RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 58 - Testo della Trasmissione di venerdì 27 febbraio
2004
IL PAPA E
LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Sudan, si aggrava l’emergenza
umanitaria nella regione occidentale
del Darfur
Prosegue ad Haiti la
marcia dei ribelli verso la capitale
Nuove
polemiche sulla guerra in Iraq: prima dell’intervento bellico la Gran Bretagna
avrebbe spiato le conversazioni telefoniche di Kofi Annan
La Corea del Nord pronta a congelare il proprio programma
nucleare militare
27
febbraio 2004
GIUSTIZIA,
UGUAGLIANZA, LIBERTA’ E RISPETTO DELLE DIFFERENZE
PER
ASSICURARE ALLA BOSNIA ERZEGOVINA PACE E STABILITA’,
ANCHE IN
VISTA DI UN AUSPICABILE INGRESSO NELL’UNIONE EUROPEA:
COSI’ IL
PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DELLA BOSNIA ERZEGOVINA
PRESSO
LA SANTA SEDE, RICEVUTO PER LE LETTERE CREDENZIALI
“Solo la pace nella giustizia e nel rispetto reciproco,
solo la promozione del bene comune in un clima di autentica libertà sono condizioni
proficue per costruire un futuro migliore per tutti”: sono parole del Papa che,
questa mattina, ha ricevuto in Vaticano per le lettere credenziali il nuovo
ambasciatore della Bosnia Erzegovina presso la Santa Sede, il signor Miroslav
Palameta. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
Giovanni Paolo II ricorda le
difficoltà e le sofferenze causate dai recenti conflitti e le conseguenze che
ancora si pagano, come l’irrisolta questione dei profughi e degli esuli. “Non
possono essere lasciati soli”, afferma, aggiungendo che si devono “affrontare
situazioni di ingiustizia e emarginazione, garantendo a ciascun popolo della
Bosnia ed Erzegovina i rispettivi diritti e doveri, assicurando pari opportunità
in ogni ambito della vita sociale”. La via indicata è chiara: “strutture
democratiche in grado di contrastare la tentazione di prevaricare gli uni sugli
altri”. “La democrazia – spiega Giovanni Paolo II- va costruita con paziente
tenacia giorno dopo giorno, utilizzando strumenti e metodi sempre degni e
rispettosi di una società civile”.
L’incoraggiamento alla Bosnia
Erzegovina nel cammino di pace e giustizia raccomanda “un’effettiva uguaglianza
di tutti davanti alle leggi e un rispetto concreto del prossimo”. Le condizioni
di base sono parole impegnative come “perdono sincero” e “riconciliazione
autentica”, possibili – ribadisce il Papa- se la memoria viene “liberata dai
rancori e dagli odi scaturiti dalle ingiustizie subite” ma anche dai
“pregiudizi costruiti artificialmente”.
Così come nei viaggi, fatti nella
regione nell’aprile del 1997 e nel giugno del 2003, Giovanni Paolo II chiede ai
cattolici di essere “costruttori di speranza”. A tutti, e in modo particolare
ai politici, chiede di non ignorare le differenze esistenti, piuttosto di
“rispettarle considerandole un arricchimento comune e evitando che si
trasformino in pretesti per contese o, peggio, per conflitti”. E’ la sfida di
una società multietnica, multireligiosa e multiculturale, quale è la Bosnia ed
Erzegovina.
E Giovanni Paolo II, allargando
lo sguardo, sottolinea l’aiuto ancora atteso dalla comunità internazionale, che
ha avuto finora “un ruolo di grande rilievo”, e poi l’aspettativa di unirsi
agli altri Paesi europei per costruire una casa comune. Il suo è un auspicio
preciso: “possa questa aspettativa realizzarsi quanto prima”. “Questo lembo
d’Europa che per secoli ha sofferto potrebbe offrire il suo contributo per
un’unità che non è solo allargamento di confini ma crescita solidale nel
rispetto di ogni tradizione culturale e nell’impegno per la giustizia e la pace
nel continente e nel mondo”.
Ricordiamo che la guerra
nell’area della Bosnia-Erzegovina è durata quattro anni, dal 1992 al 1995, e ha
provocato 200.000 morti e 800.000 tra sfollati e profughi. Resta uno dei più
violenti e tragici conflitti scoppiati in Europa nel XX secolo. L'attuale sistema di governo della
Bosnia-Erzegovina, stabilito dagli accordi di Dayton, fa del Paese una delle
democrazie più complesse del mondo: il presidente condivide la carica con altri
due presidenti, eletti dalle rispettive comunità croata, musulmana e serba. Si
alternano alla guida dell'organo collegiale ogni otto mesi. I capi del governo
sono i tre presidenti del Consiglio dei Ministri che nominano insieme i membri
del Consiglio. Oltre a questo sistema di tripla presidenza, ci sono anche un
presidente della Federazione della Bosnia-Erzegovina e un presidente della
Republika Srpska.
**********
TELEGRAMMA
DI CORDOGLIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA
DEL
PRESIDENTE DELLA MACEDONIA TRAJKOVSKI:
IL SUO
DECISO IMPEGNO PER LA PACE – HA DETTO – POSSA CONTINUARE
AD
ISPIRARE LA NAZIONE MACEDONE
Il Papa
ha espresso in un telegramma il suo più profondo cordoglio per la scomparsa del
presidente dell’ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Boris Trajkovski,
deceduto ieri con altre 8 persone in un incidente aereo. Giovanni Paolo II
assicura le sue preghiere per tutte le vittime, che raccomanda alla
misericordia di Dio, e auspica che “il deciso impegno per la pace” del
presidente macedone “ispirerà la Nazione a procedere saldamente lungo il
sentiero del dialogo, del reciproco rispetto e della riconciliazione”.
“Sull’amato popolo della Macedonia – scrive infine il Pontefice – invoco i doni
divini della consolazione e della forza”.
LE CHIESE LOCALI LAVORINO ALL’INTEGRAZIONE EUROPEA,
CHE NON PUO’ CONCRETIZZARSI SENZA I
VALORI DEL CRISTIANESIMO:
COSI’ IL PAPA AI VESCOVI FRANCESI IN VISITA AD LIMINA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
L’Unione europea non può realizzarsi “a scapito” o
“contro” i “valori antropologici, morali e spirituali cristiani”: quegli
stessi valori che “nel corso dei secoli,
hanno largamente contribuito a formare le diverse nazioni europee e a tessere i
loro legami profondi”. E’ una delle affermazioni centrali del discorso rivolto
oggi da Giovanni Paolo II ad un nuovo gruppo di vescovi francesi ricevuti in
visita ad Limina.
Una
comunità di valori, che sia fondata sulla solidarietà, perché sia chiusa
definitivamente e “radicalmente” la pagina dei conflitti “che hanno
insanguinato il continente durante tutto il ventesimo secolo”. E’ questa
l’Europa del prossimo futuro verso la quale il Papa invita a tendere, esortando
le chiese locali “a impegnarsi sempre più fermamente in favore
dell’integrazione” continentale, così come nei secoli scorsi la Chiesa contribuì
all’unità continentale in campo culturale, educativo, sociale, caritativo e
sanitario. Un invito perentorio, quasi, quello del Papa, che di quei conflitti
ha conosciuto personalmente il dolore e la miseria e che oggi mette in guardia
gli europei del terzo millennio dal commettere gli stessi errori che portarono
a quelle tragedie. Oggi, “i rapporti tra i diversi Paesi - ha osservato in
proposito il Pontefice - “non possono basarsi unicamente su interessi economici
e politici” o su “alleanze di convenienza, che renderebbero fragile
l’allargamento in corso di realizzazione e che potrebbero condurre a un ritorno
delle ideologie del passato, che hanno ridicolizzato l’uomo e l’umanità”.
Una
vera “Europa dei popoli”, ha obiettato invece il Papa, non può che essere
“un’Europa della fraternità e della solidarietà”. Una “comunità di valori” in
grado di tenere in conto le differenze perché, ha detto, ha per prospettiva “la
promozione dell’uomo, il rispetto dei suoi diritti inalienabili e la ricerca
del bene comune, per la felicità e il benessere di tutti”. Giovanni Paolo II ha
poi toccato altri ambiti fondamentali per l’impegno pastorale della Chiesa
francese: il ruolo di riflessione proprio delle università cattoliche, il
dialogo interreligioso, i rapporti con le autorità civili e con i Paesi del
Terzo mondo, in particolare con l’Africa, la partecipazione dei cristiani alla
vita pubblica. Al riguardo, sfiorando un tema che nelle scorse settimane ha
catalizzato l’opinione pubblica francese, il Papa ha osservato che “la presenza
visibile della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose non rimette
per nulla in gioco il principio della laicità, né le prerogative dello Stato”.
**********
SULL’IDEA DI EUROPA, CATTOLICI
E ORTODOSSI RUSSI HANNO UNA VISIONE COMUNE: COSI’, AI NOSTRI MICROFONI, IL
CARDINALE WALTER KASPER,
DI RITORNO
DALLA VISITA A MOSCA
Un passo importante sulla via del dialogo tra cattolici e
ortodossi russi. E’ questo il significato della visita a Mosca del cardinale
Walter Kasper che nei giorni scorsi ha potuto incontrare il Patriarca Alessio
II e il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill. Per un bilancio della
visita in Russia, ecco la testimonianza del cardinale Walter Kasper, presidente
del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, raccolta
da Giovanni Peduto:
*********
R. – Come
sappiamo, ci sono state grandi tensioni con la Chiesa ortodossa russa e questo
viaggio doveva essere un primo passo su una strada probabilmente ancora lunga,
ma comunque è stato un passo importante: ha comportato un certo disgelo.
Abbiamo avuto uno scambio di opinioni e abbiamo trovato alcune soluzioni:
abbiamo stabilito una commissione mista, abbiamo concordato una collaborazione
europea e in campo accademico-teologico.
D. – Eminenza, cosa c’è alla base delle incomprensioni tra
le due Chiese?
R. – Si deve
fare una certa distinzione tra la gerarchia, che ha le sue posizioni molto
chiare, talvolta anche – per noi – un po’ dure, ma adesso si sta aprendo; e
dall’altra parte il popolo: il popolo a sua volta non è omogeneo, ma ho
incontrato molti cristiani ortodossi che vogliono la collaborazione, che
vogliono la comunione e l’unità e hanno soprattutto una certa nostalgia del
Santo Padre perché il Papa attuale gode di un’alta stima, anche fuori dalla
Chiesa cattolica e anche in Russia. Ci sono pesi storici: una divisione di
mille anni ha il suo peso; ci sono stati motivi di sfiducia, problemi
psicologici ... Il problema dogmatico di fondo è quello del Primato del Vescovo
di Roma e il problema concreto è il cosiddetto ‘proselitismo’ e quello della
Chiesa greco-cattolica in Ucraina, i cosiddetti ‘uniati’. E noi abbiamo parlato
di tutti questi problemi.
D. – Volgiamo
lo sguardo alle cose positive: quali accordi sono stati raggiunti?
R. – Il primo
accordo è quello che riguarda l’istituzione di questa commissione mista, il cui
compito sarà di verificare le accuse e le lamentele della Chiesa ortodossa
russa sul proselitismo e, laddove siano giuste, noi dobbiamo trovare cambiamenti
e stabilire regole di comportamento reciproco ... Questo è un primo punto, e
penso che sia un passo molto, molto importante. Il secondo accordo riguarda il
desiderio di collaborazione in Europa: le due Chiese, infatti, si rifanno agli
stessi valori umani e cristiani e in un’Europa sempre più secolarizzata c’è
bisogno di questa testimonianza comune. In terzo luogo, la collaborazione in campo
accademico-teologico, cioè prevedere uno scambio di professori e di studenti:
questo a lunga scadenza è il punto più importante, perché è necessario anche
cambiare la mentalità, il pensiero dei futuri preti ortodossi, e vogliamo
procedere appunto nel campo accademico. Sono stato accolto molto cordialmente
all’Accademia della Chiesa ortodossa russa.
D. – Sulla
difesa e promozione dei valori cristiani in Europa, c’è una visione comune tra
le due Chiese?
R. – Sì, ci rifacciamo agli stessi valori per quanto
riguarda la tutela della vita, la questione dell’aborto, dell’omosessualità,
del divorzio, dell’eutanasia, e via dicendo. Sono i valori del Vangelo e la
Chiesa ortodossa russa è molto fedele al Vangelo, in questi ambiti. D’altra
parte, la Russia vuole avere una certa influenza in Europa e questo non è
possibile senza la Chiesa ortodossa russa e senza la collaborazione tra la Chiesa
ortodossa russa e la Santa Sede, presente soprattutto nell’Europa occidentale.
Io sono molto contento di questa collaborazione in campo politico ed etico.
************
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto
in udienza anche il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli.
Il Papa ha quindi nominato
arcivescovo coadiutore di Antofagasta (Cile) monsignor Pablo Lizama Riquelme,
conservandogli il suo attuale incarico di Ordinario Militare per il Cile.
Mons. Pablo Lizama Riquelme è nato a Santiago del Cile il
4 giugno 1941 e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 6 luglio 1967. In seno alla Conferenza Episcopale del Cile ha
svolto vari incarichi; attualmente è presidente della Commissione nazionale per
la pastorale vocazionale e per il clero.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il
discorso di Giovanni Paolo II a Presuli della Conferenza Episcopale di Francia;
il Santo Padre ha esortato a costruire un'Europa dei popoli, fondata su una
comunità di valori, un'Europa della fratellanza e della solidarietà.
Il Papa ricorda il Nunzio
Apostolico Courtney, assassinato in Burundi, artefice convinto della
cooperazione tra gli Stati del Continente.
Sempre in prima, in evidenza il
titolo "Le ferite del mondo": corredata da foto eloquenti, una
riflessione sui drammi umani che, in questo tempo, stanno segnando Uganda,
Haiti, Medio Oriente ed Iraq. "Sono ferite profonde - si sottolinea -
causate dalle ingiustizie. E le vittime delle ingiustizie parlano da sempre lo
stesso linguaggio, il linguaggio del dolore".
Un approfondito articolo di
Giampaolo Mattei sulla Conferenza del Cardinale Angelo Sodano al Circolo di
Roma.
Nelle vaticane, nel discorso al
nuovo Ambasciatore presso la Santa Sede, il Papa ha sottolineato che in Bosnia
ed Erzegovina urge affrontare la questione irrisolta dei profughi e degli esuli
che attendono di rientrare nelle loro terre in piena sicurezza per condurvi una
vita dignitosa.
Nelle estere, Ex Repubblica
Jugoslava di Macedonia: lutto nazionale per la morte di Trajkovski; omaggio
commosso dell'Unione Europea.
Il telegramma di cordoglio del
Santo Padre.
Nella pagina culturale, un
articolo di Claudio Toscani in merito alla riedizione del saggio di Luigi Russo
sul poeta Salvatore Di Giacomo.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi della disoccupazione e delle pensioni.
=======ooo=======
27
febbraio 2004
A
SIRTE, IN LIBIA, IL VERTICE STRAORDINARIO DELL’UNIONE AFRICANA:
SUL
TAVOLO I PROBLEMI CRONICI DEL CONTINENTE,
DALLA
MANCANZA D’ACQUA AI CONFLITTI INTERNI
-
Intervista con Massimo Alberizzi -
“L’America deve rinunciare alla sua mentalità
colonialista nei confronti dell’Africa ed imitare l’Europa”. Parole del leader
libico, Gheddafi, che stamattina ha inaugurato a Sirte, in Libia, il vertice
straordinario dell’Unione Africana. All’appuntamento partecipano una quarantina
di capi di Stato e di governo, e con loro anche il presidente della Commissione
europea, Prodi. Impegnativi i temi in agenda, come ci riferisce Andrea Sarubbi:
*********
Accesso all’acqua, agricoltura, difesa comune,
soluzione dei conflitti interni: a metà strada tra il vertice dello scorso anno
in Mozambico e quello di luglio 2005 in Etiopia, il Continente torna a
confrontarsi con i suoi problemi cronici. Lo fa su invito di Gheddafi, che
ancora una volta – come nel ’99, quando l’Unione Africana ebbe inizio – ha
scelto di convocare il summit nella sua città natale, ma che nel frattempo –
come gli ha riconosciuto stamattina lo stesso Prodi – ha “fatto passi molto
audaci, riportando il suo Paese sulla scena mondiale”. L’Europa farà il suo
dovere, ha promesso Prodi, per riavvicinare l’Africa al resto del mondo. Uno
dei gesti più significativi, nel breve periodo, riguarda la creazione di un
fondo per l’acqua: meno di due africani su tre hanno accesso a quella potabile,
ed in alcune zone la percentuale è ancora minore. L’obiettivo di investire
sull’agricoltura, fissato lo scorso anno a Maputo, è lontanissimo dalla sua
realizzazione: anche perché - denuncia l’ultimo rapporto dell’Unctad, la
Conferenza dell’Onu per il commercio e lo sviluppo - le regole inique del
commercio internazionale e la dipendenza dalle monocolture stanno bloccando la
crescita. Mentre il problema della distribuzione delle risorse idriche è al
centro della giornata di oggi, domani sarà all’esame dei partecipanti il
progetto di creare una difesa comune. La stessa Unione Europea metterà a
disposizione fondi per finanziare una struttura di peacekeeping, sulla cui
composizione manca ancora un accordo: il progetto libico di un esercito unico,
contestato da molti leader nazionali, potrebbe cedere il passo a quello di una
forza multipolare, di stanza in cinque regioni del Continente.
*********
È il problema dell’acqua, dunque, a dominare i
dibattiti di oggi. Ne abbiamo parlato con Massimo Alberizzi, esperto di
questioni africane del Corriere della Sera:
*********
R. – In
Africa, l’acqua non è ripartita tra le varie popolazioni, ma ci sono anzi dei
problemi tribali sulla sua utilizzazione. È un problema fondamentale per la
stabilità del Continente. I grandi fiumi africani – parlo del Nilo, del Congo,
del Niger – attraversano vari Paesi: è chiaro che, se i Paesi a monte sottraggono
l’acqua ai Paesi a valle, questo genera conflitti. In Africa, chi non è vicino
ai fiumi ha poca acqua potabile.
D. –
Ricordi esplicitamente alcuni conflitti scoppiati in Africa per l’acqua?
R. –
Sì, ci sono stati conflitti tra il Sudan e l’Etiopia; tra Niger e Mali:
formalmente non era l’acqua il motivo scatenante, ma in realtà scoppiavano
proprio perché non si riusciva a trovare un accordo che garantisse ai Paesi a
valle di mantenere una sufficiente quantità d’acqua, che poteva essere
sottratta dai Paesi a monte.
D. – Un
altro aspetto che si esamina in questo vertice dell’Unione Africana è quello di
una possibile difesa comune. Secondo te è un obiettivo a portata di mano per
l’Africa di oggi?
R. – Io
ho dei grossi dubbi, perché molti Paesi africani sono attualmente in conflitto
tra di loro, o comunque hanno relazioni contrastate. È molto difficile arrivare
ad una politica comune, quando i regimi sono basati sulla forza.
*********
A
FRASCATI, TERZA EDIZIONE DI “MONDI RIEMERSI”,
DEDICATO ALLA COREA DEL SUD:
UN PERCORSO MULTIMEDIALE PER CONOSCERE LE
RICCHEZZE CULTURALI
DEI PAESI IN TERRA DI MISSIONE
- Intervista con padre Giovanni Zevola -
Far
riemergere una realtà come quella del sud del mondo, con le sue tinte forti e
spesso drammatiche, dalle nebbie di un interesse che non sia solo quello
suscitato dai media è un’operazione difficile. Ma è questa la scommessa alla
base dell’iniziativa che da tre anni viene puntualmente riproposta alla fine di
febbraio dai Missionari Oblati di Maria Immacolata, Congregazione fondata a
primi dell’Ottocento da Sant’Eugenio de Mazenod. L’iniziativa si chiama,
appunto, “Mondi riemersi” ed è in corso di svolgimento nella cittadina laziale
di Frascati. Dopo il Senegal e l’Uruguay, l’edizione 2004 della manifestazione
- che si concluderà domenica alle Scuderie Aldobrandini - punta i riflettori
sulla Corea del Sud.
Attraverso
un percorso fatto di immagini, arte, musica, esperienze e perfino gastronomia,
centinaia di persone, soprattutto studenti, hanno la possibilità di conoscere a
tutto tondo la cultura di Paesi che non sono solo terra di missione ma più
spesso custodi di tradizioni e di suggestioni millenarie. Il tutto in una cornice
di dialogo e di apostolato, quest’anno testimoniato da padre Giovanni Zevola,
missionario Oblato, che spiega, al microfono di Alessandro De Carolis, il tipo
di servizio che gli Oblati svolgono in Sud Corea:
**********
R. – Il grosso del nostro lavoro missionario va
all’attenzione nei confronti dei barboni. La parrocchia di per sé non ha ancora
la capacità di accogliere costoro, per cui uno di noi, padre Vincenzo, da
alcuni anni porta avanti un progetto, “Casa di Anna”, dove presta attenzione a
questi barboni, offrendo loro un pasto caldo la sera. Ci sono all’incirca 350-400
persone che vengono ogni sera. Ma al di là dell’aspetto dello sfamare, si dà
loro la possibilità di consulenza a livello psicologico – se volessero – a
livello spirituale, per qualcuno la possibilità di ritornare nel mondo del
lavoro se ce ne fosse la possibilità e ultimamente, dallo scorso anno, si
presta attenzione ai ragazzi di strada. Questo è un primo ambito. L’altro
ambito è l’attenzione ai lavoratori stranieri in Corea: la maggioranza sono
cinesi, poi c’è tutto il sud-est asiatico fino all’Africa, l’America Latina e
poi molti dai Paesi di quella che era una volta l’Unione Sovietica. Con loro si
fa molto lavoro sul piano sociale, prima di tutto di accoglienza, perché molti
di loro sono clandestini e quindi c’è bisogno talvolta di incontrare il datore
di lavoro, poi si affrontano problemi di salario, di assistenza medica, di
documentazione. Ma oltre a questo impegno sociale c’è la possibilità di
mostrare loro un aspetto di quella che è la Chiesa, perché la maggioranza di
questa gente non è cristiana. Speriamo così di essere un motivo di
evangelizzazione.
D. – Che tipo di rapporti avete con la Corea del Nord?
R. – Cerchiamo di coinvolgerci in quelle che sono le
attività tipiche della Chiesa coreana locale. Per esempio nella diocesi in cui
lavoro ci sono di tanto in tanto delle iniziative specifiche. Ricordo ad
esempio il 2002, quando lo stesso vescovo della diocesi si recò al nord,
portando con sé viveri, trattori per lo sviluppo del nord.
D. – I cristiani in Corea sono una minoranza. Quali sono i
rapporti con la religione di maggioranza: il Buddismo?
R. – Pur essendo in Asia, i cattolici sono il 9 per cento
della popolazione, i cristiani, in totale, raggiungono oltre il 25 per cento.
Quindi, un numero abbastanza considerevole. C’è un’immagine della Chiesa
abbastanza positiva per l’impegno che ha mostrato soprattutto nel campo sociale
negli anni passati. Per quanto riguarda il rapporto con il buddismo, devo dire
che è molto pacifico. Ci sono molte attività sostenute e dal buddismo e dal cristianesimo,
in specifico dalla religione cattolica. Ci ritroviamo insieme per vedere con
quali linee operative svolgere il nostro apostolato.
**********
IERI
POMERIGGIO PRESSO L’AULA MAGNA DELLA LUMSA,
LIBERA
UNIVERSITÀ MARIA SANTISSIMA ASSUNTA DI ROMA,
SI È SVOLTA
L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO 2003-2004
- Ai
nostri microfoni il prof. Giuseppe Dalla Torre, il cardinale Carlo Furno
e
Giuseppe Angelillis -
Ieri pomeriggio presso l’Aula Magna della Lumsa, Libera
Università Maria Santissima Assunta di Roma, si è svolta l’inaugurazione
dell’Anno Accademico 2003-2004. Alla cerimonia hanno preso la parola, tra gli
altri, il professo Giuseppe Dalla Torre, Magnifico Rettore di questo Ateneo, il
cardinale Carlo Furno, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore (e
presidente del Consiglio
d’Amministrazione della Lumsa), l’on. Enrico Gasbarra, presidente della
provincia di Roma. Il servizio è di Francesco Vitale.
**********
Il professor Giuseppe Dalla Torre ha presentato una
riflessione sulla situazione delle Università statali e non statali, e ha dato
un rapido bilancio dell’attività di questo ateneo nel trascorso anno
accademico. Che cosa spinge oggi gli studenti a scegliere la Lumsa? Ci risponde
lo stesso rettore:
“La nostra è un’università di tendenza, vale a dire che è
un’università che ha una linea ideale, che è quella dell’umanesimo cristiano,
entro il quale ricondurre tutti i saperi; ciò che da senso, che da unità, che
da quindi un particolare significato a quello che si apprende. Il piccolo è
bello: noi cerchiamo di essere un centro di eccellenza e l’eccellenza non si
raggiunge mai compiutamente una volta per tutte, ma siamo incamminati sulla
buona strada”.
Nonostante lo stato di travaglio in cui spesso vivono le
università italiane, la Lumsa si è fortemente rinnovata per stare al passo sia
con la riforma sia con le esigenze degli studenti. Con circa 7 mila iscritti,
infatti, l’offerta formativa della Lumsa è articolata su tre facoltà, con 20
corsi di laurea triennali, 13 corsi di laurea specialistica, 24 master e sette
corsi di perfezionamento. Fondamentale il ruolo dei docenti – circa 700 – come
dimostra la testimonianza di uno studente, Giuseppe Angelillis:
“Ho trovato subito insegnanti che vivono veramente quello
che fanno, lo fanno con il cuore e sicuramente ce lo trasmettono. Sono molto
disponibili: la Lumsa ha questa caratteristica, che ho subito riscontrato: la
disponibilità”.
Alla cerimonia era presente anche il cardinale Carlo
Furno, che ha dato avvio ai lavori rivolgendo la parola agli studenti:
“Gli studenti sono la causa finale, il perno di tutta
l’organizzazione universitaria, che suppone in essi serietà di propositi,
applicazione seria perché possano veramente sfruttare nel miglior modo
possibile, i tempi importanti della loro formazione intellettuale, che deve
sempre essere accompagnata da quella morale spirituale per la crescita
integrale della persona”.
**********
=======ooo=======
27
febbraio 2004
IL 27 FEBBRAIO DI QUARANTA ANNI FA LO STORICO
DISCORSO
DI PAPA PAOLO VI AGLI OPERATORI PASTORALI
DEGLI ZINGARI
- Servizio di Giancarlo La Vella -
**********
CITTA’ DEL VATICANO.= “Fede esemplare, distacco dal mondo,
obbedienza e fiducia in Dio, queste sono le qualità che riscontrerete fra le
pecorelle a voi affidate e che costituiscono la base per il vostro ministero”.
Sono le parole di Paolo VI, pronunciate il 27 febbraio 1964, mentre accoglieva
in udienza gli operatori pastorali fra gli zingari d’Europa. Parole profetiche,
queste, che mostrano come lo spirito missionario sia sempre stato la dimensione
profonda di Papa Montini, tanto da assumere il nome di Paolo, l’apostolo che
desiderò portare il Vangelo a tutte le genti. Esse testimoniano che la
Provvidenza, attraverso la sensibilità del Santo Padre, ha portato la Chiesa ad
incontrare gli zingari, traendoli dall’anonimato di una storia negata e
riconoscendoli suoi figli carissimi. Paolo VI – ha detto in questa ricorrenza
don Bruno Nicolini, da anni impegnato nella pastorale tra i gruppi Rom e Sinti
della diocesi di Roma – guardò alla condizione umana degli zingari, nell’ottica
di Dio e del suo disegno di salvezza: senza pregiudizi, né riserve seppe
portare a compimento i segni positivi del passato e preannunciare il futuro
degli zingari nella Chiesa. Questo discorso di Paolo VI ha aperto ad una nuova
pastorale, dove la priorità è data all’ascolto e quindi al dialogo, così
integrando l’originalità del messaggio evangelico nel cuore della vita e della
cultura di ogni popolo, come di ogni gruppo etnico, compresi, dunque, gli
zingari. Rimane aperta la domanda – si chiede don Nicolini – se le comunità
cristiane abbiano recepito l’esigenza di un nuovo rapporto con gli zingari,
secondo le linee tracciate da Paolo VI, dando testimonianza di una Chiesa
aperta all’accoglienza di tutti i suoi figli, senza la quale viene meno la
credibilità stessa dell’annuncio evangelico.
**********
IL
PREMIO NIWANO PER LA PACE 2004 È STATO
ASSEGNATO ALL’ARPLI,
L’ORGANIZZAZIONE INTERRELIGIOSA
DELL’UGANDA SETTENTRIONALE CHE
DA ANNI LAVORA PER UNA SOLUZIONE
PACIFICA DELLA CRISI NEL PAESE AFRICANO.
IL PREMIO SARA CONSEGNATO A TOKIO
IL PROSSIMO 11 MAGGIO
- A
cura di Flaminia Caldani -
**********
ROMA.= E’ l'organizzazione africana Arpli la vincitrice
della XXI edizione del Premio Niwano per la pace. Il suo nome, ha riferito un
portavoce del Premio in Italia, è stato scelto tra un migliaio di segnalazioni
giunte da 125 Paesi del mondo. L’Arpli - Iniziativa di pace dei leader
religiosi della regione ugandese dell’Acholi - è un’organizzazione dell'Uganda
settentrionale i cui membri, appartenenti a diverse religioni, tra cui
cristiani (cattolici, ortodossi e protestanti) ed islamici, lavorano insieme ad
un programma di non-violenza per far cessare il conflitto che da anni sta
martoriando il Paese. Sono impegnati in questa iniziativa circa 400 volontari
allo scopo di promuovere la pace ed assistere le vittime della guerra. Gli
scontri tra l’esercito del governo e i guerriglieri hanno provocato oltre un
milione di sfollati. Il premio, che consiste nella somma di 157.500 euro, sarà
consegnato il prossimo 11 maggio a Tokyo. La Fondazione Niwano ha istituito
l’omonimo premio internazionale per la pace nel 1983, per onorare e
incoraggiare i singoli individui e le organizzazioni, che hanno contribuito in
maniera significa-tiva alla realizzazione della pace nel mondo, attraverso il
dialogo interreligioso.
**********
IN SUDAN, SI AGGRAVA L’EMERGENZA UMANITARIA NELLA REGIONE OCCIDENTALE
DEL DARFUR. LA DIPLOMAZIA AMERICANA E
DELL’UNIONE EUROPEA AL LAVORO
PER TROVARE UN ACCORDO TRA GOVERNO DI
KHARTOUM E MOVIMENTI RIBELLI
KHARTOUM.= La contesa tra il
governo di Khartoum e i ribelli sudisti di John Garang sul prezioso territorio
petrolifero di Abiey, continua ad allontanare il consolidamento della pace in
Sudan, ma è nella regione occidentale del Darfur, che la situazione è davvero
critica. L’organizzazione umanitaria dei “Medici senza frontiere” (Msf) -
presenti nella regione con nove loro operatori e decine di volontari locali -
denunciano che “17 mila persone estremamente vulnerabili sono senza assistenza
nel Darfur”, nei piccoli centri agricoli di Krenik e Sisi. Mercoledì scorso, il
governo americano si è impegnato ad un finanziamento di 9,3 milioni di dollari
in favore degli oltre cento mila abitanti dello Stato. Una parte di questi sarà
resa immediatamente disponibile per alcune agenzie dell’Onu. A Naivasha, in
Kenya, continua intanto il dialogo tra l'Esercito di Liberazione del Popolo
Sudanese (Spla) di Garang ed il governo sudanese, ma è improbabile che l’11 marzo,
come previsto, possa essere veramente quella della firma, che il presidente
Bush si è detto pronto ad ospitare a Washington. Dal canto suo, l'Unione
Europea starebbe cercando di far sedere ad un tavolo di negoziati il governo di
Khartoum e le due fazioni principali della guerra nel Darfur (l'Esercito di
Liberazione del Sudan e il Movimento per la Giustizia e l'Eguaglianza). In un comunicato, la presidenza dell'Unione
Europea sollecita il governo sudanese a far finire le atrocità compiute nel
Darfur dalle milizie dell'etnia 'Janjaweed', che sarebbe rifornito di armi
proprio da Khartoum.
NON SI PLACA L’EPIDEMIA DI FEBBRE DENGUE IN
INDONESIA:
IN DUE
MESI, OLTRE TRECENTO MORTI E 17 MILA INFETTATI
GIAKARTA.= Non accenna a
regredire l’epidemia di dengue scoppiata due mesi fa in Indonesia. Il ministero
della Sanità ha diffuso oggi l’ultimo bilancio delle vittime che riporta 312
morti e 17 mila infettati in 24 delle 32 province indonesiane. Le autorità
mediche precisano che il virus, trasportato da una zanzara, ha colpito
maggiormente 12 province, dove si registrano 15 mila casi, e in particolare la
capitale Giakarta e sei distretti dell’isola di Java. Le epidemie di “dengue”
non sono affatto rare nel sudest asiatico, ma le dimensioni del contagio in
Indonesia stanno preoccupando seriamente la popolazione e le autorità locali.
Sono infatti quasi quadruplicati i morti per la grave febbre, nelle forme più
gravi anche emorragica, rispetto ai decessi registrati nello stesso arco di
tempo nel 2003. L’aumento delle precipitazioni potrebbe aver creato un ambiente
favorevole alla diffusione della zanzara che depone le sue uova in pozze
d’acqua stagnanti, ma gli esperti stanno conducendo delle analisi per accertare
se la particolare forza dell’epidemia sia dovuta ad una nuova mutazione del
virus. I più colpiti sono bambini e anziani. Il governo ha stanziato 50
miliardi di rupie (5,9 milioni di dollari) per operazioni di disinfestazione e
informazione della popolazione. (A.G.)
PROMUOVERE LA PACE NELLE ISOLE SALOMONE ATTRAVERSO
LA CULTURA:
E’ L’IMPEGNO PRESO DALLA SCUOLA CATTOLICA
“ST. JOSEPH” DELL’ISOLA DI TENARU,
CHE HA PROMOSSO UNO SPETTACOLO TEATRALE
INTERETNICO
HONIARA.=
La pacificazione sociale delle isole Salomone, arcipelago del Pacifico, passa
attraverso iniziative di riconciliazione, promozione del dialogo nella società,
fra i giovani a partire dalle scuole. Con questa motivazione, gli studenti
della St. Joseph Catholic School, sull’isola di Tenaru, hanno organizzato uno
spettacolo che è una vera testimonianza di pace. La scuola è formata da alunni
di differenti gruppi linguistici, etnici, religiosi provenienti da diverse
isole e province dell’arcipelago delle Salomone. Gli studenti hanno messo
insieme le loro tradizioni culturali, esprimendole in danze, canzoni, abiti
folcloristici, realizzando uno spettacolo che è stato presentato a Tenaru in
questi giorni e che girerà per l’arcipelago del Pacifico. Il professor Connelly
Sandakabatu, preside della St. Joseph Catholic School, ha spiegato all’agenzia
Fides che “l’espressione artistica è capace di mostrare la bellezza del
patrimonio culturale e della identità dei diversi gruppi, che viene condivisa e
recepita come una ricchezza per tutti. La nostra cultura va vissuta e condivisa
con gioia. La scuola – ha aggiunto – crede fermamente che, per promuovere la
pace e l’unità nazionale, gli studenti e le scuole devono imparare ad
apprezzare le reciproche differenze”. Le Isole Salomone stanno riemergendo da
un conflitto civile, durato due anni dal 1998 al 2000, che ha afflitto numerose
persone. La Chiesa locale è impegnata a cercare di ricreare fiducia
specialmente nei bambini e nei giovani, ancora segnati dalla violenza. (A.G.)
=======ooo=======
27
febbraio 2004
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In primo piano l’intricata
situazione di Haiti. La Francia ha lanciato un appello per promuovere la
formazione di un governo di unità nazionale senza il presidente Aristide, su
cui pesa – secondo Parigi – la responsabilità della situazione. Il nostro servizio:
**********
I ribelli alle porte della capitale ed il presidente di
Haiti, Jean-Bertrand Aristide, intenzionato a restare al potere fino alla fine del suo
mandato, nel 2006. E’ questo l’intricato scenario del Paese centroamericano
dove la popolazione è in preda al panico per l’imminente arrivo dei ribelli a
Port-au-Prince. Dopo aver conquistato la città di Cayes, i
rivoltosi hanno anche preso il controllo, stamani, di Mirebalais, a 57
chilometri dalla capitale. Durante la notte ripetuti saccheggi hanno provocato
colonne di fumo in direzione del palazzo presidenziale. Ma il presidente Aristide,
che ha recentemente ribadito la propria disponibilità a condividere il potere
con l’opposizione, non sembra intenzionato a dimettersi. Ed alla complessità
del quadro politico di Haiti si aggiungono le preoccupazioni della comunità
internazionale per la situazione umanitaria. L’Alto commissariato dell’Onu per
i rifugiati (Unhcr) ha ribadito il proprio appello agli Stati confinanti
affinché aiutino gli haitiani in fuga e l’Unicef ha esortato le parti in lotta
a risparmiare dalla distruzione gli ospedali e soprattutto le scuole perché
proprio queste strutture possono costituire un rifugio sicuro per i bambini.
**********
Alla vigilia della guerra in Iraq, mentre Londra e Washington
cercavano di convincere le Nazioni Unite ad accettare l’intervento militare
contro Baghdad, i servizi segreti britannici spiavano il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan. A sostenerlo è l’ex ministro britannico per gli aiuti
internazionali, la laburista Clare Short. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
“Se la notizia è vera, sono
pratiche illegali e devono cessare”: così il portavoce dell’Onu ha reagito alla
rivelazione dell’ex ministro britannico, Claire Short. Il premier britannico,
Tony Blair, non ha commentato l’accusa definendola però dannosa per la
sicurezza nazionale. Lo scandalo è esploso proprio mentre il Palazzo di Vetro
sta assumendo un nuovo ruolo di mediazione in Iraq: gli sciiti sono infatti
disposti ad accettare il rinvio delle elezioni suggerito dalle Nazioni Unite,
ma vogliono che il Consiglio di Sicurezza approvi una risoluzione allo scopo di
stabilire una data precisa entro l’anno in corso per tenere il voto. Questa
risposta scritta è venuta dallo stesso ayatollah al-Sistani, la massima
autorità religiosa locale. Sistani aveva chiesto che le elezioni si tenessero
prima del passaggio dei poteri previsto dagli americani per la fine di giugno.
Una recente missione dell’Onu ha decretato che non sono possibili per ragioni tecniche
e di sicurezza. L’ayatollah ha accettato il verdetto ma non sembra disposto ad
accettare i quindici mesi suggeriti dal governatore americano, Paul Bremer.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Sono stati ritrovati il corpo
del presidente macedone, Boris Trajkovski, e delle altre otto persone morte
nell’incidente aereo avvenuto ieri nel Sud della Bosnia. Secondo il vice
procuratore macedone, Roxanda Kserkesta, si può escludere ogni ipotesi di
attentato. L’area nella quale sono stati rinvenuti i resti del velivolo è un
campo minato lungo quella che era una delle linee del fronte della guerra bosniaca,
tra il ‘92 ed il ‘95.
Ore di tensione a Gerusalemme. La polizia israeliana ha
fatto irruzione sulla spianata delle moschee dopo che centinaia di palestinesi,
riuniti per la preghiera del venerdì, avevano lanciato sassi contro gli agenti
e contro il sottostante muro del Pianto. L’esercito israeliano ha inoltre
distrutto, a Betlemme, due case di miliziani di Hamas e altri due appartenenti
al movimento integralista palestinese sono stati arrestati, durante la notte,
dai militari dello Stato ebraico.
In Marocco, dove sono state interrotte le operazioni di
ricerca dei superstiti del sisma che ha recentemente colpito il Paese causando
la morte di 571 persone, la terra è tornata a tremare. La nuova scossa, che
fortunatamente non ha provocato vittime, è stata avvertita questa notte nel
Nord del Paese.
Shoko Asahara, il leader della
setta giapponese responsabile dell’attentato perpetrato
con il gas nervino nella metropolitana
di Tokyo il 20 marzo 1995, è stato condannato oggi
alla pena di morte per impiccagione. In quella drammatica circostanza morirono
dodici persone ed oltre 5 mila rimasero intossicate.
Forte sospetto di un nuovo focolaio
di influenza dei polli in Giappone. Il ministero dell’Agricoltura ha reso noto
che oltre 10.000 polli sono morti in un allevamento vicino Kyoto e che i primi
test hanno dato esito positivo sulla presenza del virus.
Il congelamento del programma nucleare militare della
Corea del Nord. E’ questo l’importante obiettivo dei negoziati, che si
concluderanno domani a Pechino, sulle ambizioni atomiche di Pyongyang.
Sull’andamento delle trattative, alle quali partecipano le due Coree, gli Stati
Uniti, la Cina, il Giappone e la Russia, ci riferisce Chiaretta Zucconi:
**********
La Nord Corea ha nuovamente
sollecitato gli Stati Uniti ad abbandonare la loro politica ostile prima che
Pyongyang rinunci ai suoi piani di sviluppo nucleare, e ancora una volta ha negato
di possedere attività per l’arricchimento di uranio. A complicare la
situazione, un improvviso colpo di scena: Cina e Russia si sono dette pronte ad
unirsi al piano di Seul che prevede la fornitura di aiuti energetici alla Nord
Corea, a condizioni che questa decida di congelare i suoi programmi atomici
militari. Il blocco a tre minaccia di mettere in minoranza le alleate d’acciaio
– Giappone e Usa – le quali hanno espresso comprensione per il piano,
rifiutando tuttavia di farne parte. E, in mattinata, le sei delegazioni hanno
ripreso il discorso lasciato malamente a metà ieri sera, dopo il rifiuto
americano-giapponese di accettare la bozza di dichiarazione presentata da
Pechino, poiché essa non contiene le parole “completo”, “verificabile” e
“irreversibile” a proposito dello smantellamento nucleare nordcoreano.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
**********
Zone di ‘emergenza umanitaria’. Così sono state
dichiarate dal Parlamento di Kampala le aree del Nord e dell’Est Uganda,
martoriate dai continui attacchi dei ribelli del sedicente ‘Esercito di
resistenza del signore’. L’assemblea ugandese ha deciso il provvedimento al
termine della discussione sul recente massacro nel campo profughi di Barlonyo,
nel distretto di Lira, dove sabato scorso oltre 250 civili disarmati sono stati
massacrati dai miliziani.
Il presidente della Zambia, Levy
Mwanawasa, ha annunciato oggi che la pena di morte contro 44 soldati implicati
nel colpo di Stato del 1997, sarà commutata in condanne che vanno da 10 fino a
25 anni di prigione.
Al via
oggi in Spagna la campagna elettorale in vista del voto legislativo del 14
marzo. Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano conservatore La Razon, il
Partito Popolare del premier Aznar otterrebbe il 42,2% dei voti, in vantaggio di
5 punti percentuali sul Partito Socialista di Rodriguez Zapatero, che si
attesterebbe al 36,11% dei consensi.
=======ooo=======