RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 163 - Testo della trasmissione di venerdì 11 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Inizia ad ottobre l’Anno dell’Eucaristia: ieri l’annuncio del Papa durante la celebrazione del Corpus Domini: ai nostri microfoni il cardinale Francis Arinze

 

Decreto di riconoscimento per i “Cursillos de Cristiandad”, il movimento che chiama gli uomini e le donne del nostro tempo ad essere lievito profetico nella vita di ogni giorno. La consegna del documento si è svolta stamani a Roma: con noi il vescovo Diego Bona.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le elezioni per il Parlamento europeo: oggi è la volta di Irlanda e Repubblica Ceca. Ieri hanno votato Olanda e Gran Bretagna. Crollo dei laburisti nelle amministrative inglesi: intervista con il cardinale Jean Louis Tauran

 

Si celebra, oggi, la terza Giornata mondiale contro il lavoro minorile, istituita dall’Organizzazione internazionale del lavoro. Il fenomeno, in ogni parte del mondo, vede coinvolti 246 milioni di bambini: ce ne parla Claudio Lenoci

 

CHIESA E SOCIETA’:

Liberato in Pakistan un detenuto cristiano accusato di blasfemia dopo 4 anni di carcere duro

 

Numerose iniziative religiose e culturali caratterizzeranno il centenario del martirio dei Santi Felice e Fortunato, patroni di Chioggia

 

Sono cominciate in Ungheria le trasmissioni della radio voluta dai vescovi del Paese magiaro

 

E’ morto all’età di 73 anni Ray Charles, il celebre cantante americano che negli anni ’60 diventò il “genio del soul”

 

Assegnato a Sergio Zavoli e al giornalista brasiliano, Paulo Pereira Lima, il premio “Don Mario Pasini comunicatore”, per la migliore comunicazione riguardante il sud del mondo

 

Alla presenza del cardinale Ersilio Tonini, presentata a Roma una mostra fotografica sulla vita di una missione in Tanzania

 

24 ORE NEL MONDO:

La pace in Medio Oriente e in Africa al centro del vertice del G8, conclusosi ieri negli Stati Uniti

 

Polemiche in Italia per le dichiarazioni di Gino Strada, secondo il quale è stato pagato un riscatto per il rilascio degli ostaggi italiani. La secca smentita di Fini

 

Sventato, nella notte, un colpo di Stato nella Repubblica Democratica del Congo.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 giugno 2004

 

UN ANNO DEDICATO ALL’EUCARISTIA.

LO HA ANNUNCIATO IERI GIOVANNI PAOLO II, CHE HA PRESIEDUTO LA SANTA MESSA

SUL SAGRATO DELLA BASILICA LATERANENSE, A ROMA,

NELLA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI

 

Da ottobre prossimo inizierà un anno speciale dedicato all’Eucaristia. Lo ha annunciato, ieri, Giovanni Paolo II nella sua omelia, in occasione della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo. Alla Santa Messa, presieduta dal Papa e celebrata dal cardinale vicario, Camillo Ruini, sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, in Roma, ha fatto seguito la processione eucaristica fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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(musica)

 

“Sono lieto di annunciare uno speciale Anno dell’Eucaristia”.

 

Dinanzi ai cardinali, ai vescovi, ai neo-presbiteri della diocesi di Roma e alle migliaia di fedeli riuniti sul sagrato della Basilica Lateranense il Santo Padre, tra gli applausi, ha precisato che l’anno dedicato all’Eucaristia inizierà col Congresso Eucaristico Mondiale, in programma dal 10 al 17 ottobre 2004 a Guadalajara, in Messico, e terminerà con la prossima Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 2 al 29 ottobre 2005.

 

“Vi è uno strettissimo rapporto tra il ‘fare l’Eucaristia’ e l’annunciare Cristo”.

 

Citando la lettera di San Paolo ai Corinzi, il Papa ha spiegato come la “Cena del Signore” non “sia soltanto un incontro conviviale, ma soprattutto il memoriale del sacrificio del redentore di Cristo, per cui chi vi partecipa, si unisce al mistero della morte del Signore, facendosene, anzi, annunziatore”.

 

Quindi, Giovanni Paolo II ha sottolineato che nella solennità del Corpus Domini, “la Chiesa non solo celebra l’Eucaristia, ma vive dell’Eucaristia, annunciando pubblicamente che il Sacrificio di Cristo è per la salvezza del mondo intero”. “Essa – ha continuato – si stringe intorno al Santissimo Sacramento, perché lì è la fonte e il culmine del proprio essere ed agire”.

 

“ ‘Cristo pane vivo disceso dal cielo’ è l’unico che può saziare la fame dell’uomo in ogni tempo e in ogni parte della terra”.

 

“Egli però non vuole farlo da solo – ha proseguito il Pontefice – e così come nella moltiplicazione dei pani, coinvolge i discepoli”. “Questo segno prodigioso – ha commentato – è figura del più grande mistero d’amore che si rinnova ogni giorno nella Santa Messa. Mediante i ministri ordinati, infatti, Cristo dona il suo Corpo e il suo Sangue per la vita dell’umanità. E quanti degnamente si nutrono alla sua Mensa, diventano strumenti vivi della sua presenza d’amore, di misericordia e di pace”.

 

Al termine della Messa, animata dal coro della diocesi di Roma, diretto da mons. Marco Frisina, un corteo di luci, guidato dal Papa, ha percorso via Merulana, per raggiungere la Basilica di Santa Maria Maggiore. “Guardando alla Vergine – ha concluso il Santo Padre – troveremo nel mistero eucaristico il coraggio e il vigore per seguire Cristo e servirlo nei fratelli”.

 

(musica)

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Ma qual è il significato di questo Anno dell’Eucaristia? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti:

 

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R. – Grande, perché il Concilio Vaticano II dice che l’Eucaristia è la fonte e l’apice della vita della Chiesa e afferma che l’Eucaristia racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa che è Cristo stesso, pane della vita. Il Santo Padre nell’Enciclica “Ecclesia de Eucharistia” dice che l’Eucaristia è al centro della vita ecclesiale. Chi tocca l’Eucaristia tocca il cuore della Chiesa. Perciò quest’Anno Eucaristico è una grande gioia per la Chiesa e un tempo forte di grazia.

 

D. – I fedeli come possono vivere questo Anno eucaristico?

 

R. – In diversi modi. Innanzitutto vivere le celebrazioni eucaristiche con fede per nutrire e rafforzare la fede. La Messa domenicale poi deve essere un momento di centrale importanza. Non è bene per un cattolico non andare alla Messa domenicale: anzi per chi può è bene partecipare alla Messa quotidiana. Non è un obbligo, ma sarebbe bello. Bisogna inoltre riscoprire l’importanza dell’adorazione eucaristica al di fuori della Messa, perché il sacramento non finisce con la Messa. Tutto questo ci aiuta a rinnovare la nostra fede in questo mistero della Santissima Eucaristia.

 

D. – Il Papa ha detto che Cristo è l’unico che può saziare la fame dell’uomo in ogni tempo e in ogni parte della terra…

 

R. – Certo è il Signore Gesù che ci ha detto che egli è la via, la verità e la vita e che chi mangia il suo Corpo e beve il suo Sangue avrà la vita ed egli lo risusciterà nell’ultimo giorno. Se lasciamo Gesù, da chi andremo? E’ lui la vita, è lui la verità.

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UDIENZE

 

Il Papa, nel corso della mattina, ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza episcopale della Colombia, in visita “ad Limina”, e il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale Italiana, con il vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei.

 

 

DECRETO DI RICONOSCIMENTO PER I “CURSILLOS DE CRISTIANDAD”,

IL MOVIMENTO CHE CHIAMA GLI UOMINI E LE DONNE DEL NOSTRO TEMPO AD ESSERE LIEVITO PROFETICO NELLA VITA DI OGNI GIORNO.

LA CONSEGNA DEL DOCUMENTO SI E’ SVOLTA STAMANI A ROMA

 

L’organismo mondiale dei “Cursillos de Cristiandad” (OMCC) ha ricevuto stamani a Roma, presso la sede del Pontificio Consiglio per i Laici, il decreto di riconoscimento. I Cursillos nascono in Spagna nel 1948 e si prefiggono di richiamare il primato dell’evangelizzazione e di favorire la crescita della fede, vissuta quale fermento dell’intera vita personale. “Di fronte a forme di individualismo, che frantumano e disperdono le risorse dell’umanità - ha ricordato Giovanni Paolo II il 29 luglio 2000, durante la celebrazione del giubileo dei “Cursillos de Cristiandad” - il metodo del cursillo si prefigge di contribuire a cambiare in senso cristiano gli ambienti dove le persone vivono e operano, attraverso l’inserimento di ‘uomini nuovi’, resi tali dall’incontro con Cristo”. Ma cosa rappresenta questo decreto per il movimento? Giovanni Peduto ha girato la domanda al vescovo Diego Bona, per tanti anni assistente spirituale dei “Cursillos de Cristiandad”.

 

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R. – E’ un atto pubblico, una cittadinanza acquisita nelle grandi famiglie dei movimenti ecclesiali. Il decreto è un riconoscimento che attesta i buoni frutti che derivano dall’azione dei “Cursillos de Cristiandad”, a vantaggio di tutto il corpo della Chiesa. Normalmente queste iniziative, questi germogli nascono dal basso, perché lo Spirito che è assicurato alla Chiesa fa sempre sorgere iniziative nuove, adatte al momento e al tempo. Quando questi germogli dimostrano la loro vitalità, soprattutto se stanno in intensa comunione con la Chiesa, la Chiesa li vede con simpatia e li accompagna fino ad un pubblico riconoscimento.

 

D. – Eccellenza, in breve, quale è la storia dei Cursillos e quale ne è la spiritualità?   

 

R. – I Cursillos nascono in Spagna, nell’isola di Maiorca, nell’anno 1948, come rivitalizzazione spirituale dei giovani di Azione Cattolica. Credo che sia importante che le nostre strutture, anche tradizionali, vengano rinnovate dall’interno con una spiritualità forte. Questa prima iniziativa ha riscosso un buon successo ed è stata così allargata anche agli adulti. Da lì il movimento ha preso piede in Spagna, in Portogallo, in Italia e per gemmazione, perché un gruppo contagia l’altro, si è allargato nel mondo. Nella sintesi, il movimento si prefigge di riscoprire il senso del battesimo, in maniera comunitaria. Sacerdoti e laici raccontano la loro storia, presentando il Vangelo, i punti essenziali. In un momento in cui è molto forte l’esigenza di un primo annuncio, io credo che i Cursillos rappresentino qualcosa di importante per le persone che riconoscono che Gesù Cristo è vivo, presente e salvatore. I Cursillos non mirano a fare associazione, a fare gruppo, ma mirano a far riscoprire il fondamento della vita cristiana, per poi rimandare subito le persone nel loro ambiente naturale, la parrocchia, la società, la fabbrica, perché è lì che devono offrire la propria testimonianza cristiana.

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ERRATA CORRIGE

 

Nel bollettino di ieri, 10 giugno, alla pagina 2, leggere correttamente: “il cardinale Jan Pieter Schotte, segretario generale emerito”.

 

L’11.ma Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, il cui segretario generale è dall’11 febbraio scorso l’arcivescovo Nikola Eterović, si terrà nell’ottobre 2005 sul tema: “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina è dedicata alla solennità del Corpus Domini.

Ottobre 2004-Ottobre 2005: “Sono lieto di annunciare uno speciale Anno dell'Eucaristia”; Giovanni Paolo II fissa un nuovo appuntamento nel cammino della Chiesa del Terzo Millennio.  

 

Nelle vaticane, Pisa: l’arcivescovo Plotti celebra la Messa esequiale di mons. Silvano Burgalassi.

 

Nelle estere, in evidenza l’Iraq: al vertice del “G-8”, negli Stati Uniti, nessun accordo sull’intervento delle truppe della Nato.

Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Elezioni europee: cruciale appuntamento democratico”.   

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa in ricordo di mons. Silvano Burgalassi: “Un’indagine sociologica sempre aperta all’azione pastorale e alla responsabilità”.  

 

Nelle pagine italiane, in rilievo l’articolo con il racconto dei giorni di prigionia da parte dei tre ex ostaggi italiani in Iraq.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 giugno 2004

 

 

LE ELEZIONI PER IL PARLAMENTO EUROPEO: OGGI È LA VOLTA DI IRLANDA

E REPUBBLICA CECA. IERI HANNO VOTATO OLANDA E GRAN BRETAGNA.

CROLLO DEI LABURISTI NELLE AMMINISTRATIVE INGLESI:

INTERVISTA CON IL CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN

- A cura di Roberta Gisotti -

 

L’Europa a 25 celebra da ieri le sue prime elezioni, un voto dunque storico e carico di responsabilità per il futuro dell’Unione e per le possibili implicazioni nella politica interna di ciascun Paese. Ieri per primi alle urne Gran Bretagna ed Olanda ed oggi è già dibattito aperto sui risultati del voto, seppure questi saranno resi noti ufficialmente solo domenica sera una volta chiusi i seggi elettorali in tutti i 25 Paesi dell’Unione chiamati alle urne. Intanto stamane si sono avviate le consultazioni in Irlanda e nella Repubblica Ceca, primo Paese dell’Est a pronunciarsi e dove si voterà anche domani. Ma diamo la parola alla nostra collega Sagida Sayed per aggiornarci sulle elezioni in Gran Bretagna, dove si è votato anche per i 166 Consigli in Inghilterra e Galles e per eleggere il sindaco di Londra.

 

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Nelle elezioni amministrative inglesi si deve registrare il crollo del partito di Tony Blair sceso al terzo posto dopo i conservatori e i liberali democratici: i laburisti hanno perso 211 consiglieri comunali a vantaggio dei conservatori che ne hanno acquisiti 110 e dei liberali democratici, con 67.  I risultati del voto europeo, che saranno resi noti domenica in tarda serata, non cambieranno di molto l’euroscetticismo degli inglesi, anche se ha votato il 40% degli elettori, percentuale significativa rispetto alle precedenti europee.

 

Al suo rientro dagli Stati Uniti, Tony Blair dovrà affrontare un partito profondamente in crisi e dovrà cercare di riaffermare la propria leadership in previsione delle elezioni politiche previste nel 2005. Attesa per i risultati delle elezioni del sindaco di Londra, entro la giornata. Ma anche in caso di vittoria laburista, l’umore generale resta lo stesso: pessimista e di sconfitta.

 

E occhi puntati anche sull’Irlanda, oggi, per un voto che si annuncia molto controverso. Accanto agli eurodeputati, gli irlandesi votano per un referendum che potrebbe diventare legge costituzionale. Fino ad ora, i nuovi nati hanno avuto diritto alla cittadinanza irlandese indipendentemente dalle origini dei genitori. Se il referendum passerà, come riferiscono i sondaggi, acquisiranno la cittadinanza solo i bimbi nati da un genitore che risiede nel Paese da almeno quattro anni. La Chiesa ha espresso il proprio parere contrario contro un referendum considerato razzista ed ha invitato l’elettorato cattolico a votare ‘no’. Il primo ministro Bertie Ahern ha giustificato il referendum per impedire gli abusi degli ultimi decenni di coppie originarie soprattutto di Paesi poveri che, appena atterrate a Dublino, si recano subito in reparto maternità. I risultati del referendum che ha diviso il Paese si sapranno domani.

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E passiamo all’Olanda, dove secondo gli exit poll, che - lo ricordiamo - non sempre sono affidabili, il Partito social democratico avrebbe fatto un balzo avanti mentre lo schieramento cristiano democratico avrebbe subito un notevole arretramento. Dal canto loro i vescovi europei hanno sottolineato l’importanza di queste elezioni ed hanno chiesto di porre attenzione ai valori proposti dai candidati: rispetto della vita e dell’ambiente, sostegno della famiglia, promozione della pace, della giustizia e della solidarietà con i più poveri. I presuli hanno ribadito la necessità di preservare le radici cristiane del Continente, soprattutto ora che l’Unione Europea, dopo l’allargamento a otto Paesi dell’Est, può sempre di più respirare con due polmoni. Ascoltiamo in proposito il cardinale Jean Louis Tauran:

 

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R. – C’è il ritorno di questi Paesi europei che sono stati esclusi dal Continente, messi da parte per tanti anni: a me non piace molto l’espressione ‘allargamento’, perché è un ‘ritorno’ e questo sarà anche una specie di scambio dei doni, perché questi Paesi porteranno le loro ricchezze storiche e culturali ... è una pagina molto positiva della storia dell’Europa!

 

D. – Ci sono ovviamente delle difficoltà che non vanno taciute ...

 

R. – Certo, ci sono problemi tecnici: decidere a 25 sicuramente è un esercizio molto complesso e penso che sarà necessario trovare delle formule che permettano ad ogni Paese di sentirsi partner a pieno titolo, e allo stesso tempo occorre che le formule siano realistiche.

 

D. – Il Papa ha sempre richiamato la necessità di fare riferimento alle radici cristiane dell’Europa; ma c’è chi è contrario ...

 

R. – Il problema è che si è voluto far precedere la Costituzione, il Trattato istituzionale con un Preambolo; questo Preambolo è una visione della storia dell’Europa. Allora: rileggendo la storia, non si può negare che il cristianesimo sia stata la religione che ha contribuito alla formazione delle istituzioni europee. Per esempio, il fatto che la prima scuola nasce alla Corte di Carlo Magno da un monaco che si chiamava Alcuino è un fatto che nessuno può cambiare: è stato un monaco a fondare la prima scuola in Europa. Le università, chi le ha fondate? La Chiesa. Io ricordo sempre anche un altro fatto: il primo esercizio di democrazia diretta è l’elezione degli abati nei monasteri benedettini. A me piace molto questa frase di Paolo VI, che Giovanni Paolo II ha ripreso, quando dice che l’Europa è nata dalla Croce, dal Libro e dall’Aratro: praticamente, l’ideale benedettino. Poi, pensiamo ad un fenomeno come i pellegrinaggi o la lingua latina: sono stati fattori culturali che hanno determinato, modellato la fisionomia dell’Europa. Dunque, il Papa dice: se dobbiamo fare una retrospettiva storica, non si può reinterpretare la storia passata dell’Europa.

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SI CELEBRA, OGGI, LA TERZA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL LAVORO MINORILE,

ISTITUITA DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO

- Intervista con Claudio Lenoci -

 

Si celebra, oggi, la Giornata mondiale contro il lavoro minorile, istituita dall’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) nel 2002. Sono 246 milioni i bambini in ogni parte del globo costretti a lavorare. Di essi, 73 milioni hanno un’età inferiore ai 10 anni e circa i tre quarti sono coinvolti nella tratta di esseri umani, nei conflitti armati, nella schiavitù. Dati allarmanti, nonostante le due convenzioni dell’Ilo contro lo sfruttamento dei minori. Ma sul significato e gli obiettivi della giornata odierna ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella, Claudio Lenoci, direttore dell’Ilo, sezione Italia.

 

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R. – Abbiamo voluto dare un significato un po’ diverso alla Giornata, nel senso di non fare solo una celebrazione delle vittime del lavoro minorile, ma anche di chiamare a raccolta tutti i soggetti interessati che devono essere non solo il governo, ma anche gli imprenditori e le organizzazioni sindacali, perché si mettano attorno ad un tavolo e definiscano piani e programmi di azioni concreti per contrastare questo fenomeno. Il segreto è allargare l’alleanza.

 

D. – Quali sono le aree del globo maggiormente afflitte da questo fenomeno?

 

R. – Sono le aree più povere del mondo, perché il lavoro minorile e lo sfruttamento dei minori avviene proprio in quelle aree del mondo dove le famiglie che non si possono sostenere avviano esse stesse al lavoro, e anche a lavori pericolosi, i propri figli. Quindi è evidente che la povertà è strettamente collegata al fenomeno del lavoro minorile. Quando avremo ridotto la povertà nel mondo avremo anche ridotto il fenomeno del lavoro minorile, che porta oggi a quantificare ancora in 246 milioni i minori rilevati al lavoro, di cui il 70-80% anche in forme di lavoro a rischio per la salute fisica e psicologica.

 

D. – Al lavoro minorile si aggiungono poi altri fenomeni più estremi ...

 

R. – Esiste anche una quota di bambini cosiddetti ‘schiavizzati’, quindi impiegati nelle tratte vere e proprie, nella prostituzione, nello sfruttamento sessuale che sono quantificabili, e il Rapporto globale dell’Organizzazione internazionale del lavoro parla di circa 10 milioni di minori schiavizzati nel mondo, e quindi in queste forme più turpi e degradanti di schiavitù dei minori.

 

D. – Un bambino che ha subito degli abusi, che adulto sarà?

 

R. – Sarà un adulto compromesso da un punto di vista fisico, psicologico ... Questi programmi di cooperazione tecnica internazionali delle grandi organizzazioni come l’Unicef, l’Ilo, prevedono proprio non solo il ritiro immediato dei minori dai lavori più a rischio, ma ci sono veri e propri programmi di recupero dal punto di vista psicologico, anche, al fine di consentire a questo bambino diventato adulto di superare il trauma di un’esperienza che altrimenti lascerebbe un segno non cancellabile.

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CHIESA E SOCIETA’

11 giugno 2004

 

 

LIBERATO IN PAKISTAN UN DETENUTO CRISTIANO ACCUSATO DI BLASFEMIA.

DOPO QUATTRO ANNI DI CARCERE DURO, UNA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA

 DI LAHORE LO HA RICONOSCIUTO INNOCENTE, MA ALTRI SETTE CRISTIANI

 SONO ANCORA IN PRIGIONE CON LA MEDESIMA ACCUSA

 

LAHORE. = Assolto dopo 4 anni e mezzo vissuti in carcere per blasfemia. E’ tornato in libertà, in Pakistan, Aslam Masih, cristiano, grazie al verdetto emesso dalla Corte Suprema di Lahore lo scorso 4 giugno, che ha ribaltato la sentenza con la quale lo stesso Masih era stato imprigionato nel novembre 1998 con l’accusa di aver attaccato versetti del Corano al collare di un cane. Nel maggio 2002, il tribunale di Faisalabad aveva condannato l’uomo a 70 anni di carcere e a una multa di 100 mila rupie (circa 1600 dollari). Durante il processo – riferisce l’agenzia AsiaNews - il testimone principale dell’accusa aveva negato le affermazioni attribuitegli, asserendo che la polizia aveva “inventato” la sua testimonianza. Le accuse a carico di Masih risultavano dunque basate solo testimonianze indirette. Il giudice della Corte Suprema Najam ur-Zaman, nell’udienza durata 15 minuti, ha duramente condannato l’accusa per essersi basata su di esse ed ha rimproverato il pubblico ministero per aver accusato Masih di avere dei versetti del Corano in tasca. “Non è offensivo - ha affermato il giudice - che cristiani possiedano dei versetti del Corano”. Decisivo per il detenuto cristiano, l’intervento del Center for Legal Aid Assistance and Settlement (Claas) di Lahore, che ha aiutato Masih - analfabeta - ad ottenere giustizia. Al momento della sentenza, Masih si trovava in carcere, debilitato dalle dure condizioni di detenzione. Nelle carceri pakistane stazionano ancora sette cristiani con l’accusa di blasfemia. (A.D.C.)

 

 

NUMEROSE INIZIATIVE RELIGIOSE E CULTURALI CARATTERIZZERANNO

IL CENTENARIO DEL MARTIRIO DEI SANTI FELICE E FORTUNATO, PATRONI DI CHIOGGIA. OGGI, LA SOLENNE APERTURA,

 CON UNA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE SCOLA

 

CHIOGGIA. = E’ stata celebrata oggi l’apertura del 17.mo centenario del martirio dei Santi Felice e Fortunato patroni di Chioggia, nel corso di una solenne Eucaristia presieduta nella Cattedrale cittadina dal cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia. Una ricorrenza ricca di iniziative religiose e culturali, che si concluderanno nel giugno 2005. I due giovani fratelli, originari secondo la tradizione dell'attuale Vicenza, vennero martirizzati al tempo di Diocleziano perché trovati in un bosco a pregare. I loro corpi, raccolti dai cristiani, furono conservati uno a Vicenza e l'altro ad Aquileia. In seguito alle invasioni barbariche, le reliquie conservate in quest'ultima città furono trasportate a Malamocco, dove si era stabilita una sede vescovile. Questa sede si trasferì nel 1100 a Chioggia e con essa, per volontà del vescovo Enrico Grancarolo e col consenso del Doge, anche le insigni reliquie, conservate ora in cattedrale. (A.D.C.)

 

 

SONO COMINCIATE IN UNGHERIA LE TRAMISSIONI DELLA RADIO

VOLUTA DAI VESCOVI DEL PAESE MAGIARO. E’ LA PRIMA EMITTENTE CATTOLICA

NATA DOPO LA CADUTA DEL COMUNISMO

 

BUDAPEST. = Per la prima volta in Ungheria, dopo la caduta del regime comunista, un’emittente radiofonica cattolica trasmette su una frequenza a onde medie, su scala nazionale. La società che curerà i programmi ha ottenuto la licenza per sette anni dall’Autorità nazionale delle emittenti radiotelevisive. I programmi della radio, promossi direttamente dalla Chiesa di Budapest, comprenderanno non solo temi ecclesiali ma anche culturali, cronaca, interviste ed altri servizi. La nuova emittente, secondo il presidente della Conferenza Episcopale Ungherese, l’arcivescovo Istvan Seregely, sarà un mezzo di evangelizzazione per una società che “dovrà e potrà compensare delle grandi lacune”, lasciate dal precedente regime nel campo dei valori e della spiritualità. (R.M.)

 

 

E’ MORTO ALL’ETA’ DI 73 ANNI RAY CHARLES, IL CELEBRE CANTANTE AMERICANO

CHE NEGLI ANNI ’60 DIVENTO’ IL “GENIO DEL SOUL”. NONOSTANTE LA CECITA’ PRECOCE, FU UN GRANDE INTERPRETE

 DELLA TRADIZIONE MUSICALE AFROAMERICANA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

LOS ANGELES. = Un talento musicale cristallino fin dalla più tenera età, un timbro roco e melodico, una duttilità interpretativa straordinaria, come testimoniano le sue incursioni nel jazz, nel country, nel pop, nel blues e nel soul. Da ieri, la voce di Ray Charles continua a riecheggiare, custodita nei solchi di milioni di dischi e CD e nella memoria dei suoi numerosissimi estimatori. Il cantante, 73 anni, si è spento verso le 11.30, ora di Los Angeles, nella sua villa di Beverly Hills, per complicazioni alla sua malattia epatica. E’ stata una parabola identica al mito del Sogno americano, quella di Ray Charles. Nascita povera, nella Georgia dei “neri” segregati, una precoce malattia agli occhi che a sette anni lo ha già reso cieco, orfano a 15, un’esistenza condannata sul nascere dal tunnel buio della sua menomazione. Ma per Ray Charles lo studio del braille e della matematica diventano ben presto un modo per padroneggiare le note. E’ il lampo che illumina la mente di un cantante che non può vedere, ma che ha un mondo di musica da fare vedere agli altri. Impara a suonare il sax, il piano, l’organo. Fonda un gruppo musicale, diventa gradualmente quel “genio del soul”: uno dei tanti appellativi che accompagneranno la sua lunga carriera. Per lui, la musica “è come il sangue”, dirà. “E’ una necessità vitale”. Il successo che lo travolge negli anni Sessanta, quando vince nove Grammy – gli Oscar della musica americana - si accompagna a qualche intemperanza. Lotta contro la dipendenza dalla cocaina e ne esce fuori, mantenendo intatta la capacità di far vibrare i timbri caldi e nostalgici della tradizione afroamericana anche nei brani più moderni di musica leggera, suoi e altrui. Come nel caso della celeberrima “Georgia on My Mind”: scritta nel 1931 ma divenuta l’inno dello Stato solo dopo il 1979, cantata da Ray “The Genius”.

 

 

ASSEGNATO A SERGIO ZAVOLI E AL GIORNALISTA BRASILIANO, PAULO PEREIRA LIMA,

IL PREMIO “DON MARIO PASINI COMUNICATORE”,

PER LA MIGLIORE COMUNICAZIONE RIGUARDANTE IL SUD DEL MONDO

 

ROMA. = Raccontare il sud del mondo da professionisti della comunicazione, come un cronista di lungo corso e di poliedrico talento al pari di Sergio Zavoli. O imparare a farlo, essendo ad esempio uno studente della Tanzania e quindi parte stessa di quelle terre che si vogliono raccontare. Terre - dall’Africa, al Medio oriente, all’Asia, all’America Latina - troppo spesso unite dal comune denominatore di una qualche miseria. Per le due categorie di comunicatori, c’è da un paio d’anni un premio che riconosce i meriti di chi sa occuparsi con efficacia di quest’area del pianeta e dei suoi problemi. Si tratta del Premio “Don Mario Pasini comunicatore”, intitolato all’omonimo sacerdote, scomparso nel 2002, che fu per 50 anni un infaticabile annunciatore del Vangelo attraverso i media, a partire dal settimanale diocesano “La Voce del popolo” e più ancora dal rotocalco “La Madre”, entrambi da lui diretti. Proprio l’ex presidente della Rai, Sergio Zavoli – autore di celebri reportage che hanno fatto scuola -  e il giornalista brasiliano, Paulo Pereira Lima, sono i due esperti di comunicazione, in rappresentanza del nord e del sud del mondo, premiati questa mattina a Roma con il riconoscimento istituito, in collaborazione con l’agenzia Misna, dall’Associazione Cuore Amico/Fraternità, fondata da don Mario Pasini. Il riconoscimento è andato anche ad un gruppo di studenti della Tanzania, per la categoria degli studenti di giornalismo. Alla presenza del cardinale Giovanni Battista Re, e di numerose autorità civili e religiose, il conferimento del premio è stata anche l’occasione per illustrarne ancor meglio lo spirito. Spirito che si rifà direttamente allo slancio che fu di don Mario Pasini, per il quale – si legge in un comunicato – l’annuncio del Vangelo si misurava quotidianamente con la realtà. Con uno sforzo dichiarato: “Coniugare la città di Dio con la città dell’uomo”. (A.D.C.)

 

 

ALLA PRESENZA DEL CARDINALE ERSILIO TONINI, PRESENTATA A ROMA

UNA MOSTRA FOTOGRAFICA SULLA VITA DI UNA MISSIONE IN TANZANIA,

DURANTE UNA VISITA NEL PAESE AFRICANO DI UN GRUPPO DI RAGAZZI

DELLA CAPITALE

- A cura di Concita De Simone -

 

ROMA. = “Ho un debito con il Paese più indebitato della terra” è il titolo del percorso fotografico organizzato dal circolo Acli Oltreilnaso, cui ha assistito anche il Cardinal Ersilio Tonini ieri sera a Roma. La mostra, che ha avuto il patrocinio delle Pontificie Opere Missionarie, si propone di raccontare la vita nella missione africana di Ilula, in Tanzania, attraverso l’esperienza fatta nell’agosto 2001 da alcuni ragazzi di Roma. Mediante le fotografie realizzate da Cristian Gennari e le parole di Gianluigi De Palo, “Ho un debito con il Paese più indebitato della terra”, cerca di descrivere il sorriso e la speranza dell’Africa, la ricchezza di questo ‘Paese’ con il quale gli autori sentono di aver contratto un debito chiamato ‘consapevolezza’. L’idea di realizzare una mostra, nasce dall’esigenza di stimolare l’attenzione alla pace e alla mondialità, valorizzando il multiculturalismo e l’integrazione tra i popoli e cercando di lanciare la rieducazione dell’Europa attraverso l’Africa, come spiegano gli organizzatori. Il cardinal Tonini si è detto entusiasta dell’iniziativa, già illustrata in alcune diocesi d’Italia, augurandosi che tali occasioni promuovano il valore dell’autentica solidarietà professata dalla carità evangelica e siano da esempio e testimonianza per tutti i giovani.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 giugno 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Dopo tre giornate di lavori, si è chiuso ieri a Sea Island, in Georgia, il Vertice del G8. Sul conflitto israelo-palestinese gli 8 Grandi hanno dato l’assenso al piano Sharon sul ritiro da Gaza e riproposto la “road map”. Sul ruolo della Nato in Iraq il presidente statunitense, George Bush, ha inoltre fatto marcia indietro dopo i “no” di Francia, Germania e Russia. Il servizio di Elena Molinari:

 

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George Bush non ha lasciato che le scaramucce con Jacques Chirac sul ruolo della Nato in Iraq gli rovinassero un G8 iniziato sotto i migliori auspici. Il presidente americano è arrivato alla conferenza stampa finale di ottimo umore; ha ammesso che le differenze con la Francia restano ma ha assicurato che la discussione sulla Nato resta aperta. “Aspetteremo che il governo iracheno faccia le sue richieste”, ha detto. Dal punto di vista di Washington, questo G8 non è andato male. I grandi hanno sottoscritto tutti i documenti della Casa Bianca, dall’intesa sul commercio internazionale ai progetti umanitari e gli Accordi contro la proliferazione nucleare, alla partnership per il grande Medio Oriente. Ma le novità reali sono poche. L’impegno ad adoperarsi per un Iraq libero e sovrano si è scontrato con i disaccordi sul ruolo Nato e sulla riduzione del debito iracheno. Più concrete le dichiarazioni sul processo di pace in Israele, con l’impegno ad una nuova missione del Quartetto entro la fine del mese per ridare slancio alla road-map. In definitiva, il capo della Casa Bianca è ripartito per Washington forte di una cordialità transatlantica che non assaggiava da un anno e mezzo. Un capitale che dovrà spendere saggiamente nei mesi che lo separano dalle elezioni.

 

Da Savannah, Elena Molinari per la Radio Vaticana.

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Oltre alla definizione di misure volte ad affrontare le emergenze in Iraq e in Medio Oriente,  una serie di iniziative hanno interessato anche le nazioni in via di sviluppo: si è deciso, infatti, di prorogare di due anni il piano di riduzione del debito dei 27 Paesi più poveri e di intensificare i programmi di lotta contro l’Aids, la malaria e la poliomielite. Altre decisioni prese dal G8, riguardano il mantenimento della pace in Africa attraverso l’istituzione, nei prossimi anni, di una forza di 75 mila uomini in grado di intervenire, su ordine dell’Onu, per scongiurare l’esplosione incontrollata di guerre intestine. E’ stato inoltre lanciato un appello per il Darfur, martoriata regione del Sudan, affinché il governo e i ribelli rispettino il cessate-il-fuoco, consentano l’arrivo degli aiuti umanitari e creino le condizioni per il ritorno a casa degli sfollati. Sulle conclusioni del Vertice, ascoltiamo, da Washington, il commento di Empedocle Maffia:

 

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Questo G8 ha prodotto un paradosso, perché ha saputo innescare impegni politici nuovi solo nelle due occasioni in cui si è allargato ad altri protagonisti: quando ha ammesso alcuni capi di Stato arabi e ha trovato la forza di ribadire la necessità del ritiro di Israele dai territori palestinesi occupati per avviare un auspicabile nuovo processo di pace in Medio Oriente; e quando ha ammesso alcuni capi di Stato africani ed ha assunto l’impegno di convogliare risorse ed intelligenze in uno sforzo comune per aggredire e debellare l’Aids. Quando, invece, a dibattere sono rimasti gli otto titolari, nulla di nuovo è emerso, né sui punti di crisi internazionali né sulle strategie per un mondo migliore. Anzi, sull’Iraq che resta il nodo della politica internazionale, l’effetto rassicurante generato dal recente accordo nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è rarefatto nella nuova opposizione europea alla proposta americana di coinvolgere militarmene la Nato. E’ un segno che questo mondo e questo tempo non sono riducibili ad una gestione unica da parte dei più ricchi e dei più forti, perché le voci dei più deboli comunque irrompono con il loro carico di bisogni e – talvolta – di rancore. E tenerle lontane riduce l’impatto di qualunque scelta gli Otto siano capaci di fare.

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La liberalizzazione del commercio mondiale, in vista dell’11.ma edizione della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) e alla luce dei complessi negoziati in corso nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). E’ questo uno dei temi principali della riunione, che si apre oggi a San Paolo, del Gruppo dei 77 del quale fanno parte 132 Paesi in via di sviluppo. I lavori dell’incontro, che prevede la partecipazione di diversi capi di Stato latinoamericani, saranno chiusi sabato prossimo dal segretario generale dell’Onu, Kofi Annan.

 

Ancora violenze in Iraq. Due bambini sono morti ed altre 23 persone sono rimaste ferite negli scontri scoppiati ieri sera a Baghdad tra forze americane e miliziani del leader sciita, Moqtada al Sadr. Lo hanno reso noto, oggi, fonti ospedaliere. Un’autobomba è inoltre esplosa poco fa senza causare vittime, nei pressi della capitale, al passaggio di un convoglio americano. Nel Paese, intanto, soldati americani hanno sventato un tentativo di sabotaggio contro un oleodotto nel nord del Paese. Gli oltre 130 attacchi perpetrati contro installazioni petrolifere nel corso degli ultimi sette mesi – ha detto ieri il primo ministro iracheno, Iyad Allawi - hanno causato per l’Iraq perdite pari a 200 milioni di dollari.

 

“Col favore di Dio si applica oggi la legge del taglione mediante l’epurazione degli ostaggi italiani, per fornire una risposta all’arrogante primo ministro Berlusconi”. E’ il testo del messaggio, firmato “brigata Al Quds”, che avrebbe dovuto accompagnare il video dell’uccisione di Stefio, Agliana e Cupertino. Polemiche intanto, in Italia, in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal fondatore di Emergency Gino Strada sulle operazioni che hanno portato al rilascio degli ostaggi. La versione del blitz compiuto dalle forze della coalizione non è vera e per la loro liberazione - ha detto Gino Strada - è stato pagato un riscatto di 9 milioni di dollari. Il vice premier Gianfranco Fini, sottolineando come non ci sia stata alcuna trattativa per il rilascio dei tre italiani rapiti, ha chiesto le prove di questo presunto riscatto, e ha anche affermato che “non c’è stata alcuna strumentalizzazione della vicenda”.

 

Continua l’offensiva dell’esercito pakistano contro guerriglieri nascosti nelle aree tribali al confine con l’Afghanistan. I soldati hanno sferrato un attacco nella regione meridionale del Waziristan, area già teatro di scontri tra i militari e i miliziani talebani. Secondo fonti di Islamabad, gli ultimi combattimenti hanno provocato la morte di almeno 53 persone.

 

Non si arresta la spirale di odio in Medio Oriente. Due ragazzi palestinesi sono rimasti uccisi ieri in Cisgiordania in seguito a due distinti raid israeliani avvenuti a Nablus e nei pressi di Betlemme. Dopo questi ultimi episodi, il drammatico bilancio delle vittime dall’inizio dell’Intifada - nel settembre del 2000 - è salito a 4.105 persone, di cui 3.114 palestinesi e 920 israeliani.

 

Spostiamoci nella Repubblica Democratica del Congo. Sono in fuga da Kinshasa, forse diretti verso il confinante Congo Brazzaville, alcuni dei militari ribelli che nella notte si erano impadroniti della radio nazionale per un tentativo di golpe e di deporre il presidente congolese, Joseph Kabila. Il capo di Stato è apparso stamani in televisione per confermare che il governo è operativo e per dare notizia dell’arresto di una decina di ribelli. Sulla situazione ora a Kinshasa, Giada Aquilino ha raccolto la testimonianza di padre Gianni Magnaguagno, parroco della chiesa San Bernardo della capitale dell’ex Zaire, appena rientrato da una perlustrazione nelle vie della città:

 

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R. – Abbiamo percorso il grande boulevard che va all’aeroporto: era pieno di gente che rientrava dalla città perché aveva sentito di questo tentato golpe che c’è stato nella notte. In centro e nelle vie laterali è tutto calmo e tranquillo. Ci sono alcuni blindati dell’Onu che circolano, delle camionette della polizia e dei militari che si sono appostati un po’ qui, un po’ là, ma non ci sono tensioni.

 

D. – Ci sono segni del tentativo di colpo di Stato di questa notte?

 

R. – Stamani, dopo la Messa, abbiamo sentito tre cannonate. Nella notte è mancata la corrente in tutta la città. E’ ritornata questa mattina dopo le cinque: è stato detto che erano stati sequestrati degli operatori dell’Ente per l’elettricità. Poi, gli insorti sono andati alla radio a dare l’annuncio del colpo di Stato e per dire che il periodo di transizione che stiamo vivendo è inutile. Molti sono scontenti perché la transizione avrebbe dovuto portare un certo benessere sociale, ma a livello dello Stato non è stato fatto ancora nulla. Tutti aspettano l’avvento della democrazia, con le elezioni che si dovrebbero tenere tra un anno circa. In effetti trovo difficile pensare ad elezioni veramente libere perché il Paese è in un momento difficile, senza strade, senza infrastrutture.

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Si celebrano oggi, a Washington, i solenni funerali di Stato di Ronald Reagan, il 40.mo presidente americano, morto sabato scorso all’età di 93 anni. Alla cerimonia sono attesi molti protagonisti della fine della Guerra Fredda, da Margaret Thatcher a Mikhail Gorbaciov, che rappresenterà ufficialmente la Russia. Presente anche il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, inviato dal Papa.

 

Il presidente polacco, Aleksander Kwasniewski, ha affidato per la seconda volta l’incarico di formare il governo all’economista Marek Belka, nominato premier lo scorso 2 maggio, dopo le dimissioni di Leszek Miller.

 

 

 

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