RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 166 - Testo della trasmissione di lunedì 14 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il New  Age: per la Chiesa universale, una sfida di inculturazione, conoscenza, creatività pastorale. Da oggi in Vaticano un convegno dedicato al movimento: ai nostri microfoni il cardinale Paul Poupard.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo due dati: forte astensionismo e ridimensionamento dei partiti di governo: con noi Luigi Geninazzi, Pierantonio Lacqua, don Davide Vicentini  e Gianenrico Rusconi

 

Oggi la prima giornata mondiale dedicata ai donatori di sangue: donare gratuitamente – ha detto ieri il Papa – è un gesto di alto valore morale e civico: ce ne parla Pasquale Colamartino

 

Il traffico di armi è un freno per la crescita dei Paesi in via di sviluppo. Secondo le statistiche, il mercato mondiale annuale degli armamenti supera i 22 miliardi di dollari all’anno: intervista con Francesco Vignarca

 

In un film bello e intenso, il regista coreano Kim Ki-duk propone una visione del tempo e della vita ricca di interiorità.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Preoccupazione della Chiesa brasiliana per il crescente fenomeno dei sequestri

 

Al via oggi a Lecce, fino al prossimo 17 giugno, il Convegno Unitario Cei dei direttori diocesani, sul tema “La parrocchia vive la domenica

 

Inaugurata stamani in Brasile la IX Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo

 

Il governo di Khartoum è responsabile delle esecuzioni civili nel Darfur, secondo l’inviata dell’Onu

 

La presidente dello Sri Lanka frena sui prossimi colloqui di pace con i ribelli

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq un’autobomba uccide almeno dodici persone. Tra essi, cinque stranieri

 

Medio Oriente: il governo israeliano affronta in Parlamento tre mozioni di sfiducia

 

Al via da oggi ad Istanbul, la Conferenza dei ministri degli Esteri dei Paesi islamici.

 

 

 

  IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 giugno 2004

 

 

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

         Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Adriano Bernardini, nunzio apostolico in Argentina e cinque presuli della Conferenza episcopale della Colombia, in visita ad Limina.

 

Il Papa ha nominato membro della Congregazione per le Chiese Orientali il vescovo Pierre Bürcher, ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo.

 

 

IL NEW AGE: PER LA CHIESA UNIVERSALE,

UNA SFIDA DI INCULTURAZIONE, DI CONOSCENZA, DI CREATIVITA’ PASTORALE.

DA OGGI IN VATICANO, UN CONVEGNO PER FARE IL PUNTO SUL FENOMENO

- Intervista con il cardinale Paul Poupard -

 

La Chiesa si confronta con il movimento New Age. In Vaticano, da oggi a mercoledì, un convegno interdicasteriale farà il punto sulle strategie pastorali adottate dalle singole Chiese in relazione ad un fenomeno che sta espandendosi, senza conoscere confini geografici o barriere culturali. Già lo scorso anno era stato presentato un documento esplicativo, intitolato “Gesù Cristo, portatore dell’acqua viva – una riflessione cristiana sul New Age”. Insieme con la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, saranno presenti in questi giorni al convegno rappresentanti dei Pontifici Consigli per il dialogo interreligioso, per l’unità dei cristiani e della cultura ed esperti da molte parti del mondo. Giovanni Peduto ha chiesto al presidente del dicastero della Cultura, il cardinale Paul Poupard, quali sfide ponga il New Age alla Chiesa:

 

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R. – E’ una grande sfida. Direi che si tratta di inculturare la fede in Cristo in questa cultura new age, che presenta tracce di religiosità. E’ evidente che, man mano che in Occidente si verifica una distanza tra la gente e la fede cristiana, c’è tutto un fenomeno di compensazione, di fascino misterioso delle pratiche esoteriche che derivano dalle varie culture orientali. Oggi, c’è una tendenza ad andare verso una forma universale di religione, un sincretismo che nega ogni riferimento alla storia. E per noi che siamo fedeli a Gesù Cristo incarnato nella storia è davvero una sfida enorme. Dobbiamo dunque essere molto consapevoli che la maggior parte della gente non è cosciente di ciò. Il New Age, in definitiva, si presenta come una falsa risposta ad una vera domanda di felicità. Dà una risposta ingannevole alla speranza di una nuova era di pace, di armonia, di riconciliazione con se stessi, con gli altri e con la natura: una speranza religiosa antica come l’umanità stessa. Questo richiede da tutti noi un richiamo al dialogo con rispetto, pazienza, comprensione e gioia, e poi al discernimento e infine alla creatività apostolica per proporre il Vangelo e la tradizione di spiritualità.

 

D. – Eminenza, quali suggerimenti lei offrirebbe ai cristiani per fronteggiare il New Age?

 

R. – Direi che per fronteggiare il New Age, prima di tutto bisogna acquisire una migliore conoscenza del fenomeno. Di recente, ho presieduto l’ultima plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, dedicato alla fede cristiana e alla sfida dell’indifferenza, e ci siamo soffermati proprio sul fenomeno di questa nuova religiosità, che presenta un Dio senza volto e una dimensione cosmica senza radici nella storia. Che cosa abbiamo proposto? Prima di tutto, di non dimentare la preghiera che è fondamentale: la vera preghiera, che non è introspezione psicologica, ma la parola della preghiera del Padre Nostro che Gesù ci ha insegnato. Secondo, il ritorno alla grande antropologia cristiana, cioè alla centralità della persona umana. Noi non siamo una parte di un universo non meglio specificato, ma siamo una persona creata ad immagine e somiglianza di Dio e redenta da Cristo. E poi, terzo, un grande sforzo da parte di tutta la Chiesa, soprattutto nella catechesi, nell’omelia, per dare un nuovo insegnamento su tutte queste grandi realtà cui ho appena accennato, perché tutto questo fenomeno si nutre in modo essenziale di una grande ignoranza.

 

D. – Dunque, eminenza, perché questo convegno? Quali scopi vi proponete?

 

R. – Questo convegno, che riunisce partecipanti così diversi, ha uno scopo molto semplice. Prima cosa, sostenere la diffusione e la ricezione e la comprensione di questo piccolo documento “Gesù Cristo, portatore dell’acqua viva – riflessione cristiana sul New Age”, che offre risposte semplici e concrete alla sfida del New Age. Secondo, attraverso le informazioni che ci saranno fornite dai partecipanti su questo fenomeno che è universale, prenderne una maggiore coscienza e sapere cosa hanno già fatto o cosa stanno facendo le Chiese locali, per condividerlo con i nostri dicasteri e per arrivare a precisare le risposte pastorali.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Verso l'Anno dell'Eucaristia.

"Al centro del gigantesco progetto pastorale di Giovanni Paolo II": all'Angelus il Papa affida a Maria la nuova iniziativa ecclesiale annunciata nella solennità del Corpus Domini.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla celebrazione del Corpus Domini nelle Diocesi italiane.

 

Nelle estere, in evidenza l'Iraq, drammaticamente segnato dall'infuriare delle violenze, che minacciano il cammino del Paese verso la stabilità e la democrazia.

Si denuncia il cinico uso dei mezzi di comunicazione di massa in riferimento al video - trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo - della barbara uccisione, in Arabia Saudita, di uno statunitense: atti criminali che vengono commercializzati e spettacolarizzati, aggiungendo crudeltà a crudeltà. 

Unione Europea: il voto dei cittadini europei penalizza le forze politiche dei Governi nazionali.  

 

Nella pagina culturale, un articolo di Gianluca Biccini dal titolo " 'L'Osservatore della Domenica' : una voce libera". Durante il silenzio imposto dal regime fascista, nel maggio del 1934 usciva il primo numero del giornale, nato per contribuire a rendere più facile e proficua la divulgazione della stampa cattolica.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano le elezioni europee: flessione di Fi, ma equilibrio tra i poli. Inferiore alle aspettative la lista Prodi.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 giugno 2004

 

 

 

 

NETTA SCONFITTA DI DIVERSI PARTITI DI GOVERNO,

ASTENSIONISMO ED EUROSCETTICISMO: SONO QUESTI I PRINCIPALI DATI EMERSI

DALLE ELEZIONI EUROPEE TENUTESI NEI PAESI DELL’UNIONE

- Intervista con Luigi Geninazzi, Pierantonio Lacqua, don Davide Vicentini

 e Gian Enrico Rusconi -

 

Le elezioni per il primo Parlamento dell’Europa allargata a 25 sono state contrassegnate da un astensionismo record e da una sconfitta per la maggior parte dei partiti al governo, tranne in Spagna e Grecia. In alcuni Paesi dell’Unione,  come in Italia, i cittadini si sono espressi anche per elezioni amministrative o politiche. Sui risultati praticamente definitivi delle elezioni europee ascoltiamo Amedeo Lomonaco:

 

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In Francia, il partito di destra del presidente francese, Chirac, è stato superato dai socialisti che hanno conquistato il 29,18 per cento delle preferenze. In Germania l’opposizione cristiano-democratica ha ottenuto il 44,5 dei consensi mentre i social-democratici del cancelliere tedesco, Schroeder, si sono fermati a poco più di 21. E in Gran Bretagna il partito conservatore si attesta al 27 per cento delle preferenze, mentre i laburisti del premier Blair ottengono solo il 22. Una sensibile diminuzione di voti ha interessato anche altri schieramenti di capi di governo tra cui quelli dell’irlandese Ahern e del portoghese Barroso di centrodestra, del socialdemocratico svedese Persson, del liberale belga Verhofstadt e del conservatore austriaco, Schuessel. Tra i nuovi 10 Paesi, si devono inoltre registrare capovolgimenti particolarmente pesanti in Repubblica Ceca, dove i social democratici si piazzano solo al quinto posto, in Ungheria, con la vittoria dei conservatori a scapito dei socialisti ed in Polonia, dove la destra moderata ha superato gli ex comunisti al potere. Importanti vittorie per partiti di governo si sono invece riscontrate in Spagna, con l’affermazione dei socialisti del premier Zapatero, e in Grecia con la vittoria dei conservatori del primo ministro, Karamanlis. Le proiezioni sulla composizione del nuovo Europarlamento confermano, infine, il partito popolare europeo come il gruppo più consistente con circa 270 seggi su un totale di 732. Seguono i socialisti con quasi 200 seggi e i liberali con oltre 60 parlamentari.

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L’affluenza alle urne sembra sia stata in media del 44,2 per cento. L’Italia con il 73 per cento di partecipazione al voto è tra i Paesi dell’Unione con l’affluenza più alta, insieme con la Grecia e il Belgio. La percentuale più bassa si è avuta in Slovacchia con il 16,9 per cento di votanti. Il fenomeno dell’assenteismo, infatti, si è registrato soprattutto nei Paesi dell’est europeo appena entrati nell’Unione. Ma quali sono i motivi di questo scarso interesse a partecipare alla formazione del nuovo Parlamento di Strasburgo? Ci risponde Luigi Geninazzi del quotidiano Avvenire, al microfono di Giancarlo La Vella:

 

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R. – L’astensionismo purtroppo in quei Paesi è una tradizione forte che si manifesta anche nelle consultazioni politiche, soprattutto nello Stato più vasto e popoloso, cioè la Polonia. Un secondo motivo è che l’ingresso nell’Unione Europea è avvenuto dopo un decennio molto convulso e dopo gravi crisi economiche. L’elezione degli europarlamentari non ha inoltre trovato grande eco perché in quei Paesi ancora non si sa bene quale sia il ruolo e l’importanza del Parlamento europeo.

 

D. – C’è anche un senso di sfiducia nei confronti dell’istituzione europea da parte della gente?

 

R. – Più che sfiducia, c’è molta diffidenza. Si temono decisioni che arrivando da Bruxelles penalizzino questi Paesi. Pensiamo, ad esempio, alla non-decisione che è stata presa per quanto riguarda la liberalizzazione della forza-lavoro: tutti i nuovi Paesi, ad eccezione di Malta e Slovenia, non possono ancora avere quella libertà di circolazione che invece è scritta nei Trattati ...

 

D. – C’è anche paura dell’arrivo di questo ‘euro’, che già da noi ha provocato un aumento sensibile dei prezzi ...

 

R. – Al di là dell’adozione della moneta unica, è diffuso il timore che, con l’ingresso nell’Unione Europea, i prezzi vadano aumentando.

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Sia per quanto riguarda la rappresentanza al Parlamento Europeo che per il voto a livello nazionale, i partiti al governo, in diversi Paesi dell’Unione, sono dunque stati ridimensionati, ad eccezione dello schieramento socialista spagnolo e di quello conservatore greco. Ascoltiamo Pierantonio Lacqua, responsabile dell’agenzia Ansa a Parigi, intervistato da Roberto Piermarini:

 

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R. – Nel contesto attuale di forte preoccupazione per l’economia in affanno, queste elezioni connotano un vecchio Continente che non riesce a trovare slancio sul piano dell’economia e che quindi non riesce a rilanciare l’occupazione: queste preoccupazioni, chiaramente, hanno penalizzato i partiti al potere.

 

D. – Guardando un po’ alla sconfitta dei governi di Francia e Germania in particolare, l’effetto Iraq non sembra aver influenzato il voto europeo ...

 

R. – Soltanto in Gran Bretagna, appunto, l’effetto Iraq ha pesato in modo determinate contro il governo Blair, perché c’era chiaramente uno scollamento vistoso tra l’opinione pubblica anti-guerra e il primo ministro a favore del conflitto. In Paesi, invece, come la Germania e la Francia, in effetti, l’Iraq non è stato mai un pomo della discordia: c’è stato un consenso generale opposizione-governo e quindi la partita s’è giocata su altri ambiti come la politica economica.

 

D. – Come sono cambiati gli equilibri politici all’interno del nuovo Parlamento europeo uscito da queste elezioni?

 

R. – Sostanzialmente, non sono cambiati perché il partito popolare dovrebbe chiaramente continuare ad avere la maggioranza ed i socialisti dovrebbero rimanere la seconda forza. Quindi nulla di nuovo anche se ci sono degli elementi potenzialmente molto importanti, come il fatto che il leader centrista François Bairou, ha già annunciato che vuole costituire un terzo polo di centro, una terza forza che potrebbe non subito, ma in prospettiva, cambiare anche gli equilibri di questa Europa che stenta a darsi un’identità.

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Alla luce di queste elezioni, quali sono le responsabilità per i cristiani europei? Giada Aquilino lo ha chiesto a don Davide Vicentini membro della segreteria della Comete, la Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea:

 

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R. - Credo che sia una responsabilità innanzitutto ad allargare gli orizzonti. Penso, per esempio, al principio della solidarietà, alla capacità di distogliersi dal contesto territoriale e da un’attenzione all’immediato, che possono portare ad un certo benessere, ma ormai si deve avere lo sguardo un po’ più allargato. Quindi è una responsabilità ad educarsi al bene comune, ad allargare lo sguardo e il cuore. Per il cristiano, in particolare, questi non sono soltanto valori essenziali, ma è un modo per essere fedele alla propria vocazione.

 

D. – Secondo la presidenza irlandese dell’Unione Europea, non ci sarebbero segni di un consenso sulla proposta di inserire un riferimento ai valori giudaico-cristiani nel preambolo della Costituzione Europea. Perché è importante tale riferimento?

 

R. – Innanzitutto per onestà storica. Poi credo che sia utile avere grandi valori che possono mantenere una purezza di critica e una intensità di motivazioni non soltanto per chi è impegnato direttamente nelle questioni politiche, ma anche per chi vuole confrontarsi e riconoscersi in orizzonti un po’ più alti.

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Tra i capi di governo usciti sconfitti dalle elezioni di ieri, c’è anche l’italiano Silvio Berlusconi: la sua maggioranza è in calo. In Italia si è votato per le europee e le amministrative, il cui scrutinio è appena cominciato. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Nessuna coalizione può davvero cantare vittoria. E’ questo in estrema sintesi l’esito del voto di ieri, che nei commenti a caldo dei leader politici viene valutato con sottolineature diverse. La maggioranza di governo  tiene, ma gli equilibri sono cambiati rispetto alle passate elezioni. Forza Italia, il partito del premier, scende al 21 per cento, quattro punti in meno rispetto alle Europee del ’99, e quasi 9 punti in meno rispetto alle politiche del 2001. Avanzano An e Lega, ma il miglior risultato nel centro-destra l’ottiene l’Udc, intorno al 6 per cento. Nel centro-sinistra la lista Uniti per l’Ulivo supera il 31 per cento, risultato a doppia lettura, perché diventa sì la prima forza politica italiana, ma ottiene meno voti della somma dei partiti che hanno creato questo raggruppamento, e cioè Ds, Margherita e Socialisti democratici. Anche nel centro-sinistra a crescere sono i partiti più piccoli, soprattutto quelli della sinistra radicale, i Verdi, Rifondazione comunista e Comunisti italiani. Quanto al voto per le amministrative, gli scrutini sono iniziati alle 14.00. Secondo gli exit poll, a Bologna, dove si è registrato il record di affluenza alle urne, il candidato del centro-sinistra Cofferati ha battuto già al primo turno il sindaco uscente Guazaloca. Il centro-sinistra vince anche nei comuni di Bari e Firenze e alla Regione Sardegna.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Sul significato della consultazione in Italia, ascoltiamo il parere dell’editorialista del quotidiano “La Stampa”, Gian Enrico Rusconi, raccolto da Massimiliano Menichetti:

 

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R. – Crisi no, riassetto sì. E’ vero che questi partiti, cosiddetti piccoli o medi, sono inquieti, ma sanno benissimo che se si spaccano è la loro fine. Questa è la seconda fase. Il berlusconismo, da partito tendenzialmente di un leader o di un capo, sta diventando una coalizione classica.

 

D. – Dall’altra parte, la lista unica non ottiene i consensi aspettati…

 

R. – Da questa prova Prodi esce bene, ma in un certo senso Prodi deve ancora in qualche modo ripresentarsi. E’ una fase nuova in cui il vecchio leader in realtà, in qualche modo, deve rilegittimarsi. Non vedo una strada facile. Il vero problema dell’Ulivo è questa pletora di piccoli leader che si spingono l’uno con l’altro.

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“DONARE IL SANGUE: UN DONO PER LA VITA”:  E’ IL TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DEL DONATORE DEL SANGUE CHE SI CELEBRA OGGI

- Intervista con Pasquale Colamartino -

 

Un gesto “di alto valore morale e civico”: così, ieri all’Angelus, il Papa ha definito la donazione del sangue in riferimento alla Giornata mondiale del donatore che si celebra oggi, sul tema “donare il sangue un dono per la vita”. Il Santo Padre ha anche espresso l’auspicio che i volontari possano “moltiplicarsi in ogni parte del mondo”. Stando ai dati dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, l'82% degli abitanti del pianeta non sono sicuri di poter ricevere una trasfusione di sangue in caso di bisogno e non sanno se il sangue che ricevono è infetto o meno. Sull’odierna giornata Paolo Ondarza ha intervistato Pasquale Colamartino, presidente della Fiods, la federazione internazionale delle organizzazioni per la donazione del sangue:

 

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R. – Il problema della mancanza di sangue è un problema di grandissima diffusione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Allo stato attuale, ogni anno, vengono donate circa 80 milioni di unità di sangue, ma questo purtroppo non è sufficiente per coprire tutte le necessità.

 

D. – Quali sono i luoghi nel mondo dove c’è più urgenza, più necessità di sangue?

 

R. – E’ emblematico l’esempio del Sudafrica, Paese in cui il 23 per cento della popolazione è sieropositiva per il virus dell’Aids e dove appunto donare sangue in un contesto sociosanitario così complesso diventa veramente una sfida straordinaria. Sicuramente uno degli obiettivi è quello che i Paesi che in questo settore sono più sviluppati e meglio organizzati possano mettere a disposizione risorse umane, finanziarie, tecnologiche di know-how, per consentire lo sviluppo di questi sistemi anche in altre parti del mondo.

 

D. – Ma quanto è diffusa oggi la cultura di donare il sangue? Quanti pregiudizi ancora rimangono, quanta ignoranza c’è ancora?

 

R. – Penso esistano problemi di cultura, problemi anche religiosi. C’è molta cattiva informazione. Ci sono dei timori che debbono essere definitivamente cancellati. Direi che la pratica della donazione del sangue è una pratica fondamentalmente innocua. Donare il sangue non comporta danni, anzi la pratica del dono del sangue favorisce tutta una serie di controlli.

 

D. – Ma perché donare il sangue?

 

R. – Perché è uno dei modi più importanti per garantire la salute di tutta la nostra comunità, perché donare il sangue significa anche tutelare la propria salute.

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IL TRAFFICO DI ARMI E’ UN FRENO PER LA CRESCITA DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO.

SECONDO LE STATISTICHE, IL MERCATO MONDIALE ANNUALE DEGLI ARMAMENTI

SUPERA I 22 MILIARDI DI DOLLARI ALL’ANNO

- Intervista con Francesco Vignarca -

 

Nel mondo diminuiscono i conflitti armati ma la spesa per gli armamenti aumenta complessivamente e rischia di raggiungere livelli insostenibili. Questo, in sintesi, è quanto rileva il rapporto 2004 dell’Istituto internazionale di Stoccolma per la ricerca sulla pace (Sipri), che quest’anno dedica molta attenzione alla guerra in Iraq e alle sue conseguenze. Qualche giorno fa anche il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano si è pronunciato sulla spinosa questione, in un messaggio in occasione della 34° assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Troppe armi circolano ancora in tanti Paesi del mondo - ha scritto - mentre ci sarebbe ben più bisogno di case, di scuole, di strade, di luce, di acqua potabile e di medicinali!”. Condannando con forza il traffico delle armi, il porporato ha poi ribadito che, “spesso collegato ad altri illeciti commerci, rappresenta un grave problema per lo sviluppo integrale del mondo”. Ma che relazione esiste tra l’aumento del traffico di armi e il mancato sviluppo dei Paesi poveri? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Francesco Vignarca, coordinatore di “Controllarmi”, rete italiana per il disarmo:

 

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R. – Cambiando lo scenario, dalla guerra fredda a quello attuale, è cambiata anche la motivazione con cui si distribuiscono le armi. Prima si considerava la distribuzione e la vendita delle armi agli alleati come una sorta di controllo politico sugli stessi alleati. Finita l’epoca dei due blocchi, in realtà, è cresciuta una diffusione un po’ incontrollata degli armamenti, non solo nei traffici illeciti, che sono sicuramente problematici, ma anche e soprattutto nel commercio legale, nel commercio controllato, che è molto ampio ed è la parte preponderante dei trasferimenti di armi. Si stima, infatti, che il mercato mondiale annuale degli armamenti superi i 22 miliardi di dollari all’anno. Facciamo un esempio concreto: l’India spende molto, molto di più per mantenere alto il proprio livello militare, piuttosto che pensare alla sanità o all’educazione.

 

D. – Per quanto riguarda la realtà europea, quale spazio ha l’acquisto e la produzione di armi nella politica economica dei principali Paesi dell’Ue?

 

R. – Uno dei pochissimi punti di contatto nella Costituzione europea, che si sta discutendo, è stata l’agenzia per gli armamenti e il fatto che ci debba essere una razionalizzazione nella produzione. L’abbiamo visto con l’Accordo di Fanborough, che è stato fatto nel 2000 ed è stato ratificato lo scorso anno dall’Italia, che ha cambiato la legge 195 sul commercio delle armi. Sempre di più, dunque, si andrà verso conglomerati di livello europeo, che stanno già acquisendo ditte non solo nei Paesi occidentali ma anche nei Paesi di nuova entrata, nell’Est Europeo: Polonia, Repubblica ceca ... Per capire come andranno le politiche militari dobbiamo capire anche come andranno le politiche industriali. Il mondo, attualmente, ha molto più bisogno di investimenti in sanità, in istruzione e in infrastrutture per le popolazioni. Così, forse, sarebbe anche più sicuro: non è sempre detto che la diffusione maggiore di armi sia anche diffusione maggiore di sicurezza.

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IN UN FILM BELLO E INTENSO, IL REGISTA COREANO KIM KI-DUK

PROPONE UNA VISIONE DEL TEMPO E DELLA VITA RICCA DI INTERIORITA’

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

Seguendo il ritmo delle stagioni e la formazione di un giovane monaco, il regista coreano Kim Ki-duk traduce nel suo ultimo film i principali insegnamenti della dottrina buddista attraverso un racconto morale di avvincente bellezza e di profonda intensità. Luca Pellegrini:

 

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(Musica)

 

La salute dell’anima non è meno importante di quella del corpo. Soprattutto oggi, affetti come siamo da iper-produttività, iper-realismo, iper-tecnologia e dall’assenza di valori autentici. Oggi, in cui tutto è veloce, superficiale, acritico, fa davvero molto bene a tutti il nuovo e salutare film del regista autodidatta coreano Kim Ki-duk, dal titolo simbolico e programmatico, circolare come lo è la storia e la visione del tempo e della vita nelle dottrine buddiste: Primavera, Estate, Autunno, Inverno…e ancora primavera.

 

Una natura impervia e rigogliosa, protagonista nel fluire delle stagioni, domina le giornate e le abitudini di un anziano e saggio monaco in isolamento su di un tempio galleggiante, un rifugio dello spirito. Con lui un bambino che vedremo crescere, soffrire e pentirsi, nella rigenerazione dell’anima che segue quella della flora e della fauna circostanti. Gli anni passano, le tentazioni crescono, la passione si insinua nel corpo e l’ossessione nella mente, il giovane apprendista cede al loro richiamo, fugge, commette un delitto, ritorna confuso per assumere, infine, l’eredità ricevuta e trasmetterla alle nuove generazioni. Un racconto semplice che il regista lascia dispiegarsi attraverso la potenza evocatrice del silenzio, del colore, delle poche parole dettate da dialoghi che sono sentenze e non semplici raccordi narrativi.

 

Quando il bambino viene sorpreso a torturare un pesce, una rana e un serpente, ecco la profezia: “Se qualcuno degli animali dovesse morire, porterai questa pietra nel tuo cuore per sempre”. E così avviene. Quando la sensualità oscurerà l’autocontrollo del ragazzo, ecco la predizione: “Il desiderio del possesso genera dolore e male”. E così accadrà. Questo è un itinerario sapienziale non lontano dalla visione cristiana, ove il senso morale diventa l’innata coscienza del bene e del male, quella che già Polibio chiamava la “testimone terribile” e l’“accusatrice implacabile”. Ma attenzione: questo spazio dato nel film alla scena interiore piuttosto che a quella esteriore non deve instillare fraintendimenti: Kim Ki-duk traduce gli insegnamenti del monaco e le debolezze del discepolo in cinema fatto di ritmo, narrazione, rumori centellinati, scelte visive personali, attenzione ai particolari, estatica bellezza e profonda commozione.

 

(Musica) 

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CHIESA E SOCIETA’

14 giugno 2004

 

 

 

LA CHIESA BRASILIANA PREOCCUPATA PER IL CRESCENTE FENOMENO DEI SEQUESTRI.

INDETTA UNA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA IL PROSSIMO 27 GIUGNO DA DIVERSE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA’ CIVILE

 

CITTÀ DEL MESSICO. = “La Chiesa guarda con preoccupazione l’impegno manchevole dei nostri governanti che, nonostante le reiterate promesse di applicare la legge e combattere la criminalità, non prestano orecchio alla voce dei cittadini”. Questa, in sintesi, la denuncia contenuta tra le pagine del settimanale dell’arcidiocesi di Città del Messico “Desde La Fe”. La Chiesa messicana, dunque, ha sottolineato l’inefficacia del governo del presidente Vicente Fox contro la pratica del sequestro, “che colpisce ovunque”, appoggiando la mobilitazione “per la sicurezza e la giustizia” indetta per il 27 giugno prossimo nella capitale da diverse organizzazioni della società civile. “La gente - si legge ancora nell’articolo - deve poter manifestare la propria insoddisfazione per la situazione di insicurezza che stiamo vivendo”. Il tema dei sequestri è tornato alla ribalta della cronaca nelle scorse settimane, dopo un’ondata di assalti contro alcuni centri commerciali, dove i clienti sono stati derubati e in qualche caso rapiti. Secondo cifre della Banca interamericana dello sviluppo (Bid), il Messico è il secondo Paese al mondo, dopo la Colombia, per il tasso di sequestri. Fox, dal canto suo, ha tentato di correre ai ripari, sollecitando il Congresso ad approvare una riforma del sistema giudiziario che promette cambi radicali in materia di sicurezza dei cittadini. (B.C.)

 

 

PRENDE IL VIA OGGI A LECCE IL CONVEGNO UNITARIO CEI DEI DIRETTORI DIOCESANI. L’INCONTRO, SUL TEMA “LA PARROCCHIA VIVE LA DOMENICA”,

SI CHIUDERA’ IL PROSSIMO 17 GIUGNO

 

LECCE. = “La parrocchia vive la domenica”: è il tema che accompagna il Convegno Unitario della Conferenza Episcopale Italiana dei Direttori diocesani, promosso dall’Ufficio catechistico nazionale, dall’Ufficio liturgico nazionale e dalla Caritas Italiana. L’incontro, che si è aperto oggi a Lecce, presso il Teatro Greco “Politeama”, si chiuderà giovedì 17 giugno. Il Convegno rientra nel cammino di preparazione al XXXIV Congresso Eucaristico Nazionale, in programma a Bari, nel maggio prossimo, sul tema “Senza la domenica non possiamo vivere”. Obiettivo dell’appuntamento di Lecce: richiamare la centralità del Cristo risorto e riflettere sull’assemblea di fratelli riunita nel giorno del Signore per celebrare l’Eucaristia. Interverranno, tra gli altri, mons. Benigno Papa, vicepresidente della CEI (“L’Eucaristia domenicale, cuore della vita parrocchiale. Per una pastorale mistagogica”); don Gianni Colzani, docente all’Urbaniana (“L’annuncio di Gesù Risorto per una comunità testimone”); mons. Crispino Valenziano, docente al Pontificio Istituto Sant’Anselmo (“La celebrazione dell’Eucaristia, forma di vita dell’assemblea parrocchiale”); mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI (“Il volto missionario della Parrocchia in un mondo che cambia”). (B.C.)

 

 

INAUGURATA STAMANI IN BRASILE LA NONA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE PER IL COMMERCIO E LO SVILUPPO. PRESENTI 6000 RAPPRESENTANTI DI 192 NAZIONI

 PER RILANCIARE L’INTERSCAMBIO TRA PAESI IN VIA DI SVILUPPO

 

SAN PAOLO. = E’ cominciata questa mattina a San Paolo del Brasile, con la cerimonia inaugurale tenuta dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e dal presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, l’undicesima Conferenza dell’Onu sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad). Tema dell’incontro, che si concluderà il prossimo 18 giugno: “Valorizzare la relazione tra le strategie di sviluppo nazionale e i processi economici globali con l’obiettivo di una crescita, in particolare, dei Paesi in via di sviluppo”. “La forza del commercio - ha dichiarato il segretario generale dell’Unctad, l’ambasciatore ed ex-ministro degli Esteri brasiliano, Rubens Ricupero - può dare impulso allo crescita economica e diminuire la povertà”. Occorre, quindi, dare continuità ai negoziati dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto), fermi dopo l’empasse di Cancun, e favorire l’interscambio tra Paesi in via di sviluppo, il cosiddetto “commercio sud-sud”, attraverso il rilancio del Sistema globale di preferenze commerciali. Istituita nel 1964, l’Unctad continua ad essere una delle poche organizzazioni internazionali dove i Paesi in via di sviluppo detengono un’egemonia di fatto. Ad eccezione del commissario per il commercio dell’Unione Europea, Pascal Lamy, e il segretario per il Commercio di Washington, Robert Zoellick, non prendono parte alla Conferenza altri rappresentanti di alto livello dei Paesi più industrializzati. Sono presenti, invece, questa settimana a San Paolo circa seimila rappresentanti dei 192 Paesi membri, tra cui 180 capi delegazione, 2500 delegati, 95 organizzazioni governative e 543 non governative, 772 testate giornalistiche e 197 agenzie delle Nazioni Unite. Partecipano ai lavori anche nove capi di Stato di Paesi in via di sviluppo, sette dei quali sudamericani. (R.M.)

 

 

IL GOVERNO DI KHARTOUM E’ RESPONSABILE DELLE ESECUZIONI CIVILI NEL DARFUR.

COSI’ L’INVIATA ONU JAHANGIR, AL TERMINE DELLA SUA VISITA NEL PAESE AFRICANO

 

KHARTOUM. = Le forze di sicurezza sudanesi e le milizie filo-governative hanno perpetrato esecuzioni sommarie di civili nel Sudan occidentale. E’ l’accusa espressa ieri dalla speciale relatrice della commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani per le esecuzioni extra-giudiziarie, sommarie o arbitrarie, Asma Jahangir. “Secondo informazioni credibili - ha spiegato l’inviata Onu, al termine della sua visita nel Paese, dal 2 al 12 giugno - componenti delle forze armate, delle ‘Forze di difesa popolari’ e di vari gruppi di milizie, sostenute dal governo, hanno attaccato villaggi e ucciso civili con esecuzione sommarie”. “Molti componenti delle milizie vengono integrati nell’esercito regolare o nelle ‘Forze di difesa popolari’, ha aggiunto Jahangir, sempre parlando del Darfur, teatro di scontri tra le forze governative e due movimenti ribelli locali, costati la vita negli ultimi mesi ad almeno 10.000 persone. È certo che ci siano legami tra alcune milizie e le forze governative”. La Jahangir, nominata relatrice speciale nell’agosto 1998, ha, quindi, auspicato che “il governo del Sudan compia ogni sforzo per porre fine alla cultura dell’impunità”. (B.C.)

 

 

LA PRESIDENTE DELLO SRI LANKA FRENA SUI PROSSIMI COLLOQUI DI PACE

 CON I RIBELLI. ESISTE LA VOLONTA’ DI RISPETTARE IL CESSATE-IL-FUOCO -

HA SPIEGATO IL CAPO  DI STATO - MA ANCORA

NON E’ STATA CONCORDATA UNA DATA PER IL VERTICE

 

COLOMBO. = Non ci sono ancora accordi precisi con i ribelli delle ‘Tigri per la liberazione della patria Tamil’ (Lttle) per riprendere i colloqui di pace. Lo ha annunciato ieri la presidente dello Sri Lanka, Chandrika Kumaratunga, smentendo le voci che annunciavano un vertice esecutivo-guerriglia per agosto. Parlando alla televisione del Paese asiatico, il capo dello Stato ha detto di voler discutere con le ‘Tigri’ i progetti per un’amministrazione autonoma nel nord e nell’est del Paese, territori per i quali il movimento ribelle combatte dal 1983, ma ha spiegato che non è stata ancora raggiunta un’intesa. Kumaratunga ha, comunque, ribadito che entrambe le parti intendono rispettare il cessate-il-fuoco, firmato nel febbraio 2002, sottolineando che i ritardi nei colloqui “riflettono la complessità dei negoziati” e indicano, allo stesso tempo, che “sono presi molto sul serio”. (B.C.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 giugno 2004

 

 

- A cura di Dorotea Gambardella -

 

 

         Ennesimo attacco contro le forze della coalizione in Iraq: 12 persone sono rimaste uccise e 50 ferite, nell’esplosione di un’autobomba nel pieno centro di Baghdad. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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Tra le vittime, in gran parte irachene, ci sono anche  due  britannici, un francese, un americano e un filippino, dipendenti di ditte appaltatrici di servizi per la coalizione. E una seconda autobomba sembra sia esplosa a sud di Baghdad, nella città di Salman Park. Quattro i morti. Sul piano politico, il premio Nobel per la pace nel 2003, l’iraniana, Shirin Ebadi, in un’intervista apparsa, stamani, sul quotidiano La Stampa, ha affermato che “la democrazia non s’impone e quando la si invoca per dichiarare guerra è evidente che si tratta soltanto di un pretesto”. Circa la vicenda delle torture ai danni dei prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib, il New York Times riferisce che non è vero che i vertici militari Usa ne fossero all’oscuro fino a gennaio. Secondo il quotidiano americano, che riporta le dichiarazioni di alcuni dirigenti dell’intelligence statunitense, le notizie di abusi cominciarono a diffondersi all’inizio di novembre, quando furono consegnati i primi rapporti in merito. A Bassorah, visita a sorpresa del ministro della Difesa britannico, Geoff Hoon, alle truppe anglosassoni, che nella città hanno il loro quartier generale. Hoon ha informato che nel sud dell’Iraq è  stata elaborata una nuova strategia, che prevede il mantenimento nel Paese dello stesso numero di militari del Regno Unito. A due settimane dal trasferimento della sovranità al governo iracheno, intanto, la Croce Rossa lancia un ultimatum agli Stati Uniti: o incriminano Saddam Hussein entro il 30 giugno, oppure, nel rispetto delle leggi internazionali, dovranno scarcerarlo.

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Medio Oriente. Il capo delle Brigate dei martiri al Aqsa di Jenin, Zacharia Zubeidi, si è dichiarato pronto a porre fine agli attacchi contro Israele, se l’esercito dello Stato ebraico si ritirerà dalla città. Intanto, per la seconda volta in una settimana, il governo israeliano si confronterà in Parlamento con tre nuove mozioni di sfiducia. Tra esse, quella presentata da un partito di destra circa la politica del premier, Ariel Sharon, di disimpegno dai palestinesi, che prevede un ritiro dalla striscia di Gaza e lo sgombero di una ventina di colonie.

 

“Non siamo mai stati così vicini a un compromesso come oggi”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, Fischer, a proposito delle trattative sulla futura Costituzione europea. Proprio oggi i capi delle diplomazie dei 25 Paesi dell’Unione sono riuniti a Lussemburgo per discutere sulla bozza di trattato europeo, in vista del vertice dei capi di stato e di governo del 17 e 18 giugno a Bruxelles. Sul tavolo dell’odierna conferenza intergovernativa a livello di titolari degli Esteri, anche l’estensione delle materie da votare a maggioranza qualificata, l’inserimento della Carta dei Diritti e alcune questioni di politica economica e commerciale.

 

Il conflitto israelo-palestinese, la situazione in Iraq e nella Repubblica turca di Cipro del Nord: questi, in sintesi, i temi al centro della Conferenza dei ministri degli Esteri dei Paesi islamici, al via da oggi ad Istanbul. La Turchia chiederà al mondo islamico modernizzazione e riforme. L’evento durerà 3 giorni, 57 i Paesi invitati.

 

Alle elezioni presidenziali in Lituania, uno dei dieci nuovi Paesi dell’Unione Europea, si andrà al ballottaggio per eleggere il sostituto di Rolandas Paksas, destituito in seguito alla messa in stato d’accusa da parte del Parlamento di Vilnius. La sfida è tra l’ex capo di Stato, Valdas Adamkus, e l’ex primo ministro, Kazimiera Prunskene.

 

In Serbia, si è svolta ieri la quarta elezione presidenziale in un anno e mezzo per mancanza del quorum dei votanti. Al ballottaggio, che si terrà tra due settimane, si contenderanno l’alta carica il nazionalista radicale Tomislav Nikolic, e il riformista Boris Tadic. 

 

Gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica sono tuttora incerti se l’Iran abbia dichiarato tutte le sue attività collegate con l’arricchimento dell’uranio. Lo ha affermato il direttore dell’organizzazione delle Nazioni Unite con sede a Vienna, Mohamed El Baradei, aggiungendo che Teheran deve essere “più trasparente e attiva”.

 

Almeno 21 poliziotti nepalesi sono stati uccisi e 16 feriti in un’imboscata tesa ad un gruppo di agenti nella parte occidentale del Paese. L’attacco, il più grave da quando il 2 giugno Sher Bahadur Deuba è stato rieletto primo ministro, è stato compiuto nella città di Khairikhola, stando a quanto riferito dalle forze di sicurezza. Per il momento, non sono stati forniti altri dettagli.

 

Una bomba è esplosa in un’area tribale del Pakistan, provocando la morte di tre ufficiali delle forze paramilitari e il ferimento di altri tre. L’attacco ha avuto luogo al confine con il Sud Waziristan, area in cui le forze governative stanno effettuando vaste operazioni contro gli affiliati dell’organizzazione terroristica, Al Qaeda. Con l’attacco odierno, in cinque giorni di aspri combattimenti, il numero delle vittime sale a 72.

 

Una serie di tornado e di violenti temporali hanno fatto danni e vittime, nelle ultime 48 ore, nel MidWest degli Stati Uniti, lasciando decine di migliaia di persone senza elettricità e centinaia senza tetto. Ancora provvisori i bilanci. Danni e vittime sono stati segnalati anche nel Kansas, nel Michigan e nell’Indiana, dove la cittadina di Lafayette è stata semi-inondata. 

 

  Scontri nella notte a Shali, in Cecenia. Si sono affrontati le forze di sicurezza e i guerriglieri: due i morti tra questi ultimi e quattro i feriti tra le guardie presidenziali.

 

 

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