RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 162 - Testo della trasmissione di giovedì 10 giugno 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Questa sera alle 18.30 Giovanni Paolo II presiede in San Giovanni in Laterano la Messa per il Corpus Domini e la processione eucaristica fino a Santa Maria Maggiore. Il Papa invita i fedeli a partecipare

 

Pubblicati sul sito internet vaticano i “Lineamenta” sul prossimo Sinodo dei vescovi del 2005 sull’Eucaristia

 

L’intervento dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Tomasi, alla 92.ma Conferenza internazionale sul lavoro.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Iniziate oggi con il voto in Olanda e Gran Bretagna le storiche elezioni per la nuova Europa a 25. I vescovi chiedono di verificare i candidati sui valori del rispetto della vita e della famiglia, della giustizia, della pace e della solidarietà con i più poveri: con noi mons. Giuseppe Merisi

 

Dopo la nuova strage di sfollati in Uganda, il cardinale Martino – appena rientrato dal Paese africano – chiede alla comunità internazionale di agire: il porporato ai nostri microfoni

 

Ieri ad Assisi la firma della Convenzione tra la Facoltà Teologica di Belgrado e l’Università Pontificia Lateranense per lo scambio di docenti e alunni: ce ne parla mons. Rino Fisichella

 

Concluso a Roma il convegno diocesano sulla famiglia: il cardinale Ruini lancia un appello per la solidarietà spirituale e materiale tra le famiglie

 

L’Europa riscopra Jacques Maritain per educare l’intelligenza dei giovani al confronto con gli altri senza perdere la propria identità: intervista con il prof. Piero Viotto

 

CHIESA E SOCIETA’:

Francescani e Domenicani chiedono alle Nazioni Unite l’abrogazione della legge sulla blasfemia in Pakistan

 

Dal Rapporto annuale del Sipri risulta che nel corso del 2003 le spese militari sono cresciute di oltre il 10 per cento

 

“Pace, dialogo e solidarietà” sono i tre pilastri su cui costruire la casa comune europea: questa la proposta dell’Azione Cattolica italiana ai candidati delle elezioni europee

 

La politica del figlio unico sta provocando un preoccupante invecchiamento della popolazione cinese

 

80 anni fa, il 10 giugno, veniva rapito e ucciso Giacomo Matteotti: solenne commemorazione alla Camera dei Deputati

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq in primo piano al G8 di Sea Island: Bush e Blair propongono l’impegno della Nato, scetticismo di Schröder e Chirac.

 

In Afghanistan, 11 operai cinesi uccisi in un attacco terroristico. Nel vicino Pakistan, il capo dell’esercito a Karachi sfugge ad un attentato, che provoca la morte di 9 persone.

 

Escalation di violenza in Nigeria: 50 morti in scontri interetnici, mentre prosegue lo sciopero generale per il caro benzina. Ai nostri microfoni l’arcivescovo di Abuja, mons. Onaiyekan.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 giugno 2004

 

LA CHIESA OGGI CELEBRA LA SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI.

IL PAPA PRESIEDERA’ QUESTO POMERIGGIO LA SANTA MESSA

A SAN GIOVANNI IN LATERANO, SEGUITA DALLA TRADIZIONALE PROCESSIONE

FINO A SANTA MARIA MAGGIORE

- A cura di Barbara Castelli -

 

Si rinnoveranno tra qualche ora, per le strade di Roma, le tradizionali celebrazioni legate alla festa del Corpus Domini. Giovanni Paolo II presiederà la Messa della solennità, che avrà inizio questa sera alle 18:30, sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Alla Santa Messa farà seguito la processione eucaristica, che percorrendo via Merulana, raggiungerà la Basilica di Santa Maria Maggiore.

 

La solennità del Corpus Domini, fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste, celebra il mistero dell’Eucaristia, il “Sacramento in cui Cristo ha voluto ‘concentrare’ per sempre tutto il suo mistero d’amore” per l’uomo. “Cari giovani - ha esortato ieri Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza Generale - l’Eucaristia sia il vostro cibo spirituale di ogni giorno; sia per voi, cari malati, il sostegno e il conforto nella sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a progredire sempre più sulla via della santità coniugale”.

 

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In occasione della solenne festa del Corpus Domini invito i romani e i pellegrini a partecipare numerosi alla Santa Messa che avrà luogo a Piazza San Giovanni in Laterano e alla processione eucaristica che si concluderà a Santa Maria Maggiore.

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La nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la celebrazione a partire dalle 18.30, con commento in italiano, sulle frequenze di 585 kHz in onda media e su 105 MHz in modulazione di frequenza.

 

 

PUBBLICATI  SUL SITO INTERNET VATICANO I “LINEAMENTA”

SUL PROSSIMO SINODO DEI VESCOVI CHE SI TERRA’ NEL 2005

SUL TEMA DELL’EUCARISTIA

- A cura di Sergio Centofanti -

 

Sono stati pubblicati sul sito Internet vaticano (www.vatican.va) i “Lineamenta” dell’11.ma Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si terrà nell’ottobre del 2005 sul tema: “L’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa”. Il testo è a disposizione in italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e latino.

 

Nella presentazione dei “Lineamenta”, il cardinale Jan Pieter Schotte, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha spiegato che “esiste oggi nella Chiesa, innegabilmente, una urgenza eucaristica, che fa capo non più a incertezze di formule, come avveniva nel periodo del Concilio Vaticano II, ma alla prassi eucaristica bisognosa oggi di nuova amorosa attitudine fatta di gesti di fedeltà” a Cristo.

 

“La presenza reale del Signore nel Santissimo Sacramento - si legge nell’introduzione ai ‘Lineamenta’ - è stata voluta da Lui stesso perché il Dio Emmanuele fosse oggi e sempre un Dio vicino all’uomo”.

 

 

LA PERSONA UMANA RAPPRESENTA IL MIGLIOR CAPITALE:

OCCORRE, QUINDI, DARE PRIORITA’ ALLA DIGNITA’ DEI LAVORATORI

E DELLE LAVORATRICI. QUESTO, IN SINTESI, IL CUORE DELL’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO TOMASI, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE

 PRESSO L’UFFICIO ONU DI GINEVRA,

ALLA 92.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL LAVORO

- A cura di Barbara Castelli -

 

“La persona umana è il miglior capitale con la propria creatività, conoscenza, rapporti, spiritualità. Le persone che lavorano, infatti, arricchiscono la società e contribuiscono a promuovere la pace”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore Permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, intervenendo martedì scorso alla 92.esima Conferenza Internazionale sul Lavoro. L’incontro ha preso il via lo scorso primo giugno a Ginevra e si concluderà giovedì 17.

 

Lo scenario lavorativo odierno richiede con urgenza un impegno concreto da parte delle istituzioni, che sono chiamate a dare priorità “alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, alla loro libertà, responsabilità e partecipazione”. E’, dunque, fondamentale, ha ribadito il presule, ricordando l’invito di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo dei Lavoratori, “affrontare gli squilibri economici e sociali nel mondo del lavoro, ripristinando la giusta gerarchia di valori”. Alla radice dei numerosi conflitti che sconvolgono il pianeta, infatti, ha aggiunto l’Osservatore Permanente, c’è “la mancanza di lavoro e di un minimo di possibilità di guadagno”.

 

Nel 2015, secondo le previsioni, le persone al di sotto dei 25 anni di età saranno circa tre miliardi. Dinanzi a questi giovani non si può lasciar cadere nel vuoto la legittima aspirazione di “un impiego stabile”, fattore chiave per condurre “uno stile di vita decoroso”. “E’ opportuno - ha concluso l’arcivescovo Tomasi - sottolineare che mediante la salvaguardia della priorità della persona, si promuove l’equità della globalizzazione, impedendo l’emarginazione delle categorie più vulnerabili della popolazione”.

 

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Harare nello Zimbabwe mons. Robert Christopher Ndlovu, finora vescovo di Hwange.

 

Il Papa ha poi accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Pondicherry-Cuddalore in India, presentata da mons. Michael Augustin, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede, come arcivescovo metropolita, mons. Anthony Anandarayar, finora vescovo di Ootacamund.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 giugno 2004

 

DA OGGI FINO AL 13 GIUGNO ELEZIONI STORICHE PER L’EUROPA:

SI VOTA NEI 25 PAESI DELL’UNIONE PER IL RINNOVO DEL PARLAMENTO EUROPEO.

I VESCOVI DEL CONTINENTE CHIEDONO ATTENZIONE AI VALORI:

RISPETTO DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA, GIUSTIZIA, SOLIDARIETA’ E PACE

- Intervista con mons. Giuseppe Merisi -

 

Elezioni storiche per l’Europa: oggi è cominciata la maratona elettorale che porterà entro domenica 13 giugno al rinnovo del Parlamento europeo, il primo ad avere rappresentanti di 25 Paesi dopo l’allargamento dell’Unione il 1° maggio scorso. I seggi sono stati aperti oggi in Olanda e Gran Bretagna. Domani è la volta di Irlanda e Repubblica Ceca. In Italia si vota il 12 e 13 giugno. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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Rappresenta 455 milioni di cittadini. Il Parlamento europeo viene eletto per la sesta volta. A contendersi la maggioranza i due raggruppamenti storicamente più forti: i popolari e i socialisti. Secondo i sondaggi il rischio astensione è molto alto, soprattutto nei dieci Paesi appena entrati nell’Unione, cioè Polonia, Estonia, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Lettonia, Malta, Lituania, Ungheria. Per fare spazio ai nuovi rappresentanti, ogni vecchio Paese membro ha visto ridurre la propria quota di parlamentari. I nuovi eurodeputati erediteranno dai loro predecessori alcuni nodi irrisolti, a partire dall’approvazione e ratifica del Trattato costituzionale, ma anche un Parlamento più forte che ha già sperimentato i nuovi poteri avuti con i Trattati di Amsterdam e Nizza. Il Parlamento europeo, ricordiamo, esercita la funzione legislativa, anche se per entrare in vigore la legislazione comunitaria deve essere recepita dai singoli parlamenti nazionali. Altri compiti: il controllo su tutte le istituzioni dell’Unione e l’approvazione del bilancio annuale.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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In vista della consultazione elettorale, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, Comece, ha diffuso una dichiarazione in cui si invitano i cattolici a considerare alcuni orientamenti nella scelta dei candidati. Tra i vari fattori i vescovi indicano il rispetto della vita e dell’ambiente, la solidarietà, il sostegno alla famiglia e all’istruzione, l’accoglienza dei migranti, il principio della sussidiarietà, la promozione della pace e della giustizia, l’onestà nella vita pubblica. Ma a quale preoccupazione intende rispondere questo documento? Al microfono di Fabio Colagrande, mons. Giuseppe Merisi, vescovo ausiliare di Milano e delegato per la Conferenza episcopale italiana presso la Comece. 

 

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R. – C’è la preoccupazione di far conoscere la posizione e gli orientamenti della Chiesa. E’ come un servizio per il bene, il bene comune. Facciamo riferimento al Vangelo: dal Vangelo la Chiesa ha tratto questi principi della dottrina sociale della Chiesa. Invitare elettori e candidati a far riferimento e ad accogliere le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa significa aiutare la promozione del bene comune nelle sue declinazioni che tutti conosciamo, dalla solidarietà alla difesa della dignità di ogni persona, alla sussidiarietà, alla difesa della vita, alla giustizia e alla pace.

 

D. – Tra gli aspetti che, secondo i vescovi, gli elettori dovrebbero considerare in maniera opportuna, il rispetto del principio di sussidarietà.  Perché questo elemento?

 

R. – In Italia, in modo particolare, l’episcopato insiste che su alcuni temi - come quello della famiglia - si faccia riferimento al principio di sussidiarietà, perché sembra importante che su queste tematiche continuino a decidere e a deliberare gli Stati nazionali, riservando gli orientamenti comunitari ad altri settori o in ogni caso riconoscendo la competenza degli Stati nazionali.

 

D. – Come valuta la lettura che alcuni danno di questo voto come elezioni politiche interne, negando un po’ il loro significato europeo?

 

R. – Certo c’è sempre bisogno di ricordare che siamo di fronte ad una prospettiva europea. Sono momenti difficili e delicati per il cammino dell’Europa. Un cammino, questo, che chiede coesione e rispetto delle diversità; che chiede sforzo di solidarietà nei confronti dei Paesi o delle aree meno ricche; che chiede valori alti.

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NUOVA STRAGE DI SFOLLATI IN UGANDA.

IL CARDINALE MARTINO, APPENA RIENTRATO DAL PAESE AFRICANO,

CHIEDE ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE DI AGIRE

- Intervista con il porporato -

 

Sale il bilancio della nuova strage di civili in un campo profughi nel Nord Uganda. Sono almeno 41 gli sfollati, tra cui vari bambini, uccisi nel campo di Aboke durante un ennesimo attacco lanciato martedì scorso dai ribelli del cosiddetto “Esercito di resistenza del signore”, che stanno terrorizzando le regioni settentrionali del Paese da 18 anni. 500 capanne sono state bruciate. Il campo ospita 12 mila civili. Dal Nord dell’Uganda è appena tornato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Giovanni Peduto gli ha chiesto di descriverci la situazione:

 

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R. – Si tratta di una tragedia umanitaria da cui l’Uganda da sola non potrà venire fuori. La comunità internazionale, come il Buon Samaritano, deve curvarsi e prendersi cura di lei: anzitutto facendo terminare gli scontri armati; poi rimettendo il debito estero; e quindi sostenendo concretamente i progetti di sviluppo che sono già in cantiere ad opera degli stessi africani.

 

D. – Perché c’è ancora la guerra in Uganda?

 

R. – Come noto, finora c’è stato chi dall’esterno ha soffiato sul fuoco e sostenuto l’azione dei ribelli. Ora, sembra che tale sostegno stia venendo meno e c’è la speranza di una svolta in questo dramma che già troppo a lungo è durato e con troppe vittime.

 

D. – Che immagini riporta dal suo viaggio in Uganda?

 

R. – L’incancellabile straziante immagine di moltitudini stremate da 18 anni di guerra, da un sottosviluppo spaventoso e da gravi malattie. I campi profughi, gli ospedali, le masse di senzatetto, soprattutto di bambini minacciati e sempre in pericolo di essere rapiti per farne dei bambini-soldato, non potrò più dimenticarli per tutta la vita. Ma insieme mi ha colpito la grande dignità di questa povera gente, la loro voglia di uscire da tale condizione disumana.

 

D. – Ci sono anche tanti missionari che rischiano ogni giorno la vita in silenzio …

 

R. – Sono gente stupenda, che si dona totalmente, rischiando ogni giorno la vita, senza altra contropartita che quella indicata da Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere … Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”.

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IERI AD ASSISI LA FIRMA DELLA CONVENZIONE TRA LA FACOLTA’ TEOLOGICA

DI BELGRADO E L’UNIVERSITA’ PONTIFICIA LATERANENSE

 PER LO SCAMBIO DI DOCENTI E ALUNNI

- Intervista col vescovo Rino Fisichella -

 

E’ stata firmata ieri, nel Sacro Convento ad Assisi, una Convenzione per lo scambio di docenti ed alunni tra la Facoltà Teologica di Belgrado e la Pontificia Università Lateranense. Sul significato di quest’accordo, Giovanni Peduto ha intervistato il rettore della Lateranense, il vescovo Rino Fisichella:

 

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R. – E’ un ulteriore segno concreto del cammino ecumenico. Anche Assisi ha un suo valore simbolico i rappresentanti della Facoltà desideravano veramente poter firmare la Convenzione ad Assisi sotto la protezione di S. Francesco, in modo tale che il cammino che siamo chiamati a compiere unitariamente, pur nella differenza delle competenze, rimarchi quella capacità che, a livello della teologia, possiamo ulteriormente porre in atto nel dialogo ecumenico.

 

D. – Cosa possono donarsi reciprocamente la spiritualità orientale e quella occidentale?

 

R. – Come il Papa ci ha sempre insegnato, in quest’ultimo periodo la Chiesa deve essere capace di respirare con i due polmoni che sono l’Oriente e l’Occidente. E non possiamo dimenticare anche che la costruzione dell’Europa e le radici dell’Europa risentono dell’Oriente e dell’Occidente: non a caso, insieme a Cirillo e Metodio abbiamo anche Benedetto. Direi che sono tutti momenti che ci aiutano a scoprire ancor più le radici comuni che abbiamo e quella spiritualità che è anche capacità di coniugare la nostra cultura con le diverse tradizioni. Diciamo che l’Occidente è molto più “paolino”, mentre l’Oriente potremmo dire che è più “giovanneo”. La capacità da parte dell’Oriente di sviluppare una spiritualità sull’immagine, sull’icona, viene integrata dalla capacità dell’Occidente di avere una spiritualità che si fa carico anche della grande forza di spessore speculativo che possiede.

 

D. – C’è oggi un dialogo maggiore tra cultura orientale e occidentale in Europa? E cosa si può fare di più?

 

R. – Questo dialogo e questa collaborazione sono iniziati già molti decenni fa, basti pensare a quelli che sono stati, nell’ambito soltanto della teologia, gli studi di Bulgakov, gli studi di Soloviev, tanti studi dell’Oriente che hanno determinato, per molti aspetti, l’interesse della teologia occidentale. Basti pensare anche agli studi di von Balthasar su questi autori o a quante tesi, nelle nostre Università, sono state fatte su autori dell’Oriente. Direi che ciò è una ulteriore forma di quella complementarietà che siamo chiamati a porre in atto nella riscoperta della ricchezza reciproca che possediamo. E tutto questo, però, va visto nel futuro: cioè come una capacità di saper camminare insieme, di poter mettere insieme quelle forze culturali che abbiamo e ad essere anche consapevoli che il destino delle generazioni future dipende dalle forme di collaborazione che noi riusciamo a porre in atto.

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UNA RETE DI SOLIDARIETA’ INTERFAMILIARE PER CREARE SINERGIA SPIRITUALE

E MATERIALE TRA I VARI NUCLEI. L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE CAMILLO RUINI

 AL TERMINE DEL CONVEGNO DIOCESANO DEDICATO ALLA FAMIGLIA

 

Chiuso ieri sera dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il convegno ecclesiale della diocesi di Roma sul tema: “Famiglia, diventa ciò che sei… nella Chiesa e nella società”, svoltosi nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Tracciato il bilancio al termine del primo anno del programma pastorale triennale dedicato alla famiglia. Il servizio è di Salvatore Sabatino.

 

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La famiglia come fondamento dell’umanità. Il cardinale Ruini, rilevando i cambiamenti della società italiana, con una maggiore attenzione del mondo della cultura, della politica e dell’economia alla famiglia, ha voluto nuovamente evidenziare che i figli sono “moltiplicatori di energia”. In una disamina anche sociologica, il porporato ha poi affrontato il tema delle politiche italiane per la famiglia, definite “una necessità”, per disegnare il futuro del Paese, alle prese con una sempre crescente crisi demografica. Ma è nella sinergia tra famiglie che si trova il punto di sviluppo per l’intera società. Riprendendo quanto riferito due giorni prima dal vicegerente della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti, il cardinale Ruini  ha esortato le famiglie cristiane ad uscire dall’isolamento delle proprie case per andare incontro agli altri nuclei, formando una sorta di reti di solidarietà interfamiliare, in grado di mettere in campo una forza di scambio spirituale, ma anche legata ai bisogni concreti delle varie famiglie. Tutto questo, dando la massima attenzione alle varie fasi della vita: dalla crescita agli ultimi momenti dell’esistenza.

 

Proprio ai malati il porporato ha voluto dedicare una parte importante del suo intervento, evidenziando quanto la società odierna li consideri marginali. “Le ultime fasi della vita – ha riferito – sono invece uno snodo definitivo che ci proietta verso l’Aldilà”, che ha bisogno della cooperazione familiare soprattutto in questo momento storico, in cui l’invecchiamento della popolazione italiana va di pari passo con l’abbassamento dei giorni di ospedalizzazione. In sintesi, i tanti italiani anziani che vivono nelle loro case devono essere immessi nell’auspicata “rete di solidarietà interfamiliare”.

 

Poi ancora l’importanza della catechesi, che deve assumere una più spiccata azione familiare. Anche in questo caso – ha ribadito il cardinale Ruini – le famiglie devono diventare missionarie, aprire le loro case ai quei bambini che, seppur battezzati, non hanno la possibilità di condurre appieno un’adolescenza cristiana. Gli impegni dei genitori, infatti, sempre più spesso non danno loro la possibilità di seguire la crescita spirituale dei propri figli. Con la sinergia, questo vuoto può essere colmato, esaltando anche la pastorale vocazionale.

 

L’intervento del Cardinale Ruini è stato preceduto dalle relazioni dei 5 gruppi di lavoro che il giorno prima hanno fatto il punto sull’importanza della famiglia. Il messaggio comune emerso dai vari interventi mette sotto i riflettori la Parrocchia come punto d’incontro e di sviluppo per i giovani, che attraverso l’oratorio e le tante attività, contribuisce in maniera sostanziosa alla formazione  e all’educazione della persona. I gruppi hanno pure evidenziato il valore dell’accoglienza, ministero di servizio in grado di eliminare le barriere sviluppate dalla diffidenza. 

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L’EUROPA RISCOPRA JACQUES MARITAIN PER EDUCARE L’INTELLIGENZA DEI GIOVANI

AL CONFRONTO CON GLI ALTRI SENZA PERDERE LA PROPRIA IDENTITA’

- Intervista con il prof. Piero Viotto -

 

L’Europa e il ruolo dei cristiani in politica: a 30 anni dalla morte di Jacques Maritain, filosofo della “nuova mondialità”, l’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), in collaborazione con l’Istituto internazionale a lui intitolato ed il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) hanno organizzato a Roma un dibattito sull’attualità di questo grande pensatore francese. Nell’occasione è stato presentato il volume “Jaques Maritain. Dizionario delle opere”, curato da Piero Viotto, professore emerito di Pedagogia all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Nato a Parigi, nel 1882, da una famiglia protestante, Maritain a 24 anni si convertì al cattolicesimo insieme alla moglie Raissa, russa di origine ebrea; nel 1936 uscì “Umanesimo integrale”, l’opera più famosa di questo coraggioso intellettuale del Novecento, che suscitò intorno a sé grande interesse in tutto il mondo, ma anche vivaci critiche e polemiche negli stessi ambienti cattolici; animato da profonda passione civile, mai restò estraneo ai rivolgimenti politici e sociali che attraversarono la sua lunga vita, fino al 1973, quando si spense a 91 anni. Ma quale attualità conserva il suo pensiero in un’Europa oggi sempre più secolarizzata, multirazziale e multireligiosa. La parola  al prof. Piero Viotto:

 

R. - La sua attualità è soprattutto dovuta al fatto che propone un pluralismo come metodologia politica, dove ciascuno deve garantire la sua identità nel rispetto dell’altro. Quindi, conciliare insieme il valore della verità e il rispetto della libertà. Perché il secolo scorso è stato il secolo dell’ideologia, dei totalitarismi derivanti da Hegel. Maritain va oltre Hegel e mette in evidenza questo valore della dignità della persona umana.

 

D. – Avrebbe quindi rifiutato la tesi che staremmo vivendo una fase di scontro di civiltà?

 

R. – Certamente. Non esiste uno scontro di civiltà per un uomo di pace. Maritain parla di amicizia civile, di giustizia intellettuale, di amicizia ecumenica, di carità fraterna, per cui il cristiano, il musulmano, l’ebreo, senza perdere identità, possono convivere nella stessa società. Certo è finita la società barocca, la società sacrale, che istituzionalizzava nelle strutture sociali una fede. Maritain dice che lo Stato deve essere neutrale, non può essere neutro, cioè non può avere una sua ideologia – sarebbe il laicismo: deve essere neutrale  per garantire a ciascuna fede le proprie convinzioni. In questo senso è un maestro per il futuro.

 

D. – Secondo molti le moderne democrazie occidentali starebbero vivendo una crisi generale di valori. Maritain quale suggerimento operativo avrebbe dato, per esempio, a dei giovani che volessero iniziare una carriera politica?

 

R. – Prima di iniziare una carriera politica, occorre iniziare una carriera culturale, altrimenti non c’è niente da dire in politica. Quindi Maritain direbbe che la prima cosa da fare è tornare a Socrate, cioè imparare a filosofare, evitando di imporre un solo sistema filosofico o di cadere nel relativismo della storia della filosofia. Occorre permettere ai giovani di filosofare, perchè la loro coscienza possa abbordare, aggredire, conoscere la verità, che poi dovranno testimoniare. Quindi Maritain non riconosce il pensiero debole, perché questo è il risultato della modernità. Lui si sposta nel post-moderno, con un recupero del realismo classico, ebraico, greco, latino, cristiano. Quindi si tratta di educare l’intelligenza, perché il male dell’Europa è partito da Cartesio, il quale ha demolito la scientificità della teologia; da Kant, che ha demolito la scientificità della filosofia; e quelli che sono venuti dopo, i pragmatisti, i marxisti, hanno demolito la scientificità della scienza, e l’uomo è rimasto nel pensiero debole. Occorre tornare a pensare. Questa è la sua lezione.

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CHIESA E SOCIETA’

10 giugno 2004

 

FRANCESCANI E DOMENICANI CHIEDONO ALLE NAZIONI UNITE

L’ABROGAZIONE DELLA LEGGE SULLA BLASFEMIA IN PAKISTAN,

CHE PUNISCE CON LA PENA DI MORTE CHI NON PROFESSA LA RELIGIONE ISLAMICA

 

GINEVRA.= Incoraggiati dal recente annuncio del presidente pakistano, Pervez Musharraf, di una possibile revisione del codice penale islamico nel Paese, due organizzazioni non governative di Francescani e Domenicani hanno chiesto ieri a Ginevra, presso la Commissione e la Sottocommissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, l’abrogazione della legge del 1986 sulla blasfemia in Pakistan. L’articolo 295-C del codice penale pakistano punisce con la pena capitale “tutti coloro che con parole o scritte, gesti o rappresentazioni visibili, insinuazioni dirette o indirette, insultano il santo nome del Profeta”. Già dal 1997 i Franciscans International e i Dominicans for Justice and Peace si sono battuti per far abrogare questa legge, che viola il diritto alla vita proclamato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Suscettibile di diverse interpretazioni e manipolazioni, tale regolamento è diventato spesso uno strumento di vendetta personale e di persecuzione nei confronti delle minoranze cristiane e di altro credo, che “sperimentano ripetutamente umiliazioni, intolleranza e violenza”, come afferma il comunicato distribuito da Franciscans International. Alle minacce, intimidazioni e pressioni da parte del sistema giudiziario, si sommano processi irregolari e omicidi ingiustificati, come nel caso di Samuel Masih, ucciso lo scorso primo giugno a Lahore dalla guardia carceraria per aver appoggiato dei rifiuti contro il muro di una moschea. Le due organizzazioni hanno inoltre esortato le autorità pakistane ad adottare misure più serie per proteggere la vita, le proprietà, la dignità e l’onore delle minoranze. (R.M.)

 

 

Nel corso del 2003 le spese militari sono cresciute di oltre il 10 per cento. Lo denuncia il rapporto annuale del sipri,

l’istituto internazionale di Stoccolma per la ricerca sulla pace

 

STOCCOLMA. = Nonostante diminuisca il numero dei conflitti armati nel mondo, le spese militari continuano a crescere a ritmo vertiginoso. Secondo il rapporto del Sipri, infatti, la spesa militare mondiale è aumentata nel 2003 dell’11% dopo un incremento del 6,5% nel 2002. Questa accelerazione sarebbe riconducibile soprattutto al conflitto iracheno e, più in generale, alla lotta al terrorismo internazionale. Un dato ancora più sconcertante alla luce del fatto che nel 2003 il numero dei conflitti armati è stato il più basso dagli anni della guerra fredda, fatta eccezione per il 1997. L’anno scorso si combattevano 19 guerre in 18 punti del mondo. Si è trattato in prevalenza di conflitti interni a un Paese, cioè entro confini nazionali, mentre solo due vedono contrapporsi due o più Stati: il conflitto iracheno e quello tra India e Pakistan. Il rapporto riserva un ampio capitolo all’Iraq analizzando le radici del conflitto e le sue possibili conseguenze. Riflettendo sul ruolo dell’Onu, il Sipri afferma che "nonostante le ferite inflitte nel 2003 al concetto del primato delle Nazioni Unite nel mantenimento della pace e della sicurezza, l’Onu rimane grandemente in gioco per le operazioni di pace, e in particolare nel difficile campo della ricostruzione dopo i conflitti". (I.I.)

 

 

PACE, DIALOGO E SOLIDARIETA’ SONO I TRE “PILASTRI” SUI CUI COSTRUIRE

LA CASA COMUNE EUROPEA CHE L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA PROPONE

AI CANDIDATI DELLE ELEZIONI EUROPEE

 

ROMA. = Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, la Presidenza dell’Azione Cattolica Italiana indica i tre pilastri di una scelta politica cristianamente ispirata. Il primo pilastro è la pace. “L’Europa ai suoi inizi è nata da un bisogno concreto: evitare nuove guerre tra le principali nazioni europee”, si legge nell’editoriale del quindicinale “Segno Nel Mondo” a firma della presidenza nazionale. Perciò, prosegue la presidenza di AC, “Europa e pace sono un binomio inscindibile che deve diventare il primo compito da assumere in tutte le controversie internazionali”. Il secondo pilastro è il dialogo: “Un’Europa costruita sul dialogo si presenta al mondo senza volontà egemoni ma contribuendo con la sua identità alla pacifica convivenza tra i popoli; si impegna per affermare i diritti dell’uomo e di ogni uomo per dare futuro a tutta l’umanità”. Infine la solidarietà che, osserva la presidenza di AC, “è il fondamento delle grandi conquiste sociali e civili che l’Europa ha ottenuto negli ultimi 50 anni. È il terreno su cui si deve fondare un ripensamento complessivo del modello di welfare europeo”. Ma la solidarietà, “deve essere anche principio guida delle relazioni internazionali. Sulla base di esso, l’Europa non può dimenticare il debito e i doveri nei confronti dell’Africa, rendendo il Mediterraneo luogo di incontro tra i continenti che imparano a condividere ricchezze, cultura e progresso”. Alla luce di questi principi, l’Azione Cattolica Italiana si dichiara pronta a “sostenere persone che si impegnano a realizzare questa identità, che scelgono di spendersi veramente per l’Europa, che non usano l’occasione elettorale come una vetrina tutta nazionale”. (I.I.)

 

 

La politica del figlio unico sta provocando un preoccupante invecchiamento della popolazione cinese con una spesa crescente

per le politiche sociali

 

PECHINO. = Timori e preoccupazioni in Cina per il graduale invecchiamento degli abitanti. Secondo il ‘Libro verde della popolazione e del lavoro’, diffuso in questi giorni nel Paese asiatico e riportato dall’agenzia statale cinese ‘Xinhua’, dal 2000 al 2007, i cinesi con 65 o più anni passeranno dagli attuali 100 ai 200 milioni. In pratica gli anziani cresceranno di 4 milioni ogni anno e arriveranno a costituire il 14% della popolazione. Preoccupanti anche le previsioni dal 2028 al 2036: gli ultra-sessantacinquenni dovrebbero toccare i 300 milioni, diventando il 20% della popolazione. Secondo il ‘Libro verde’, ogni cinese - che attualmente ha un’aspettativa di vita di 71 anni - sperimenterà in media 8 anni di malattia e questo porterà a crescenti spese nel settore sanitario e dell’assistenza sociale, e al conseguente impoverimento di parte della nazione. Il graduale invecchiamento degli abitanti della Cina porrà inoltre nuove sfide a livello sociale, in particolare per quanto riguarda il sistema pensionistico. Le pensioni del futuro peseranno perciò sempre di più sui cinesi della fascia di età dai 15 ai 59 anni, il gruppo sociale oggi più consistente, pari al 67% della popolazione. (I.I.)

 

 

IL 10 GIUGNO DI 80 ANNI FA VENIVA RAPITO E UCCISO GIACOMO MATTEOTTI.

LA FIGURA DEL DEPUTATO SOCIALISTA E’ STATA RICORDATA

DA PIER FERDINANDO CASINI E GIULIANO VASSALLI

NEL CORSO DI UNA SOLENNE COMMEMORAZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

- A cura di Ignazio Ingrao -

 

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ROMA. = Aveva da pochi giorni compiuto 39 anni, Giacomo Matteotti quando il 10 giugno 1924 si incamminava sul Lungotevere Arnaldo Da Brescia diretto a Montecitorio. Il giorno seguente avrebbe dovuto tenere un discorso in aula. Affiancato da un gruppo di squadristi fascisti, tra cui Antonio Dumini, capo ufficio stampa della presidenza del Consiglio, Matteotti viene trascinato a forza su un auto e portato via. Di lì a poco sarà ucciso con una coltellata al torace. Il corpo verrà ritrovato solo il 16 agosto nel bosco della Quartarella, vicino Roma. Il delitto Matteotti segna un momento critico nell’affermazione del regime fascista, che sembra vacillare sotto le critiche delle opposizioni. Pochi giorni dopo, la minoranza abbandona l’aula del Parlamento per dare vita alla cosiddetta secessione dell’Aventino. L’opinione pubblica è disorientata e da quel momento la repressione del regime contro le voci dissidenti si farà ancora più dura. Al di là dell’omicidio, la figura di Matteotti resta ancora poco conosciuta. Nato a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, da famiglia benestante, entra nel movimento socialista fin dagli anni dell’università e partecipa alle battaglie dei braccianti agrari. Deciso antiinterventista nella prima guerra mondiale, viene confinato in Sicilia dal 1916 al 1919. Dopo la guerra viene eletto deputato e diviene segretario del Partito socialista unitario. Traccia un “programma minimo” di riforme che doveva essere realizzato attraverso le autonomie dei comuni e il governo delle città da parte delle forze operaie e contadine. Internazionalista convinto, Matteotti tiene contatti con i socialisti francesi, tedeschi e inglesi. Presto comprende il pericolo rappresentato dall’avvento al potere del partito nazionale fascista e già nel 1921 ne denuncia le protezioni e le connivenze. Coraggiosamente il 30 maggio del 1924 interviene alla Camera per protestare contro le violenze degli squadristi che nelle elezioni avevano impedito ai candidati delle minoranze di esprimersi. Pochi giorni dopo il regime mette a tacere anche la sua voce. Per ricordare la figura di Matteotti verrà inaugurata domani a Roma presso la sede dell’Archivi di Stato una mostra di documenti inediti.

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24 ORE NEL MONDO

10 giugno 2004

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La svolta della risoluzione Onu sull’Iraq e le riforme per il Medio Oriente sono stati i due temi forti della prima giornata del G8, in corso a Savannah, nell’isola di Sea Island a largo della Georgia. Intanto, la diplomazia internazionale è al lavoro per attuare la risoluzione 1546 del Consiglio di Sicurezza. Secondo l’inviato speciale di Kofi Annan in Iraq, Brahimi, sciiti e curdi troveranno un modo per risolvere le loro divergenze sulla risoluzione Onu. Ma torniamo alla riunione del G8, con il servizio di Elena Molinari:

 

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Il tentativo del presidente Usa e del primo ministro britannico di ottenere un intervento Nato in Iraq, si è scontrato contro il muro francese e tedesco. George Bush e Tony Blair hanno deciso di presentare il coinvolgimento delle truppe dell’Alleanza Atlantica in Iraq come una conseguenza inevitabile per la risoluzione Onu. Ma il primo ‘no’ è già arrivato e proprio da Jacques Chirac. “Il coinvolgimento della Nato in Iraq – ha detto il presidente francese – non è nella vocazione dell’Alleanza Atlantica e non è quindi auspicabile”. Chirac sarebbe disposto a parlarne, ma solo se il governo iracheno ne facesse esplicita richiesta. Freddo anche il cancelliere tedesco, mentre Silvio Berlusconi si è tenuto in equilibrio, dicendo che un intervento Nato è possibile, ma non essenziale. Bush ha invece ottenuto la firma degli otto in calce al suo piano per la democrazia nel Medio Oriente, ma non prima di aver incassato qualche resistenza e di aver ridimensionato le proprie aspettative. Dopo le critiche di Arabia Saudita e di Egitto, che non si sono neanche presentati al Vertice, ieri Washington ha registrato qualche perplessità da parte di Turchia e Giordania. Alla fine il documento approvato dagli otto è una dichiarazione di intenti non vincolante a stabilire fermamente le basi per la democrazia nella regione tramite dei Forum multilaterali.

 

Da Savannah, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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Alla riunione del G8, ha fatto il suo esordio sulla scena internazionale il presidente ad interim iracheno, Ghazi al-Yawar, che ha sottolineato il suo impegno per costruire la democrazia in Iraq. Sul terreno, tuttavia, la situazione resta instabile e proseguono gli scontri. A Najaf, la polizia irachena si è scontrata con miliziani del mullah ribelle al-Sadr: nelle violenze hanno perso la vita almeno due persone. Ad Amara, 350 chilometri a sud di Baghdad, un bambino è stato ucciso e cinque altri civili sono stati feriti da un proiettile di mortaio. Questa mattina, poi, un ordigno è esploso senza far danni al passaggio di una pattuglia di lagunari italiani nei pressi della base “Libeccio” a Nassiriya.

 

Dopo il grande entusiasmo di ieri, è passata all’insegna della normalità la prima notte a casa degli ex ostaggi italiani in Iraq, liberati in un blitz martedì scorso. Intanto, gli inquirenti sono al lavoro per determinare le modalità del sequestro ed, in particolare, dell’uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Dal canto loro, Stefio, Cupertino e Agliana – interrogati ieri dai Pm di Roma – hanno detto di non aver saputo dell’uccisione di Quattrocchi, durante i due mesi di prigionia.

 

In Afghanistan, un gruppo armato di guerriglieri ha attaccato questa mattina all’alba una base di lavoratori cinesi presso la città settentrionale di Kunduz uccidendone 11 e ferendone almeno 16. Quello di oggi è tra i peggiori attacchi a stranieri in Afghanistan da quando i talebani sono stati deposti, due anni e mezzo fa. E’ la prima volta che gli interessi cinesi sono colpiti con tale violenza in Afghanistan. Ferma la condanna del governo di Pechino.

 

Attacco terroristico anche in Pakistan, dove il comandante dell’esercito a Karachi, il generale Ahsan Saleem Hayat, è scampato ieri ad un attentato compiuto da un commando contro il suo convoglio. Nell’attacco sono morte nove persone, numerosi i feriti. Nelle stesse ore, undici miliziani legati ad Al Qaeda sono stati uccisi dall’esercito pakistano nei pressi del confine con l'Afghanistan. Nelle ultime ore, il governo pakistano ha posto i suoi aeroporti internazionali in stato di allerta a seguito di minacce di dirottamento.

 

Alta tensione in Nigeria: è giunto al secondo giorno lo sciopero che ha quasi paralizzato il Paese africano. Le opposizioni contrarie al presidente Obasanjo hanno indetto una protesta generale contro l’aumento del prezzo della benzina. D’altro canto, mentre il Paese affronta una nuova emergenza, torna ad esplodere la violenza etnico-religiosa. Sono infatti almeno 50 le vittime degli scontri tra musulmani e cristiani scoppiati negli ultimi due giorni a Numan, nello Stato di Adamawa, nel nord-est della Nigeria. Dal canto suo, il governatore di Adamawa ha dato ordine alle forze di polizia di sparare a vista contro chiunque compia atti di vandalismo o di violenza nella città. Sulla difficile situazione in Nigeria, ascoltiamo mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - Numan è popolata da gente che non ha accettato l’Islam, ma in zona vivono molte persone musulmane. All’origine delle violenze, spesso c’è una mescolanza tra problemi religiosi e rivalità tribali. Secondo me si tratta di quest’ultima ipotesi, aggravata da motivi politico-economici.

 

D - Quali interessi ci sono allora dietro questi scontri?

 

R. - Semplicemente si tratta di decidere chi comanda. Il clima politico, che dovrebbe essere democratico, purtroppo non lo è. Non c’è un forum all’interno del quale affrontare i problemi e le rivalità tra i diversi gruppi, per poi risolverli in maniera pacifica. Non ci sono partiti politici veri e propri. Il governo non vuole un’atmosfera di libertà politica. Per questo dobbiamo chiamare in causa anche il governo centrale, che ha tutti gli strumenti per mantenere l’ordine, come la polizia, l’esercito, le agenzie di sicurezza, ma purtroppo finora sembra che non riescano a fare il loro lavoro.

 

D. - Già nei mesi scorsi c’erano state delle tensioni. Perché è così facile che scoppino queste violenze?

 

R. - Tali fatti si dovevano già prevedere, ma invece di guardare in faccia la realtà, questa non esce.

 

D. - In queste ore in Nigeria si tiene anche uno sciopero generale contro il caro-benzina....

 

R. - Lo sciopero contro l’aumento del prezzo della benzina è solo un sintomo di un malessere generale. La gente non ha molta fiducia nel governo, che non si interessa al benessere della popolazione e rende la vita della povera gente sempre più difficile.

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L’America si appresta a tributare l’ultimo commosso omaggio a Ronald Reagan, il 40.mo presidente degli Stati Uniti, morto sabato scorso all’età di 93 anni. Il feretro di Reagan si trova ora a Washington, nel Campidoglio, sede del Congresso americano, dove in queste ore riceve l’estremo saluto di migliaia di cittadini. Domani, nella capitale, si terranno i solenni funerali di Stato. Alle esequie prenderanno parte numerosi leader politici del presente e del passato. Tra questi, il protagonista, insieme a Reagan, della fine della Guerra Fredda: Mikhail Gorbaciov. Il Papa ha inviato come delegato pontificio ai funerali dell’ex presidente Usa, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano.

 

L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Solana, ha ribadito al premier israeliano Sharon la posizione dell'Unione per “il ritiro da tutti gli insediamenti di Gaza e di parte della Cisgiordania, in linea con la più recente dichiarazione del Quartetto”. E proprio, stamani, la stampa israeliana – citando fonti governative – rivela che il ritiro israeliano da Gaza dovrebbe essere completato entro il 30 settembre 2005. Sul terreno, un miliziano di Hamas è stato ucciso dal fuoco israeliano a Jenin, in Cisgiordania. Intanto, le autorità israeliane hanno avviato i lavori di costruzione della barriera di sicurezza a nord di Gerusalemme. Il progetto è contestato dai palestinesi, che ritengono consenta allo Stato ebraico di annettersi parte dei territori palestinesi.

 

Nella Repubblica democratica del Congo, l’esercito ha riconquistato la città di Bukavu, che nell’ultima settimana era stata devastata dai saccheggi di miliziani ribelli che si oppongono al presidente Kabila. Intanto, due suore della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia di Savona e Sanremo sono state ostaggio dei ribelli all'interno del loro convento a Bukavu, nei pressi del confine con il Rwanda per circa due settimane. Tornate ieri in libertà si sono messe in contatto con l'Italia. Le due religiose hanno detto di star bene e di voler restare nella missione in Africa, nonostante la brutta avventura.

 

In Italia, al carcere milanese di San Vittore, sono in corso gli interrogatori di due islamici fermati con l'accusa di terrorismo internazionale. In particolare, secondo le conversazioni telefoniche intercettate dagli investigatori milanesi, uno dei due, “Mohammed l'Egiziano” sarebbe coinvolto negli attentati di Madrid dell'11 marzo.

 

Ancora in Italia, la Corte d'Assise di Arezzo ha condannato la brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce, alla pena dell’ergastolo per la sparatoria sul treno Roma-Firenze, del 2 marzo 2003, nella quale fu ucciso il soprintendente della Polfer Emanuele Petri e perse la vita anche il brigatista Mario Galesi. La Lioce, come richiesto dall’accusa, è stata ritenuta colpevole di concorso in omicidio, aggravata da fini terroristici.

 

Ventidue feriti: è questo il bilancio dell’esplosione di una bomba, ieri sera, in un condominio di Colonia, in un quartiere abitato prevalentemente da immigrati turchi. Sembra esclusa al momento una pista terroristica e fra le varie ipotesi della polizia tedesca c’è anche quella che possa essersi trattato di un regolamento di conti fra negozianti.

Una nave tedesca ha urtato oggi il pilone di un ponte sul Danubio, a Vienna. Secondo l'agenzia Apa, l'incidente ha causato 19 feriti.

 

In Grecia, ignoti hanno lanciato stanotte una granata verso una caffetteria chiusa in un quartiere di Atene, provocando ingenti danni materiali. Secondo la polizia si tratta di un atto di delinquenza non legato alle imminenti Olimpiadi di Atene.

 

 

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