RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 173 - Testo della trasmissione di lunedì 21 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la
“Festa della Musica”: ai nostri microfoni mons. Marco Frisina
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa è ottimista sui prossimi colloqui di pace in Colombia
“Viviamo in pieno stato di anarchia: “ questa la denuncia del
segretario generale della Conferenza episcopale
boliviana, dopo il barbaro assassinio del sindaco di Ayo Ayo.
Al via oggi a Roma la settimana del rifugiato
Concluso con la vittoria di Capo Verde il torneo di
Mundialido tra squadre di stranieri in Italia
Almeno dieci vittime
oggi in Iraq, dove cresce la paura per la sorte di un ostaggio sudcoreano
Gloria Arroyo confermata
presidente delle Filippine al termine dello spoglio dei voti, conclusosi solo
ieri
Nuove misure di
distensione, tra le quali il rinnovo della moratoria sui test atomici ed una
linea rossa, tra i governi di India e Pakistan
21 giugno 2004
LA
SANTA SEDE E IL GOVERNO SPAGNOLO SONO UNITI NELLA COSTRUZIONE
DELLA PACE E NELLA LOTTA AL TERRORISMO E ALLA
VIOLENZA: COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA AL NUOVO PREMIER SPAGNOLO, RODRIGUEZ
ZAPATERO. IL PONTEFICE, CHE HA PARLATO ANCHE DI MEDIO ORIENTE E DI EUROPA, HA
AUSPICATO CHE LA SPAGNA PROGREDISCA,
RADICATA
NEI SUOI ANTICHI VALORI CRISTIANI
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
Una Spagna che proceda lungo la strada
di uno sviluppo moderno, ma che sappia rimanere in questo cammino saldamente
ancorata ai propri valori etici e culturali, che hanno radice nella sua antica
tradizione cristiana ed europea. Tre giorni dopo aver accolto in Vaticano il
nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, Giovanni Paolo II è ritornato
in modo analogo sui concetti espressi al diplomatico nel saluto indirizzato
questa mattina al premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, ricevuto in
udienza in Vaticano insieme con un seguito di cinque persone, tra le quali il
ministro degli Esteri, Moratinos, e quello della Difesa, Bono. L’odierna
udienza, durata circa 15 minuti, cade a tre mesi dall’insediamento del nuovo
governo, che ha visto il partito socialista uscire vittorioso dalle elezioni
del 14 marzo scorso, tre giorni dopo i gravissimi attentati terroristici di
Madrid che causarono la morte di oltre 200 persone.
Nell’inviare
un saluto ai vescovi e alla comunità cristiana locale, il Papa ha auspicato che
la nazione iberica possa “marciare sempre verso il progresso integrale”,
rafforzarsi “nella convivenza pacifica e nell’unità” tra le diverse e meravigliose
popolazioni che la caratterizzano e che “possa conservare i suoi valori morali
e culturali, così come le sue radici cristiane”. Giovanni Paolo II, che ha ringraziato
il capo del governo spagnolo per la sua “amabile visita”, gli ha poi riferito
di aver affrontato venerdì scorso, alla presenza del nuovo ambasciatore presso
la Santa Sede, “alcuni aspetti della società spagnola”, incentrati in modo
particolare sulla tutela della vita umana e della famiglia, e di volerli ribadire
anche in questa occasione, augurando allo stesso Rodriguez Zapatero e al suo
esecutivo di poter raggiungere gli obiettivi fissati per la promozione “del
moderno sviluppo della Spagna”. Ma in questo lavoro - ha invitato il Pontefice
- siano tenuti “in debito conto i valori etici, così radicati nella tradizione
religiosa e culturale della popolazione”.
In quest’ottica, Giovanni Paolo II
ha garantito al governo dello Stato iberico di “poter contare sulla
collaborazione della Santa Sede” per lavorare “insieme alla grande causa della
pace, allo sradicamento del terrorismo e della violenza in tutte le loro forme,
per offrire maggior spazio alle esigenze della persona umana, con la sua
dignità, i suoi diritti e la libertà”.
**********
Al
termine del colloquio privato tra il Pontefice e il premier spagnolo, svoltosi
nella Biblioteca privata del Papa, Rodriguez Zapatero è sceso alla seconda
Loggia del Palazzo Apostolico per incontrare il cardinale segretario di Stato,
Angelo Sodano, e l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con
gli Stati. Ma per ritornare qualche istante al clima di questo importante
incontro, Alessandro De Carolis ha sentito il direttore della Sala stampa
vaticana, Navarro Valls:
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R. - Il Santo Padre, naturalmente,
ha molto gradito e apprezzato questa visita di cortesia che il presidente
Rodriguez Zapatero ha voluto compiere subito, quando siamo ancora all’inizio
del suo incarico. Dunque, direi che si possa parlare di un clima di affetto e
di cordialità.
D. - Qual è stato il
contenuto del colloquio?
R. - Il Santo Padre ha certamente
approfittato dell’occasione per inviare il suo
saluto alla Famiglia reale spagnola. Quindi, il Papa ha detto al
presidente Rodriguez Zapatero di voler riaffermare quanto aveva detto pochi
giorni fa alla presentazione delle credenziali del nuovo ambasciatore di Spagna
presso la Santa Sede: ovvero, che qualsiasi ammodernamento o progresso della
società spagnola dovrebbe tener conto dei valori etici così radicati nella tradizione
religiosa, ma anche in quella culturale, del popolo spagnolo. Concretamente,
nell’incontro con l’ambasciatore spagnolo il Papa aveva parlato di tre grandi
aree che sono la famiglia, l’educazione e la difesa della vita.
D. - In particolare, durante
l’udienza sono stati affrontati temi specifici di attualità internazionale?
R. - Dopo l’udienza
con il Santo Padre, il presidente Rodriguez Zapatero ha reso visita al
segretario di Stato, il cardinale Sodano, e c’è stato uno scambio di vedute
sulla situazione internazionale, con particolare attenzione alla prospettiva
europea, ai Paesi dell’America Latina e naturalmente anche del Medio Oriente.
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UDIENZE
E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto nel
corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Mario
Giordana, nunzio apostolico
in Haiti, insieme con i familiari, e tre presuli della Conferenza episcopale
degli Stati Uniti d’America (Regione XII), in visita ad Limina.
Nelle
Filippine, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi
di Iligan presentata dal vescovo Emilio L. Bataclan ed ha nominato lo stesso
presule ausiliare dell’arcidiocesi di Cebu. Mons. Bataclan, 64 anni, ha compiuto
gli studi filosofici e teologici nel seminario “San Carlos”. Dopo l’ordinazione
sacerdotale, nel 1966, ha svolto il ministero di parroco, ricoprendo anche
l’incarico di cancelliere dell’arcidiocesi di Cebu e di direttore spirituale
del Seminario San Carlos. E’ ordinario di Iligan dal 3 maggio 1995.
Il Papa ha nominato sottosegretario del Pontificio
Consiglio “Cor Unum” il sacerdote Giovanni Pietro Dal Toso, del clero della
Diocesi di Bolzano-Bressanone, finora officiale nel medesimo Dicastero.
DA
OGGI A ROMA IL SECONDO CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE
DEI
CENTRI E ISTITUTI DI BIOETICA DI ISPIRAZIONE PERSONALISTA
-
Intervista di Giovanni Peduto con mons. Elio Sgreccia -
Da oggi l’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Roma,
ospita un incontro internazionale della Federazione dei Centri di Bioetica e
degli Istituti di Bioetica di ispirazione personalista. Si tratta di centri
presenti in molti Paesi di molti continenti: America Latina, Africa, mondo
anglosassone e mondo europeo. Il congresso nasce dalla necessità di un impegno
comune per difendere la dignità della persona umana, dal concepimento fino alla
morte. E’ doveroso, infatti, chiedersi
dove stia andando la società con il progresso della bioingegneria e della
genetica. Nell’intervista di Giovanni Peduto, ascoltiamo la riflessione del
vice presidente della Pontificia Accademia per la vita, Mons. Elio Sgreccia,
che partecipa ai lavori:
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R. – Siamo proprio
nel dilemma. La prima ipotesi è che questo progresso, che si fa nella genetica
e in altre branche dello scibile umano, biomedico ecc., si metta a servizio
della dignità dell’uomo, quindi per le terapie delle malattie, rispettando
sempre la vita umana dell’individuo, dell’embrione, del morente. E questa è la
strada che noi perseguiamo: sì al progresso, ma per il bene di ogni uomo e di
tutti gli uomini. Ma un’altra ipotesi è che si utilizza questo progresso per
ottenere profitti, per ottenere successo, ma passando sopra al rispetto che si
deve soprattutto a quella fase della vita umana in cui il soggetto non si può
difendere, cioè la fase dell’embrione, del feto. Allora c’è una prevaricazione
dell’interesse scientifico e dell’interesse economico, sopra la dignità della
persona umana e allora qui noi dobbiamo opporci. Non ci opponiamo al progresso,
ma ci opponiamo a delle deviazioni applicative di questo progresso.
D. – Stiamo
rischiando di creare uomini di serie A e uomini di serie B in questo modo?
R. – Questa
tentazione, che è stata sempre quella insita nella visione evoluzionistica del
mondo, è presente anche nel campo economico e politico. Noi dobbiamo
continuamente lottare perché gli uomini siano trattati tutti allo stesso modo:
il povero e il ricco, chi ha dei beni e chi non ce li ha, chi ha un colore
della pelle e chi ha un altro colore. La possibilità di sopraffare l’uomo, che
si riscontra nella ricerca biomedica, è la più insidiosa e la più penetrante.
Si può cambiare lo statuto genetico dell’individuo, si può sopprimere un individuo
per curarne un altro, si possono fare tanti delitti e sopraffazioni, per cui la
vigilanza su questo campo deve essere massima.
D. – Perché gran
parte dell’opinione pubblica non riesce a dare all’essere umano nella sua fase
embrionale il valore che gli spetta?
R. – Io credo che
non ci sia la sufficiente conoscenza e la sufficiente riflessione. Si dice che
noi non possiamo dare lo stesso valore ad un seme di grano e alla spiga di
grano o ad un seme di quercia e alla quercia adulta. Un conto è il vivente allo
stato iniziale ed un conto è quello sviluppato. Ma l’uomo non è come la
quercia, non è come l’ulivo, non è neppure come un animale qualsiasi. Nel caso
dell’uomo c’è lo spirito umano. C’è l’anima spirituale che è identica
all’inizio e alla fine e che segna la dignità propria dell’essere umano. Tanto
vale quando è piccolo di un mese, tanto vale quando è grande di 80 anni. Tanto
è il primo giorno, tanto è dopo la nascita. Perché la dignità che gli infonde
il dono dell’anima spirituale è sempre la stessa. E questa dignità va scoperta,
va rispettata. Le nostre mamme d’altra parte lo sanno. Quando si scoprono incinta
non dicono di avere un embrione, ma dicono di essere portatrici di un figlio.
Lo sentono come un figlio. Questo fatto va illuminato e va sottratto agli abusi
tecnologici o di qualsiasi tipo.
D. – Qual è il
compito dei cattolici in politica in questo campo?
R. – E’ di essere
molto responsabili che hanno a che fare con leggi che toccano i destini
dell’umanità e la dignità dell’essere umano, molto più delle questioni
economiche, molto più delle questioni di contratto sindacale o delle questioni
di sviluppo della società del benessere. Prima di tutto bisogna salvare la dignità,
l’essere dell’uomo, e dopo, conseguentemente, da questo essere, da questa
dignità, ricavare il benessere, il tipo di società che si vuole costruire. Ma
non ci si può lasciar sfuggire la parte principale, magari per curare delle
parti sempre importanti come possono essere le questioni economiche o tipicamente
partitiche o di politica.
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L’IMPORTANZA
DI CONTINUARE AD APPROFONDIRE LA CONOSCENZA
DEL
MOVIMENTO NEW AGE, NELL’INTENTO DI DARE UNA RISPOSTA
SEMPRE
PIU’ ARTICOLATA ALLE ATTESE DELL’UOMO CONTEMPORANEO:
E’
QUANTO SOTTOLINEATO AL TERMINE DEI LAVORI DELLA CONSULTA INTERNAZIONALE SUL NEW
AGE, SVOLTASI LA SCORSA SETTIMANA IN VATICANO
- A
cura di Dorotea Gambardella -
Dare voce agli Episcopati a proposito delle tematiche
suggerite dal documento “Gesù Cristo portatore dell’acqua viva: una riflessione
cristiana sul “New Age”, pubblicato nel febbraio 2003 dai Pontifici Consigli
della Cultura e per il Dialogo Interreligioso, assieme alla Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli e al Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani. Questo l’obiettivo della Consulta Internazionale sul
New Age, svoltasi in Vaticano dal 14 al 16 giugno scorsi. L’evento ha visto la
partecipazione dei delegati delle Conferenze episcopali provenienti da 22 Paesi
del mondo. In particolare, sono state due le questioni approfondite: il
discernimento delle tecniche di varia natura e finalità promosse dal movimento
New Age e una comparazione tra la spiritualità cristiana e talune “esperienze
mistiche” proposte da tale fenomeno. Circa le tecniche, sono stati individuati
alcuni criteri generali di discernimento sia sul piano naturale, sia su quello
religioso, sebbene – è stato notato - il tema necessiti di ulteriori
approfondimenti. In relazione alla spiritualità, i lavori sono stati incentrati
sulle prospettive offerte dalle varie componenti del New Age di fronte alle esigenze
e alle attese dell’uomo contemporaneo. A tal proposito, è stato richiamato il
ricco patrimonio spirituale, ascetico e mistico del cristianesimo. In conclusione
dei lavori, sono state formulate alcune “Indicazioni pastorali” da inviare agli
Episcopati, in risposta alle loro richieste. È stata sottolineata, infine,
l’utilità di continuare lo scambio di informazioni per dare, sulla base di una
conoscenza di un fenomeno tanto ricco di idee ispiratrici quale il New Age, una
risposta più articolata alla “silenziosa richiesta di aiuto che giunge da
molti”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
S'impone con forza in prima
pagina il titolo "Non si tagliano le radici dalle quali si è
cresciuti": all'Angelus Giovanni Paolo II, parlando in lingua polacca, ringrazia
la Polonia per la coerenza con la quale ha difeso la memoria storica
dell'Europa e il suo futuro permeato dal Vangelo.
Sempre in prima, in riferimento
al Trattato Costituzionale per l'Europa, la Dichiarazione della presidenza
della Conferenza Episcopale polacca: "Falsificazione della verità storica
e consapevole emarginazione del cristianesimo".
Nelle vaticane, all'Angelus il
Papa ha anche auspicato un rinnovato impegno della comunità internazionale per
rimuovere le cause del doloroso fenomeno dei rifugiati.
Nell'udienza al presidente del
governo di Spagna, il Santo Padre ha sottolineato che il moderno sviluppo del
Paese deve tenere conto dei valori etici, tanto radicati nella tradizione
religiosa e culturale del suo popolo.
Nelle estere, in evidenza
l'Iraq: l'area di Nassiriya è sotto la minaccia dei "kamikaze".
Nella pagina culturale, un
articolo di Michelina Tecchi dal titolo "L'attualità della 'Theologia
Crucis'": al centro del 52 Convegno del Centro Studi Bonaventuriani di
Bagnoregio.
Nelle pagine italiane, in
rilievo il tema delle pensioni.
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21
giugno 2004
AD ULM, IN GERMANIA, 26MILA
PERSONE HANNO PARTECIPATO, IERI,
ALLA MESSA
NELLA GIORNATA CONCLUSIVA DEL 95.MO KATHOLIKENTAG.
“VIVERE DELLA FORZA DI DIO” E’ IL MESSAGGIO DELLA
GIORNATA DI QUEST’ANNO,
CUI HA
DEDICATO LA SUA RIFLESSIONE IL PRESIDENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA, CARDINALE
LEHMANN, NELL’OMELIA
Ad Ulm, in Germania, 26 mila
persone hanno preso parte ieri alla Messa della giornata conclusiva del 95.mo Katholikentag. A celebrare è stato il presidente
della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Karl Lehmann, sotto una fitta
pioggia che non ha scoraggiato i partecipanti. Sul messaggio centrale di questa
edizione della tradizionale giornata dei cattolici tedeschi, ascoltiamo il
servizio del nostro inviato Ludwig Waldmuller:
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Nella sua predica il cardinale Lehmann ha messo in risalto
di nuovo il tema del “Katholikentag”: “Leben aus Gottes Kraft”, “Vivere della
forza di Dio”. La forza di Dio – ha detto – la possiamo trovare nella nostra
vita in tantissimi modi, anche lì dove non la cercassimo mai. “Noi abbiamo
sperimentato, allargato e approfondito la comunione fraterna tra uomini e donne,
la mondiale cattolicità e la solidarietà con la gente sofferente in tutto il mondo,
così come il venire sempre più vicini alle sorelle e ai fratelli protestanti ed
ortodossi.” Il presidente della conferenza episcopale tedesca non ha mancato di
accennare anche a temi politici attuali: “Noi vogliamo tornare nella nostra
vita di ogni giorno con grande coraggio – ha detto – e, per esempio, dovremo
affrontare l’attuazione della nuova legge sull’immigrazione, che riguarda 450
milioni di persone in Europa, e una riforma durevole del nostro sistema sociale.”
La celebrazione eucaristica è finita, per la prima volta
nella storia delle giornate dei cattolici che esistono da 156 anni, con una
benedizione ecumenica. Anche qui si è visto quanto è importante per i cattolici
in Germania la questione dell’unità dei cristiani, anche perché già in tutte le
famiglie si trova gente di confessioni diverse. Sempre quando si parlava di
ecumenismo durante questo Katholikentag il pubblico rispondeva con un grande applauso.
35 mila persone sono venute e hanno dato così una viva testimonianza della loro
fede. Anche le celebrazioni liturgiche sono state molto partecipate.
Alla fine del Katholikentag sono stati lanciati gli inviti
per le altre manifestazioni in particolare per le Chiese in Germania nei
prossimi due anni: la Giornata della chiesa evangelica in maggio ad Hannover e
la Giornata mondiale della gioventù ad agosto a Köln. Ma è stato annunciato
anche il prossimo Katholikentag nel maggio 2006 a Saarbrücken.
Da Ulm, Ludwig Waldmüller, per la Radio Vaticana
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ENRICO
MEDI: POLITICO, SCIENZIATO E UOMO DI FEDE
RACCONTATO
DA VITTORIO DE MARCO, NEL LIBRO PRESENTATO NEI GIORNI SCORSI
A ROMA, PRESSO L’ISTITUTO LUIGI STURZO
-
Servizio di Giovanni Peduto -
“Fedele alla
verità” è il titolo del libro di
Vittorio de Marco su Enrico Medi,
politico, scienziato e uomo di fede. Il volume di Vittorio De Marco, presentato
nei giorni scorsi a Roma, ripercorre la vita di questa personalità poliedrica.
Nato nel 1911, si laurea a Roma a 21 anni con Enrico Fermi con cui collaborerà.
Diventa direttore dell’Istituto di Geofisica, poi membro della Costituente,
deputato nel Parlamento italiano e infine vice-presidente dell’Euratom, la
Comunità europea dell’energia atomica, istituita nel 1957 per sviluppare
l’attività nucleare del Continente a scopi pacifici. Muore nel 1974. Ma che
ruolo ha avuto Enrico Medi nel mondo cattolico italiano? Giovanni Peduto lo ha
chiesto alla figlia Maria Beatrice:
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R. – Un ruolo di straordinaria presenza perché voglio
ricordare che papà aveva una capacità di parola straordinaria, per cui è stato
un divulgatore - posso così chiamarlo - della fede, in un momento difficile, il
dopoguerra, e soprattutto nel suo ambito specifico che era quello scientifico.
D. – Qual è stata l’azione politica di Enrico Medi e il
suo rapporto con don Luigi Sturzo?
R. – Direi che era un rapporto di grande, intensa
amicizia, di reciproca stima. Mio padre vedeva in Sturzo una figura che in
politica poteva veramente portare quegli accenti cristiani che erano necessari,
soprattutto dopo il trambusto della guerra ed il grande disorientamento...
D. – Enrico Medi, professore. Che rapporto ha avuto con i
giovani?
R. – Un rapporto straordinario. Andavano alle sue lezioni,
all’Istituto di geofisica, anche studenti di altre facoltà, proprio perché la
sua parola era trascinante. Spiegava le verità scientifiche in modo molto
semplice ed erano percepibili anche da un uditorio che non era proprio vicino a
quel campo.
D. – Chi era l’uomo di fede, Enrico Medi?
R. – Era un uomo che viveva la fede, in ogni momento, in
ogni circostanza della propria vita. Non c’era un rapporto di distacco: la fede
era in lui un modo di vivere. Il credere era un modo di vivere, soprattutto la
sua grande fiducia nella figura di Maria.
D. – Enrico Medi ha strettamente collaborato per un lungo
periodo con padre Riccardo Lombardi, soprattutto nella creazione del Centro
internazionale per un mondo migliore. Cosa ricorda in proposito?
R. – Ero molto giovane, però ricordo la passione che papà
mise in questa esperienza, nella sua intensa collaborazione con il padre
Lombardi. Vedeva in lui, così come aveva visto in fondo anche in Luigi Sturzo,
una figura carismatica che poteva apportare nella società di quel momento un
cambiamento morale, soprattutto una formazione dei laici che potevano poi
impegnarsi sia nella vita politica che nella società contemporanea. Per questo,
ricordo che promosse molti incontri, molti convegni, tenne moltissime
conferenze.
D. – Giovanni Paolo II ha insistito innumerevoli volte
sulla necessità del binomio “scienza e fede”. Suo padre è stato un antesignano
di questa necessità...
R. – Pensava che fosse inscindibile essere scienziati ed
essere, pure, uomini di fede. Diceva continuamente: più l’uomo di scienza
scopre delle verità scientifiche, più questo lo avvicina a Dio. Perché
altrimenti non ci sono spiegazioni sufficienti.
D. – Cosa pensa di suo padre, avviato all’onore degli
altari?
R. – E’ una cosa grande, è una cosa che supera la mia
parola. E’ una cosa che è nelle mani del Signore, certamente. La devozione che
oggi ricordo, che la gente ha di mio padre, può incoraggiare questa causa. Ed
io lo spero.
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“FELICITA’ E’ DONARSI.
CONTRO LA CULTURA DEL NARCISISMO E ALLA SCOPERTA DELL’ALTRO”: IN UN LIBRO DELLO
PSICOTERAPEUTA CLAUDIO RISE’ UNA RIFLESSIONE SULLE DIVERSE MODALITA’ DI
CONCEPIRE LA RELAZIONE CON L’ALTRO
-
Intervista con Claudio Risè -
“Felicità è donarsi. Contro la cultura del narcisismo e
per la scoperta dell’altro”. E’ il titolo del libro scritto dallo
psicoterapeuta Claudio Risé ed edito recentemente dalla casa editrice Sperling.
Risé mette in evidenza come il dono sia la chiave per uscire dalla prigione del
narcisismo, le cui sbarre fatte di calcolo ossessivo, egoismo ed avarizia,
impediscono di entrare nel flusso vitale delle relazioni ed incontrare gli
altri. Debora Donnini ha intervistato lo stesso Claudio Risé:
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R. – Il narcisista, proprio per via di questi muri che si
costruisce e che impediscono una comunicazione autentica con il mondo, non
offre doni e neppure li riceve perché li teme. In questo modo, cade anche in
una costante oscillazione tra l’euforia ed una situazione di sostanziale depressione,
di mancanza di energia che gli viene proprio da questa assenza di relazioni
autentiche.
D. – Perché il narcisista non riesce ad amare?
R. – Perché ha paura. Intuisce che amare vuol dire
mettersi in gioco e teme che dare si risolva in un ‘perdere’. E’ qualcuno che
non ha capito, al quale anche non è stato insegnato che il dono sempre ti
ritorna, sotto forma di energia, magari da parte di un’altra persona, in
un’altra esperienza.
D. – Tra l’altro, forse nel narcisista c’è anche la paura
che l’oggetto del suo amore non sia alla sua altezza ...
R. – Sì, ma penso che questo nasconda un negato sentimento
di inferiorità: in realtà, è lui che teme di non essere all’altezza
dell’oggetto di amore. Quindi, sostanzialmente è una persona che non sa chi è e
si identifica con dei modelli esterni, di volta in volta proposti dal sistema
delle comunicazioni.
D. – Uno dei tratti che caratterizza i giovani della
nostra società è che spesso preferiscono lasciarsi manipolare piuttosto che
vivere veramente la libertà, cioè viverla prendendosi la responsabilità e
avendo il coraggio di farlo. Questo, ovviamente, in diverse situazioni e con
diverse sfaccettature, ma ha a che fare con il narcisismo?
R. – Ha molto a che fare con il narcisismo, perché il
nostro modello di cultura è un modello che promuove questo ‘io’ debole. Da una
parte, non propone visioni del mondo ed è caratteristico del relativismo della
cultura contemporanea, cioè la verità non c’è... Dall’altra parte, proprio così
facendo, questo vuoto di verità viene riempito da una serie di manipolatori, e
siamo alle sette ma siamo anche a molti poteri tradizionali che si pongono in
modo manipolante.
D. – Per superare la tendenza narcisistica, che cosa è
veramente d’aiuto?
R. – La strategia del dono. Il dono è una forza profonda,
iscritta nella psiche umana, che tende naturalmente e istintivamente a liberare
l’uomo dalla prigione di tipo narcisista in cui, per ragioni individuali o per
ragioni collettive, è scivolato.
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CONCERTI ROCK, JAZZ, POP, GOSPEL GRATUITI IN OLTRE
CENTO PAESI DI TUTTO
IL
MONDO PER CELEBRARE L’ODIERNA “FESTA DELLA MUSICA”. TRA GLI OBIETTIVI
DELLA
MANIFESTAZIONE, LANCIATA IN FRANCIA 22 ANNI FA:
PROMUOVERE
IL DIALOGO E LO SCAMBIO INTERCULTURALE
-
Intervista con mons. Marco Frisina -
Divulgare
le diverse espressioni musicali, ma anche favorire il dialogo tra culture:
questi gli obiettivi della “Festa della musica”, che si celebra oggi in oltre
cento Paesi del mondo. L’iniziativa, lanciata in Francia nel 1982, prevede
l’esibizione gratuita dei musicisti in grandi spazi all’aperto. In particolare,
a Roma, la ricorrenza viene festeggiata con centinaia di concerti di musica
classica, rock, jazz, pop, gospel nelle ville, nelle chiese, nei parchi
cittadini. Ma qual è il senso profondo di questa giornata? Roberta Moretti ha
rivolto la domanda a mons. Marco Frisina, direttore del Coro e dell’Orchestra
della Diocesi di Roma:
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(musica)
R. - Io
credo che l’iniziativa voglia mostrare al mondo intero l’importanza della
musica e la gioia della musica. La musica è un dono di Dio agli uomini, come
tutte le arti, ma ha in più questa universalità che unisce, che va al di là
delle lingue, al di là dei popoli e, a volte, anche delle religioni.
D. –
Mons. Frisina, la musica può diventare un veicolo di pace?
R. – La
pace nasce proprio dalla conoscenza reciproca e dalla stima reciproca, che abbatte
ogni barriera e a volte anche ogni pregiudizio. Credo che possa veramente
diventare non solo aggregante, ma possa far superare agli uomini inimicizie che
nascono dal sospetto reciproco, dalla paura reciproca.
(musica)
D. – La
musica è anche una forma di espressione individuale. Ma quand’è che la musica
si fa preghiera e parla al cuore dell’uomo?
R. –
Dio, quando ha creato l’uomo, lo ha fatto capace di esprimere quello che porta
nel cuore in mille modi diversi. La musica nasce e muore nel momento in cui la
si sente e questo l’avvicina molto alla preghiera. La musica, infatti, ha
sempre accompagnato la preghiera anche nelle altre religioni, ma per noi
cristiani ancora di più, perché il cuore dell’uomo salvato da Cristo canta il
suo giubilo, come dice Agostino, ed anche quando non lo fa con la bocca, lo fa
con il cuore. La Chiesa non può fare a meno della musica nella liturgia, perché
la musica aiuta proprio ad entrare nel mistero. La musica aggiunge ciò che la
preghiera non può esprimere con le parole ma solo con il cuore. Credo che siamo
in un bel momento, ma anche molto delicato. Bello, perché tutto il mondo può
comunicare. Delicato, perché a volte si pensa che nella preghiera si possa
cantare di tutto e invece no, bisogna cantare ciò che la Chiesa ci chiede e
cantarlo nel modo giusto, perché la musica può elevare, ma può anche
disturbare. La musica deve elevare, deve condurre l’uomo verso Dio, verso
l’alto, sublimando tutte le sue parole, tutte le sue idee.
(musica)
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21 giugno 2004
LA
CHIESA ESPRIME SPERANZA NEI PROSSIMI COLLOQUI DI PACE IN COLOMBIA.
L’ESERCITO
DI LIBERAZIONE NAZIONALE E’ PRONTO ALLA MEDIAZIONE
MENTRE
DI TUTT’ALTRO SEGNO E’ LA POSIZIONE
DELLE
FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE COLOMBIANE
BOGOTA’.=
“La pace è possibile”. I vescovi colombiani hanno espresso il proprio ottimismo
in vista della riapertura dei negoziati tra il governo e l’esercito di liberazione
nazionale (Eln). “Le due parti hanno accolto con favore la mediazione del
Messico e hanno espresso la loro piena disponibilità al dialogo - ha detto il
vescovo di Magangué, mons. Jorge Leonardo Gomez Serna – e questo è un passo molto
importante”. “Con l’Eln sarà più facile arrivare ad un accordo, anche perché
nei confronti della Chiesa hanno avuto sempre grande rispetto. Ci auguriamo -
ha aggiunto - che la porta aperta dell’esecutivo sia il presupposto necessario
per avviare i negoziati”. Di tutt’altra natura, purtroppo, le posizioni delle
Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Il vescovo di Tibù, mons. Camilo
Fernando Castrellón Pizano, ha denunciato la strage di 34 persone nella zona di
Catatumbo e ha spiegato che le vittime erano tutti contadini che vivevano di
stenti. Secondo la ricostruzione dei residenti, gli autori sarebbero tutti
appartenenti al cosiddetto Fronte 33 delle Farc e avrebbero prima sequestrato i
poveri agricoltori, accusati di connivenza con i paramilitari, e poi li
avrebbero fucilati. (D.D.)
“VIVIAMO
IN PIENO STATO DI ANARCHIA”: E’ LA DENUNCIA DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE BOLIVIANA,
DOPO
IL BARBARO ASSASSINIO DEL SINDACO DI AYO AYO.
ANCORA
A PIEDE LIBERO GLI AUTORI DEL FATTO DI SANGUE
LA
PAZ.= Il Segretario generale della Conferenza episcopale boliviana, mons. Jesus
Juarez Pàrraga, ha condannato il linciaggio che ha causato la morte del sindaco
di Ayo Ayo, Benjamin Altamirano Calle, sottolineando che nel Paese ormai “non
c’è più rispetto per la legge”. “Sono segnali preoccupanti - ha detto con forza
il presule - che denotano una evidente impotenza, perché viviamo in pieno stato
di anarchia, senza norme e senza morale”. Dalla parte del Segretario generale
della Ceb anche l’Associazione dei Giudici de La Paz, che ha affidato ad un
comunicato ufficiale la sua ferma condanna, rinnovando la richiesta di un
pronto trasferimento dei giudici dalla provincia alla capitale “per mancanza di
sicurezza”. Il fatto di sangue si è verificato all’alba di martedì. Il sindaco
è stato sequestrato da un gruppo di persone e ucciso a sassate. Accanto al
cadavere è stato rinvenuto un cartello con la sigla Giustizia comunitaria.
Secondo la ricostruzione del Comandante della polizia, Jairo Sanabria, il
cinquantacinquenne sindaco è stato brutalmente ucciso perché accusato di
corruzione e di falso in bilancio. (D.D.)
LE
NUOVE TECNOLOGIE DELLA COMUNICAZIONE A SERVIZIO DELLA FRATELLANZA
TRA
RELIGIONI E CULTURE: SONO GLI ECHI DELL’INCONTRO DEI FOCOLARI A LONDRA SULLE
SFIDE DELLA SOCIETA’ MULTICULTURALE E MULTIRELIGIOSA.
PROSSIMO
APPUNTAMENTO DI CHIARA LUBICH CON I POLITICI AL PARLAMENTO
- A
cura di Carla Cotignoli -
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LONDRA.=
Un’onda di speranza, come testimoniano fax e e-mail, ha raggiunto molti Paesi
delle Americhe, di Australia, Europa, Medio Oriente e Nordafrica, collegati via
satellite, grazie a Telepace, e via Internet con la Westminster Central Hall.
Lì sabato scorso si sono ritrovate oltre 2000 persone, tra cui personalità
musulmane, buddiste, sikh e indù, per un incontro, promosso dal Movimento dei
Focolari della Gran Bretagna, dal titolo: “Immagina un mondo … arricchito dalla
diversità”, cui è intervenuta Chiara Lubich. Qualche flash. Dalla Bulgaria: “Siamo
stati coinvolti da quella fraternità tra le religioni e culture che vogliamo realizzare
anche nel nostro Paese. Qui la maggioranza è ortodossa, c’è un buon numero di ebrei
e quasi un milione di musulmani, che sono per noi la memoria di una piaga del
passato”. Dall’Irlanda: “Abbiamo sperimentato un brano di fratellanza universale
realizzata ammirando la bellezza e ricchezza di tante fedi e culture. Oggi ha
segnato per noi l’inizio di un nuovo cammino, pieno di speranza anche per il nostro
Paese, ora che l’Irlanda sta divenendo sempre più multiculturale”. Da Stoccolma:
“Abbiamo intravisto una nuova speranza che l’unità e la pace sono possibili”.
Chiara Lubich commentava sorpresa: “Nel mondo hanno condiviso la stessa
esperienza di comunione che abbiamo vissuto in quella sala. Attraverso i
satelliti, allora, non solo informiamo, ma formiamo!”. Un altro importante
appuntamento è previsto per domani pomeriggio, alla sede del Parlamento, al
Palazzo di Westminster: ad oltre 40
deputati e membri della Camera dei Lord di vari schieramenti Chiara
Lubich si rivolgerà affrontando una tematica politica di particolare attualità:
“Libertà uguaglianza … che fine ha fatto la fraternità?”.
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L’ONU
ASCOLTI LE COMUNITA’ RELIGIOSE E RECUPERI LA PROPRIA AUTORITÀ MORALE:
E’ IL
MONITO DELL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, ROWAN WILLIAMS,
WASHINGTON.= Le Nazioni Unite devono prestare maggiore
attenzione alle comunità religiose e alle organizzazioni non governative per
restaurare la propria autorità morale. Così l’arcivescovo di
Canterbury, Rowan Williams, nel corso di una visita negli Stati Uniti. Il capo
della Chiesa anglicana, inoltre, ha descritto come “indispensabile” il lavoro
svolto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, sottolineando, tuttavia, che la
credibilità dell’Onu è stata gravemente danneggiata da questioni come il
conflitto iracheno, le accuse di corruzione sollevate nei confronti di alcuni
suoi funzionari in relazione al programma ‘oil-for-food’ (‘petrolio per cibo’)
in Iraq; l’azione contestabile dell’Organizzazione nel conflitto bosniaco
(1992-1995) e in occasione del genocidio rwandese (1994). “C’è urgente bisogno
di strutture e rapporti che diano maggior voce a una prospettiva morale
globale” ha detto l’arcivescovo, suggerendo la creazione di una “commissione
consultiva” che abbia accesso ai lavori del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite. La moralizzazione delle Nazioni Unite - ha concluso
l’arcivescovo Rowan Williams - sarebbe il traino ideale per migliorare
l’economia globale e le relazioni internazionali. (B.C.)
AL VIA
OGGI A ROMA, FINO AL 26 GIUGNO PROSSIMO, LA SETTIMANA DEL RIFUGIATO.
L’INIZIATIVA E’ PROMOSSA DAL COMUNE CAPITOLINO
E
DALL’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI
ROMA.=
Diverse e variegate le iniziative in cartellone per la “Settimana del rifugiato
2004”, promossa tra l’altro dal Comune di Roma e dall’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) - Ufficio italiano. Tra le diverse manifestazioni
in programma, mostre fotografiche, spettacoli teatrali e conferenze. C’è la tavola rotonda del 23 giugno, presso
la Centrale Montemartini, sul tema “Per una legge equa ed efficace sul diritto
di asilo”. Si svolgerà questa sera, invece, presso i musei di San Salvatore in
Lauro, un’asta di beneficenza i cui ricavati saranno devoluti per un progetto
di solidarietà dell’UNHCR in Africa. L’iniziativa, dal titolo “Acqua: Oro per
l’Etiopia”, è stata realizzata grazie alla generosa donazione di 48 opere
d’arte di alcuni fra i protagonisti dell’arte contemporanea. La settimana del
rifugiato fa seguito alla Giornata mondiale celebrata il 20 giugno, sul tema:
“Un posto chiamato casa”. Nel corso delle celebrazioni di ieri, al Forum
Universale delle Culture di Barcellona 2004, è stato consegnato il premio
Nansen per i rifugiati. Il riconoscimento è andato all’organizzazione non
governativa russa “Russian Memorial Center for Human Rights” per lo straordinario
impegno a sostegno dei diritti dei rifugiati e degli sfollati nella Federazione
Russa. Le ultime statistiche dimostrano che il numero totale dei rifugiati e di
persone di cui si occupa l’UNHCR è sceso a circa 17 milioni, la cifra più bassa
degli ultimi dieci anni. (B.C.)
CONCLUSO
CON LA VITTORIA DI CAPO VERDE IL TORNEO DI MUNDIALIDO,
CAMPIONATO MONDIALE DI CALCIO TRA SQUADRE DI
STRANIERI IN ITALIA
- A
cura di Giancarlo La Vella -
ROMA.=
Mentre il calcio professionistico, tra luci e ombre, si avvia ad eleggere in
Portogallo la squadra regina d’Europa, si è concluso ieri ad Ostia, vicino
Roma, il Mundialido, un vero e proprio campionato del mondo di calcio, che
viene disputato annualmente tra le realtà straniere ed extracomunitarie che
vivono in Italia. La nazionale del Capo Verde, in un’appassionante finale, ha
battuto il Marocco ai rigori, aggiudicandosi il titolo 2004 e succedendo alla
Polonia, campione in carica. Romania e Irlanda del Nord le altre due
semifinaliste, a dimostrare che in campo amatoriale spesso vengono ribaltati i
tradizionali valori di forza calcistici che vengono proposti nel panorama
agonistico. Ma scopo di quest’iniziativa, nata nel 1998, è soprattutto quello
di far confrontare e integrare realtà culturali spesso diversissime, unite dal
fatto di vivere in Italia.
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21 giugno 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Anche oggi agguati e bombe hanno
sconvolto l’Iraq. Quattro militari americani sono morti nel corso di un attacco
compiuto a Ramadi, due soldati iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di
un ordigno a sud della capitale e quattro civili sono deceduti per lo scoppio
di una bomba a Mossul. Dopo il barbaro assassinio dell’americano Paul Marshall Johnson, ucciso venerdì scorso in Arabia
Saudita, si ripresenta inoltre, in Iraq, l’incubo della
decapitazione di un ostaggio sudcoreano. Il nostro servizio:
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Cresce l’apprensione per la sorte
del sudcoreano sequestrato da un gruppo di estremisti islamici che fa capo ad Abu Musab al Zarqawi, considerato il capo di Al
Qaida in Iraq. In un video diffuso ieri dalla televisione del Qatar, al
Jazeera, uomini armati hanno minacciato di decapitare l’ostaggio entro
questa sera, se la Corea del Sud non rinuncerà ad inviare altri soldati nel
Paese arabo. Il governo di Seul ha comunque deciso di continuare il dispiegamento
dei 3000 militari assicurando che si adopererà per il rilascio del sequestrato,
il cristiano 33.enne Kim Sun Il. Con il sudcoreano sono stati rapiti anche dieci cittadini stranieri. Tra questi, un giornalista europeo ed alcuni
dipendenti di una società americana di costruzioni affiliata al colosso
petrolifero statunitense ‘Halliburton’. Sulla sorte di un altro uomo, quella di
Saddam Hussein, un responsabile della coalizione ha intanto annunciato che il
deposto presidente iracheno ed altri nove ex gerarchi del passato regime saranno
consegnati, dopo il 30 giugno, al nuovo governo ad interim. La fonte ha anche
aggiunto che i detenuti resteranno affidati alla custodia di carcerieri
americani. L’ex rais, secondo quanto dichiarato dal presidente del tribunale
iracheno incaricato del processo, potrebbe essere condannato alla pena di morte
se riconosciuto colpevole di crimini di guerra. L’avvocato di Saddam ha inoltre
denunciato che l’ex presidente del Paese arabo sarebbe stato sottoposto a
torture fisiche e umiliazioni, con una palese violazione della Convenzione di
Ginevra. Sono infine cominciate questa mattina, a Baghdad, le udienze
preliminari per il processo davanti alla corte marziale contro tre soldati
americani, imputati nello scandalo delle torture a detenuti iracheni del
famigerato carcere di Abu Ghraib.
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Prudenza delle autorità militari italiane sulle voci
riguardanti l’infiltrazione di circa 200, 300 guerriglieri ceceni a Nassiriya,
pronti ad attaccare il contingente inviato da Roma. E’ la linea sposata dal
generale Giorgio Cornacchione, già comandante dell’Italfor in Iraq, intervenuto
stamani al Convegno “Iraq: parlano i protagonisti”, organizzato dal Centro
Studi Difesa e Sicurezza a Palazzo Marini di Roma. Ce ne parla Giada Aquilino:
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Cautela nelle valutazioni. Così si è espresso il generale
Cornacchione in merito al rischio di possibili attacchi dell’indipendentismo
ceceno contro gli italiani in Iraq:
“Di informazioni di questo tipo, nei mesi passati,
ne abbiamo avute tantissime. Quanto poi a riscontrarne la veridicità sul
terreno, era tutta un’altra cosa. Quindi anche questa volta dobbiamo essere
molto cauti. Nel periodo in cui ero in Iraq, si parlava di combattenti ceceni
nel nord, nel Kurdistan, a Kirkuk, pronti a fare attentati. Questa informazione
veniva presa con molto scetticismo, tenendo conto anche delle caratteristiche
somatiche di tali persone, che sarebbero immediatamente identificabili nel
contesto iracheno”.
Stessa posizione da parte del generale Carlo Cabigiosu,
già consigliere militare della missione italiana in Iraq:
“Queste informazioni confermano, in parte, la presenza in
Iraq di elementi stranieri che arrivano da varie aree del mondo islamico radicale
e che partecipano in diverse forme alla lotta del terrorismo internazionale
contro le forze di stabilizzazione. Quindi, non ci sarebbe poi da meravigliarsi
che tra questi ci siano anche elementi che arrivano dalla Cecenia. Che siano
poi diretti nel nostro settore e che siano nel numero indicato sono tutti dati
che dovranno essere valutati dagli organi di informazione”.
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L’Iran “non darà ascolto al
linguaggio della forza” e non rinuncerà al proprio programma nucleare. Lo ha
affermato oggi l’ayatollah Ali Khamenei, rivolgendosi a Francia, Germania e
Gran Bretagna. I tre Paesi europei avevano presentato la bozza di una
risoluzione, approvata venerdì scorso dal Consiglio dei governatori
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), nella quale la
Repubblica islamica è stata criticata per un’insufficiente cooperazione con gli
ispettori dell’agenzia.
L’attuale presidente delle
Filippine, Gloria Arroyo, è stata confermata ufficialmente in carica per un
secondo mandato di altri 6 anni. E’ il risultato definitivo delle elezioni
presidenziali svoltesi lo scorso 10 maggio e il cui conteggio dei voti si è
concluso solo ieri. Con uno scarto di circa un milione di preferenze, la Arroyo
ha battuto così il popolare attore cinematografico, Fernando Poe Junior.
Ha preso il via oggi a Pechino la
seconda riunione del gruppo di lavoro dei 6 Paesi impegnati nei colloqui sul
programma nucleare della Corea del Nord. Obiettivo dell’incontro: preparare il
terzo round di colloqui a livello di viceministri tra Corea del Nord, Corea del
Sud, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia, a Pechino dal 23 al 26 giugno
prossimi. I risultati, tuttavia, appaiono incerti: nessuno dei due principali
antagonisti, infatti, Washington e Pyongyang, appare disposto a cedere alla richieste
della controparte.
Tra
Pakistan e India fine settimana all’insegna del dialogo su un tema scottante
come il nucleare. New Delhi e Islamabad hanno deciso nuove misure di
distensione, tra cui il rinnovo della moratoria sui test atomici ed una linea
rossa tra i due governi. Ce ne parla da New Delhi, Maria Grazia Coggiola:
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Era la prima volta dagli
esperimenti atomici di sei anni fa, che i due Paesi affrontavano il problema di
come ridurre il rischio di un conflitto nucleare. E’ quello che ai tempi della
Guerra Fredda si chiamava “equilibrio del terrore”, che tra il blocco americano
e quello sovietico ha di fatto funzionato. Nel comunicato finale, rilasciato
dalle due delegazioni, si riconosce che le armi nucleari sono un fattore di stabilità.
Si è deciso poi di creare una nuova hot line di comunicazione tra i
sottosegretari dei rispettivi ministeri degli esteri, che si affianca a quella
già esistente tra i comandi militari, utilizzata una volta alla settimana e che
sarà anche rafforzata. Altro punto il rinnovo della moratoria sui test degli
ordigni atomici, che era stata introdotta nel ‘99 da un accordo di pace firmato
a Lahore.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Situazione sempre drammatica nell’est della
Repubblica democratica del Congo. Si continua a combattere nel sud Kivu, da
oltre due settimane teatro di scontri fra un gruppo di militari dissidenti e
l’esercito. Giulio Albanese:
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“Radio Okapi”, l’emittente radiofonica della
missione delle Nazioni Unite in Congo, la Monuc, ha confermato che violenti
combattimenti sono in corso a Kamanyola, località dove l’esercito congolese
cerca di avere la meglio sui soldati ribelli del colonnello Jules Mutebusi, i
quali si sarebbero ormai accerchiati. La zona resta praticamente inaccessibile
e le poche informazioni a disposizione arrivano dai civili in fuga. Secondo una
stima diffusa dall’Alto Commissario dell’Onu per i rifugiati, sono almeno 31
mila i con congolesi che negli ultimi giorni hanno oltrepassato la frontiera,
cercando riparo in Burundi. In queste ore, intanto, i diplomatici delle Nazioni
Unite hanno fatto sapere che in totale sono almeno 10 mila i militari
dell’esercito regolare congolese dispiegati nei pressi dei confini con il Rwanda.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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La delicata situazione della Costa
d’Avorio è stata al centro, ieri, di un incontro tra 4 presidenti dell’Africa
occidentale. I capi di Stato di Nigeria, Togo, Ghana e Costa d’Avorio si sono,
infatti, dati appuntamento all’aeroporto internazionale di Abuja, in Nigeria.
Atteso per oggi il discorso alla nazione del presidente ivoriano Gbagbo.
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