RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII n. 60 - Testo della Trasmissione di domenica 29 febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La vittoria di Gesù sulle tentazioni assicura che non soccomberemo nella prova se uniti al Signore: così il Papa all’angelus della prima domenica di quaresima in cui ricorda l’invito a dedicare questo tempo ai bambini e lancia un appello per Haiti, chiedendo il coraggio e l’umiltà di decidere per il bene del Paese

 

Cominciano oggi pomeriggio gli esercizi spirituali della Curia romana alla presenza del papa. Le meditazioni affidate a mons. Bruno Forte, oggi ai nostri microfoni

 

Gioioso l’incontro, ieri pomeriggio, tra Giovanni Paolo II e le comunità di 4 parrocchie romane del settore sud della capitale.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’impegno dell’Organizzazione umanitaria “Associazione Volontari per il servizio internazionale” (Avsi) ad Haiti: ce ne parla Carlo Maria Zorzi

 

La depressione nei bambini, al centro del Congresso della Società di psicopatologia (Sopsi) a Roma: intervista con Paolo Pancheri

 

Potenziata e rinnovata l’agenzia “Redattore sociale”: sulle novità, il direttore Stefano Trasatti

 

Un monastero invisibile: è la particolare iniziativa di preghiera promossa a Roma dall’Usmi e che raccoglie ora anche laici.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Migliaia di persone rischiano di finire in mezzo alla strada a Nairobi: il governo keniota ha deciso lo sgombero forzato delle baraccopoli

 

Secondo il governo di Kampala, non c’è alcuna emergenza umanitaria nel Nord e nell’Est del Paese

 

Istituito a Cotonou, in Benin, un Osservatorio internazionale per fronteggiare il traffico dei bambini e lo sfruttamento minorile

 

Una catena umana lunga circa 500 chilometri ha percorso da nord a sud l’isola di Taiwan per chiedere rapporti pacifici con la Cina popolare

 

Al “Palalottomatica” di Roma, uno spettacolo organizzato dalla Caritas vuole sensibilizzare i più piccoli sui temi della povertà e dell’emarginazione

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente di Haiti, Aristide, ha lasciato il Paese quando i ribelli erano ormai alle porte della capitale

 

Ancora sangue in Iraq. Nelle ultime ore tre vittime in tre diversi scontri a fuoco.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 febbraio 2004

 

LA VITTORIA DI GESU’ SULLE TENTAZIONI ASSICURA CHE NON SOCCOMBEREMO

NELLA PROVA SE UNITI AL SIGNORE: COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS

DELLA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA IN CUI RICORDA L’ INVITO

A DEDICARE QUESTO TEMPO AI BAMBINI E LANCIA UN APPELLO PER HAITI

 

“La vittoria di Gesù di fronte alle tentazioni ci assicura che non soccomberemo nel momento della prova se rimarremo uniti al Signore”: è la riflessione del Papa espressa all’Angelus in questa prima domenica di Quaresima, in cui ha chiesto attenzione particolare per i bambini e ha fatto riferimento alla drammatica situazione di Haiti, chiedendo il coraggio e l’umiltà necessari per decidere per il bene del Paese. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Uno speciale impegno nel cammino spirituale”: è il significato di questo tempo di Quaresima. E il Papa lo ribadisce ricordando la sua scelta di dedicare la riflessione di questo periodo in particolare ai bambini, “non di rado vittime innocenti della malvagità degli uomini”. Nel messaggio per la Quaresima, già era contenuto l’auspicio espresso questa mattina:

 

“Possa questo periodo dell’Anno liturgico trasformarsi in una generosa gara di solidarietà verso questi piccoli, specialmente quelli in più gravi pericoli e difficoltà”. 

  

E l’attenzione del Papa si concentra poi su altre notizie: quelle “preoccupanti e dolorose” che giungono da Haiti. Lo fa lanciando un appello preciso:

 

“Sento il dovere di chiedere agli haitiani di avere il coraggio e l’umiltà di prendere quelle decisioni che si impongono per il bene del Paese”.

 

Nello stesso momento il Papa incoraggia il lavoro diplomatico della comunità internazionale e chiede il generoso impegno delle Organizzazioni umanitarie”.

 

Al centro di questa prima domenica quaresimale resta il racconto evangelico delle tre tentazioni. Per Cristo, che dopo aver ricevuto il Battesimo si ritira nel deserto e lì resta per quaranta giorni, torna – spiega il Papa - “l’eco dell’antico inganno con cui Satana fece cadere i nostri progenitori”, ma Cristo, nuovo Adamo, supera le tentazioni. E proprio “la vittoria di Cristo sul maligno ci assicura che se saremo uniti al Signore sapremo superare il momento della prova”. 

 

Giovanni Paolo II domanda  per sé di essere accompagnato spiritualmente negli Esercizi Spirituali e per tutti che  “siano fruttuosi questi giorni di silenzio, di meditazione e di intensa comunione con Cristo”.

 

Dopo l’Angelus il Papa ha rivolto un saluto particolare ai fedeli provenienti da varie diocesi d’Italia, al gruppo dei siriaci cristiani residenti in Svezia e a quello delle famiglie legate alla spiritualità delle Suore Mariste.  

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COMINCIANO OGGI POMERIGGIO GLI ESERCIZI SPIRITUALI DELLA CURIA ROMANA

ALLA PRESENZA DEL PAPA. LE MEDITAZIONI AFFIDATE A MONS. BRUNO FORTE

 

Con le celebrazioni oggi pomeriggio nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, cominciano gli esercizi spirituali della Curia Romana alla presenza del Papa. Le meditazioni sono affidate a mons. Bruno Forte, docente di Teologia dogmatica presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale, a Napoli. Giovanni Peduto lo ha intervistato:

 

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R. – Anzitutto ho uno spirito di grande gratitudine al Signore e al Santo Padre, che ha voluto che io predicassi questi esercizi. E’ una grazia molto grande poter vivere con lui e con i suoi più stretti collaboratori questo momento di ascolto profondo della Parola di Dio. E’ un grande onore. Ma nello stesso tempo c’è da parte mia anche il senso dei miei limiti. Quindi, mi presento a questi esercizi con grande umiltà e con grande fiducia, soprattutto nell’opera di Dio che sa servirsi anche della mascella dell’asino di Balaam per parlare ai suoi figli.

 

D. – Un commento sul tema di questi esercizi spirituali: “Seguire Cristo, luce della vita” …

 

R. – C’è una frase del Vangelo di Giovanni, Giovanni 8,12, che in qualche modo sintetizza questo cammino. “Io sono la luce del mondo – dice Gesù – chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. In questa frase ci sono i tre momenti che strutturano il cammino degli esercizi spirituali: la via cosiddetta purificativa, perché “chi segue me non camminerà nelle tenebre” – significa liberarci dall’oscurità e dal male; la via illuminativa, perché “io sono la luce del mondo” ci porta a lasciarci inondare dalla luce di Gesù, morto e risorto per noi; la via unitiva perché “avrà la luce della vita” significa produrre frutti di vita nuova nell’incontro con il Cristo, vita nostra, speranza e luce del mondo.

 

D. – Come seguire davvero il Maestro e non illudersi invece di farlo?

 

R. – Cercando di non proiettare su di Lui i nostri desideri, i nostri appuntamenti, le nostre pretese, ma lasciarci misurare da Lui. Si potrebbe dire: non inchiodare Cristo sulla croce delle nostre attese ma le nostre attese sulla croce di Cristo, perché sia Lui l’unico Signore e Maestro della nostra vita.

 

D. – E’ necessario un momento di ritiro spirituale per una buona Quaresima?

 

R. – Credo che sia profondamente necessario vivere un momento di riflessione profonda, di preghiera contemplativa, di ascolto di quello che Dio può dire al cuore del nostro cuore. Per tutti, comunque, bisogna ricordare che il deserto, cioè l’immagine biblica che in qualche modo richiama il ritiro spirituale, non è l’assenza degli uomini, ma la presenza di Dio. E’ questo che dobbiamo cercare, nella maniera più profonda possibile.

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GIOIOSO l’INCONTRO, IERI POMERIGGIO, TRA GIOVANNI PAOLO II

E LE COMUNITA’ DI 4 PARROCCHIE ROMANE DEL SETTORE SUD DELLA CAPITALE

 

Non dimenticate quanto mi siete a cuore: così Giovanni Paolo II si è rivolto ieri pomeriggio alle comunità di quattro parrocchie romane ricevute nell’Aula Paolo VI in Vaticano: Sant’Anselmo alla Cecchignola, San Carlo Borromeo alla Fonte Laurentina, San Giovanni Battista de La Salle e Santa Maria Stella dell'Evange-lizzazione al Torrino, tutte nel settore sud della diocesi di Roma. Sale dunque a 307 il numero dei gruppi parrocchiali romani incontrati finora dal Papa. In tutto sono 336. Il servizio di Salvatore Sabatino:

 

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(canto)

 

Un lungo percorso attraverso le parrocchie romane. Un cammino che si è allungato dopo l’incontro di ieri con altre quattro comunità parrocchiali dell’Urbe. Giovanni Paolo II ha presieduto la Messa, circondato dal caldo abbraccio dei fedeli. “Sono lieto di celebrare insieme con voi l’Eucaristia, proseguendo, in modo diverso, la bella consuetudine della visita alle parrocchie”, ha detto il Papa durante l’omelia. “Questi incontri mi permettono di manifestare l’affetto che mi lega più intensamente a voi, cari fedeli della diocesi di Roma”:

 

“Non dimenticatelo mai: voi mi state a cuore! Siete la porzione di popolo cristiano affidato, in modo speciale, alle cure pastorali del Vescovo di Roma”.

 

“I quartieri nei quali sorgono le vostre Parrocchie – ha aggiunto il Papa – sono in continua espansione e abitati, in gran parte, da giovani famiglie. Riservate loro un’accoglienza aperta e cordiale”. L’importanza del nucleo familiare, dunque, è stata ribadita nuovamente dal Papa chiedendo che siano gli stessi genitori a preparare i giovani ed i ragazzi ai sacramenti e alla vita cristiana.

 

“Accompagnate con premura le famiglie in difficoltà o in condizioni precarie, aiutandole a comprendere e realizzare l'autentico disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia”.

 

“So che al momento disponete solo di strutture provvisorie per la vita liturgica e il servizio pastorale”, ha aggiunto Giovanni Paolo II. “Auspico che quanto prima anche voi possiate usufruire di adeguati locali. Intanto, però, preoccupatevi di fare delle vostre parrocchie degli autentici edifici spirituali, che poggiano sulla pietra angolare che è Cristo”.

 

(canto)

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 febbraio 2004

 

NEL DIFFICILE SCENARIO POLITICO DI HAITI LA GRAVE SITUAZIONE UMANITARIA DELL’ISOLA DESTA FORTE PREOCCUPAZIONE NELLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE

- Intervista con Carlo Maria Zorzi -

 

 

Il precario equilibrio politico di Haiti determina gravi conseguenze soprattutto per le condizioni di vita della popolazione, verso la quale sono rivolti gli sforzi e l’impegno delle organizzazioni umanitarie. Tra queste l’Avsi, associazione volontari per il servizio internazionale, ha lanciato un appello per affrontare la grave emergenza del Paese, dove ancor prima della crisi politica le regioni settentrionali versavano in condizioni precarie a causa dell’alternarsi di siccità e inondazioni. Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente Carlo Maria Zorzi, rappresentante Avsi ad Haiti:

 

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R. – La situazione nel Nord è quella più difficile. Da oltre un mese la popolazione è sfollata verso le campagne ed è senza energia elettrica e carburante. Negozi, banche, scuole e magazzini sono chiusi e le strade che vanno verso il Nord non sono accessibili. In questo momento, inoltre, l’aiuto umanitario è completamente bloccato e la popolazione spesso è vittima di bande di giovani che, bene armati, scorazzano e seminano il terrore.

 

D. – Si può prefigurare anche il rischio di una vera e propria catastrofe?

 

R. – La gravità della situazione dipende dalla durata della crisi politica. Non dimentichiamo che oggi siamo giunti al nono giorno di chiusura di servizi pubblici. In questa situazione è difficile procurarsi del cibo e uscire per strada significa affrontare rischi e pericoli altissimi.

 

D. – Che cosa rischia chi si avventura alla ricerca di beni alimentari?

 

R. – Rischia di essere fermato, di essere spogliato di tutto. A qualcuno è accaduto anche di essere ferito. Bande armate hanno persino rubato una macchina della Croce Rossa e rapinato un orfanotrofio ...

 

D. – C’è un’evacuazione in corso ... verso dove è diretta, la gente?

 

R. – L’evacuazione è stata organizzata l’altro ieri dalle Nazioni Unite e dall’ambasciata spagnola verso Santo Domingo. Io sono riuscito anche a fare evacuare mia moglie e mio figlio di quattro anni. Se vorremo uscire da questo Paese dovremo farlo per evacuazione, perché tutti i voli commerciali sono stati sospesi. Ma non siamo arrivati ancora a questo punto. E’ stato fatto per le famiglie perché effettivamente era uno stress troppo forte per i bambini, per le mogli e per i ragazzi che erano qui.

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IL 15% DEI MINORI NEI PAESI RICCHI SOFFRE DI DEPRESSIONE:

E’ QUANTO EMERSO IN UN CONGRESSO DELLA SOCIETA’ DI PSICOPATOLOGIA, SOPSI, CONCLUSOSI IERI A ROMA

 

 

Rivolgendo l’attenzione alle diverse realtà dei bambini, così come il Papa ha invitato a fare in modo particolare in questo Tempo di Quaresima, si scopre che il male oscuro non risparmia i più piccoli. Secondo le ultime ricerche, il 15% dei minori nei Paesi ricchi soffre di depressione già prima dei dieci anni. E’ un dato emerso nel corso del congresso della società di psicopatologia, Sopsi, che si è concluso ieri all’Hotel Hilton di Roma. Sono ancora molti e molto diffusi i pregiudizi legati alla malattia, anche se si comincia a parlarne di più. Lo spiega Paolo Pancheri presidente del Congresso della Sospi, nell’intervista di Paolo Ondarza:

 

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R. – Diciamo che oggi c’è molta più sensibilità nei Paesi occidentali verso le forme depressive dell’infanzia. Nel passato venivano completamente trascurate, non venivano diagnosticate, venivano prese come “capricci”. Oggi si tende, invece, a riconoscere che c’è un’incidenza abbastanza significativa anche nei bambini e soprattutto negli adolescenti.

 

D. – Si parla di un confronto tra mondo sviluppato e terzo mondo, dove la depressione sembra pressoché assente…

 

R. – No, non è così. La psichiatria, le discipline psichiatriche hanno uno spazio molto più grande nei nostri Paesi occidentali rispetto ai Paesi in via di sviluppo. Il problema è che ci sono ben altri problemi da affrontare.

 

D. – La depressione colpisce di più i Paesi dove c’è più assenza di luce, i Paesi nordici…

 

R. – In parte è vero. Sicuramente un fattore dovuto al minor tempo di esposizione alla luce può avere un suo peso, però non lo possiamo considerare determinante.

 

D. – Una malattia che può colpire anche prima dei dieci anni di età, anche se spesso non è riconosciuta dai genitori che preferiscono non sapere…

 

R. – Certo, preferiscono negare il problema. Molto spesso la “responsabilità” di una depressione infantile viene esattamente dal nucleo familiare.

 

D. – Quali potrebbero essere delle cause familiari che incidono sul problema ‘depressione’ in un bambino?

 

R. – Decisamente, i contrasti tra i due genitori. Sono più pericolosi i contrasti latenti. Non forse tanto i genitori che litigano apertamente, ma quanto certe forme di  ostilità, di aggressività, certi silenzi pesanti … Ritengo che siano altamente pericolosi dal punto di vista della depressione infantile.

 

D. – Come curare la depressione in un bambino? Attraverso i farmaci o attraverso un approccio di altro tipo?

 

R. – Oggi c’è molta perplessità nell’uso dei farmaci psicoattivi nei bambini. In linea di massima, però,  la terapia riguarda il nucleo familiare. Quanto alla psicoterapia fatta sul bambino per la depressione, direi forse di no.

 

D. – Quali sono i principali ostacoli alla ricerca, allo studio sulla depressione?

 

 R. – Questo è un problema generale. Di fronte a questo enorme aumento della richiesta non corrisponde un finanziamento per la ricerca. Ma questo vale in Italia, in altri Paesi non è così.

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A DUE ANNI DALLA NASCITA, NELLE MARCHE, SI PRESENTA POTENZIATA E RINNOVATA L’AGENZIA “REDATTORE SOCIALE” CHE SI DISTINGUE PER UNA APPROFONDITA

E ORIGINALE ATTENZIONE ALLE DIVERSE REALTA’ DELLA SOCIETA’

 

 

 ‘Redattore sociale’, l’agenzia di informazione “on line” sui temi sociali, compie tre anni e cambia veste. Fra le novità, l'inserimento di una più articolata home page, di foto e di file audio e video, di nuove voci che si esprimono su  aree tematiche legate a movimenti e solidarietà. Sono stati anche ampliati i servizi gratuiti per i lettori. Il sito è consultabile all’indirizzo internet: www.redattoresociale.it .  Il servizio di Stefano Leszczynski.

  

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Per festeggiare tre anni di informazione dalla parte dei ‘deboli’, “Redattore sociale” si è dotato di una nuova veste grafica ed ha ampliato i propri contenuti, soprattutto quelli gratuiti. Novità principali della nuova edizione della testata giornalistica, che ha sede a Capodarco di Fermo  nelle Marche, sono la selezione delle notizie per regione; la comparsa di nuove aree di indagine, fra le quali disabilità, droghe, povertà, immigrazione, volontariato, infanzia e terzo settore. Ma sentiamo il direttore, Stefano Trasatti:

 

“Siamo un’agenzia atipica, perché i nostri destinatari sono prima di tutto le testate giornalistiche, ma sono anche le istituzioni pubbliche, locali e nazionali e le associazioni del cosiddetto ‘no-profit’. Quindi, il target è misto. Dal punto di vista della stampa, grande e meno grande, specializzata e generalista, il contatto è in crescita. Ci sono molte testate significative, a cominciare dalla Rai, e poi  quotidiani come “L’Avvenire”, o radio come la stessa Radio Vaticana, o periodici come “Famiglia Cristiana”.

 

Un bilancio positivo, insomma, per “Redattore sociale” che può vantare nei suoi archivi ben 19 mila notizie pubblicate, 2.100 tabelle statistiche, 1.950 schede tematiche, 2.200 link a siti web del sociale, 6 mila recensioni di libri e un portafoglio di circa 200 abbonati.

 

“Ci occupiamo - ha sottolineato Trasatti - di un angolo di mondo che produce notizie deboli, cioè di povertà ed esclusione vera, di carceri. Quando parliamo di immigrazione, per esempio, non lo facciamo solo perché ci sono vistosi sbarchi”. Una scelta difficile, ma strenuamente difesa dall’editore, don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco:

 

“Il rischio evidente è quello di volere ascoltare notizie che non ci creano problemi. Invece, la vita è fatta di cose belle e di cose brutte, è fatta di malattie e di salute, è fatta di devianza e di normalità ... Il ‘Redattore sociale’ tende, al di là dei grandi scoop e delle grandi grida, a dire come è la realtà in mondi che a volte non si conoscono”.

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IL MONASTERO INVISIBILE: E’ L’INIZIATIVA CON CUI,

PRESSO IL CENTRO DELL’USMI DI ROMA, RELIGIOSE E RELIGIOSI,

SACERDOTI E ANCHE LAICI MANTENGONO SEMPRE VIVA UNA COMUNE PREGHIERA

 

 

Istituito tre anni fa all’interno del centro dell’Unione delle superiori maggiori d’Italia della diocesi di Roma, oggi il cosiddetto “monastero invisibile” conta ben 960 membri. Ma che cos’è un monastero invisibile e quali attività svolge? Ce ne parla, al microfono di Dorotea Gambardella, la responsabile del Centro Usmi, Suor Maria Rosa Lo Proto:

 

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R. – Il “monastero invisibile” è formato non soltanto da religiose. Abbiamo allargato l’attenzione anche ai religiosi, ai sacerdoti, agli studenti che si preparano ad essere sacerdoti e, soprattutto, quest’anno abbiamo, con una svolta decisiva, guardato anche ai laici. Il monastero invisibile è formato da persone che si dedicano all’adorazione eucaristica per determinate ore del giorno: ogni persona sceglie un’ora e in questa ora prega per le vocazioni sacerdotali e religiose. Siamo riuscite a coprire tutte le ore del giorno e anche della notte.

 

D. – Perché si chiama “monastero”?

 

R. – Il monastero è quell’edificio in cui le persone si appartano dal mondo per dedicarsi alla preghiera, alla penitenza, alla contemplazione. Quindi, il termine “monastero invisibile” sta ad indicare l’edificio spirituale basato sull’appartarsi per ascoltare Dio che parla, per adorare Dio che ama.

 

D. – Poi, però, avete deciso di renderlo in qualche modo “visibile” ...

 

R. – Abbiamo pensato due anni fa di farlo diventare visibile soltanto una volta alla settimana, ogni sabato dalle 16.30 alle 18.00, nella chiesa di Santa Maria della Pace, nei pressi di Piazza Navona. Mons. Gino D’Anna presiede quest’adorazione visibile. Mediante questa visibilità, altre persone possono accogliere il messaggio, unirsi a noi nella preghiera e rendere sempre più grande questo monastero orante.

 

D. – Ci spiega come si articolano questi momenti di preghiera?

 

R. – C’è prima la preghiera personale, poi l’adorazione all’Eucaristia. La fonte e il culmine del nostro progetto è chiedere vocazioni al padrone della messe, poi, chiedere aiuto per le famiglie, perché la famiglia dev’essere sostenuta non solo dalla parola ma anche dalla preghiera.

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CHIESA E SOCIETA’

29 febbraio 2004

 

 

MIGLIAIA DI PERSONE A NAIROBI RISCHIANO DI FINIRE IN MEZZO ALLA STRADA.

IL GOVERNO KENIOTA HA DECISO INFATTI LO SGOMBERO FORZATO

DELLE BARACCOPOLI PER FARE SPAZIO AD UNA NUOVA TANGENZIALE

 

NAIROBI. = Migliaia di persone che vivono nelle baraccopoli di Nairobi rischiano di finire in mezzo alla strada. Il governo ha deciso, infatti, di sgomberare alcune bidonville della capitale del Kenya, per far spazio ad una nuova tangenziale che decongestioni il caotico traffico cittadino. La scorsa settimana settemila persone sono state sfrattate da Kibera, la seconda baraccopoli dell’Africa per dimensioni dopo la sudafricana Soweto; altre 50mila potrebbero subire lo stesso trattamento entro pochi giorni. I missionari italiani, impegnati da anni nelle immense bidon-ville di Nairobi, si sono immediatamente attivati, scrivendo al sindaco della città. “Siamo molto preoccupati che il governo abbia deciso questi sgomberi forzati senza rispettare le norme di diritti umani garantiti”, si legge nella missiva. Lo svuotamento di interi quartieri “non ha precedenti a Nairobi”, stigmatizzano i missionari nella loro lettera, sottolineando che “migliaia di persone rischiano di perdere l’unico luogo dove possono vivere, peraltro in condizioni di estrema precarietà, e svolgere le poche attività commerciali che permettono, comunque, la sopravvivenza a moltissime famiglie. Domani si terrà un incontro di preghiera tra cristiani e musulmani all’Uhuru Park di Nairobi, per chiedere di fermare la distruzione delle baracche al governo del presidente Mwai Kibaki, il riformista salito al potere nel 2002. (D.G.)

 

 

SECONDO IL GOVERNO DI KAMPALA, NEL NORD E NELL’EST DELL’UGANDA

NON C’E’ UN’EMERGENZA UMANITARIA.

SI CONTRADDICE COSI’ UNA DELIBERA PARLAMENTARE DEI GIORNI SCORSI

 

KAMPALA. = Nel nord e nell’est dell’Uganda non c’è emergenza umanitaria. Lo ha affermato ieri il governo di Kampala, contraddicendo il parlamento che, dopo il recente massacro del campo profughi di Barlonyo, nel distretto di Lira, ad opera del sedicente Esercito di resistenza del Signore, aveva proclamato il “disastro umanitario”. Un portavoce del governo ha spiegato che la risoluzione approvata dal Parlamento non ha alcuna valenza costituzionale, dal momento che solo il presidente ha il potere di dichiarare una zona del Paese “area disastrata”. Intan-to, secondo il rapporto sui diritti umani in Uganda, diffuso venerdì scorso dal Di-partimento di Stato americano, sono “circa tremila le persone massacrate dai ri-belli nel corso del 2003”. La stima è stata giudicata eccessiva dal portavoce del-l’esercito ugandese, il maggiore Shaban Bantariza. I ribelli, guidati dal loro leader Joseph Kony, sconvolgono i distretti settentrionali dell’Uganda dal 1986. Secondo fonti locali, in 17 anni di terrore hanno ucciso e torturato almeno 100mila persone, rapito più di 25mila bambini e provocato oltre 1 milione di sfollati. (D.G.)

 

 

NELLA CAPITALE DEL BENIN, COTONOU, E’ STATO ISTITUITO NEI GIORNI SCORSI

UN OSSERVATORIO NAZIONALE PER FRONTEGGIARE L’EMERGENZA DEL TRAFFICO

DEI BAMBINI E DELLO SFRUTTAMENTO MINORILE

 

COTONOU. = Un Osservatorio nazionale per contrastare il traffico di bambini e il lavoro minorile è stato istituito nei giorni scorsi a Cotonou, la capitale del Benin. Lo hanno reso noto fonti governative. Il nuovo organismo sarà composto da 15 membri, tra cui delegati delle associazioni impegnate contro lo sfruttamento dei minori, membri delle autorità del Benin e della polizia. L’obiettivo è quello di individuare i mezzi per combattere il traffico di bambini, che vengono acquistati per poche decine di euro da parte di bande che gestiscono la tratta di minori soprattutto con la Nigeria, ma anche con il Camerun, il Gabon e la Costa d’Avorio, e che vengono rivenduti a prezzi dieci volte superiori. I bambini vengono poi sfruttati come schiavi o come addetti ai lavori domestici nelle case dei ricchi. Pochi mesi fa, il ministero della famiglia di Porto Novo ha calcolato che i piccoli beninesi attualmente in territorio nigeriano sono circa 16mila. Secondo le statistiche fornite da un’organizzazione di Cotonou, dal 2000 almeno 4mila ragazzini sono stati intercettati alle frontiere del Benin. Il fenomeno è nato negli anni Sessanta e Settanta, quando le famiglie povere inviavano i propri figli a studiare presso quelle facoltose, ma è degenerato negli anni successivi trasformandosi in una vera e propria piaga nazionale. (D.G.)

 

 

UNA CATENA UMANA, FORMATA DA OLTRE UN MILIONE DI PERSONE

E LUNGA CIRCA 500 CHILOMETRI, HA PERCORSO DA NORD A SUD L’ISOLA DI TAIWAN. OBIETTIVO DELL’INIZIATIVA, RICHIAMARE ALLA PACE CON LA CINA POPOLARE

 

TAIPEI. = Una catena umana lunga circa 500 km e formata da  oltre un milione di persone ha percorso l’isola di Taiwan da nord a sud. L’iniziativa è stata promossa dall’organizzazione “Hand-in-Hand Taiwan Alliance” per sensibilizzare il mondo sulla minaccia che incombe sull’isola, contro la quale sono puntati 500 missili della Cina Popolare, e per invocare la pace fra i due Paesi. La manifestazione è stata fortemente appoggiata anche dall’attuale presidente Chen Shuibian, da sempre a favore dell’indipendenza dell’isola, il quale ha commentato: “Questa è la Grande Muraglia della democrazia di Taiwan”. Dal ’49 ad oggi, l’isola è divenuta una “tigre” commerciale e un Paese democratico. La Cina, invece, pur essendosi trasformato in un gigante economico, ha ancora una struttura politica controllata dal partito comunista. Elemento unificante tra le “due Cine” restano i rapporti commerciali. Nel 2003 gli investimenti taiwanesi in Cina hanno raggiunto un totale di 3,4 miliardi di dollari statunitensi. Attualmente, inoltre, la Cina continentale ospita più di 60mila imprese finanziate con fondi taiwanesi, per un valore di 36 miliardi e mezzo di dollari di investimenti effettivi. Nonostante ciò, Pechino si è detta contraria al referendum, voluto da Chen Shuibian, che si svolgerà il prossimo 20 marzo insieme alle elezioni presidenziali. Nella consultazione verrà chiesto ai taiwanesi che cosa fare per la difesa dell’isola, nel caso in cui la Cina si rifiutasse di ritirare i missili puntati su Taiwan, e verrà chiesto di pronunciarsi sulla possibilità di incrementare il dialogo tra i due Paesi. (D.G.)

 

 

IL PROSSIMO 23 MARZO AL PALALOTTOMATICA DI ROMA, LO SPETTACOLO

ORGANIZZATO DALLA CARITAS PER SENSIBILIZZARE I PIU’ PICCOLI SUI TEMI

 DELLA POVERTA’ E DELL’EMARGINAZIONE. PROTAGONISTI DELL’EVENTO,

I PERSONAGGI DEL PROGRAMMA RAI PER BAMBINI “LA MELEVISIONE”

 

ROMA. = Il prossimo 23 marzo al Palalottomatica di Roma si svolgerà lo spettacolo teatrale organizzato dalla Caritas, che vedrà come protagonisti i personaggi della “Melevisione”, il programma televisivo della Rai per i più piccoli. Un’ini-ziativa con canzoni, filastrocche e storielle animate, rivolta ai bambini dai tre ai dodici anni, per parlare dei milioni dei loro coetanei più sfortunati che soffrono a causa di malattie, guerre e carestie. Ma sensibilizzare i piccoli spettatori sui temi della povertà non è l’unico obiettivo della manifestazione. Nel corso dell’evento, infatti, verranno anche raccolti fondi da destinare alla Casa di Cristian, la comunità-alloggio della Caritas per mamme con bambini in difficoltà, inaugurata nella capitale lo scorso gennaio. “Questa bella iniziativa – ha spiegato mons. Guerino di Tora, direttore della Caritas della diocesi di Roma – vuole essere anche una risposta concreta al messaggio per la Quaresima del Papa, il quale ci invita ad accogliere con amore i fratelli più piccoli e con loro, i bisognosi, i forestieri, i malati e i carcerati”. (D.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 febbraio 2004

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il presidente di Haiti, Jean-Bertrand Aristide ha lasciato il Paese, piombato in una vera e propria guerra civile nelle ultime settimane. Il nostro servizio:

 

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Marocco, Panama o Taiwan: potrebbe essere uno di questi tre Paesi la prossima meta del presidente di Haiti Jean Bertrand Aristide, che ha lasciato oggi l’isola caraibica dopo circa 4 settimane di guerra civile. Lo rivela la Cnn, precisando che, secondo le prime informazioni, Aristide si sarebbe diretto verso la vicina Repubblica Dominicana. Gli Stati Uniti, che hanno recentemente attribuito ad Aristide la responsabilità della grave situazione del Paese, hanno sottolineato come la sua decisione rappresenti una svolta decisiva per il futuro dell’isola. Aristide è stato eletto presidente di Haiti nel 1990 nelle prime elezioni libere tenutesi nel Paese dopo i regimi dittatoriali di François Duvalier e suo figlio Jean-Claude-Duvalier. Haiti, il Paese più povero del continente americano, occupa il 150.mo posto nella scala Isu (Indice di sviluppo umano) e detiene, purtroppo, diversi record negativi; tra questi, soprattutto uno desta grande preoccupazione: nelle statistiche internazionali sulla disponibilità d’acqua potabile, il Paese figura, infatti, all’ultimo posto tra gli Stati censiti; sull’isola, solo il 40 per cento degli otto milioni di abitanti ha accesso all’acqua potabile.

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In Iraq un civile è morto e altri due sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco con l’esercito americano a Samawah, nel Sud del Paese. I tre viaggiavano su un’auto che non si è fermata ad un posto di blocco dei militari statunitensi. E un soldato della coalizione è stato ucciso a Bagdad durante un conflitto a fuoco con guerriglieri iracheni. Lo ha comunicato il portavoce delle forze armate statunitensi, escludendo che la vittima sia di nazionalità americana. Inoltre, in un attacco contro una pattuglia di poliziotti iracheni a Kirkuk, è rimasto ucciso uno degli agenti. A renderlo noto, il generale Tourhane Youssef, capo della polizia locale. Sulla nuova Costituzione dell’Iraq, infine, un funzionario dell’amministrazione provvisoria ha annunciato che non sarà firmata prima della fine della festa religiosa sciita dell’Ashura, mercoledì prossimo.

 

Stato di massima allerta in Israele all’indomani del raid compiuto in un campo profughi di Gaza dagli elicotteri israeliani. Nell’incursione, tre persone hanno perso la vita e venti sono rimaste ferite. Tra esse, anche un bambino di 13 anni dichiarato “clinicamente morto” dai medici. L’attacco, nel quale è rimasto vittima anche uno dei leader della Jihad islamica, è stato condannato fermamente dall’Autorità nazionale palestinese. E per timore di una ritorsione, Israele ha rafforzato le misure di sicurezza, vietando a migliaia di palestinesi l’ingresso nel valico di Herez, che separa la Striscia di Gaza dallo stato ebraico. Intanto, nonostante tutto, proseguono gli sforzi per la riconciliazione tra le parti. Ieri sera, l’organizzazione palestinese al Fatah, ha lanciato un appello ad Israele per una tregua “immediata e reciproca”.

 

Si è concluso ieri a Sirte, in Libia, il Vertice dell’Unione Africana: tra i risultai più significativi si deve registrare l’accordo sulla futura forza di pace africana, che dovrebbe essere completata entro il 2010. Un passo importante per il futuro del Continente, come ci conferma Domenico Quirico, esperto di questioni africane del quotidiano La Stampa, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – Dopo la fase un po’ retorica dei grandi discorsi, si entra nel nodo dei problemi. Uno dei problemi principali per una futura Unione africana è quello dei conflitti interni che lacerano ampi spazi del Continente. Salvare la vita della gente dalle pulizie etniche è certamente importante. Ci sono altre priorità come l’Aids, la fame, ma anche l’obiettivo di trovare un sistema di mediazione nelle guerre africane è una grande priorità.

 

D. – Gli stessi promotori hanno riconosciuto che i problemi non mancano e hano detto che prima del 2010 sarà difficile vedere all’opera questa forza di pace africana …

 

R. – Certamente i problemi sono giganteschi. Sono costituiti dalla difficoltà di molti leader africani di accettare interventi esterni nei propri Paesi, dove svolgono politiche spesso autoritarie, se non addirittura di pulizia etnica. Non è un caso che uno dei leader che si è opposto con più tenacia a questo progetto sia Mugabe, dello Zimbabwe, che ha molti peccati da farsi perdonare. Certamente il processo è molto lungo. Credo, però, che l’Unione africana abbia anche bisogno di simboli, di parole d’ordine cui ispirarsi e in cui sperare. Questo è un elemento importante.

 

D. – Tra le difficoltà non hai citato la mancanza di fondi, perché?

 

R. – Non credo che sia un problema trovare i fondi, credo che i grandi, a cominciare dagli Stati Uniti, non aspettino altro che trovare un interlocutore a cui pagare un lavoro che loro non vogliono fare, cioè quello di intervenire in queste crisi che considerano secondarie e non legate ai loro interessi principali. Quindi se si trova, diciamo così, un gendarme africano per mediare le mille crisi dell’Africa, credo che il pagare sia l’ultimo problema.

 

D. – E’ stato respinto il progetto di Gheddafi di un unico esercito per tutta l’Africa. Era veramente un progetto romantico, come lo ha definito qualcuno, cioè troppo avanti con i tempi?

 

R. – Gheddafi, che di questa nuova Africa si è fatto un po’ il padre putativo, si è auto-eletto come lo zio saggio e ricco che deve dettare la strada agli altri. Ha, per sua natura, la tendenza un po’ a bruciare le tappe e, per certi aspetti è una virtù, ma per altri è un difetto. Abbiamo visto, quando ha cercato di formare grandi unioni nei Paesi arabi e musulmani confinanti con il suo, che sono poi tutte fallite proprio per la sua frenesia di arrivare subito a dei grossi risultati.

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I prossimi colloqui a sei per discutere del programma nucleare della Corea del Nord potrebbero svolgersi a luglio. Lo ha annunciato, all’indomani dell’incontro di Pechino, conclusosi senza il raggiungimento di un accordo, un portavoce del governo di Mosca. A renderlo noto, l’agenzia di stampa russa Interfax.

 

Oltre 160 dispersi, 1 vittima accertata e diversi feriti. Questo il bilancio aggiornato dell’incendio esploso a bordo del traghetto “Super Ferry 14”, al largo di Manila, avvenuto venerdì scorso. Inizialmente si parlava di 223 persone disperse. Intanto, l’esercito filippino e il ministero dei Trasporti al momento non hanno trovato legami tra la rivendicazione di un gruppo estremista islamico legato ad al Qaeda e il rogo.

 

Un terzo focolaio di influenza aviaria è stato scoperto in una fattoria del Giappone. A confermarlo, le autorità sanitarie nipponiche. Le analisi chiariranno se il virus appartiene allo stesso ceppo che ha provocato un’epidemia in altri Paesi asiatici e che ha ucciso 22 persone.

 

Tre morti e 18 dispersi è il bilancio dell’esplosione di una petroliera al largo della Virginia, negli Stati Uniti. Sei i componenti dell’equipaggio che, invece, sono stati recuperati. L’imbarcazione esplosa batteva bandiera di Singapore e stava trasportando etanolo industriale. Era diretta da New York a Houston.

 

 

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