RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 29- Testo della Trasmissione di giovedì 29 gennaio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il mondo non chiuda gli occhi di fronte ai drammi che coinvolgono i bambini: così il Papa nel Messaggio per la Quaresima, presentato in Sala Stampa vaticana. La Santa Sede esorta le compagnie farmaceutiche ad abbassare i prezzi dei medicinali per curare i malati di Aids e lancia una iniziativa per le piccole vittime dell’epidemia in Africa: ai nostri microfoni mons. Paul Josef Cordes.

 

Il discorso del Papa alla Rota Romana: la tendenza ad ampliare le nullità matrimoniali comporta una distorsione dell’intero processo, che rischia di essere influenzato da ottiche di stampo sociologico o psicologico: intervista con mons. Giuseppe Sciacca.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nuova carneficina in un attentato kamikaze a Gerusalemme, vicino la casa di Sharon: almeno 11 i morti. Prosegue, comunque, lo scambio dei prigionieri con la guerriglia libanese. Con noi il cardinale Roberto Tucci e la prof.ssa Marcella Emiliani.

 

Nell’ultimo libro di Ludovico Gatto, “Storia universale del Medioevo”, questo periodo storico non più visto come un’epoca buia, ma come un periodo ricco di mutamenti e di vivaci sviluppi in ogni campo: intervista con l’autore.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nello Sri Lanka è stata attaccata una chiesa cattolica

 

Sospesa nelle Filippine l’esecuzione capitale di due condannati a morte

 

Consegnato il premio Sakharov 2003 al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan

 

In Marocco un’indagine governativa mette in rilievo la drammatica emergenza dei bambini lavoratori

 

La Chiesa cattolica croata si oppone duramente ad un programma di prevenzione dell’Aids, introdotto nelle scuole medie superiori del Paese, che incoraggia i giovani all’uso dei preservativi

 

Si terrà sabato prossimo a Napoli il quarto cammino preparatorio alla 44° settimana sociale dei cattolici italiani

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora morti in Iraq: colpita la forza di sicurezza irachena in diversi attentati

 

Firma solenne a Nairobi dell’intesa tra le varie fazioni in guerra in Somalia: aperta la strada verso la pace

 

Proseguono le polemiche in Gran Bretagna, dopo il Rapporto Hutton.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 gennaio 2004

 

IL MONDO NON CHIUDA GLI OCCHI DI FRONTE AI DRAMMI

CHE COINVOLGONO I BAMBINI: COSI’ IL PAPA NEL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA.

LA SANTA SEDE ESORTA LE COMPAGNIE FARMACEUTICHE AD ABBASSARE I PREZZI

DEI MEDICINALI PER CURARE I MALATI DI AIDS E LANCIA UNA INIZIATIVA

PER LE PICCOLE VITTIME DELL’EPIDEMIA IN AFRICA. AI NOSTRI MICROFONI, L’ARCIVESCOVO PAUL JOSEF CORDES PRESIDENTE DI “COR UNUM”

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Il periodo quaresimale sia “utile occasione per dedicare maggiore cura ai bambini, nel proprio ambiente familiare e sociale: essi sono il futuro dell’umanità”. E’ l’esortazione del Papa ai fedeli contenuta nel Messaggio per la Quaresima, presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede alla presenza dell’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, mons. Karel Kasteel, segretario del medesimo dicastero e padre Angelo D’Agostino, fondatore e direttore medico del “Nyumbani”, The Children of God Relief Institute of Nairobi. Il tema di quest’anno, “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”, vuole offrire l’occasione per riflettere sulla condizione dei bambini, che anche oggi Gesù chiama a sé e indica come esempio a coloro che vogliono diventare suoi discepoli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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I bambini, futuro dell’umanità al centro del Messaggio di Giovanni Paolo II per la Quaresima. “Le parole di Gesù – si legge nel documento – costituiscono un’esortazione ad esaminare come sono trattati i bambini nelle nostre famiglie, nella società civile e nella Chiesa”. D’altro canto, sono anche “uno stimolo per riscoprire la semplicità e la fiducia che il credente deve coltivare”, imitando il Figlio di Dio che condivise la “sorte dei piccoli e dei poveri”. Nelle sue parole, prosegue, il bambino diventa “immagine eloquente del discepolo chiamato” a seguire il divino Maestro con la docilità di un fanciullo. Diventare piccolo e accogliere i piccoli – spiega il Pontefice – sono “due aspetti di un unico insegnamento che il Signore rinnova ai suoi discepoli in questo nostro tempo”.

 

 Oggi, rileva, accanto alla generosità di molti credenti verso i fanciulli, c’è anche l’egoismo di quanti “non accolgono i bambini”. Ci sono minori – evidenzia il messaggio  – che “sono feriti profondamente dalla violenza degli adulti”: abusi sessuali, coinvolgimento nello spaccio e nell’uso della droga, bambini obbligati a combattere o lavorare, travolti dal turpe traffico di organi e persone. E poi la tragedia dell’Aids, così devastante per le giovani generazioni del continente africano. “L’umanità – afferma con forza il Santo Padre – non può chiudere gli occhi di fronte a un dramma così preoccupante”. Da un punto di vista umano, avverte, è impossibile rispondere all’interrogativo inquietante sulle ragioni per cui questi bambini debbano soffrire così tanto. “Solo la fede ci aiuta a penetrare un così profondo dolore”. Facendosi “obbediente fino alla morte di croce”, rammenta il Papa, Gesù ha “assunto su di sé la sofferenza umana e l’ha illuminata con la luce sfolgorante della risurrezione”.

 

Giovanni Paolo II non manca poi di esprimere ammirazione per quanti si prendono cura dell’infanzia in difficoltà alleviando le “sofferenze dei bambini e dei loro familiari causate dai conflitti e dalla violenza”, dalle tante ingiustizie esistenti nel mondo. E ricorda i genitori che “non esitano a farsi carico di una famiglia numerosa” e, ancora, le madri e i padri che invece di considerare “prioritaria la ricerca del successo professionale” si preoccupano “di trasmettere ai figli quei valori umani e religiosi che danno senso vero all’esistenza”.

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Durante la presentazione del messaggio, è stata annunciata per maggio prossimo l’emissione straordinaria di un francobollo il cui ricavato sarà destinato dal Papa alla realizzazione di un progetto di aiuto per i bambini orfani di Aids in Kenya. Un’iniziativa di “Cor Unum” in collaborazione con l’Ufficio filatelico del Governatorato di Città del Vaticano. “Questi bambini – ha affermato, in Sala Stampa, mons. Cordes - muoiono perché non hanno le medicine. Bisogna fare una pressione pubblica per convincere le case farmaceutiche ad abbassare i prezzi per curare le vittime dell'Aids”. Dal canto suo, padre Angelo D’Agostino, fondatore e direttore medico del villaggio keniano, che beneficerà della raccolta fondi, ha affermato che ogni giorno “circa 400 persone muoiono ogni giorno in Kenya a causa dell’Aids”. In Europa e in America del Nord, invece, la malattia sta diventando sempre meno mortale e sempre più cronica. “La differenza - ha dichiarato padre D’Agostino – è nell’azione di genocidio dei cartelli farmaceutici che rifiutano di abbassare i prezzi per l'Africa, nonostante abbiano realizzato profitti per 517 miliardi di dollari nel 2002”. Per contribuire all’iniziativa si possono versare offerte, in Italia, sul conto corrente postale n. 603035.

 

Ma torniamo al significato del messaggio per la Quaresima con l’intervista di Giovanni Peduto all’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”.

 

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R. – Il bambino ci sta a cuore in due sensi. Da una parte c’è il bambino che ha bisogno di aiuto: i bambini malati, quelli che hanno contratto l’Aids e quelli sfruttati e maltrattati. D’altra parte, viene preso come modello per la conversione, per la sua semplicità, per la gioia di vivere, perché il bambino aspetta tutto dall’Altro, con la “A” maiuscola. Per il credente questo Altro è Dio. E Gesù si identifica con i bambini: “Chi accoglie uno solo di questi bambini in mio nome, accoglie Me”.

 

D. – Cosa si può fare di più per i bambini?

 

R. – Nella nostra società è molto importante creare un clima favorevole per i bambini. Si dovrebbero aiutare concretamente le famiglie con molti figli e applicare una giusta legislazione.

 

D. – La Quaresima è un tempo liturgico forte. Come “fare” una buona Quaresima?

 

R. – Si deve tentare di fare quello che il Vangelo ci consiglia: salire con il Signore a Gerusalemme. Ciò vuol dire cercare la Sua vicinanza. I tre punti sono sempre: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Vivere bene la Quaresima vuol dire convertirsi.

 

D. – La Quaresima è percepita tradizionalmente come un tempo triste, ma è davvero così?

 

R. – Non c’è una via facile per uno scopo alto. Se vogliamo accompagnare Gesù Cristo a Gerusalemme e morire con Lui ci costa. Ma io penso che, nella fede, sappiamo bene che alla fine il Signore risorge. Dipende dai nostri occhi pieni di fede se siamo in grado di vedere veramente lo scopo: la Risurrezione e la vittoria di Cristo sulla morte, che celebreremo nella notte di Pasqua.

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IL PRINCIPIO DI VALIDITÀ DEL MATRIMONIO NELLA CAUSE DI NULLITÀ

AL CENTRO DEL DISCORSO DEL PAPA AL TRIBUNALE DELLA ROTA ROMANA,

CHE OGGI HA INAUGURATO L’ANNO GIUDIZIARIO

 

Si è inaugurato oggi l’Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, Corte d’Appello della Sede Apostolica, con competenza universale, che ha radici millenarie e che si occupa principalmente di cause matrimoniali, ma anche di cause patrimoniali e cause penali. In questo giorno particolare come ogni anno il Papa ha ricevuto tutti i componenti del Tribunale, cogliendo questa occasione per puntualizzare alcune verità giuridiche e pastorali sulla vera natura del matrimonio. Il Santo Padre è apparso affaticato ed ha letto solo in parte il testo del suo  lungo discorso, su cui ci riferisce Roberta Gisotti:

 

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Gli aspetti fondamentali del matrimonio: la sua indole naturale, la sua indissolubilità, la sua dignità sacramentale. Temi cari a Giovanni Paolo II, che raccogliendo le preoccupazioni espresse da mons. Raffaello Funghini, Decano del Tribunale della Rota Romana, ha affrontato oggi un aspetto particolare che investe direttamente il lavoro di questa Corte, chiamata soprattutto a pronunciarsi su cause matrimoniali.

 

Premesso che “il dovere di difendere e favorire il matrimonio” spetta in modo particolare ai sacri Pastori, ma è anche “una precisa responsabilità” di ogni fedele, di tutti gli uomini e delle stesse autorità civili, il Papa ha ribadito il principio del favor iuris, ovvero il favore del diritto, di cui gode il matrimonio, che “implica la presunzione della sua validità, fino a che non sia provato il contrario”. Un principio – aveva spiegato mons Funghini – che tutela “il matrimonio come istituto naturale”  e “difende pure i rapporti giuridici di interesse pubblico e sociale garantiti alle parti”. Per cui in ogni processo, e così anche nella cause di nullità di matrimonio, spetta a chi lo promuove l’onere della prova. E se ai nostri giorni “si sentono voci critiche al riguardo” per cui - vista la crisi che segna purtroppo in tanti ambienti questa istituzione - ci si chiede “se non sarebbe più giusto presumere l’invalidità del matrimonio contratto piuttosto che la sua validità”, Giovanni Paolo II, ha sgombrato il campo da ogni dubbio in merito, ricordando che la presunzione di validità è “un principio fondamentale di ogni ordinamento giuridico”, e che il favor matrimonii si fonda sul bene oggettivo rappresentato da ogni unione coniugale e da ogni famiglia”. “Proprio quando è minacciato” – ha aggiunto –“un bene cosi fondamentale, si scopre più profondante la sua importanza per le persone e per le comunità”.

 

Ma cosa rispondere a chi argomenta che il fallimento della vita coniugale dovrebbe far presumere l’invalidità del matrimonio? “Che secondo l’esperienza umana segnata dal peccato, un matrimonio valido può fallire a causa dell’uso sbagliato della libertà degli stessi coniugi” che la constatazione delle vere nullità dovrebbe piuttosto portare ad accertare con maggior serietà, al momento delle nozze, i requisiti necessari per sposarsi. Infine una raccomandazione: la “tendenza ad ampliare” “le nullità”, dimenticando la “verità oggettiva” comporta una “distorsione dell’intero processo”, ed un monito perché la giustizia giuridica del matrimonio non sia sostituita da “ottiche empiriche”, di stampo sociologico o psicologico. Infine il ringraziamento:

 

“Desidero rinnovare l’espressione del mio apprezzamento per il delicato e impegnativo vostro lavoro nell’amministrazione della giustizia”

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Ma al di là dei casi di nullità matrimoniale, perché oggi il matrimonio è così in crisi? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Giuseppe Sciacca, prelato uditore della Rota Romana.

 

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R. – Ma non ci si può nascondere dietro ad un dito, sia pure per evitare inutili allarmismi. L’istituto matrimoniale, come è sotto gli occhi di tutti, è purtroppo in crisi, vuoi per la crisi generale che investe un po’ tutti i valori, specie quelli più alti e quindi più impegnativi, che esigono un potente, formidabile supporto di sacrificio, di oblatività, di reciprocità, insomma: di vero amore che non si arresta di fronte alle tentazioni ricorrenti e fatali di egoismo, ma piuttosto le supera. Alla luce di ciò, credo che quello che impaurisce forse maggiormente i giovani, i quali risentono fatalmente di questa grave crisi di valori, ciò che li impaurisce è l’irrevocabile e generosa – aggiungo: generosa ed eroica eppur quotidiana e possibile – definitività della scelta coniugale che si configura pertanto come una vera e propria vocazione cristiana alla vita familiare.

 

D. – Oggi noi assistiamo ad una società sempre più fondata sulle convivenze, sulle coppie di fatto e non sul matrimonio ...

 

R. – Ma, vede, una società fondata sulle cosiddette coppie di fatto mentre scardinerebbe i più elementari principi del diritto naturale e della stessa rivelazione cristiana, peraltro sanciti – penso qui all’Italia, ma non solo all’Italia – dalla Costituzione italiana che ribadisce l’istituto familiare come fondato sull’unione tra l’uomo e la donna, diventerebbe – dicevo, una società che si fondasse sulle coppie di fatto – il regno caotico e ingiusto della rapsodia dei rapporti, dell’egoismo, d’una fugace e capricciosa mutevolezza di gusti e di tendenze. In definitiva, sarebbe oltraggiosa della dignità medesima della persona umana.

 

D. – Mons. Sciacca, per quanto riguarda le cause di nullità del matrimonio, qual è la curva: aumentano?, diminuiscono?, e quali sono le principali cause che portano alla dichiarazione di nullità del matrimonio?

 

R. – In Rota arrivano in appello processi da tutto il mondo, quindi non è facile fare una statistica in poche parole. Posso dire semplicemente che, guardando l’ultima relazione, sono in Rota 1.062 processi, di cui il 90 per cento circa di cause matrimoniali, il resto di cause ‘iurium’ o patrimoniali e penali, sulle quali noi abbiamo competenza. Rispetto all’anno precedente, credo ci siano circa dieci cause in più. Per quanto riguarda le cause matrimoniali, la nullità del matrimonio sostanzialmente può essere ricondotta a tre principali gruppi di motivi che riguardano la capacità personale, o ‘abilitas’, da parte dei contraenti e tale capacità non sussiste e quindi vi è una ‘incapacitas’ che rende nullo il consenso, allorquando ci sono dei fattori, degli elementi detti ‘impedimenti dirimenti’ che la escludono. Oltre all’assenza di impedimenti invalidanti, si richiede il consenso delle parti. Se tale consenso manca, il matrimonio pur formalmente celebrato risulta invalido. E infine, un altro gruppo di motivi per cui si può accusare la nullità di matrimonio riguarda la cosiddetta ‘forma canonica’: la nullità, in altre parole, può derivare dalla inosservanza di alcune formalità previste dalla legge. Il canone 1057, sinteticamente recita che l’atto che costituisce il matrimonio è il consenso delle parti, manifestato legittimamente tra persone che siano giuridicamente abili a farlo e che nessuna potestà umana può supplire a tale consenso, ove esso mancasse.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto in udienza anche due vescovi francesi in visita ad limina: mons. André Fort, vescovo di Orléans, e mons. Raymond Séguy, vescovo di Autun.

 

E inoltre, il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la salute, con mons. José Luis Redrado Marchite, vescovo tit. di Ofena, e il padre camilliano Felice Ruffini, rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il Messaggio per la Quaresima 2004, in cui il Pontefice invita ad alleviare le sofferenze dell’infanzia causate dai conflitti, dalla violenza e da tante forme di ingiustizia esistenti nel mondo.

 

Nelle vaticane, nel discorso al Rota Romana, il Papa ha sottolineato con forza che l’istituto matrimoniale rimane una realtà personale indissolubile, vincolo di giustizia e di amore, elevato alla dignità di sacramento cristiano.

 

Nelle estere, in rilievo la notizia dell’attentato suicida a Gerusalemme, avvenuto su un autobus; l’attacco è stato sferrato mente è in corso uno scambio di prigionieri tra Israele e guerriglieri Hezbollah.

Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico”, un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo “Georgia: alla ricerca della stabilità”.

In Sri Lanka, una chiesa cattolica è stata data alle fiamme.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Claudio Bellinati su un volume che indaga “uno spettacolare fenomeno celeste”, la Via Lattea.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il Cdl ed il tema della giustizia.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 gennaio 2004

 

ALMENO DIECI I MORTI, OLTRE ALL’ATTENTATORE, E 50 I FERITI

NELL’ESPLOSIONE QUESTA MATTINA A GERUSALEMME.

LA VIOLENZA TORNA IN PRIMO PIANO IN MEDIO ORIENTE IN UNA GIORNATA

CHE DOVEVA ESSERE DI APERTURA

 PER L’INIZIO DELLO SCAMBIO DI PRIGIONIERI CON LA GUERRIGLIA LIBANESE

 

Almeno dieci israeliani, oltre all’attentatore, sono rimasti uccisi nel centro di Gerusalemme, nell’attentato suicida palestinese avvenuto a poche decine di metri dalla residenza del premier Ariel Sharon. I feriti sono una cinquantina di cui dieci ritenuti gravi. Il kamikaze si chiamava Ali Jaara e militava nelle Brigate dei martiri di al Aqsa, una formazione legata ad al Fatah. In ogni caso, in mattinata è iniziato il significativo e imponente scambio di prigionieri fra Israele e Hezbollah all'aeroporto militare di Colonia in Germania. In base all'accordo, circa 400 militanti dell'intifada vengono rimessi in libertà oggi in quella che si sperava sarebbe stata una giornata di distensione. Il servizio di Graziano Motta:

 

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A Gerusalemme erano le 9.00 del mattino – le 8.00 in Italia – e l’autobus 19, che collega il grande ospedale di Ein Karem al centro della città, era pieno. Il terrorista suicida senza suscitare sospetti ha provocato la strage nell’importante via poco distante dalla residenza ufficiale del primo ministro Sharon, che comunque in quel momento era assente. La condanna dell’Autorità palestinese è stata espressa dal primo ministro Abu Ala che, prevedendo una rappresaglia israeliana, ha affermato: “Gli attentati non possono che alimentare il ciclo di violenze contro il popolo palestinese”. Il portavoce del primo ministro Sharon, ambasciatore Pazner, nel sottolineare che “l’autorità palestinese porta sulle sue spalle l’intera responsabilità di questo cruento, brutale e inumano attentato”, ha detto che certamente saranno presi provvedimenti per punire chi sta dietro ad esso e per tentare di impedire al massimo che se ne possano verificare di altri. Purtroppo, la strage ha compromesso le possibilità di un incontro fra i primi ministri israeliano e palestinese che l’inviato del presidente Bush, John Wolf, è venuto a promuovere.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma come considerare questo nuovo sanguinoso attentato a Gerusalemme? Giada Aquilino lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi del Mediterraneo all’Università di Bologna:

 

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R. – Va collegato all’azione militare a Gaza, fatta dall’esercito israeliano l’altro giorno con un bilancio di morti piuttosto elevato. D’altra parte, però, è anche, ovviamente, la risposta al timido tentativo di distensione che si sta attuando in Germania tra Hezbollah ed Israele, con scambi di prigionieri e salme di morti israeliani.

 

D. – Perché reagire in questa maniera?

 

R. – Perché, fintanto che ci sarà l’instabilità, esisteranno i movimenti terroristici. Quando si arriverà veramente ad una pacificazione, per loro non ci sarà più spazio politico. Quindi, è evidente come sia loro interesse far saltare qualsiasi tavolo di negoziato, anche se riguarda uno scambio di prigionieri o qualcosa del genere. Inoltre, non dobbiamo dimenticare una cosa, cioè che Hezbollah è stato in questi anni uno dei principali punti di appoggio, finanziamento e addestramento per i kamikaze di Hamas e della Jihad islamica. E’ evidente che se Hezbollah entrasse in una vera trattativa con Israele, questi stessi movimenti integralisti si sentirebbero sempre più isolati e circondati.

 

D. – In questo quadro cosa si può prevedere? Ci saranno nuovi attentati?

 

R. – Dipende da diverse cose. Innanzitutto, c’è la proposta di Ginevra che, comunque, continua a riscuotere per lo meno una grossa attenzione da parte dell’opinione pubblica in Europa. La proposta di Ginevra è stata fatta da personaggi politici, personaggi della cultura, sia israeliani che palestinesi, e voleva dimostrare che la pace se si vuole è possibile. E poi c’è sempre la road map.

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Sul grave attentato di oggi, ascoltiamo, al microfono di Rosario Tronnolone,  la riflessione del cardinale Roberto Tucci:

 

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E’ un fatto veramente grave: il terrorismo non conduce a niente. E arriva proprio quando c’è stata una certa apertura da parte del governo d’Israele per la liberazione di 400 palestinesi, restituiti al gruppo degli Hezbollah libanesi, che sono uno dei movimenti più responsabili di questo terrorismo. Si è trattato, però, di un gesto positivo del governo di Sharon. E’ quindi veramente triste che si verifichino ancora questi attentati, che sono naturalmente da condannare nella maniera più totale, tanto più che si tratta di un’esplosione in un autobus e quindi è un attentato che non tiene conto in nessun modo dei civili. Se si è in guerra, si combatte fra militari e non si colpiscono obiettivi civili. La situazione ora è molto delicata ed anche le critiche al governo Sharon andrebbero sempre controbilanciate dal riconoscimento di qualche nuovo passo positivo che lo stesso governo Sharon ha compiuto in questi ultimi tempi.

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IL MEDIOEVO, NON UN’EPOCA BUIA MA UN’ETA’ RICCA DI CULTURA.

COSI’ LO STORICO LUDOVICO GATTO NEL SUO ULTIMO LIBRO

- Intervista con l’autore -

 

 

Il Medioevo non più visto come un’epoca buia, ma come un periodo ricco di mutamenti e di vivaci sviluppi in ogni campo: dalla letteratura di Nicolò Machiavelli all’arte di Giotto, alla filosofia di Severino Boezio. Così in sintesi vengono tracciati nell’ultimo libro di Ludovico Gatto, docente ordinario di Storia Medioevale all’università La Sapienza di Roma, i secoli dal 500 al 1500 dopo Cristo. “Storia universale del Medioevo è il titolo del volume, edito dalla Newton Compton, di cui ci parla, al microfono di Dorotea Gambardella, lo stesso autore.

 

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R. – Il Medioevo è stato un periodo in cui è venuta formandosi quella società che ancora oggi è al centro della vita del nostro e anche di altri continenti. E’ nell’età medioevale che si sono formate le lingue che ancora oggi noi parliamo, che si sono affermate le grandi religioni monoteistiche, che si sono formate le amministrazioni municipali che ancora oggi governano popoli e città, che hanno visto la luce i principali regni e Stati nazionali che hanno poi determinato la storia del continente per secoli.

 

D. - Qual è il ruolo della Chiesa in questo periodo?

 

R. – Un ruolo centrale, perché mano a mano che è venuta esaurendosi la funzione dell’Impero Romano, la Chiesa di Roma è venuta ad accollarsi la maggior parte dei compiti che prima erano dell’Impero. Quindi, ha provveduto alla difesa della cristianità, soprattutto durante il periodo delle invasioni barbariche e ha anche dato una prima definizione alla vita dell’Occidente, anche da un punto di vista territoriale. Per esempio, non si può fare a meno di registrare l’importanza della formazione delle diocesi, che servirono per radicare meglio la Chiesa dal punto di vista territoriale, e che però hanno anche avuto una vera importanza di carattere organizzativo. Tanto è vero che l’organizzazione provinciale italiana dopo il 1860 fu basata in gran parte sulle diocesi.

 

D. – Nel suo libro lei parla anche delle Crociate e invita a non dare giudizi, ma a cercare di comprendere il fenomeno...

 

R. – Le Crociate rappresentano una pagina molto difficile della storia della Chiesa. Vanno viste in quell’epoca. C’è un aspetto delle Crociate che rappresenta la violenza. Non bisogna però dimenticare che le Crociate partono anche dall’intendimento di riportare alla religione cristiana soprattutto le terre dove Cristo visse, si sacrificò per l’umanità e dove si ebbe il primo sviluppo del cristianesimo. Così come non si può trascurare che le Crociate hanno avuto grande importanza, perché per la prima volta le popolazioni europee, diverse per cultura e per storia, si sono ritrovate insieme.

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CHIESA E SOCIETA’

29 gennaio 2004

 

NELLO SRI LANKA E’ STATA ATTACCATA UNA CHIESA CATTOLICA.

LA CONFERENZA EPISCOPALE CRITICA INOLTRE LE SETTE CRISTIANE FONDAMENTALISTE

IL CUI COMPORTAMENTO “METTEREBBE IN PERICOLO LA PACIFICA CONVIVENZA

 TRA LE MOLTEPLICI COMPONENTI DEL PAESE ASIATICO”

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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COLOMBO. = Una chiesa cattolica dello Sri Lanka è stata recentemente devastata da una ventina di uomini. Al momento dell’aggressione l’edificio era vuoto e sono state distrutte statue e date alle fiamme una ventina di bibbie. Si tratta dell’ultimo di una serie di attacchi contro la comunità cristiana accusata da un movimento buddista di convertire, con metodi non etici, la popolazione locale.  Alcuni rappresentanti buddisti hanno chiesto alla presidente, Chandrika Kumaratunga, di promulgare una legge contro “le conversioni non etiche”. Una legge fortemente osteggiata dai vescovi dello Sri Lanka che ricordano al legislatore la difficoltà di definire quali sarebbero i criteri per valutare la legittimità di una conversione. I presuli temono che eventuali processi contro “conversioni sospette” finiscano per ostacolare il dialogo interreligioso e criticano, inoltre, l’aggressivo proselitismo di alcune sette cristiane. “Il comportamento delle sette fondamentaliste cristiane – spiegano i presuli – mette in pericolo la pacifica coesistenza tra le diverse espressioni della società srilankese”. I vescovi hanno infine espresso la loro disapprovazione per l’interpretazione letterale che queste organizzazioni danno della Bibbia. Secondo il governo di Colombo sono stati almeno una trentina, fino ad oggi, gli edifici sacri – prevalentemente appartenenti alle sette religiose evangeliche – attaccati in varie aree del Paese.

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SOSPESA NELLE FILIPPINE L’ESECUZIONE CAPITALE DI DUE CONDANNATI A MORTE.

 LA CHIESA DEL PAESE ASIATICO ESPRIME LA PROPRIA SODDISFAZIONE PER LA DECISIONE DELLA CORTE E CHIEDE L’ABOLIZIONE DELLA LEGGE SULLA PENA DI MORTE

 

MANILA. = Nelle Filippine l’esecuzione capitale di due prigionieri, prevista domani, è stata sospesa dalla Corte Suprema. I due detenuti, Roberto Lara e Roderick Licayan, sono accusati di aver partecipato nel 1998 ad un sequestro, ma in loro favore sono state raccolte prove e testimonianze. Prima della decisione da parte della Corte di sospendere l’esecuzione, i vescovi filippini hanno espresso la loro ferma condanna della pena di morte e in un documento, redatto nel mese di dicembre, hanno ribadito la loro opposizione al provvedimento del presidente filippino, Gloria Arroyo, che revoca la moratoria. Dopo aver appreso la notizia, il presidente della Commissione episcopale per la cura pastorale, mons. Pedro Arigo, ha espresso la propria soddisfazione per la sospensione delle due condanne a morte. “La nostra Commissione – ha dichiarato - è felice  e piena di gratitudine, anzitutto al Signore e poi alla Corte Suprema, per aver fermato le esecuzioni. Ma continueremo a chiedere l’abolizione della legge sulla pena di morte, un atto immorale perché contrario alla legge di Dio”. Il coordinatore della Coalizione contro la pena di morte, il sacerdote gesuita Silvino Borres, ha inoltre evidenziato come “i giudici abbiano mostrato che si può perseguire la giustizia con  misericordia e compassione”. (A.L.)

 

 

CONSEGNATO IL PREMIO SAKHAROV 2003 AL SEGRETARIO GENERALE

DELLE NAZIONI UNITE, KOFI ANNAN, CHE HA EVIDENZIATO L’IMPORTANZA

 DEGLI IMMIGRATI PER L’EUROPA

 

BRUXELLES. = Clima di commozione, a Bruxelles, per la consegna del Premio Sakharov 2003, che il presidente del Parlamento, Pat Cox, ha consegnato al Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, a tutto lo staff delle Nazioni Unite, e in particolare alle vittime dell’attentato perpetrato lo scorso 19 agosto a Baghdad e costato la vita a 22 persone. Gli europarlamentari presenti alla sessione solenne hanno tributato un lungo e commosso applauso a tutte le famiglie delle vittime, tra cui la moglie e il figlio dell’inviato speciale dell’Onu in Iraq, Sergio Vieira de Mello, rimasto ucciso nell’agguato. Una lunga standing ovation è stata inoltre dedicata anche ai sopravvissuti all’attacco di Baghdad presenti in aula. Nel suo discorso rivolto al Parlamento europeo, Annan ha sottolineato come “un’Europa senza immigrati sarebbe più povera e più debole”. “Gli immigrati – ha affermato – non dovrebbero essere trasformati nei capri espiatori per una vasta gamma di disagi sociali”. Annan ha quindi ricordato l’importanza dell’integrazione: “gli immigrati – ha detto – arricchiscono l’Europa portando nuove culture, religioni e lingue”. (A.L.)

 

 

IN MAROCCO UN’INDAGINE GOVERNATIVA METTE IN RILIEVO LA DRAMMATICA EMERGENZA DEI BAMBINI LAVORATORI

 

RABAT. = Sono almeno 800 mila i bambini che in Marocco non frequentano la scuola e la maggior parte è costretta a lavorare, soprattutto nel settore agricolo. E’ questo il risultato di un’indagine svolta dal governo e presentata ieri al ministero del Lavoro, degli Affari sociali e della Solidarietà. Nonostante lo sforzo delle autorità di ridurre il lavoro minorile non sembra dunque attenuarsi questa grave emergenza in Marocco, Paese dove la quasi totalità dei lavoratori minorenni viene mandata nei campi dalle loro famiglie. L’esecutivo di Rabat, che la 1993 ha sottoscritto la convenzione dell’Onu per i diritti dell’infanzia, si dichiara deciso a sradicare la piaga del lavoro dei bambini ma resta ancora disattesa l’esortazione delle Nazioni Unite a tutelare i più piccoli ed evitare che vengano sfruttati illegalmente come manodopera a basso costo. Sembra comunque probabile che, entro la fine dell’anno, possa essere approvata una nuova legge che vieta il lavoro ai minori di 15 anni. (A.L.)

 

 

IN CROAZIA LA CHIESA CATTOLICA ESPRIME LA PROPRIA CONTRARIETA’ AD

UN PROGRAMMA DI PREVENZIONE DELL’AIDS, INTRODOTTO NELLE SCUOLE

 DEL PAESE, CHE INCORAGGIA L’USO DEI CONTRACCETTIVI

 

ZAGABRIA. = La Chiesa cattolica croata si oppone ad un programma di prevenzione dell’Aids, introdotto nelle scuole medie superiori del Paese, che incoraggia i giovani all’uso dei preservativi. “Usando come pretesto la protezione dei giovani dall’Aids e dalle malattie sessualmente trasmissibili – spiega la Conferenza episcopale croata in un documento – si incoraggia l’uso dei contraccettivi trascurando la personalità degli studenti e la dimensione educativa della scuola”. “E’ inammissibile che gli studenti e gli insegnanti credenti – si legge nel comunicato – siano costretti a partecipare ad un corso esplicitamente contrario alle loro convinzioni e ai principi della morale cristiana”. Sebbene la Croazia non sia un Paese ad alto rischio di contrazione dell’Aids, malattia che finora è stata riscontrata in poche centinaia di persone, desta preoccupazione, negli ultimi anni, il comportamento sempre più a rischio degli adolescenti. (A.L.)

 

 

SI TERRÀ SABATO PROSSIMO A NAPOLI IL QUARTO CAMMINO PREPARATORIO

 ALLA 44° SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

 

NAPOLI. = Si svolgerà a Napoli, il prossimo 31 gennaio, il quarto congresso preparatorio della 44° Settimana sociale dei cattolici italiani sul tema “La democrazia: nuovi scenari e nuovi poteri”. Sarà questa un’occasione per analizzare effetti, opportunità e minacce degli attuali processi di globalizzazione.  L’iniziativa intende inoltre approfondire come l’impegno della comunità internazionale possa promuovere una “democrazia dell’inclusione” dei Paesi più poveri nell’attuale scenario mondiale, sempre più dominato dagli Stati industrializzati. Verranno anche discusse complesse questioni quali la necessità di principi etici nel mercato finanziario ed il ruolo dell’economia per avviare un equo processo di distribuzione delle risorse nel pianeta. (F.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 gennaio 2004

- A cura di Fausta Speranza -

 

Un ausiliario di polizia  iracheno è stato ucciso e un altro è stato ferito in un  attacco a sud della città petrolifera di Kirkuk, nel nord dell’Iraq. Mentre dieci ausiliari sono rimasti feriti per l’esplosione che ha colpito una pattuglia di sicurezza irachena nella città di Baaquba, a nord di Baghdad. Intanto, per quanto riguarda la presenza statunitense, il capo di Stato Maggiore dell’esercito Usa sta predisponendo i piani perché decine di migliaia di soldati possano restare in Iraq fino al 2006. Ma ci sono anche dichiarazioni polemiche: David Kay, fino alla scorsa settimana responsabile degli ispettori, parlando alla Commissione Forze Armate del Senato americano ha detto che si è sbagliato a credere che l’Iraq avesse armi di distruzione di massa e ha sottolineato la necessità di aprire un’inchiesta indipendente per far luce sull’operato dell’intelligence americana. 

 

E le polemiche in relazione alle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein non si chiudono in Gran Bretagna, neanche dopo l’assoluzione piena del governo decretata dal rapporto del giudice Brian Hutton. La stampa oggi si divide fra chi celebra la vittoria di Blair, scagionato dall’accusa di aver mentito sulla minaccia irachena per spingere il Paese verso una guerra già decisa a Washington, e chi parla di insabbiamento. Tutti però si soffermano sul colpo per la Bbc. Mentre il Consiglio di amministrazione della prestigiosa emittente pubblica è riunito per discutere il delicatissimo caso, Tony Blair manda a dire che sta ancora aspettando le scuse. Secondo il portavoce ufficiale del premier, infatti, la dichiarazione televisiva del direttore generale della Bbc, Greg Dyke, che ieri sera si era scusato per gli errori commessi dal giornalista Andrew Gilligan, non basta. Ma per chiarire quanto emerso dal rapporto, ascoltiamo da Londra Sagida Syed:

 

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Il Rapporto della Commissione Hutton ha scagionato Blair e il suo governo da qualsiasi comportamento disonorevole che avrebbe potuto, direttamente o indirettamente, portare al suicidio di Kelly. L’attesissima commissione parlamentare ha, invece, posto sul banco degli imputato la Bbc ed ha già provocato la prima illustre vittima: il presidente Kevin Davis ha rassegnato la proprie dimissioni. Fortemente criticato anche il giornalista Andrew Gilligan che avrebbe alterato la conversazione avuta con lo scienziato. Il giudice Hutton non ha risparmiato neppure il dottor David Kelly che non avrebbe dovuto discutere le proprie competenze con un giornalista del servizio televisivo pubblico. Tony Blair ha chiesto formalmente le scuse di tutti coloro che lo avevano accusato di “malafede” in relazione alla vicenda che ha imbarazzato il governo. In una vivace riunione parlamentare ha ribadito la propria estraneità ai fatti.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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La Somalia guarda da oggi con maggior fiducia al suo futuro istituzionale e politico. Alle 14.00 locali di oggi, le 12.00 in Italia, è stata solennemente firmata nel palazzo presidenziale di Nairobi l’intesa tra le fazioni somale che, nell’attesa, dovrebbe aprire la strada alla ricostruzione del devastato Paese africano. Ce ne parla Giancarlo La Vella:

 

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Una terra senza Stato, un Paese dove vige la legge del più forte, crocevia di predoni e di traffici illeciti e dove a pagare lo scotto più drammatico, tra le lotte intestine delle varie fazioni, è la popolazione civile, ridotta allo stremo da tredici anni di guerra civile, scoppiata nel 1991 alla caduta del presidente Siad Barre. Queste le cronache che sinora venivano diffuse sulla Somalia. Da domani, tutto questo potrebbe essere un lontano ricordo, se si riuscirà a concretizzare in tempi brevi l’accordo firmato in Kenya. L’intesa prevede l’avvio della “fase tre”, con la creazione di un parlamento di 275 deputati nominati, con criteri di proporzionalità concordati, da capiclan, fazioni e gruppi politici; un governo di unità nazionale della durata di cinque anni, con una costituzione fortemente federalista, da sottoporre a referendum popolare, che sarà preceduto da un censimento. E’ stato poi rilanciato e rafforzato il sistema di controllo del cessate il fuoco firmato nell’ottobre del 2002, che ormai da tempo era ampiamente disatteso. Rispetto ai numerosi tentativi fatti in precedenza, questi ultimi negoziati, ospitati a Nairobi e guidati dal Kenya per 14 mesi, sono andati in porto grazie alla mediazione dell’Igad, l’organizzazione che raggruppa i Paesi del Corno d’Africa. Di particolare rilievo il ruolo svolto dall’Italia.

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Delusione negli ambienti che operano per la difesa dei diritti umani è stata espressa in Francia dopo la visita del presidente cinese Hu Jintao. Si sottolinea che è stato lasciato in secondo piano proprio il tema della tutela delle prerogative fondamentali della persona, mentre la visita ha avuto per lo più scopi commerciali, con la vendita, tra l’altro, a Pechino di 21 airbus. Da Taiwan, intanto, giungono forti  critiche al presidente Chirac perché avrebbe condannato il referendum per il rafforzamento delle difese militari di quella che la Cina considera una provincia ribelle. Il presidente cinese Hu Jintao prosegue ora il suo viaggio in Africa.

 

Malgrado le riserve e le perplessità espresse nei giorni scorsi da alcuni ministri di spicco, il governo di Jean-Pierre Raffarin ha varato ieri il contestato progetto di legge che vieta alle studentesse musulmane di sfoggiare il velo islamico nelle scuole pubbliche, ma anche la kippa ebraica e croci cristiane “smisurate”. Il dibattito in parlamento, dal 3 febbraio, si preannuncia acceso perché una parte del centro destra ha già fatto sapere che voterà contro o si asterrà. Resta il fatto che la maggioranza assoluta all’assemblea nazionale è detenuta dal partito di Jacques Chirac, che al Consiglio dei ministri è tornato a difendere la legge che ha definito necessaria di fronte alle “difficoltà crescenti” di insegnanti e presidi.

I cadaveri di due immigrati sono stati recuperati presso l’isola greca di Eubea, a nordest di Atene, nella zona dove è affondata l’imbarcazione con a bordo 45 clandestini. Lo ha detto oggi il ministero della marina mercantile greco confermando che finora sono state tratte in salvo 26 persone mentre 17 risultano disperse. Nel mare Egeo sono frequenti le sciagure che coinvolgono le imbarcazioni cariche di immigrati, che partono dalle vicine coste turche.

 

Nei dieci Paesi orientali colpiti dall’influenza aviaria continuano le misure urgenti per far fronte all’epidemia. La presidente indonesiana Sukarnoputri ha ordinato l’abbattimento di tutto il pollame infetto. Dopo le due vittime registrate recentemente in Vietnam, a Taiwan si contano altri quattro casi di contagio, mentre in Cina sono 23 le persone sotto osservazione. Pechino, tra l’altro, ha sospeso tutte le importazioni di pollame.

 

Un impegno solenne a tentare di prevenire nuove minacce di genocidio, ma solo un vago riferimento alle conseguenze penali per i colpevoli di omicidi di massa: sono i due elementi da mettere  in luce a proposito del documento finale  della conferenza internazionale contro il genocidio che si è chiusa ieri a Stoccolma. Nei tre giorni di dibattiti, per iniziativa del governo svedese e con la partecipazione di una cinquantina di Paesi, sono emerse diverse proposte tra cui quella del Segretario Generale dell'Onu, Kofi Annan, di creare in seno alle Nazioni Unite un Comitato per la prevenzione dei genocidi. Negli interventi dei singoli delegati è stato citato più volte il Tribunale penale internazionale, Tpi, che però non trova riferimenti nel testo finale. Restano le priorità di intervento indicate dal capo della delegazione della Santa Sede, mons. Celestino Migliore, e condivise da molti. Le chiarisce Vincenzo Lanza spiegando anche alcuni motivi di delusione in relazione al documento finale:  

 

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Necessità di mettere in pratica gli strumenti legali e le strutture già esistenti contro il genocidio, come ad esempio il Tribunale internazionale contro i crimini approvato a Roma nel 1998 ed in vigore dal 2002; mettere in evidenza il ruolo centrale delle organizzazioni internazionali, regionali e subregionali, come ad esempio le Nazioni Unite; sottolineare il dovere del consesso internazionale di insegnare la prevenzione agli individui ed alle collettività di tutto il mondo, evidenziando gli orrori del genocidio, opponendosi alle stragi di massa, ma anche e soprattutto trovando il modo di evitare che i genocidi possano ripetersi. La dichiarazione finale della Conferenza viene giudicata da osservatori e partecipanti alquanto “annacquata”. Critiche vengono mosse al premier svedese e organizzatore della Conferenza, Joran Person, per non aver cercato a sufficienza di far comprendere a Stati Uniti ed Israele la necessità di mettere in rilievo l’importanza del Tribunale internazionale contro i crimini. Il leader svedese si è difeso, però, facendo rilevare che una stragrande maggioranza dei mille partecipanti, tra cui rappresentanti governativi di una sessantina di Paesi, hanno comunque dichiarato il proprio sostegno a tale Tribunale.

 

Per la Radio Vaticana, da Stoccolma, Vincenzo Lanza.

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