RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 2 - Testo della
Trasmissione di venerdì 2 gennaio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Per
il nuovo anno, i cattolici cinesi chiedono aiuto a Dio contro la Sars
Con una Messa gospel si è conclusa ieri ad Orvieto la rassegna musicale Umbria Jazz Winter
Il cammino della nuova Costituzione europea,
principale obiettivo del semestre irlandese di presidenza dell’Unione Europea
Ancora sangue in Iraq: precipita un elicottero
militare Usa provocando un morto e un ferito.
2
gennaio 2004
LA PACE È POSSIBILE E DOVEROSA:
IL
RICHIAMO DEL PAPA NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE CELEBRATA IERI.
GLI FA
ECO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA CIAMPI
IN UN
MESSAGGIO AL SANTO PADRE RESO NOTO STAMANE:
INTERVISTA
CON IL CARDINALE RENATO MARTINO
La strada della perseveranza e della fiducia, per
raggiungere l’obiettivo possibile e doveroso della pace. L’omelia della Messa
nella solennità di ieri è servita a Giovanni Paolo II per ribadire i
concetti-cardine del suo Messaggio per la 37.ma Giornata mondiale della pace.
Una pace più grande di ogni ingiustizia e di ogni violenza, ha sottolineato con
fermezza il Papa, al quale ha fatto eco in un messaggio al pontefice il
presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. Parlando della
“lenta” ma “costante affermazione del diritto internazionale”, il capo dello
Stato ha asserito che, di fronte all’incalzare degli eventi, “solo la
determinazione degli Stati a lavorare insieme” - con costanza, trasparenza e rispetto
– può portare “ad un ordine internazionale fondato sul rispetto della dignità
umana”. Un concetto, questo, ribadito anche dal cardinale Renato Martino,
presidente di Giustizia e pace, intervistato da Alessandro De Carolis:
**********
R. – Come abbiamo potuto vedere in tutti i 25 anni del suo
pontificato, il Papa ha tenuto sempre questo davanti agli occhi: che è
necessario educare alla pace. Senza educazione alla pace - se non c’è gente
convinta che la pace è necessaria, che la pace è possibile che la pace è
doverosa - la pace non esiste. Ed è per questo che il Papa attribuisce
all’educazione alla pace un ruolo primario nella costruzione di una società
pacifica.
D. – Come si colloca questo nuovo invito alla pace del
Papa, in un anno che inizia con tante paure, soprattutto quelle del terrorismo,
ma anche con l’eco di tante disgrazie che sembrano tenere il mondo sotto una
sorta di cappa oscura?
R. – Il Papa ci invita a non perdere la fiducia: Giovanni
Paolo II è realista e conosce la situazione nel mondo, la situazione dei tanti
conflitti noti e di quei tanti dimenticati, come lui li chiama. In questo
senso, dunque, la tentazione della sfiducia potrebbe far capolino. Detto
questo, però, bisogna aggiungere che solo con la perseveranza potremo veramente
ottenere la pace nel mondo.
D. – Il Papa, nel suo messaggio, riecheggia un po’ quello
che egli stesso affermò qualche anno fa, soprattutto nel messaggio per la pace
post-11 settembre, quando ribadì, tra l’altro, che “non c’è pace senza perdono”
...
R. – Sì, e lo ha ripetuto anche nel messaggio di
quest’anno: non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Il
Papa, quindi, ci ricorda che al di là di tutti gli odi, di tutte le guerre, di
tutte le inimicizie c’è la fondamentale esigenza dei cristiani di perdonare. Gesù
ha perdonato dalla croce, ha perdonato ai suoi crocifissori, e noi – nonostante
tutto – dobbiamo imitare Gesù. E questo è ciò che ci invita a fare il Papa con
la sua omelia di ieri e con il messaggio della pace che dovremmo meditare lungo
tutto quest’anno. Questo perdono è fondato, è motivato dall’ordine di Gesù:
amate i vostri fratelli, amate anche i vostri nemici. Se amiamo i nostri
fratelli – diceva Cristo – questo lo fanno anche i pagani. Ma Gesù ci invita ad
andare oltre, a perdonare anche i nostri nemici e quindi a rispettare in ognuno
la dignità umana, la dignità che anche il peggiore delinquente non perde con i
suoi crimini.
**********
UDIENZE, RINUNCE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha ricevuto oggi in udienza il cardinale
Camillo Ruini, vicario generale per la diocesi di Roma e presidente della
Conferenza episcopale italiana.
Il Papa ha inoltre accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Greensburg negli Stati Uniti, presentata da mons.
Anthony G. Bosco, per raggiunti limiti di età, e allo stesso incarico ha
nominato mons. Lawrence E. Brandt, cancelliere della curia della diocesi di
Erie, e parroco della “Saint Hedwig Parish”.
Il Santo Padre ha infine nominato: capi ufficio nella
Sezione per gli Affari generali della Segreteria di Stato mons. Franco Piva e
mons. François Duthel, finora minutanti nella medesima Segreteria di Stato, e
delegato della Sezione ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede
apostolica mons. Vincenzo Di Mauro, finora parroco di Santa Maria di Caravaggio,
a Milano.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
“Un
nuovo ordinamento internazionale per costruire insieme vie della pace” è il
titolo di apertura della Prima Pagina in riferimento alla celebrazione della
Giornata mondiale della pace nella quale Giovanni Paolo II ribadisce con fermezza
l’urgenza di un salto di qualità nei rapporti tra gli Stati per la soluzione
dei problemi del mondo d’oggi. Giovanni Paolo II presiede nella Basilica
Vaticana il “Te Deum” e i primi Vespri della solennità di Maria SS.ma Madre di
Dio. Dati di cronaca e testimonianze dei funerali dell’arcivescovo Michael
Aidan Courtney celebrati a Bujumbura.
Nelle
pagine vaticane, il commosso ricordo del nunzio Courtney, luminoso testimone
del Vangelo e le celebrazioni della Giornata mondiale della pace nelle diocesi
italiane.
Nelle pagine estere, Iran: altre
vite strappate alle macerie a sei giorni dal tremendo terremoto; appello
dell’Unicef per la raccolta di fondi; Teheran accetta gli aiuti da parte degli
Stati Uniti. Iraq: autobomba in un ristorante a Baghdad provoca otto morti e
una trentina di feriti; a Nassiriya ricordate le vittime italiane; cade un
elicottero statunitense, morto uno dei due piloti. Medio Oriente: ucciso un
ragazzo palestinese; inviato egiziano nei Territori per colloqui con Arafat; in
Cisgiordania revocato l’isolamento di Jenin. Terrorismo: raffica di allarmi nei
cieli statunitensi, annullati voli dal Messico e da Londra.
Nella pagina culturale, un
articolo in occasione dei cinquant’anni della televisione in Italia.
Nelle pagine italiane, in primo
piano, il discorso di fine anno del presidente della Repubblica Ciampi e
l’assegnazione delle medaglie d’oro al valore o al merito civile.
=======ooo=======
2
gennaio 2004
LA
VERA PACE SI COSTRUISCE SULLA RICONCILIAZIONE: CON QUESTO SPIRITO
SI E’ SVOLTA IN 70 CITTA’ DEL MONDO
LA MANIFESTAZIONE
“PACE IN TUTTE LE TERRE”, PROMOSSA
DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
- Intervista con Mario Marazziti -
In occasione della Giornata Mondiale della Pace, la
Comunità di Sant’Egidio ha organizzato, per il secondo anno, le manifestazioni
“Pace in tutte le terre”, in oltre 200 città di 70 Paesi dei diversi
continenti. L’obiettivo è stato quello di far giungere “il sostegno alle parole
del Papa e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo, ancora troppo diviso e
segnato da guerre, ingiustizie, povertà e violenze”. Stefano Leszczynski ha
intervistato Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.
**********
R. – Pace in tutte le terre, in un anno che ha visto
almeno 27 Paesi, molti dei quali dimenticati, ancora in guerra. E’ stata una
cosa straordinaria. Ci aspettavamo 10 mila persone a Roma, invece sono state 20
mila le persone che hanno marciato insieme a noi: tantissime di congregazioni
religiose, tantissime di associazioni, tantissimi i credenti e i non credenti.
In realtà, la guerra come risposta definitiva alla guerra, cioè la guerra che
mette fine alla guerra, non è stata ancora inventata. Occorre investire nella
pace.
D. – La Comunità di Sant’Egidio spesso è stata impegnata
anche nel campo del diritto internazionale, un tema che è stato molto presente
nel messaggio di quest’anno. Riformare il diritto internazionale per la pace?
R. – Sicuramente non cedere alla tentazione di un mondo
unipolare o bipolare. Noi abbiamo bisogno di istituzioni internazionali forti,
di ritrovare un ruolo forte dell’Onu, un consenso internazionale, la politica e
la diplomazia come risposta alle minacce, come riposta alla violenza. La
guerra, che sta diventando quasi normale, quasi ovvia, come risposta alla
violenza, alla guerra e al terrorismo, purtroppo è uno strumento del passato.
Ogni guerra lascia spazio ad altro odio, apre voragini. Il terrorismo, ancor di
più, è difficile combatterlo con la guerra tradizionale. Occorre reinvestire
nella politica, occorre ricostruire delle istituzioni internazionali capaci di
lavorare assieme per costruire la pace.
D. – L’uomo, come singolo, che contributo può dare alla
pace?
R. – Non c’è pace se non cominciamo a costruirla nel cuore
di ognuno, nella vita quotidiana. Non solo i grandi possono fare la pace. Al
tempo stesso la pace vera si costruisce nella riconciliazione, nella capacità
di convivere con l’altro. E questo vale a livello familiare, a quello
condominiale, a quello etnico, a quello sociale, a quello nazionale. Io credo
che il ruolo di ciascuno di noi è decisivo.
**********
LA
CHIESA DEL BURUNDI RENDE OMAGGIO ALLA MEMORIA DEL NUNZIO APOSTOLICO, MONS.
MICHAEL COURTNEY, ASSASSINATO NEI GIORNI SCORSI. QUESTA MATTINA,
LE
SPOGLIE DEL PRESULE SONO GIUNTE NEL SUO PAESE NATIO, L’IRLANDA
-
Intervista con padre Claudio Marano -
La salma del nunzio apostolico in Burundi, Michael
Courtney, assassinato lunedì in un’imboscata, è arrivata oggi in Irlanda, suo
Paese d’origine. Un testimone del “Vangelo della pace”: così il Papa ha
definito il presule durante la Messa, ieri, per la Giornata mondiale della
pace. In un comunicato diffuso dai vescovi del Paese, i presuli lo ricordano
come un “apostolo dell’amore e della pace”; gli autori del crimine – scrivono –
hanno voluto far tacere la voce del Vangelo, commettendo così un atto
sacrilego. I vescovi chiedono al governo di Bujumbura di fare chiarezza e di
consegnare alla Giustizia i mandanti e gli autori dell’assassinio. I presuli
ricordano l’instancabile opera di mons. Courtney per ristabilire in Burundi la
concordia e il dialogo. Tra l’altro la Chiesa burundese sta vivendo momenti di
tensione in quanto i ribelli delle Forze nazionali di Liberazione hanno dato 30
giorni al presidente dei vescovi burundesi, mons. Simon Ntamwana, per lasciare
il Paese, dopo che il presule li aveva accusati di essere gli autori
dell’uccisione del nunzio. Ma la Chiesa del Burundi come ha ricordato ieri il
sacrificio di mons. Courtney? Roberto Piermarini lo ha chiesto al missionario
saveriano, padre Claudio Marano, raggiunto telefonicamente a Bujumbura:
**********
R. – A Bujumbura e all’interno del
Paese, è stato ricordato durante le Messe, veglie e momenti di preghiera perché
è stato un fatto che ha sconvolto un po’ tutti, specialmente per il suo significato,
nel senso che ci si chiede chi si sia voluto colpire: hanno voluto colpire la
pace?, hanno voluto fare un ennesimo tentativo di venirne fuori?, hanno voluto
colpire chi sta lavorando per la pace?, hanno voluto dire ‘no’ per arrivare
alla fine della guerra? Cioè, i punti interrogativi sono tantissimi.
D. – Padre Marano, mons. Courtney
è stato definito ieri dal Papa un “testimone del Vangelo della pace”. Secondo
lei, quali conseguenze potrà portare questa morte per il Burundi?
R. – Per il Burundi è un ennesimo
richiamo: specialmente per i cristiani, che lottare per la pace non significa
soltanto ‘parlare’ ma significa dare la propria vita. Forse questo spesso lo si
dimentica. Anche il presidente stesso del Burundi nei suoi interventi ha
definito Mons. Courtney ‘l’amico’, ‘il consigliere’, in considerazione del
grande lavoro per la pace che il nunzio ha svolto. Penso che la sua mancanza
sia una grossa perdita per il Burundi, ma penso anche che la strada tracciata,
come molti hanno detto, sia ormai chiara e definita e non si può più tornare
indietro.
D. – Come ha reagito mons.
Ntamwana all’ultimatum dei ribelli? Avete notizie?
R. – Non ho assolutamente nessuna
notizia, non è raggiungibile: abbiamo tentato di telefonare più volte ma non
siamo mai riusciti a sapere dov’è, né cosa pensi ...
D. – Secondo voi missionari che
operate in Burundi, questo ultimatum è attendibile oppure è soltanto una
minaccia?
R. – Anche questo è tutto da
verificare, perché non sappiamo se l’ultimatum è stato dato solamente tramite
agenzia stampa o se questo comunicato è stato dato specificatamente al vescovo.
Certo è, che ha ottenuto una condanna unanime, sia a livello di agenzie di
stampa, sia a livello di prese di posizioni, a livello governativo e
internazionale. Altro non si sa; siamo
in un momento in cui le festività natalizie hanno preso il sopravvento su ogni
altra cosa, e qui, a Bujumbura siamo in condizioni tali per cui, nonostante la
festa, nella notte ci sono stati ancora altri morti, spari, momenti di grande tensione
tra la popolazione e quindi è ancora tutto da chiarire. Penso che sarà chiarito
tutto entro la prossima settimana, quando sarà terminata questa lunga sfilza di
feste.
**********
L’IRAN AD UNA SETTIMANA DAL
TERREMOTO NON HA FINITO DI CONTARE LE VITTIME
DEL DEVASTANTE SISMA CHE POTREBBE AVERE UCCISO 50 MILA PERSONE
- Intervista con Agostino Miozzo -
Ad una
settimana dal terremoto che ha devastato la città di Bam, l’Iran non ha ancora
finito di contare le vittime: le ultime stime del governo confermano che il
bilancio potrebbe arrivare a 50 mila. Ma non mancano i segni di speranza: come
la nascita di un bambino – il primo, dopo il sisma – e soprattutto il ritrovamento
di tre superstiti – un uomo, una bambina ed una donna incinta – estratti dalle
macerie nelle ultime ore. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Agostino Miozzo,
coordinatore degli interventi della Protezione civile italiana, nella zona
colpita dal terremoto.
**********
R. – Questi ritrovamenti sanno di miracoloso. Anche se
adesso, in realtà, la speranza è ormai pressoché esaurita: a tanti giorni di distanza
dal sisma, si sta pensando soprattutto alle decine di migliaia di persone che
per i mesi e gli anni a venire dovranno essere assistite e con le quali dovrà
essere immaginata la ricostruzione della loro devastata città.
D. – Immagino che uno dei problemi principali sia il
freddo. Riferiscono le agenzie di stampa che la temperatura dalle vostre parti
è molto bassa ...
R. – Credo che ieri sera abbiamo toccato quota zero gradi.
In questo momento, mentre parliamo, c’è un tiepido sole che comunque ha riscaldato,
e si sta abbastanza bene… Ma di notte, confermo, la temperatura è terribilmente
bassa, e le condizioni di vita per la popolazione sono veramente complicate e
difficili.
D. – Che cosa vede davanti ai suoi occhi? Che cosa è
rimasto della città di Bam dopo il terremoto?
R. – Ci sono soltanto cumuli di macerie. La popolazione,
in questo momento, è assistita: vive in tende di fortuna, realizzate nelle prossimità
delle abitazioni distrutte. Almeno le tende sono arrivate e sono a disposizione
praticamente di tutta la popolazione: non c’è più nessuno, di fatto, che viva
all’addiaccio.
D. – Oggi siamo alla vigilia di un giorno importante per
gli italiani: domani l’ospedale, costruito dalla Protezione civile, passerà
nelle mani dei medici iraniani…
R. – È così. Domani si concluderà l’intervento italiano,
con il definitivo passaggio di consegne della struttura. Un passaggio, in
realtà, già iniziato: proprio ieri mattina, 1 gennaio, ho siglato con il
rappresentante del ministro della Sanità iraniano un accordo di consegna.
Questo ospedale, nato come struttura mobile di emergenza, è diventato - su
indicazione del ministro della Sanità - una struttura di formazione
universitaria ad alto livello di Medicina delle catastrofi.
D. – Come è stato il Capodanno trascorso da voi
soccorritori italiani a Bam, in mezzo alla macerie?
R. – Non possiamo dire che sia stato un Capodanno di
festa, vista la situazione. Ma è stato un momento in cui ci siamo riuniti anche
con i nostri amici iraniani ed abbiamo sentito una grande, splendida forma di
solidarietà. Basti un semplice esempio: sono stati consegnate delle rose a
tutte le donne che operano nel team, e questo gesto ci ha commosso per la
gentilezza e l’ospitalità della gente. Insomma, è stato un Capodanno
particolare, trascorso lontano da casa - e questo, per ognuno di noi, è stato
motivo di tristezza - ma con la grande percezione di essere stati qui a dare
quel piccolo contributo che forse è servito ad alleviare le sofferenze.
*********
In
segno di solidarietà verso le popolazioni colpite dal sisma, gli Stati Uniti
potrebbero inviare presto una missione umanitaria, di cui farebbe parte un membro
della famiglia Bush. Ma la missione – ha comunicato la Casa Bianca – non avrà
carattere politico: lo stesso Bush ha ribadito ieri che i rapporti tra Washington
e Teheran non miglioreranno fino a quando l’Iran darà rifugio agli attivisti di
Al Qaeda.
LA PARROCCHIA AL CENTRO DEL CONVEGNO DEL CENTRO NAZIONALE
VOCAZIONI DELLA CEI, APERTOSI OGGI A ROMA, ALLA DOMUS MARIAE
-
Intervista con l’arcivescovo Franco Brambilla -
“Il volto vocazionale della parrocchia in un mondo che cambia. Come?”.
E’ questo il titolo del Convegno promosso dal Centro nazionale vocazioni (Cnv)
della Cei che si è aperto oggi a Roma alla Domus Mariae. Obiettivo
dell’incontro, che si concluderà domenica prossima, è quello di riflettere
sulla comunità parrocchiale e sui modi in cui la parrocchia, in un mondo in
continuo mutamento, possa aiutare ogni battezzato a individuare, accogliere e
vivere la propria vocazione personale. Ma qual è il rapporto tra la parrocchia
e il territorio? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo Franco
Brambilla:
**********
R. – Se la
parrocchia è il luogo dove la fede si vive nello spazio del tempo, il rapporto
con il territorio diventa decisivo. La parrocchia esprime esattamente questo
privilegio della Chiesa di incontrare le persone tra le case, e le case
indicano la vita quotidiana, la possibilità di render presente il Vangelo dentro
le forme della vita quotidiana. A questo proposito, la Cei ha sottolineato la
dimensione missionaria della parrocchia, il suo volto aperto a tutti. Possiamo
indicarlo in un’immagine: la porta della Chiesa. La porta della Chiesa parrocchiale
è la porta più aperta anche all’interno di una comunità civile e sociale. Da
questa apparente debolezza in realtà la forza e il privilegio, anche, della
parrocchia; indica che essa è rivolta anche alla vita di ogni persona, alla sua
storia, alla sua vicenda. Quindi, indica il carattere ospitale della Chiesa. La
parrocchia, potremmo dire, è la casa ospitale della Chiesa, la porta aperta è
il suo segno.
D. – Quindi,
parlando di nuova evangelizzazione, di iniziazione cristiana, l’attenzione dei
vescovi italiani, soprattutto nella 52.ma Assemblea generale, quella dello
scorso mese di novembre, si sofferma proprio sul luogo specifico in cui deve
avvenire questo nuovo annuncio, la parrocchia?
R. – Dobbiamo far notare anzitutto il collegamento del
tutto naturale tra iniziazione cristiana e la parrocchia; se nell’iniziazione
cristiana la Chiesa scopre se stessa come Madre, il luogo dove la maternità
della Chiesa si esprime è esattamente la parrocchia. Cos’è la parrocchia? E’ lo
spazio dove la fede si alimenta, appunto, nel tempo. Per questo, del tutto
naturalmente la Chiesa italiana ha messo il tema dell’iniziazione cristiana nel
contesto e nel luogo reale della parrocchia; è stata stimolata a questo anche
da un dato pratico, e cioè la diminuzione del clero.
**********
=======ooo=======
2
gennaio 2004
UN
FORUM DEGLI INTELLETTUALI CATTOLICI PER CONFRONTARSI
SULLA NUOVA EUROPA: E’ L’INIZIATIVA PROMOSSA
DAL MEIC,
IL
MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE
ROMA.= “Non lasciamoci
ingannare dal mancato successo di una Conferenza: è già accaduto in passato.
Abbiamo superato molti ostacoli e anche questa volta li supereremo”. Il Meic,
Movimento ecclesiale di impegno culturale, prende spunto da queste parole del
presidente della Repubblica italiana, Ciampi, pronunciate in occasione del
messaggio di fine d’anno, per rilanciare la riflessione degli intellettuali
cattolici sul progetto di Costituzione europea. A tale scopo, ha aperto un Forum
di discussione sul sito internet del Movimento (www.meic.net).
Il Forum è introdotto da una riflessione del presidente nazionale Renato
Balduzzi, professore di Diritto costituzionale all’Università di Genova, ed è
aperto al contributo di tutti. Le recenti vicende della Conferenza
intergovernativa, osserva Balduzzi, non devono scoraggiare. Al contrario, “si
può dire che il testo della Convenzione abbia retto bene il confronto
intergovernativo e costituisca accanto alle proposte della Commissione una
buona base su cui ripartire”. Senza un’Europa equilibratrice tra Stati Uniti e
resto del mondo, rileva, le “tensioni internazionali, come mostra la crisi
irachena, non hanno terreno per appianarsi”. Quanto alla discussione sulle
radici cristiane dell’Europa, Balduzzi ricorda che “l’integralità umana che
promana da quel simbolo e da quella storia è un dono per tutti, esprime
l’anelito di unità e di pace di ogni essere umano”. (A.G.)
PER IL
NUOVO ANNO, I CATTOLICI CINESI CHIEDONO AIUTO A DIO CONTRO LA SARS.
A
PECHINO, MIGLIAIA DI FEDELI HANNO PARTECIPATO ALLE MESSE
DI
RINGRAZIAMENTO PER L’ARRIVO DEL 2004
PECHINO.=
In tutto il Paese i cattolici cinesi hanno festeggiato l’arrivo del 2004 con
delle solenni celebrazioni eucaristiche. L’agenzia Asianews informa che,
in diverse parrocchie di Pechino, è stata celebrata una Messa di ringraziamento,
con la partecipazione di migliaia di fedeli. Molte preghiere durante le
celebrazioni chiedevano l’aiuto di Dio per il pericolo Sars, che ancora incombe
sulla Cina. Ma non sono mancate le preghiere per i terremotati dell’Iran, per
il popolo iracheno e afgano e ancora per la soluzione pacifica delle tensioni
politiche mondiali e lo sradicamento del terrorismo internazionale. Seguendo le
parole del Papa nel suo Messaggio per la Pace, i fedeli hanno chiesto la
materna intercessione della Vergine Maria per una globalizzazione che si
fondata sulla solidarietà. Proprio in questi giorni in Cina sono avvenuti
due disastri di “cattiva globalizzazione”: l’esplosione di gas a Chongqing e lo
scoppio di una fabbrica di fuochi artificiali nel Liaoning. Entrambi i disastri,
dovuti a incuria e superficialità, hanno provocato centinaia di morti. Fonti di
AsiaNews a Chongqing hanno potuto raggiungere mons. Xu Zhixuan, vescovo
di Wanzhou, la città più vicina a Chongqing. Mons. Xu, ha assicurato che la
fuga di gas e l’esplosione non hanno fatto danni alle chiese e ai fedeli
cattolici. “Ma la chiesa – ha detto il vescovo - partecipa al dolore delle
famiglie colpite e esprime piena solidarietà e preghiera per tutte le vittime”.
A
DIECI ANNI DALLA RIVOLTA ZAPATISTA NEL CHIAPAS, MONS. ARIZMENDI,
VESCOVO DI SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS, TEME
NUOVI SCONTRI
TRA LE
COMUNITA’ INDIGENE DELLO STATO MESSICANO
CITTA’
DEL MESSICO.= Allarme di mons. Felipe Arizmendi, vescovo di San Cristóbal de
las Casas, sul pericolo di nuovi scontri tra comunità indigene in Chiapas. “La
cosa più dolorosa – ha detto il presule nel suo messaggio per il nuovo anno,
riportato dall’agenzia Misna – è che ora si scontrano indigeni contro indigeni,
zapatisti e non zapatisti, poveri contro poveri”. A dieci anni dalla sollevazione
in armi dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale, ha osservato il presule,
“è preoccupante che non vi siano prospettive per un nuovo dialogo con il governo,
a causa della sfiducia e dello sconforto”. La divisione tra le comunità autoctone,
ha spiegato monsignor Arizmendi, è dovuta principalmente al fatto che alcune
accettano il sostegno del governo, mentre altre continuano a rifiutarlo invocando
l’autonomia. A questo si aggiungono differenze di matrice politica e religiosa,
oltre ai conflitti legati alla questione agraria. “A causa di queste divergenze
non si può, ad esempio, costruire né asfaltare una strada, cose fondamentali
per avere condizioni di vita più degne” ha rilevato mons. Arizmendi. Nonostante
alcuni progressi, sono ancora molte le comunità emarginate che non hanno accesso
a servizi di base come acqua, luce e scuole. “Molti bambini e donne muoiono per
malattie curabili a causa della mancanza di assistenza medica” ha proseguito il
vescovo ricordando che nel 1994 i vescovi Samuel Ruiz, Felipe Aguirre ed egli
stesso appoggiarono la lotta degli indigeni “perché la povertà e
l’emarginazione non sono né umane né cristiane”. Tuttavia, ha ribadito, “non approviamo
il ricorso alle armi. Questa è stata la nostra posizione e continuerà ad
esserlo”. (A.G.)
IN
LIBERIA, PER LA PRIMA VOLTA DALLA FINE DELLA GUERRA CIVILE,
I
CASCHI BLU DELLE NAZIONI UNITE SONO GIUNTI NELLE ROCCAFORTI DEI RIBELLI
MONROVIA.=
Il contingente di pace dell’Onu ha raggiunto ieri per la prima volta due roccaforti
dei ribelli in Liberia. Patrick Coker, portavoce della missione, ha detto che
250 “caschi blu” del Bangladesh sono arrivati a Buchanan, secondo porto del
Paese, da mesi sotto il controllo del Model (Movimento per la democrazia in
Liberia). Un migliaio di altri peacekeeper delle Nazioni Unite è giunto invece
a Gbagna, baluardo dei ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione
e la democrazia), circa 160 chilometri a nord-est di Monrovia. Questo primo
dispiegamento di forze dovrebbe costituire una sorta di presenza permanente del
contingente di pace nelle aree che fino ad ora erano rimaste altamente
instabili e teatro di azioni di guerra nonostante l’accordo di pace firmato ad
agosto dello scorso anno. La presenza delle forze di pace, nelle previsioni,
dovrebbe consentire alle organizzazioni umanitarie di intervenire in queste
aree, dove i civili da anni non ricevono alcuna assistenza. Sono circa 7mila i
“caschi blu” sbarcati in Liberia dal mese di ottobre 2003, quando le Nazioni
Unite inviarono un contingente di 15 mila uomini. La metà di questi soldati,
che dovrebbero garantire la pace, non sono ancora arrivati nel Paese africano.
Fino ad ora la missione si era limitata quasi esclusivamente alla capitale, a
parte occasionali sopralluoghi fuori Monrovia. Nei mesi scorsi, con l’esilio
dell’ex presidente Charles Taylor e l’approvazione di un cessate-il-fuoco è
terminato, almeno ufficialmente, un conflitto civile iniziato 14 anni fa, che
ha provocato decine di migliaia di vittime e un numero imprecisato di sfollati.
(A.G.)
CON UNA MESSA GOSPEL SI E’ CONCLUSA IERI AD
ORVIETO
LA RASSEGNA MUSICALE UMBRIA JAZZ WINTER.
NELL’OMELIA, IL VESCOVO
GIOVANNI
SCANAVINO HA MESSO L’ACCENTO SUL RUOLO
DELLA MUSICA COME STRUMENTO DI PACE
ORVIETO.=
La tradizionale Messa della pace del primo gennaio ha sancito ieri pomeriggio,
nel duomo di Orvieto, l’11.ma edizione di Umbria Jazz Winter. Protagonisti
musicali della celebrazione sono stati i Johnson Extension Gospel Singers, ai
quali, al termine della Messa, si è unito anche il quindicenne sassofonista Francesco
Cafiso, rivelazione dell’edizione di quest' anno. Il jazz è la musica della liberazione,
nata come una poesia, ha detto, fra l’altro, nella sua omelia, il vescovo di
Orvieto, Giovanni Scanavino, il quale ha ricordato le parole del Papa sulla
pace ed ha inoltre affermato che “l'accostamento tra il jazz e la religione è
una bellissima coniugazione, per costruire insieme la pace”. L' 11.ma edizione
di Umbria Jazz Winter si chiude con il tutto esaurito dei concerti in cartellone.
La rassegna ha ospitato, quest'anno 62 concerti a pagamento, con 150 artisti e
circa 45 mila presenze complessive.
=======ooo=======
2
gennaio 2004
- A cura di Dorotea Gambardella -
Ancora
sangue in Iraq. Un soldato americano è morto ed un altro è rimasto ferito,
nell’incidente dell'elicottero sul quale viaggiavano, precipitato oggi a
Falluja, circa 55 chilometri a ovest di Baghdad. Lo ha riferito un portavoce
militare statunitense, precisando che le forze Usa hanno arrestato ieri, nella
capitale irachena, un uomo sospettato di organizzare l'ingresso clandestino nel
Paese dalla Siria di combattenti stranieri. Il servizio di Paolo
Mastrolilli.
**********
Un’autobomba è scoppiata il 31 sera davanti ad un
ristorante di Baghdad, uccidendo almeno otto persone e ferendone circa 20. Le
vittime sarebbero tutte irachene, ma tra i feriti ci sono diversi occidentali,
tra cui tre giornalisti del quotidiano americano “Los Angeles Times”. Altre due
bombe sono scoppiate a Baghdad ferendo in totale otto soldati della forza di
occupazione e diversi civili. Invece, a Bassora, nel sud del Paese, un sudcoreano
è stato ucciso nel corso di uno scontro tra ribelli e militari romeni. Negli
Stati Uniti invece il capodanno è stato festeggiato senza incidenti, nonostante
gli allarmi dei giorni scorsi. Le autorità americane e britanniche però hanno
cancellato un volo della British Airways da Londra a Washington, nel timore che
ci fossero terroristi a bordo. Il 31 sera lo stesso volo era stato scortato dai
caccia militari e bloccato all’aeroporto della capitale americana dopo
l’atterraggio per ispezioni.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
“Guideremo l’Europa con ambizione ma anche con umiltà”,
così il premier Bertie Ahern nel discorso d’inaugurazione del semestre
irlandese di presidenza dell’Unione europea, al via da ieri. Con il passaggio
di consegne da parte dell’Italia, Dublino assisterà il 1 maggio 2004
all’ingresso di dieci nuovi Paesi nell’Unione. Ma per l’Irlanda resta da
sciogliere il grande nodo dell’approvazione della costituzione europea. I
particolari nel nostro servizio.
**********
È
denso di avvenimenti di rilievo il semestre europeo di presidenza irlandese:
primo fra tutti l’ingresso ufficiale nell'Unione di altri dieci Paesi dell'est,
quindi le elezioni politiche in Spagna, previste per marzo, e la tornata
elettorale del 13 giugno, quando i cittadini europei saranno chiamati alle urne
per eleggere i deputati nel nuovo Parlamento di Strasburgo. Questo il quadro
storico in cui Dublino dovrà proseguire il cammino della nuova costituzione
europea. Ma la difficoltà di trovare delle posizioni conciliabili tra il blocco
franco-tedesco e quello ispano-polacco soprattutto sulla questione del metodo
di voto in seno ai consigli Ue, rende improbabile lo svolgimento di una nuova
riunione della Cig in giugno. Si fa sempre più concreta, quindi, l'ipotesi che
del trattato costituzionale europeo si tornerà a parlare fattivamente solo
durante la presidenza olandese, che subentrerà nel secondo semestre dell’anno.
Intanto, restano i moniti di Francia e Germania, pronte a guidare piccoli
gruppi di Paesi per far avanzare in alcuni campi il processo di unificazione. È
la strategia dell’“Europa a due velocità”, criticata ieri dal premier irlandese
Bertie Ahern perché “creerebbe disparità nocive”. Dublino dovrà inoltre sondare
quale potrebbe essere il successore di Romano Prodi alla guida dell'Esecutivo
europeo. Diversi i probabili successori al “professore” che torna in Italia il
primo novembre: dal premier lussemburghese Jean-Claude Junker all’omologo
finlandese Paavo Lipponen, dal primo ministro belga Guy Verhofstadt al collega
greco Costas Simitis. Tra gli altri obiettivi, annunciati ieri dal premier
Ahern, anche il rilancio dell’economia, le relazioni Ue-Usa e Ue-Nato,
l’immigrazione e il miglioramento della cooperazione fra le polizie nazionali
nella lotta contro il traffico di droga ed il terrorismo internazionale.
**********
Italia.
I movimenti bancari della società turistica Parmatour al centro delle indagini
di oggi della procura di Roma e degli investigatori della Guardia di Finanza di
Bologna, nell’ambito dell’inchiesta sul crac della Parmalat. Gli inquirenti
stanno esaminando non solo i legami con il mondo del credito, ma anche con gli
imprenditori che di recente più si erano fatti avanti per rilevare l'azienda.
In tale ambito non è escluso un interrogatorio in tempi brevi di Francesca
Tanzi, figlia del fondatore della Parmalat Calisto. Intanto, nel carcere di San
Vittore, a Milano, sono in corso gli interrogatori di Giampaolo Zini,
consulente legale della società di Collecchio, e Lorenzo Penca, ex presidente
dell’ufficio di revisione italiano Grant Thornton, arrestati il 31 dicembre.
Gli inquirenti di Parma, infine, non escludono di poter interrogare, quali
persone informate sui fatti, sull'esempio di quanto avvenuto per il presidente
di San Paolo Imi, Rainer Masera, altri banchieri, anche se non nell' immediato.
Continuano
le ricerche del marinaio lettone disperso nell'esplosione, avvenuta ieri a
Porto Torres, in Sardegna, della gasiera delle Bahamas “Panam Suprema”. Le
autorità locali hanno fatto sapere, comunque, che la situazione è sotto
controllo, aggiungendo che non risulta esserci un danno ecologico per il mare.
Intanto, i vigili del fuoco continuano ad operare. L'esplosione
dell’imbarcazione, contenente circa 6.000 tonnellate di benzene, è avvenuta
intorno alle 11,30 di ieri, lungo il pontile della zona industriale di Porto
Torres, dove la nave stava scaricando il benzene. Lo scoppio ha avuto luogo in
una delle cisterne, durante le operazioni di travaso del liquido e, secondo i
tecnici, potrebbe essere stato causato dalla brusca immissione di aria nelle
cisterne vuote. La “Panam Suprema” era arrivata in Sardegna la mattina del 31
dicembre e avrebbe dovuto ripartire alle 14 di ieri verso Rotterdam.
Ventidue persone sono state massacrate a colpi di machete
dai guerriglieri dell'Esercito di Resistenza del Signore in alcuni villaggi
dell'Uganda settentrionale. Lo ha reso noto l'agenzia missionaria Misna. Dal
1987 a oggi, i raid dei ribelli nei distretti settentrionali del Paese hanno
provocato 100mila vittime. Oltre 20mila ragazzi sono stati rapiti e obbligati
ad arruolarsi dai guerriglieri.
La Corea del Nord ha autorizzato per la settimana prossima
la visita di ispettori americani al suo più importante impianto nucleare,
quello di Yongbyon, nel nord della capitale Pyongyang. Sarebbe la prima volta
che un’equipe di esperti stranieri viene accettata nel sito nucleare, da quando
il Paese comunista ha espulso gli ispettori Onu, alla fine del 2002.
India e Pakistan, come da accordi del 1992, ieri si sono
scambiati informazioni sulle rispettive installazioni nucleari. Ad annunciarlo,
l'agenzia indiana Pti. Sono state consegnate liste aggiornate delle centrali
nucleari e dei laboratori di ricerca. Domenica prossima il premier indiano,
Atal Behari Vajpayee, sarà a Islamabad, in Pakistan, per partecipare ad un
vertice dei paesi dell'Asia meridionale.
186
tonnellate di carne bovina americana sono state sequestrate in Cina per ridurre
il rischio di diffusione del morbo della mucca pazza. La scorsa settimana la
Cina ha deciso di vietare le importazioni di carni bovine dagli Stati Uniti,
dopo che negli Usa è stato riscontrato un caso di sospetta encefalopatia spongiforme
bovina.
Cinque persone, quattro delle quali francesi, hanno perso
la vita in un incidente aereo ad Avalon, a poca distanza da Los Angeles.
L’episodio è avvenuto alcuni giorni fa, ma ne è stata data notizia soltanto
ieri. Ancora ignote le cause dell'incidente.
Un morto e dieci feriti, questo il bilancio provvisorio
del terremoto che, questa mattina, ha colpito l'Indonesia orientale,
specialmente le isole di Bali e di Lombok. Lo hanno riferito le autorità
locali, precisando che sono stati danneggiati anche una ventina di edifici.
La paura di un attentato
terroristico è arrivata fino al porto di Valdez, in Alaska. Il principale
terminal petrolifero è stato chiuso temporaneamente per il rischio di un'azione
di sabotaggio. A renderlo noto è il sito dell’emittente televisiva britannica
Bbc.
=======ooo=======