RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 173 - Testo della trasmissione di lunedì 21 giugno 2004

 

 

 

Sommario

 

        

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Santa Sede e il governo spagnolo uniti nella costruzione della pace, nella lotta al terrorismo e alla violenza: così il Papa nell’udienza al nuovo premier spagnolo, Rodríguez Zapatero. Giovanni Paolo II ha auspicato che la Spagna progredisca radicata nei suoi antichi valori cristiani: intervista con il portavoce vaticano, Joaquin Navarro-Valls

 

Da oggi all’Università cattolica, a Roma, il secondo Congresso internazionale dei centri e istituti di bioetica di ispirazione personalista: con noi mons. Elio Sgreccia

 

L’importanza di continuare ad approfondire la conoscenza del movimento New Age, nell’intento di dare una risposta sempre più articolata alle attese dell’uomo contemporaneo: questo l’obiettivo della Consulta internazionale sul New Age, conclusa in Vaticano

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Concluso ad Ulm, in Germania, il 95.mo Katholikentag con la messa celebrata dal cardinale Karl Lehmann

 

Fedeltà alla verità” è il titolo del libro, presentato nei giorni scorsi a Roma, di Vittorio De Marco su Enrico Medi. Sulla figura del politico, scienziato e uomo di fede con noi la figlia, Maria Beatrice

 

Nel libro “Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e alla scoperta dell’altro”, lo psicoterapeuta Claudio Risé fa una riflessione sulle diverse modalità di concepire la relazione con l’altro

 

Si celebra oggi la “Festa della Musica”: ai nostri microfoni mons. Marco Frisina

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Chiesa è ottimista sui prossimi colloqui di pace in Colombia

 

Viviamo in pieno stato di anarchia: “ questa la denuncia del segretario generale della Conferenza episcopale boliviana, dopo il barbaro assassinio del sindaco di Ayo Ayo.

 

Prosegue a Londra l’incontro promosso dal Movimento dei Focolari della Gran Bretagna dal titolo “Immagina un mondo …. Arricchito dalla diversità”

 

Sul ruolo dell’Onu monito dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, in visita negli Stati Uniti

 

Al via oggi a Roma la settimana del rifugiato

 

Concluso con la vittoria di Capo Verde il torneo di Mundialido tra squadre di stranieri in Italia

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno dieci vittime oggi in Iraq, dove cresce la paura per la sorte di un ostaggio sudcoreano

 

Gloria Arroyo confermata presidente delle Filippine al termine dello spoglio dei voti, conclusosi solo ieri

 

Nuove misure di distensione, tra le quali il rinnovo della moratoria sui test atomici ed una linea rossa, tra i governi di India e Pakistan

 

 

 

  IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 giugno 2004

 

 

 

LA SANTA SEDE E IL GOVERNO SPAGNOLO SONO UNITI NELLA COSTRUZIONE

 DELLA PACE E NELLA LOTTA AL TERRORISMO E ALLA VIOLENZA: COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA AL NUOVO PREMIER SPAGNOLO, RODRIGUEZ ZAPATERO. IL PONTEFICE, CHE HA PARLATO ANCHE DI MEDIO ORIENTE E DI EUROPA, HA AUSPICATO CHE LA SPAGNA PROGREDISCA,

RADICATA NEI SUOI ANTICHI VALORI CRISTIANI

 

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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         Una Spagna che proceda lungo la strada di uno sviluppo moderno, ma che sappia rimanere in questo cammino saldamente ancorata ai propri valori etici e culturali, che hanno radice nella sua antica tradizione cristiana ed europea. Tre giorni dopo aver accolto in Vaticano il nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, Giovanni Paolo II è ritornato in modo analogo sui concetti espressi al diplomatico nel saluto indirizzato questa mattina al premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, ricevuto in udienza in Vaticano insieme con un seguito di cinque persone, tra le quali il ministro degli Esteri, Moratinos, e quello della Difesa, Bono. L’odierna udienza, durata circa 15 minuti, cade a tre mesi dall’insediamento del nuovo governo, che ha visto il partito socialista uscire vittorioso dalle elezioni del 14 marzo scorso, tre giorni dopo i gravissimi attentati terroristici di Madrid che causarono la morte di oltre 200 persone.

 

         Nell’inviare un saluto ai vescovi e alla comunità cristiana locale, il Papa ha auspicato che la nazione iberica possa “marciare sempre verso il progresso integrale”, rafforzarsi “nella convivenza pacifica e nell’unità” tra le diverse e meravigliose popolazioni che la caratterizzano e che “possa conservare i suoi valori morali e culturali, così come le sue radici cristiane”. Giovanni Paolo II, che ha ringraziato il capo del governo spagnolo per la sua “amabile visita”, gli ha poi riferito di aver affrontato venerdì scorso, alla presenza del nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, “alcuni aspetti della società spagnola”, incentrati in modo particolare sulla tutela della vita umana e della famiglia, e di volerli ribadire anche in questa occasione, augurando allo stesso Rodriguez Zapatero e al suo esecutivo di poter raggiungere gli obiettivi fissati per la promozione “del moderno sviluppo della Spagna”. Ma in questo lavoro - ha invitato il Pontefice - siano tenuti “in debito conto i valori etici, così radicati nella tradizione religiosa e culturale della popolazione”. 

 

In quest’ottica, Giovanni Paolo II ha garantito al governo dello Stato iberico di “poter contare sulla collaborazione della Santa Sede” per lavorare “insieme alla grande causa della pace, allo sradicamento del terrorismo e della violenza in tutte le loro forme, per offrire maggior spazio alle esigenze della persona umana, con la sua dignità, i suoi diritti e la libertà”.

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Al termine del colloquio privato tra il Pontefice e il premier spagnolo, svoltosi nella Biblioteca privata del Papa, Rodriguez Zapatero è sceso alla seconda Loggia del Palazzo Apostolico per incontrare il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati. Ma per ritornare qualche istante al clima di questo importante incontro, Alessandro De Carolis ha sentito il direttore della Sala stampa vaticana, Navarro Valls:

 

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R. - Il Santo Padre, naturalmente, ha molto gradito e apprezzato questa visita di cortesia che il presidente Rodriguez Zapatero ha voluto compiere subito, quando siamo ancora all’inizio del suo incarico. Dunque, direi che si possa parlare di un clima di affetto e di cordialità.

 

D. - Qual è stato il contenuto del colloquio?

 

R. - Il Santo Padre ha certamente approfittato dell’occasione per inviare il suo  saluto alla Famiglia reale spagnola. Quindi, il Papa ha detto al presidente Rodriguez Zapatero di voler riaffermare quanto aveva detto pochi giorni fa alla presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede: ovvero, che qualsiasi ammodernamento o progresso della società spagnola dovrebbe tener conto dei valori etici così radicati nella tradizione religiosa, ma anche in quella culturale, del popolo spagnolo. Concretamente, nell’incontro con l’ambasciatore spagnolo il Papa aveva parlato di tre grandi aree che sono la famiglia, l’educazione e la difesa della vita.

 

D. - In particolare, durante l’udienza sono stati affrontati temi specifici di attualità internazionale?

 

R. - Dopo l’udienza con il Santo Padre, il presidente Rodriguez Zapatero ha reso visita al segretario di Stato, il cardinale Sodano, e c’è stato uno scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare attenzione alla prospettiva europea, ai Paesi dell’America Latina e naturalmente anche del Medio Oriente.

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UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Mario Giordana, nunzio apostolico in Haiti, insieme con i familiari, e tre presuli della Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America (Regione XII), in visita ad Limina.

 

         Nelle Filippine, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Iligan presentata dal vescovo Emilio L. Bataclan ed ha nominato lo stesso presule ausiliare dell’arcidiocesi di Cebu. Mons. Bataclan, 64 anni, ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel seminario “San Carlos”. Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1966, ha svolto il ministero di parroco, ricoprendo anche l’incarico di cancelliere dell’arcidiocesi di Cebu e di direttore spirituale del Seminario San Carlos. E’ ordinario di Iligan dal 3 maggio 1995.

 

Il Papa ha nominato sottosegretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum” il sacerdote Giovanni Pietro Dal Toso, del clero della Diocesi di Bolzano-Bressanone, finora officiale nel medesimo Dicastero.

 

 

DA OGGI A ROMA IL SECONDO CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE

DEI CENTRI E ISTITUTI DI BIOETICA DI ISPIRAZIONE PERSONALISTA

- Intervista di Giovanni Peduto con mons. Elio Sgreccia -

 

           Da oggi l’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Roma, ospita un incontro internazionale della Federazione dei Centri di Bioetica e degli Istituti di Bioetica di ispirazione personalista. Si tratta di centri presenti in molti Paesi di molti continenti: America Latina, Africa, mondo anglosassone e mondo europeo. Il congresso nasce dalla necessità di un impegno comune per difendere la dignità della persona umana, dal concepimento fino alla morte.  E’ doveroso, infatti, chiedersi dove stia andando la società con il progresso della bioingegneria e della genetica. Nell’intervista di Giovanni Peduto, ascoltiamo la riflessione del vice presidente della Pontificia Accademia per la vita, Mons. Elio Sgreccia, che partecipa ai lavori:

 

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R. – Siamo proprio nel dilemma. La prima ipotesi è che questo progresso, che si fa nella genetica e in altre branche dello scibile umano, biomedico ecc., si metta a servizio della dignità dell’uomo, quindi per le terapie delle malattie, rispettando sempre la vita umana dell’individuo, dell’embrione, del morente. E questa è la strada che noi perseguiamo: sì al progresso, ma per il bene di ogni uomo e di tutti gli uomini. Ma un’altra ipotesi è che si utilizza questo progresso per ottenere profitti, per ottenere successo, ma passando sopra al rispetto che si deve soprattutto a quella fase della vita umana in cui il soggetto non si può difendere, cioè la fase dell’embrione, del feto. Allora c’è una prevaricazione dell’interesse scientifico e dell’interesse economico, sopra la dignità della persona umana e allora qui noi dobbiamo opporci. Non ci opponiamo al progresso, ma ci opponiamo a delle deviazioni applicative di questo progresso.

 

D. – Stiamo rischiando di creare uomini di serie A e uomini di serie B in questo modo?

 

R. – Questa tentazione, che è stata sempre quella insita nella visione evoluzionistica del mondo, è presente anche nel campo economico e politico. Noi dobbiamo continuamente lottare perché gli uomini siano trattati tutti allo stesso modo: il povero e il ricco, chi ha dei beni e chi non ce li ha, chi ha un colore della pelle e chi ha un altro colore. La possibilità di sopraffare l’uomo, che si riscontra nella ricerca biomedica, è la più insidiosa e la più penetrante. Si può cambiare lo statuto genetico dell’individuo, si può sopprimere un individuo per curarne un altro, si possono fare tanti delitti e sopraffazioni, per cui la vigilanza su questo campo deve essere massima.

 

D. – Perché gran parte dell’opinione pubblica non riesce a dare all’essere umano nella sua fase embrionale il valore che gli spetta?

 

R. – Io credo che non ci sia la sufficiente conoscenza e la sufficiente riflessione. Si dice che noi non possiamo dare lo stesso valore ad un seme di grano e alla spiga di grano o ad un seme di quercia e alla quercia adulta. Un conto è il vivente allo stato iniziale ed un conto è quello sviluppato. Ma l’uomo non è come la quercia, non è come l’ulivo, non è neppure come un animale qualsiasi. Nel caso dell’uomo c’è lo spirito umano. C’è l’anima spirituale che è identica all’inizio e alla fine e che segna la dignità propria dell’essere umano. Tanto vale quando è piccolo di un mese, tanto vale quando è grande di 80 anni. Tanto è il primo giorno, tanto è dopo la nascita. Perché la dignità che gli infonde il dono dell’anima spirituale è sempre la stessa. E questa dignità va scoperta, va rispettata. Le nostre mamme d’altra parte lo sanno. Quando si scoprono incinta non dicono di avere un embrione, ma dicono di essere portatrici di un figlio. Lo sentono come un figlio. Questo fatto va illuminato e va sottratto agli abusi tecnologici o di qualsiasi tipo. 

 

D. – Qual è il compito dei cattolici in politica in questo campo?

 

R. – E’ di essere molto responsabili che hanno a che fare con leggi che toccano i destini dell’umanità e la dignità dell’essere umano, molto più delle questioni economiche, molto più delle questioni di contratto sindacale o delle questioni di sviluppo della società del benessere. Prima di tutto bisogna salvare la dignità, l’essere dell’uomo, e dopo, conseguentemente, da questo essere, da questa dignità, ricavare il benessere, il tipo di società che si vuole costruire. Ma non ci si può lasciar sfuggire la parte principale, magari per curare delle parti sempre importanti come possono essere le questioni economiche o tipicamente partitiche o di politica. 

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L’IMPORTANZA DI CONTINUARE AD APPROFONDIRE LA CONOSCENZA

DEL MOVIMENTO NEW AGE, NELL’INTENTO DI DARE UNA RISPOSTA

SEMPRE PIU’ ARTICOLATA ALLE ATTESE DELL’UOMO CONTEMPORANEO:

E’ QUANTO SOTTOLINEATO AL TERMINE DEI LAVORI DELLA CONSULTA INTERNAZIONALE SUL NEW AGE, SVOLTASI LA SCORSA SETTIMANA IN VATICANO

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

Dare voce agli Episcopati a proposito delle tematiche suggerite dal documento “Gesù Cristo portatore dell’acqua viva: una riflessione cristiana sul “New Age”, pubblicato nel febbraio 2003 dai Pontifici Consigli della Cultura e per il Dialogo Interreligioso, assieme alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Questo l’obiettivo della Consulta Internazionale sul New Age, svoltasi in Vaticano dal 14 al 16 giugno scorsi. L’evento ha visto la partecipazione dei delegati delle Conferenze episcopali provenienti da 22 Paesi del mondo. In particolare, sono state due le questioni approfondite: il discernimento delle tecniche di varia natura e finalità promosse dal movimento New Age e una comparazione tra la spiritualità cristiana e talune “esperienze mistiche” proposte da tale fenomeno. Circa le tecniche, sono stati individuati alcuni criteri generali di discernimento sia sul piano naturale, sia su quello religioso, sebbene – è stato notato - il tema necessiti di ulteriori approfondimenti. In relazione alla spiritualità, i lavori sono stati incentrati sulle prospettive offerte dalle varie componenti del New Age di fronte alle esigenze e alle attese dell’uomo contemporaneo. A tal proposito, è stato richiamato il ricco patrimonio spirituale, ascetico e mistico del cristianesimo. In conclusione dei lavori, sono state formulate alcune “Indicazioni pastorali” da inviare agli Episcopati, in risposta alle loro richieste. È stata sottolineata, infine, l’utilità di continuare lo scambio di informazioni per dare, sulla base di una conoscenza di un fenomeno tanto ricco di idee ispiratrici quale il New Age, una risposta più articolata alla “silenziosa richiesta di aiuto che giunge da molti”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

S'impone con forza in prima pagina il titolo "Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti": all'Angelus Giovanni Paolo II, parlando in lingua polacca, ringrazia la Polonia per la coerenza con la quale ha difeso la memoria storica dell'Europa e il suo futuro permeato dal Vangelo. 

Sempre in prima, in riferimento al Trattato Costituzionale per l'Europa, la Dichiarazione della presidenza della Conferenza Episcopale polacca: "Falsificazione della verità storica e consapevole emarginazione del cristianesimo".

 

Nelle vaticane, all'Angelus il Papa ha anche auspicato un rinnovato impegno della comunità internazionale per rimuovere le cause del doloroso fenomeno dei rifugiati.

Nell'udienza al presidente del governo di Spagna, il Santo Padre ha sottolineato che il moderno sviluppo del Paese deve tenere conto dei valori etici, tanto radicati nella tradizione religiosa e culturale del suo popolo.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq: l'area di Nassiriya è sotto la minaccia dei "kamikaze".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Michelina Tecchi dal titolo "L'attualità della 'Theologia Crucis'": al centro del 52 Convegno del Centro Studi Bonaventuriani di Bagnoregio.  

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 giugno 2004

 

 

AD ULM, IN GERMANIA, 26MILA PERSONE HANNO PARTECIPATO, IERI,

 ALLA MESSA NELLA GIORNATA CONCLUSIVA DEL 95.MO KATHOLIKENTAG.

 “VIVERE DELLA FORZA DI DIO” E’ IL MESSAGGIO DELLA GIORNATA DI QUEST’ANNO,

 CUI HA DEDICATO LA SUA RIFLESSIONE IL PRESIDENTE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA, CARDINALE LEHMANN, NELL’OMELIA

 

Ad Ulm, in Germania, 26 mila persone hanno preso parte ieri alla Messa della giornata conclusiva del 95.mo Katholikentag. A celebrare è stato il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Karl Lehmann, sotto una fitta pioggia che non ha scoraggiato i partecipanti. Sul messaggio centrale di questa edizione della tradizionale giornata dei cattolici tedeschi, ascoltiamo il servizio del nostro inviato Ludwig Waldmuller:

 

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Nella sua predica il cardinale Lehmann ha messo in risalto di nuovo il tema del “Katholikentag”: “Leben aus Gottes Kraft”, “Vivere della forza di Dio”. La forza di Dio – ha detto – la possiamo trovare nella nostra vita in tantissimi modi, anche lì dove non la cercassimo mai. “Noi abbiamo sperimentato, allargato e approfondito la comunione fraterna tra uomini e donne, la mondiale cattolicità e la solidarietà con la gente sofferente in tutto il mondo, così come il venire sempre più vicini alle sorelle e ai fratelli protestanti ed ortodossi.” Il presidente della conferenza episcopale tedesca non ha mancato di accennare anche a temi politici attuali: “Noi vogliamo tornare nella nostra vita di ogni giorno con grande coraggio – ha detto – e, per esempio, dovremo affrontare l’attuazione della nuova legge sull’immigrazione, che riguarda 450 milioni di persone in Europa, e una riforma durevole del nostro sistema sociale.”

 

La celebrazione eucaristica è finita, per la prima volta nella storia delle giornate dei cattolici che esistono da 156 anni, con una benedizione ecumenica. Anche qui si è visto quanto è importante per i cattolici in Germania la questione dell’unità dei cristiani, anche perché già in tutte le famiglie si trova gente di confessioni diverse. Sempre quando si parlava di ecumenismo durante questo Katholikentag il pubblico rispondeva con un grande applauso. 35 mila persone sono venute e hanno dato così una viva testimonianza della loro fede. Anche le celebrazioni liturgiche sono state molto partecipate.

 

Alla fine del Katholikentag sono stati lanciati gli inviti per le altre manifestazioni in particolare per le Chiese in Germania nei prossimi due anni: la Giornata della chiesa evangelica in maggio ad Hannover e la Giornata mondiale della gioventù ad agosto a Köln. Ma è stato annunciato anche il prossimo Katholikentag nel maggio 2006 a Saarbrücken.

 

Da Ulm, Ludwig Waldmüller, per la Radio Vaticana

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ENRICO MEDI: POLITICO, SCIENZIATO E UOMO DI FEDE

RACCONTATO DA VITTORIO DE MARCO, NEL LIBRO PRESENTATO NEI GIORNI SCORSI

 A ROMA, PRESSO L’ISTITUTO LUIGI STURZO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 “Fedele alla verità” è il titolo del  libro di Vittorio de Marco su  Enrico Medi, politico, scienziato e uomo di fede. Il volume di Vittorio De Marco, presentato nei giorni scorsi a Roma, ripercorre la vita di questa personalità poliedrica. Nato nel 1911, si laurea a Roma a 21 anni con Enrico Fermi con cui collaborerà. Diventa direttore dell’Istituto di Geofisica, poi membro della Costituente, deputato nel Parlamento italiano e infine vice-presidente dell’Euratom, la Comunità europea dell’energia atomica, istituita nel 1957 per sviluppare l’attività nucleare del Continente a scopi pacifici. Muore nel 1974. Ma che ruolo ha avuto Enrico Medi nel mondo cattolico italiano? Giovanni Peduto lo ha chiesto alla figlia Maria Beatrice:

 

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R. – Un ruolo di straordinaria presenza perché voglio ricordare che papà aveva una capacità di parola straordinaria, per cui è stato un divulgatore - posso così chiamarlo - della fede, in un momento difficile, il dopoguerra, e soprattutto nel suo ambito specifico che era quello scientifico.

 

D. – Qual è stata l’azione politica di Enrico Medi e il suo rapporto con don Luigi Sturzo?

 

R. – Direi che era un rapporto di grande, intensa amicizia, di reciproca stima. Mio padre vedeva in Sturzo una figura che in politica poteva veramente portare quegli accenti cristiani che erano necessari, soprattutto dopo il trambusto della guerra ed il grande disorientamento...

 

D. – Enrico Medi, professore. Che rapporto ha avuto con i giovani?

 

R. – Un rapporto straordinario. Andavano alle sue lezioni, all’Istituto di geofisica, anche studenti di altre facoltà, proprio perché la sua parola era trascinante. Spiegava le verità scientifiche in modo molto semplice ed erano percepibili anche da un uditorio che non era proprio vicino a quel campo.

 

D. – Chi era l’uomo di fede, Enrico Medi?

 

R. – Era un uomo che viveva la fede, in ogni momento, in ogni circostanza della propria vita. Non c’era un rapporto di distacco: la fede era in lui un modo di vivere. Il credere era un modo di vivere, soprattutto la sua grande fiducia nella figura di Maria.

 

D. – Enrico Medi ha strettamente collaborato per un lungo periodo con padre Riccardo Lombardi, soprattutto nella creazione del Centro internazionale per un mondo migliore. Cosa ricorda in proposito?

 

R. – Ero molto giovane, però ricordo la passione che papà mise in questa esperienza, nella sua intensa collaborazione con il padre Lombardi. Vedeva in lui, così come aveva visto in fondo anche in Luigi Sturzo, una figura carismatica che poteva apportare nella società di quel momento un cambiamento morale, soprattutto una formazione dei laici che potevano poi impegnarsi sia nella vita politica che nella società contemporanea. Per questo, ricordo che promosse molti incontri, molti convegni, tenne moltissime conferenze.

 

D. – Giovanni Paolo II ha insistito innumerevoli volte sulla necessità del binomio “scienza e fede”. Suo padre è stato un antesignano di questa necessità...

 

R. – Pensava che fosse inscindibile essere scienziati ed essere, pure, uomini di fede. Diceva continuamente: più l’uomo di scienza scopre delle verità scientifiche, più questo lo avvicina a Dio. Perché altrimenti non ci sono spiegazioni sufficienti.

 

D. – Cosa pensa di suo padre, avviato all’onore degli altari?

 

R. – E’ una cosa grande, è una cosa che supera la mia parola. E’ una cosa che è nelle mani del Signore, certamente. La devozione che oggi ricordo, che la gente ha di mio padre, può incoraggiare questa causa. Ed io lo spero.

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FELICITA’ E’ DONARSI. CONTRO LA CULTURA DEL NARCISISMO E ALLA SCOPERTA DELL’ALTRO”: IN UN LIBRO DELLO PSICOTERAPEUTA CLAUDIO RISE’ UNA RIFLESSIONE SULLE DIVERSE MODALITA’ DI CONCEPIRE LA RELAZIONE CON L’ALTRO

- Intervista con Claudio Risè -

 

“Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e per la scoperta dell’altro”. E’ il titolo del libro scritto dallo psicoterapeuta Claudio Risé ed edito recentemente dalla casa editrice Sperling. Risé mette in evidenza come il dono sia la chiave per uscire dalla prigione del narcisismo, le cui sbarre fatte di calcolo ossessivo, egoismo ed avarizia, impediscono di entrare nel flusso vitale delle relazioni ed incontrare gli altri. Debora Donnini ha intervistato lo stesso Claudio Risé:

 

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R. – Il narcisista, proprio per via di questi muri che si costruisce e che impediscono una comunicazione autentica con il mondo, non offre doni e neppure li riceve perché li teme. In questo modo, cade anche in una costante oscillazione tra l’euforia ed una situazione di sostanziale depressione, di mancanza di energia che gli viene proprio da questa assenza di relazioni autentiche.

 

D. – Perché il narcisista non riesce ad amare?

 

R. – Perché ha paura. Intuisce che amare vuol dire mettersi in gioco e teme che dare si risolva in un ‘perdere’. E’ qualcuno che non ha capito, al quale anche non è stato insegnato che il dono sempre ti ritorna, sotto forma di energia, magari da parte di un’altra persona, in un’altra esperienza.

 

D. – Tra l’altro, forse nel narcisista c’è anche la paura che l’oggetto del suo amore non sia alla sua altezza ...

 

R. – Sì, ma penso che questo nasconda un negato sentimento di inferiorità: in realtà, è lui che teme di non essere all’altezza dell’oggetto di amore. Quindi, sostanzialmente è una persona che non sa chi è e si identifica con dei modelli esterni, di volta in volta proposti dal sistema delle comunicazioni.

 

D. – Uno dei tratti che caratterizza i giovani della nostra società è che spesso preferiscono lasciarsi manipolare piuttosto che vivere veramente la libertà, cioè viverla prendendosi la responsabilità e avendo il coraggio di farlo. Questo, ovviamente, in diverse situazioni e con diverse sfaccettature, ma ha a che fare con il narcisismo?

 

R. – Ha molto a che fare con il narcisismo, perché il nostro modello di cultura è un modello che promuove questo ‘io’ debole. Da una parte, non propone visioni del mondo ed è caratteristico del relativismo della cultura contemporanea, cioè la verità non c’è... Dall’altra parte, proprio così facendo, questo vuoto di verità viene riempito da una serie di manipolatori, e siamo alle sette ma siamo anche a molti poteri tradizionali che si pongono in modo manipolante.

 

D. – Per superare la tendenza narcisistica, che cosa è veramente d’aiuto?

 

R. – La strategia del dono. Il dono è una forza profonda, iscritta nella psiche umana, che tende naturalmente e istintivamente a liberare l’uomo dalla prigione di tipo narcisista in cui, per ragioni individuali o per ragioni collettive, è scivolato.

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CONCERTI ROCK, JAZZ, POP, GOSPEL GRATUITI IN OLTRE CENTO PAESI DI TUTTO

IL MONDO PER CELEBRARE L’ODIERNA “FESTA DELLA MUSICA”. TRA GLI OBIETTIVI

DELLA MANIFESTAZIONE, LANCIATA IN FRANCIA 22 ANNI FA:

PROMUOVERE IL DIALOGO E LO SCAMBIO INTERCULTURALE

- Intervista con mons. Marco Frisina -

 

Divulgare le diverse espressioni musicali, ma anche favorire il dialogo tra culture: questi gli obiettivi della “Festa della musica”, che si celebra oggi in oltre cento Paesi del mondo. L’iniziativa, lanciata in Francia nel 1982, prevede l’esibizione gratuita dei musicisti in grandi spazi all’aperto. In particolare, a Roma, la ricorrenza viene festeggiata con centinaia di concerti di musica classica, rock, jazz, pop, gospel nelle ville, nelle chiese, nei parchi cittadini. Ma qual è il senso profondo di questa giornata? Roberta Moretti ha rivolto la domanda a mons. Marco Frisina, direttore del Coro e dell’Orchestra della Diocesi di Roma:

 

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(musica)

 

R. - Io credo che l’iniziativa voglia mostrare al mondo intero l’importanza della musica e la gioia della musica. La musica è un dono di Dio agli uomini, come tutte le arti, ma ha in più questa universalità che unisce, che va al di là delle lingue, al di là dei popoli e, a volte, anche delle religioni.

 

D. – Mons. Frisina, la musica può diventare un veicolo di pace?

 

R. – La pace nasce proprio dalla conoscenza reciproca e dalla stima reciproca, che abbatte ogni barriera e a volte anche ogni pregiudizio. Credo che possa veramente diventare non solo aggregante, ma possa far superare agli uomini inimicizie che nascono dal sospetto reciproco, dalla paura reciproca.

 

(musica)

 

D. – La musica è anche una forma di espressione individuale. Ma quand’è che la musica si fa preghiera e parla al cuore dell’uomo?

 

R. – Dio, quando ha creato l’uomo, lo ha fatto capace di esprimere quello che porta nel cuore in mille modi diversi. La musica nasce e muore nel momento in cui la si sente e questo l’avvicina molto alla preghiera. La musica, infatti, ha sempre accompagnato la preghiera anche nelle altre religioni, ma per noi cristiani ancora di più, perché il cuore dell’uomo salvato da Cristo canta il suo giubilo, come dice Agostino, ed anche quando non lo fa con la bocca, lo fa con il cuore. La Chiesa non può fare a meno della musica nella liturgia, perché la musica aiuta proprio ad entrare nel mistero. La musica aggiunge ciò che la preghiera non può esprimere con le parole ma solo con il cuore. Credo che siamo in un bel momento, ma anche molto delicato. Bello, perché tutto il mondo può comunicare. Delicato, perché a volte si pensa che nella preghiera si possa cantare di tutto e invece no, bisogna cantare ciò che la Chiesa ci chiede e cantarlo nel modo giusto, perché la musica può elevare, ma può anche disturbare. La musica deve elevare, deve condurre l’uomo verso Dio, verso l’alto, sublimando tutte le sue parole, tutte le sue idee.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

21 giugno 2004

 

 

 

LA CHIESA ESPRIME SPERANZA NEI PROSSIMI COLLOQUI DI PACE IN COLOMBIA.

L’ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE E’ PRONTO ALLA MEDIAZIONE

MENTRE DI TUTT’ALTRO SEGNO E’ LA POSIZIONE

DELLE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE COLOMBIANE

 

BOGOTA’.= “La pace è possibile”. I vescovi colombiani hanno espresso il proprio ottimismo in vista della riapertura dei negoziati tra il governo e l’esercito di liberazione nazionale (Eln). “Le due parti hanno accolto con favore la mediazione del Messico e hanno espresso la loro piena disponibilità al dialogo - ha detto il vescovo di Magangué, mons. Jorge Leonardo Gomez Serna – e questo è un passo molto importante”. “Con l’Eln sarà più facile arrivare ad un accordo, anche perché nei confronti della Chiesa hanno avuto sempre grande rispetto. Ci auguriamo - ha aggiunto - che la porta aperta dell’esecutivo sia il presupposto necessario per avviare i negoziati”. Di tutt’altra natura, purtroppo, le posizioni delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Il vescovo di Tibù, mons. Camilo Fernando Castrellón Pizano, ha denunciato la strage di 34 persone nella zona di Catatumbo e ha spiegato che le vittime erano tutti contadini che vivevano di stenti. Secondo la ricostruzione dei residenti, gli autori sarebbero tutti appartenenti al cosiddetto Fronte 33 delle Farc e avrebbero prima sequestrato i poveri agricoltori, accusati di connivenza con i paramilitari, e poi li avrebbero fucilati. (D.D.)

 

 

“VIVIAMO IN PIENO STATO DI ANARCHIA”: E’ LA DENUNCIA DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE BOLIVIANA,

DOPO IL BARBARO ASSASSINIO DEL SINDACO DI AYO AYO.

ANCORA A PIEDE LIBERO GLI AUTORI DEL FATTO DI SANGUE

 

LA PAZ.= Il Segretario generale della Conferenza episcopale boliviana, mons. Jesus Juarez Pàrraga, ha condannato il linciaggio che ha causato la morte del sindaco di Ayo Ayo, Benjamin Altamirano Calle, sottolineando che nel Paese ormai “non c’è più rispetto per la legge”. “Sono segnali preoccupanti - ha detto con forza il presule - che denotano una evidente impotenza, perché viviamo in pieno stato di anarchia, senza norme e senza morale”. Dalla parte del Segretario generale della Ceb anche l’Associazione dei Giudici de La Paz, che ha affidato ad un comunicato ufficiale la sua ferma condanna, rinnovando la richiesta di un pronto trasferimento dei giudici dalla provincia alla capitale “per mancanza di sicurezza”. Il fatto di sangue si è verificato all’alba di martedì. Il sindaco è stato sequestrato da un gruppo di persone e ucciso a sassate. Accanto al cadavere è stato rinvenuto un cartello con la sigla Giustizia comunitaria. Secondo la ricostruzione del Comandante della polizia, Jairo Sanabria, il cinquantacinquenne sindaco è stato brutalmente ucciso perché accusato di corruzione e di falso in bilancio. (D.D.)

 

 

LE NUOVE TECNOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE A SERVIZIO DELLA FRATELLANZA

TRA RELIGIONI E CULTURE: SONO GLI ECHI DELL’INCONTRO DEI FOCOLARI A LONDRA SULLE SFIDE DELLA SOCIETA’ MULTICULTURALE E MULTIRELIGIOSA.

PROSSIMO APPUNTAMENTO DI CHIARA LUBICH CON I POLITICI AL PARLAMENTO

- A cura di Carla Cotignoli -

 

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LONDRA.= Un’onda di speranza, come testimoniano fax e e-mail, ha raggiunto molti Paesi delle Americhe, di Australia, Europa, Medio Oriente e Nordafrica, collegati via satellite, grazie a Telepace, e via Internet con la Westminster Central Hall. Lì sabato scorso si sono ritrovate oltre 2000 persone, tra cui personalità musulmane, buddiste, sikh e indù, per un incontro, promosso dal Movimento dei Focolari della Gran Bretagna, dal titolo: “Immagina un mondo … arricchito dalla diversità”, cui è intervenuta Chiara Lubich. Qualche flash. Dalla Bulgaria: “Siamo stati coinvolti da quella fraternità tra le religioni e culture che vogliamo realizzare anche nel nostro Paese. Qui la maggioranza è ortodossa, c’è un buon numero di ebrei e quasi un milione di musulmani, che sono per noi la memoria di una piaga del passato”. Dall’Irlanda: “Abbiamo sperimentato un brano di fratellanza universale realizzata ammirando la bellezza e ricchezza di tante fedi e culture. Oggi ha segnato per noi l’inizio di un nuovo cammino, pieno di speranza anche per il nostro Paese, ora che l’Irlanda sta divenendo sempre più multiculturale”. Da Stoccolma: “Abbiamo intravisto una nuova speranza che l’unità e la pace sono possibili”. Chiara Lubich commentava sorpresa: “Nel mondo hanno condiviso la stessa esperienza di comunione che abbiamo vissuto in quella sala. Attraverso i satelliti, allora, non solo informiamo, ma formiamo!”. Un altro importante appuntamento è previsto per domani pomeriggio, alla sede del Parlamento, al Palazzo di Westminster: ad oltre 40 deputati e membri della Camera dei Lord di vari schieramenti Chiara Lubich si rivolgerà affrontando una tematica politica di particolare attualità: “Libertà uguaglianza … che fine ha fatto la fraternità?”.

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L’ONU ASCOLTI LE COMUNITA’ RELIGIOSE E RECUPERI LA PROPRIA AUTORITÀ MORALE:

E’ IL MONITO DELL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, ROWAN WILLIAMS,

IN VISITA NEGLI STATI UNITI

 

WASHINGTON.= Le Nazioni Unite devono prestare maggiore attenzione alle comunità religiose e alle organizzazioni non governative per restaurare la propria autorità morale. Così l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, nel corso di una visita negli Stati Uniti. Il capo della Chiesa anglicana, inoltre, ha descritto come “indispensabile” il lavoro svolto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, sottolineando, tuttavia, che la credibilità dell’Onu è stata gravemente danneggiata da questioni come il conflitto iracheno, le accuse di corruzione sollevate nei confronti di alcuni suoi funzionari in relazione al programma ‘oil-for-food’ (‘petrolio per cibo’) in Iraq; l’azione contestabile dell’Organizzazione nel conflitto bosniaco (1992-1995) e in occasione del genocidio rwandese (1994). “C’è urgente bisogno di strutture e rapporti che diano maggior voce a una prospettiva morale globale” ha detto l’arcivescovo, suggerendo la creazione di una “commissione consultiva” che abbia accesso ai lavori del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La moralizzazione delle Nazioni Unite - ha concluso l’arcivescovo Rowan Williams - sarebbe il traino ideale per migliorare l’economia globale e le relazioni internazionali. (B.C.)

 

 

AL VIA OGGI A ROMA, FINO AL 26 GIUGNO PROSSIMO, LA SETTIMANA DEL RIFUGIATO. L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA DAL COMUNE CAPITOLINO

E DALL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI

 

ROMA.= Diverse e variegate le iniziative in cartellone per la “Settimana del rifugiato 2004”, promossa tra l’altro dal Comune di Roma e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - Ufficio italiano. Tra le diverse manifestazioni in programma, mostre fotografiche, spettacoli teatrali e conferenze.  C’è la tavola rotonda del 23 giugno, presso la Centrale Montemartini, sul tema “Per una legge equa ed efficace sul diritto di asilo”. Si svolgerà questa sera, invece, presso i musei di San Salvatore in Lauro, un’asta di beneficenza i cui ricavati saranno devoluti per un progetto di solidarietà dell’UNHCR in Africa. L’iniziativa, dal titolo “Acqua: Oro per l’Etiopia”, è stata realizzata grazie alla generosa donazione di 48 opere d’arte di alcuni fra i protagonisti dell’arte contemporanea. La settimana del rifugiato fa seguito alla Giornata mondiale celebrata il 20 giugno, sul tema: “Un posto chiamato casa”. Nel corso delle celebrazioni di ieri, al Forum Universale delle Culture di Barcellona 2004, è stato consegnato il premio Nansen per i rifugiati. Il riconoscimento è andato all’organizzazione non governativa russa “Russian Memorial Center for Human Rights” per lo straordinario impegno a sostegno dei diritti dei rifugiati e degli sfollati nella Federazione Russa. Le ultime statistiche dimostrano che il numero totale dei rifugiati e di persone di cui si occupa l’UNHCR è sceso a circa 17 milioni, la cifra più bassa degli ultimi dieci anni. (B.C.)

 

 

CONCLUSO CON LA VITTORIA DI CAPO VERDE IL TORNEO DI MUNDIALIDO,

 CAMPIONATO MONDIALE DI CALCIO TRA SQUADRE DI STRANIERI IN ITALIA

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

ROMA.= Mentre il calcio professionistico, tra luci e ombre, si avvia ad eleggere in Portogallo la squadra regina d’Europa, si è concluso ieri ad Ostia, vicino Roma, il Mundialido, un vero e proprio campionato del mondo di calcio, che viene disputato annualmente tra le realtà straniere ed extracomunitarie che vivono in Italia. La nazionale del Capo Verde, in un’appassionante finale, ha battuto il Marocco ai rigori, aggiudicandosi il titolo 2004 e succedendo alla Polonia, campione in carica. Romania e Irlanda del Nord le altre due semifinaliste, a dimostrare che in campo amatoriale spesso vengono ribaltati i tradizionali valori di forza calcistici che vengono proposti nel panorama agonistico. Ma scopo di quest’iniziativa, nata nel 1998, è soprattutto quello di far confrontare e integrare realtà culturali spesso diversissime, unite dal fatto di vivere in Italia.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 giugno 2004

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Anche oggi agguati e bombe hanno sconvolto l’Iraq. Quattro militari americani sono morti nel corso di un attacco compiuto a Ramadi, due soldati iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno a sud della capitale e quattro civili sono deceduti per lo scoppio di una bomba a Mossul. Dopo il barbaro assassinio dell’americano Paul Marshall Johnson, ucciso venerdì scorso in Arabia Saudita, si ripresenta inoltre, in Iraq, l’incubo della decapitazione di un ostaggio sudcoreano. Il nostro servizio:

 

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Cresce l’apprensione per la sorte del sudcoreano sequestrato da un gruppo di estremisti islamici che fa capo ad Abu Musab al Zarqawi, considerato il capo di Al Qaida in Iraq. In un video diffuso ieri dalla televisione del Qatar, al Jazeera, uomini armati hanno minacciato di decapitare l’ostaggio entro questa sera, se la Corea del Sud non rinuncerà ad inviare altri soldati nel Paese arabo. Il governo di Seul ha comunque deciso di continuare il dispiegamento dei 3000 militari assicurando che si adopererà per il rilascio del sequestrato, il cristiano 33.enne Kim Sun Il. Con il sudcoreano sono stati rapiti anche dieci cittadini stranieri. Tra questi, un giornalista europeo ed alcuni dipendenti di una società americana di costruzioni affiliata al colosso petrolifero statunitense ‘Halliburton’. Sulla sorte di un altro uomo, quella di Saddam Hussein, un responsabile della coalizione ha intanto annunciato che il deposto presidente iracheno ed altri nove ex gerarchi del passato regime saranno consegnati, dopo il 30 giugno, al nuovo governo ad interim. La fonte ha anche aggiunto che i detenuti resteranno affidati alla custodia di carcerieri americani. L’ex rais, secondo quanto dichiarato dal presidente del tribunale iracheno incaricato del processo, potrebbe essere condannato alla pena di morte se riconosciuto colpevole di crimini di guerra. L’avvocato di Saddam ha inoltre denunciato che l’ex presidente del Paese arabo sarebbe stato sottoposto a torture fisiche e umiliazioni, con una palese violazione della Convenzione di Ginevra. Sono infine cominciate questa mattina, a Baghdad, le udienze preliminari per il processo davanti alla corte marziale contro tre soldati americani, imputati nello scandalo delle torture a detenuti iracheni del famigerato carcere di Abu Ghraib.

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Prudenza delle autorità militari italiane sulle voci riguardanti l’infiltrazione di circa 200, 300 guerriglieri ceceni a Nassiriya, pronti ad attaccare il contingente inviato da Roma. E’ la linea sposata dal generale Giorgio Cornacchione, già comandante dell’Italfor in Iraq, intervenuto stamani al Convegno “Iraq: parlano i protagonisti”, organizzato dal Centro Studi Difesa e Sicurezza a Palazzo Marini di Roma. Ce ne parla Giada Aquilino:

 

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Cautela nelle valutazioni. Così si è espresso il generale Cornacchione in merito al rischio di possibili attacchi dell’indipendentismo ceceno contro gli italiani in Iraq:

 

“Di informazioni di questo tipo, nei mesi passati, ne abbiamo avute tantissime. Quanto poi a riscontrarne la veridicità sul terreno, era tutta un’altra cosa. Quindi anche questa volta dobbiamo essere molto cauti. Nel periodo in cui ero in Iraq, si parlava di combattenti ceceni nel nord, nel Kurdistan, a Kirkuk, pronti a fare attentati. Questa informazione veniva presa con molto scetticismo, tenendo conto anche delle caratteristiche somatiche di tali persone, che sarebbero immediatamente identificabili nel contesto iracheno”.

 

Stessa posizione da parte del generale Carlo Cabigiosu, già consigliere militare della missione italiana in Iraq:

 

“Queste informazioni confermano, in parte, la presenza in Iraq di elementi stranieri che arrivano da varie aree del mondo islamico radicale e che partecipano in diverse forme alla lotta del terrorismo internazionale contro le forze di stabilizzazione. Quindi, non ci sarebbe poi da meravigliarsi che tra questi ci siano anche elementi che arrivano dalla Cecenia. Che siano poi diretti nel nostro settore e che siano nel numero indicato sono tutti dati che dovranno essere valutati dagli organi di informazione”.

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L’Iran “non darà ascolto al linguaggio della forza” e non rinuncerà al proprio programma nucleare. Lo ha affermato oggi l’ayatollah Ali Khamenei, rivolgendosi a Francia, Germania e Gran Bretagna. I tre Paesi europei avevano presentato la bozza di una risoluzione, approvata venerdì scorso dal Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), nella quale la Repubblica islamica è stata criticata per un’insufficiente cooperazione con gli ispettori dell’agenzia.

 

L’attuale presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, è stata confermata ufficialmente in carica per un secondo mandato di altri 6 anni. E’ il risultato definitivo delle elezioni presidenziali svoltesi lo scorso 10 maggio e il cui conteggio dei voti si è concluso solo ieri. Con uno scarto di circa un milione di preferenze, la Arroyo ha battuto così il popolare attore cinematografico, Fernando Poe Junior.

 

Ha preso il via oggi a Pechino la seconda riunione del gruppo di lavoro dei 6 Paesi impegnati nei colloqui sul programma nucleare della Corea del Nord. Obiettivo dell’incontro: preparare il terzo round di colloqui a livello di viceministri tra Corea del Nord, Corea del Sud, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia, a Pechino dal 23 al 26 giugno prossimi. I risultati, tuttavia, appaiono incerti: nessuno dei due principali antagonisti, infatti, Washington e Pyongyang, appare disposto a cedere alla richieste della controparte. 

 

Tra Pakistan e India fine settimana all’insegna del dialogo su un tema scottante come il nucleare. New Delhi e Islamabad hanno deciso nuove misure di distensione, tra cui il rinnovo della moratoria sui test atomici ed una linea rossa tra i due governi. Ce ne parla da New Delhi, Maria Grazia Coggiola:

 

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Era la prima volta dagli esperimenti atomici di sei anni fa, che i due Paesi affrontavano il problema di come ridurre il rischio di un conflitto nucleare. E’ quello che ai tempi della Guerra Fredda si chiamava “equilibrio del terrore”, che tra il blocco americano e quello sovietico ha di fatto funzionato. Nel comunicato finale, rilasciato dalle due delegazioni, si riconosce che le armi nucleari sono un fattore di stabilità. Si è deciso poi di creare una nuova hot line di comunicazione tra i sottosegretari dei rispettivi ministeri degli esteri, che si affianca a quella già esistente tra i comandi militari, utilizzata una volta alla settimana e che sarà anche rafforzata. Altro punto il rinnovo della moratoria sui test degli ordigni atomici, che era stata introdotta nel ‘99 da un accordo di pace firmato a Lahore.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Situazione sempre drammatica nell’est della Repubblica democratica del Congo. Si continua a combattere nel sud Kivu, da oltre due settimane teatro di scontri fra un gruppo di militari dissidenti e l’esercito. Giulio Albanese:

 

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“Radio Okapi”, l’emittente radiofonica della missione delle Nazioni Unite in Congo, la Monuc, ha confermato che violenti combattimenti sono in corso a Kamanyola, località dove l’esercito congolese cerca di avere la meglio sui soldati ribelli del colonnello Jules Mutebusi, i quali si sarebbero ormai accerchiati. La zona resta praticamente inaccessibile e le poche informazioni a disposizione arrivano dai civili in fuga. Secondo una stima diffusa dall’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, sono almeno 31 mila i con congolesi che negli ultimi giorni hanno oltrepassato la frontiera, cercando riparo in Burundi. In queste ore, intanto, i diplomatici delle Nazioni Unite hanno fatto sapere che in totale sono almeno 10 mila i militari dell’esercito regolare congolese dispiegati nei pressi dei confini con il Rwanda.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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La delicata situazione della Costa d’Avorio è stata al centro, ieri, di un incontro tra 4 presidenti dell’Africa occidentale. I capi di Stato di Nigeria, Togo, Ghana e Costa d’Avorio si sono, infatti, dati appuntamento all’aeroporto internazionale di Abuja, in Nigeria. Atteso per oggi il discorso alla nazione del presidente ivoriano Gbagbo.               

 

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