricorso alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo contro il governo
italiano perché “non consente lo sbarco”. Il comandante
del mercantile tedesco ha dichiarato di aver soccorso gli immigrati, lo scorso
20 giugno, nel Canale di Sicilia mentre a bordo di una piccola imbarcazione,
partita dalla Libia, tentavano di raggiungere Lampedusa. Ma secondo le autorità
italiane i naufraghi devono essere accolti a Malta, Paese dove la nave “Cap
Anamur” si è diretta dopo il salvataggio. Diverse organizzazioni hanno
espresso, intanto, la loro solidarietà verso i profughi. L’Associazione
nazionale dei comuni italiani e la Goletta verde di Legambiente hanno lanciato
un appello affinché gli immigrati siano accolti, al più presto, in Italia.
Sulla vicenda si è espresso anche padre Francesco De Luccia,
direttore del Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia:
“Manca una legge – ha spiegato - che regoli procedure e assistenza per chi
chiede asilo”. (A.L.)
DRAMMATICAMENTE
IN CRESCITA IN AFGHANISTAN IL TRAFFICO DI ORGANI DI MINORI. PER ARGINARE IL
FENOMENO IL PRESIDENTE KARZAI HA INTRODOTTO
LA
PENA DI MORTE
KABUL. = Soluzione estrema in Afghanistan dinanzi
all’orribile fenomeno del traffico di organi di minori. Il presidente, Hamid
Karzai, ha emanato un decreto che prevede la pena di morte per quanti
sequestrano i minori allo scopo di espiantarne gli organi e venderli
all’estero. Lo ha annunciato sabato il procuratore generale, Mahmoud Daqiq,
ricordando che finora il massimo della pena per sequestro di bambini o traffico
di organi era di 15 anni di prigione. Il mese scorso il ministero dell’Interno
afghano ha denunciato un incremento nei rapimenti di minori, sostenendo che
negli ultimi 12 mesi sono stati sequestrati almeno 200 bambini. Le autorità
afghane hanno spiegato, inoltre, che i rapitori sono il primo anello di una
catena che opera a livello internazionale vendendo, principalmente nei Paesi
arabi, bambini come schiavi o a fini sessuali. (B.C.)
OGNI GIORNO, A RIO DE
JANEIRO, OTTO BAMBINI RIMANGONO ORFANI. E’ UNO DEGLI ALLARMANTI DATI EMERSI DA
UNA RICERCA SVOLTA DAL QUOTIDIANO BRASILIANO
‘O GLOBO’
SUL DRAMMATICO FENOMENO DELLA VIOLENZA NELLA CITTÀ BRASILIANA
RIO DE JANEIRO. = Nel corso del
2003, almeno 2.800 ragazzi che vivono a Rio de Janeiro sono rimasti orfani in
seguito ad episodi di violenza che hanno coinvolto i loro genitori. Lo ha reso
noto ieri il quotidiano brasiliano ‘O Globo’ che, in un’inedita ricerca, ha
preso in esame i certificati di morte di quasi 50 mila persone. Secondo i dati
emersi dall’indagine, oltre 3.400 persone sono state assassinate e di queste il
40,8 per cento aveva figli, l’83 per cento dei quali minorenni. Un inquietante
dato proviene, inoltre, da un’altra ricerca sempre pubblicata da ‘O Globo’:
secondo uno studio svolto dall’Istituto brasiliano per la sanità sociale che ha
contattato più di 5.000 ragazzi di 232 ‘favelas’ della città, uno ogni 14 è
figlio di genitori deceduti nell’ambito di scontri tra bande per il controllo
del traffico della droga. Secondo il giornale, questi orfani “costituiscono un
autentico esercito di disperati”. “Si tratta di un dramma - spiega lo
psichiatra Jairo Werner - che ha conseguenze sul contesto sociale”. (A.L.)
TANTI
AUGURI ALLA “VOIX DE LA CHARITE’”.
L’EMITTENTE,
UNICA RADIO CRISTIANA IN MEDIO ORIENTE,
CELEBRA
QUEST’ANNO 20 ANNI DI LAVORO AL SERVIZIO DELL’EVANGELIZZAZIONE
BEIRUT. = “Voix de la Charité”, la popolare emittente
cattolica libanese e l’unica radio cristiana in Medio Oriente, celebra quest’anno
20 anni di trasmissioni. Fondata nel 1984, durante la guerra in Libano, in
questi ultimi quattro lustri l’emittente è cresciuta molto ed è diventata, come
ha riferito il suo attuale direttore padre Fadi Tabet, una delle radio più
ascoltate nel Paese. Oggi trasmette 24 ore su 24 in varie lingue, tra cui
l’inglese, raggiungendo anche Siria, Cipro, Egitto, Giordania e Terra Santa.
Oltre all’Angelus, la stazione trasmette tre volte al giorno il Rosario (di cui
una in diretta dal Santuario mariano di Sarissa) e Messe dal vivo da Bkerké,
sede del Patriarcato Maronita. (L.Z.)
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5
luglio 2004
-
A cura di Fausta Speranza -
Niente
“Early warning” per l’Italia. E’ quanto fanno sapere i ministri dell’economia e
delle finanze dell’Unione europea, che oggi pomeriggio formalizzeranno la decisione
nel corso del loro Consiglio, l’Ecofin, a Bruxelles. Berlusconi in quanto ministro
ad interim dell’economia, ha presentato una manovra di 7,5 miliardi di euro. Il
nostro servizio:
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Due i capitoli della manovra: il
primo, di 5,5 miliardi, contiene interventi su spese e tasse; il secondo, di
due miliardi, misure amministrative. Già nelle prime ore della mattina, la
Francia, aveva assicurato clemenza mentre la Germania faceva sapere che
l’Italia non avrebbe avuto problemi e diverse altre fonti diplomatiche
confermavano un clima positivo. La richiesta da parte della Commissione di un
primo avviso all’Italia era giustificata dal rapporto deficit/prodotto interno
lordo al 3,2 per cento (cioè oltre la soglia del 3), e che sarebbe arrivato al
4 per cento nel 2005. Gli interventi una
tantum, come i condoni, presentati finora da Tremonti, non avevano
convinto. Il pacchetto Berlusconi per il 2004 viene ritenuto “adeguato”,
afferma il ministro delle finanze olandese, in veste di presidente di turno
dell'Ue. Gerrit Zalm, però, ci tiene a precisare che si ritengono “necessarie ulteriori
misure nel 2005''. E proprio al 2005 si rimanda la resa dei conti. La prossima
volta, però, non ci sarà più il passaggio attraverso l’avvertimento – assicura
Zalm – ma scatterà direttamente la procedura per deficit eccessivo.
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Intanto in Italia continua il
fermento all’interno della maggioranza. Il segretario dell'Udc Marco Follini,
appena arrivato a Budapest per una riunione del Ppe, ha convocato d'urgenza,
per domani mattina, una riunione dell'ufficio politico del partito. Il ministro
per le politiche comunitarie Buttiglione assicura che la riunione è per
accorciare i tempi della sostituzione di Tremonti. Dall’opposizione si sottolinea
che un interim lungo di Berlusconi renderebbe la crisi strutturale.
In Iraq altri 317 prigionieri
sono stati rilasciati, questa mattina, dal famigerato carcere di Abu Ghraib. Il nuovo governo di Allawi si prepara, inoltre, a varare
un’amnistia che verrà estesa anche a coloro, tra i quali il leader radicale sciita
Moqtada al Sadr, che si sono opposti alle forze della coalizione. In cambio Al
Sadr offre la tregua ed il totale disarmo delle proprie milizie. Sul terreno, un soldato
italiano è morto e altri tre militari sono rimasti feriti in seguito ad un
incidente stradale avvenuto stamani a Nassiriya. Dopo
la prima audizione di giovedì scorso, il processo a Saddam Hussein si fa,
intanto, sempre più politico. Anche il governo iraniano ha annunciato di
volervi partecipare, come accusatore, ed ha già preparato una lista di capi di
imputazione contro l’ex dittatore. Tra questi figurano “l’attacco all’Iran,
l’uccisione di civili innocenti, l’uso di armi chimiche e la distruzione di
proprietà private”. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Alberto Zanconato,
corrispondente dell’Ansa da Teheran:
**********
R. – Quello che è possibile
pensare adesso è che l’Iran voglia essere riconosciuto ufficialmente come
vittima del regime di Saddam Hussein per cercare di ottenere almeno una parte
dei risarcimenti richiesti per la guerra, appunto, con Baghdad. Ovviamente
Saddam Hussein non può più pagare questi risarcimenti, però l’Iran vuole essere
riconosciuto come vittima di questo regime ed affrontare poi il discorso dei
risarcimento in un secondo momento con le nuove autorità irachene.
D. – Alcuni hanno interpretato
questo atto di accusa di Teheran a Saddam Hussein come un possibile
riavvicinamento dell’Iran agli Stati Uniti?
R. – Non mi pare che questo sia
il caso, perché contemporaneamente a questo atto formale di accusa alcuni
dirigenti iraniani hanno anche criticato gli Stati Uniti. In particolare, l’ex
presidente Rafsanjani ha accusato gli Stati Uniti e la Gran Bretagna di voler
fare svolgere le sedute del processo in segreto perché temono che la loro
complicità – e soprattutto la complicità degli Stati Uniti con Saddam Hussein –
venga alla luce. L’Iran ha sempre accusato gli Stati Uniti di aver spinto
Saddam ad attaccare la Repubblica Islamica, che era nel suo primo anno di vita.
Questa posizione, in sostanza, non cambia. L’Iran vuole essere riconosciuto
come vittima per poter pretendere il pagamento dei risarcimenti. Ma questo non
significa necessariamente un riavvicinamento a Washington.
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Colloqui sono in corso fra
l'Egitto e i movimenti integralisti palestinesi Hamas e Jihad Islamica, per
cercare di fermare il lancio di razzi artigianali Qassam dalla Striscia di Gaza
verso il territorio israeliano: lo ha indicato oggi il quotidiano israeliano
Maariv. Un razzo Qassam lanciato dal nord della striscia di Gaza dai miliziani
di Hamas ha ucciso lunedì scorso un bambino di quattro anni e un adulto nella
cittadina israeliana di Sderot. Da martedì l'esercito israeliano controlla una
fetta di territorio di alcuni chilometri lungo il confine nel nord della
Striscia di Gaza per impedire il lancio dei razzi contro i centri urbani del
sud dello stato ebraico.
Nello Yemen trentacinque guerriglieri del gruppo islamico
guidato dal predicatore estremista, Hussein Badr Eddin Al-Houtirtis, sono
rimasti uccisi ieri in seguito ad una vasta operazione di polizia. Nello Stato
arabo l’esercito ha compiuto, dallo scorso 18 giugno, diverse azioni militari
per smantellare la formazione ribelle, ritiratasi in una zona montagnosa nel
nord del Paese. Il bilancio provvisorio degli scontri è finora di 166 vittime,
tra le quali 41 militari.
Il presidente iraniano, Mohammad Khatami, e il suo collega
siriano, Bashar al Assad, che oggi ha concluso una visita di due giorni a
Teheran, hanno chiesto che
''l'occupazione dell'Iraq finisca il prima possibile'', affermando che è ''la principale causa
dell'instabilità'' nel Paese. Lo scrive l'agenzia ufficiale iraniana Irna. I
due presidenti hanno reso noto, inoltre, di avere discusso ''misure per
rafforzare la sicurezza nei loro Paesi, alla luce delle nuove sfide''. Khatami
e Assad hanno anche espresso il loro sostegno ''alla causa dell'intifada
palestinese''. Gli Usa accusano la Siria e l'Iran, stretti alleati fin dalla
rivoluzione iraniana del 1979, di sostenere i rivoltosi in Iraq e hanno chiesto
di rafforzare i controlli lungo le loro
frontiere, attraverso le quali ritengono che guerriglieri e terroristi si infiltrino nel Paese vicino.
Assad è ripartito da Teheran dopo avere incontrato anche la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei.
Una Festa per l’indipendenza
particolare quella di ieri negli Stati Uniti. Accanto alla celebrazione in
ricordo della libertà dalla Gran Bretagna, gli americani hanno seguito anche la
posa della prima pietra della Freedom Tower a Ground Zero. Nel luogo esatto
delle Torri Gemelle, distrutte l’11 settembre 2001, sorgerà la “Torre della
Libertà” che, interamente di cristallo, diventerà il grattacielo più alto del
mondo. Da New York, Elena Molinari:
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La prima pietra della nuova
opera è un blocco di granito da 20 tonnellate, arrivato dalle montagne dello
Stato di New York, ed è stata posta con una cerimonia densa di simbolismi. E’
stato, infatti, il giorno in cui gli americani hanno celebrato l’indipendenza
dalla Gran Bretagna nel 1776 e la Torre della Libertà misurerà proprio 1776
piedi. Il grattacielo sarà terminato nel 2009 e costerà un miliardo e mezzo di
dollari e sarà il più alto del mondo. Nella sua ombra sorgerà un Memoriale
suggestivo, a ricordo delle vittime degli attentati. Si tratta di due vasche,
con la forma delle due torri, che nello specchio d’acqua che le riempirà
rifletteranno l’assenza dei deceduti.
Da New York, Elena Molinari, per
la Radio Vaticana.
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Dodici poliziotti e un civile sono stati uccisi in un'imboscata
tesa da ribelli maoisti nel sud del
Nepal. Lo ha comunicato una fonte della polizia, spiegando che lo scontro a
fuoco è avvenuto nel distretto di Birgunjm, a 200 km a sud della capitale Kathmandu. Il civile ucciso è un ex membro delle
consiglio municipale del villaggio in cui l'attacco è avvenuto. La cosiddetta
''guerra del popolo'' lanciata nel 1996 dai maoisti, che vogliono rovesciare la
monarchia in Nepal, è costata finora la vita a 9.500 persone.
Grande affluenza alle urne,
eccitazione e entusiasmo, nelle prime elezioni presidenziali dirette che si
tengono in Indonesia dalla fine del regime ultratrentennale di Suharto. Anche
l'ex presidente generale, indicato come uno tra gli uomini più corrotti del
mondo e deposto nel ’98 in seguito a grandi proteste di piazza, si è recato a
votare. Per la prima volta dalla fine del suo regime, 154 milioni di elettori
votano oggi per eleggere direttamente e con voto segreto il presidente che
guiderà nei prossimi 5 anni il Paese islamico più popoloso al mondo. Cinque i
candidati in lizza. Ce ne parla nel servizio Maria Grazia Coggiola:
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I seggi si sono aperti alle
7.00, ora locale, e finora non si sono registrati incidenti. E’ probabile,
però, che nessuno dei cinque candidati in lista riesca a raggiungere il quorum
del 50 per cento di voti o del 20 per cento delle Province. Dal voto di oggi
non uscirà il presidente e si andrà, quindi, al ballottaggio il 20 settembre.
Secondo i sondaggi, il favorito è l’ex ministro della sicurezza Yudhoyono. Poi
ci sarebbe l’ex capo delle forze armate, il generale Wiranto, che guida il
partito uscito vittorioso dalle elezioni parlamentari dello scorso aprile. L’ex
generale potrebbe spodestare l’attuale presidente, Megawati Sukarnoputri, la
cui popolarità è in forte declino a causa dell’alto tasso di disoccupazione e
del livello di corruzione del Paese, ma soprattutto per la presenza di gruppi
estremisti e separatisti che continuano a causare violenze in Indonesia.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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Il presidente uscente austriaco
Thomas Klestil (71 anni) è stato ricoverato d'urgenza al policlinico di Vienna, questa mattina, dopo un arresto
cardiaco dovuto a problemi ai polmoni. Lo riferisce l'agenzia di stampa
austriaca Apa, aggiungendo che i poteri
del presidente sono per ora passati al
cancelliere Wolfgang Schuessel. Il ricovero di Klestil avviene pochi giorni
prima del passaggio di consegne al suo designato successore, Heinz Fischer, che
ha vinto le elezioni presidenziali dell'aprile scorso.
Il processo contro Slobodan Milosevic davanti al Tribunale penale
internazionale (Tpi) per la ex
Juvoslavia è stato rinviato oggi sine die
a seguito delle condizioni di salute dell'imputato. Oggi Milosevic, accusato di genocidio, crimini di guerra e contro
l'umanità, doveva cominciare la sua difesa per la quale avrebbe avuto a
disposizione 150 udienze.
Winnie Mandela non andrà in
prigione: la pena a cinque anni di carcere duro che le era stata inflitta in primo grado per frode
in relazione ad alcuni prestiti bancari
e' stata oggi ridotta a tre anni e mezzo con la condizionale. La ex moglie del
premio Nobel per la pace Nelson Mandela era stata condannata lo scorso anno, ma
era a piede libero in attesa del processo di appello. Il giudice ha accettato
la tesi degli avvocati secondo i quali la donna, 67 anni, non ha agito per scopo
di lucro personale.
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