RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 23 - Testo della Trasmissione di venerdì 23
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Somalia verso la pace: raggiunta un’ampia
intesa tra le fazioni in guerra
Appello di Kofi Annan al Forum di Davos: il mondo
degli affari non alimenti i conflitti nel mondo
C’è acqua su Marte: la sonda europea Mars Express
ha rilevato la presenza di ghiaccio al polo sud del pianeta rosso
23 gennaio 2004
TRA
GIOVANNI PAOLO II E IL PREMIER SPAGNOLO AZNAR,
GIUNTO
AL TERMINE DEL SUO MANDATO ISTITUZIONALE
-
Intervista con Joaquin Navarro-Valls -
Uno
sguardo ampio, dalle radici cristiane dell’Europa – delle quali la Spagna è una
secolare testimone – alla crisi israelo-palestinese. Sono gli argomenti che
hanno occupato il colloquio che Giovanni Paolo II ha avuto questa mattina, in
un clima di affettuosa familiarità, con il premier spagnolo Aznar, ricevuto in udienza
insieme alla sua famiglia. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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Il capo
del governo spagnolo – per la terza volta in Vaticano dopo le visite del ’97 e
dello scorso anno – ha voluto salutare il Papa per l’ultima volta in veste di
primo ministro, dopo aver reso pubblica la propria decisione di non
ricandidarsi alle elezioni politiche del prossimo 14 marzo. Al termine
dell’incontro a due con il premier, durato circa 15 minuti, il Pontefice ha pronunciato
un breve saluto: un’occasione per tornare con la memoria alla visita apostolica
in Spagna del maggio dello scorso anno:
“EN ESA MEMORABLE OCASION PUDE
CONSTATAR, UNA VEZ MAS, …”
“In
quella memorabile circostanza - ha detto il Papa - ho potuto constatare le profonde
radici cristiane del popolo spagnolo e il dinamismo della Chiesa di questo
nobile Paese”. Nel porgere la sua benedizione, Giovanni Paolo II ha rinnovato i
suoi auguri “per il progresso spirituale e materiale degli spagnoli, per la loro
convivenza pacifica, in concordia e libertà. Ma per conoscere nel dettaglio lo
svolgimento dell’udienza, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa della Santa
Sede, Joaquin Navarro Valls:
R. – Si è dato uno sguardo d’insieme sui temi più caldi
del momento. Naturalmente, si è parlato del Medio Oriente, dei Paesi europei e
un tema che ha occupato parte sostanziale della conversazione è stato quello
riguardante la situazione attuale in Europa. Da questo punto di vista, il Santo
Padre ha apprezzato la posizione del presidente del governo spagnolo, particolarmente
sulla questione del riconoscimento delle radici storiche e cristiane
dell’Europa.
D. – In che clima si è svolto l’incontro?
R. – Il clima è stato molto cordiale. Tra l’altro, sia il
Papa sia il presidente Aznar hanno fatto riferimento ai precedenti incontri qui
a Roma e in Spagna. Giovanni Paolo II ha anche apprezzato che nel momento in
cui il presidente Aznar si appresta a terminare il suo incarico, abbia voluto venire
a rendere omaggio al Papa: e questo si sentiva nell’atmosfera dell’incontro.
D. – Una visita di congedo, dunque, che ha visto il
premier Aznar accompagnato da tutta la sua famiglia...
R. – Sì. Ha voluto portare sua moglie ed i figli e inoltre
- in un incontro successivo che il presidente Aznar e la famiglia hanno avuto
con il segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano - il cardinale ha imposto alla signora Aznar
le insegne di Dama dell’Ordine Piano, in riconoscimento delle molteplici
attività assistenziali e sociali intraprese dalla signora Ana Botella.
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SESTO
GIORNO DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI:
NUOVE
SPERANZE PER IL DIALOGO TRA CATTOLICI E ORTODOSSI RUSSI
DOPO L’ANNUNCIO
DEL PROSSIMO VIAGGIO DEL CARDINALE KASPER A MOSCA
-
Intervista con padre Sergio Mercanzin -
Un annuncio atteso, che ha
coinciso con le celebrazioni in corso per la Settimana dell’unità dei
cristiani, che proprio oggi ha per tema “Non si turbi il vostro cuore e non si
abbatta – Non abbiate timore”. L’annuncio è quello della visita a Mosca dal 16
al 20 febbraio prossimo del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per l’unità dei Cristiani. Un evento destinato a segnare una tappa
importante nel cammino ecumenico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa
russa. Il porporato, avrà incontri con i vescovi della Federazione russa e la
comunità cattolica di Mosca ma anche con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II e con il
vescovo metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, responsabile delle relazioni
ecclesiastiche estere del Patriarcato di Mosca. Roberta Gisotti ha intervistato
padre Sergio Mercanzin, fondatore e direttore del Centro Russia Ecumenica, a
Roma:
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R. – Si può dire sia una visita molto attesa, perché
l’anno scorso la stessa visita era stata annullata all’ultimo momento per
l’insorgere di notevoli contrasti tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa
cattolica. Dall’altra parte è inaspettata, perché era difficile prevederla in
così breve tempo.
D. – Una visita che sarà animata e si annuncia di
sentimenti di stima verso la Chiesa ortodossa russa e che vedrà due eventi
importanti sul piano ecumenico: cioè l’incontro con il patriarca Alessio II e
con il vescovo metropolita Kyril…
R. – Speriamo che da questi due incontri vengano fuori
passi in avanti nel dialogo che, a dire il vero, non si è mai interrotto. L’ha
detto Kyrill in una recente intervista: il dialogo con Mosca non è mai stato
interrotto, però, certo, ha registrato qualche arresto.
D. – Una delle questioni controverse, sappiamo, quella del
proselitismo, di cui, in qualche modo, è accusata la Chiesa cattolica…
R. – Direi che questa è la questione più scottante,
insieme all’espandersi dei greco-cattolici in Ucraina. Ma restando a Mosca,
restando nella Federazione russa, il problema del proselitismo è molto sentito
da parte degli ortodossi, perché hanno l’impressione che i cattolici vadano in
Russia - e ciò vuol dire ordini religiosi, movimenti religiosi – con l’idea che
la Russia sia una terra di missione. Questo li offende tantissimo. E recentemente
un sacerdote ortodosso russo, padre Vladimir Eselinski che sta in Italia,
faceva questo tipo di appello, pur avendo un’ammirazione immensa per i cattolici
e un grandissimo amore: “Cessate le vostre missioni, chiudete il vostro mercato
multireligioso, tornate in pace a casa vostra e il nostro dialogo vivrà la sua
rinascita”.
D. – Come superare questo ostacolo enorme? Com’è possibile
superare, visti da parte cattolica, questi pregiudizi?
R. – Direi che prima di tutto dobbiamo – come dicono
sempre i grandi ecumenisti – prima ancora di conoscerli, amarli, i nostri
fratelli ortodossi. Poi, non credere assolutamente che noi siamo migliori di
loro. E terzo punto, aiutare gli ortodossi ad essere ortodossi. Quindi, aiutare
le loro missioni e non portare le nostre.
D. – Padre Mercanzin, ma ci sono anche delle correnti più
aperte verso il mondo cattolico?
R. – In genere si fa questa mappa degli ortodossi in
generale, ma di quelli russi in particolare: c’è un gruppo consistente di
integralisti; un gruppo meno consistente di ecumenisti; e un gruppo molto più
consistente di tradizionalisti. Quindi, i primi sono contrari all’ecumenismo, i
secondi sono favorevoli, i terzi sono favorevoli in linea di principio, ma
vorrebbero un ecumenismo molto più rispettoso della storia, della realtà ed
anche delle debolezze della Chiesa ortodossa russa.
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UDIENZE
Nel corso della mattinata, in successive udienze, Giovanni
Paolo II ha ricevuto il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei popoli, l’arcivescovo Józef Kowalczyk, nunzio
apostolico in Polonia, e quattro vescovi francesi in visita ad Limina.
L’IMPERATORE
CARLO D’AUSTRIA TRA I PROSSIMI BEATI
-
Intervista con l’avv. Andrea Ambrosi -
Tra le
prossime beatificazioni figura anche quella di un imperatore, Carlo I
d’Asburgo, sovrano d’Austria e Ungheria
dal 1916 al 1918. Il 20 dicembre scorso è stato promulgato il decreto
sul miracolo attribuito alla sua intercessione. Si tratta dell’ultimo
imperatore austriaco: salito sul trono a 29 anni fu espulso dal Paese due anni
dopo, alla proclamazione della Repubblica: è morto esule a Madeira in
Portogallo a 35 anni. Ma qual è il tratto distintivo del prossimo beato?
Giovanni Peduto lo ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione, l’avvocato
Andrea Ambrosi:
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R. – Il tratto distintivo è il suo alto senso di
responsabilità circa i suoi doveri di sovrano. Questo senso di responsabilità
non derivava solo da una nota naturale di carattere ma veniva, in modo particolare,
rafforzata dalle sue convinzioni religiose.
D. – Ma in che senso un imperatore come Carlo d’Austria
può considerarsi un modello?
R. – Ovviamente egli è stato un marito ed un padre di famiglia
esemplare. Ma ciò che lo rende modello a uomini politici e a persone in posti
di comando è quella virtù, fortemente sottolineata nel Catechismo della Chiesa
cattolica, che è la carità sociale, ovvero la solidarietà che è presente in
tutta la vita dell’Imperatore Carlo.
D. – Qualche episodio particolare della sua vita?
R. – Quei principi morali dei quelli era intriso il servo
di Dio che egli rispettava minuziosamente, anche sui campi di battaglia, gli
rendeva odiose alcune misure, quali l’uso dei gas letali contro il nemico,
oppure il ricorso ai sottomarini per colpire le città nemiche. Per lui la
popolazione civile era assolutamente intoccabile e questo lo ha portato anche a
forti scontri con il suo grande alleato – la Germania – che avrebbe invece voluto
utilizzare queste forme di guerra.
D. – E il suo amore per i poveri?
R. – Carlo d’Austria amò i poveri in modo davvero
singolare. Sempre pronto ad andare loro incontro ed offrendo tutto ciò che
poteva. Sono rimaste celebri a tal proposito le iniziative da lui prese, quando
terminata la guerra tra le popolazioni di quello che era stato il suo impero,
vigeva uno stato di tremenda indigenza: basta ricordare ad esempio che fece
macellare tutti i cavalli di corte – ed erano moltissimi – proprio per sfamare
la popolazione di Vienna; oppure utilizzò il legno delle sue carrozze e tutto
quello che aveva per poter in qualche modo alleviare la povertà del suo popolo.
Una volta poi – si ricorda - si verificarono dei disordini per la fame, un comandante
fece sparare nella folla: Carlo d’Austria subito reagì, sostituì l’ufficiale e
si scusò per quello che era accaduto.
D. – Il suo messaggio per il mondo d’oggi?
R. – Si può tranquillamente giungere a riconoscere
nell’Imperatore Carlo d’Austria una nobile figura, un sovrano veramente
cattolico; per i potenti del mondo un esempio di dedizione al bene comune e di
servizio alla Chiesa e al proprio popolo. Proporre a modello il Servo di Dio è
quanto mai opportuno per ribadire la piena compatibilità tra l’ideale della
santità cristiana e la vita politica.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la
Repubblica Democratica del Congo: in un villaggio dell’Ituri sono stati
massacrati duecento civili di etnia Alur.
Sempre in prima, un
articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Tragedia dell'Africa, tragedia
dell'uomo”.
Nelle vaticane, nell’ambito
della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un contributo di John
Mutiso-Mbinda dal titolo “Relazioni con il Consiglio Ecumenico delle Chiese”
Una pagina dedicata al cammino
della Chiesa in Europa.
Nelle estere, riguardo all’Iraq
si segnala l’imminenza dell’annuncio di una missione che avrà il compito di
vagliare i tempi e le modalità delle elezioni generali.
Un articolo di Marcello Filotei
in occasione della Giornata mondiale della lebbra che si celebra domenica.
La terza pagina è dedicata (in
occasione del 25.mo anniversario della morte) alla figura di Giancarlo Brasca,
il “caro amico di Karol Woityla”. Da rilevare il richiamo in prima.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Parmalat.
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23 gennaio 2004
CONTINUA
IL SOSTEGNO DELLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE
ALLA
POPOLAZIONE DI BAM, LA CITTA’ IRANIANA DISTRUTTA DAL TERREMOTO
DEL 26
DICEMBRE. GRAZIE ALL’UNICEF, I BAMBINI FANNO RITORNO A SCUOLA
-
Intervista con Mauro Ansaldi -
Continua
il sostegno delle diverse organizzazioni alla popolazione di Bam, la città
dell’Iran sud orientale, andata completamente distrutta da un violento sisma
che il 26 dicembre ha provocato oltre 40mila vittime. Nei giorni scorsi,
l’Unesco ha annunciato l’invio di tre missioni umanitarie e un primo gruppo di
50 bambini, martedì, grazie all’Unicef, è tornato a scuola. Sulle condizioni in
cui versa la popolazione, ascoltiamo Mauro Ansaldi, coordinatore della Caritas
internazionale in Iran, raggiunto telefonicamente a Bam da Dorotea Gambardella.
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R. – Il 99 per cento della
popolazione è in tenda e riceve aiuti umanitari, riuscendo, quindi, a
sopravvivere ma è una situazione che certamente non può durare a lungo. Bisogna
provvedere a delle sistemazioni più appropriate delle tende, anche perché tra
circa un mese e mezzo avranno inizio i venti di sabbia, le temperature
saliranno enormemente e nelle tende sarà impossibile vivere.
D. – Per quanto riguarda gli
aiuti umanitari, arrivano con regolarità?
R. – La gente riceve gli aiuti
ma è necessario che continui a riceverne, perché altrimenti non può farcela. E’
gente che non ha più niente e di conseguenza bisogna continuare a sostenerli
per un periodo abbastanza lungo.
D. – Com’è la situazione da un
punto di vista igienico?
R. – Anzitutto sotto le
macerie ci sono ancora dei corpi, sia di persone sia di animali, e questo
rappresenta ovviamente un fattore di propagazione di malattie. I servizi igienici
mancano del tutto, la gente è accampata lungo le strade anche perché non vuole
andare nei campi che sono stati attrezzati. Preferisce, per adesso, rimanere
vicino alle proprie case o nelle tende. Tuttavia, in questo momento è
importante sottolineare che non ci sono allarmi per la propagazione di
malattie.
D. – Secondo lei, quali
saranno i tempi della ricostruzione?
R. – Il governo dice che nel
giro di due anni Bam sarà ricostruita. Realisticamente mi sembra impossibile
che questo avvenga. Sarà quindi un processo lungo. Bisogna rendersi conto,
però, che qui esistono delle condizioni meteorologiche che non permettono alla
gente di vivere in sistemazioni temporanee.
D. – In che modo le persone
vivono tutto questo?
R. – Con una dignità
incredibile. Sono persone che hanno perso una grossa fetta delle loro famiglie,
hanno perso tutto i loro averi, eppure dicono: questo è stato il volere di Dio
e quindi dobbiamo accettarlo e dobbiamo ricominciare ad andare avanti. Ma dicono anche a tutti quanti: aiutateci,
altrimenti per noi è impossibile venirne fuori da soli.
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“21 GRAMMI”, IL PESO DELL’ANIMA, IL NUOVO FILM DI IÑÁRRITU
NEI CINEMA IN ITALIA
-
Servizio di Luca Pellegrini -
E' un film doloroso e complesso l'ultima, difficile opera
di Alejandro González Iñárritu, 21 grammi (il cosiddetto
"peso" dell'anima) che nelle sale italiane sta riscuotendo successo
ed interesse. Attraverso una inconsueta ed originale costruzione
narrativa, si seguono le vite e le tragedie di un gruppo di persone che, per
una pura causalità, entrano in contatto tra loro mettendo a nudo debolezze ed
eroismi, generosità e vendette. Servizio di Luca Pellegrini -
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Che fatica, mettere insieme le
storie dei 21 grammi di anima di Sean Penn, Naomi Watts, Benicio Del Toro,
Charlotte Gainsbourg, Melissa Leo. Quando si muore, quello è il peso che si
perde: il peso della morte, della vita che se ne va. Alejandro González Iñárritu
si affida alla sceneggiatura di Guillermo Arriaga e realizza un film
esistenzialista che esplora senza regole temporali e con il disprezzo della
consequenzialità narrativa, le reazioni poco razionali al dolore, alla
malattia, alla tragedia di individui che nulla hanno in comune, combinando
spunti che toccano la fede e il destino, la morale e il giudizio, l’amore e la
vendetta. Sono, questi, i fattori insopprimibili che plasmano l’identità umana,
la infarciscono di imprevedibilità, la consumano o la nutrono di orizzonti e
speranze, buoni o cattivi che siano.
Iñárritu con vere e proprie
iperboli visive scompone, riunendole senza logica apparente, le vicende di una
madre rimasta vedova e con due bimbe schiacciate sulla strada, del responsabile
di questa tragedia che ha affidato il suo precario equilibrio psichico ad un
predicatore fondamentalista cristiano, della moglie di lui che cerca di
proteggere la famiglia dalle tempeste, di un matematico che ha il cuore a pezzi
– in tutti i sensi – e che si trova ad averne trapiantato nel petto uno che non
vorrebbe possedere, mentre è costretto anche a fronteggiare l’amore aggressivo
di una donna che vuole da lui un figlio a tutti i costi. Materia incandescente,
si capisce, fotografata in modo livido, descritta senza fronzoli. Storia di un
andata e ritorno dalla vita alla morte, evoluzione degli stati d’animo che ci riporta
dalle parti di Amores perros, la
precedente opera del regista.
Il film soffre per
un’architettura pesante ed un senso eccessivo di determinismo: ma interpretate
così, in modo anche spietato oltre che vero, tutte quelle lacrime e sangue e
angoscia dicono che quei 21 grammi, perché costano cari, e meglio tenerseli
facendo estrema attenzione.
Per la Radio Vaticana, Luca
Pellegrini.
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23
gennaio 2004
APERTA STAMANI DAL CARDINALE CAMILLO RUINI LA FASE
DIOCESANA
DELLA CAUSA
DI BEATIFICAZIONE DI DON UMBERTO TERENZI, IL PARROCO
CHE HA
TRASFORMATO IL SANTUARIO DEL DIVINO AMORE DA LUOGO ABBANDONATO
IN UNO
DEI SIMBOLI DEVOZIONALI PIU’ AMATI DAI ROMANI
ROMA.= “La Madonna mi ha sempre voluto per sé, ed
allora eccomi parroco nel suo Santuario”: con queste parole don Umberto Terenzi
ricordava i sentimenti con i quali nel 1930 assumeva l’incarico di rettore del
santuario mariano del Divino Amore in Roma. Un luogo di devozione fin dal 1740,
ma allora abbandonato, in un territorio paludoso, ancora infestato dalla
malaria. Don Umberto, con l’ostinazione e l’umiltà da parroco di campagna, ha
saputo negli anni trasformarlo in un uno dei simboli più amati dai fedeli
romani. Oggi, a trent’anni dalla morte di padre Terenzi, il cardinale vicario
Camillo Ruini, alle 12 nel Palazzo Lateranense, ha aperto ufficialmente la fase
diocesana della causa di beatificazione del parroco romano. “Don Umberto – ha
affermato mons. Pasquale Silla, attuale rettore del santuario – è riuscito a
trasformare questo luogo in un rifugio in cui i romani portano le loro pene, i
loro desideri e le loro speranze a Maria”. In tanti vengono ogni anno a rendere
grazie alla Madonna del Divino Amore che, come recita un antico detto romanesco
“fa le grazie a tutte l’ore”. Proprio al Divino Amore, l’11 giugno del 1944,
Papa Pio XII si recò a ringraziare Maria per aver assicurato la protezione
della Città Eterna dai bombardamenti. Stasera, il santuario ospiterà la prima
nazionale del musical Per sempre mio Divino Amore, un modo originale per
accostarsi alla vita di don Terenzi e alle origini del santuario così caro ai
romani. (A.G.)
DENUNCIA DELL’AGENZIA ASIANEWS: INASPRITE
LE RESTRIZIONI DA PARTE ISRAELIANA ALLE VISITE DEI PELLEGRINI IN TERRA SANTA.
IN UNA LETTERA, I VESCOVI MARCHIGIANI ESORTANO TUTTI I FEDELI AD IMPEGNARSI
AFFINCHE’ I LUOGHI DI CRISTO NON DIVENTINO LUOGHI SENZA CRISTIANI
GERUSALEMME.=
L’agenzia Asianews segnala nuovi ostacoli al movimento dei pellegrini in
Terra Santa, sorti dopo alcuni provvedimenti restrittivi stabiliti dagli
israeliani per i visitatori nei territori dell’Autorità nazionale palestinese.
Da alcuni giorni, riferisce l’agenzia missionaria in una corrispondenza da
Gerusalemme, funzionari israeliani che presidiano gli ingressi nel Paese
distribuiscono un foglio ai visitatori, scritto in inglese e in arabo, dando il
benvenuto nello Stato di Israele. Tuttavia, si precisa che “le entrate nei
territori sotto il controllo dell'Autorità Palestinese” cioè Gaza, la Giudea e
la Samaria “sono proibite”. Di qui, l’impossibilità per i pellegrini di
raggiungere Betlemme, Gerico, Emmaus e Qumran. Per poter entrare in questi
territori, spiega Asianews, occorre fare richiesta scritta e attendere
l’autorizzazione da parte del governo militare israeliano, che risponderà entro
5 giorni lavorativi. Solo la risposta scritta dell'Ufficio per le relazioni con
l’esterno del governo militare rappresenta la vera autorizzazione. Tutti coloro
che entreranno nei territori senza l’autorizzazione rischiano dunque sanzioni
molto gravi. Intanto, di ritorno da un pellegrinaggio proprio nella Terra
Santa, i presuli delle Marche hanno inviato una lettera alle proprie comunità.
“Riprendiamo la via verso i luoghi santi – esortano i vescovi marchigiani – e
moltiplichiamo le iniziative di comunione e solidarietà con la Chiesa madre
come avveniva all’inizio dell’avventura cristiana”. E’ necessario e urgente,
prosegue il documento, che le “comunità ecclesiali e civili” facciano “qualcosa
di più per la Chiesa di Gerusalemme, affinché non accada che i luoghi di Cristo
diventino luoghi senza cristiani”. Dall’incontro con il patriarca di
Gerusalemme, Michel Sabbah, conclude la lettera, è “maturata la decisione che
ognuna delle tredici diocesi delle Marche si prenda a carico la retta annuale
di un seminarista di Gerusalemme”. (A.G.)
NEL
MONDO, LA DISOCCUPAZIONE È A LIVELLI RECORD: È QUANTO EMERGE
DA UN RAPPORTO DELL’
ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO.
NEL 2003, 186 MILIONI LE PERSONE
DISOCCUPATE
- A cura di Flaminia Caldani -
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ROMA.=
E’ disoccupazione record: nel 2003, il numero delle persone senza o alla
ricerca di un lavoro ha toccato quota 186 milioni, il picco più alto mai
registrato, pari al 6,2% della forza lavoro mondiale. A lanciare l’allarme è
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) che ha elaborato un piano
globale, sulla tendenza alla disoccupazione nel 2004. Particolarmente colpiti
sono i giovani, di età compresa tra i 15 anni ed i 24 anni con “uno
schiacciante tasso di disoccupazione, pari al 14,4%”. Nei Paesi
industrializzati l’occupazione marcia a due velocità. Nell’Unione Europea nel
2003, malgrado una debole crescita del Pil, “l’evoluzione del mercato del
lavoro è stata positiva”. Mentre negli Stati Uniti, “il rilancio della crescita
del Pil, non ha corrisposto alla creazione di posti di lavoro”, facendo
registrare un tasso di disoccupazione intorno al 6%. In Asia Orientale, nonostante
negli ultimi anni siano stati raggiunti risultati positivi, con un indice di
crescita del Pil oltre il 7%, nel 2003 c’è stato un aumento della
disoccupazione. Ma sono soprattutto il Medio Oriente e L’Africa del Nord a
veder crescere questo preoccupante fenomeno, con un indice del 12,2%, il più
alto del mondo. La lenta ripresa economica e le conseguenze della Sars, come
anche i conflitti armati hanno giocato un ruolo determinante sui dati
dell’occupazione a livello globale. Per diminuire la disoccupazione, in
particolare quella giovanile, l’Oil propone un maggiore impegno della comunità
internazionale per migliorare l’accesso ai mercati dei Paesi sviluppati e
adottare politiche in favore dei Paesi poveri.
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AMNESTY
INTERNATIONAL LANCIA UNA CAMPAGNA MONDIALE PER PORRE FINE
ALLE ESECUZIONI DI CONDANNATI PER REATI
COMMESSI
IN ETA’ INFERIORE AI 18 ANNI
LONDRA.=
Mai più esecuzioni di quanti hanno commesso un reato quando avevano meno di 18
anni. E’ l’obiettivo che Amnesty International si propone di raggiungere
“entro la fine del 2005”. L’organizzazione umanitaria ha diffuso in questi
giorni un rapporto nel quale sono documentate esecuzioni di minorenni al
momento del reato avvenute dal 1990 in otto Paesi. Si tratta di Arabia Saudita,
Iran, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Popolare
Cinese, Stati Uniti d'America e Yemen. Paesi che, per la maggior parte -
sottolinea Amnesty - hanno ora modificato la propria legislazione
escludendo la pena di morte per i minorenni e lasciando che gli Usa restino
l’unico Stato che rivendica il diritto di eseguire condanne a morte di questo
tipo. Oggi, 192 paesi hanno ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti dell’infanzia, uno dei trattati che vieta questo tipo di esecuzione
capitale. Dal 1990, Amnesty International ha registrato 34 esecuzioni di
minorenni al momento del reato in otto paesi, 19 delle quali negli Stati Uniti.
Degli otto Paesi presi in esame nel rapporto di Amnesty, Pakistan,
Repubblica Popolare Cinese e Yemen hanno abolito la pena di morte per i
minorenni al momento del reato. Lo scorso dicembre, il parlamento iraniano ha
approvato una legge che eleva a 18 anni l’età minima per ricevere una condanna
a morte. Legge che deve ora essere approvata dal Consiglio dei Guardiani. La
Repubblica Democratica del Congo ha abolito i tribunali militari speciali che
avevano emesso condanne a morte nei confronti di minorenni all'epoca del reato,
poi eseguite. Minorenni all’epoca del reato rimangono nei bracci della morte
nelle Filippine e in Sudan. (A.G.)
UN
OPUSCOLO PER L’ELETTORATO CATTOLICO: E’ L’INIZIATIVA PROMOSSA DAI PRESULI
INDONESIANI IN VISTA DELLE ELEZIONI PARLAMENTARI DI APRILE
JAKARTA.=
Non disertare le urne elettorali e votare con coscienza: è questo l’invito
contenuto in un opuscolo approntato dalla conferenza episcopale indonesiana in
vista delle prossime elezioni parlamentari indonesiane, previste ad aprile. Il
documento - distribuito in queste settimane in tutte le diocesi del Paese -
illustra le conclusioni di un recente incontro dedicato al ruolo dei cattolici
nella promozione della giustizia sociale e del bene comune. “Tutti i cittadini
dovrebbero esercitare il loro diritto di voto”, sottolineano i presuli. Un
diritto che va esercitato con un’informazione adeguata sul funzionamento delle
istituzioni democratiche e sui temi fondamentali al centro della campagna
elettorale. Per questo l’opuscolo, oltre ad offrire una serie di indicazioni
sui criteri che devono guidare l’elettore cattolico nella scelta dei candidati,
propone l’organizzazione nelle parrocchie di speciali seminari e incontri
informativi. (A.G.)
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23
gennaio 2004
- A cura di Benedetta Capelli -
Un'intesa che restituisca un
assetto istituzionale alla Somalia, in preda all’anarchia dal '91 - quando fu
rovesciato il generale Siad Barre - e ai continui scontri tra i cosiddetti
‘signori della guerra’. E’ l'accordo raggiunto oggi a Nairobi, in Kenya, con la
mediazione dell’Igad, l'organizzazione dei Paesi del Corno d'Africa. Il
documento, che sarà firmato lunedì prossimo, prevede: la formazione di un
governo di unità nazionale in carica per 5 anni; un Parlamento con 275 deputati
nominati dalle fazioni e dai clan; il rispetto del cessate-il-fuoco siglato nel
2002; la stesura di una nuova Costituzione federale; la risoluzione delle
dispute territoriali somale. Ma qual è la situazione politica oggi in Somalia?
Giada Aquilino lo ha chiesto a Domenico Quirico, africanista del quotidiano “La
Stampa”:
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R. – Il territorio della Somalia è diviso, frammentato in
mini-Stati nelle mani di ‘signori della guerra’ più o meno forti ... ci sono
stati degli elementi di novità, certamente, in questi anni, sul crescere
sostanzialmente di una società civile che ha preso coscienza della tragedia
della situazione di quel Paese e che in qualche misura cerca di convincere i
‘signori della guerra’ di imboccare una via diversa.
D. – Dal punto di vista sociale, qual è la situazione?
R. – Non esistono strutture statali vere e proprie; c’è
un’economia sostanzialmente piratesca in cui non c’è alcuna forma di controllo,
in cui ci sono infiltrazioni di movimenti spesso troppo enfatizzati in
Occidente, e mi riferisco al fondamentalismo islamico; però, certamente
esistono.
D. – Ora, il nuovo accordo prevede un governo di unità
nazionale, un Parlamento, il rispetto del cessate-il-fuoco, la stesura di nuova
costituzione ... ecco, quanto sono fattibili questi proponimenti?
R. – Io sarei molto cauto. Il numero dei capi-clan che
hanno firmato questa ennesima pace – credo sia la 16.ma o 17.ma o giù di lì – è
molto ridotto rispetto alle centinaia di fazioni somale che controllano parte
del territorio.
D. – E allora, quanto è lungo il cammino verso un futuro
istituzionale, per la Somalia?
R. – Passa, probabilmente, dall’unica via possibile, che è
quella dell’incrociarsi di due fattori che finora non sono riusciti ad
interagire: da un lato, l’approvazione della società civile e dall’altro,
dall’interagire con questa società civile di una pressione internazionale che
sia vera e non puramente formale. Bisognerà che le grandi potenze – cioè gli
Stati Uniti – decidano di rimettere le mani nel problema somalo. Senza questo
intervento, la situazione somala non cambierà.
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Giornata molto importante a Davos dove è in corso il Forum
economico Mondiale. Stamattina a parlare è stato Kofi Annan, segretario
generale delle Nazioni Unite. Tra i punti toccati non solo l’iraq ma anche le
altre emergenze che affliggono il
mondo. Intanto, è arrivato nella piccola cittadina svizzera anche il vicepresidente degli Stati Uniti Dick
Cheney. Sul discorso tenuto all’Assemblea da Annan, sentiamo Mario Martelli.
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Il
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha accentrato il suo intervento al
34.mo Forum economico mondiale di Davos sull’urgenza di agire per lo sviluppo
dei Paesi più poveri. La comunità internazionale deve intervenire – ha detto –
annunciando che il prossimo giugno, a New York, si terrà un vertice dedicato
appunto a questo importante tema attualmente occultato da crisi, come quella
dell’Iraq. Povertà, ineguaglianza ed emarginalizzazione – ha ricordato – hanno
raggiunto un livello critico, dopo che negli ultimi due anni la guerra in Iraq
ed altri avvenimenti hanno pericolosamente distratto l’attenzione mondiale su
questi gravi problemi. Kofi Annan ha precisato che si deve deplorare una
riduzione degli investimenti nelle regioni in via di sviluppo che ne hanno
maggior necessità. Ai responsabili dell’economia mondiale, che sono presenti
nella stazione sciistica elvetica, ha detto che nessun altro problema come
quello dello sviluppo mette in pericolo il sistema commerciale multilaterale
dal quale essi traggono il maggior profitto. Il segretario generale ha poi
affermato che le Nazioni Unite sono oggetto di forti pressioni in merito alla
crisi irachena, ed ha preannunciato una sua prossima dichiarazione sull’invio
di una missione sul posto per valutare la situazione.
Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.
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Sarebbe opera di una banda di criminali, l’uccisione di
duecento persone nei pressi del Lago Albert, nella Repubblica del Congo.
L’episodio, risalente a qualche giorno fa, è avvenuto in un villaggio di
pescatori nel bacino congolese, spesso teatro di numerosi attacchi. Ce ne parla
Giulio Albanese.
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Il fatto è accaduto qualche giorno fa ma se ne è avuta
notizia solo in queste ore. Fonti indipendenti e bene informate hanno riferito
di un vero e proprio saccheggio nei pressi di Gobu, un piccolo villaggio di
pescatori sulle sponde del Lago Albert, nella provincia dell’Ituri, a nord di
Bunia; ultima serie di episodi che accadono con estrema frequenza sulla sponda
congolese del pescoso bacino che costituisce buona parte del confine con il
vicino Uganda. Gli autori sarebbero banditi senza scrupoli che avrebbero ucciso
solo ed unicamente a scopo di rapina. Le vittime sembra siano in gran parte
sfollati e mercanti, quasi tutti appartenenti all’etnia alur, che
insieme a hema e lendu abitano la provincia nordorientale
congolese.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Condanna
all’ergastolo per Jean de Dieu Kamuhanda, l’ex ministro ruandese dell'università, ricerca scientifica e cultura. La sentenza, emessa dal Tribunale
Internazionale Ictr, è legata al massacro di
circa 800.000 persone, quasi tutte di etnia tutsi, avvenuto tra l’aprile
ed il giugno del ’94. Inoltre, lo stesso tribunale ha riconosciuto Kamuhanda
responsabile del genocidio di centinaia di tutsi nella parrocchia cattolica di
Gikomer.
Arriva
da fonti ufficiali tailandesi, la conferma di due casi di influenza dei polli.
Già in precedenza, il governo di Bangkok aveva segnalato cinque malati in
condizioni preoccupanti; fonti mediche hanno informato che uno di essi è deceduto.
Immediate le ripercussioni a livello economico: la
Commissione europea ha deciso di sospendere le importazioni di carne e pollo
dalla Thailandia, su proposta del commissario Ue dei consumatori, David Byrne,
in visita ufficiale in Thailandia. Lo stesso provvedimento è stato adottato dal
Giappone. Ieri, il giornale scientifico britannico “The Lancet” ha lanciato
l’allarme sul virus dei polli, che potrebbe costituire un’enorme minaccia per
l'umanità, trasmettendosi da uomo a uomo.
Due funzionari del Partito comunista iracheno sono morti
in seguito all’esplosione ieri sera di
una bomba negli uffici di Baghdad. A
riferirlo la televisione Al
Jazeera, secondo cui l'edificio che ospita il partito è crollato in seguito alla
deflagrazione. Il partito ha definito l'attacco “un atto terroristico da parte
delle forze del male”.
Iran. Continua la protesta dei riformatori dopo
l’esclusione di migliaia di candidati
alle elezioni legislative del 20 febbraio. Ieri un grave episodio di violenza:
200 hezbollah hanno attaccato un gruppo di riformatori a Hamaden, in Iran
centro occidentale. Intanto, al Forum economico mondiale di Davos, il direttore
dell'Aiea, l’agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohammed el Baradei,
ha ammonito il Paese iraniano, invitandolo a collaborare sui siti nucleari.
Medio Oriente. Secondo la radio israeliana, il premier Ariel Sharon potrebbe recarsi negli Stati Uniti
in visita ufficiale, entro breve tempo. Ieri intanto, a Washington, l’incontro
tra il capo di gabinetto Dov Weisglass e Condoleezza Rice, Consigliere per la
sicurezza nazionale americana. Sul tavolo di discussione la barriera di
separazione costruita da Israele in Cisgiordania, sulla quale si pronuncera' la
Corte internazionale di giustizia e che gli Stati Uniti valutano negativamente.
Al termine dei colloqui, una fonte israeliana ha dichiarato al Washington Post,
che il governo di Tel Aviv potrà fare ben poco nel processo di pace, data la mancanza
di un'azione palestinese contro il terrorismo.
Algeria.
Successo per gli Arch, le rappresentanze tribali kabile, che hanno convinto il
governo algerino ad annullare i risultati delle elezioni politiche e amministrative,
tenute nel 2002 nella regione della Kabilia. Ora si passerà all’esame delle
altre richieste inoltrate dagli Arch al governo di Algeri. Sono 15 le istanze
tra cui l’autonomia della regione, il ritiro dalla Kabilia dei contingenti
della gendarmeria e il processo dei responsabili dei moti della “primavera
nera” del 2001.
Vicenda Parmalat. E’ in corso una perquisizione nella sede
principale Deut-sche Bank Italia a Milano. Nonostante il pm Francesco Greco,
titolare dell’inchiesta milanese sul crac finanziario dell’azienda di
Collecchio, avesse smentito in mattinata il coinvolgimento delle
banche. Intanto, oggi verrà riascoltato il patron Calisto Tanzi, ricoverato da
ieri sera, per un malore, nell’ospedale Fatebenefratelli di Milano.
Terremoto in Giappone. Un sisma di 5,4 gradi sulla scala
Richter, ha colpito la zona settentrionale del Paese, senza arrecare danni a
persone e a cose. Lo ha reso noto l'Ufficio sismologico dell'Ente meteorologico
precisando che l'epicentro del sisma è stato localizzato ad una settantina di
km di Fukushima, circa 200 km a nord di Tokyo.
Su Marte ci sarebbe acqua, questa l’importante scoperta
dell’Agenzia spaziale europea, che oggi, durante una conferenza stampa, ha
illustrato i primi risultati raggiunti dalla missione Mars Express. Il nostro
servizio:
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Se Spirit non risponde più ci pensa Mars Express. Perse le
tracce del piccolo robot, messo fuori gioco da un guasto potenzialmente grave,
la sonda europea, un po’ appannata nelle ultime settimane, ha compiuto
un’importante scoperta che apre scenari inattesi. Secondo Vittorio Formisano, uno dei responsabili
della missione Mars Express, al polo sud del
Pianeta Rosso è stata rilevata la presenza di ghiaccio.. Durante la conferenza stampa,
convocata dall'Ente Spaziale Europeo
per illustrare i primi risultati scientifici raggiunti, l’inatteso
annuncio. A vedere le tracce di acqua sarebbe stato lo spettrometro italiano PFS, uno dei sette straordinari
strumenti montati a bordo del satellite europeo Mars Express. E da oggi nuovi
risvolti potrebbero venire, perché ad affiancare le sonde che orbitano intorno
a Marte, ne giungerà una terza. E’ Opportunity gemella del muto Spirit, attesa per il fine
settimana. La sonda atterrerà su Marte esattamente dalla parte opposta dove è
fermo Spirit. . Lo scopo scientifico delle missioni è di provare che in passato
Marte ha ospitato sulla sua superficie degli oceani, in seguito evaporati a causa della bassa gravità. Certo è che la
presenza di acqua avrebbe potuto favorire l’apparizione di
forme di vita, seppure a livello microscopico.
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