RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 5 - Testo della Trasmissione di lunedì 5
gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrati ieri a Cracovia i 25
anni di episcopato del cardinale arcivescovo Franciszek Macharski
Riaprono nel Nord della Costa
d’Avorio, bloccate dal 2002 ad opera dei ribelli
Appello del ministro degli Interni
saudita perché il mondo arabo lotti contro il terrorismo
Inaugurata a Roma la nuova
comunità-alloggio della Caritas per le famiglie disagiate.
Nuova
Costituzione per l’Afghanistan. Scompare nel testo ogni riferimento alla legge
islamica
La
questione del Kashmir in primo piano nello storico incontro ad Islamabad tra il
premier indiano ed il presidente pakistano
Trionfo
di Saakashvili nelle elezioni in Georgia.
5 gennaio 2004
SI
CELEBRA DOMANI, IN OCCASIONE DELLA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA,
LA GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA MISSIONARIA
- Intervista con padre Patricio Byrne -
Domani, in
occasione della solennità dell’Epifania, si celebra la Giornata mondiale
dell’Infanzia Missionaria. Delle drammatiche condizioni di molti minori nel mondo,
ci parlano alcune cifre dell’Unicef. Il Fondo delle Nazioni Unite per
l’infanzia, ha denunciato nel 2003 che 11 milioni di bambini sotto i 5 anni
muoiono ogni anno a causa di malattie che possono essere facilmente prevenute
con i vaccini. La povertà resta la principale causa dei 150 milioni di bambini
sottopeso nei paesi in via di sviluppo, che aumenta il rischio di morte e
compromette lo sviluppo fisico e mentale. Inoltre, colpisce anche che circa 120
milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola. Per tendere una mano a
tanti bambini meno fortunati è nata nel 1843 la Pontificia Opera Missionaria.
Delle finalità e della struttura che ha assunto oggi, Giovanni Peduto ha
parlato con il segretario generale, padre Patricio Byrne:
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R. – Mons. Charles de Forbin-Janson, vescovo di Nancy, in
Francia, rimase molto impressionato dalle sofferenze di alcuni
bambini cinesi: bambini abbandonati, non battezzati, senza niente. Quindi, lui
ha voluto quest’Opera che resta unica. Ha iniziato creando un movimento che
comprendeva anche bambini francesi per pregare per i bambini cinesi e che poi
si è impegnato ad aiutarli finanziariamente. Oggi, noi abbiamo in quasi tutti i
Paesi del mondo una forte presenza dell’Infanzia Missionaria ed amministriamo
un grande fondo per progetti simili a questo iniziale. Alla base, però, c’è
sempre l’impegno a evangelizzare dei bambini che ancora non conoscono
Cristo.
D. – Quindi, sono gli stessi
bambini che evangelizzano i loro coetanei?
R. – Esatto. Il nostro slogan è
proprio basato sui bambini che evangelizzano e che aiutano gli altri bambini.
D. – Perché è stata scelta la
solennità dell’Epifania come Giornata mondiale dell’Infanzia Missionaria?
R. – La festa dell’Epifania è
fondamentalmente una festa missionaria, perché Cristo viene presentato a tre re
stranieri, che vengono da una cultura diversa da quella di Cristo e della sua
gente. Cristo viene presentato come il Bambino, Salvatore del mondo, Re
dell’universo. Quindi, noi abbiamo scelto questa festa.
D. – In questo giorno
dell’Epifania cosa fanno di particolare gli aderenti alla Pontificia Opera
Missionaria della Santa Infanzia?
R. – Per esempio, la Germania fa
una grande campagna per la raccolta di fondi per i bambini del mondo
utilizzando la leggenda dei tre re. Si mobilitano circa mezzo milione di
bambini in Germania, da tutte le parrocchie, che vanno di casa in casa cantando
e cercando aiuto finanziario e morale per i bambini del mondo. Alcuni Paesi
europei fanno la stessa cosa, ma è più forte in Germania.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un
articolo sul vertice tra India e Pakistan: "Il dialogo, la via d'uscita da
una crisi decennale".
Nelle vaticane, all'Angelus
Giovanni Paolo II ha ricordato con forza che il Verbo eterno si è fatto bambino
per farci diventare figli di Dio: "è questo il mistero e il dono del
Natale!".
L'articolo dell'inviato
Gabriele Nicolò sui solenni funerali, in Irlanda, dell'arcivescovo Michael
Courtney barbaramente ucciso in Burundi.
Le toccanti testimonianze dei
familiari del compianto Presule nel segno di un'eredità spirituale che
comprende i doni del perdono, della pace, della fratellanza e della riconciliazione.
Una pagina sul
tema "La Giornata della Pace nelle Diocesi italiane"
Nelle estere, in Afghanistan la
Loya Jirga approva la nuova Costituzione.
Nella pagina culturale, un
articolo di Paolo Miccoli dedicato al tema: Considerazioni
sull'interpretazione cristiana del senso della storia
in margine all'edizione delle
"Opere" di Teodorico Moretti Costanzi.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la vicenda Parmalat.
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5 gennaio 2004
RAFFORZARE GLI SFORZI CONTRO LA FAME NEL MONDO:
CON
QUESTO OBIETTIVO L’ONU CELEBRA IL 2004 ANNO INTERNAZIONALE DEL RISO
-
Intervista con il prof. Carlo Cannella -
E’ il
cereale più consumato al mondo, fonte di sussistenza per un terzo della popolazione
del pianeta. Per questo, le Nazioni Unite hanno proclamato il 2004 Anno internazionale
del Riso. E’ un’occasione per la comunità internazionale di centrare
l’attenzione su uno degli obiettivi di sviluppo del millennio: eliminare la
povertà estrema e la fame. Il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, cui spetta l’organizzazione dell’evento, ha
affermato che l’Anno dovrà fungere da catalizzatore dei programmi nazionali sul
riso messi in atto in tutto il mondo. Ma quali sono oggi le zone dove
maggiormente viene coltivato questo cereale? Alessandro Gisotti lo ha chiesto
al prof. Carlo Cannella, docente di Scienza dell’alimentazione all’Università
“La Sapienza”:
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R. – Il
riso è l’alimento primario praticamente in tutti i Paesi asiatici. Abbiamo tre
varietà più coltivate: la Indica, la Japonica e la Javanica.
Siamo intorno ai 500 milioni di tonnellate di produzione.
D. – Quali sono le caratteristiche nutrizionali del riso,
tali da renderlo così apprezzato in Paesi così diversi?
R. – Il riso è estremamente flessibile e si adatta ad
essere un accompagnamento ai vari alimenti a base di carne, nella gastronomia
dei Paesi asiatici, oppure ad essere un primo piatto, sfruttando la sua natura
di cereale.
D. – Il riso ha una lunga storia ed è, in alcuni casi, un
elemento culturale di primaria importanza. Può darci qualche esempio?
R. – L’esempio che mi viene più spontaneo è che oggi si
tira il riso alle coppie che si sposano, perché nella cultura orientale il riso
è simbolo di vita e di fertilità. L’utilizzo più importante del riso è anche
nello svezzamento. Tutti noi passiamo dal latte materno agli altri cereali
passando attraverso il riso, perché è privo della proteina del glutine, che a
certe persone può creare difficoltà di assorbimento. Recentemente abbiamo visto
che hanno fatto anche l’olio di riso. Si tende a utilizzare tutto del riso. E’
estremamente flessibile e soprattutto lo abbiamo pulito della parte più esterna
per poter conservare il chicco bianco e poterlo utilizzare durante tutto
l’anno.
D. – Chiaramente il riso ha un ruolo fondamentale per la
vita dei Paesi dell’Asia…
R. – Per i Paesi asiatici oggi la ricerca sta preparando
delle varianti, anche geneticamente modificate, del riso che sono estremamente
interessanti. Abbiamo visto come nel riso sia stato inserito all’interno il
gene che produce i caroteni per prevenire la carenza di vitamina A. Sono
elementi importanti, perché la cecità in certe popolazioni del sud-est asiatico
era un risultato anche della monotona
alimentazione con un solo cereale.
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ALLA
SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA, CHE SI CELEBRA DOMANI,
SI COLLEGANO RICCHE E DIVERSE TRADIZIONI
LEGATE AL FOLKLORE LOCALE
-
Intervista con Franco Cardini -
Alla
giornata di domani, solennità dell’Epifania, si legano le diverse tradizioni
che nei secoli si sono mescolate al folklore locale. Sono innumerevoli,
infatti, le feste popolari che in tutto il mondo accompagnano il 6 gennaio:
riti che risalgono perfino ad epoche antecedenti la nascita di Cristo. Ma
quali, tra le tradizioni, vale la pena ricordare? Tiziana Campisi lo ha chiesto
a Franco Cardini, docente di storia medievale all’Università di Firenze.
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(musica)
R. - Le tradizioni dell’Epifania sono, soprattutto, legate
all’acqua e al regime delle crescite e delle ricrescite del fiume Nilo. Alle
origini dei diversi riti, troviamo la grande festa che all’inizio del mese di
gennaio si faceva in onore della dea Iside. Quando l’Egitto è diventato uno dei
primi Paesi ad accettare ampiamente il cristianesimo, già a partire dal II e
III secolo, la festa viene dimenticata.
D. – Qual è il significato delle tradizioni del 6 gennaio?
R. – Sul piano folkloristico, il giorno dell’Epifania è un
giorno augurale, il giorno nel quale si ritualizzano le forze della natura che
sembrano morte durante l’inverno e che invece
si risveglieranno a primavera.
D. – Oggi, però, queste tradizioni convergono in quella
dei Magi …
R. – Perché sono collegati al culto delle reliquie che,
secondo la tradizione, venivano venerate a Milano ma che da Milano, per volontà
dell’imperatore Federico I Barbarossa, furono trasportate a Colonia nel 1164.
Dopo il 1164 si registra in tutta l’Europa centrale un grande culto dei magi
legato al pellegrinaggio alla città di Colonia dove c’è ancora la cassa,
reliquiario d’argento sbalzato, che conterrebbe le reliquie dei magi. La Chiesa
non ne riconosce in toto l’autenticità, ma rispetta la prosecuzione della
venerazione locale in quanto la venerazione locale dei magi è molto sentita.
(musica)
**********
A MILANO E’ IN CORSO LA MOSTRA DEDICATA A AMBROGIO
E AGOSTINO,
DUE
GIGANTI DELLA FEDE AI QUALI DEVE MOLTISSIMO IL
VECCHIO CONTINENTE
Due
giganti della fede alle origini della storia del Vecchio Continente. A Milano
la mostra “387 d.C. Ambrogio e Agostino, le sorgenti dell’Europa” rende giusto
omaggio a due costruttori delle tanto discusse radici cristiane.
L’allestimento, inaugurato a dicembre, sarà visitabile fino al 2 maggio
prossimo. Il servizio è di Paolo Ondarza.
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(musica)
Tre
anni di preparazione, 40 studiosi, prestiti da oltre 70 musei, 400 oggetti
esposti. Solo alcuni numeri di “387 d.C. Ambrogio ed Agostino, le sorgenti
dell’Europa”. Più che una semplice esposizione, un evento, che nella presentazione
di avori, gemme, bassorilievi e statue offre al visitatore due percorsi di
lettura. Il primo documenta l’Africa di Agostino, la Germania di Ambrogio e la
Milano paleocristiana. Il secondo, ripercorre le biografie parallele dei due
giganti della fede, fino alle conseguenze europee del loro incontro. Incontro
che fece di Milano il fulcro di un asse dal nord Europa all’Africa. Paolo
Pasini, curatore della mostra:
R. – Il
387 rappresenta l’anno in cui Agostino fu battezzato da Ambrogio. Da quel
momento Agostino ritornerà in patria e scriverà le grandi opere che si diffonderanno
in tutto l’Occidente e determineranno quella sensibilità europea di cui ancora
oggi siamo eredi.
D. - Il
Papa invita a non dimenticare le radici cristiane dell’Europa. Questa mostra
può essere di aiuto?
R. – In
un periodo di crisi dell’Impero, avviene
questa grande e nuova avventura che inizia con l’incontro di due grandi
personaggi. Agostino introducendo delle opere in latino, soprattutto le opere
che verranno acquisite dai grandi umanisti del 400 e 500, darà vita alla koinè
europea di natura spirituale e intellettuale, che continua fino ai nostri
giorni.
D. –
Professore, tra le tante, un’opera alla quale si sente particolarmente legato?
R. – Io
mi sento molto legato alla valva in avorio del dittico trivulsio, dove c’è il
sepolcro vuoto e Gesù che viene assistito dalle due Marie. Sono di un livello
artistico, ma anche di una commozione, assolutamente uniche.
Completa
il nucleo espositivo principale la rassegna al Refettorio delle Stelline “Opere
e lettori di Agostino”, manoscritti in mostra, codici tre- quattrocenteschi
delle opere del vescovo di Ippona, contenenti miniature di pregiato valore artistico
e culturale.
(musica)
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INAUGURATA UNA SERIE DI APPUNTAMENTI
MUSICALI DAL TITOLO
“I
CONCERTI DELLO SPIRITO”
-
Intervista con Gianluigi Gelmetti -
Il Teatro dell’Opera di Roma ha inaugurato con grandissimo
successo una nuova serie di sette concerti di musica sacra denominati I Concerti dello Spirito. Si svolgono
sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e il Patrocinio del
Pontificio Istituto di Musica Sacra. Il servizio di Luca Pellegrini.
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Le basiliche romane di San Lorenzo in Lucina e di Santa
Maria Maggiore hanno accolto, nelle serate di sabato e domenica, i primi due
concerti della serie prevista, seguiti da migliaia di spettatori, con
l’esecuzione della Petite Messe Solennelle
di Gioachino Rossini, nella duplice versione: la prima per piccolo coro,
quattro solisti, due pianoforti e harmonium, la seconda per orchestra. La prima
è stata offerta dalla storica casa di produzione Titanus, nell’ambito delle
celebrazioni per i suoi cento anni di cinema e di televisione. La proposta è di
indubbio fascino e di profondo significato musicale e culturale, offrendo la
possibilità di raffrontare un unico capolavoro nella sua duplice veste.
E’ importante che il Teatro dell’Opera - ha precisato
Francesco Ernani, Sovrintendente della Fondazione - aiuti la spiritualità
attraverso la più eterea e astratta delle arti, la musica, capace di
indirizzarsi indistintamente a tutti, per offrire un percorso di meditazione e
di arricchimento spirituale. La speranza è che i Concerti dello Spirito ci portino in un mondo nuovo ove regnino
armonia di culture e tradizioni, fratellanza tra i popoli.
Artisticamente, è importante sottolineare la presenza di
grandi interpreti per la versione “classica”: Cecilia Gasdia, Barbara Di
Castri, Vittorio Grigolo e Giorgio Surian, con il preludio religioso affidato
all’organo di Giorgio Carnini ed il Coro del teatro sapientemente guidato da
Andrea Giorgi. Pubblico in visibilio, anche per la solenne, profonda e meditata
direzione orchestrale di Gianluigi Gelmetti. Quest’ultimo ha coordinato
un’inedita e, se vogliamo, provocatoria versione “gospel” della Petite Messe: un’esperienza di assoluta
commozione e di radicale intensità emotiva, per scoprire che anche nella musica
sacra Rossini si concede l’autentico piacere del gioco metrico, stilistico,
teatrale, di inaspettata modernità. Protagoniste le voci “naturali” del
piccolo, straordinario coro diretto da Maria Grazia Fontana, tra cui spiccavano
quelle di Yenny Bersola, che ha intonato un “Crucifixus” indimenticabile, e di
Luca Saverio Velletri. Ed il Maestro Gianluigi Gelmetti, a proposito di questa
emozionante proposta, ha precisato:
“Con
l’esperienza che abbiamo avuto con la Petite Messe Solennelle di Rossini,
cantata con delle voci naturali, abbiamo capito che si può arrivare al cuore,
all’animo e allo spirito della gente con della musica straordinaria, stupenda,
però cantata in modo semplice, in modo attuale. Questo, intanto, deve darci da
riflettere ed in questo caso noi abbiamo della musica straordinaria che cantata
in un certo modo può diventare un veicolo saggio, sano, per giungere, per
toccare, come dicevo prima, il cuore, l’animo e lo spirito dei giovani. Quindi,
riflettiamo su questo: per arrivare ai giovani, per arrivare ad un pubblico non
necessariamente ‘colto’, erudito, non è necessario svilirsi e fare della
musicaccia. Forse c’è un’altra strada. Non so quanto casualmente o quanto
meditata sia stata la nostra conclusione risultata ieri sera, però c’è stata.
Forse su questo varrebbe la pena di riflettere”.
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UNA ESPLOSIONE DI GIOIA NEL CENTRO DI CONTROLLO
NASA DI PASADENA
HA
SALUTATO IERI L’ATTERRAGGIO SU MARTE DELLA SONDA ‘SPIRIT’,
CHE HA
INIZIATO A INVIARE LE PRIME IMMAGINI DAL PIANETA ROSSO
-
Intervista con Franco Malerba -
La
sonda americana ‘Spirit’, dopo essere atterrata con successo sul suolo di
Marte, a conclusione di un viaggio spaziale di sette mesi, ha iniziato ieri a
trasmettere le prime immagini del Pianeta Rosso. ‘Spirit’ e la sua sonda
gemella ‘Opportunity’, che scenderà su Marte nei prossimi giorni, devono
aiutare a stabilire se sul pianeta vi sia l’acqua e se abbia mai ospitato la
vita, almeno nelle forme da noi conosciute. Sull’importanza di questa missione
Barbara Castelli ha sentito l’astronauta italiano, Franco Malerba:
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R. – E’ una delle numerose missioni verso Marte. Questa di
‘Spirit’ si verifica in una particolare circostanza astronomica: il Pianeta
Rosso, infatti, si trova particolarmente vicino alla Terra e poi ci sono buone
opportunità per esplorare il pianeta, che forse nasconde segnali di antica
vita, di antichi processi biologici e di presenza di acqua. L’atterraggio sul
suolo è qualcosa di particolarmente emozionante e la cartolina postale che
‘Spirit’ ci ha mandato ci riempie, oltre che di soddisfazione tecnologica,
anche di emozione per l’impatto con un mondo diverso da quello della Terra.
D. – Quale sarà nello specifico la missione di ‘Spirit’?
R. – ‘Spirit’ comincia adesso un programma di ricerche che
durerà all’incirca tre mesi. Ci manderà immagini, con i suoi strumenti
analizzerà il suolo e complementerà le ricerche che si sono già state fatte,
che sono in corso d’opera e che ancora continueranno, dalle osservazioni in
orbita fatte da altri satelliti, tra cui il ‘Mars Express’ europeo.
D. – Negli ultimi 40 anni il mondo ha cercato ben 34 volte
di scoprire i segreti di Marte. Non tutte le missioni, tuttavia, hanno avuto
successo, basti pensare al caso recente della sonda europea ‘Beagle 2’. Perché
c’è tanto interesse per questo pianeta?
R. –
C’è molto interesse per questo pianeta essenzialmente per due ragioni. Una,
perché è un pianeta “vivo”, nel senso che ha una sua dinamica, una sua atmosfera,
essenzialmente costituita da anidride carbonica, un gas che si muove secondo
l’energia che riceve dal Sole. La superficie, dunque, è continuamente
modificata, trasformata da questa atmosfera. Marte, quindi, è un pianeta che
vive e che è possibile abbia ospitato in tempi passati, in tempi remoti,
dell’ordine di miliardi di anni fa, anche qualche forma di vita, nel senso
biologico della parola. E poi perché Marte non è troppo lontana dalla Terra:
soltanto 40 milioni di km nei momenti favorevoli.
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5 gennaio 2004
CELEBRATI
IERI A CRACOVIA, ALLA PRESENZA DEI CARDINALI RE E RUINI,
I 25 ANNI DI ORDINAZIONE EPISCOPALE DEL
CARDINALE FANCISZEK MACHARSKI,
SUCCESSORE
DI KAROL WOJTYLA ALLA GUIDA DELL’ARCIDIOCESI POLACCA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
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CRACOVIA. = I “suoi” 25 anni, dopo quelli del Papa.
Li ha festeggiati ieri a Cracovia l’arcivescovo della città, il cardinale
Franciszek Macharski, che di Giovanni Paolo II è il successore alla guida
dell’arcidiocesi polacca, sede intimamente legata alla storia personale e
pastorale di Karol Wojtyla. La Messa solenne, alle 10 della mattina,
nell’antica cattedrale cittadina di Wawel, ha aperto le celebrazioni per il
25.mo di ordinazione episcopale del cardinale Macharski, alla presenza di alte
personalità della curia vaticana: i cardinali Giovanni Battista Re e Camillo
Ruini e i presuli Stanislaw Rylko e Stanislaw Dziwisz. Il cardinale Re,
nell’allocuzione pronunciata prima del pranzo all’arcivescovado, ha definito
l’erede del Pontefice a Cracovia un “pastore fedele e coraggioso”, elevato alla
dignità episcopale quando ancora “l’Europa era divisa dalla ‘Cortina di ferro’
e Cracovia e la Polonia erano sotto il controllo dell’Unione Sovietica”. Da
allora, ha proseguito, “sono cambiate tante cose. In questi 25 anni, tutto il
tempo del cardinale Macharski è stato dedicato a Dio, all’arcidiocesi di
Cracovia e al Papa”. La Chiesa di Roma e la Chiesa universale - ha concluso il
cardinale Re - “hanno ricevuto da Cracovia questo Papa al quale la Provvidenza
ha riservato grandi compiti nella storia di questi anni. L’augurio nato dal
cuore per il cardinale Macharski è che il Signore continui ad essergli di luce,
di sostegno e di conforto nel suo donarsi per il bene di questa arcidiocesi
metropolitana e per il bene di tutta la Chiesa”. (A.D.C.)
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SI RIAPRONO
LE SCUOLE DI OGNI ORDINE E GRADO PER 300 MILA STUDENTI
DELLA
COSTA D’AVORIO. L’ISTRUZIONE ERA BLOCCATA NEL NORD DEL PAESE
DALLO
SCOPPIO DELLA RIBELLIONE ARMATA
CONTRO
IL GOVERNO DI LAURENT GBAGBO, AVVENUTA NEL SETTEMBRE 2002
ABIDJAN. = L’istruzione dopo il
dramma del conflitto. Gli alunni e gli studenti del nord della Costa d’Avorio
torneranno a scuola a partire dal prossimo 3 febbraio. In quell’area, il
controllo è in mano agli ex-ribelli che nel 2002 presero le armi contro il
presidente Laurent Gbagbo. Ma a partire da oggi, ha assicurato il governo per
bocca del ministro dell’Istruzione, Michel Amani, inizierà una prima “attività
amministrativa scolastica” per preparare gli esami che i circa 300 mila allievi
sono in procinto di sostenere dopo il rientro in classe. Il responsabile
dell’istru-zione ivoriana ha spiegato che il ritorno tra i banchi di scuola
sarà “progressivo”: inizieranno per primi gli studenti dei licei nelle province
di Bouaké (il “cuore” della ribellione), Korhogo, Odiénné, Man. Toccherà poi
alle sottoprefretture e alle scuole elementari nei villaggi. Il comunicato
ministeriale precisa che l’esercito governativo e le “Forze Nuove”, la
coalizione dei tre ex-movimenti ribelli, si sono impegnate a “garantire
sicurezza a questa operazione di salvataggio del sistema scolastico ivoriano”.
A parte qualche iniziativa sporadica per merito di alcuni insegnanti, il
settore dell’istruzione nel centro-nord della Costa d’Avorio era totalmente
bloccato dal settembre del 2002, ovvero dall’avvio della crisi politico-militare
non ancora del tutto conclusa. Il centro-nord del Paese si trova tuttora nelle
mani delle ‘Forze Nuove’, che in seguito agli accordi di pace del gennaio
dell’anno scorso hanno accettato di entrare nel governo di Abidjan. (A.D.C.)
“COMBATTERE
LE IDEE DEVIANTI CHE CONDUCONO AL TERRORISMO”:
E’
L’APPELLO LANCIATO DAL MINISTRO DEGLI INTERNI DELL’ARABIA SAUDITA
PER
UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE IN TUTTO IL MONDO ARABO
RIAD. = Una campagna
all'interno del mondo arabo per combattere le “idee devianti che conducono al
terrorismo”. A proporla è stato il ministro degli Interni dell'Arabia Saudita,
il principe Naif, presente al meeting che ha radunato i ministri degli Interni
del mondo arabo. “Dobbiamo avviare una campagna in stretta collaborazione - ha
detto Naif ai suoi colleghi - per assicurare la sicurezza e la stabilità nel
mondo arabo”. Il principe Naif, presidente onorario del Consiglio, ha definito
“violenza terroristica” la grande minaccia alla sicurezza del mondo arabo.
Minaccia, ha soggiunto, che va affrontata “strenuamente e con tutta la nostra
forza”. Il summit dovrà stilare un documento
contenente le linee guida per combattere il terrorismo e il crimine
organizzato. Nell'agenda del vertice anche la lotta alla droga e al traffico
degli esseri umani. (A.D.C.)
SONO IN ROTTA VERSO IL POLO SUD QUATTRO ISRAELIANI
E QUATTRO PALESTINESI:
TENTERANNO
DI CONQUISTARE INSIEME UNA VETTA ANTARTICA,
PER
LANCIARE AL MEDIO ORIENTE UN MESSAGGIO DI PACE PER I DUE POPOLI
SANTIAGO DEL CILE. =
Un’impresa alla Amundsen per lanciare al Medio Oriente in crisi perenne il
messaggio che la concordia tra i due popoli in lotta nella regione è possibile.
E’ questo lo scopo della spedizione, ormai prossima a raggiungere il Polo Sud,
intrapresa da quattro cittadini israeliani e altrettanti palestinesi, partiti
nei giorni scorsi da Puerto Williams, 2.300 chilometri a sud di Santiago del Cile,
a bordo di due piccole imbarcazioni alla volta della banchisa polare. Da lì,
gli otto tenteranno di conquistare, dandogli un nome, un’alta e isolata vetta
antartica. L’operazione, dal nome volutamente allusivo, è stata chiamata
“Breaking the ice”: “Rompere il ghiaccio’”. Del team israeliano fanno parte
Hezkel Nathaniel, un uomo d’affari che vive in Germania e finanzia l’avventura,
Doron Erel, l’unico esperto di arrampicata della spedizione e discendente di
sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. E poi, Yarden Fanta, una donna nata in Etiopia e
immigrata in Israele all’età di 14 anni, e Avihu Shoshani, avvocato ed ex
commando delle forze speciali. Il gruppo palestinese è composto da Olfat
Haider, un insegnante di educazione fisica, Ziad Darwish, un giornalista
residente a Gerusalemme che ha perso un fratello durante un raid aereo
israeliano a Beruit nel 1982, Nasser Quass, un allenatore di calcio che nel
1988 è stato condannato a tre anni di prigione in un carcere israeliano in
quanto appartenente al movimento al-Fatah, e Suleiman al-Khatib, un attivista
politico che a 14 anni è stato condannato a dieci anni di prigione per aver
attaccato dei soldati israeliani. (A.D.C.)
INAUGURATA
STAMATTINA DAL SINDACO DI ROMA WALTER VELTRONI
LA
NUOVA COMUNITA’-ALLOGGIO DELLA CARITAS PER LE FAMIGLIE DISAGIATE DELLA CAPITALE.
IN TRE ANNI DI VITA, OSPITATI E ASSISTITI CIRCA 500 NUCLEI FAMILIARI
ROMA. = C’è una nuova casa a Roma per le famiglie della
capitale senza un alloggio dove abitare. Si chiama “Casa di Cristian”, è la
comunità-alloggio gestita dalla Caritas per i nuclei familiari in difficoltà che
da oggi è situata nella nuova sede di Via Soria, 15. Ad inaugurare questa
mattina la nuova e più accogliente struttura, che fa parte del programma “Senza
casa, senza storia”, lanciato dalla Caritas due anni fa, è stato il sindaco di
Roma, Walter Veltroni, durante un confronto sul tema del disagio familiare. Dal
2001, anno di apertura della prima sede, la Casa di Cristian ha dato ospitalità
a oltre cento nuclei familiari e ne ha assistiti quattro volte tanto. Dal mese
scorso, poi, la nuova struttura della Casa dell’Immacolata è andata ad
affiancarsi, in questo compito di solidarietà, al primo centro creato tre anni
fa. Entrambi i nuclei di accoglienza, ha commentato il direttore della Caritas
romana, mons. Guerino Di Tora, “sono stati un segno importante per la città”.
Purtroppo, ha proseguito, “l’emergenza continua e con essa il nostro impegno
non solo nell’assistenza ma anche nella sensibilizzazione e nella condivisione
alla quale chiamiamo le istituzioni e i cittadini romani”. Per i lavori di
ristrutturazione del nuovo edificio di Via Soria ha offerto un suo contributo
la Società Autostrade. (A.D.C.)
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5 gennaio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Storico passo dell’Afghanistan verso
la democrazia. I 502 membri della Loya Jirga – l’Assemblea che riunisce i
rappresentanti di tutte le fazioni politiche e tribali del Paese – ha approvato
a grande maggioranza la nuova Costituzione, ma non sono mancati i contrasti,
come ci riferisce Andrea Sarubbi:
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È stato un cammino sofferto, per più di un motivo.
Intanto, perché il ritmo dei lavori è stato scandito dagli attentati dei
talebani, che in questi mesi hanno sparato più di un razzo contro la sede dell’Assemblea.
Poi perché la caduta del vecchio regime non ha portato con sé la rottura delle
fratture interne: l’Afghanistan resta fondamentalmente un Paese diviso, e la
disputa sulla lingua ufficiale lo ha dimostrato. I maggioritari pashtun si sono
dovuti piegare alle proteste delle minoranze: a livello nazionale si parlerà
anche il dari, mentre l’uzbeko ed il tagiko saranno riconosciute a livello
locale. Senza le pressioni dell’Onu e degli Stati Uniti, d’altra parte,
l’Alleanza del Nord non avrebbe mai accettato un governo così forte: il presidenzialismo
varato ieri, concentra infatti molto potere nelle mani del pashtun Karzai,
amico di Washington e favorito d’obbligo alle elezioni di quest’anno. Il capo
di Stato potrà nominare i ministri ed i membri della Corte suprema, mentre per
sciogliere il governo avrà bisogno del consenso del Parlamento bicamerale. La
parola Islam compare subito, già nel primo articolo, per definire la
repubblica. Ma l’omaggio alla tradizione si stempera con il passare degli
articoli, che di fatto garantiscono la libertà di culto e non rimandano mai
alla sharìa. Quanto alle donne, è stabilito per la prima volta il principio di
parità tra i sessi.
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India e Pakistan, più volte sull’orlo di una guerra
per la questione del Kashmir, hanno riavviato decisamente il dialogo di pace.
Il premier indiano, Vajpayee, ed il presidente pakistano, Musharraf, si sono
incontrati stamani ad Islamabad. Sembra possibile la firma di una dichiarazione
congiunta per risolvere l’annosa questione del Kashmir. Il servizio di Maria
Grazia Coggiola:
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Sono usciti
sorridendo, Vajpayee e Musharraf, dal loro incontro durato quasi un’ora ad Islamabad,
dove è in corso il 12.mo vertice regionale dei 7 Paesi del Sud dell’Asia. Più
di ogni altra dichiarazione, sono questi sorrisi a rivelare che India e
Pakistan forse hanno di nuovo rimesso sui binari il processo di pace interrotto
tre anni fa al summit di Agra. In una conferenza stampa il ministro degli
Esteri indiano, Yashwant Sinha, ha detto che il processo di normalizzazione
delle relazioni tra India e Pakistan continuerà, ma per cautela non ha
annunciato nessuna dichiarazione congiunta dei due leader. Secondo il ministro
dell’Informazione pachistano, Sheikh Rashid Ahmed, durante l’incontro sarebbero
ancora emerse differenze, ma sarebbero state concordate le modalità ed i tempi
per proseguire il dialogo probabilmente a livello di ministri degli Esteri dei
due Paesi. Dalla soluzione del conflitto tra India e Pakistan e da un
compromesso sul Kashmir dipende anche il futuro della Saarc, l’associazione per
la cooperazione regionale del Sud dell’Asia, un’organizzazione finora rimasta
incompiuta. A Islamabad si è concordato di istituire una zona di libero scambio
entro il 2006, ma tutto dipende da quali frutti porterà questo nuovo disgelo.
Da New Delhi, per la Radio
vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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La
Georgia ha un nuovo presidente: è il 36.enne avvocato, Mikhail Saakashvili, che
ha stravinto le elezioni sbaragliando gli altri 4 avvocati e confermando i sondaggi
della vigilia. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
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“Abbiamo
ricevuto ilmandato per ripulire il Paese - ha detto Saakashvili - e
ricostruiremo la Georgia insieme e democraticamente”. Il programma del nuovo
leader georgiano è semplice: lotta senza quartiere alla corruzione, confisca
delle ricchezze illegalmente accumulate, rilancio dell’economia. Ma non sarà
assolutamente facile. Il Paese caucasico è infatti sull’orlo della bancarotta e
guarda all’Europa e agli Stati Uniti per sussidi economici. La costruzione
dell’oleodotto sud del Mar Caspio potrà certamente aiutare. L’unico dubbio
della consultazione era legato al tasso di affluenza ma i georgiani si sono recati
in massa alle urne. Fra le tre autonomie, solo la Repubblica dell’Ajaria ha
partecipato formalmente al voto, ma l’affluenza alle urne è stata solo del 23 per
cento. L’Abkhazia e l’Ossetia del Sud non riconoscono la consultazione.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe d’Amato.
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Cambio
della guardia alla guida della Nato: nel quartiere generale dell’Alleanza, a
Bruxelles, si insedierà oggi pomeriggio l’ex ministro degli Esteri olandese
Jaap de Hoop Scheffer, che prenderà il posto del britannico George Robertson. Il nuovo segretario generale ha
affermato stamani, in conferenza stampa, che il compito “primario” resta
l’Afghanistan e ha inoltre aggiunto che un eventuale intervento in Iraq
dipenderà dagli sviluppi politici del Paese arabo. Un'altra priorità del suo
mandato sarà la cura dei rapporti con l’Unione europea.
“Combattere con le armi l’occupazione in Iraq”. E’ questo
uno dei preoccupanti messaggi, attribuito ad Osama Bin Laden e trasmesso ieri
sera dalla televisione araba, al Jazeera. Il leader di Al Qaeda attacca,
inoltre, Saddam Hussein definendolo “un collaborazionista” degli americani.
In Medio Oriente il governo israeliano appare diviso sulla
questione della costruzione della barriera di sicurezza tra il territorio
ebraico e quelli palestinesi. Ce lo conferma Graziano Motta:
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La costruzione del muro di separazione fra Israele e
Territori autonomi palestinesi continua a dividere la coalizione del governo.
Ieri, nel Consiglio dei ministri, il responsabile del dicastero della Giustizia
e leader del partito laico Shinui, Yossef Lapid, ha detto che il tracciato di
questa barriera di sicurezza rischia di determinare un boicottaggio
internazionale di Israele, come quello del Sudafrica all’epoca dell’Apartheid.
Lapid, secondo un esponente dell’opposizione, potrebbe trovarsi un giorno dinanzi
all’Alta Corte dell’Aja. Ma dal ministro hanno preso subito le distanze, per il
partito Likud il collega Dany Naveh, secondo cui il solo fatto che egli abbia
sollevato il problema mette Israele in pericolo ed inoltre “egli fa il giuoco
dei nostri nemici”. Di più il leader del partito Shaas, il ministro Ilia Ishai,
ha accusato Lapid di preoccuparsi più dell’immagine di Israele che della sicurezza
dei cittadini israeliani esposti a imprese terroristiche palestinesi.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Spediti pacchi bomba
agli uffici dell’Unione Europea a Bruxelles. Dopo la busta, esplosa stamani
senza fare danni e indirizzata al presidente del Partito popolare europeo, il
tedesco Hans-Gert Poettering, gli inquirenti hanno individuato un altro plico
incendiario. Questa volta il destinatario è il vicecapogruppo del Partito popolare
spagnolo, José Ignacio Salafranca. Attualmente gli artificieri stanno esaminando
la busta sospetta.
Il relitto dell’aereo della Flash Air
precipitato sabato a Sharm el Sheik è stato localizzato a circa 400 metri di
profondità. Lo hanno riferito, stamani, fonti dell’equipe di subacquei francesi
all’opera nel Mar Rosso. Per migliorare la sicurezza sugli aerei è in arrivo
una direttiva europea che obbligherà gli Stati dell’Ue a scambiarsi
informazioni su compagnie con carenze dal punto di vista tecnico.
Non si arresta la scia di violenze in Cecenia.
Nei giorni scorsi è stato ucciso, in Daghestan, uno dei principali comandanti
della guerriglia cecena, Ruslan Gelayev. Lo ha rivelato all’agenzia russa,
Itar-Tass, il capo del dipartimento investigativo della procura del Daghestan.
Almeno
dieci morti e una quarantina di feriti. E’ il drammatico bilancio causato ieri
dall’esplosione di un ordigno piazzato nei pressi di un liceo della città di
Parang, nel Sud delle Filippine.
Caso Parmalat. Stamani, nuovo interrogatorio a
sorpresa per l’ex direttore finanziario del colosso alimentare, Fausto Tonna.
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