RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 13 - Testo della Trasmissione di martedì 13
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Cresce la povertà negli Usa: lo
rivela un rapporto dei vescovi statunitensi
CHIESA E SOCIETA’:
Un elicottero Usa precipitato a Nord-Ovest di
Baghdad
In Iran, sale la tensione in vista delle politiche
di febbraio
Nelle prossime ore il documento finale del vertice delle Americhe a Monterrey.
13
gennaio 2004
ACCOGLIERE
CON GIOIA CRISTO, CHE RECA LA PACE E ILLUMINA LA VITA DI OGNI UOMO. L’INVITO DEL PAPA AGLI AVIERI DEL 31° STORMO
DELL’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Uno sguardo a Gesù fatto uomo, che dà luce e senso alla
vita ed è portatore di pace. E’ l’invito che Giovanni Paolo II ha rivolto
questa mattina ai componenti del 31° Stormo, il corpo dell'Aeronautica militare
italiana che ha la responsabilità dei viaggi aerei pontifici.
Il Papa ha ringraziato con affetto i circa 60 presenti
nella Sala del Concistoro per “la dedizione e l’impegno” con i quali, ha detto,
“da anni facilitate al Successore di Pietro l’adempimento del suo ministero
pastorale”. Nei giorni scorsi, ha proseguito Giovanni Paolo II, “la liturgia ci
ha invitato a contemplare Gesù che si è fatto uomo ed è venuto tra noi. Egli è
la luce che illumina e dà senso alla nostra esistenza; è il Redentore che reca
al mondo la pace. Accogliamolo con fiducia e gioia”. Prima della benedizione,
il Papa ha invitato i presenti ad affidare a Maria il 2004 appena iniziato e a
ricorrere a lei “in ogni momento”.
DAL RAFFORZAMENTO DELL’ONU AL
DIALOGO INTERRELIGIOSO,
DALLA DISTINZIONE TRA LAICITA’ E LAICISMO ALLE RADICI CRISTIANE
DELL’EUROPA: LE RIFLESSIONI DI MONS. VINCENZO PAGLIA, DEL GIURISTA ANTONIO PAPISCA
E DELLO STORICO PIETRO SCOPPOLA
SUI PASSAGGI SALIENTI DEL DISCORSO PRONUNCIATO IERI
DAL PAPA AL CORPO DIPLOMATICO
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
**********
Rafforzare le Nazioni Unite per
rafforzare la pace mondiale. Nel discorso al corpo diplomatico di ieri, Giovanni
Paolo II è tornato a mettere l’accento sul sistema di sicurezza collettiva
quale strumento primario per la risoluzione pacifica delle controversie
internazionali. Un richiamo forte quello del Papa su cui si sofferma Antonio
Papisca, professore di Relazioni Internazionali all’Università di Padova, al
microfono di Fabio Colagrande:
R. – Quando si dice ruolo centrale delle Nazioni Unite, si
sottolinea anche che l’ordine mondiale deve essere costruito su ciò che
legittima l’esistenza e la centralità del ruolo dell’Onu, cioè la Carta delle
Nazioni Unite e tutto il diritto internazionale che ha il suo nucleo forte
nelle convenzioni internazionali sui diritti umani. Non ci sono vie alternative
per un ordine di pace. Come detto anche dal Papa nel messaggio per la Giornata
della pace, si tratta di prendere sul serio la riforma delle Nazioni Unite, per
potenziarle e democratizzarle.
Nel discorso, ricco di spunti e riflessioni sui temi caldi
dell’attualità internazionale dalla crisi israelo-palestinese alla situazione
in Iraq, il Papa ha anche sottolineato il ruolo del dialogo ecumenico e
interreligioso quale fattore di pace. Ecco su questo passaggio la riflessione
di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Amelia, tra i fondatori della Comunità
di Sant’Egidio, ancora al microfono di Fabio Colagrande:
R. – A me pare che obbedire al
Vangelo spinga tutti i cristiani a ritrovarsi sul cammino della pace e quindi
dell’incontro, del dialogo, della capacità di convivere anche tra diversi,
perché questo è la pace. La pace che noi siamo chiamati a costruire è
quell’arte di costruire la convivenza tra persone diverse, tra culture diverse,
tra fedi diverse e anche tra Chiese che in qualche modo debbono ancora
ritrovare l’unità. Il cammino della pace, a questo punto, non è distinto
dall’impegno ecumenico. Il richiamo del Papa è un richiamo tutt’altro che
formale e dovrebbe sconvolgere i nostri spiriti, i nostri cuori e gli stessi nostri
metodi di incontro.
Il Santo Padre non ha mancato, d’altro canto, di richiamare l’Europa al
riconoscimento delle sue radici cristiane, avvertendo che, ultimamente, in
diversi Paesi del Vecchio Continente si confondono i concetti di laicità e
laicisma. Una distinzione che va invece sottolineata come ci spiega lo storico
Pietro Scoppola:
R. – Mi sembra una distinzione
quanto mai opportuna. Di fatto esistono nella storia dell’Occidente democratico
due concezioni della laicità: quella di origine francese, per la quale lo Stato
è portatore di una sua ideologia, l’ideologia laica, e lo sentiamo anche in
questi giorni negli atteggiamenti che la Francia ha assunto su tanti problemi.
L’altra tradizione della laicità è di origine anglosassone, soprattutto
americana, per cui lo Stato è incompetente in materia di religione, non può intervenire
a vietare o ad imporre nulla sul piano religioso. La laicità non significa che
lo Stato è soggetto attivo di una concezione, ma lo Stato è garante della libertà,
delle espressioni, dell’esperienza religiosa, di cui riconosce l’importanza, ne
garantisce appunto l’espressione e ne riconosce l’importanza ai fini della vita
sociale, della stessa vita politica.
**********
In occasione del 160° anniversario della pubblicazione del
“Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” di San Luigi Maria Grignion
de Montfort, il Papa ha inviato alle Famiglie monfortane una Lettera sulla
dottrina mariana del loro fondatore. Ce ne parla Sergio Centofanti.
*********
Si tratta di un testo classico della spiritualità mariana:
scritto agli inizi del 1700 e rimasto sconosciuto per oltre un secolo, venne
scoperto quasi per caso 160 anni fa: pubblicato, riscosse un immediato
successo. Il Papa confessa di aver tratto “un grande aiuto dalla lettura di
questo libro” quando era ancora giovane trovando la risposta alle sue “perplessità”
dovute al timore che il culto per Maria, “dilatandosi eccessivamente, finisse
per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo”. “Sotto la guida
sapiente di san Luigi Maria – scrive Giovanni Paolo II - compresi che, se si
vive il mistero di Maria in Cristo, tale rischio non sussiste”. Secondo il
pensiero del Santo, infatti Maria “ci accompagna nel nostro pellegrinaggio di
fede, speranza e carità verso l'unione sempre più intensa con Cristo, unico
salvatore e mediatore della salvezza”.
Il Pontefice ricorda inoltre che il suo motto Totus
tuus, “Io sono tutto tuo”, è ispirato alla dottrina di Grignion de Montfort
e vuole esprimere l'appartenenza totale a Gesù per mezzo di Maria. “La dottrina
di questo Santo – sottolinea - ha esercitato un influsso profondo sulla
devozione mariana di molti fedeli e sulla mia propria vita”.
Per San Luigi Maria la vera devozione mariana è dunque
cristocentrica e diventa un mezzo privilegiato “per trovare Gesù Cristo
perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente” (Trattato della
vera devozione, 62). Maria diventa l’eco fedele di Dio: “Ogni volta che tu
pensi a Maria, Maria pensa per te a Dio. Ogni volta che tu dai lode e onore a
Maria, Maria con te loda e onora Dio”. “Se tu dici Maria, lei ripete Dio”.
"Tutta la nostra perfezione - scrive Grignion
de Montfort - consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù
Cristo”. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne
segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un'anima
a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un'anima
sarà consacrata a Maria, più sarà consacrata a Gesù Cristo" (Trattato
della vera devozione, 120).
San Luigi Maria spiega quindi gli "effetti
meravigliosi" della perfetta devozione mariana che conduce ad una fede
pura e contemplativa che, rinunciando alle cose sensibili o straordinarie,
penetra nelle misteriose profondità di Cristo. Così, nella sua preghiera, san
Luigi Maria si rivolge alla Madre del Signore dicendo: "Non ti chiedo
visioni o rivelazioni, né gusti o delizie anche soltanto spirituali... Quaggiù
io non voglio per mia porzione se non quello che tu hai avuto, cioè: credere
con fede pura senza nulla gustare o vedere". La Croce - conclude il papa -
è il momento culminante della fede di Maria: "Mediante questa fede Maria è
perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione... E' questa forse la più
profonda kénosis della fede nella storia dell'umanità".
**********
Un
ritorno a Roma, come collaboratore del Papa, con l’impegno di “servire la verità”,
secondo il proprio motto episcopale. E’ quanto Giovanni Paolo ha messo in
risalto del nuovo incarico dell’arcivescovo Michael Miller, il segretario della
Congregazione per l'Educazione cattolica, che lo scorso novembre aveva sostituito
per raggiunti limiti di età l’arcivescovo Giuseppe Pittau. Il Pontefice ha
ricevuto stamani in Sala Clementina mons. Miller, insieme ad un folto gruppo di
suoi familiari e di confratelli della Congregazione di San Basilio, alla quale
il 58.enne presule appartiene.
Prima di riprendere servizio in Vaticano - dove era già
stato dal ’92 al ’97 come addetto in Segreteria di Stato - mons. Miller aveva
ricoperto la carica di presidente dell’università texana di San Tommaso
d’Aquino, a Houston. Nello stesso ateneo, l’arcivescovo aveva insegnato
Teologia dogmatica dal ’79 all’87, subito dopo essersi specializzato alla Gregoriana.
Oltre all’inglese, mons. Miller parla correntemente francese, italiano e
spagnolo, oltre a leggere latino e tedesco.
Nel corso della mattinata, in successive udienze, il Papa
ha ricevuto il nunzio apostolico, l’arcivescovo Luigi Travaglino, e
l’arcivescovo Paul Fouad Tabet, nunzio apostolico in Grecia.
In Francia, il Pontefice ha nominato vescovo di
Perpignan-Elne il sacerdote André Marceau dell’arcidiocesi di Bordeaux, finora
parroco e vicario episcopale di “Bazas et de la Côte”. Il neo presule, 58 anni,
ha svolto per due anni, dopo gli studi filosofici, l’incarico di professore di
storia e geografia presso il Seminario Minore di Bingerville in Costa d’Avorio.
Dopo l’ordinazione, è stato nominato vicario dell’équipe sacerdotale di
Mèrignac, nella banlieu di Bordeaux, incarico che ha mantenuto fino al 1980. In
seguito, alla riorganizzazione delle parrocchie dell’arcidiocesi, nel 1999, è
stato nominato vicario episcopale anche del “Sud-Ovest” (Costa Atlantica). Dal 2000 è vicario episcopale della
zona “Bazas et de la Côte” e parroco di “La Réole” e
responsabile del Settore Pastorale del “Réolais”.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con un
articolo sul Vertice delle Americhe, apertosi a Monterrey, in Messico: in
discussione la lotta alla povertà e alla corruzione, e il libero mercato.
Nelle vaticane, la Lettera di
Giovanni Paolo II alle Famiglie Monfortane sulla dottrina mariana del loro
Santo Fondatore.
Un articolo di Lorenzo Di Fonzo
dal titolo "Degno figlio di san Francesco, salvò Assisi dagli orrori
dell'ultima guerra mondiale": nel 50 della morte di Padre Beda M. Hess,
Ministro Generale dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali.
Nelle estere, ancora sangue in
Iraq: ucciso un ragazzo di dieci anni.
Medio Oriente: le autorità
siriane respingono l'invito di Israele al dialogo.
Nella pagina culturale, un
elzeviro di Luigi Maria Personè dal titolo "Con la mamma accanto".
Nell'"Osservatore
libri" un approfondito contributo di Marco Testi sul volume che
raccoglie gli interventi radiofonici di Giovanni Pozzi sulla letteratura
italiana.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i disagi nell'ambito del trasporto pubblico.
=======ooo=======
13
gennaio 2004
IN CAMBOGIA DECINE DI EX
COMBATTENTI DEL REGIME ULTRA-MAOISTA
DEI
KHMER ROSSI, SI CONVERTONO AL CRISTIANESIMO
-
Intervista con padre Bernardo Cervellera -
In
Cambogia decine di ex khmer rossi si stanno convertendo al cristianesimo. Fra
di loro vi è perfino l’ex guardia del corpo di Pol Pot, Uk Sarith, 59 anni.
L’Agenzia missionaria “Asia News” riporta come la maggioranza delle nuove conversioni
stia avvenendo a Pailin, sulla frontiera nord-orientale con la Thailandia.
Pailin è stato l’ultimo baluardo dei khmer rossi, prima che venissero
amnistiati, a condizione di lasciare le armi e partecipare alla vita pubblica.
La notizia delle conversioni al cristianesimo dei khmer rossi è sorprendente
perché il regime ultra-maoista di Pol Pot, durato dal 1975 al 1979, ha portato
all’eccidio di circa un milione e 700 mila persone e all’abolizione della
‘vecchia cultura’ khmer, comprese le religioni. Per questo gli ex-combattenti
non credono alla religione buddista, seguita dal 95% dei cambogiani. Ma quali
sono i motivi che spingono molti Khmer Rossi a convertirsi al cristianesimo?
Roberto Piermarini lo ha chiesto al direttore di “Asia News”, padre Bernardo
Cervellera.
**********
R. – Alcuni si convertono perché sentono il peso dei
massacri che hanno compiuto e quindi cercano in qualche modo una via di
redenzione; altri, invece, stanno cercando di integrarsi all’interno della
popolazione cambogiana, e la popolazione cambogiana al 95% è buddista e quindi
non riescono ad essere accolti da loro perché li hanno fatti soffrire
tantissimo per cui trovano, attraverso il cristianesimo, un’altra via di
spiritualità e magari anche di essere accolti, in qualche modo, dalla
popolazione.
D. – Padre Cervellera, rimane il dubbio su quanto profonde
siano queste conversioni?
R. – Le conversioni avvengono soprattutto nel mondo
protestante. Il mondo protestante, diciamo così, è abbastanza facile a
battezzare senza troppa catechesi. Ad ogni buon conto, io trovo che ci siano
due elementi che fanno sperare che queste conversioni siano profonde: da una
parte, ci sono quelli che si sono convertiti che cominciano a perdonare coloro
che hanno fatto del male, ossia ci sono per esempio dei soldati governativi che
erano stati torturati dai khmer rossi e che, diventati cristiani, perdonano e
fanno catechismo adesso agli ex-khmer rossi. L’altra cosa è che ci sono soprattutto
i giovani che desiderano diventare cristiani anche andando contro la volontà
dei loro genitori, più tradizionali e più legati, quindi, al mondo buddista cambogiano.
D. – Secondo le notizie che ricevete dai missionari in
Cambogia, ci sono anche conversioni al cattolicesimo?
R. – No, conversioni al cattolicesimo tra gli ex-khmer
rossi attualmente non se ne registrano. Tra i cattolici, i nuovi cattolici in
Cambogia, sono soprattutto persone che provengono dal mondo dei rifugiati, dal
mondo dei perseguitati. Ecco, ci sono tantissime persone che hanno incontrato
dei cattolici anche durante i lager di Pol Pot e, a causa della carità e
dell’amore dimostrato dai cattolici in quel periodo, adesso per gratitudine
diventano cristiani e cattolici.
**********
SECONDA
GIORNATA DEL VERTICE CATTOLICO IN TERRA SANTA:
GLI
INTERVENTI DEL PATRIARCA MICHEL SABBAH E DEL NUNZIO PIETRO SAMBI
Seconda
giornata oggi a Betlemme dell’incontro tra i rappresentanti delle Conferenze
episcopali europee e americane e gli ordinari cattolici di Terra Santa. La
riunione si è aperta con il messaggio del patriarca latino di Gerusalemme, Michel
Sabbah. Ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
“La
Terra Santa – ha sottolineato il patriarca – non è solo la scena di un
conflitto politico tra israeliani e palestinesi ma è anche un contesto dove la
Chiesa ha la responsabilità, con la sua presenza, di affermare i valori cristiani
promuovendo la riconciliazione e il rispetto della persona umana”. Il patriarca
ha inoltre sottolineato come la Chiesa non debba parteggiare per una delle due
parti ma favorire il dialogo per costruire un duraturo processo di pace. “E
anche fondamentale – ha aggiunto Michel
Sabbah – garantire la libertà religiosa ed il libero accesso alla Terra Santa”.
Evidenziando l’importanza di questo genere di iniziative, il patriarca ha
quindi elogiato l’esposizione del piano pastorale e la presentazione dei
progetti tesi ad aiutare la comunità locale. Il Nunzio apostolico in Israele,
l’arcivescovo Pietro Sambi, ha inoltre tratteggiato la difficile situazione del
popolo palestinese e ha espresso le proprie perplessità sulla barriera di
sicurezza che separa lo Stato ebraico dai Territori palestinesi. Rievocando le
parole del Papa, ha messo in rilievo come la Terra Santa non abbia bisogno di
muri ma di ponti. L’arcivescovo ha infine aggiunto come anche in un’area
lacerata da una grave spirale di odio non manchino motivi confortanti per
sperare nella riconciliazione e nel dialogo israelo-palestinese.
**********
LO
RIVELA UN RAPPORTO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE STATUNITENSE
Uno strumento per fotografare il volto dell’esclusione
negli Stati Uniti. E’ stato presentato ieri a New Orleans, l’annuale sondaggio
della Campagna cattolica per lo sviluppo umano (Cchd), agenzia della Conferenza
episcopale americana. Il lancio del rapporto intitolato "Il polso della
povertà", è avvenuto nella Louisiana, al quarto posto nella lista degli
Stati più svantaggiati della Nazione, con un tasso di povertà che colpisce
oltre il 17 per cento della popolazione. Lo studio è volto non solo a misurare
la consapevolezza della povertà - il 90 per cento degli americani risulta preoccupato
per il crescente livello di povertà nel loro Paese - ma anche a sensibilizzare
l’opinione pubblica su un problema che genera più ansia di un attacco
terroristico e dell’andamento dell’economia. Il servizio di Elena Molinari.
**********
Per il quarto anno consecutivo la Campagna ha portato
all’attenzione degli americani gli estremi della loro società. Se migliaia di
persone vivono infatti nel lusso e milioni godono di un tenore di vita elevato,
non è possibile ignorare i 35 milioni che vivono sotto la soglia della povertà.
Una definizione ufficiale che fotografa una situazione quasi disperata, visto
che è povera una famiglia di quattro persone che guadagna meno di 18 mila
dollari lordi l’anno.
La ricerca sottolinea come le cose vadano sempre peggio.
Nel 2003, infatti, il numero dei poveri è aumentato di 1 milione e 700 mila
persone e sembra incredibile ma nell’America dell’obesità un bambino
statunitense ogni sei vive nelle incertezze e nella fame. La maggior parte
degli americani, sebbene preoccupati, non ha però idea di quanto diffuso sia il
fenomeno. Stimano infatti che negli States ci siano solo 2 o 3 milioni di
poveri. Moltissimi sono però consapevoli che la povertà non è un concetto
astratto. Il 56 per cento teme, infatti, di potersi trovare nel bisogno prima o
poi nella sua vita.
Ancora una volta, la causa principale della povertà viene
vista nella mancanza di istruzione. Anche se per la prima volta quasi il 20 per
cento degli intervistati parla anche di una drastica diminuzione nelle opportunità
di lavoro. Quanto alle possibili soluzioni del problema, il 48 per cento si
aspetta che il governo faccia qualcosa. Sempre in molti sono però disposti a
dare una mano con volontariato e donazioni. Lo scorso anno lo ha fatto,
infatti, l’82 per cento degli intervistati. Una percentuale, però, sfortunatamente
in calo.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
**********
MOSTRA
A PADOVA SUI GULAG SOVIETICI
-
Intervista con Francesca Gori -
Da 4 anni sta girando in Italia
con grande successo di pubblico una mostra, attualmente è a Padova, promossa
dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, che ricostruisce l'orrore
dei Gulag, il sistema di campi di concentramento in Urss o smantellato
lentamente a partire solo dal 1956. Uno spiraglio di luce sulle atrocità dello
stalinismo che ha coinvolto anche migliaia di italiani. Ce ne riferisce Silvio
Scacco.
**********
Bastava poco, molto
poco, per guadagnarsi l’attenzione del sistema repressivo messo in piedi da
Stalin a partire dal 1929, anno in cui impose la sua leadership al partito
bolscevico. Servivano a tutti i costi braccia a basso costo per le faraoniche
opere industriali e di comunicazione dell’immensa Russia. Dissidenti, carcerati
e oppositori politici: tutta mano d’opera non qualificata, da prendere ovunque.
Dai 4 ai 6 milioni di persone in 30 anni, reclusi in un centinaio di lager,
povere vite trattate da numeri e affidate alla Direzione centrale dei lager
(tre parole le cui iniziali in russo sono Gulag).
Nel ’45, la punta
massima con due milioni e mezzo di internati. Mortalità del 10 per cento
mensile, senza contare chi veniva giustiziato sul posto o chi non ce la faceva
durante i lunghi spostamenti verso il confino. 25 mila i bambini dai 12 anni in
su, a seguito dei genitori o accusati di reati comuni.
Capitolo vergognoso
della folle epoca staliniana è rappresentato dal destino di molti italiani,
poveri emigrati di fine Ottocento, contadini pugliesi, veneti, liguri e
piemontesi arrivati sul Mar Nero o in Crimea a cercare un fazzoletto di terra
da coltivare. O, dal ’22, antifascisti, ma anche marinai, maestranze o artigiani
a seguito di imprese italiane. Oltre un migliaio i concittadini passati per i
Gulag, per le quali è possibile trovare un profilo e una foto sul sito www.gulag-italia.it.
Tra loro anche il gesuita padre Pietro Leoni, parroco ad Odessa, che ha
scontato 10 anni di lavori forzati con l’accusa di propaganda antisovietica.
Faticosamente, ora, si sta facendo luce su quelle tristi vicende,
come ci conferma la dottoressa Francesca Gori, curatrice della mostra.
“E’ la prima volta, forse, che si comprende in Italia l’ampiezza di
questa repressione. A questo punto è una cosa completamente dimostrata”.
La mostra sui Gulag
sarà a Cremona in febbraio, a Novara in marzo, a Catania in giugno.
Da Padova, Silvio
Scacco, per la Radio Vaticana.
**********
=======ooo=======
13
gennaio 2004
FORTEMENTE
PREOCCUPATI PER LA CRISI SOCIO POLITICA DEL LORO PAESE
SI
DICHIARANO I VESCOVI DEL VENEZUELA, CHE PAVENTANO PERFINO UN “PROGETTO RIVOLUZIONARIO”, SOVVERSIVO DELLA
STESSA DEMOCRAZIA,
AL DI
LA’ DELLA VOLONTA’ POPOLARE
CARACAS. = “Siamo autentici
servitori del popolo” è il titolo del documento licenziato sabato scorso
dai vescovi venezuelani a chiusura della loro 81esima Assemblea plenaria, nel
quale viene denunciato apertamente il tentativo di mettere in atto un autentico
“progetto rivoluzionario” che prescinde dalla volontà collettiva. “Si vuole
cambiare il modello democratico costituzionale per un disegno sovversivo
esclusivo ed escludente, promosso dalla forza di un potere che vuole mutamenti
socioeconomici, giuridici, politici, culturali e persino religiosi, senza
interpellare il popolo”, scrivono i presuli. “Insomma è in discussione la
democrazia partecipativa e l’indipendenza dei pubblici poteri, tutto a
vantaggio di un eccessivo centralismo. E intanto aumentano le divisioni tra i
venezuelani, l’intolleranza è ormai diventata odio, fanatismo e violenza”,
evidenzia il documento. La Conferenza episcopale in sede di discussione ha
rilevato che il referendum potrebbe essere la via d’uscita ed “un suo eventuale
impedimento spalancherebbe le porte all’autoritarismo. In questo momento sul
Consiglio nazionale elettorale e sul Tribunale supremo di giustizia grava una
responsabilità storica”. I vescovi venezuelani nella loro relazione si
soffermano anche sulle recenti profanazioni delle chiese e delle icone
cattoliche e prendono le distanze da coloro che, durante le manifestazioni
politiche o sindacali, continuano a mostrare simboli religiosi.
(D.
D.)
SODDISFAZIONE NEL MONDO PER LA DICHIARAZIONE DI SANA’A,
APPROVATA IERI NELLA CAPITALE DELLO YEMEN, AL TERMINE
DELLA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA SU
“DEMOCRAZIA, DIRITTI UMANI E RUOLO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE”, PRESENTI
MASSIMA PARTE DEI PAESI ARABI
- A cura di Roberta Gisotti -
**********
SANA’A. = Sono certo diritti ancora sulla carta e sarà
bene aspettare i fatti per valutare l’importanza di questa Dichiarazione di
Sana’a, che apre comunque la speranza di una reale presa di coscienza nel mondo
arabo dei principi fondanti la vita democratica di un Paese, garantiti a tutta
la popolazione, senza distinzione di razza, religione, ceto sociale e
discriminazione di alcun genere, in particolare tra uomini e donne. E cosi ieri
dopo tre giorni di intenso dibattito ed anche accese polemiche, cui hanno
partecipato oltre 800 delegati di 52 Stati, africani, asiatici, europei, tra
cui una trentina di Paesi arabi, si è conclusa la Conferenza internazionale,
promossa su iniziativa del governo yemenita, con il sostegno - tra altri
soggetti - dell’Unione europea. Dieci i principi della Dichiarazione per
affrontare i problemi concreti del Pianeta: tra questi spiccano la povertà, le
indebite occupazioni straniere, la questione palestinese, gli squilibri del
sistema giudiziario internazionale, la concentrazione e gli abusi di potere, le
lesioni ai diritti e al ruolo della donna nella vita pubblica, l’insufficiente
istruzione, la libertà e l’indipendenza dei mezzi di informazione e la pratica
della corruzione. Poi le indicazioni operative e l’impegno “a lavorare con
serietà”. Niente di nuovo sotto il sole se alle parole non seguiranno politiche
adeguate soprattutto nei Paesi arabi su temi senza dubbio scottanti, come i
pari diritti delle donne, il ruolo della legge per la tutela dei diritti
civili, politici, sociali e la rappresentanza democratica negli apparati
pubblici. La Dichiarazione raccomanda di creare un “Forum arabo di dialogo” per
rafforzare “la democrazia, i diritti umani, e le libertà pubbliche”, specie “di
opinione ed espressione”. Solo retorica? Forse questa volta no. Il rispetto dei
diritti umani – ha osservato, segretario della Lega araba, l’egiziano Mussa, è
arrivato in Occidente attraverso “un duro e faticoso lavoro che noi ora stiamo
cominciando”.
**********
LIBERTA’
DI ESPRESSIONE SPESSO VIOLATA IN LIBANO NELL’ANNO 2003:
LA
DENUNCIA E’ DELLA SEZIONE LIBANESE
DELL’UNIONE INTERNAZIONALE DELLA STAMPA
CATTOLICA (UCIP)
BEIRUT.
= La sezione libanese dell’Ucip, l’Unione internazionale della stampa
cattolica, denuncia il peggioramento della situazione della libertà di stampa e
più in generale della libertà di espressione in Libano. In un comunicato
diffuso nei giorni scorsi, l’organizzazione segnala in proposito diversi casi
verificatisi nel corso del 2003, tra cui la censura di un libro del professore
Adonis Acra, in cui l’autore racconta dei suoi 13 giorni di detenzione illegale
in carcere, la campagna contro il poeta Akl Awit e le vessazioni subite da un
gruppo musicale libanese. A queste l’Ucip-Libano aggiunge le minacce di
chiusura di diverse Stazioni televisive indipendenti del Paese. Essa chiede
quindi che vengano garantiti un maggiore pluralismo e democrazia nei media e
nel panorama culturale libanese, oggi dominato dalla legge del profitto e
condizionato da una logica spartitoria. (L.Z.)
LA
LIBIA HA RATIFICATO IL TRATTATO PER LA MESSA AL BANDO
DEGLI
ESPERIMENTI NUCLEARI:
LA
NOTIZIA E’ STATA NOTIFICA DALL’UFFICIO LEGALE DELL’ONU A NEW YORK
WASHINGTON. = Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan
ha accolto con soddisfazione la ratifica da parte della Libia del Trattato che
mette al bando gli esperimenti nucleari e la Convenzione sulla proibizione di
armi chimiche. La ratifica dei due documenti faceva parte dell'impegno preso a
sorpresa il 19 dicembre da Tripoli a rinunciare alle armi di distruzione di
massa e di consentire ispezioni incondizionate da parte di esperti
internazionali. La Libia aveva depositato gli strumenti di ratifica all'Onu il
6 gennaio. L'ufficio legale del Palazzo di Vetro ha annunciato lunedì la
formalizzazione degli atti. Da Washington, intanto, sono arrivati segnali
contradditori sulle prospettive per normalizzare i rapporti con il Paese
nordafricano e revocare le sanzioni in vigore sin dal 1986. In via ufficiale, il Dipartimento di Stato
ha detto che sarà necessario verificare che le armi di distruzione di massa
siano state effettivamente eliminate prima di procedere a una normalizzazione.
Un alto funzionario dello stesso dicastero ha però indicato successivamente che
l'Amministrazione americana potrebbe essere
disposta a discutere l'allentamento delle sanzioni e la ripresa dei
rapporti diplomatici ancora prima della verifica. (R.G.)
IN BURUNDI È STATO AVVIATO
IL PROGETTO” LA CITTÀ DEI GIOVANI”,
PROMOSSO DAL VIS, L’ORGANIZZAZIONE DI VOLONTARIATO INTERNAZIONALE.
ACCOGLIERÀ 500 RAGAZZI TRA HUTU E TUTSI
BUJUMBURA
= A Bujumbura, capitale del Burundi, l’Organizzazione di volontariato
internazionale per lo sviluppo (Vis) già da qualche anno sta lavorando per
realizzare un grande progetto educativo, rivolto ai ragazzi del Paese. Il
programma prevede la nascita di un Centro “La città dei giovani”, che sorgerà a
Buterere, uno dei quartieri più poveri della capitale. L’intento è quello di
ospitare un centinaio di bambini, che vivono per le strade in condizioni di
assoluta povertà, ma anche quello di offrire una scolarizzazione di base e il
sostentamento per i figli delle famiglie più disagiate. Il Burundi, devastato
da oltre 10 anni di guerra civile tra Hutu e i Tutsi, potrà sperimentare nella
“Città dei giovani”, la pacifica convivenza tra 500 bambini e ragazzi delle due
etnie, ai quali verrà offerta la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro
e di capire e tollerare le diversità anche etniche della società in cui vivono.
(F.C)
=======ooo=======
13
gennaio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Tre elicotteri precipitati in meno di due settimane: il
triangolo sunnita, a nordovest di Baghdad, si conferma pericolosissimo per le
truppe americane impegnate in Iraq. L’ultimo episodio è avvenuto questa
mattina, nei pressi della città di Habbaniya: il mezzo – probabilmente colpito
dalla guerriglia, come ha ammesso un portavoce statunitense – è comunque
riuscito ad atterrare, pare senza danni per i due militari a bordo. Sul piano
politico, intanto, il dibattito resta aperto: sia al Palazzo di vetro che sul
fronte interno statunitense. Il nostro servizio:
**********
Per quanto riguarda il futuro,
il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà in serata a New York,
a porte chiuse, per discutere degli sviluppi della situazione in Iraq. Nel
consulto, non previsto nel calendario settimanale delle riunioni, si dovrebbe
affrontare la possibilità che il governo provvisorio iracheno insediato dagli
Stati Uniti possa essere ricevuto all'Onu. Si tratta della proposta del Segretario
generale, Kofi Annan, che gli Usa non vedono particolarmente con favore perché
temono di perdere parte del controllo del processo di pace attualmente in
corso. In ogni caso, fonti del Pentagono fanno sapere che circa 1.500 militari
Usa, soprattutto piloti di elicottero e responsabili dei trasporti, rimarranno
in Iraq un po' più a lungo del previsto, con l'obiettivo di gestire meglio
l'avvicendamento delle truppe.
Ma le preoccupazioni degli Stati Uniti sembrano
concentrate sull’apertura di una inchiesta sull'ex segretario al Tesoro Paul
O'Neill che riporta indietro di alcuni mesi. L’inchiesta deve determinare se
c’è stata violazione del segreto di ufficio nel libro, in uscita nelle prossime
ore, che racconta il dietro le quinte dell'amministrazione del presidente
George W. Bush. O'Neill, citando documenti riservati, sostiene, tra l’altro,
che la guerra contro l'Iraq era stata decisa all'inizio della presidenza Bush,
nelle prime settimane del 2001. Molto prima, dunque, degli attacchi dell'11
Settembre contro le Torri Gemelle e il Pentagono. O'Neill è stato licenziato da
Bush nel novembre 2002, per serie divergenze sui programmi per la riduzione
delle tasse, al quale il segretario al Tesoro era contrario.
**********
Continua in Cisgiordania per il
secondo giorno di seguito la vasta operazione che l'esercito israeliano sta
conducendo nella città di Tulkarem per catturare ricercati palestinesi. Un portavoce militare israeliano ha
annunciato la cattura di un palestinese che si ritiene preparasse un attentato
suicida in Israele. Tre palestinesi, tra i quali due donne, sono stati feriti
leggermente nel corso di uno scontro a fuoco tra soldati e armati palestinesi.
Centinaia di famiglie palestinesi, secondo fonti locali, sono state costrette a
lasciare da ieri le loro case a Tulkarem per permettere ai soldati di perquisirle
e ancora oggi non hanno avuto il permesso di rientrare nelle loro abitazioni. Sul piano politico, l’attualità è dominata dal via
libera del Parlamento dello Stato ebraico, Knesset, al piano di smantellamento
delle colonie presentato ieri da Sharon e già duramente contestato dalla destra
nazionalista.
Per quanto riguarda i rapporti
tra Israele e Siria, il presidente siriano, Bashar Assad, sembra non
opporsi più a una richiesta di Tel Aviv
di riprendere i negoziati di pace dall'inizio. E’ quanto ha affermato il
senatore democratico americano, Nelson, che è stato ricevuto da Assad lo scorso
sabato, dopo aver avuto in Israele colloqui con il premier Sharon. I negoziati
tra Israele e Siria furono interrotti all'inizio del 2000 per contrasti sul controllo
di una stretta striscia di territorio sulla sponda orientale del Lago di
Tiberiade. Allora Israele segnalò di essere disposto a ritirarsi pressoché
interamente dalle alture del Golan, occupate nel 1967, pur ritenendole di
grande importanza strategica per la sua sicurezza.
In Iran, l'associazione delle
scuole teologiche della città santa di Qom, uno dei baluardi dei conservatori,
ha attaccato le decine di deputati che oggi, per il terzo giorno consecutivo,
tengono un sit-in in Parlamento per protestare contro la bocciatura di migliaia
di candidati alle elezioni politiche del 20 febbraio prossimo. Protestano
minacciando anche le dimissioni. Tra i firmatari del documento pubblicato
dall’associazione, c’è anche l'ayatollah Ali Akbar Meshkini, presidente dell'Assemblea
degli esperti, l'organismo che elegge la Guida suprema del Paese, attualmente
l'ayatollah Ali Khamenei. Ieri, l'Alto rappresentante della Ue per la politica
estera comune e la sicurezza, Solana, ha detto che l'Unione spera che in Iran
vi siano “non solo elezioni regolari, ma anche un regolare processo elettorale”
e che vengano eletti “i veri rappresentanti del popolo”.
Dopo la cena offerta dal
presidente messicano, Vicente Fox, il presidente statunitense George W. Bush e
gli altri leader protagonisti del Vertice delle Americhe di Monterrey, in
Messico, hanno lasciato ai loro sherpa il compito di mettere a punto la
dichiarazione politica che dovrà essere approvata nelle prossime ore. Sono
chiare le questioni chiave che hanno riuniti i leader delle Americhe per un
appuntamento straordinario: la lotta contro la povertà e la corruzione, la
liberalizzazione degli scambi. Molto meno chiaro, invece, come vogliano
tradurre per iscritto una comune dichiarazione di intenti. Ci spiega perché Maurizio
Salvi:
**********
Nonostante la buona volontà dei negoziatori dei 34 Paesi
presenti, mai un documento finale di una riunione ha avuto tanti problemi nel
vedere la luce come questo del vertice di Monterrey. Perché un gruppo di Paesi
latinoamericani, guidati dal Brasile, non accetta più facilmente di ratificare
i desideri degli Stati Uniti quando questi non comportano vantaggi reciproci.
Non vi sarà alcun incoraggiamento specifico alla creazione dell’Alca, l’area di
libero commercio delle Americhe che il presidente George W. Bush vorrebbe
vedere nascere dell’Alaska alla Terra del Fuoco nel 2005. Il presidente
brasiliano, Luis Ignacio Lula da Silva, aveva accettato il vertice
straordinario a condizione che non si trasformasse in uno strumento di propaganda
per gli obiettivi economici statunitensi, ma si occupasse della povertà e dei
problemi sociali del continente. Comunque, anche se ha mandato giù questa
limitazione, il capo della Casa Bianca si è subito preso una sorta di rivincita
sulla questione cubana, riservando nel suo discorso inaugurale una sferzante
critica al regime esistente nell’Isola: “Non c’è posto per la dittatura nelle
Americhe – ha concluso – e tutti dobbiamo impegnarci per una transizione rapida
e pacifica a Cuba”.
Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.
**********
La situazione di crisi ad Haiti
si aggrava per la sospensione del Parlamento. E’ stato sciolto in seguito alla
scadenza dei termini legislativi, oltre che alla instabilità politica che sta
interessando il Paese da diverse settimane. Dei 27 senatori, 4 hanno finito il
loro mandato ieri ed altri 8 si erano dimessi precedentemente, facendo scendere
a 15 il numero dei rappresentanti popolari. Contemporaneamente, ieri sono
scaduti i termini di legge per i deputati della Camera.
Il ministro degli esteri russo
Ivanov ha accolto con soddisfazione la disponibilità espressa dal Nord Corea a
congelare le attività nucleari basate sui reattori a grafite come punto di
partenza per la denuclearizzazione del Paese. Ivanov, in dichiarazioni riferite
dalle agenzie mentre era in visita in Mongolia, ha detto che “si tratta di un
passo in avanti” che fa sperare in “una risposta costruttiva da parte degli
Usa” e che consentirà di continuare il processo negoziale.
Italia. La Corte Costituzionale ha dichiarato
illegittimo il Lodo Schifani. Sentiamo i particolari da Alessandro Guarasci.
**********
Il
pronunciamento della Consulta è arrivato alle 13.56. Il lodo Schifani è
illegittimo. Ricordiamo che la legge sospende i processi penali nei confronti
delle cinque più alte cariche dello Stato per tutta la durata del loro mandato.
Allo stesso tempo la Corte Costituzionale ha dato il via libera al referendum
sul lodo, proposto da alcuni movimenti politici tra cui la lista Di Pietro. I
giudici così alla fine hanno trovato un accordo dopo il nulla di fatto di
sabato e di ieri pomeriggio. Entusiasta Antonio Di Pietro che ha esclamato:
“Evviva, è davvero una bella notizia, anche perché noi abbiamo sempre sostenuto
che il lodo Schifani è una legge incostituzionale ed immorale”. Per la
maggioranza parla Alessandro Ce’, capogruppo della Lega alla Camera, convinto
che ora “il Parlamento e la maggioranza si devono interrogare su un argomento
tanto spinoso”. Dall’opposizione è intervenuto Dario Franceschini, coordinatore
Margherita, per il quale “tra l’arroganza e lo stato di diritto in una democrazia vince sempre lo
stato di diritto”.
**********
Nelle Filippine la presidente Arroyo ha annunciato
che a febbraio ricominceranno i negoziati con tre gruppi di ribelli: il Partito
comunista delle Filippine, il Nuovo esercito popolare, incluso dagli Stati
Uniti nella lista delle organizzazioni terroristiche, il Fronte democratico
nazionale. I colloqui dovrebbero svolgersi in Norvegia, Paese già protagonista
di una importante mediazione tra il governo dello Sri Lanka ed i ribelli Tamil.
Dichiarazioni inquietanti di
Shamil Basayev, il principale comandante della guerriglia cecena. Affermando
che “nessuno fermerà la guerra santa” annuncia che le azioni militari e quelle
contro la popolazione civile, che considera “complice” del “genocidio”
perpetrato dai russi, si amplieranno. Basayev ha accusato anche l'Occidente
avvertendo che “prima o poi” risentirà dei contraccolpi di quanto accade in
Cecenia.
L'obiettivo della Serbia
Montenegro è quello di vivere “in un mondo civilizzato, pacifico e
democratico”', per una progressiva integrazione nell'Europa unita e per
garantire la pace e la stabilità nella regione dei Balcani occidentali. E'
l'impegno preso dal presidente Svetovar Marovic, intervenuto davanti
all'Europarlamento. Marovic ha parlato dopo il saluto del presidente Pat Cox,
il quale ha ricordato che l'Ue è disposta a dare il suo contributo, ma è anche
preoccupata “dell'emergere di un nazionalismo” che ha avuto in passato
“conseguenze tragiche per la regione”.
Il governo turco sembra aver
deciso di ritirare le proprie truppe che dal 1974 occupano la parte Nord
dell'isola di Cipro ed il ritiro dovrebbe avvenire subito dopo l'adesione
definitiva all'Unione Europea, a maggio, della Repubblica di Cipro, cioè la
parte libera a Sud. In realtà non ci sono conferme ufficiali ma solo indiscrezioni
sulle dichiarazioni che il premier turco Erdogan avrebbe fatto al capo dello
Stato siriano el Assad durante la visita di tre giorni compiuta da quest’ultimo
la settimana scorsa in Turchia.
=======ooo=======