RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 183 - Testo della trasmissione di giovedì 1 luglio
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Prende il via domani in Kenya
la visita del patriarca di Venezia, il cardinale Scola
La sonda Cassini ce l’ha fatta: stamani è
entrata nell’orbita di Saturno
Saddam
Hussein comparso davanti ai giudici del tribunale di Baghdad, mentre continuano
le violenze in Iraq
Prosegue
la visita nella regione sudanese del Darfur di Kofi Annan e di Colin
Powell.
1 luglio 2004
NELLA
NUOVA EUROPA, CRESCA LA COLLABORAZIONE TRA CATTOLICI ED ORTODOSSI: COSI’ GIOVANNI
PAOLO II E IL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO I
NELLA
DICHIARAZIONE COMUNE FIRMATA OGGI IN VATICANO.
IL
PAPA ACCETTA L’INVITO DEL PATRIARCA A RECARSI A COSTANTINOPOLI.
STAMANI,
L’INAUGURAZIONE DELL’USO LITURGICO DELLA CHIESA
DI SAN
TEODORO AL PALATINO, AFFIDATA DAL SANTO PADRE
ALLA
COMUNITA’ GRECO ORTODOSSA DI ROMA
- A
cura di Alessandro Gisotti e Paolo Ondarza -
Rafforzare il dialogo tra la Chiesa di Roma e di
Costantinopoli: è questo lo spirito che anima la dichiarazione comune firmata
oggi da Giovanni Paolo II e il Patriarca Bartolomeo I, che si sono ritrovati
ora al Palazzo Apostolico per un pranzo di congedo. Domani, infatti, Bartolomeo
tornerà ad Istanbul, al termine di una visita di quattro giorni a Roma. Dopo la
firma della dichiarazione comune, il Patriarca Bartolomeo I ha invitato il Papa
a Costantinopoli. Invito, che è stato accettato dal Santo Padre.
Sull’importante documento firmato oggi in Vaticano, il servizio di Alessandro
Gisotti:
*********
Nell’Europa, “in cammino verso forme più alte di
integrazione e di allargamento” esprimiamo “la speranza che in questa nuova
situazione cresca la collaborazione tra Cattolici e Ortodossi”. E’ questo
l’auspicio di Giovanni Paolo II e Bartolomeo I che sottolineano le tante sfide
da affrontare insieme: dalla piaga del terrorismo, alla valorizzazione delle radici
cristiane dell’Europa, ancora al dialogo con l’Islam e la difesa della vita
umana.
La dichiarazione ricorda l’importanza cruciale, nei
rapporti tra Roma e Costantinopoli, dell’abbraccio - 40 anni fa a Gerusalemme -
tra Paolo VI e Athenagoras I. “Unità e Pace!
La speranza accesa da quello storico incontro – afferma la dichiarazione comune
– ha illuminato il cammino di questi ultimi decenni. Consapevoli che il mondo
cristiano da secoli soffre il dramma della separazione – prosegue – i nostri
Predecessori e noi stessi abbiamo con perseveranza continuato il dialogo della carità, con lo sguardo
rivolto a quel giorno luminoso e benedetto in cui sarà possibile comunicare
allo stesso calice del santo Corpo e del prezioso Sangue del Signore”.
D’altro canto - constatano il Papa e il Patriarca - “nonostante la nostra ferma volontà di proseguire nel cammino verso la
piena comunione, sarebbe stato irrealistico non attendersi ostacoli di varia
natura: dottrinali, anzitutto, ma anche derivanti da condizionamenti di una
storia difficile”. Inoltre - si legge ancora nel documento - “nuovi problemi
sorti da profondi mutamenti avvenuti nella compagine politico-sociale europea
non sono rimasti senza conseguenze nei rapporti tra le Chiese cristiane”. “Con
il ritorno alla libertà dei cristiani in Europa centrale e orientale – rileva
la dichiarazione comune – si sono risvegliati anche antichi timori, rendendo
difficile il dialogo. L'esortazione di San Paolo ai Corinzi: tutto si faccia
tra voi nella carità, tuttavia, deve
sempre risuonare dentro di noi e fra noi”.
Si mette quindi
l’accento sugli strumenti utili a rafforzare il dialogo tra le due Chiese come
la “Commissione mista internazionale per il Dialogo Teologico”, che - affermano
- va riattivata al più presto. “Davanti
ad un mondo che soffre ogni genere di divisioni e di squilibri – concludono il
Papa e Bartolomeo – l’odierno incontro vuole richiamare in modo concreto e con
forza l’importanza che i cristiani e le Chiese vivano tra loro in pace ed in
armonia, per testimoniare concordemente il messaggio del Vangelo in modo più
credibile e convincente”.
*********
Stamani, intanto, un momento di grande significato per
tutta la comunità greco ortodossa di Roma con l’inaugurazione dell’uso
liturgico della chiesa di San Teodoro al
Palatino. “Abbiamo
ancora davanti a noi molta strada” ma il cammino verso l’unità è cominciato, ha
detto il Patriarca durante la solenne cerimonia. “Andiamo avanti - ha proseguito – malgrado le tante difficoltà
tramite il dialogo dell’amore e della verità”. Alla celebrazione di stamani ha
preso parte anche una delegazione pontificia composta dal cardinale vicario
Camillo Ruini; dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità dei cristiani e dall’arcivescovo Leonardo Sandri,
sostituto per gli Affari Generali della segreteria di Stato. Sull’evento, ci riferisce Paolo Ondarza:
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(canto)
Sul cammino non mancano le
difficoltà, ha detto Bartolomeo I, accompagnato dal metropolita d’Italia
Gennadios, per la solenne cerimonia della consegna alla Chiesa ortodossa, su
desiderio di Giovanni Paolo II, dell’antica chiesa romana di San Teodoro al Palatino.
La chiesa di San Teodoro, completamente restaurata, era stata promessa da Paolo
VI al patriarca Athenagoras I in occasione della visita a Roma di quest’ultimo
nel 1967. Un evento ricordato oggi da Bartolomeo I, che ha indicato nei due
rappresentanti religiosi “coloro che posarono i primi generosi e grandi passi
dell’amore”, iniziando a sanare la dolorosa frattura provocata da “950 anni di
scisma e di reciproca privazione”.
“Le braccia sono aperte e il
dialogo dell'amore ha costruito relazioni di reciproca comprensione ed è
cominciato anche il dialogo teologico della verità”.
Sul significato della celebrazione odierna sentiamo il teologo
ortodosso Olivier Clément,
nell’intervista di Fabio Colagrande:
“Penso che sia un gesto amicale, che permetterà agli ortodossi e
soprattutto ai greco-ortodossi che vivono a Roma di avere una Chiesa per loro.
L’apertura della chiesa di San Teodoro al Palatino è un gesto di amicizia,
qualcosa che trasforma l’atmosfera ma che non porterà nessuna soluzione ai
problemi teologici ed ecclesiologici del dialogo”.
E ora diamo la parola a padre Dimitri Salakas, esperto di
rapporti tra cattolici e ortodossi, consultore presso il Pontificio Consiglio
per la promozione dell’unità dei cristiani:
“E’ molto importante. Non è
soltanto un gesto di gentilezza, un gesto di amicizia, ma ha un senso
profondamente teologico. E’ fondamentale dare la possibilità ai cristiani, che
non hanno questi decorosi e degni luoghi di culto, di rendere culto a Dio.
Questo mancava”.
Un altro piccolo capitolo quello
odierno, dunque, in quel “tomo agapis”, libro della carità che riassume
l’itinerario della comunione tra Oriente e Occidente.
(canto)
**********
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto
in successive udienze il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della
Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede; mons. Fabio Bernardo
D’Onorio, vescovo di Minturno, Abate ordinario di Montecassino e il sig. Pedro
José Ribeiro de Menezes, ambasciatore del Portogallo, in visita di congedo.
LA
VISITA DEL CARDINALE FRANCIO ARINZE IN NIGERIA
PER I
50 ANNI DELLA FONDAZIONE DEI CAVALIERI DI SAN MALUMBA
E’
STATA OCCASIONE DI INCONTRI CON LA CHIESA LOCALE
- Ai
nostri microfoni il porporato -
Il cardinale
Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina
dei Sacramenti, si è recato di recente in Nigeria. L’iniziativa della visita è
nata dalla celebrazione per i 50 anni dalla fondazione dei Cavalieri di San
Mulumba, un’associazione di laici impegnati nell’apostolato. Oltre a momenti di
preghiera si sono tenute, nei giorni di presenza del cardinale Arinze, due
conferenze aperte al pubblico: una sui cristiani e musulmani in Nigeria e nel
mondo oggi; l’altra su i Cavalieri come servi al servizio del popolo. Inoltre,
il cardinale è stato accolto nel Seminario nazionale missionario di San Paolo,
nato, 26 anni fa, per iniziativa dei vescovi del Paese per formare sacerdoti da
mandare in missioni estere nel mondo. Una visita, dunque che ha rappresentato
un’occasione di incontri con la Chiesa locale.
Ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, come il cardinale Arinze
descrive la realtà dei cattolici in Nigeria:
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R. – Spesso la Chiesa rappresenta la voce del popolo che
non ha voce, quelli che sono poveri, senza lavoro, senza educazione o
formazione, senza cure mediche. La Chiesa è vicina al popolo, alle sue radici,
anche nei villaggi e non soltanto nelle grandi città. Con le sue 49 diocesi ed
arcidiocesi, la Chiesa cattolica in Nigeria rappresenta una delle istituzioni
nelle quali il popolo crede e questo perché il popolo stesso vede i risultati.
C’è anche una buona risposta a diversi livelli: ci sono organizzazioni laiche e
cattoliche a livello parrocchiale, diocesano, provinciale, ecclesiastico e
nazionale. Ci sono poi le associazioni delle donne cattoliche laiche.
Associazioni, queste, che sono molto forti e rispondono ai bisogni reali:
quando, ad esempio, si discute di religione nella scuola o se la Chiesa deve
avere delle scuole, le donne cattoliche ed i laici sono molto attivi nel
confronto e la discussione con i partiti politici. Questo è molto importante.
E’ poi molto interessante sottolineare la risposta dei giovani nei confronti
del Seminario: ci sono richieste per diventare sacerdoti ed anche molte
richieste per diventare suore. Questo è veramente molto incoraggiante. Per
molte diocesi il vero problema è rappresentato proprio dal non avere posto per
tanti candidati.
D. – Eminenza, quale dialogo è possibile in Nigeria tra
Islam e cristianesimo?
R. – Molto è possibile. Quando parliamo di dialogo non
intendiamo necessariamente discussione. L’arcivescovo di Abuja, mons. John Onaiyekan, mi ha chiesto di tenere una conferenza rivolta al pubblico, non soltanto ai cristiani, ma diretta a
tutti, su cristiani e musulmani in collaborazione. Questa conferenza l’ho
tenuta e la risposta è stata ottima. Anche l’attenzione dei mass media è stata
molto buona: la televisione nazionale l’ha trasmessa in diretta per un’ora ed
anche la radio l’ha ritrasmessa. Molte situazioni di conflitto hanno in realtà
altre cause da quelle che si credono, non sempre sono religiose ma anche legate
a contestazioni riguardanti terreni, contestazioni tra un villaggio e l’altro.
Quando la gente è povera, quando i giovani non hanno valori e, soprattutto,
quando i partiti politici vedono che possono sfruttare questa situazione e
queste difficoltà della popolazione per ottenere alcuni vantaggi politici, si
capisce che le situazioni di conflitto hanno cause molteplici. Molta gente, che
non vive queste realtà, dice semplicemente che cristiani e musulmani sono in
lotta. Ma coloro che vivono invece queste realtà sanno che non è proprio così.
C’è sicuramente violenza e c’è sicuramente lotta, ma la lotta ha altre cause:
generalmente si tratta di ragioni economiche, politiche ed etniche. Sono circa
240 i gruppi etnici presenti in Nigeria e quindi con tante lingue e culture
diverse. L’unione e l’armonia è qualcosa sicuramente da costruire, non si
tratta di un qualcosa di già fatto. Abbiamo, quindi, bisogno di pazienza, di
lungimiranza, di leadership che possa vedere chiara la situazione e che sia
pronta a sacrificarsi per il bene del popolo, oggi e domani.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la
Dichiarazione Comune del Papa Giovanni Paolo II e del Patriarca ecumenico
Bartolomeo I.
Nelle vaticane, l'intervento
del cardinale Lopez Trujillo alla celebrazione, a Puebla, del XXV
anniversario della terza Conferenza generale dell'Episcopato latinoamericano.
Nelle estere, in evidenza
l'Iraq con un articolo dal titolo "Lenti passi sulla via della normalizzazione";
la Siria disponibile a cooperare con il governo iracheno, l'esecutivo
croato annuncia l'istituzione di relazioni diplomatiche. Saddam Hussein davanti
al Tribunale speciale iracheno.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Parodi Domenichi dal titolo "Benedetto XV, un Papa da
riscoprire": 150 anni dalla nascita e 90 dall'elezione.
Nelle pagine italiane, governo:
si complica la verifica all'interno della maggioranza.
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1
luglio 2004
FA DISCUTERE IL PRONUNCIAMENTO
SUL MURO IN CISGIORDANIA, IERI,
DELL’ALTA
CORTE DI ISRAELE: DEFINISCE SPROPORZIONATO IL RAPPORTO
TRA LE NECESSITA’ DI SICUREZZA E LE SOFFERENZE DEI
PALESTINESI.
NUOVE VIOLENZE MENTRE IL GOVERNO DI SHARON
STUDIA UN TRACCIATO ALTERNATIVO
- Intervista con padre David Jaeger -
Ancora violenze in Medio
Oriente. Un bambino palestinese è stato assassinato a Rafah e un attivista di
Hamas è stato ucciso a Beit Hanun. Il tutto, mentre il governo israeliano sta
studiando un tracciato alternativo per il muro di separazione in Cisgiordania:
la Corte suprema ha infatti stabilito, ieri, che la barriera attuale causa sofferenze sproporzionate ai
palestinesi, e va ridisegnata. Il servizio di Graziano Motta:
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E’ un principio di carattere generale quello affermato
ieri dall’Alta Corte sulla barriera di separazione. Le esigenze di protezione
della popolazione israeliana da attentati terroristici non devono danneggiare
le esigenze di vivibilità della popolazione palestinese. Una sentenza che ha
rigettato l’assunto palestinese secondo il quale la barriera di separazione è
un pretesto per l’annessione di terreni allo Stato ebraico, ma il primo
ministro palestinese, Abu Ala, insiste nel chiedere che il muro della divisione
sia abbattuto confidando che il Tribunale internazionale dell’Aja lo definisca
il prossimo 9 luglio come illegittimo. Prosegue, intanto, l’occupazione
israeliana della confinante zona di Gaza per impedire ai guerriglieri
palestinesi di lanciare missili. Sono stati abbattuti, nelle notte, alcune
centinaia di alberi di ulivo. In Cisgiordania si registrano due raid di reparti
militari dello Stato ebraico, a Gerico sono stati arrestati 4 attivisti dell’Intifada
e a Nablus sono in corso perquisizioni.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta
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I
giudici israeliani hanno, dunque, richiamato il governo a modificare il
tracciato. La sentenza ha provocato reazioni
contrastanti nello Stato ebraico: favorevoli quelle della sinistra, contrarie
quelle del Likud, il partito di governo. C’è poi il dibattito tra gli stessi
palestinesi, che avrebbero voluto una dichiarazione di illegittimità del muro.
Ascoltiamo il punto di vista della Chiesa locale, nell’intervista di Andrea
Sarubbi a padre David Jaeger, portavoce
della custodia di Terra Santa:
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R. – La decisione della Corte Suprema di Israele è una
spada a doppio taglio. Da una parte rappresenta una pesante sconfitta per
l’establishment militare, perché nega che il tracciato del muro sia l’unico
compatibile con le esigenze della sicurezza. D’altra parte, però, non nega la
legittimità del muro in quanto tale. E proprio nel delegittimare una fetta di
tracciato del muro la Corte potrebbe aiutare il governo a difendersi dalla
critiche esterne.
D. – Per i giudici il muro è lecito, però causa disagi
sproporzionati alla popolazione. Lei vede da vicino questi disagi?
R. – E’ quasi impossibile descriverli pienamente. Il muro
taglia i contadini dai loro campi, i bambini dalla scuola, gli impiegati dal
posto di lavoro, i malati dall’ospedale. Il muro entra all’interno del tessuto
vivo di comunità intere e lo spezza. Inoltre, lungo il tracciato ci sarebbero
popolazioni che si potrebbero trovare effettivamente circondate dal muro o
ghettizzate. E’ uno scenario spesso surreale.
D. – Il muro, padre Jaeger, non risparmia neppure i luoghi
santi, i beni ecclesiastici. In che modo influenza la vita della Chiesa locale
ed i pellegrinaggi?
R. – Oltre ad entrare in diversi conventi, giardini e
proprietà, il muro, come è adesso progettato, taglierebbe il Monte degli Ulivi,
il Santuario della Tomba di Lazzaro a Betania. La casa di Lazzaro, di Maria e
di Marta rimarrebbe tagliata fuori da Gerusalemme, quindi, diventerebbe
effettivamente inaccessibile. Anche in questi giorni continuano gli sforzi di
persuasione. Ci sono i membri del Congresso americano che ci lavorano, come
pure la Casa Bianca. Stanno cercando di convincere Israele a risparmiare questi
simboli della presenza cristiana.
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AL VIA OGGI ALL’AJA LE CERIMONIE PER L’INIZIO DEL
SEMESTRE OLANDESE
DI
PRESIDENZA EUROPEA. L’IMPEGNO DEL PREMIER BALKENENDE A LAVORARE
IN COOPERAZIONE CON IL PROSSIMO PRESIDENTE DELLA
COMMISSIONE, BARROSO,
CON L’OBIETTIVO DI FARSI “FORZA RIUNIFICANTE IN
EUROPA”. TRA LE PRIORITA’
NEI PROSSIMI APPUNTAMENTI, LA DECISIONE
SULL’EVENTUALE AVVIO
DI
NEGOZIATI FORMALI CON LA TURCHIA
- Intervista con Marc Leijendekker -
E’ giorno di cerimonie oggi in
tutti i Paesi Bassi, per l’inizio del semestre olandese di presidenza europea.
Il governo del premier Jan Peter Balkenende accoglie infatti l’eredità dai
colleghi irlandesi, che hanno guidato il Consiglio dell’Unione europea nei
primi sei mesi del 2004. Nel semestre di presidenza irlandese l’Unione ha
potuto celebrare l’allargamento a 25 Paesi, ma anche l’accordo sulla
Costituzione e sulla presidenza della Commissione europea, che a novembre sarà
assunta dal portoghese Josè Manuel Durao Barroso. Nei prossimi sei mesi al
governo dell’Aja toccherà, invece, affrontare i nodi economici ancora esistenti
e la delicata questione dell'adesione della Turchia all’Unione europea. Proprio
degli obiettivi della presidenza olandese ci parla Marc
Leijendekker, del quotidiano Nrc-Handelsblad di Rotterdam, intervistato da
Giada Aquilino:
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R. – Il primo riguarda proprio la Turchia. C’è la promessa
dell’Unione ad Ankara che entro il 2004 ci sarà una decisione sulla data di
inizio dei negoziati formali. Il secondo punto è piuttosto tecnico: il budget
triennale 2007-2013. Il terzo obiettivo è quello di mostrare che l’Europa
funziona. Adesso abbiamo un’Unione europea formata non da 15 ma da 25 Paesi e
persistono ancora problemi sul modo di riunirsi, di prendere decisioni, di
discutere.
D. – Nel semestre irlandese è stata approvata la
Costituzione. Ma permane il dubbio che il testo venga effettivamente ratificato
da tutti e 25 gli Stati dell’Unione. Quale sarà il ruolo della presidenza
olandese in tal senso?
R. – L’Olanda cercherà di convincere quanti più Stati
possibili a ratificare il Testo fondamentale. Ma credo che pure nel nostro
Paese ci sarà una discussione abbastanza forte. C’è già chi parla di un
possibile referendum.
D. – Nell’art. 51 della Costituzione europea si parla del
dialogo tra Europa e Chiese. Qual è la posizione dell’Olanda al riguardo?
R. – Sulla questione delle radici cristiane il premier Balkenende
dà l’impressione di
non voler insistere ancora, perché le discussioni sulla Costituzione già si
sono svolte a Bruxelles.
D. – Una delle accuse all’Irlanda è stata quella di aver
avuto una posizione eccessivamente filo-statunitense nei temi internazionali.
Quale voce avrà l’Europa con la presidenza olandese?
R. – Tradizionalmente per l’Olanda sono molto importanti i
contatti transatlantici con gli Stati Uniti. Credo che l’Olanda cercherà di
evitare che le critiche nei confronti di Washington diventino troppo forti. Il
nostro governo comunque appoggia l’idea di trovare una voce europea comune
contro il terrorismo e sui temi dell’immigrazione e del diritto d’asilo.
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GRANDE ATTESA TRA I FEDELI DI TUTTO IL MONDO
CONVENUTI
A SAN
GIOVANNI ROTONDO PER L’INAUGURAZIONE, OGGI POMERIGGIO ALLE 16.30,
DELLA
NUOVA CHIESA DEDICATA A SAN PIO DA PIETRELCINA
-
Intervista con mons. Domenico D’Ambrosio -
Grande attesa fra i fedeli di tutto il mondo convenuti a
San Giovanni Rotondo, in Puglia, per l’inaugurazione oggi pomeriggio alla 16.30
della nuova chiesa dedicata a san Pio da Pietrelcina. Il servizio di Roberta
Gisotti:
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Una grande Croce in pietra, alta 40 metri, accoglierà i 40
mila pellegrini nel viale d’accesso, a ricordare il senso autentico della sosta
spirituale ai luoghi di Padre Pio. Dopo 10 anni vede dunque la luce la
grandiosa opera architettonica, che richiama la forma di una conchiglia,
immersa nel verde di una collina sulle alture del Gargano, che ospitano la
cittadina di san Giovanni Rotondo. Progettata da Renzo Piano, la nuova chiesa è
arricchita del contributo di molti artisti contemporanei, fra questi Arnaldo Pomodoro
che ha realizzato l’altare della maestosa Aula liturgica a forma di spirale di
Archimede, che sviluppa 5.700 metri quadrati. Enorme la capienza interna: 6
mila e 500 posti a sedere, 2 mila in piedi e ben 40 mila all’esterno sul sagrato,
esteso 8 mila metri quadrati. L’intero complesso secondo le stime più recenti è
costato tra i 30 e i 35 milioni di euro, interamente finanziati dalle donazioni
dei fedeli. La nuova chiesa è stata voluta dai confratelli di padre Pio “per
offrire – hanno spiegato alla stampa -
una più decorosa accoglienza alla moltitudine dei pellegrini (oltre 8 milioni)
che ogni anno giungono a San Giovanni Rotondo”, spesso costretti ad estenuanti
ore di fila per entrare in chiesa. Per la cerimonia d’inaugurazione sono attesi
un gran numero di autorità civili e politiche e sono state attivate le
necessarie misure per la sicurezza. Già dalle 14:00 è partita la cronaca in
diretta dell’avvenimento sull’emittente satellitare dei frati Cappuccini
“Teleradiopadrepio”, mentre dalle 16.30 la celebrazione, che si avvarrà del
Coro della Cappella Sistina di Roma, sarà trasmessa da Rai Uno. Questa sera,
poi, sul sagrato della nuova chiesa l’oratorio per padre Pio, con musiche di
Ennio Morricone e testi di mons. Crispino Valenziano. In chiusura lo spettacolo
di giochi pirotecnici.
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Ascoltiamo ora la testimonianza dell’arcivescovo di
Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Domenico D’Ambrosio, che
presiederà il Rito di consacrazione della nuova chiesa. Rosario Tronolone gli
ha chiesto qual è il significato religioso di questa dedicazione:
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R. – Il significato della dedicazione è quello di sempre: un popolo che
dedica una casa per il Signore. Ed è anche una casa per l’assemblea santa che
viene convocata per lodarlo, ringraziarlo. In questo caso, questa nuova chiesa
nasce per lodare e ringraziare Dio per la santità crocifissa di San Pio da
Pietrelcina. E’ indubbio che questo evento ripropone all’attenzione del mondo
intero, ma innanzitutto all’attenzione dei credenti, la straordinaria
esperienza di santità di San Pio da Pietrelcina che è – come dice il Papa nella
lettera che recentemente mi ha inviato quale suo delegato – un riscoprire il
mistero della croce di Cristo per farne il momento più alto e più esaltante
della propria esperienza di discepolo del Crocifisso. La dedicazione in fondo
che cosa crea? Crea una rinnovata attenzione a questa esperienza di santità. Ci
si chiede come mai a distanza di anni la popolarità di Padre Pio, il numero di
quella che Paolo VI chiamava la sua clientela mondiale, continua a crescere. Il
motivo, a mio giudizio, è molto semplice: egli è un perfetto imitatore del
Cristo Crocefisso e Risorto e dunque, per i tanti credenti, questa esperienza
di santità diventa via obbligata per immergersi nella pienezza del dono della
Pasqua di Cristo Signore.
D. – Qual è l’immagine che si
riceve da questo nuovo santuario?
R. – Entrando in questo nuovo santuario, che è fuori da
ogni canone tradizionale, l’impressione forte per me è una: il canto della
pietra. Quale pietra? La pietra del nostro Gargano e dunque una pietra rude ed
inerte ma che qui però viene lavorata. E’ la pietra ribaltata. Noi sappiamo che
nel linguaggio evangelico la pietra ribaltata rappresenta la pietra che
sconfigge la morte, che annulla il sepolcro e che ci ripropone la straordinaria
esperienza del Cristo Risorto.
D. – Qual è l’eredità che San Pio da Pietrelcina ha
lasciato?
R. – E’ la santità che poi si sfaccetta nel suo
particolare e significativo itinerario. L’eredità di Padre Pio è questa schiera
immensa: gruppi di preghiera sparsi nel mondo intero, la grande famiglia degli
intercessori, di quelli che si fanno voce di ogni creatura presso Dio.
L’eredità di Padre Pio è quello straordinario monumento di carità e di attenzione
ai fratelli più deboli ed infermi che è la Casa Sollievo della Sofferenza.
D. – Chi viene a San Giovanni Rotondo in pellegrinaggio
che cosa deve tenere bene a mente?
R. – Questo non è un monumento da gustare o da osservare.
Questo è un luogo in cui si è riportati all’incontro con la Misericordia di
Dio. Dunque è un itinerario di penitenza, di purificazione per riscoprire il
volto immenso e grande dell’amore di Dio per l’uomo.
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A GENOVA, CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA, IN CORSO
LE GIORNATE PROFESSIONALI DI CINEMA, PROMOSSE DALL’ANEC. INCONTRI CULTURALI E
ANTICIPAZIONI SULLA PROSSIMA STAGIONE CINEMATOGRAFICA
-
Intervista con Walter Vacchino -
Incontri, dibattiti, momenti di
cultura e molte anticipazioni sulla prossima stagione cinematografica: è quanto
offrono a Genova le Giornate Professionali di Cinema organizzate dall’Anec. Il
servizio di Luca Pellegrini:
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Sono in pieno svolgimento a
Genova, quest’anno Capitale europea della Cultura, le Giornate Professionali di
Cinema, organizzate dall’Anec, l’Associazione Nazionale degli Esercenti, in
collaborazione con i distributori dell’Unidim e gli esercenti dell’Anem.
Insieme con i 1600 operatori del cinema, sono presenti anche numerosi artisti
italiani arrivati per presentare i loro film appena conclusi o ancora in
lavorazione, tra i quali Licia Maglietta, Susanna Tamaro, Giuseppe Piccioni,
Gianni Amelio, Sandra Ceccarelli. Decine i trailer dei film della prossima
stagione presentati dai distributori italiani. Per capire meglio il significato
di queste Giornate divenute un appuntamento professionale e industriale di
grande rilievo, sentiamo il commento di Walter Vacchino, Presidente
dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema.
R. – Sono anzitutto un momento
d’incontro delle categorie professionali, degli esercenti, dei distributori e
produttori. Si incontrano essenzialmente per due motivi: per far conoscere la nuova
produzione, i nuovi progetti, e per discutere di materie di attualità. Quindi,
si passa dalla visione dei film all’incontro con attori, registi e produttori,
che raccontano e illustrano i loro progetti. E i momenti di studio dovrebbero
indicare le strade migliori per il futuro.
Tra gli argomenti affrontati,
c’è quello delle sale cinematografiche e della loro funzionalità: oggi sono
suddivise tra monosale e multiplex, d’essai e della comunità. E poi ampia
attenzione è stata riservata al fenomeno della pirateria audiovisiva:
R. – Una delle preoccupazioni
della non crescita del mercato è il mercato collaterale, quello della pirateria,
del mercato nero, del mercato dell’illecito. Riguarda soprattutto quello che
viene realizzato senza che chi ne usufruisce sappia o abbia la percezione di
essere nell’illecito. Allora il primo punto è riuscire a spiegare l’atto
commerciale che uno svolge come lecito o non lecito. Poi sarà lui a scegliere.
Devo dire che tutto quello che è stato detto relativamente al decreto Urbani
sulla pirateria ha avuto, secondo me, un grossissimo vantaggio: ha presentato
il problema al mondo e all’universo di chi si avvicina ad Internet, quindi ad
un universo giovane ed attento. Il fatto che molta gente non abbia più
scaricato i file e questa attività sia diminuita percentualmente di oltre il 50
per cento, ci dice quale sia la sensibilità e quanto la gente aspetti delle
regole. Qual è la soluzione? Prima informare e poi dare delle regole che siano
chiare. Noi ci battiamo perché le regole siano chiare e perchè ogni regola
abbia anche una disciplina. Quindi, è importante che ci sia un’ammenda o che
determinati comportamenti siano oggetto di procedure che possono sembrare
fastidiose. Credo sia un obbligo della società civile difendere il
comportamento corretto e mettere in primo piano l’opera dell’ingegno e chi
riesce a creare un qualcosa che va a vantaggio di altri.
La giornata conclusiva di domani
si svolgerà al Palazzo Doria Spinola con un convegno sul tema “Cinema europeo:
cultura e mercato”, a cura della Federazione Italiana Cinema d’Essai, al quale
parteciperanno rappresentanti italiani e stranieri del cinema di qualità.
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1
luglio 2004
STOP AGLI ATTACCHI
CONTRO I CRISTIANI: COSI’ IL NEO PREMIER INDIANO SINGH,
INCONTRANDO UNA DELEGAZIONE DELLA
CHIESA LOCALE GUIDATA DAL CARDINALE TOPPO. TRA LE PRIORITA’ DEL NUOVO GOVERNO:
RIFIUTO DI OGNI FONDAMENTALISMO E OPPORTUNITA’ EDUCATIVE E
PROFESSIONALI
ANCHE PER GLI INTOCCABILI
NEW DELHI. = “Sotto il mio governo gli episodi di violenza contro
i cristiani degli anni recenti saranno un ricordo del passato”. Lo ha
assicurato il nuovo primo ministro di New Delhi, Manmohan Singh, incontrando il
cardinale Telesphore Placidus Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana.
Singh ha, inoltre, ringraziato i cristiani per il “servizio encomiabile” che
rendono nelle zone trascurate del Paese. Il porporato, a capo di una
delegazione cattolica, ha incontrato anche Sonia Gandhi, presidente del partito
del Congresso, vincitore alle recenti elezioni di maggio. La delegazione
cattolica, dal canto suo, ha espresso l’apprezzamento della chiesa indiana per
il programma politico del nuovo governo e, contemporaneamente, ha assicurato la
cooperazione dei cristiani per la realizzazione delle iniziative promesse dal
nuovo governo. Il neo premier Singh ha indicato come priorità del suo governo
la promozione dell’armonia sociale e il rifiuto di ogni fondamentalismo,
l’aumento del benessere dei contadini e la creazione di eque opportunità educative
e professionali per gli intoccabili e le classi escluse. (B.C.)
PRENDE
IL VIA DOMANI IN KENYA LA VISITA DEL PATRIARCA DI VENEZIA,
CARDINALE
SCOLA. “CIASCUNO DI NOI - HA DETTO IL PORPORATO, ALLA VIGILIA
DEL VIAGGIO - DEVE FARE I CONTI CON LA
SCOTTANTE QUESTIONE DELL’AFRICA”
VENEZIA. = Visitare, conoscere e sostenere la missione
africana di Ol Moran e la locale parrocchia di San Marco. Sono gli obiettivi
del viaggio del patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, in Kenya tra il 2
e il 10 luglio prossimi. La visita a Ol Moran, che fa parte della diocesi di
Nyahururu ma è stata adottata dalla chiesa veneziana che la segue con un
proprio sacerdote, è dunque una sorta di anticipazione della visita pastorale
che il patriarca realizzerà, a partire dal 2005, in tutte le parrocchie della
diocesi veneziana. “Noi consideriamo Ol Moran - ha osservato il porporato -
come una parrocchia di Venezia. E’ chiaro che è una parrocchia della diocesi di
Nyahururu, ma l’investimento che abbiamo posto in quella realtà è tutto
speciale”. “Tutti dobbiamo fare i conti con la questione bruciante che è
l’Africa - ha aggiunto il cardinale Scola - credo che per il nord del pianeta
si apra un orizzonte di responsabilità gravissima e improcrastinabile, dobbiamo
tutti lasciarci interrogare da quel che accade in quel Continente e dalla
testimonianza di tanti missionari, uomini e donne, che stanno donando la loro vita”.
L’appuntamento più atteso del viaggio è la Santa Messa, presieduta dal porporato
insieme con il vescovo di Nyahururu, Luigi Paiaro, fissata per il 4 luglio.
(B.C.)
IL
BURUNDI HA RICORDATO IERI LA FIGURA DEL NUNZIO APOSTOLICO
MONS.
COURTNEY, BARBARAMENTE ASSASSINATO IL 29 DICEMBRE 2003.
ALLA
CERIMONIA A BUJUMBURA HANNO PARTECIPATO
ANCHE
DIVERSI DEPUTATI E MINISTRI LOCALI
BUJUMBURA. = Commuovente
cerimonia ieri a Bujumbura, a sei mesi dal barbaro assassinio di mons.
Michael Aidan Courtney, nunzio apostolico della Santa Sede in Burundi. A
officiarla è stato il nuovo nunzio, mons. Paul Richard Gallagher, nominato il
22 gennaio scorso. “Non si è trattato di una commemorazione - hanno precisato
fonti locali all’agenzia MISNA - ma di un appuntamento che in molti a Bujumbura
ci siamo dati per fare in modo che l’uccisione di mons. Courtney e la sua
attività non siano dimenticate”. All’appuntamento, nel pomeriggio, hanno
partecipato deputati e ministri burundesi, sacerdoti, religiose e religiosi,
rappresentanti diplomatici e altre personalità. Monsignor Courtney morì in
ospedale dopo essere stato raggiunto da alcuni proiettili sparati da ignoti
aggressori, mentre viaggiava su una jeep Discovery con le insegne della
nunziatura pontificia, a un paio di chilometri dal centro di Minago, lungo una
strada a sud della capitale Bujumbura. (B.C.)
LA
CENSURA DELLE PUBBLICAZIONI ONLINE E’ IN RAPIDA ESPANSIONE:
E’ LA
DENUNCIA LANCIATA DA “REPORTER SENZA FRONTIERE” NEL SUO ULTIMO
RAPPORTO. L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE E’
IMPEGNATA DA OLTRE 20 ANNI
NELLA
DIFESA DEL DIRITTO ALL’INFORMAZIONE
PARIGI. = Dopo gli attentati
terroristici dell’11 settembre 2001, i diritti degli internauti, degli editori
di siti e dei giornalisti online hanno subito una netta regressione. La lotta
contro il terrorismo ha, infatti, comportato un pesante inasprimento del
controllo della Rete, sia nelle democrazie, sia nei regimi autoritari. Questo,
in sintesi, quanto emerge dal rapporto “Internet sotto stretta sorveglianza”,
presentato in questi giorni da “Reporters sans frontieres”. La minuziosa
esposizione della libertà di espressione nel Web in oltre 60 Paesi è stata resa
nota in occasione dell’attribuzione alla cyberdissidente cinese Huang Qi, in
carcere da quattro anni per aver osato criticare sul suo sito Internet il
governo cinese, del premio “Cyberlibertà 2004”. Quattro Paesi, sottolinea il
rapporto, mettono in carcere i loro cittadini ogni qualvolta affrontano in Rete
argomenti ritenuti “sovversivi”. Si tratta della Cina (con 63 cyberdissidenti
dietro le sbarre), il Vietnam (7), le Maldive (3), la Siria (2). “Reporters
sans frontieres” lotta da oltre 20 anni per affermare il diritto
all’informazione, un diritto che è rifiutato a più di un terzo della popolazione
mondiale. Nel 2003 ben 42 professionisti dei media sono stati uccisi per aver
svolto il proprio lavoro. (B.C.)
ALESSANDRO
DE CAROLIS, REDATTORE DELLA RADIO VATICANA, E’ IL VINCITORE
DELLA
SECONDA EDIZIONE DI “PAROLE IN CORSA”, CONCORSO LETTERARIO PROMOSSO DA TRAMBUS
E ATAC DI ROMA. QUESTA MATTINA,
LA
PREMIAZIONE NELLA SALA DELLA PROMOTECA IN CAMPIDOGLIO
ROMA. =
“Le teste dei pendolari ballonzolavano a ritmo degli scossoni della metropolitana”:
inizia così “Mai dire mai”, il breve racconto di Alessandro De Carolis,
redattore della Radio Vaticana e appassionato di narrativa, che ha vinto la
seconda edizione del concorso letterario “Parole in Corsa”, promosso da
Trambus, società di gestione del trasporto pubblico di Roma, e Atac, Agenzia
della mobilità. L’autore dello spassoso squarcio di vita ‘metropolitana’, tra
il grigio pendolarismo di lavoratori benpensanti e l’insospettabile generosità
di un grezzo ‘naziskin’, ha vinto un weekend per due persone in una capitale
europea. La premiazione si è svolta stamani nella sala della Protomoteca in
Campidoglio e nel corso della manifestazione è stata letta una selezione di
racconti. Dopo il successo della prima edizione locale, cui hanno partecipato
più di 300 cittadini chiamati a scrivere un breve racconto a tema libero, che
potesse essere letto interamente nel corso di un percorso su un mezzo pubblico,
il concorso è stato riproposto ed esteso all’intero territorio nazionale, con
il patrocinio dell’Asstra. Si concluderà a settembre con la premiazione del
miglior racconto nazionale e la pubblicazione di un libro. Per quanto riguarda
l’edizione romana, intanto, anche quest’anno circa 180 testi sono stati
raccolti in un libro che sarà in vendita nelle migliori librerie della
capitale. Edito dalla “Full Color Sound”, il testo “Parole in Corsa 2” è frutto
della fantasia dei passeggeri dei mezzi pubblici di Roma che hanno dimostrato,
con interessanti risultati, quanto il tempo trascorso a bordo di autobus, tram
e metropolitane possa essere fonte di riflessioni, introspezioni o
semplicemente di puro svago letterario (R.M.).
LA
SONDA CASSINI CE L’HA FATTA: STAMANI E’ ENTRATA NELL’ORBITA DI SATURNO.
NASA,
ESA E ASI ESULTANO
PASADENA. = Un lungo applauso presso il centro di
controllo della missione nel Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa a
Pasadena ha salutato l’ingresso della sonda Cassini nell’orbita di Saturno. La
manovra era la più delicata e rischiosa di tutta la missione: se qualcosa fosse
andato storto sarebbe saltato il lavoro di più di una generazione di oltre 260
ricercatori Nasa, Esa e Asi di 15 Paesi europei, americani e in particolare
italiani, che hanno giocato un ruolo di punta in tutto questo progetto di esplorazione
del pianeta con gli anelli. Il segnale trasmesso dall’antenna della sonda è
stato seguito per tutto il tempo della cosiddetta fase critica della missione,
cioè quando è passata fra i due anelli esterni di Saturno. La sonda ha a bordo
12 sofisticatissimi strumenti che studieranno il pianeta, gli anelli e le sue
lune in grandissimo dettaglio. A bordo di Cassini viaggia anche la sonda
Huygens, realizzata dall’Agenzia Spaziale Europea, con altri sei strumenti che
studieranno Titano, la più grande luna di Saturno, obiettivo primario della
sonda. Titano è la sola luna del sistema solare ad avere un’atmosfera simile a
quella primordiale della Terra. (R.M.)
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1 luglio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq l’ex presidente Saddam Hussein, affidato ieri alla
custodia legale del governo iracheno, è comparso questa mattina davanti al
tribunale speciale di Baghdad. Saddam ed
altri 11
gerarchi del passato regime rischiano
la pena di morte, condanna che l’esecutivo ad interim, insediatosi tre giorni
fa, sembra deciso a reintrodurre. Nel Paese, intanto, si sono registrati anche
oggi nuovi episodi di violenza. Il nostro servizio:
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La responsabilità della guerra contro l’Iran, la morte nel
1988 di almeno 5000 curdi in seguito all’attacco compiuto con gas chimici ad
Halabja, l’invasione del Kuwait, nel 1990, con il conseguente scoppio della prima
guerra del Golfo. Sono alcuni dei capi di imputazione contro Saddam Hussein,
chiamato oggi davanti al tribunale speciale iracheno. Durante i 40 minuti
dell'udienza - ha riferito la Cnn - Saddam si è presentato per due volte come
presidente dell’Iraq ha definito il processo un “teatrino” e ha dichiarato che
“il vero criminale è il presidente degli Stati Uniti, George Bush”. In questa
fase dell’istruttoria contro l’ex capo di Stato iracheno,
sono stati convocati anche undici gerarchi del passato regime, tra i quali il
consigliere e cugino dell’ex rais Ali Hassan al Majid, detto Ali il chimico, l’allora
vice premier Tareq Aziz e l’ex vicepresidente Yassin Ramadan. Sul terreno, il
Paese continua ad essere devastato, intanto, dal dramma delle violenze. Una serie di attentati ha causato
la morte a Baghdad di tre civili, tra i quali un alto funzionario del ministero
iracheno delle Finanze, e di un soldato della coalizione a Mossul. A Falluja,
città sunnita a 50 chilometri dalla capitale, sono rimaste uccise sette persone
per un raid aereo americano contro un presunto covo del leader di Al Qaeda in Iraq,
Abu Masub al Zarqawi, sul quale gli Stati Uniti hanno messo una taglia di 25
milioni di dollari. Da rilevare, infine, che il comandante Ricardo Sanchez
ha lasciato l’incarico di capo della forza multinazionale nel Paese arabo per
essere sostituito dal generale George Casey.
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Non si placano le violenze in
Inguscezia, la Repubblica autonoma della Federazione russa al confine con la
Cecenia. Nuovi combattimenti, avvenuti stamani nella città settentrionale di
Voz-nesse-nòv-skaia, hanno causato la morte di due poliziotti e di tre ribelli.
Altre due persone sono state uccise da un’esplosione nella capitale cecena,
Grozny. Questi episodi di violenza si aggiungono agli scontri di dieci giorni
fa, che hanno provocato 90 vittime.
Horst Koehler, già direttore generale del Fondo monetario
internazionale, ha pronunciato oggi il suo primo discorso da presidente della
Germania. Koehler ha sottolineato, tra l’altro, l’importanza della famiglia e
delle nuove generazioni per il futuro del Paese. Nel discorso di congedo, il capo di Stato uscente, Johannes Rau,
ha ricordato alla società tedesca i principali doveri che la attendono: la
lotta alla disoccupazione e la solidarietà con i più deboli.
Gli otto soldati britannici
arrestati all’inizio della settimana scorsa dalle autorità di Teheran e
successivamente rilasciati sono stati costretti con la forza ad entrare nelle
acque territoriali dell’Iran. E’ quanto ha reso noto ai Comuni il ministro
degli Esteri britannico, Geoff Hoon, smentendo la versione di un errore di
navigazione.
E’ sana e salva e non è stata
presa in ostaggio la 35.enne giornalista televisiva australiana, Carmela
Baranowska, scomparsa lunedì scorso in Afghanistan nell’area di Kandahar
insieme ad un suo assistente afghano e all’autista. Si temeva che la
giornalista fosse stata presa in ostaggio, dopo che un gruppo di guerriglieri
taleban aveva affermato di aver catturato una donna straniera.
Il segretario di Stato
americano, Colin Powell, ed il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, sono da ieri nel Darfur, regione del Sudan occidentale colpita da una grave
crisi umanitaria. Kofi Annan ha avuto colloqui con rappresentanti del governo
di Khartoum per trovare una soluzione alla drammatica situazione dell’area,
teatro di un conflitto interetnico. Il servizio di Giulio Albanese:
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La simultanea presenza del numero uno dell’Onu , Kofi
Annan, e del capo della diplomazia statunitense, Colin Powell, a Khartoum ha
spinto il governo del Sudan ad annunciare misure concrete per fronteggiare la gigantesca
emergenza umanitaria che secondo fonti delle Nazioni Unite ha provocato finora
oltre 1 milione di sfollati, più di 150 mila profughi in Ciad e migliaia di
vittime tra i civili. Il ministro degli Esteri sudanese Mustafà Ismail, in una conferenza stampa congiunta con Powell, ha promesso di inviare
truppe e forze di polizia nella regione, di rimuovere tutte le limitazioni
all’arrivo degli aiuti umanitari e di avviare un negoziato con i movimenti ribelli.
Powell, che ieri ha visitato il campo profughi nella zona di El-fasher nello Stato
del Darfur settentrionale, aveva minacciato il governo sudanese di imporre
pesanti sanzioni in caso di mancato intervento per fermare la tragedia
umanitaria e gli attacchi indiscriminati contro i civili.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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In
Vietnam, più di 11.000 polli sono morti o sono stati abbattuti per evitare il
propagarsi del virus della cosiddetta influenza dei polli nel sud del Paese, dove
nuovi focolai sono stati scoperti nei giorni scorsi.
Giornata
di proteste ad Hong Kong, nel settimo anniversario del passaggio di sovranità
dalla Gran Bretagna alla Cina. Circa 200 mila persone sono scese in strada, per
chiedere a Pechino più democrazia e maggiore indipendenza. Tra le aspirazioni
dei manifestanti, quel suffragio universale che ad aprile la Cina negò loro,
impedendo ai cittadini di Hong Kong di eleggere un nuovo capo dell’esecutivo al
posto del contestato Tung Chee-hwa, scelto proprio da Pechino.
A
pochi giorni dalle elezioni, che avrebbero segnato un sostanziale pareggio tra
i due schieramenti, la Mongolia vive momenti di altissima tensione. Il Partito
democratico, all’opposizione, ha occupato poco fa la sede della tv pubblica, da
dove lancerà un messaggio alla Nazione. Si contestano lo spoglio delle schede e
la decisione del governo di far ripetere il voto in tre seggi.
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