RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 162 - Testo della trasmissione di giovedì 10 giugno
2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
La politica del figlio unico sta provocando un preoccupante
invecchiamento della popolazione cinese
Iraq
in primo piano al G8 di Sea Island: Bush e Blair propongono l’impegno della
Nato, scetticismo di Schröder e Chirac.
In
Afghanistan, 11 operai cinesi uccisi in un attacco terroristico. Nel vicino
Pakistan, il capo dell’esercito a Karachi sfugge ad un attentato, che provoca
la morte di 9 persone.
Escalation
di violenza in Nigeria: 50 morti in scontri interetnici, mentre prosegue lo
sciopero generale per il caro benzina. Ai nostri microfoni l’arcivescovo di
Abuja, mons. Onaiyekan.
10 giugno 2004
LA CHIESA OGGI CELEBRA LA SOLENNITA’ DEL
CORPUS DOMINI.
IL PAPA PRESIEDERA’ QUESTO POMERIGGIO LA SANTA MESSA
A SAN GIOVANNI IN LATERANO, SEGUITA DALLA TRADIZIONALE PROCESSIONE
FINO A SANTA MARIA MAGGIORE
- A
cura di Barbara Castelli -
Si
rinnoveranno tra qualche ora, per le strade di Roma, le tradizionali celebrazioni
legate alla festa del Corpus Domini. Giovanni Paolo II presiederà la Messa
della solennità, che avrà inizio questa sera alle 18:30, sul sagrato della
Basilica di San Giovanni in Laterano. Alla
Santa Messa farà seguito
la processione eucaristica, che percorrendo via Merulana, raggiungerà la
Basilica di Santa Maria Maggiore.
La
solennità del Corpus Domini, fissata nel giovedì seguente la prima domenica
dopo la Pentecoste, celebra il mistero dell’Eucaristia, il “Sacramento in cui
Cristo ha voluto ‘concentrare’ per sempre tutto il suo mistero d’amore” per
l’uomo. “Cari giovani - ha esortato ieri Giovanni Paolo II, nel corso
dell’Udienza Generale - l’Eucaristia sia il vostro cibo spirituale di ogni
giorno; sia per voi, cari malati, il sostegno e il conforto nella sofferenza;
aiuti voi, cari sposi novelli, a progredire sempre più sulla via della santità
coniugale”.
*********
In
occasione della solenne festa del Corpus Domini invito i romani e i pellegrini
a partecipare numerosi alla Santa Messa che avrà luogo a Piazza San Giovanni in
Laterano e alla processione eucaristica che si concluderà a Santa Maria Maggiore.
**********
La nostra emittente seguirà in
radiocronaca diretta la celebrazione a partire dalle 18.30, con commento in
italiano, sulle frequenze di 585 kHz in onda media e su 105 MHz in modulazione
di frequenza.
PUBBLICATI SUL SITO INTERNET VATICANO I “LINEAMENTA”
SUL
PROSSIMO SINODO DEI VESCOVI CHE SI TERRA’ NEL 2005
SUL
TEMA DELL’EUCARISTIA
- A
cura di Sergio Centofanti -
Sono stati pubblicati sul sito Internet vaticano
(www.vatican.va) i “Lineamenta” dell’11.ma Assemblea Ordinaria del Sinodo dei
Vescovi che si terrà nell’ottobre del 2005 sul tema: “L’Eucaristia: fonte e
culmine della vita e della missione della Chiesa”. Il testo è a disposizione in
italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e latino.
Nella presentazione dei “Lineamenta”, il cardinale Jan
Pieter Schotte, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha spiegato che
“esiste oggi nella Chiesa, innegabilmente, una urgenza eucaristica, che fa capo
non più a incertezze di formule, come avveniva nel periodo del Concilio
Vaticano II, ma alla prassi eucaristica bisognosa oggi di nuova amorosa
attitudine fatta di gesti di fedeltà” a Cristo.
“La presenza reale del Signore nel Santissimo Sacramento -
si legge nell’introduzione ai ‘Lineamenta’ - è stata voluta da Lui stesso
perché il Dio Emmanuele fosse oggi e sempre un Dio vicino all’uomo”.
LA PERSONA UMANA RAPPRESENTA IL MIGLIOR CAPITALE:
OCCORRE,
QUINDI, DARE PRIORITA’ ALLA DIGNITA’ DEI LAVORATORI
E
DELLE LAVORATRICI. QUESTO, IN SINTESI, IL CUORE DELL’INTERVENTO
DELL’ARCIVESCOVO TOMASI, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L’UFFICIO ONU DI GINEVRA,
ALLA
92.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL LAVORO
- A
cura di Barbara Castelli -
“La
persona umana è il miglior capitale con la propria creatività, conoscenza, rapporti,
spiritualità. Le persone che lavorano, infatti, arricchiscono la società e
contribuiscono a promuovere la pace”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Silvano
Tomasi, Osservatore Permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra,
intervenendo martedì scorso alla 92.esima Conferenza Internazionale sul Lavoro.
L’incontro ha preso il via lo scorso primo giugno a Ginevra e si concluderà
giovedì 17.
Lo
scenario lavorativo odierno richiede con urgenza un impegno concreto da parte
delle istituzioni, che sono chiamate a dare priorità “alla dignità dei
lavoratori e delle lavoratrici, alla loro libertà, responsabilità e
partecipazione”. E’, dunque, fondamentale, ha ribadito il presule, ricordando
l’invito di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo dei Lavoratori,
“affrontare gli squilibri economici e sociali nel mondo del lavoro,
ripristinando la giusta gerarchia di valori”. Alla radice dei numerosi
conflitti che sconvolgono il pianeta, infatti, ha aggiunto l’Osservatore
Permanente, c’è “la mancanza di lavoro e di un minimo di possibilità di
guadagno”.
Nel 2015, secondo le previsioni, le persone al di sotto
dei 25 anni di età saranno circa tre miliardi. Dinanzi a questi giovani non si
può lasciar cadere nel vuoto la legittima aspirazione di “un impiego stabile”,
fattore chiave per condurre “uno stile di vita decoroso”. “E’ opportuno - ha
concluso l’arcivescovo Tomasi - sottolineare che mediante la salvaguardia della
priorità della persona, si promuove l’equità della globalizzazione, impedendo
l’emarginazione delle categorie più vulnerabili della popolazione”.
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
arcivescovo metropolita di Harare nello Zimbabwe mons. Robert Christopher
Ndlovu, finora vescovo di Hwange.
Il Papa ha poi accettato la
rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Pondicherry-Cuddalore in
India, presentata da mons. Michael Augustin, in conformità al canone 401 § 2
del Codice di Diritto Canonico. Gli succede, come arcivescovo metropolita,
mons. Anthony Anandarayar, finora vescovo di Ootacamund.
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10 giugno 2004
DA OGGI FINO AL 13 GIUGNO ELEZIONI STORICHE PER
L’EUROPA:
SI
VOTA NEI 25 PAESI DELL’UNIONE PER IL RINNOVO DEL PARLAMENTO EUROPEO.
I
VESCOVI DEL CONTINENTE CHIEDONO ATTENZIONE AI VALORI:
RISPETTO
DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA, GIUSTIZIA, SOLIDARIETA’ E PACE
-
Intervista con mons. Giuseppe Merisi -
Elezioni storiche per l’Europa: oggi è cominciata la maratona
elettorale che porterà entro domenica 13 giugno al rinnovo del Parlamento
europeo, il primo ad avere rappresentanti di 25 Paesi dopo l’allargamento
dell’Unione il 1° maggio scorso. I seggi sono stati aperti oggi in Olanda e
Gran Bretagna. Domani è la volta di Irlanda e Repubblica Ceca. In Italia si
vota il 12 e 13 giugno. Il servizio di Giampiero Guadagni.
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Rappresenta 455 milioni di cittadini. Il Parlamento
europeo viene eletto per la sesta volta. A contendersi la maggioranza i due
raggruppamenti storicamente più forti: i popolari e i socialisti. Secondo i
sondaggi il rischio astensione è molto alto, soprattutto nei dieci Paesi appena
entrati nell’Unione, cioè Polonia, Estonia, Cipro, Slovacchia, Slovenia, Repubblica
Ceca, Lettonia, Malta, Lituania, Ungheria. Per fare spazio ai nuovi rappresentanti,
ogni vecchio Paese membro ha visto ridurre la propria quota di parlamentari. I
nuovi eurodeputati erediteranno dai loro predecessori alcuni nodi irrisolti, a
partire dall’approvazione e ratifica del Trattato costituzionale, ma anche un
Parlamento più forte che ha già sperimentato i nuovi poteri avuti con i
Trattati di Amsterdam e Nizza. Il Parlamento europeo, ricordiamo, esercita la
funzione legislativa, anche se per entrare in vigore la legislazione
comunitaria deve essere recepita dai singoli parlamenti nazionali. Altri
compiti: il controllo su tutte le istituzioni dell’Unione e l’approvazione del
bilancio annuale.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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In vista della consultazione elettorale, la Commissione
degli Episcopati della Comunità Europea, Comece, ha diffuso una dichiarazione
in cui si invitano i cattolici a considerare alcuni orientamenti nella scelta
dei candidati. Tra i vari fattori i vescovi indicano il rispetto della vita e
dell’ambiente, la solidarietà, il sostegno alla famiglia e all’istruzione,
l’accoglienza dei migranti, il principio della sussidiarietà, la promozione
della pace e della giustizia, l’onestà nella vita pubblica. Ma a quale
preoccupazione intende rispondere questo documento? Al microfono di Fabio
Colagrande, mons. Giuseppe Merisi, vescovo ausiliare di Milano e delegato per
la Conferenza episcopale italiana presso la Comece.
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R. – C’è la preoccupazione di far
conoscere la posizione e gli orientamenti della Chiesa. E’ come un servizio per
il bene, il bene comune. Facciamo riferimento al Vangelo: dal Vangelo la Chiesa
ha tratto questi principi della dottrina sociale della Chiesa. Invitare
elettori e candidati a far riferimento e ad accogliere le indicazioni della dottrina
sociale della Chiesa significa aiutare la promozione del bene comune nelle sue
declinazioni che tutti conosciamo, dalla solidarietà alla difesa della dignità
di ogni persona, alla sussidiarietà, alla difesa della vita, alla giustizia e
alla pace.
D. – Tra gli aspetti che, secondo
i vescovi, gli elettori dovrebbero considerare in maniera opportuna, il
rispetto del principio di sussidarietà.
Perché questo elemento?
R. – In Italia, in modo
particolare, l’episcopato insiste che su alcuni temi - come quello della
famiglia - si faccia riferimento al principio di sussidiarietà, perché sembra
importante che su queste tematiche continuino a decidere e a deliberare gli
Stati nazionali, riservando gli orientamenti comunitari ad altri settori o in
ogni caso riconoscendo la competenza degli Stati nazionali.
D. – Come valuta la lettura che
alcuni danno di questo voto come elezioni politiche interne, negando un po’ il
loro significato europeo?
R. – Certo c’è sempre bisogno di ricordare che siamo di
fronte ad una prospettiva europea. Sono momenti difficili e delicati per il
cammino dell’Europa. Un cammino, questo, che chiede coesione e rispetto delle
diversità; che chiede sforzo di solidarietà nei confronti dei Paesi o delle
aree meno ricche; che chiede valori alti.
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NUOVA
STRAGE DI SFOLLATI IN UGANDA.
IL
CARDINALE MARTINO, APPENA RIENTRATO DAL PAESE AFRICANO,
CHIEDE
ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE DI AGIRE
-
Intervista con il porporato -
Sale il
bilancio della nuova strage di civili in un campo profughi nel Nord Uganda.
Sono almeno 41 gli sfollati, tra cui vari bambini, uccisi nel campo di Aboke
durante un ennesimo attacco lanciato martedì scorso dai ribelli del cosiddetto
“Esercito di resistenza del signore”, che stanno terrorizzando le regioni
settentrionali del Paese da 18 anni. 500 capanne sono state bruciate. Il campo
ospita 12 mila civili. Dal Nord dell’Uganda è appena tornato il cardinale
Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
Giovanni Peduto gli ha chiesto di descriverci la situazione:
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R. – Si tratta di una tragedia umanitaria da cui l’Uganda
da sola non potrà venire fuori. La comunità internazionale, come il Buon
Samaritano, deve curvarsi e prendersi cura di lei: anzitutto facendo terminare
gli scontri armati; poi rimettendo il debito estero; e quindi sostenendo
concretamente i progetti di sviluppo che sono già in cantiere ad opera degli
stessi africani.
D. – Perché c’è ancora la guerra in Uganda?
R. – Come noto, finora c’è stato chi dall’esterno ha
soffiato sul fuoco e sostenuto l’azione dei ribelli. Ora, sembra che tale
sostegno stia venendo meno e c’è la speranza di una svolta in questo dramma che
già troppo a lungo è durato e con troppe vittime.
D. –
Che immagini riporta dal suo viaggio in Uganda?
R. –
L’incancellabile straziante immagine di moltitudini stremate da 18 anni di
guerra, da un sottosviluppo spaventoso e da gravi malattie. I campi profughi,
gli ospedali, le masse di senzatetto, soprattutto di bambini minacciati e
sempre in pericolo di essere rapiti per farne dei bambini-soldato, non potrò
più dimenticarli per tutta la vita. Ma insieme mi ha colpito la grande dignità
di questa povera gente, la loro voglia di uscire da tale condizione disumana.
D. – Ci sono anche tanti missionari che rischiano ogni
giorno la vita in silenzio …
R. – Sono gente stupenda, che si dona totalmente,
rischiando ogni giorno la vita, senza altra contropartita che quella indicata
da Gesù: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere … Non c’è amore più grande
che dare la vita per i propri amici”.
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IERI
AD ASSISI LA FIRMA DELLA CONVENZIONE TRA LA FACOLTA’ TEOLOGICA
DI BELGRADO
E L’UNIVERSITA’ PONTIFICIA LATERANENSE
PER LO SCAMBIO DI DOCENTI E ALUNNI
-
Intervista col vescovo Rino Fisichella -
E’ stata firmata ieri, nel Sacro Convento ad Assisi, una
Convenzione per lo scambio di docenti ed alunni tra la Facoltà Teologica di
Belgrado e la Pontificia Università Lateranense. Sul significato di
quest’accordo, Giovanni Peduto ha intervistato il rettore della Lateranense, il
vescovo Rino Fisichella:
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R. – E’ un ulteriore segno concreto del cammino ecumenico.
Anche Assisi ha un suo valore simbolico i rappresentanti della Facoltà
desideravano veramente poter firmare la Convenzione ad Assisi sotto la
protezione di S. Francesco, in modo tale che il cammino che siamo chiamati a
compiere unitariamente, pur nella differenza delle competenze, rimarchi quella
capacità che, a livello della teologia, possiamo ulteriormente porre in atto
nel dialogo ecumenico.
D. – Cosa possono donarsi reciprocamente la spiritualità
orientale e quella occidentale?
R. – Come il Papa ci ha sempre insegnato, in quest’ultimo
periodo la Chiesa deve essere capace di respirare con i due polmoni che sono
l’Oriente e l’Occidente. E non possiamo dimenticare anche che la costruzione
dell’Europa e le radici dell’Europa risentono dell’Oriente e dell’Occidente:
non a caso, insieme a Cirillo e Metodio abbiamo anche Benedetto. Direi che sono
tutti momenti che ci aiutano a scoprire ancor più le radici comuni che abbiamo
e quella spiritualità che è anche capacità di coniugare la nostra cultura con
le diverse tradizioni. Diciamo che l’Occidente è molto più “paolino”, mentre
l’Oriente potremmo dire che è più “giovanneo”. La capacità da parte
dell’Oriente di sviluppare una spiritualità sull’immagine, sull’icona, viene integrata
dalla capacità dell’Occidente di avere una spiritualità che si fa carico anche
della grande forza di spessore speculativo che possiede.
D. – C’è oggi un dialogo maggiore tra cultura orientale e
occidentale in Europa? E cosa si può fare di più?
R. – Questo dialogo e questa collaborazione sono iniziati
già molti decenni fa, basti pensare a quelli che sono stati, nell’ambito
soltanto della teologia, gli studi di Bulgakov, gli studi di Soloviev, tanti
studi dell’Oriente che hanno determinato, per molti aspetti, l’interesse della
teologia occidentale. Basti pensare anche agli studi di von Balthasar su questi
autori o a quante tesi, nelle nostre Università, sono state fatte su autori
dell’Oriente. Direi che ciò è una ulteriore forma di quella complementarietà
che siamo chiamati a porre in atto nella riscoperta della ricchezza reciproca
che possediamo. E tutto questo, però, va visto nel futuro: cioè come una
capacità di saper camminare insieme, di poter mettere insieme quelle forze
culturali che abbiamo e ad essere anche consapevoli che il destino delle
generazioni future dipende dalle forme di collaborazione che noi riusciamo a
porre in atto.
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UNA RETE DI SOLIDARIETA’ INTERFAMILIARE PER CREARE
SINERGIA SPIRITUALE
E MATERIALE
TRA I VARI NUCLEI. L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE CAMILLO RUINI
AL TERMINE DEL CONVEGNO DIOCESANO DEDICATO
ALLA FAMIGLIA
Chiuso
ieri sera dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, il convegno ecclesiale della diocesi di Roma sul tema: “Famiglia, diventa
ciò che sei… nella Chiesa e nella società”, svoltosi nella Basilica di San
Giovanni in Laterano. Tracciato il bilancio al termine del primo anno del
programma pastorale triennale dedicato alla famiglia. Il servizio è di
Salvatore Sabatino.
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La
famiglia come fondamento dell’umanità. Il cardinale Ruini, rilevando i
cambiamenti della società italiana, con una maggiore attenzione del mondo della
cultura, della politica e dell’economia alla famiglia, ha voluto nuovamente
evidenziare che i figli sono “moltiplicatori di energia”. In una disamina anche
sociologica, il porporato ha poi affrontato il tema delle politiche italiane
per la famiglia, definite “una necessità”, per disegnare il futuro del Paese,
alle prese con una sempre crescente crisi demografica. Ma è nella sinergia tra
famiglie che si trova il punto di sviluppo per l’intera società. Riprendendo
quanto riferito due giorni prima dal vicegerente della diocesi di Roma, mons.
Luigi Moretti, il cardinale Ruini ha
esortato le famiglie cristiane ad uscire dall’isolamento delle proprie case per
andare incontro agli altri nuclei, formando una sorta di reti di solidarietà interfamiliare,
in grado di mettere in campo una forza di scambio spirituale, ma anche legata
ai bisogni concreti delle varie famiglie. Tutto questo, dando la massima
attenzione alle varie fasi della vita: dalla crescita agli ultimi momenti
dell’esistenza.
Proprio
ai malati il porporato ha voluto dedicare una parte importante del suo intervento,
evidenziando quanto la società odierna li consideri marginali. “Le ultime fasi
della vita – ha riferito – sono invece uno snodo definitivo che ci proietta
verso l’Aldilà”, che ha bisogno della cooperazione familiare soprattutto in
questo momento storico, in cui l’invecchiamento della popolazione italiana va
di pari passo con l’abbassamento dei giorni di ospedalizzazione. In sintesi, i
tanti italiani anziani che vivono nelle loro case devono essere immessi
nell’auspicata “rete di solidarietà interfamiliare”.
Poi
ancora l’importanza della catechesi, che deve assumere una più spiccata azione
familiare. Anche in questo caso – ha ribadito il cardinale Ruini – le famiglie
devono diventare missionarie, aprire le loro case ai quei bambini che, seppur
battezzati, non hanno la possibilità di condurre appieno un’adolescenza
cristiana. Gli impegni dei genitori, infatti, sempre più spesso non danno loro
la possibilità di seguire la crescita spirituale dei propri figli. Con la
sinergia, questo vuoto può essere colmato, esaltando anche la pastorale vocazionale.
L’intervento
del Cardinale Ruini è stato preceduto dalle relazioni dei 5 gruppi di lavoro
che il giorno prima hanno fatto il punto sull’importanza della famiglia. Il
messaggio comune emerso dai vari interventi mette sotto i riflettori la
Parrocchia come punto d’incontro e di sviluppo per i giovani, che attraverso
l’oratorio e le tante attività, contribuisce in maniera sostanziosa alla
formazione e all’educazione della
persona. I gruppi hanno pure evidenziato il valore dell’accoglienza, ministero
di servizio in grado di eliminare le barriere sviluppate dalla diffidenza.
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L’EUROPA RISCOPRA JACQUES MARITAIN PER EDUCARE
L’INTELLIGENZA DEI GIOVANI
AL CONFRONTO CON GLI ALTRI SENZA PERDERE LA PROPRIA IDENTITA’
- Intervista con il prof. Piero Viotto -
L’Europa e il ruolo dei cristiani in politica: a 30 anni
dalla morte di Jacques Maritain, filosofo della “nuova mondialità”, l’Unione
cattolica stampa italiana (Ucsi), in collaborazione con l’Istituto internazionale
a lui intitolato ed il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) hanno
organizzato a Roma un dibattito sull’attualità di questo grande pensatore francese.
Nell’occasione è stato presentato il volume “Jaques Maritain. Dizionario delle
opere”, curato da Piero Viotto, professore emerito di Pedagogia all’Università
cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Nato a Parigi, nel 1882, da una famiglia protestante,
Maritain a 24 anni si convertì al cattolicesimo insieme alla moglie Raissa,
russa di origine ebrea; nel 1936 uscì “Umanesimo integrale”, l’opera più famosa
di questo coraggioso intellettuale del Novecento, che suscitò intorno a sé
grande interesse in tutto il mondo, ma anche vivaci critiche e polemiche negli
stessi ambienti cattolici; animato da profonda passione civile, mai restò estraneo
ai rivolgimenti politici e sociali che attraversarono la sua lunga vita, fino
al 1973, quando si spense a 91 anni. Ma quale attualità conserva il suo
pensiero in un’Europa oggi sempre più secolarizzata, multirazziale e
multireligiosa. La parola al prof.
Piero Viotto:
R. - La sua attualità è soprattutto dovuta al fatto che propone un
pluralismo come metodologia politica, dove ciascuno deve garantire la sua
identità nel rispetto dell’altro. Quindi, conciliare insieme il valore della
verità e il rispetto della libertà. Perché il secolo scorso è stato il secolo
dell’ideologia, dei totalitarismi derivanti da Hegel. Maritain va oltre Hegel e
mette in evidenza questo valore della dignità della persona umana.
D. – Avrebbe quindi rifiutato la tesi che staremmo vivendo
una fase di scontro di civiltà?
R. – Certamente. Non esiste uno scontro di civiltà per un
uomo di pace. Maritain parla di amicizia civile, di giustizia intellettuale, di
amicizia ecumenica, di carità fraterna, per cui il cristiano, il musulmano,
l’ebreo, senza perdere identità, possono convivere nella stessa società. Certo
è finita la società barocca, la società sacrale, che istituzionalizzava nelle
strutture sociali una fede. Maritain dice che lo Stato deve essere neutrale,
non può essere neutro, cioè non può avere una sua ideologia – sarebbe il
laicismo: deve essere neutrale per
garantire a ciascuna fede le proprie convinzioni. In questo senso è un maestro
per il futuro.
D. – Secondo molti le moderne democrazie occidentali
starebbero vivendo una crisi generale di valori. Maritain quale suggerimento
operativo avrebbe dato, per esempio, a dei giovani che volessero iniziare una
carriera politica?
R. – Prima di iniziare una carriera politica, occorre
iniziare una carriera culturale, altrimenti non c’è niente da dire in politica.
Quindi Maritain direbbe che la prima cosa da fare è tornare a Socrate, cioè
imparare a filosofare, evitando di imporre un solo sistema filosofico o di
cadere nel relativismo della storia della filosofia. Occorre permettere ai
giovani di filosofare, perchè la loro coscienza possa abbordare, aggredire, conoscere
la verità, che poi dovranno testimoniare. Quindi Maritain non riconosce il
pensiero debole, perché questo è il risultato della modernità. Lui si sposta
nel post-moderno, con un recupero del realismo classico, ebraico, greco,
latino, cristiano. Quindi si tratta di educare l’intelligenza, perché il male
dell’Europa è partito da Cartesio, il quale ha demolito la scientificità della
teologia; da Kant, che ha demolito la scientificità della filosofia; e quelli
che sono venuti dopo, i pragmatisti, i marxisti, hanno demolito la
scientificità della scienza, e l’uomo è rimasto nel pensiero debole. Occorre
tornare a pensare. Questa è la sua lezione.
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10 giugno 2004
FRANCESCANI
E DOMENICANI CHIEDONO ALLE NAZIONI UNITE
L’ABROGAZIONE
DELLA LEGGE SULLA BLASFEMIA IN PAKISTAN,
CHE
PUNISCE CON LA PENA DI MORTE CHI NON PROFESSA LA RELIGIONE ISLAMICA
GINEVRA.=
Incoraggiati dal recente annuncio del presidente pakistano, Pervez Musharraf,
di una possibile revisione del codice penale islamico nel Paese, due
organizzazioni non governative di Francescani e Domenicani hanno chiesto ieri a
Ginevra, presso la Commissione e la Sottocommissione per i Diritti Umani delle
Nazioni Unite, l’abrogazione della legge del 1986 sulla blasfemia in Pakistan.
L’articolo 295-C del codice penale pakistano punisce con la pena capitale
“tutti coloro che con parole o scritte, gesti o rappresentazioni visibili,
insinuazioni dirette o indirette, insultano il santo nome del Profeta”. Già dal
1997 i Franciscans International e i Dominicans for Justice and Peace si sono
battuti per far abrogare questa legge, che viola il diritto alla vita
proclamato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Suscettibile di
diverse interpretazioni e manipolazioni, tale regolamento è diventato spesso
uno strumento di vendetta personale e di persecuzione nei confronti delle
minoranze cristiane e di altro credo, che “sperimentano ripetutamente
umiliazioni, intolleranza e violenza”, come afferma il comunicato distribuito
da Franciscans International. Alle minacce, intimidazioni e pressioni da parte
del sistema giudiziario, si sommano processi irregolari e omicidi
ingiustificati, come nel caso di Samuel Masih, ucciso lo scorso primo giugno a
Lahore dalla guardia carceraria per aver appoggiato dei rifiuti contro il muro
di una moschea. Le due organizzazioni hanno inoltre esortato le autorità
pakistane ad adottare misure più serie per proteggere la vita, le proprietà, la
dignità e l’onore delle minoranze. (R.M.)
Nel corso del 2003 le
spese militari sono cresciute di oltre il 10 per cento. Lo denuncia il rapporto
annuale del sipri,
l’istituto internazionale
di Stoccolma per la ricerca sulla pace
STOCCOLMA.
= Nonostante diminuisca il numero dei conflitti armati nel mondo, le spese
militari continuano a crescere a ritmo vertiginoso. Secondo il rapporto del
Sipri, infatti, la spesa militare mondiale è aumentata nel 2003 dell’11% dopo
un incremento del 6,5% nel 2002. Questa accelerazione sarebbe riconducibile
soprattutto al conflitto iracheno e, più in generale, alla lotta al terrorismo
internazionale. Un dato ancora più sconcertante alla luce del fatto che nel
2003 il numero dei conflitti armati è stato il più basso dagli anni della
guerra fredda, fatta eccezione per il 1997. L’anno scorso si combattevano 19
guerre in 18 punti del mondo. Si è trattato in prevalenza di conflitti interni
a un Paese, cioè entro confini nazionali, mentre solo due vedono contrapporsi
due o più Stati: il conflitto iracheno e quello tra India e Pakistan. Il
rapporto riserva un ampio capitolo all’Iraq analizzando le radici del conflitto
e le sue possibili conseguenze. Riflettendo sul ruolo dell’Onu, il Sipri
afferma che "nonostante le ferite inflitte nel 2003 al concetto del
primato delle Nazioni Unite nel mantenimento della pace e della sicurezza,
l’Onu rimane grandemente in gioco per le operazioni di pace, e in particolare
nel difficile campo della ricostruzione dopo i conflitti". (I.I.)
PACE,
DIALOGO E SOLIDARIETA’ SONO I TRE “PILASTRI” SUI CUI COSTRUIRE
LA
CASA COMUNE EUROPEA CHE L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA PROPONE
AI
CANDIDATI DELLE ELEZIONI EUROPEE
ROMA. = Alla vigilia delle
elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, la Presidenza dell’Azione
Cattolica Italiana indica i tre pilastri di una scelta politica cristianamente
ispirata. Il primo pilastro è la pace. “L’Europa ai suoi inizi è nata da un
bisogno concreto: evitare nuove guerre tra le principali nazioni europee”, si
legge nell’editoriale del quindicinale “Segno Nel Mondo” a firma della
presidenza nazionale. Perciò, prosegue la presidenza di AC, “Europa e pace sono
un binomio inscindibile che deve diventare il primo compito da assumere in
tutte le controversie internazionali”. Il secondo pilastro è il dialogo:
“Un’Europa costruita sul dialogo si presenta al mondo senza volontà egemoni ma
contribuendo con la sua identità alla pacifica convivenza tra i popoli; si
impegna per affermare i diritti dell’uomo e di ogni uomo per dare futuro a
tutta l’umanità”. Infine la solidarietà che, osserva la presidenza di AC, “è il
fondamento delle grandi conquiste sociali e civili che l’Europa ha ottenuto
negli ultimi 50 anni. È il terreno su cui si deve fondare un ripensamento
complessivo del modello di welfare europeo”. Ma la solidarietà, “deve essere anche
principio guida delle relazioni internazionali. Sulla base di esso, l’Europa
non può dimenticare il debito e i doveri nei confronti dell’Africa, rendendo il
Mediterraneo luogo di incontro tra i continenti che imparano a condividere
ricchezze, cultura e progresso”. Alla luce di questi principi, l’Azione Cattolica
Italiana si dichiara pronta a “sostenere persone che si impegnano a realizzare
questa identità, che scelgono di spendersi veramente per l’Europa, che non usano
l’occasione elettorale come una vetrina tutta nazionale”. (I.I.)
La politica del figlio
unico sta provocando un preoccupante invecchiamento della popolazione cinese
con una spesa crescente
per le politiche sociali
PECHINO.
= Timori e preoccupazioni in Cina per il graduale invecchiamento degli
abitanti. Secondo il ‘Libro verde della popolazione e del lavoro’, diffuso in
questi giorni nel Paese asiatico e riportato dall’agenzia statale cinese
‘Xinhua’, dal 2000 al 2007, i cinesi con 65 o più anni passeranno dagli attuali
100 ai 200 milioni. In pratica gli anziani cresceranno di 4 milioni ogni anno e
arriveranno a costituire il 14% della popolazione. Preoccupanti anche le
previsioni dal 2028 al 2036: gli ultra-sessantacinquenni dovrebbero toccare i
300 milioni, diventando il 20% della popolazione. Secondo il ‘Libro verde’,
ogni cinese - che attualmente ha un’aspettativa di vita di 71 anni -
sperimenterà in media 8 anni di malattia e questo porterà a crescenti spese nel
settore sanitario e dell’assistenza sociale, e al conseguente impoverimento di
parte della nazione. Il graduale invecchiamento degli abitanti della Cina porrà
inoltre nuove sfide a livello sociale, in particolare per quanto riguarda il
sistema pensionistico. Le pensioni del futuro peseranno perciò sempre di più
sui cinesi della fascia di età dai 15 ai 59 anni, il gruppo sociale oggi più
consistente, pari al 67% della popolazione. (I.I.)
IL 10
GIUGNO DI 80 ANNI FA VENIVA RAPITO E UCCISO GIACOMO MATTEOTTI.
LA
FIGURA DEL DEPUTATO SOCIALISTA E’ STATA RICORDATA
DA
PIER FERDINANDO CASINI E GIULIANO VASSALLI
NEL
CORSO DI UNA SOLENNE COMMEMORAZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI
- A
cura di Ignazio Ingrao -
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ROMA. =
Aveva da pochi giorni compiuto 39 anni, Giacomo Matteotti quando il 10 giugno
1924 si incamminava sul Lungotevere Arnaldo Da Brescia diretto a Montecitorio.
Il giorno seguente avrebbe dovuto tenere un discorso in aula. Affiancato da un
gruppo di squadristi fascisti, tra cui Antonio Dumini, capo ufficio stampa
della presidenza del Consiglio, Matteotti viene trascinato a forza su un auto e
portato via. Di lì a poco sarà ucciso con una coltellata al torace. Il corpo
verrà ritrovato solo il 16 agosto nel bosco della Quartarella, vicino Roma. Il
delitto Matteotti segna un momento critico nell’affermazione del regime fascista,
che sembra vacillare sotto le critiche delle opposizioni. Pochi giorni dopo, la
minoranza abbandona l’aula del Parlamento per dare vita alla cosiddetta
secessione dell’Aventino. L’opinione pubblica è disorientata e da quel momento
la repressione del regime contro le voci dissidenti si farà ancora più dura. Al
di là dell’omicidio, la figura di Matteotti resta ancora poco conosciuta. Nato
a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, da famiglia benestante, entra nel
movimento socialista fin dagli anni dell’università e partecipa alle battaglie
dei braccianti agrari. Deciso antiinterventista nella prima guerra mondiale,
viene confinato in Sicilia dal 1916 al 1919. Dopo la guerra viene eletto
deputato e diviene segretario del Partito socialista unitario. Traccia un
“programma minimo” di riforme che doveva essere realizzato attraverso le
autonomie dei comuni e il governo delle città da parte delle forze operaie e
contadine. Internazionalista convinto,
Matteotti tiene contatti con i socialisti francesi, tedeschi e inglesi.
Presto comprende il pericolo rappresentato dall’avvento al potere del partito
nazionale fascista e già nel 1921 ne denuncia le protezioni e le connivenze.
Coraggiosamente il 30 maggio del 1924 interviene alla Camera per protestare
contro le violenze degli squadristi che nelle elezioni avevano impedito ai
candidati delle minoranze di esprimersi. Pochi giorni dopo il regime mette a
tacere anche la sua voce. Per ricordare la figura di Matteotti verrà inaugurata
domani a Roma presso la sede dell’Archivi di Stato una mostra di documenti
inediti.
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10 giugno 2004
-
A cura di Alessandro Gisotti -
La svolta della risoluzione Onu sull’Iraq e le riforme per
il Medio Oriente sono stati i due temi forti della prima giornata del G8, in
corso a Savannah, nell’isola di Sea Island a largo della Georgia. Intanto, la
diplomazia internazionale è al lavoro per attuare la risoluzione 1546 del
Consiglio di Sicurezza. Secondo l’inviato speciale di Kofi Annan in Iraq, Brahimi,
sciiti e curdi troveranno un modo per risolvere le loro divergenze sulla risoluzione
Onu. Ma torniamo alla riunione del G8, con il servizio di Elena Molinari:
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Il tentativo del presidente Usa e
del primo ministro britannico di ottenere un intervento Nato in Iraq, si è
scontrato contro il muro francese e tedesco. George Bush e Tony Blair hanno
deciso di presentare il coinvolgimento delle truppe dell’Alleanza Atlantica in
Iraq come una conseguenza inevitabile per la risoluzione Onu. Ma il primo ‘no’
è già arrivato e proprio da Jacques Chirac. “Il coinvolgimento della Nato in
Iraq – ha detto il presidente francese – non è nella vocazione dell’Alleanza
Atlantica e non è quindi auspicabile”. Chirac sarebbe disposto a parlarne, ma
solo se il governo iracheno ne facesse esplicita richiesta. Freddo anche il
cancelliere tedesco, mentre Silvio Berlusconi si è tenuto in equilibrio, dicendo
che un intervento Nato è possibile, ma non essenziale. Bush ha invece ottenuto
la firma degli otto in calce al suo piano per la democrazia nel Medio Oriente,
ma non prima di aver incassato qualche resistenza e di aver ridimensionato le
proprie aspettative. Dopo le critiche di Arabia Saudita e di Egitto, che non si
sono neanche presentati al Vertice, ieri Washington ha registrato qualche
perplessità da parte di Turchia e Giordania. Alla fine il documento approvato
dagli otto è una dichiarazione di intenti non vincolante a stabilire fermamente
le basi per la democrazia nella regione tramite dei Forum multilaterali.
Da Savannah, Elena Molinari, per
la Radio Vaticana.
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Alla riunione del G8, ha fatto il
suo esordio sulla scena internazionale il presidente ad interim iracheno, Ghazi
al-Yawar, che ha sottolineato il suo impegno per costruire la democrazia in
Iraq. Sul terreno, tuttavia, la situazione resta instabile e proseguono gli
scontri. A Najaf, la polizia irachena si è scontrata con miliziani del mullah
ribelle al-Sadr: nelle violenze hanno perso la vita almeno due persone. Ad
Amara, 350 chilometri a sud di Baghdad, un bambino è stato ucciso e cinque
altri civili sono stati feriti da un proiettile di mortaio. Questa mattina,
poi, un ordigno è esploso senza far danni al passaggio di una pattuglia di
lagunari italiani nei pressi della base “Libeccio” a Nassiriya.
Dopo il grande entusiasmo di ieri,
è passata all’insegna della normalità la prima notte a casa degli ex ostaggi
italiani in Iraq, liberati in un blitz martedì scorso. Intanto, gli inquirenti
sono al lavoro per determinare le modalità del sequestro ed, in particolare,
dell’uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Dal canto loro, Stefio, Cupertino e
Agliana – interrogati ieri dai Pm di Roma – hanno detto di non aver saputo
dell’uccisione di Quattrocchi, durante i due mesi di prigionia.
In Afghanistan, un gruppo armato
di guerriglieri ha attaccato questa mattina all’alba una base di lavoratori
cinesi presso la città settentrionale di Kunduz uccidendone 11 e ferendone
almeno 16. Quello di oggi è tra i peggiori attacchi a stranieri in Afghanistan
da quando i talebani sono stati deposti, due anni e mezzo fa. E’ la prima volta
che gli interessi cinesi sono colpiti con tale violenza in Afghanistan. Ferma
la condanna del governo di Pechino.
Attacco terroristico anche in
Pakistan, dove il comandante dell’esercito a Karachi, il generale Ahsan Saleem
Hayat, è scampato ieri ad un attentato compiuto da un commando contro il suo
convoglio. Nell’attacco sono morte nove persone, numerosi i feriti. Nelle
stesse ore, undici miliziani legati ad Al Qaeda sono stati uccisi dall’esercito
pakistano nei pressi del confine con l'Afghanistan. Nelle ultime ore, il
governo pakistano ha posto i suoi aeroporti internazionali in stato di allerta
a seguito di minacce di dirottamento.
Alta
tensione in Nigeria: è giunto al secondo giorno lo sciopero che ha quasi paralizzato
il Paese africano. Le opposizioni contrarie al presidente Obasanjo hanno
indetto una protesta generale contro l’aumento del prezzo della benzina.
D’altro canto, mentre il Paese affronta una nuova emergenza, torna ad esplodere
la violenza etnico-religiosa. Sono infatti almeno 50 le vittime degli
scontri tra musulmani e cristiani scoppiati negli ultimi due giorni a Numan,
nello Stato di Adamawa, nel nord-est della Nigeria. Dal canto suo, il governatore
di Adamawa ha dato ordine alle forze di polizia di sparare a vista contro chiunque
compia atti di vandalismo o di violenza nella città. Sulla difficile situazione
in Nigeria, ascoltiamo mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja,
intervistato da Giada Aquilino:
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R. - Numan è popolata da gente che
non ha accettato l’Islam, ma in zona vivono molte persone musulmane.
All’origine delle violenze, spesso c’è una mescolanza tra problemi religiosi e
rivalità tribali. Secondo me si tratta di quest’ultima ipotesi, aggravata da
motivi politico-economici.
D - Quali interessi ci sono allora
dietro questi scontri?
R. - Semplicemente si tratta di decidere chi comanda. Il
clima politico, che dovrebbe essere democratico, purtroppo non lo è. Non c’è un
forum all’interno del quale affrontare i problemi e le rivalità tra i diversi
gruppi, per poi risolverli in maniera pacifica. Non ci sono partiti politici
veri e propri. Il governo non vuole un’atmosfera di libertà politica. Per questo
dobbiamo chiamare in causa anche il governo centrale, che ha tutti gli
strumenti per mantenere l’ordine, come la polizia, l’esercito, le agenzie di
sicurezza, ma purtroppo finora sembra che non riescano a fare il loro lavoro.
D. - Già nei mesi scorsi c’erano
state delle tensioni. Perché è così facile che scoppino queste violenze?
R. - Tali fatti si dovevano già
prevedere, ma invece di guardare in faccia la realtà, questa non esce.
D. - In queste ore in Nigeria si
tiene anche uno sciopero generale contro il caro-benzina....
R. - Lo sciopero contro l’aumento
del prezzo della benzina è solo un sintomo di un malessere generale. La gente
non ha molta fiducia nel governo, che non si interessa al benessere della
popolazione e rende la vita della povera gente sempre più difficile.
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L’America si appresta a tributare
l’ultimo commosso omaggio a Ronald Reagan, il 40.mo presidente degli Stati
Uniti, morto sabato scorso all’età di 93 anni. Il feretro di Reagan si trova
ora a Washington, nel Campidoglio, sede del Congresso americano, dove in queste
ore riceve l’estremo saluto di migliaia di cittadini. Domani, nella capitale,
si terranno i solenni funerali di Stato. Alle esequie prenderanno parte
numerosi leader politici del presente e del passato. Tra questi, il
protagonista, insieme a Reagan, della fine della Guerra Fredda: Mikhail
Gorbaciov. Il Papa ha inviato come delegato pontificio ai funerali dell’ex
presidente Usa, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano.
L’Alto rappresentante per la
politica estera e di sicurezza dell'Ue, Solana, ha ribadito al premier
israeliano Sharon la posizione dell'Unione per “il ritiro da tutti gli insediamenti
di Gaza e di parte della Cisgiordania, in linea con la più recente
dichiarazione del Quartetto”. E proprio, stamani, la stampa israeliana – citando
fonti governative – rivela che il ritiro israeliano da Gaza dovrebbe essere
completato entro il 30 settembre 2005. Sul terreno, un miliziano di Hamas è
stato ucciso dal fuoco israeliano a Jenin, in Cisgiordania. Intanto, le
autorità israeliane hanno avviato i lavori di costruzione della barriera di
sicurezza a nord di Gerusalemme. Il progetto è contestato dai palestinesi, che
ritengono consenta allo Stato ebraico di annettersi parte dei territori
palestinesi.
Nella Repubblica democratica del Congo, l’esercito ha riconquistato
la città di Bukavu, che nell’ultima settimana era stata devastata dai saccheggi
di miliziani ribelli che si oppongono al presidente Kabila. Intanto, due suore
della Congregazione delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia di Savona
e Sanremo sono state ostaggio dei ribelli all'interno del loro convento a
Bukavu, nei pressi del confine con il Rwanda per circa due settimane. Tornate
ieri in libertà si sono messe in contatto con l'Italia. Le due religiose hanno
detto di star bene e di voler restare nella missione in Africa, nonostante la
brutta avventura.
In Italia, al carcere milanese di
San Vittore, sono in corso gli interrogatori di due islamici fermati con
l'accusa di terrorismo internazionale. In particolare, secondo le conversazioni
telefoniche intercettate dagli investigatori milanesi, uno dei due, “Mohammed
l'Egiziano” sarebbe coinvolto negli attentati di Madrid dell'11 marzo.
Ancora in Italia, la Corte
d'Assise di Arezzo ha condannato la brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce, alla
pena dell’ergastolo per la sparatoria sul treno Roma-Firenze, del 2 marzo 2003,
nella quale fu ucciso il soprintendente della Polfer Emanuele Petri e perse la
vita anche il brigatista Mario Galesi. La Lioce, come richiesto dall’accusa, è
stata ritenuta colpevole di concorso in omicidio, aggravata da fini
terroristici.
Ventidue feriti: è questo il
bilancio dell’esplosione di una bomba, ieri sera, in un condominio di Colonia,
in un quartiere abitato prevalentemente da immigrati turchi. Sembra esclusa al
momento una pista terroristica e fra le varie ipotesi della polizia tedesca c’è
anche quella che possa essersi trattato di un regolamento di conti fra
negozianti.
Una nave tedesca ha urtato oggi il
pilone di un ponte sul Danubio, a Vienna. Secondo l'agenzia Apa, l'incidente ha
causato 19 feriti.
In Grecia, ignoti hanno lanciato
stanotte una granata verso una caffetteria chiusa in un quartiere di Atene,
provocando ingenti danni materiali. Secondo la polizia si tratta di un atto di
delinquenza non legato alle imminenti Olimpiadi di Atene.
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