RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 164 - Testo della trasmissione di sabato 12 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Iraq: assassinato il viceministro degli Esteri
L’Iran non sospenderà
le attività dei suoi impianti nel ciclo di produzione di uranio arricchito.
12
giugno 2004
DOMANI LA
CHIESA IN ITALIA CELEBRA LA FESTA DEL CORPUS DOMINI.
LA
RIFLESSIONE DEL TEOLOGO BRUNO FORTE SULL’ANNO DELL’EUCARISTIA ANNUNCIATO DAL
PAPA A PARTIRE DAL PROSSIMO OTTOBRE
-
Intervista con mons. Bruno Forte -
Domani la Chiesa festeggia il Corpus Domini. La Solennità
del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo assume un significato e un’intensità
particolari dopo che il Papa ha annunciato, giovedì scorso, che dal prossimo
ottobre inizierà l’Anno dell’Eucaristia. Ma cosa significa celebrare un anno
eucaristico? Debora Donnini lo ha chiesto al teologo mons. Bruno Forte.
**********
R. - Poiché l’Eucaristia è Cristo che si dona in persona,
vivo,vero, celebrare un anno eucaristico significa porre con nuovo slancio al
centro della vita e della missione della Chiesa l’unico suo Signore, Cristo. E’
un ritrovare la gioia e la forza di essere i testimoni non di qualcosa, di una
ideologia, di una dottrina, ma di Qualcuno, il Signore vivente che dà senso e
bellezza alla nostra vita e alla vita del mondo.
D. - In un’epoca segnata da tanti contrasti e
contraddizioni è molto importante annunciare che il Cristo è una persona viva…
R. - Di fronte alla caduta dei grandi miti della
modernità, le ideologie c’è bisogno di dare una ragione di vita e di speranza
che non sia ideologica e dunque violenta, che aiuti a superare il senso di
abbandono e di vittimismo che spesso prende i nostri contemporanei, che spesso
è mascherato sotto spoglie diverse che sono la ricerca del potere, dei consumi:
e mettere al centro Colui che dà senso
alla vita significa rispondere ad un bisogno profondissimo dell’epoca in cui
viviamo.Anche di fronte agli scenari di violenza e di guerra cui stiamo assistendo in modo particolare a
partire dal 2001 e dalla risposta tragica della guerra alla non meno tragica,
anzi ancor più barbara violenza del terrorismo, credo che sia importante richiamare
che la verità non è qualcosa che si
possiede, ma Qualcuno.
D. - Che cosa significa concretamente per noi comunicare
al Corpo e al Sangue di Cristo?
R. - Se il Figlio di Dio ha assunto un corpo, se
l’Eucaristia, il pane e il vino transustanziati sono il Corpo e il Sangue di
Cristo, allora questa materia di cui è fatto il mondo non è materia dannata,
non è negatività, ma un valore profondo, quel valore che il suo Creatore le ha
attribuito, che il peccato dell’uomo ha in qualche modo oscurato ma che proprio
la Redenzione di Cristo le restituisce.
D. - E’ anche importante questo in una funzione anti New
Age, in qualche modo?
R. - Certamente. La New Age è la gnosi moderna, un
tentativo di far credere all’uomo che può redimersi da solo.
L’Eucaristia,mentre è profondamente umana e vicina all’uomo perché materia di
questo mondo transustanziata, è anche il cibo che viene dal cielo, proprio
perché non è semplicemente un frutto della terra. Un mondo che si apre
nell’invocazione al dono di Dio è destinato non solo alla salvezza eterna, ma
anche a rivalutare l’umanità dell’uomo, la condizione di carne, di lacrime, di
storia, di terra di cui siamo fatti, che è stata assunta dal Figlio di Dio e da
lui trasfigurata.
D. - Il Papa dice che il sacrificio di Cristo è per la
salvezza del mondo intero. Che significato ha?
R. - E’ il senso proprio della destinazione universale del
dono di Cristo. Cristo è venuto per la salvezza di tutti e di ciascuno. Un Anno
Eucaristico significa non soltanto riscoprire Cristo come centro del cuore e
della fede del credente, ma significa anche riscoprire lo slancio e la passione
missionaria di annunciare Lui la Verità che salva fino agli estremi confini
della terra.
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UDIENZE
E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata,
in successive udienze, Sua Beatitudine il cardinale Ignace Moussa I Daoud,
prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; il cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e cinque presuli della
Conferenza Episcopale della Colombia, in visita ad Limina.
In Messico, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di San Andrés Tuxtla, presentata per raggiunti limiti
di età dal vescovo Guillermo Ranzahuer González. Al suo posto, il Pontefice ha
nominato vescovo il sacerdote José Trinidad Zapata Ortiz, del clero della medesima diocesi, finora rettore del
Seminario “Cristo Rey” della diocesi di Texcoco. Il neo presule, 45 anni, ha
ottenuto la Licenza in Teologia biblica presso la Pontificia Università di
México. Oltre a svolgere il ministero di vicario parrocchiale, dal 1990 è stato
prefetto di disciplina e Professore nel Seminario “Cristo Rey” di Texcoco, fino
ad assumerne, nel ’98, la carica di rettore.
In Guatemala, Giovanni Paolo II ha
accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Izabal,
presentata dal vescovo Luís Maria Estrada Paetau, domenicano, in conformità al
canone 401, paragrafo 2, del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto, il Papa
ha nominato il sacerdote Gabriel Peñate Rodríguez, del clero di Jalapa,
elevandolo alla dignità episcopale. Mons.
Peñate Rodríguez, 47
anni, ha compiuto gli studi nel suo Paese e a Roma, presso la Pontificia
Università Gregoriana dove ha conseguito la Licenza in Teologia Dogmatica. E'
stato parroco in diverse parrocchie ed è stato, tra l’altro, formatore e
docente di Teologia nel Seminario Maggiore Nazionale. Attualmente è anche
delegato diocesano per la catechesi.
Il vicariato apostolico di Izabal,
creato nel 1988, ha una superficie di 9 mila kmq e 375 mila abitanti, dei quali
250 mila cattolici, distribuiti in 13 parrocchie. Vi lavorano 16 sacerdoti (10
diocesani, sei religiosi), quattro fratelli religiosi, 51 religiose e 17
seminaristi maggiori.
In Ciad, il Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di
Moundou il sacerdote Joachim Kouraleyo Tarounga, del clero di Doba, finora
rettore del Seminario Maggiore di N’Djamena. Il nuovo presule ha 46
anni. Dopo gli studi in patria, in Camerun, in Costa d'Avorio e a Parigi, dove
ha ottenuto la Licenza in Teologia, è stato ordinato sacerdote nel 1989 e
incardinato nella diocesi di Doba. Oltre al ministero di parroco, mons.
Tarounga ha svolto gli incarichi di professore e rettore del Seminario Maggiore
di N'Djamena. La diocesi di Moundou è suffraganea dell’arcidiocesi di N'Djamena
e conta 180 mila cattolici su poco più di mezzo milione di abitanti. Le
parrocchie sono 12, 25 i sacerdoti, 64 le religiose, 38 tra seminaristi
maggiori e minori e oltre mille catechisti.
In
Vietnam, il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Thanh Hoa il
sacerdote Joseph Nguyen Chi Linh, professore nel Seminario Maggiore di Nha
Trang. Mons. Chi Linh, 55 anni, ha studiato nel suo Paese ma a causa degli
avvenimenti politici che lo scossero tra gli anni Sessanta e Settanta, fu
costretto a tornare in famiglia e a lavorare duramente per 14 anni, facendo nel
contempo tirocinio nella parrocchia di Song My, Phan Rang, Ninh Thuan. Dopo
l’ordinazione sacerdotale è stato viceparroco a Phuoc Thien, quindi dal 1995 al
2003 ha studiato in Francia all'Istituto Cattolico di Parigi, dove ha
conseguito il Dottorato in Filosofia, ed è tornato in diocesi nel novembre
dello scorso anno. Attualmente insegna nel Seminario Maggiore di Nha Trang. La
diocesi di Thanh Hoa ha 3 milioni e mezzo di abitanti
e oltre 125 mila cattolici.
Giovanni
Paolo II ha nominato membro della Congregazione per il Clero e del Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca
(Federazione Russa), mons. Tadeusz Kondrusiewicz.
Il Papa
ha nominato sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica padre Vincenzo Bertolone, dei Missionari
Servi dei Poveri, finora aiutante di studio nel medesimo dicastero.
Il
Pontefice ha nominato membro della Pontificia Commissione Biblica il padre agostiniano
Prosper Grech.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’Iraq:
assassinato - in un agguato a Baghdad - il Direttore generale del ministero
degli esteri.
Sempre in prima, un passo
tratto dall’“Ecclesia de Eucharistia” per il riquadrato dal titolo “Verso
l’Anno dell’Eucaristia”.
Nelle vaticane, la traduzione
italiana della Lettera pontificia indirizzata al vescovo di Fulda in occasione
del 1250. mo anniversario del martirio di San Bonifacio, “Apostolo della
Germania”.
L’omelia dell’arcivescovo
Leonardo Sandri in occasione della celebrazione eucaristica e della processione
– a Czestochowa – per la solennità del Corpus Domini.
Nelle estere, Sudan: l’Onu
decide una missione politica nel Darfur per studiare il possibile invio di
“caschi blu”.
Nella pagina culturale, un
articolo di Prosper Grech in merito alla pubblicazione in italiano del volume
di Eugenio Zolli “Prima dell’alba: autobiografia autorizzata”.
Nelle pagine italiane, al via
le operazioni di voto per le elezioni europee ed amministrative.
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12
giugno 2004
L’UE ALLE URNE PER LA SCELTA DEI DEPUTATI
DELL’EUROPARLAMENTO.
OGGI
E’ LA VOLTA DI ITALIA, LETTONIA E MALTA
-
Intervista con il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini -
Prosegue
la maratona elettorale nei 25 Paesi dell’Unione Europea per la scelta dei deputati
al prossimo Parlamento di Strasburgo. Oggi sarà la volta di Italia, Lettonia e
Malta, mentre i restanti 18 Paesi saranno chiamati alle urne domenica. Ieri è
toccato alla Repubblica Ceca, dove secondo i primi exit poll la vittoria
dovrebbe andare all’opposizione di centro-destra Ods, e all’Irlanda. Gli
irlandesi, inoltre, hanno votato per un referendum sulla cittadinanza proposta
dal governo di centro-destra di Bertie Ahern, che intende eliminare il diritto
di suolo, ovvero l’automatica cittadinanza, per i figli di immigrati. Alla
vigilia del voto, i vescovi irlandesi hanno espresso la propria contrarietà sul
referendum, considerato razzista.
Si
moltiplicano, intanto, i commenti sulla netta sconfitta registrata dai
laburisti alle elezioni locali svoltesi in Inghilterra e Galles. Il partito del
premier Tony Blair, infatti, è scivolato al terzo posto, dopo conservatori e
liberal-democratici. Il servizio di Sagida Sayed:
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Il primo ministro inglese ha riconosciuto il colpo
infertogli dall’elettorato nelle consultazioni locali, che hanno portato il suo
partito in terza posizione, dietro ai conservatori e ai liberal-democratici. Il
leader inglese ha cercato di rassicurare, ma la realtà dei fatti assomiglia più
a una disfatta che ad un incidente di percorso. Blair ha chiesto al proprio
partito di conservare nervi saldi e ha dichiarato che non ci saranno
dietro-front in politica estera, soprattutto per ciò che concerne l’Iraq. Per
gli osservatori politici, comunque, Tony Blair ha ancora un carisma e una
leadership in grado di trasformare i voti di protesta in voti a favore per le
prossime elezioni politiche. Un barlume di speranza l’ha portato, nella tarda
serata di ieri, la rielezione del sindaco laburista di Londra, Ken Livingstone.
Ora i riflettori sono puntati sui risultati delle europee e i laburisti si
preparano ad un’altra sconfitta.
Da Londra per la Radio Vaticana, Sagida Sayed.
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E’
scoppiata la polemica tra Commissione europea e Olanda, che ha diffuso ieri i
risultati delle consultazioni, senza aspettare che si votasse negli altri
Paesi. I cristiano-democratici, pur arretrando sensibilmente, si sono confermati
primo partito, con il 24.4% dei consensi. Avanza al 23.6%, invece,
l’opposizione dei social-democratici.
Dalle
ore 15 di oggi seggi aperti anche in Italia per le europee e per le
amministrative parziali. Lo scrutinio per le elezioni dei 78 membri del Parlamento
europeo spettanti all’Italia inizierà alla chiusura dei seggi, domenica alle
ore 22, mentre per le altre consultazioni alle 14 di lunedì 14 giugno. I ballottaggi
si svolgeranno sabato 26 giugno e domenica 27. Una tornata elettorale
importante, quindi, soprattutto per i significati politici che avrà l’esito del
voto. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Sono 50 milioni gli italiani con diritto di voto chiamati
ad eleggere 78 rappresentanti nazionali al Parlamento europeo di Strasburgo. 37
milioni, invece, quelli interessati dalla tornata delle amministrative: si
dovranno eleggere i sindaci e i consigli comunali di 4.518 comuni, 30 dei quali
capoluogo; i presidenti e i consigli provinciali di 63 province; il presidente
e il consiglio regionale della Sardegna. In campagna elettorale, per la verità,
si è parlato poco dei temi europei e di quelli delle realtà locali, gli
schieramenti si sono piuttosto scontrati sui temi economici nazionali e, ancora
di più, sull’Iraq. Il voto di oggi e domani è, dunque, anche un test per
verificare gli attuali rapporti di forza tra centro-destra e centro-sinistra.
Interessanti, al riguardo, saranno i risultati di Forza Italia, primo partito
del centro-destra, e della lista unitaria dell’Ulivo, il raggruppamento che
comprende Ds, Margherita e Socialisti democratici. Un duello a distanza tra il
premier Berlusconi e il presidente della Commissione europea Prodi, quindi,
duello che potrebbe ripetersi alle politiche del 2006.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Domani anche la Lituania andrà
alle urne, non solo per le sue prime elezioni europee, ma anche per eleggere il
nuovo capo di Stato. Le presidenziali anticipate chiuderanno così
definitivamente la turbolenta era Paksas, deposto nel marzo scorso con un
procedimento di impeachment. Alla base del provvedimento i suoi pesanti coinvolgimenti con la mafia russa e
i servizi di Mosca. I sondaggi danno, quindi, come favorito l’ex presidente
Valdas Adamkus, un centrista indipendente di 77 anni che aveva perso il
ballottaggio proprio con Paksas, nel gennaio 2003.
Ma sulle elezioni europee ascoltiamo il commento del
presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, al microfono di Alessandro Guarasci:
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D. – Perché è così importante andare a votare? Lei ha
fatto un appello al voto. Non pensa che una parte degli europei considerino il
Parlamento europeo troppo distante da loro?
R. – Un modo per renderlo ancora più distante è non andare
a votare. Un modo per avvicinarlo concretamente alle esigenze dei popoli è
quello di essere coinvolti in prima persona. La politica può sembrare distante.
A volte lo è. Ci lamentiamo un po’ tutti di questa chiusura nel palazzo della
classe politica, ma il modo unico, vero, a cui non si è trovata un’alternativa
per rendere più pulita e trasparente la politica è proprio la partecipazione
democratica. Le elezioni europee sono una tappa importante e io mi auguro che
il popolo italiano sappia rispondere coi fatti a quella vocazione europea che
sembra essere oggi – e questo lo dico con soddisfazione – un minimo comune denominatore
tra tutti noi. Se penso alle lacerazioni del passato sull’Europa e alla
condivisione di oggi sull’Europa, penso davvero che si sia avverata la grande
lezione degasperiana. Questo è un minimo comune denominatore, dimostriamolo
concretamente andando a votare.
D. – Le elezioni europee potranno essere un’occasione per
mettere da parte le incomprensioni tra Stati Uniti ed una parte dell’Unione
Europea?
R. – Io vorrei sottolineare un punto che le celebrazioni
dello sbarco in Normandia hanno evidenziato: non ci può essere nel codice
genetico dell’Europa il germe dell’antiamericanismo. Ci possono essere
posizioni diverse, come si conviene tra amici, tra Europa e Stati Uniti, ma
quello che ci unisce è immensamente di più di quello che ci può dividere. Per
cui credo che l’unità dell’Europa si costruisca in un rapporto di amicizia
autentica con gli Stati Uniti d’America. E l’unità europea è un valore, perché
non può bastarci la moneta unica e l’integrazione economica, ci deve essere una
vera e propria sintonia politica tra i grandi Stati. Io mi auguro che anche il
governo italiano voglia accentuare il suo lavoro in questa direzione.
D. –
Presidente Casini, il Papa recentemente ha chiesto a Bush un rapido ritorno
alla sovranità per gli iracheni. Lei ad oggi pensa davvero che ci siano le condizioni?
R. –
Io credo che si stia realizzando, anche per grande impulso della Santa Sede e
del Santo Padre, il recupero anzitutto della centralità delle Nazioni Unite, e
poi, in prospettiva, il recupero di una autonomia effettiva e vera nella
direzione della sovranità del governo iracheno. Questi erano gli obiettivi che
si poneva la parte più ‘avvertita’ della comunità internazionale per evitare
che la presenza di truppe straniere in Iraq potesse essere fraintesa, come in effetti
si è rischiato di fare in questi mesi.
D. – E’ anche urgente stabilizzare la situazione in Terra
Santa: c’è chi teme addirittura uno scontro tra civiltà …
R. – La Terra Santa è un punto centrale. Ci sono
lacerazioni che appaiono senza fine e che stanno segnando la quotidianità della
Palestina, dei luoghi santi e di Gerusalemme, la città in cui le tre grandi
religioni di Abramo sono costrette a costruire giorno per giorno gli spazi di
una convivenza che è difficile e tormentata. I luoghi sacri devono riacquistare
la loro serenità, debbono tornare ad essere luoghi di culto. Ci deve essere una
coesistenza pacifica e serena per il popolo di Israele ed anche per il popolo
palestinese.
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IERI
NELLA CATTEDRALE DI WASHINGTON I FUNERALI DI RONALD REAGAN.
AI
NOSTRI MICROFONI IL RICORDO PERSONALE DEL CARDINALE PIO LAGHI
-
Intervista con il cardinale Pio Laghi -
Gli Stati Uniti hanno reso ieri l’ultimo omaggio a Ronald
Reagan, scomparso una settimana fa all’età di 93 anni. Ai funerali di Stato dell’ex presidente
americano nella cattedrale di Washington hanno preso parte numerosi leader
politici giunti da tutto il mondo. Presente anche, come inviato del Papa, il
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Dalla capitale statunitense ce ne
parla Elena Molinari.
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Nella sua orazione, George Bush ha sottolineato sia il
ruolo storico che la statura umana del defunto presidente. “Ronald Reagan – ha
detto – agì a difesa della libertà, dovunque fosse minacciata”. Bush ha poi
riconosciuto al predecessore il merito di aver smantellato il comunismo e ne ha
ricordato la fede, così come ha fatto nell’omelia il ministro episcopaliano,
futuro ambasciatore all’Onu, John Dunford. L’arcivescovo di Washington, il cardinale
Theodore McCarrick, ha letto il Vangelo nella cattedrale della capitale, che ha
riunito per la prima volta in dieci anni anche tutti gli ex presidenti
americani viventi: Clinton, Bush senior, Carter e Ford. Un tributo particolare
è stato reso da Margaret Thatcher, presente nonostante la salute precaria. In
un messaggio preregistrato, la Dama di ferro ha ripercorso gli anni della
guerra fredda e le lotte combattute a fianco di Reagan. E non a caso, dietro di
lei sedeva commosso proprio Mikhail Gorbaciov, l’ex leader del blocco sovietico
che tramite Reagan inaugurò una stagione di dialogo con l’America.
Da New York, per la Radio Vaticana, Elena Molinari.
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Per un ricordo
dello statista americano, Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del
cardinale Pio Laghi, che fu nunzio apostolico negli Stati Uniti, durante gli
anni della presidenza Reagan:
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R. – Ho avuto modo di conoscerlo da vicino. Penso avesse
delle buone antenne, con le quali riusciva a vedere lo svolgimento della storia
umana. Lo ricordo come un uomo molto simpatico.
D. – C’è un momento particolare, tra i suoi ricordi
personali, della vita del presidente Reagan?
R. – Il 30 marzo 1981, io mi trovavo lì, ci fu l’attentato
alla sua vita; fu portato in ospedale e noi pregammo molto. Lui accolse queste
preghiere con grande spirito di fede. Poche settimane dopo, il 13 maggio, ci fu
l’attentato in Piazza San Pietro alla vita di Giovanni Paolo II…
D. – A Reagan va il merito di aver normalizzato i rapporti
diplomatici con la Santa Sede. Come fu vissuta quella svolta?
R. – Ci fu
questa convergenza, direi, anche di intenti soprattutto per quanto riguarda i diritti
umani e la lotta contro le violazioni dei diritti umani, in particolare
nell’Unione Sovietica. A questo riguardo ci fu l’occhio di Reagan verso il Vaticano:
i rapporti con la Santa Sede, appunto.
D. – In questa situazione Reagan mostrò particolare
fermezza?
R. – Era difficile per un presidente americano superare
tanti ostacoli per poter inviare un ambasciatore presso colui che siede sulla
cattedra di San Pietro. Questo fu un grande merito di Reagan. C’era una
corrente di pregiudizi anticattolici ma lui superò tutto.
D. – Il Papa ha ricordato in questi giorni l’impegno di
Reagan per la causa della libertà. E’ dunque questa la cifra della sua
presidenza?
R. – Io penso di sì, assolutamente. Voleva la libertà e la
promozione e la difesa dei diritti umani. Per questo guardava lontano. E’
riuscito a ridare fiducia all’America.
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NELLA ROMA NAPOLEONICA, IL SANTO DEI
CARRETTIERI E DEI BRIGANTI:
CADE
OGGI IL 50.MO DI CANONIZZAZIONE DI SAN GASPARE DEL BUFALO,
CHE
ISPIRO’ LA VITA DI MARIA DE MATTIAS, PROCLAMATA SANTA UN ANNO FA
-
Intervista con don Giovanni Francilia e suor Vittoria Tomarelli -
Per la sua missione scelse un ambiente preciso della sua
città: le classi più umili della Roma del primo Ottocento. E, all’interno del
“popolino”, individuò una categoria particolare: i “barozzari”, i carrettieri,
che evangelizzò con cura instancabile. San Gaspare Del Bufalo è uno dei molti
modelli di Santità fioriti nella Roma del passato. Oggi si festeggia il 50.mo
della canonizzazione di colui che, per meglio servire il Papa e la Chiesa,
fondò nel 1815 i Missionari del Preziosissimo Sangue, alla cui spiritualità
attinse anche Santa Maria De Mattias, fondatrice delle Suore Adoratrici del
Sangue di Cristo, della quale lo scorso 18 maggio è stato celebrato il primo
anno dalla canonizzazione. Il Santo dei poveri e degli umili, dunque, e perfino
dei briganti, tra i quali portò l’annuncio del Vangelo. Ma cosa significa
entrare nella spiritualità di San Gaspare? Ascoltiamo don Giovanni Francilia,
direttore della Provincia italiana dei Missionari del Preziosissimo Sangue,
intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – Significa vivere in maniera profonda la spiritualità
della Chiesa. Il Sangue di Cristo è il “caro prezzo” pagato da Gesù per
ricomprare l’umanità. La Chiesa è il popolo dei redenti, dell’Alleanza nuova ed
eterna stipulata nel Sangue dell’Agnello di Dio. Il Sangue prezioso di Cristo è
dunque il segno della sua offerta sacrificale, che purifica l’umanità dal
peccato. Attraverso il Sangue di Gesù, diventiamo nuovamente figli del Padre
del cielo, poiché affratellati dal suo Sangue e, per mezzo suo, partecipi della
vita eterna.
D. – Cosa fanno oggi i missionari del Preziosissimo
Sangue?
R. – Fondati da San Gaspare nel 1815, si dedicano
all’annunzio della parola nelle forme classiche e moderne: il ministero
dell’evangelizzazione, strettamente legato alla promozione della dignità e
della vita dell’uomo sin dal suo nascere. Impegnati nello sviluppo solidale
verso i popoli più poveri nei cinque continenti, i Missionari del Preziosissimo
Sangue lottano per la dignità dell’uomo redento dal Sangue di Cristo, ovunque
c’è bisogno di portare la libertà, ristabilire la giustizia, educare e
costruire la pace. Disposti a consumarsi per amore del prossimo, fino a
rischiare la stessa vita ma, restando a fianco degli ultimi di sempre, pronti
ad andare su invito di Giovanni Paolo II, “là dove nessuno vuole andare”.
D. – Che messaggio volete dare al mondo?
R. – Vogliamo con San Gaspare, gridare la nostra speranza
che è Cristo! Per mezzo del Suo Sangue siamo stati liberati, riappacificati,
salvati e amati. Oggi di fronte al dilagare dell’odio, della violenza, per
contrapporci al linguaggio di morte e di terrore con San Gaspare gridiamo: non
più sangue! Siamo stati riscattati a caro prezzo, ristabiliamo la fraternità e
l’amore, questa è la carta d’identità dell’umanità nuova che tutti dobbiamo costruire
abbattendo le barriere di ogni tipo, realizzando una giustizia solidale verso
tutti i popoli della terra, per formare non un villaggio globale ma una grande
famiglia dove regna su tutto e su tutti l’amore che è Dio!
Alla spiritualità di San Gaspare del Bufalo si è ispirata
Santa Maria De Mattias, fondatrice delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.
Con noi la superiora generale, suor Vittoria Tomarelli:
D. – Lo scorso 18 maggio avete festeggiato il primo
anniversario della canonizzazione della vostra Fondatrice. Chi era Maria De
Mattias?
R. – Oggi possiamo fare sintesi della sua personalità
dicendo: era una Santa. Ma la sua strada verso la santità è stata quella di una
donna appassionata. Già a 17 anni, durante la missione predicata da San
Gaspare, ella scoprì che il Sangue di Cristo è amore totale, senza misura,
senza frontiere. Di fronte a questa scoperta, scrive: mi sentii crepare il
cuore! Dopo questa esperienza non ha trovato più pace. Ha iniziato a promuovere
la vita dove gli altri seminavano la morte, a parlare di pace e riconciliazione
nel Sangue di Gesù in ambienti e tra famiglie che si dichiaravano guerra.
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AL VIA
I CAMPIONATI EUROPEI DI CALCIO 2004
-
Intervista con Candido Cannavò e Darwin Pastorin -
Oltre
che sul piano elettorale, da oggi sino al 4 luglio l’Europa si confronta anche
su quello sportivo. Nel pomeriggio ad Oporto la partita Portogallo – Grecia
inaugura i Campionati di Calcio Europei 2004. Eccezionali le misure di
sicurezza per prevenire possibili attentati. La polizia locale ha già effettuato
alcuni arresti. Ma l’augurio è che a vincere sia lo sport. Il servizio di
Giancarlo La Vella:
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(musica)
E’
fatale che, tutte le volte che avvenimenti internazionali, negativi o positivi,
siano al centro dell’interesse mondiale, ci si trovi spesso a guardar correre
dietro ad un pallone. Il calcio ha anticipato più d’una volta le speranze di un
mondo sempre in bilico tra pace e guerra: l’unione delle due Germanie, la
partita tra Stati Uniti e Iran o l’emergere del dimenticato continente
africano. In terra portoghese, vecchia e nuova Europa si affrontano in un
torneo che si preannuncia appassionante; un modo anche questo per dialogare.
Anche nel calcio come per l’Euro, Repubblica Ceca e Lettonia sono alla pari con
le blasonate Germania, Olanda, Spagna e Italia. Sentiamo Candido Cannavò, una
delle firme più prestigiose del giornalismo sportivo italiano:
R. – Questa è una caratteristica di tutto lo sport, avere
anticipato fatti della storia. Lo sport sicuramente, al di fuori di ogni
retorica, ha battuto sempre i confini, perché noi con la Russia abbiamo avuto
grandi rapporti sportivi anche nel periodo peggiore, nel periodo di Breznev, e
prima, quando veramente l’est era un pianeta a molti proibito e sconosciuto.
(musica)
Ma
rischia di essere un Europeo blindato questo portoghese. Il timore di attentati
è alto e ieri ad Oporto la polizia locale ha arrestato 15 persone, di cui
cinque sospettate di appartenere a cellule terroristiche. La parola a Darwin
Pastorin, direttore del settore sportivo di Sky:
R. – E’ vero, ormai Olimpiadi, Campionati Europei e tutti
i Campionati sono manifestazioni purtroppo blindate. Speriamo che alla fine
trionfi il pallone con i suoi colori, con il suo calore, con le sue emozioni,
un calcio finalmente restituito all’agonismo puro, dopo le tante polemiche
soprattutto qui da noi in Italia.
(musica)
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IL VANGELO DI DOMANI
Domani, domenica 13 giugno, la Chiesa celebra in Italia la
Festa del Corpus Domini. La liturgia ci propone nel Vangelo la moltiplicazione
dei pani e dei pesci e nella seconda lettura il racconto dell’Ultima Cena,
quando Gesù dice:
“Ogni volta infatti che mangiate
di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore
finché egli venga”.
Sul significato della Festa del Corpus Domini ascoltiamo il teologo
gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo nasce e viene messo nella
mangiatoia, luogo dove gli animali vanno a mangiare. Per i “Padri” questo
indicava una schiavitù dell’uomo alla passione. L’uomo con il peccato assaggia
la morte perciò deve mangiare per sopravvivere, accecato della passione del
possedere combatte per il pane ed è capace di uccidere per questo. Cristo
rivela il vero pane che è Lui stesso, Lui che nel suo Corpo si dona nelle
nostre mani. Nell’Ultima Cena ha messo nella mani dei discepoli il pane così
come nella Passione ha affidato se stesso nelle mani dell’umanità peccatrice.
Questo accade in ogni Eucaristia nella quale Lui tocca il nostro corpo mortale
con la sua immortalità. Nutriti da questo dono, che è Dio, amore per noi, anche
noi diventiamo il suo Corpo perché non più preoccupati per noi stessi e per il
nostro pane, ma abilitati ad amare gli altri, a donarci e a prenderci cura di
loro.
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12
giugno 2004
“L’ISLAM
E’ IN CRISI” MA NON SI PUO’ CURARLO CON LA GUERRA. OCCORRE INVECE
DONARGLI AMORE E SPERANZA. E’ QUANTO SCRIVE
IL VESCOVO DI TUNISI,
MONS.
FOUAD TWAL, IN UNA LETTERA APERTA AI CRISTIANI D’OCCIDENTE
TUNISI. = Non con la forza ma con il dialogo e la
carità si può aiutare l’Islam a vincere il fondamentalismo. E’ quanto scrive il
vescovo di Tunisi in un’accorata lettera aperta ai cristiani d’Occidente
pubblicata dal settimanale “Tempi”. “Non si può voler cambiare tutto il Medio
Oriente con la forza. Occorre tempo, fare del bene e continuare un dialogo che
da parte della comunità cristiana non si è mai interrotto”, afferma mons. Twal
che dal 1992 guida la piccola comunità cattolica tunisina: un piccolo “gregge”,
come lo chiama lui stesso, composto di 22 mila fedeli, quasi tutti stranieri,
su una popolazione di 9 milioni di abitanti. Oggi, spiega il vescovo di Tunisi,
“l’Islam è un mondo in crisi che crede, a volte, di trovare forza e garanzia
nel fanatismo. Dobbiamo curarlo non con la guerra, ma dandogli amore e
speranza, dentro una situazione mondiale che non aiuta”. Parallelamente il vescovo
raccomanda di “affermare l’identità cristiana con coraggio, senza complessi,
senza alcun timore reverenziale” perché
“il ‘basso profilo’ non serve ed è denigrato dai musulmani stessi”.
Mons. Twal invita anche ad un serio esame di coscienza: “Di fronte al disagio,
alla paura, alla violenza dobbiamo chiederci: cosa facciamo noi cristiani per rimediare,
per salvare, per aiutare?” La cultura del dialogo è l’antidoto al
fondamentalismo, osserva il vescovo, ma
questa cultura “deve iniziare anche nelle scuole, nelle chiese e nelle moschee!
Devono essere incoraggiati gli incontri nazionali e internazionali su questo tema”.
L’immigrazione di musulmani non deve essere vista con timore ma come una ricchezza
e l’Italia, sottolinea mons. Twal, deve essere orgogliosa di essere stata
scelta quale meta”. L’importante è stabilire “patti chiari con i Paesi di provenienza
e regole da far rispettare con fermezza”, incentivando l’integrazione scolastica,
sociale e abitativa. Non bisogna dimenticare infine la carità: “Occorre tenere
presente – ricorda mons. Twal – che il fondamentalismo trova terreno fertile nella
povertà, nell’ignoranza e nell’ingiustizia. Nella nostra esperienza si dimostra
che la testimonianza cristiana e la carità ‘sfondano’ sempre, anche
nell’universo musulmano”. (I.I.)
C’E’
PREOCCUPAZIONE NELLA CHIESA CATTOLICA DELLO SRI LANKA PER LA SORTE
DELLE
COMUNITÀ MISSIONARIE A CAUSA DELLA PROPOSTA
DI
LEGGE ANTI-CONVERSIONE PRESENTATA DAL CLERO BUDDISTA
COLOMBO.
= Lo scorso 9 giugno il clero buddista ha presentato ufficialmente
all’Assemblea legislativa dello Sri Lanka una proposta di legge contro le conversioni
religiose. La bozza di legge dichiara di voler preservare il buddismo come
religione dominante del Paese ed ostacolare le conversioni ottenute con mezzi
definiti “fraudolenti”, quali l’offerta di denaro, di assistenza sociale o di
benefici di altro tipo. Il testo prevede severe punizioni e fino a sette anni
di carcere per chi compia il reato di “conversioni non etiche”. Il clero
buddista aveva già chiesto al precedente governo di appoggiare questo provvedimento
denunciando azioni di proselitismo da parte delle altre religioni ma il governo
si era rifiutato di farsene carico. In occasione delle elezioni generali dello
scorso aprile i monaci buddisti si sono presentati con una propria formazione
politica che ha ottenuto nove seggi in Parlamento e ha immediatamente
ripresentato la proposta di legge alimentando timori e preoccupazione negli
ambienti cattolici. Già nei giorni scorsi, la conferenza episcopale dello Sri
Lanka si era opposta all’eventualità di un simile provvedimento, condannando in
un comunicato ufficiale il proselitismo e difendendo la libertà individuale nella
scelta della religione. “Questa legge – scrivono i vescovi – non farebbe altro
che polarizzare in senso confessionale la società, non risolverebbe il problema
ma aumenterebbe l’odio fra le comunità di religione diversa”. La conferenza
episcopale ha chiesto invece l’istituzione di una commissione congiunta con i
rappresentanti del governo e delle diverse confessioni religiose che affronti
la questione del proselitismo caso per caso. Il 65% dei 20 milioni di abitanti
dello Sri Lanka è di religione buddista mentre il 15% è di religione indù. l cristiani
sono il 9% e altrettanti sono i musulmani. (R.M.)
L’ARCIDIOCESI
DI MONTERREY STA COSTRUENDO UNA CASA DI ACCOGLIENZA
PER IMMIGRATI LATINOAMERICANI CHE ATTENDONO
DI PASSARE LA FRONTIERA
CON GLI STATI UNITI
MONTERREY. = Sono sempre più
numerosi gli emigranti provenienti dal Centroamerica che si fermano in Messico
alla frontiera con gli Stati Uniti, in attesa di passare il confine.
L’arcidiocesi di Monterrey, uno dei luoghi della frontiera messicana più
interessata da questo fenomeno, ha deciso di venire incontro alle necessità
degli stranieri costruendo per loro una “Casa del migrante” dove potranno
trovare cibo, alloggio, assistenza sanitaria e legale, indumenti. Il direttore
dell’Ufficio per la pastorale sociale della diocesi di Monterrey, padre Luis
Eduardo Villareal, ha annunciato che è stato individuato il sito dove sorgerà
la Casa ed è stata stanziata la somma di un milione di pesos (87 mila dollari)
per la costruzione. La “Casa del migrante” dovrebbe iniziare la sua attività
entro la fine dell’anno e potrà ospitare una trentina di persone. “Così come il
governo messicano chiede che i nostri emigranti negli Stati Uniti siano
trattati con dignità, altrettanto occorre fare con gli immigrati
centroamericani che giungono in Messico”, ha dichiarato padre Villareal. Unica
precauzione è che all’interno del Centro sarà vietato il consumo di bevande
alcoliche e di sostanze stupefacenti. La scelta di Monterrey non è casuale. Lo
Stato di “Nuevo Leon” è frontaliero e, secondo la testimonianza della delegata
regionale dell’Istituto nazionale per le migrazioni (Inm), suor Irma Garcia
Hinojos, nei primi cinque mesi del 2004 sono stati arrestati nella zona 623
clandestini, per lo più centroamericani. Nello stesso periodo dello scorso
anno, i fermati sono stati 349, mentre nel 2002, 487. (I.I.)
DOPO
24 ANNI DI LAVORO E’ STATA PUBBLICATA IN INDIA LA TRADUZIONE DELLA BIBBIA NELLA
LINGUA LOCALE DELLO STATO DELL’ASSAM CHE CONTA 26 MILIONI DI ABITANTI
NUOVA
DELHI. = Ha visto finalmente la luce il testo della traduzione completa della
Bibbia in lingua locale dello Stato dell’Assam, nell'India nordorientale. Il lavoro
di traduzione, cominciato nel 1980, è stato condotto da una équipe ecumenica
composta da studiosi cattolici ed evangelici. Il Nuovo Testamento era già stato
ultimato e diffuso dieci anni fa e l'edizione, stampata in 20mila copie, andò
esaurita nel giro di un anno. Ora è stato completato e dato alle stampe anche
l'Antico Testamento. Il lavoro, commissionato congiuntamente dalle due case editrici
indiane “United Bible Society” e “Bible Society”, è stato redatto in uno stile
semplice, sobrio, accessibile a tutti, affinché fosse comprensibile sia ai
fedeli delle diverse confessioni sia ai non credenti che si accostano per la
prima volta alla lettura delle Sacre Scritture. Lo Stato dell’Assam conta 26
milioni di abitanti. I cristiani sono 35 mila e fanno capo a diverse
confessioni. Tutte le comunità cristiane del Paese hanno espresso gioia e
soddisfazione per la pubblicazione della Bibbia in lingua locale che potrà
facilitare l'annuncio della Parola di Dio. In India si utilizzano oltre 1.600
tra lingue e dialetti. Quelle ufficiali sono l'hindi e l'inglese ma la
Costituzione riconosce 18 lingue locali. Secondo i dati forniti dalla Società
biblica in Italia, la Bibbia, o parte di essa, è stata tradotta ormai in oltre
2.300 lingue del mondo. (I.I.)
LA
CHIESA COREANA VARA UN PROGETTO DESTINATO AI FIGLI DI COPPIE
CHE
LAVORANO PER FERMARE IL CALO DELLA NATALITA’ E MIGLIORARE
IL LIVELLO
DI ISTRUZIONE
SEOUL.
= Istruzione cattolica, cura dei bambini e sostegno ai genitori che lavorano
sono i capisaldi di un progetto reso noto dalla Conferenza Episcopale
sud-coreana che testimonia l’impegno della Chiesa cattolica nei campi educativo
e sociale. Il Consiglio episcopale dell’arcidiocesi di Seoul ha deciso di
sostenere parte dei costi relativi all’istallazione di strutture per la cura
dei bambini nei locali delle parrocchie, per contribuire a un’educazione
cristiana dell’infanzia, aiutando le coppie che lavorano ad accudire i figli.
P. Thomas Aquinas Choi Chang-hwa, cancelliere dell’arcidiocesi, ha espresso la
speranza che questo progetto contribuisca anche a offrire “un’istruzione di
qualità ai bambini della comunità locale”, oltre a venire incontro alle
necessità delle coppie che lavorano. Il calo della natalità, rende noto
l’agenzia “Asianews”, ha colpito anche la tradizionale Corea del Sud, dove i
cambiamenti sociali collegati all’emancipazione femminile e l’aumento del costo
della vita spingono le coppie a fare meno figli. Secondo una recente statistica
dell’Istituto coreano per la sanità e gli affari sociali, la Corea del Sud ha
il tasso di natalità più basso al mondo. In media, una donna ha 1,17 figli,
tasso molto inferiore al 2,3 necessario a mantenere la popolazione al livello
attuale, e all’1,32 del Giappone, paese con problemi di invecchiamento simili a
quelli della Corea. Secondo i dati forniti dalla Conferenza Episcopale
sud-coreana, cresce il numero dei cattolici nel Paese ma la loro età media è in
aumento. Su una popolazione di 49 milioni di abitanti, i cattolici sono oltre 4
milioni e 200 mila (I.I.)
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12
giugno 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Una serie di violenze, tra le
quali l’assassinio del viceministro iracheno, il rilascio di sette ostaggi
turchi e la complessa controversia in Italia dopo l’ipotesi, avanzata da
Emergency, del pagamento di un riscatto per la liberazione degli ostaggi. Sono
questi alcuni degli ultimi sviluppi dell’intricato scenario iracheno, di cui ci
riferisce Amedeo Lomonaco:
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Ennesima ondata di violenze in
Iraq, dove tre persone sono morte a Najaf per uno scontro a fuoco tra agenti e
guerriglieri e un civile iracheno è deceduto nell’area di Khan Dai in seguito
ad una furiosa sparatoria tra un gruppo di ribelli e soldati americani. E un
grave episodio è avvenuto anche a Baghdad, teatro stamani dell’uccisione del
viceministro degli Esteri iracheno, Bassam Qubba, il primo alto funzionario
assassinato da quando, lo scorso primo giugno, si è insediato un nuovo
esecutivo di transizione. Nel Paese arabo, dove questa mattina un attacco
contro soldati italiani non ha fortunatamente causato vittime, sono inoltre
stati rilasciati sette civili turchi, sequestrati martedì scorso. E secondo
quanto riferito oggi dal ministero degli Esteri di Beirut, sono stati rapiti
una ventina di giorni fa tre cittadini libanesi, uno di loro è stato sgozzato
insieme a due iracheni ed un altro è stato liberato. In Italia infuria,
intanto, la polemica per le dichiarazioni rilasciate dal fondatore di
Emergency, Gino Strada, sul presunto pagamento di 9 milioni di dollari per la
liberazione degli ostaggi italiani sequestrati in Iraq. Il noto chirurgo,
spesso impegnato in aree di conflitto, ha precisato oggi di non avere le prove
di quanto sostenuto ma ha anche aggiunto che la sua versione è attendibile. La
presidenza del Consiglio dei ministri dichiara in una nota che la liberazione è
avvenuta grazie ad “una operazione militare delle forze speciali della
coalizione in collegamento con l’intelligence italiana, senza il pagamento di
alcun riscatto”. Intervenendo sulla vicenda, anche il commissario straordinario
della Croce Rossa Italiana, Maurizio Scelli, ha smentito la versione del
riscatto e ha definito opere di “sciacallaggio le ricostruzioni apparse su
alcuni quotidiani italiani sul rilascio degli ostaggi”. La procura di Roma
intende, infine, approfondire quanto denunciato da Emergency e i magistrati
hanno deciso di convocare Gino Strada, Maurizio Scelli e l’ingegnere polacco Jerzy Kos, liberato martedì scorso insieme agli italiani.
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Il G77, l’organismo al quale attualmente aderiscono 132
Paesi in via di sviluppo, ha celebrato ieri il 40.mo anniversario della sua
istituzione, avvenuta nel 1964. Al centro delle priorità della sua agenda
internazionale, lo sviluppo dei Paesi iscritti. Lo ha ribadito, ieri, in
apertura della riunione ministeriale, in corso a San Paolo, in Brasile, il
ministro dell’Economia del Qatar, Al Thani.
Spostiamoci in Medio Oriente. Dopo il ritiro da Gaza, gli
israeliani demoliranno le case di circa 7.500 coloni per impedire che cadano
nelle mani dei terroristi. Lo ha detto una fonte israeliana della presidenza
del consiglio aggiungendo che il governo dello Stato ebraico avrebbe preferito
consegnare le abitazioni agli sfollati palestinesi in presenza di garanzie, ma
queste non sono arrivate.
E’ ancora tesa la situazione nella Repubblica Democratica
del Congo, teatro ieri di un tentativo di colpo di Stato compiuto da un
manipolo di uomini che hanno preso il controllo della radio nazionale.
Successivamente, la rivolta è stata rapidamente soffocata ed il presidente
congolese, Joseph Kabila, è subito apparso in televisione per confermare il
ritorno alla normalità e annunciare l’arresto di almeno dieci ribelli.
In Pakistan è esplosa una bomba
a Dera, città nei pressi delle zone tribali più volte colpite da sanguinosi
combattimenti tra forze governative e guerriglieri islamici. La deflagrazione
dell’ordigno ha provocato la morte di una persona ed il ferimento di altre
quattro.
L’Iran non sospenderà le
attività dei suoi impianti nel ciclo di produzione di uranio arricchito. Lo ha
detto oggi il ministro degli Esteri, Kamal Kharrazi, in vista dell’apertura
lunedì prossimo a Vienna di una sessione del Consiglio dei governatori
dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sul programma
iraniano. Kharrazi ha definito “inaccettabili” le richieste di alcuni Paesi
europei membri dell’Aiea di sospendere l’attività per la produzione di gas e di
acqua pesante, che dovrebbero essere entrambi utilizzati per la produzione
di combustibile nucleare.
Il Consiglio di Sicurezza
dell’Onu ha votato ieri, all’unanimità, l’invio di una missione politica in
Sudan che potrebbe preludere ad una operazione di mantenimento della pace nel
Paese africano da parte di Caschi Blu delle Nazioni Unite. Il Consiglio ha
anche rivolto un appello al segretario generale, Kofi Annan, per trovare un
accordo con le autorità sudanesi affinché la missione politica possa avere
inizio il più presto possibile.
È stato liberato, ieri, Giuseppe D’Onofrio, l’italiano da
decenni residente in Venezuela, rapito lo scorso marzo nello stato di Zulia, a
ridosso della frontiera con la Colombia. Lo ha reso noto la polizia locale,
precisando che i familiari hanno pagato un riscatto.
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