RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 9  - Testo della Trasmissione di venerdì 9 gennaio 2004

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un’Italia sempre più unita e solidale promuova la pace nel mondo e i valori cristiani in Europa: così, Giovanni Paolo II nel discorso al nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Giuseppe Balboni Acqua, ricevuto stamani in Vaticano per le lettere credenziali

 

 “Fede e cultura”: antologia di testi pontifici da Leone XIII a Giovanni Paolo II. Stamane l’omaggio del volume al Santo Padre per il XXV di Pontificato: intervista con il cardinale Paul Poupard

 

 Toccante incontro in Vaticano tra il Papa e i parenti di mons. Courtney, il nunzio ucciso in Burundi il 29 dicembre scorso. Ieri sera in San Pietro la Messa di suffragio presieduta dal cardinale Sodano

 

 Concluso in Vaticano il simposio sulla dignità e i diritti della persona con handicap mentale: intervista con il cardinale Lozano Barragan.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Liberati in Brasile i tre missionari della Consolata rapiti nello stato di Roraima: ai nostri microfoni fratel Carlo Zacquini

 

100 anni fa nasceva Giorgio La Pira: la testimonianza dell’arcivescovo Ennio Antonelli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Domani pomeriggio, nella chiesa di S. Anna in Vaticano, il cardinale Saraiva Martins presiederà una Messa in memoria della beata Dolores Sopeña

 

La procura di Roma apre un’inchiesta sul traffico di minori e di organi, denunciato nel dossier dell’agenzia Fides

 

Interrogata dalla polizia e allontanata dal lavoro la giornalista cinese che aveva pubblicato la notizia del caso di Sars nella regione del Guandong

 

Sugli schermi italiani arriva oggi “L’ultimo samurai” interpretato da Tom Cruise

 

Cresce in modo drammatico la mortalità infantile in Kenya

 

Morta a Stoccolma l’attrice svedese Ingrid Thulin, raffinata e intensa interprete di numerosi film di Ingmar Bergman

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: sei morti per l’esplosione alla moschea sciita a Baaquba, a nord di  Baghdad

 

 Accordo tra Francia e Libia nella vicenda del DC-10 UTA abbattuto nel 1989

 

Ambigue dichiarazioni del leader dei ribelli ceceni sulla disponibilità a fermare il terrorismo.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 gennaio 2004

 

 

UN’ITALIA SEMPRE PIU’ UNITA E SOLIDALE PROMUOVA LA PACE NEL MONDO

E I VALORI CRISTIANI IN EUROPA: COSI’, GIOVANNI PAOLO II

NEL DISCORSO AL NUOVO AMBASCIATORE ITALIANO PRESSO LA SANTA SEDE,

GIUSEPPE BALBONI ACQUA,

RICEVUTO STAMANI IN VATICANO PER LE LETTERE CREDENZIALI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Possa Dio rendere l’Italia “sempre più intimamente unita e solidale”: è l’auspicio espresso stamani da Giovanni Paolo II nel discorso indirizzato al nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Giuseppe Balboni Acqua, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle lettere credenziali. Il Papa ha messo l’accento sul ruolo dell’Italia in campo internazionale a partire dall’Europa ed ha sottolineato come quest’anno ricorrano due tappe fondamentali nei rapporti fra la Santa Sede e l’Italia: il 75.mo anniversario dei Patti Lateranensi e il 20.mo dell’Accordo di Villa Madama. Il Pontefice si è augurato che il popolo italiano progredisca “sulla via della prosperità e della pace”, mantenendo “intatto il patrimonio di valori religiosi, spirituali e culturali che ne hanno reso grande la civiltà”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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In momenti difficili, l’Italia “ha saputo mantenere alto il suo spirito di altruismo”, prodigandosi con “responsabilità e generosa dedizione” verso quanti “si sono trovati nel bisogno di solidarietà concreta e fattiva”. E’ il sentito riconoscimento del Papa al ruolo dell’Italia nel mondo. Non va dimenticata, ha detto, l’attenzione da parte italiana “a creare in campo internazionale un giusto ordine al cui centro ci sia il rispetto per l’uomo, per la sua dignità e per i suoi inalienabili diritti”. Impegno, ha sottolineato, che “comporta anche dei rischi, com’è accaduto di recente con il tributo di sangue sia dei militari caduti in Iraq sia di volontari italiani in altre parti del mondo”. Ha così auspicato che l’Italia possa continuare con le sue “peculiari doti di umanità e generosità a promuovere vero dialogo e crescita” nel bacino del Mediterraneo, nei Balcani, ma anche in Medio Oriente, in Afghanistan e nel Continente Africano.

 

 D’altro canto, ha affermato, l’Italia ha titolo per operare affinché anche l’Europa “riconosca le proprie radici cristiane” in grado di assicurare ai cittadini del Vecchio Continente “un’identità non effimera” o basata solo su interessi economico-politici. Quindi, ha incoraggiato il governo di Roma e tutti i politici italiani a proseguire negli sforzi finora compiuti in tale direzione. “I fondamenti etici e le idealità che furono alla base degli sforzi per l’unità europea – ha ribadito – sono oggi ancor più necessari, se si vuole offrire una stabilità al profilo istituzionale” dell’Unione. Perciò, l’Italia continui a richiamare alle nazioni sorelle la straordinaria eredità che ha permesso all’Europa di essere grande nei secoli.

 

Non ha poi tralasciato di richiamare i Patti Lateranensi e l’Accordo di Villa Madama. La  proficua collaborazione tra Italia e Santa Sede, ha constatato, si è sviluppata nel reciproco rispetto e attraverso un “costante e sereno dialogo” per la “promozione dell’uomo e del bene comune”. La Chiesa, ha proseguito, “non chiede privilegi, né intende sconfinare dall’ambito spirituale della propria missione”. Le intese non hanno, infatti, altro scopo se non quello di “permetterle di svolgere in piena libertà il suo compito universale”, favorendo “il bene spirituale del popolo italiano”. La presenza della Chiesa in Italia, ha detto ancora, arreca vantaggio a tutta la società. Non ha mancato infine di rivolgere l’attenzione al ruolo della famiglia, “società naturale fondata sul matrimonio” recita l’art.29 della Costituzione italiana, avvertendo che è “compito dei governanti promuovere leggi che ne favoriscano la vitalità”. Lo Stato, ha aggiunto, deve prestare aiuto alla famiglia, “senza mai soffocare la libertà di scelta educativa dei genitori”, sostenendoli nei loro diritti e sforzi a consolidamento del nucleo familiare.

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Sposato, due figli, l’ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua è nato ad Osimo, in provincia di Ancona, il 14 settembre 1940. Laureatosi in Legge, ha intrapreso la carriera diplomatica nel 1964. E’ stato console a Montreal, primo consigliere d’ambasciata a Parigi, quindi ambasciatore a Varsavia. Dal 1997 al 2000, ha guidato la rappresentanza diplomatica permanente d’Italia presso la Conferenza del Disarmo a Ginevra. Negli ultimi tre anni, ha rivestito l’incarico di capo del cerimoniale diplomatico della Repubblica. Dal 2 gennaio del 2002 ha ricevuto il titolo di Ambasciatore d’Italia.

 

 

“FEDE E CULTURA”: ANTOLOGIA DI TESTI PONTIFICI

DA LEONE XIII A GIOVANNI PAOLO II.

STAMANE L’OMAGGIO DEL VOLUME AL SANTO PADRE PER IL XXV DI PONTIFICATO

 

Presentato stamane al Santo Padre, quale omaggio per i 25 anni del suo pontificato, il volume “Fede E cultura”, curato dal Pontificio Consiglio per la cultura, alla presenza del cardinale Paul Poupard, responsabile del Dicastero vaticano, istituito proprio da Giovanni Paolo II 22 anni fa, segno della particolare sensibilità del Papa verso il mondo della cultura, cosi come aveva rivelato in un discorso all’Unesco nel 1980 affermando che  l'uomo vive di una vita veramente umana grazie alla cultura”. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Da Leone XIII, eletto Papa nel 1878, a Giovanni Paolo II, salito alla Cattedra di Pietro esattamente 100 anni dopo, nel 1978: nove pontefici che abbracciano tre secoli, densi di avvenimenti che hanno portato a strabilianti evoluzioni nel mondo, marcate in modo rilevante dal rapporto tra Chiesa e società. Da qui l’idea di raccogliere i testi più significativi del loro Magistero nel libro “Fede e cultura”, a testimoniare – ha detto Giovanni Paolo II – “che nel corso dei secoli il Magistero pontificio ha sempre coltivato una visione positiva dei rapporti tra Chiesa e protagonisti della cultura”. “L’ambito culturale – ha aggiunto - costituisce infatti un significativo areopago dell’azione missionaria della Chiesa”.

 

Un libro che rivela chiaramente ciò che il Magistero pontificio ha affermato “in diversi modi e con vari accenti”, ha sottolineato il cardinale Poupard, e cioè che “il Dio dei cristiani non è contro il progresso dell’uomo, anzi, gli offre ragione vere, reali, sostenute da una ricerca inesauribile di maggior pienezza, libertà e felicità. Un itinerario dove il progresso è in funzione dell’uomo e non viceversa.” E per questo la copertina del libro – ha spiegato il porporato - riporta la lettera autografa di creazione del Pontificio Consiglio della Cultura del 20 maggio 1982, “in cui Giovanni Paolo II rammenta a tutta la Chiesa una delle sue più profonde convinzioni: "Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta".

 

Cosa rispondere allora a quanti vogliono separare la cultura dalla fede, la vita della Chiesa da quella del mondo? Ascoltiamo il cardinale Poupard, al microfono di Giovanni Peduto:

 

R. – Rispondo a quanti che non hanno capito cos’è la fede, perché la fede è la risposta dell’uomo alla proposta di Dio, e quando uno riceve questa buona novella dell’amore di Dio, questo trasforma tutta la vita: la vita personale, la vita familiare, la vita di lavoro, la vita del tempo libero, cioè tutta la cultura.

 

D. – Eminenza, come può la Chiesa essere nel mondo senza essere del mondo?

 

R. – Ci sono sempre due tentazioni: quelli che, vedendo il mondo nel quale agisce il principe del male, sentono la tentazione di uscire dal mondo, cioè di chiudersi e di evitare il contatto con il mondo; ma in questo modo non si può onorare il mandato di Cristo che ha detto: ‘Andate alle Nazioni e predicate’. Poi, c’è l’altra tentazione che, per essere accettati dal mondo, si tenterebbe di mettere da parte quel segno di contraddizione che rimane il Vangelo di Cristo, per cui ogni messaggio incarnato nel cuore delle culture parla il loro linguaggio ma fa la scelta di seguire il bene e promuoverlo.

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TOCCANTE INCONTRO IN VATICANO TRA IL PAPA E I PARENTI DI MONS. COURTNEY,

IL NUNZIO UCCISO IN BURUNDI IL 29 DICEMBRE SCORSO.

IERI SERA IN SAN PIETRO LA MESSA DI SUFFRAGIO

PRESIEDUTA DAL CARDINALE SODANO

 

Toccante incontro questa mattina in Vaticano tra Giovanni Paolo II e i familiari dell’arcivescovo Michael Courtney, il nunzio apostolico in Burundi, ucciso barbaramente in questo Paese africano il 29 dicembre scorso. I parenti giunti dall’Irlanda, terra d’origine del presule scomparso, hanno partecipato ieri sera  nella Basilica di San Pietro ad una celebrazione eucaristica di suffragio  presieduta dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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(musica)

 

“Giorno e notte, senza sosta, Monsignor Michael Courtney ha aiutato i Burundesi a ristabilire tra loro l’intesa e la concordia attraverso il dialogo”. E’ solo un passo del messaggio rilasciato dai sette vescovi burundesi, durante i funerali del nunzio apostolico nel Paese africano, ucciso il 29 dicembre scorso; messaggio ricordato ieri sera in San Pietro dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Angelo Sodano, durante la concelebrazione eucaristica in suo onore.

 

Il porporato non ha voluto tralasciare le parole che sabato scorso il cardinale Arinze rivolse ai fedeli che gremivano la Chiesa di Nenagh, in Irlanda, dove sono stati celebrati i funerali: “La nostra fede – ha detto - ci guida, specialmente nei momenti dolorosi come questo”. La fede che getta una luce nuova sulla nostra vita, fino a trasformare il tramonto dell’esistenza in un’aurora di vita.

 

“L’amore ci porta al pianto, la fede invece al gaudio.Con questa serenità dei santi, noi oggi ricordiamo il compianto nostro fratello Michael. La sua morte non è che un ponte fra due vite, quella terrena e quella celeste; non è che un ponte fra le due rive dell’esistenza umana”.

 

Non possiamo dimenticare – ha poi aggiunto il cardinale Sodano - che ogni sacrificio eucaristico è anche per la remissione dei peccati. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati.

 

“È ciò che vogliamo fare in questa Santa Messa, affidando il carissimo nostro fratello Michael all’amore misericordioso di Dio”.

 

Infine un sentito ricordo di mons. Courtney, che “ci ha insegnato – ha riferito il cardinale Sodano - quest’arte del vivere cristiano. Figlio della nobile terra irlandese, egli portò sulle strade del mondo il testimonio della sua fede adamantina. Sulle orme di Cristo, Buon Pastore, si sacrificò per il popolo del Burundi, ove il Papa l’aveva inviato come Apostolo di pace”.

 

(musica)

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CONCLUSO IN VATICANO IL SIMPOSIO SULLA DIGNITA’

E I DIRITTI DELLA PERSONA CON HANDICAP MENTALE

- Intervista con il cardinale Lozano Barragan -

 

Si è concluso oggi in Vaticano il simposio internazionale sulla “Dignità e i diritti della persona con handicap mentale” promosso dalla Congregazione per la dottrina della Fede. Ieri aveva suscitato vasta eco il messaggio del Papa per l’evento: Giovanni Paolo II ha ricordato che “il mondo dei diritti non può essere appannaggio solo dei sani” e che una società fondata sulla discriminazione in base all’efficienza non è degna dell’uomo. Le persone portatrici di handicap invece sono “testimoni di umanità” e possono annunciare un mondo nuovo non più dominato dalla violenza, ma dalla solidarietà e dall’amore. Ma ascoltiamo la riflessione del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute intervistato da Giovanni Peduto.

 

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R. – Il Santo Padre dice che la saggezza va oltre l’apparenza, e la saggezza cristiana è di vedere in ogni essere umano un figlio di Dio dove l’immagine del Signore sta lì, anche se le apparenze possono essere, talvolta, contraddittorie’. Le capacità mentali e umane delle persone che hanno un handicap e magari non riescono ad esprimersi, sono uguali e a volte superiori di quelle di altre persone. Ecco perché il Papa parla contro la superficialità di coloro che giudicano solo dalle apparenze.

 

D. – Giovanni Paolo II sottolinea anche l’importanza dell’educazione affettivo-sessuale della persona con handicap ...

 

R. – Ma sì, perché parlare dell’aspetto affettivo sessuale è parlare dell’origine della vita; dunque il Papa spiega come anche questi portatori di handicap siano portatori di vita, e in quanto portatori di vita è necessario ricordare che la vita non dipende dall’handicap, ma dal piano di Dio.

 

D. – Nel suo messaggio, il Pontefice ricorda le tante esperienze compiute in alcune comunità cristiane, dove l’accoglienza e l’amore sono riuscite spesso a riequilibrare affettivamente le persone portatrici di handicap mentale ...

 

R. – Penso in modo particolare a tante opere in Italia come quella di Don Guanella, il Cottolengo di Torino che sono prove tangibili di quello che significa vivere pienamente il cristianesimo in tutta la sua ampiezza.

 

D. – Come tratta la società, oggi, le persone disabili?

 

R. – Penso che si inizi ad essere più coscienti della dignità e dei diritti di queste persone. Penso che lo slancio sia verso un riconoscimento della piena personalità umana di queste persone, che non si chiamano più – ufficialmente – handicappati, ma ‘persone con altre abilità.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche mons. Javier Echevarría Rodríguez, vescovo tit.di Cilibia, prelato della Prelatura personale dell'Opus Dei, mons. Fabio Duque Jaramillo, vescovo eletto di Armenia (Colombia), il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, con mons. Giampaolo Crepaldi e mons. Frank J. Dewane, rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero.

 

Infine il Santo Padre ha ricevuto il signor Jean Vanier, fondatore dell’Arca, comunità volta all’accoglienza di persone con handicap.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina la notizia dell'udienza di Giovanni Paolo II ai familiari dell'arcivescovo Michael Aidan Courtney, il nunzio apostolico barbaramente ucciso in Burundi il 29 dicembre 2003. 

All'interno l'omelia del cardinale Angelo Sodano nella Santa Messa in suffragio del compianto presule, presieduta nella Basilica di San Pietro.

 

Nelle vaticane, nel discorso al nuovo ambasciatore d'Italia, il Santo Padre ha esortato il Paese a richiamare alle Nazioni la straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa.

In occasione della presentazione di un volume a cura del Pontificio Consiglio della Cultura, il Papa ha ricordato che l'ambito culturale costituisce un significativo areopago dell'azione missionaria della Chiesa.

 

Nelle estere, Brasile: liberati i missionari sequestrati nel Nord.

Riguardo all'Iran si sottolinea che oltre settemila bambini orfani vagano tra le rovine di Bam distrutta dal terremoto.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Biagio Buonomo su una mostra allestita nel nuovo Museo del Tesoro di san Gennaro a Napoli.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano sempre la vicenda Parmalat.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 gennaio 2004

 

 

LIBERATI I TRE MISSIONARI DELLA CONSOLATA RAPITI IN BRASILE

- Intervista con fratel Carlo Zacquini -

 

Si è conclusa felicemente la vicenda dei tre missionari della Consolata rapiti il 6 gennaio nello Stato brasiliano di Roraima: i tre – un brasiliano, un colombiano ed uno spagnolo – sono stati rilasciati ieri sera dai sequestratori, un gruppo legato ai coltivatori di riso e contrario alla redistribuzione della terra a favore degli indios. Ma la paura per la loro sorte è stata molta, come conferma fratel Carlo Zacquini, da 40 anni impegnato nella pastorale indigena in Brasile, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Noi abbiamo avuto paura perché sono coinvolti non-indios, e poi c’era gente ubriaca; uno dei tre missionari ha fatto subito una dichiarazione dicendo di avere avuto paura che li uccidessero: li hanno minacciati, si sono sentiti molto umiliati, in una situazione abbastanza difficile.

 

D. – Fratel Carlo, qual è il panorama della presenza indigena a Roraima?

 

R. – E’ una savana abbastanza arida, dove gli stessi indios allevano bestiame; adesso si vedono con questa terra ancora invasa dai grandi latifondisti che fanno grandi piantagioni di riso con uso abbondante di agrotossici che causano problemi seri non solo alla fauna ma anche alle persone che si lamentano di malesseri dovuti a queste sostanze tossiche.

 

D. – Come sono riusciti questi latifondisti a farsi appoggiare da una parte – si dice il 20 per cento – della popolazione indigena?

 

R. – Uno dei punti su cui fanno forza è, per esempio, quel villaggio in cui sono stati tenuti prigionieri è un villaggio dichiaratamente protestante; ora, i missionari protestanti orientano la popolazione a non lottare per la propria terra perché – insegnano i missionari – la loro terra è in cielo: ecco una posizione facilmente sfruttabile. Il governo ne approfitta e in quel villaggio finanzia opere sociali ed altre attività per tener buona la gente, per averla dalla sua parte.

 

D. – Fratel Carlo, immagino che questo rapimento sia soltanto lo specchio delle tante pressioni che voi missionari siete costretti a subire in quella zona ...

 

R. – Per carità! Là bisogna sempre fare attenzione a dove si va, come si fa e quando si parte ... ci sono missionari che sono stati minacciati di morte già da anni e devono fare attenzione alle imboscate ... i mezzi di comunicazione sono tutti contro la Chiesa, in questo campo, perché sanno che l’appoggio della Chiesa agli indios è estremamente importante!

 

D. – Torniamo su Lula. In campagna elettorale il presidente aveva puntato molto sulla questione indigena. Sta mantenendo la promessa di difendere gli indios oppure no?

 

R. – Per ora, io direi che i suoi interventi sono stati troppo timidi, inaspettatamente timidi. Noi siamo rimasti veramente malissimo da questa situazione: ci rendiamo conto che lui non ha la maggioranza in Parlamento e quindi ha bisogno dei voti anche dei politici di Roraima. Ma mi sembra che questo non possa giustificare le lungaggini che sono già costate altre vite, per cui mi pare dovrebbe fare una seria riflessione, l’attuale governo, e dare prova di maggiore decisione.

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100 ANNI FA NASCEVA GIORGIO LA PIRA

- Intervista con il cardinale Ennio Antonelli e Angelo Scivoletto -

 

Un instancabile promotore di pace. Si potrebbe definire così Giorgio la Pira, il cosiddetto “sindaco santo”, che nacque 100 anni fa – esattamente il 9 gennaio del 1904 - a Pozzallo, in Sicilia, ma la cui attività, dopo essere stato membro della Costituente e deputato, si svolse per lo più a Firenze. Qui è stato aperto il suo processo di beatificazione  che è nella fase diocesana. Numerose le celebrazioni per ricordare La Pira sia in Sicilia, a Messina e a Pozzallo, sia a Firenze, dove La Pira morì il 5 novembre del 1977. Oggi il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito la medaglia d’oro al merito civile alla memoria di La Pira che “rappresenta per le nuove generazioni - scrive Ciampi –un esempio da coltivare nella pratica del dialogo e del confronto”.  Il servizio di Debora Donnini.

 

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“Tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede”. Queste parole del cardinale Benelli nell’omelia per i funerali di Giorgio la Pira nel 1977 sembrano ben riassumere il “motore” della sua azione. Deputato, padre costituente e per tre volte sindaco di Firenze. Fu proprio qui che sia all’interno sia all’esterno si manifestò il suo strenuo impegno per la pace: pace interna da costruirsi con il dare lavoro: basti pensare al suo schierarsi al fianco degli operai che rischiavano la disoccupazione, per esempio nel caso del Pignone, così come pace esterna negli anni della guerra fredda, con i convegni internazionali, quelli con i sindaci delle capitali del mondo e i colloqui mediterranei cui parteciparono rappresentanti arabi e israeliani. Intervenne anche al Cremlino, davanti al Soviet supremo difendendo con coraggio la libertà religiosa e descrisse così i suoi intenti: “Dare ai popoli la pace - disse - costruire case, fecondare campi, aprire officine, scuole ospedali, ricostruire e aprire dovunque le chiese e le cattedrali”. Nel 1965 La Pira si recò addirittura ad Hanoi, in Vietnam dove incontrò Ho Chi Minh per proporre una bozza di soluzione pacifica e per scongiurare il conflitto che poi invece scoppiò comunque. Sentiamo Angelo Scivoletto, sociologo, amico e collaboratore di La Pira.

 

“Diede forza al suo essere sindaco per essere uomo di pace: si incontrarono a Firenze i sindaci dell’Est e dell’Ovest, si incontrarono il sindaco di Pechino con quello di New York; riunì poi quelli del Mediterraneo perché il Mediterraneo era simbolo di apertura ai popoli sottosviluppati”.

 

         E per un ricordo personale di Giorgio La Pira ancora Angelo Scivoletto:

 

“Una volta eravamo alla Consuma, vicino Firenze. Lui stava a tavola, io ero vicino a lui quasi ad incoraggiarlo a mangiare e quando io ho sollevato non so quale questione, lui ha messo le due mani intorno al piatto, lo ha sollevato leggermente per dire: “io sto mangiando ma come si fa a non pensare a tutti coloro che non mangiano”. Aveva un’idea forte dell’eguaglianza, della dignità. Non ha mai cercato la ricchezza ed i suoi soldi mensili erano destinati ai vicini poveri”.

 

Centrale nel suo slancio verso la vita, la preghiera e il rapporto con Cristo. Il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze:

 

“E’ stato un contemplativo ed ha avuto sicuramente una profondità mistica nella sua vita. Per lui c’era un unico amore, quello per il Signore che lo portava anche a sentire come dimensione di Cristo tutte le realtà della storia umana”.

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CHIESA E SOCIETA’

9 gennaio 2004

 

 

DOMANI POMERIGGIO, NELLA CHIESA DI S. ANNA IN VATICANO,

IL CARDINALE SARAIVA MARTINS PRESIEDERA’ UNA MESSA IN MEMORIA DELLA BEATA DOLORES SOPEÑA, APOSTOLA DELLA PROMOZIONE UMANA NELLA SPAGNA DELL’800

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Una Messa per celebrare e ricordare una donna, consacrata infaticabile che fece della promozione umana un vessillo di fede e di servizio. A presiedere domani pomeriggio, alle 16.15 nella Chiesa di S. Anna in Vaticano, la concelebrazione eucaristica in memoria della Beata Dolores R. Sopeña, fondatrice della Famiglia che porta il suo nome, sarà il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Nata in Spagna a Velez Rubio, nel 1848, Dolores scopre giovanissima la sua ardente vocazione che la chiamava a servire l’umanità. Apre i Centri di Istruzione, nei quali insegna il catechismo e la cultura di base. Questi Centri cominciano ad estendersi a tutta la Spagna, partendo dalle borgate periferiche di Madrid. Più di 30 città e Paesi, specialmente dove si soffrivano gli effetti della rivoluzione industriale, sollecitano la presenza di questa nuova opera e suor Dolores, beatificata dal Papa lo scorso 23 marzo, compie in soli 4 anni 199 viaggi per rispondere alle molteplici domande. I suoi Centri sono concepiti come spazi dove si cerca lo sviluppo della persona e la creazione di ambienti dove si vive la fraternità e l’amicizia, facendo conoscere l’amore e la tenerezza di un Dio intimo, che ci fa figli e fratelli in Cristo. (A.D.C.)

 

 

LA PROCURA DI ROMA APRE UN’INCHIESTA SUL TRAFFICO DI MINORI E DI ORGANI,

DENUNCIATO NEL DOSSIER DELL’AGENZIA FIDES

 

ROMA. = Scattano le indagini dopo la denuncia dell’agenzia Fides. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla presunta vendita di minori e di organi resa nota, a livello mondiale, dal dossier redatto da Miela Fagiolo D' Attilia per conto dell'agenzia Fides. Il fascicolo è affidato al pubblico ministero Adelchi D'Ippolito, il quale ha incaricato oggi il maggiore dei carabinieri Giovanni Arcangioli di avviare i primi accertamenti sull'eventuale esistenza del fenomeno nella capitale. Nel dossier, si parla di “un milione di bambini venduti all'anno”, oltre che di tariffe di 50 mila euro per l'acquisto di neonati e di 30 mila euro per un fegato. Un'inchiesta, quella avviata dalla procura di Roma, che ricalca quella della magistratura di Pescara, da tempo impegnata a stroncare un traffico di adolescenti provenienti dall'Albania. (A.D.C.)

 

 

INTERROGATA DALLA POLIZIA E ALLONTANATA DAL LAVORO LA GIORNALISTA CINESE

CHE AVEVA PUBBLICATO LA NOTIZIA DEL CASO DI SARS NELLA REGIONE

 DEL GUANDONG. IL CENTRO PER I DIRITTI UMANI DI HONG KONG INSORGE

CONTRO L’INTIMIDAZIONE

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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HONG KONG. = Aveva riferito qualche giorno fa del riaffiorare della Sars in Cina e l’aver obbedito alle regole dell’informazione le è costato il posto di lavoro. La giornalista Zeng Wenqiong del quotidiano Nanfangzhoumo (“Il rotocalco del sud”), un popolare giornale locale che ha pubblicato per primo la notizia del produttore televisivo 32.enne ammalatosi di Sindrome respiratoria acuta nella regione del Guangdong, è stata allontanata dal lavoro dopo essere stata interrogata a lungo dalla polizia, insieme allo staff redazionale. “Se qualche giornale osa riportare cose che al governo non piacciono, essi usano questo modo per spaventare i giornali, i direttori, i giornalisti. La cosa è molto seria”, ha affermato Frank Lu, del Centro per i Diritti Umani e la Democrazia, con base ad Hong Kong. L’epidemia di Sars dell’anno scorso era stata tenuta nascosta dalle autorità per mesi, permettendo al virus di diffondersi in più di 30 Paesi. Oggi il primo caso di Sars è stato dichiarato chiuso, ma un altro caso è stato confermato: quello di una cameriera 20enne sempre nel Guangdong. Intanto, fra molte difficoltà è in atto l’uccisione di 10 mila zibetti, ritenuti responsabili dell’epidemia di Sars. Ma l’Oms ha espresso dubbi su uno stretto legame fra gli zibetti e i nuovi casi di Sars.

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SUGLI SCHERMI ITALIANI ARRIVA OGGI “L’ULTIMO SAMURAI”,

STORIA DELL’INCONTRO-SCONTRO DI UN UFFICIALE AMERICANO DELL’800

CON I COSTUMI MILITARI E SOCIALI DEL GIAPPONE IMPERIALE

- A cura di Enzo Natta -

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ROMA. = E’ un americano “L’ultimo Samurai” del grande schermo. Tom Cruise presta il volto al protagonista dell’omonimo film diretto da Edward Zwick, che esce oggi in tutte le sale italiane. La storia, ambientata nella seconda metà dell’800, racconta la vicenda di un ufficiale americano finito nel Giappone dilaniato da lotte intestine. Un lungo filo rosso attraversa la storia degli Stati Uniti d’America e lega la conquista dell’Ovest ai giorni nostri. Un filo revisionista che riesamina criticamente la politica estera americana nel continente asiatico durante gli ultimi cento anni. Tra i limiti, l’espansione sui mercati dell’Estremo Oriente, l’ostilità nei confronti del Giappone che portò alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, la guerra nel Vietnam iniziata con l’invio di Consiglieri militari. Questa filosofia della storia sottende l’intreccio avventuroso de “ L’ultimo Samurai”, film di largo respiro epico e di forte suggestione spettacolare, dove i valori della tradizione e la nostalgia per la memoria perduta si nutrono di un vago spiritualismo imbevuto di new age e si caricano di continue citazioni: dalla resa dei conti che chiudeva la carica dei Seicento alla crisi di coscienza per il genocidio degli indiani in “Soldato Blu”, fino alle scelte di campo, estreme e radicali, di “Piccolo grande uomo” e di “Balla coi lupi”.

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CRESCE IN MODO DRAMMATICO LA MORTALITA’ INFANTILE IN KENYA:

UN BAMBINO SU NOVE MUORE PRIMA DEI CINQUE ANNI,

 A CAUSA DELLA MALNUTRIZIONE.

NUMEROSI I CASI DI RACHITISMO DOVUTI ALL’INSUFFICIENZA DI CIBO

 

NAIROBI. = In Kenya, la povertà uccide un bambino su nove prima dei cinque anni. La brutalità della cifra emerge dalla ricerca effettuata dal Centro nazionale demografico e sanitario keniano. La mortalità tra i minori fino ad un anno è cresciuta del 30% tra l’89 ed il 2003, passando da 60 a 78 morti per ogni mille nascite. Per quanto riguarda la mortalità infantile entro i cinque anni, si registra una crescita analoga (30%) nello stesso periodo, con livello di decessi passato da 89 a 114 su mille nati, ovvero oltre un bimbo su nove. La ricerca mette, inoltre, in luce la piaga di una malnutrizione estremamente diffusa, che ha causato e continua a causare una vasta fascia di bambini portatori di handicap fisici e mentali. Si calcola che addirittura il 31% dei bimbi keniani soffra di forme di rachitismo nel corso della crescita, l'11% in maniera grave ed accentuata. E i dati evidenziano anche il fatto che circa il 20% dei bimbi keniani sia sottopeso, uno stato grave per il 4% di essi. Indicazioni precise, spiega la ricerca, di malnutrizione cronica ed acuta. (A.D.C.)

 

 

MORTA A STOCCOLMA L’ATTRICE SVEDESE INGRID THULIN,

RAFFINATA E INTENSA INTERPRETE DI NUMEROSI FILM DI INGMAR BERGMAN

 

STOCCOLMA.= Uno dei grandi nomi svedesi del cinema mondiale, come Ingrid Bergman e Gustav Molander. Una “musa” come Greta Garbo, bella di una bellezza angolosa e raffinata interprete di ruoli femminili complessi, per i quali metteva in campo una naturale interiorità, sviluppata a partire dai corsi giovanili frequentati al Reale Teatro drammatico di Stoccolma. E’ da qui che parte la parabola della carriera, ricca di successi, di Ingrid Thulin, stella ormai anziana, 77 anni, del firmamento di celluloide. L'attrice svedese e' morta a Stoccolma due giorni fa, ma la notizia e' stata diffusa solo ieri. Interprete di teatro e di oltre 60 film, la Thulin era diventata celebre con i film di Ingmar Bergman, in particolare il “Silenzio” e “Il posto delle fragole” del ’57, pellicola, quest’ultima, di grande spessore umano e spirituale in cui l’attrice scandinava è la dolce Marianne,  ruolo che la fece scoprire dalla critica dopo la vincita  dell'Orso d'oro al Festival di Berlino. Innamorata dell'Italia, da una ventina  d'anni aveva stabilito la propria residenza nelle vicinanze di Roma. La Thulin, nata il 21 gennaio del 1929 a Solleftea, dopo il successo del “Posto delle Fragole” divenne la “musa” di Bergman, prendendo parte, uno dietro l'altro, a tutti i film diretti dal cineasta svedese: “Alle soglie della vita” (premio a Cannes come miglior attrice), “Luci d'inverno”, “Il silenzio”, “Sussurri e grida”, “L'ora del lupo”, “Il rito”, “Dopo la prova”. L'intenso rigore e lo squisito pudore delle sue prove d’attrice la resero presto popolare, schiudendole le porte in produzioni cinematografiche di altre nazioni: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti. Il primo impegno della Thulin in Italia fu il film del ’62 “Agostino” di Mauro Bolognini, tratto dal racconto di Moravia, ma fu diretta anche da Luchino Visconti. Attorno agli Anni ’80, l’attrice svedese si cimentò anche nella regia sia nel cinema, che nel teatro. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 gennaio 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

Sono sei i morti e una quarantina i feriti per la bomba esplosa all'esterno di una moschea sciita a Baaquba, a nord di Baghdad. Nella stessa città, due fratelli iracheni sono stati uccisi da un proiettile di mortaio caduto nel giardino della loro casa. Si tratta di una regione a maggioranza sunnita, teatro di frequenti attacchi della guerriglia irachena contro le forze americane e i loro alleati e collaboratori. Nessuna vittima, invece, per i colpi che hanno colpito nelle prime ore del mattino un hotel nel centro di Baghdad. Intanto, il Ministro della Difesa giapponese ha ordinato l'invio di circa 30 soldati in Iraq, precisamente a Samawa, per una missione di perlustrazione che dovrebbe partire già la settima prossima

 

Sei militanti di al-Fatah sono stati catturati stamani a Jenin, in Cisgiordania, da reparti militari israeliani. Lo ha riferito radio Gerusalemme, sottolineando che uno è indicato come un leader. Il raid israeliano era cominciato nella notte nella città dove i quartieri occidentali sono sotto regime di coprifuoco. Intanto, sulle prospettive per il Medio Oriente, è intervenuto il segretario di Stato Usa, Colin Powell, che in una conferenza stampa a Washington ha confermato di essere contrario ad uno stato ebraico-palestinese unitario binazionale, come prospettato dal premier dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Ala, nel caso in cui i negoziati attualmente in corso naufragassero definitivamente. Powell ha ribadito che gli Usa concepiscono una soluzione a due stati, Palestina e Stato d’Israele, e ha confermato la missione in Medio Oriente, nei prossimi giorni, del suo vice Nicholas Burns. L’obiettivo è fare pressioni sul governo egiziano perché convinca Abu Ala a smantellare i gruppi terroristici palestinesi che continuano ad attaccare Israele.

 

Accordo raggiunto a Parigi tra Francia e Libia nella delicata vicenda del risarcimento delle vittime del DC-10 francese UTA abbattuto nel 1989 sui cieli del Niger: le famiglie delle vittime riceveranno un milione di dollari ciascuna, in quattro versamenti. Dopo la conclusione della più nota vicenda Lockerbie, si chiude anche la questione dell’attentato che provocò 170 vittime di 17 diverse nazionalità, tra cui 54 erano francesi, e per il quale sono stati riconosciuti responsabili agenti dei servizi segreti libici.

 

Un appello per l'invio di osservatori internazionali nel Darfur, la regione del Sudan occidentale sconvolta dalla guerra civile: lo ha lanciato Amnesty International che chiede anche la costituzione di una commissione d'inchiesta sulla crisi in corso. Il nostro servizio.

 

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L’appello giunge dopo l’annuncio del positivo accordo per la spartizione di risorse petrolifere tra le parti in conflitto nel Paese africano.  E, infatti, Amnesty scrive che “mentre i colloqui di pace che si sono svolti nei giorni scorsi in Kenya facevano registrare progressi importanti nei rapporti tra il governo e l'Esercito popolare di liberazione del Sudan, Spla, il conflitto e la crisi umanitaria nel  Darfur sono peggiorati”. L'organizzazione per i diritti umani è precisa nel denunciare uccisioni, quotidiani rapimenti di bambini e detenzioni arbitrarie commesse dalle milizie filo-governative. Nella regione del Darfur lo scontro tra le forze filo-governative e l’Esercito popolare di liberazione del Sudan si complica anche per la guerriglia alimentata dal Movimento giustizia e uguaglianza, Jem. E, secondo stime delle Nazioni Unite, il conflitto ha già provocato 3000 morti, soprattutto civili, e l'esodo massiccio degli abitanti, ai quali mancano cibo e cure mediche. Dallo scorso aprile, oltre 700.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case e più di 90.000 sono fuggite in Ciad. La convinzione espressa da Amnesty è che “un accordo di pace duraturo per il Sudan non può essere concluso finché gli abusi dei diritti umani provocati dalla guerra nel sud continuano ad aver luogo”. E’ una convinzione che si fa appello alla comunità internazionale.

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Perquisizioni sono cominciate questa mattina nella sede di Bank of America di Milano. Le ispezioni avvengono dopo che nella giornata di ieri si era parlato di un conto presso la Banca statunitense che conterrebbe il cosiddetto “tesoro” dell’ex patron Calisto Tanzi. Ma la banca aveva smentito. In Procura a Parma è giunto l'ex direttore di Parmalat Venezuela Giovanni Bonici. Mentre ieri nel registro degli indagati della Procura di Milano è risultato iscritto anche Luca Sala, un consulente che ebbe incarichi in Bank of America fino all'inizio dell'anno scorso e poi entrò nell'entourage della vecchia gestione di Parmalat. Intanto, la notifica del decreto emesso dal ministro Antonio Marzano sulla Parmalat é arrivata a Bruxelles. Il portavoce della Commissione europea ha precisato che sarà esaminata per accertare se “è in linea” con normative dell'Unione.

 

Un “autentico spazio europeo della ricerca” per vincere la sfida della competitività. E' la strada indicata dal Presidente della Commissione Europea intervenuto a Genova all'inaugurazione dell'anno accademico 2003-2004. Nel solo 2001 – ha ricordato Prodi - sono stati circa 50 mila i ricercatori europei emigrati oltreoceano, ma lo scenario futuro dovrà contemplare “centri di eccellenza” europei. La sfida della competitività si farà ancora più ''forte ed affascinante”, secondo Prodi, “con la prossima unificazione continentale attraverso l'allargamento dell'Ue ai nuovi Paesi dell'Europa Centrale, Orientale e Mediterranea, evento centrale del 2004. “Ma la coscienza europea - ha concluso Prodi - dovrà essere  molto precisa, altrimenti prevalgono le tensioni nazionali”.

 

Gli indipendentisti ceceni sono pronti a mettere fine alle azioni terroristiche contro i civili, se il presidente russo Putin si impegnerà a “rispettare scrupolosamente il diritto internazionale”. Lo ha annunciato il principale comandante militare della guerriglia cecena, Shamil Basayev. Ma quali prospettive concrete può aprire la dichiarazione del leader separatista? Giada Aquilino lo ha chiesto a Giulietto Chiesa, inviato speciale del quotidiano ‘La Stampa’, esperto di questioni russe:

 

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R. – La formulazione è molto ambigua. E poi il fatto che da un terrorista che ne ha fatte di tutti i colori venga il riferimento al diritto internazionale mi lascia veramente interdetto. Che cosa significa che Putin dovrebbe rispettare il diritto internazionale? Si presuppone che Putin riconosca la Cecenia come Stato indipendente, come Paese che non fa parte della Federazione Russa. Questo è esattamente ciò che Putin non ha mai dichiarato e che non dichiarerà mai. Questa affermazione di Basaiev sembra fondata sul nulla e, quindi, non apre nessuna possibilità sul terreno diplomatico, politico o di discussione ai fini della conclusione della guerra cecena.

 

D. - Putin in Cecenia ha, da sempre, sposato la linea dura. Che effetto potranno fargli le dichiarazioni di Basaiev?

 

R. – Non credo lo convincano. La posizione di Putin in questo momento è fortissima e non ha problemi di appoggio da parte dell’opinione pubblica interna. La sua linea è stata quella della guerra, del perseguimento della vittoria incondizionata sui ribelli, che considera dei “banditi”. Quindi, ritengo che non ci sia neanche il minimo spiraglio di una possibile modificazione della posizione del  governo russo.

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Il presidente russo, Putin, ha inviato un messaggio al capo dell'amministrazione afghana di transizione, Karzai, assicurandolo che Mosca continuerà a sostenerlo negli interessi della pace e della stabilità del Paese. Putin si è congratulato con Karzai per l'adozione della nuova costituzione da parte della Loya Girga, Grande Assemblea, che, afferma il leader russo, “concretamente promuoverà l'ulteriore sviluppo dell'Afghanistan quale stato pacifico, indipendente e prospero che vive in armonia con i paesi vicini e il resto del mondo”. Putin ha assicurato Karzai che “la Russia continuerà a fornire un completo appoggio all'amministrazione di transizione da lei guidata negli interessi della pace e della stabilità in Afghanistan, del concreto sviluppo economico e il miglioramento del benessere del popolo”.

La situazione appare sostanzialmente calma oggi ad Haiti, malgrado l'opposizione abbia indetto uno sciopero generale allo scopo di mettere in difficoltà il presidente Bertrand Aristide e costringerlo alle dimissioni. Ieri la giornata è stata caratterizzata da violenze di strada che hanno provocato due morti e una trentina di feriti. Altre manifestazioni dell'opposizione sono previste per domenica prossima. Restano i problemi che agitano il Paese a livello sociale e politico. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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A dimostrazione della complessità della situazione e del difficile equilibrio delle forze in campo, la protesta è riuscita solo a metà. Se, infatti, il sistema finanziario ed economico nella capitale, Port-au-Prince, ha aderito allo sciopero, gli impiegati pubblici, gli addetti del settore commerciale e dei trasporti hanno operato normalmente. Le adesioni nella seconda città del Paese, Cap Etienne, sono state ancora meno. Da lunedì si trova ad Haiti una delegazione di quattro rappresentanti della Comunità dei Paesi dei Caraibi, il Caricom, che tenta una mediazione. Ma l’opposizione, riunita nel cosiddetto Gruppo dei 184, non gli riconosce legittimità di intervento. In un tentativo di scongiurare il peggio, il segretario di Stato americano, Collin Power, ha rivolto un appello alle parti affinché cerchino un’intesa sulla base di una proposta di compromesso elaborata dalla Chiesa cattolica. Sostanzialmente i vescovi hanno proposto la costituzione di un comitato speciale di consulenti che accompagni il governo fino alle prossime elezione. Ma l’idea, accettata da Aristide, è stata respinta dall’opposizione.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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I quattro italiani rimasti in balia delle onde per circa 40 ore tra la costa dello Yemen e quella dell'Eritrea, sono tornati sul panfilo ancorato vicino ad un'isola nella stessa zona di mare, dal quale si erano allontanati la mattina di mercoledì con un gommone per una battuta di pesca.

 

Il primo spostamento della sonda Spirit sulla superficie di Marte è stato rimandato di alcuni  giorni. Gli scienziati della Nasa speravano di completare per domenica tutte le procedure preliminari. Ma adesso la prima esplorazione del Pianeta Rosso da parte del veicolo-robot è stata rinviata a mercoledì prossimo a causa della posizione di uno degli airbags che hanno protetto la sonda dall'impatto con la superficie di Marte. Il problema, in ogni caso, non appare grave.

 

La Georgia ha chiesto alla Svizzera di bloccare alcuni conti bancari di persone vicine all'ex presidente Eduard Shevardnadze. Lo conferma il competente Ufficio federale di giustizia di Berna, spiegando che la domanda di assistenza giudiziaria della Georgia è giunta alla Confederazione a fine dicembre 2003 e che tra le persone sospettate di abuso d'autorità e di appropriazione indebita figurano ex ministri e parlamentari ma non quello dell'ex presidente Shevardnadze.

 

Il premier turco, Erdogan, oggi in visita a Berlino, si è recato nel quartiere di Kreuzberg, conosciuto nella capitale come la ‘piccola Istanbul’  per la forte presenza di immigrati turchi. In totale i turchi in Germania sono 2,1 milioni su un totale di oltre 7 milioni di stranieri.

 

 

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