RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 56 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 25 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
Il 25 febbraio di un anno fa moriva Alberto Sordi:
ce ne parlano Gigi Proietti e le sorelle Kessler.
CHIESA E SOCIETA’:
Nuova scossa in Marocco mentre aumentano le
vittime
In Iran ai conservatori 156 dei 290 seggi al
Parlamento
Ottimismo all’apertura del secondo round di
negoziati a sei sulla crisi nucleare nordcoreana.
25
febbraio 2004
IL PAPA PRESIEDE IN
VATICANO I RITI DEL MERCOLEDI’ DELLE CENERI
PER L’INIZIO DELLA
QUARESIMA E INVITA A FAR SEGUIRE ATTI CONCRETI
AI GESTI ESTERIORI DI
PENITENZA: DIRE BASTA AL MALE,
CONDURRE UNO STILE DI
VITA SOBRIO, AIUTARE IL PROSSIMO,
DIFENDERE I BAMBINI
DALLE VIOLENZE
Giovanni
Paolo II ha presieduto questa mattina nella Basilica di San Pietro la
celebrazione della Parola nel Mercoledì delle Ceneri per l’inizio della Quaresima.
Il Papa ha invitato a vivere in modo profondo i gesti penitenziali di questo
periodo liturgico che hanno valore solo se manifestano la volontà di
allontanarsi dal male e di percorrere la strada del bene; quindi ha esortato a
condurre uno stile di vita all’insegna della sobrietà riducendo all’essenziale
le nostre necessità; poi ha ricordato il suo messaggio per la Quaresima in cui
chiede di difendere e proteggere i bambini nel mondo e di porre fine alle
violenze contro di loro. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Il
Papa benedice e impone le ceneri, segno della caducità e del limite della condizione
umana: un rito che sottolinea “la consapevolezza dell’uomo peccatore di fronte
alla maestà e alla santità di Dio” e
chiede di “tradurre in scelte
concrete l’adesione al Vangelo”:
“I gesti esteriori di penitenza hanno valore se sono espressione di un
atteggiamento interiore, se manifestano la ferma volontà di allontanarsi dal
male e di percorrere la strada del bene”.
Il
Papa commenta il Vangelo là dove Gesù esorta a pregare, a fare il digiuno e
l’elemosina nel segreto, perché il Signore vede nel segreto. “Laceratevi il
cuore e non le vesti”, dice il profeta Gioele. Di qui l’appello pressante che
viene dalla Quaresima a cambiare davvero vita. “Sta qui – ha detto il Papa – il
senso profondo dell’ascesi cristiana”. Ascesi è una parola che evoca l'immagine
del salire verso mete elevate.
“Ciò comporta necessariamente sacrifici e rinunce. Occorre, infatti, ridurre all'essenziale
l’equipaggiamento per non appesantire il viaggio”.
Bisogna
“essere disposti – ha continuato Giovanni Paolo II – ad affrontare ogni difficoltà
e superare tutti gli ostacoli per raggiungere l’obiettivo prefissato. Per
diventare autentici discepoli di Cristo – infatti – è necessario rinunciare a
se stessi, prendere la propria croce ogni giorno e seguirlo. E’ il sentiero
arduo della santità, che ogni battezzato è chiamato a percorrere”.
La
Quaresima è dunque un “tempo forte” di allenamento spirituale e di generoso
servizio ai fratelli. La Chiesa – nota il Pontefice – indica alcuni utili mezzi
per camminare su questa via: anzitutto l’umile e docile adesione al volere di
Dio accompagnata da un’incessante preghiera; e poi ancora l'astinenza, il
digiuno, la mortificazione e la rinuncia anche a beni di per sé legittimi in
vista dell’elemosina: si tratta di gesti concreti di accoglienza nei confronti
del prossimo.
E
a questo proposito Giovanni Paolo II ricorda il suo Messaggio per la Quaresima,
dedicato alle difficili condizioni in cui versano tanti bambini nel mondo. Cita
le parole di Cristo: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome
mio, accoglie me”. E chiede più solidarietà perché i bambini, soprattutto
quelli abbandonati a se stessi, siano difesi
e protetti:
“E’ questo un modo concreto di tradurre il nostro sforzo quaresimale”.
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Preghiera,
digiuno, elemosina sono dunque le tre dimensioni tradizionali della Quaresima.
Ne parliamo con il teologo Bruno Forte che da domenica prossima predicherà gli
esercizi spirituali in Vaticano al Papa e alla Curia. L’intervista è di
Giovanni Peduto.
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R. – Il cristiano non prega un
Dio astratto, lontano. Il cristiano prega in Dio, come ci insegna da sempre la
liturgia. Nello Spirito per il Figlio noi andiamo al Padre. Pregare per il
cristiano significa lasciarsi amare dal Padre; mettersi, dunque, in un
atteggiamento di ascolto, di docilità interiore. Significa anche portare al
Padre celeste tutto ciò che noi siamo, le nostre attese, le nostre speranze,
vivere la preghiera come sacrificio di lode e di intercessione. Significa
unirci a Gesù, nella Chiesa e il suo corpo nella storia, e nello stesso tempo
nella sequela della nostra vita. E significa aprirsi al soffio dello Spirito,
che fa nuove tutte le cose, al tempo stesso unendoci a Dio e aprendoci nella
libertà alle sue sorprese. Insomma, la preghiera nella Trinità è quella che dobbiamo
sempre più riscoprire, perché la nostra vita sia radicata nel mistero, una vita
ricca di dimensione contemplativa e proprio per questo profondamente presente
alla storia degli uomini.
D. – Veniamo al digiuno. Qual
è il suo significato profondo?
R. – Nella grande tradizione
spirituale il digiuno ha un senso escatologico, come quando si aspetta un
momento importante, un momento di festa. E’ come se passasse in secondo piano
il bisogno fisico di nutrirsi, perché si è come nutriti da questo desiderio e
da questa attesa. Così il digiuno nella grande tradizione cristiana è
soprattutto la dimensione dell’attesa del Signore, che viene con le sue
sorprese e l’apertura del cuore, spogliandosi di tutto ciò che è ostacolo, a
questo dono della sua venuta. Nel tempo quaresimale il digiuno è questo essere
pellegrini verso il grande dono della Pasqua e, dunque, riscoprire il bisogno e
il desiderio di Dio come anima profonda della nostra esistenza, disponendoci ad
essere vuoti di noi stessi, per essere pieni di Lui.
D. – Per elemosina si intende
comunemente “fare la carità”…
R. – Naturalmente l’elemosina
non è soltanto il semplice gesto di dare qualcosa, come spesso si può fare.
L’elemosina è un’attitudine del cuore. E’ un cuore umile, pentito,
misericordioso, compassionevole, un cuore che cerca di riprodurre nei rapporti
con gli altri quell’esperienza di misericordia che ciascuno di noi vive nel
rapporto con Dio. Ecco perché l’elemosina è attenzione, è concretezza, è
intelligenza, è discernimento, è dono. Tutte dimensioni che sono sperimentate
dal credente, quando contempla l’amore di Dio che lo accoglie e lo perdona.
D. – In Quaresima,
tradizionalmente, si praticano i cosiddetti “fioretti”…
R. – Credo che sia non solo
tradizionale, ma sia anche molto opportuno che questa tradizione si rinnovi
continuamente. Cosa significa il “fioretto”? Il “fioretto” è nel linguaggio
della grande tradizione ebraica una mitzwa. Mitzwa è una parola
che in ebraico significa “il compimento del precetto”, cioè un gesto piccolo,
umile, in cui si esprime un sì profondo del cuore a Dio nell’amore e proprio
per questo un sì profondo del cuore all’altro, soprattutto a chi ha bisogno.
Ecco perché il fioretto è il linguaggio dell’amore. Ecco perché più che mai c’è
bisogno di fioretti, perché più che mai c’è bisogno di parlare il linguaggio
dell’amore e della fede al nostro Dio e a quelli che ci sono, in Lui, compagni
e fratelli nella strada della vita.
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IL
CORDOGLIO DEL PAPA PER IL DRAMMATICO TERREMOTO IN MAROCCO:
OLTRE
560 I MORTI
Giovanni Paolo II ha espresso il suo profondo cordoglio
per le vittime del “tragico terremoto” che ieri ha colpito le regioni
nordorientali del Marocco. Finora si parla di oltre 560 morti. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato
Angelo Sodano, il Papa si associa nella preghiera al dolore delle famiglie e
del popolo marocchino colpito da questo dramma chiedendo a Dio di accogliere
nel suo Regno le vittime e di recare conforto e coraggio ai feriti, ai cari e
ai soccorritori. Il Papa auspica infine che si promuovano gesti di solidarietà
per alleviare il dolore dei fratelli e delle sorelle in umanità.
LETTERA DEL PAPA AI VESCOVI DEL BRASILE
PER LA
“CAMPAGNA DI FRATERNITA’”, CHE SARA’ PRESENTATA OGGI A BRASILIA
NELLA
SEDE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE, PRESENTI I MINISTRI DELL’AMBIENTE E PER LO
SVILUPPO SOCIALE E LA LOTTA ALLA FAME
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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Un appuntamento che si rinnova in Brasile da quarant’anni,
in occasione della Quaresima. Un’occasione – sottolinea Giovanni Paolo II nella
sua Lettera – che si offre ad ogni cristiano per “riflettere in modo
particolare su varie situazioni sociali del popolo brasiliano che richiedono
maggiore fraternità”. E quest’anno il tema scelto per la Campagna è l“Acqua,
fonte di vita”. Un elemento che riveste, come tutti sappiamo un’importanza
vitale per uomini, animali e piante, che condiziona la vita sulla terra, anche
per il suo “potere di lavare e purificare”. Per questo - ricorda il Santo Padre
- nella Sacra Scrittura l’acqua è considerata come simbolo di purificazione
morale”. “Dono di Dio”, l’acqua è dunque “un diritto di tutti”, ma “l’acqua non
è una risorsa illimitata” ed è necessario - scrive il Papa – porre attenzione
ai problemi ricorrenti per la sua evidente scarsità in molte parti del mondo, e
non solo in Brasile.” “Il suo uso razionale e solidale esige una collaborazione
di tutti gli uomini di buona volontà con le autorità governative, per
conseguire una protezione efficace dell’ambiente”. Occorre pertanto “stabilire
– raccomanda Giovanni Paolo II - criteri solidi basati sul valore della vita e
sul rispetto dei diritti e della dignità di ogni essere umano”. E per questo il
Papa invita le diverse istanze della società civile ad unirsi ai vescovi cattolici
del Brasile e alle altre Chiese e organizzazioni religiose e non religiose per
“garantire che l’acqua permanga, di fatto, fonte abbondante di vita per tutti”
In particolare due questioni preoccupano la Chiesa in
Brasile, l’inquinamento dei fiumi e la privatizzazione di questo bene, come
spiega mons. Odilo Pedro Scherer, vescovo ausiliare di San Paolo del Brasile,
al microfono di Manoel Tavares.
R. – Noi vediamo da una parte che le risorse d’acqua, che
sono abbondanti ma non sono inesauribili, sono a rischio di essere contaminate,
inquinate anche nelle zone dove si direbbe che ciò è impossibile, come in
Amazzonia, dove tante volte elementi chimici hanno inquinato l’acqua di immensi
fiumi; d’altra parte, la preoccupazione nostra è la privatizzazione delle
acque: questo metterebbe a rischio la possibilità di tutti di avere accesso
all’acqua, e questo preoccupa perché in tante parti del Brasile, ma anche del
mondo, l’acqua è un bene prezioso che è messo sul mercato e obbedisce alle
leggi del mercato, mentre noi crediamo che la questione dell’acqua debba andare
oltre, non è semplicemente un bene di consumo, ma è un bene al quale tutti gli
esseri umani hanno diritto, anche se non hanno i soldi. Perciò, questa Campagna
della Fraternità propone questo tema che senz’altro coinvolgerà tutta la
società.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Salire lungo il sentiero arduo della santità": Giovanni Paolo
II inaugura la Quaresima con l'imposizione delle ceneri, invitando il
popolo di Dio a percorrere un cammino di preghiera, di penitenza e di
autentica ascesi cristiana.
Sempre in prima, il telegramma
di cordoglio del Papa per le vittime del terremoto che ha duramente colpito le
zone settentrionali del Marocco.
Nelle vaticane, una pagina in
occasione della pubblicazione del volume "Pontificia Accademia
Ecclesiastica Terzo centenario (1701-2001)"; al riguardo un approfondito
contributo dell'Arcivescovo Nikola Eterovic, dal titolo "Scuola dei Diplomatici
della Santa Sede".
Nelle estere, in rilievo la
notizia dell'eccidio di civili nella regione del Katanga, nella Repubblica
Democratica del Congo.
Iraq: s'intensifica il
dibattito sul ruolo delle Nazioni Unite.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Le atroci verità delle 'case
dei morti' ": a Cremona una rassegna di fonti documentarie sui Gulag
sovietici, una delle pagine più tragiche della storia del ventesimo secolo.
Nelle pagine italiane, in primo
piano i temi delle riforme e della giustizia.
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25
febbraio 2004
AIUTARE
L’IRAQ A SUPERARE LA CRISI DEL DOPO GUERRA:
QUESTA
LA PRIORITA’ SECONDO IL NUOVO GOVERNATORE DI NASSIRIYA,
BARBARA
CONTINI
Sempre
estremamente difficile la situazione in Iraq. Oggi nuove violenze nel nord. Un
alto responsabile della polizia irachena ed un ex generale dell’esercito di
Saddam Hussein sono stati assassinati stamani a Mossul, in due distinti
agguati. Lo rivela la polizia irachena. Si tratta dell’ennesimo episodio che
prova quanto sia arduo per l’amministrazione provvisoria assicurare al Paese
una pacifica transizione verso le prime elezioni democratiche e la
realizzazione di un apparato istituzionale che rappresenti le varie entità
presenti in Iraq. Quale la strada verso la normalizzazione? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto a Barbara Contini, neo-governatore della provincia di Dhi Qar,
raggiunta telefonicamente a Nassiryia:
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R. – Penso che ci vorrà molto tempo e ci sarà una lunga
fase di transizione. Per ora, noi siamo qui come coalizione provvisoria fino al
30 giugno e faremo di tutto per mantenere alto il livello di sicurezza e faremo
di tutto per dare la possibilità di dare una buona linea di sovranità al popolo
iracheno il 1° luglio.
D. – Per alcuni osservatori, le prime elezioni del
dopo-Saddam saranno un passo decisivo per realizzare un Iraq ‘auto-gestito’,
per così dire: quando sarà possibile organizzare le consultazioni, e quali i
termini per organizzarle?
R. – Il 30 giugno, sicuramente si potrà incominciare a
parlare con il nuovo governo iracheno locale, che prenderà possesso il 1°
luglio della sovranità del Paese, e si potranno cominciare – ovviamente – tutti
i discorsi di transizione e di registrazioni per il 2005, in accordo totale con
il rapporto dell’Onu.
D. – Dopo l’attentato di Nassiriya al contingente
italiano, c’è ancora difficoltà ad instaurare rapporti di vicinanza con la
gente? Ecco, quanto è importante guadagnare la fiducia degli iracheni?
R. – Io trovo che i nostri soldati italiani stiano facendo
un ottimo lavoro di ordine pubblico e di presenza capillare sul territorio.
Questo è fondamentale per la popolazione, perché la popolazione capisce che i
soldati sono in mezzo a loro e quindi lavorano con loro e girano con loro. E’
una cosa positiva, un segno positivo.
D. – L’Iraq è un mosaico di fazioni etniche, politiche,
religiose ... come rispondere a istanze così diverse?
R. – Come tanti Paesi arabi, e anche orientali o africani,
è vero: qui è veramente un mosaico di tribù, di lingue, di popolazioni una
diversa dall’altra. Però, è importante riuscire ad avere un dialogo con tutti.
D. – L’Iraq, secondo lei, ha più bisogno di un intervento
politico o umanitario?
R. – Sinceramente, di tutti e due perché questo Paese è
stato martoriato non solamente dal problema dell’embargo e dagli aiuti
umanitari degli ultimi decenni, ma anche dal problema di non avere mai avuto la
possibilità di una classe dirigente preparata, perché purtroppo è rimasta
ignorante e non è riuscita a farsi valere durante il periodo di Saddam.
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UN
ANNO FA MORIVA ALBERTO SORDI.
IERI
LA COMMEMORAZIONE IN CAMPIDOGLIO
Il 25
febbraio di un anno fa moriva Alberto Sordi, il grande attore che attraverso
200 film ha raccontato i personaggi semplici del dopoguerra italiano. Da quelli
più simpatici come in “Un americano a
Roma” a quelli più drammatici come il protagonista di “Un borghese piccolo
piccolo”. Nella capitale, l’appuntamento è per stasera all’Auditorium con la
proiezione di un film del regista Sarno dal titolo “Ciao Alberto. L’altra
storia di un italiano”. In progetto anche l’apertura di una mostra in programma per l’estate ed un museo a lui
dedicato. Un suo ritratto nel servizio di Benedetta Capelli.
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“Io non magno maccheroni. Io sono americano, sono.
Americano. Maccherone, m’hai provocato ed io te distruggo adesso, io me te
magno. Ahm!”
(musica)
L’immagine di Nando Meniconi, patito dell’America e del
Kansas City, che si butta su un piatto di pasta è quella più ricorrente ed
immediata, pensando a Sordi. Eppure, la sua lunga carriera evoca mille volti,
in una carrellata infinita dell’italiano medio, burlone, furbesco ma a volte
miseramente buggerato. Un artista che, per Gigi Proietti ha il merito di aver
creato una tipologia e un genere proprio...
“Lui ha fatto un’operazione straordinaria, non so quanto
consapevolmente: ha ripreso i suoni del dialetto romano di allora e l’ha
fissato. Uscendo dal cinema la prima volta noi già parlavamo così. Non ci
rendevamo conto che forse parlavamo come prima, ma il nostro linguaggio era
filtrato da un filtro straordinario. Straordinario perché era riuscito a
captare l’anima di queste cose. E Sordi io lo ringrazio da attore, perché è
stato un vero attore popolare per come intendo io. I suoi personaggi erano
quasi tutti maschere. C’è stato soltanto un altro così grande, anche se
diverso, perché era maschera egli stesso: Totò”.
La sua spiccata romanità, segno di un forte amore per la
capitale, non lo rese però un attore prettamente romano. In alcuni film
diventava un semplice accenno, un segno di confidenza con il pubblico. Risata
fragorosa, intercalare interrogativo qualcuno diceva di lui che fosse avaro ma
soprattutto le donne smentiscono. Il ricordo delle sorelle Kessler...
“Era sempre allegro, veramente molto allegro, un
professionista. Ballava molto bene, anche se voleva fare il goffo. Nella vita
privata ci faceva sempre ridere, perché ogni frase che diceva era un
interrogativo: “No?”, come a dire “ho ragione o no?”. Quando si andava a cena
insieme pagava sempre lui”.
(musica)
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25
febbraio 2004
ANCORA
UN MASSACRO NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:
ALMENO
CENTO CIVILI UCCISI NELLA REGIONE DEL KATANGA. IN UN MEMORANDUM INDIRIZZATO AL
SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, I PRESULI DEL PAESE AFRICANO
CHIEDONO
ALLE NAZIONI UNITE DI PROMUOVERE UNA CONFERENZA
INTERNAZIONALE SULLA MARTORIATA REGIONE DEI
GRANDI LAGHI
- A
cura di Alessandro Gisotti -
KINSHASA.= “E’ arrivato il momento di tenere una
conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi sotto l’egida delle
Nazioni Unite e dell’Unione africana”. A chiederlo, a viva voce, sono i presuli
della Repubblica democratica del Congo, che in un memorandum inviato al
segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, formulano una serie di proposte per
pacificare la regione martoriata da cinque anni di conflitto, che ha causato
tre milioni di morti. Violenze inaudite che proseguono, purtroppo, senza sosta:
la Bbc riferisce oggi di un massacro avvenuto nei giorni scorsi nella provincia
meridionale del Katanga, dove sarebbero stati uccisi almeno cento civili
inermi. Tragica notizia confermata dalla Monuc, la Missione delle Nazioni Unite
in ex Zaire. Malgrado
gli accordi raggiunti tra i governi belligeranti, in quella che è stata
definita la Prima guerra mondiale africana, i presuli denunciano “la persistenza
dei combattimenti” nella regione orientale del Congo. D’altro canto, prosegue
il memorandum, è evidente “che i Paesi aggressori sono strumentalizzati da
potenze straniere che forniscono sostegno politico, finanziario e militare”.
Nella regione dei Grandi Laghi, avvertono, circola “una quantità impressionante
di armi che alimentano i conflitti” e sono “fonte permanente di insicurezza”.
L’Onu – sostengono i vescovi
- deve spingere le parti belligeranti alla firma di un
dichiarazione solenne di pace mirata alla smobilitazione delle milizie ancora
attive. Né dovranno mancare delle severe sanzioni per quanti cercheranno di
riaccendere le ostilità. Tra queste sanzioni, si legge nel memorandum,
bisognerà contemplare anche la messa al bando dei movimenti responsabili di
violazioni dell’accordo e la possibilità di aprire una causa contro i dirigenti
dei miliziani dinnanzi alla Corte Penale Internazionale. Per dare nuova
speranza al popolo congolese, la conferenza episcopale del Paese africano
chiede all’Onu di promuovere un vertice per porre fine allo sfruttamento
indiscriminato delle risorse economiche congolesi. Propone inoltre
l’istituzione di un Fondo internazionale di solidarietà per ricostruire
ospedali, case e infrastrutture distrutte dalla guerra. Per ridurre al minimo
le possibilità di una guerra con gli Stati confinanti, i vescovi chiedono
infine alle Nazioni Unite di favorire la creazione di un tavolo di
concertazione permanente tra i capi di Stato di Rwanda, Burundi, Uganda e
Repubblica democratica del Congo.
OGGI POMERIGGIO A ROMA,
INCONTRO DELLA COMMISSIONE CONGIUNTA ISLAMO CATTOLICA SUL TEMA: EVITARE
GENERALIZZAZIONI, CAPACITA’ DI AUTOCRITICA
NEL
RAPPORTO CON LE ALTRE RELIGIONI E COMUNITA’
CITTA' DEL VATICANO.= La Commissione congiunta del Pontificio
Consiglio per il dialogo interreligioso e del Comitato permanente di Al-Ahzar
per il dialogo con le religioni monoteistiche - istituita nel 1998 - si
riunisce oggi a Roma sul tema: “Evitare generalizzazioni relativamente ad altre
religioni o comunità, capacità di autocritica”. L’incontro – informa il Vatican
Information Service – prevede una sessione pubblica presso il Pontificio
istituto di studi arabi e di islamistica. Nel
1998, fu concluso un accordo speciale con l'istituto Al-Azhar, fondato
su contatti già esistenti, ed in ragione della storia millenaria di questa
istituzione e della sua rappresentatività presso i musulmani di tutto il mondo.
Secondo l'arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso, obiettivo della Commissione congiunta “è
promuovere la ricerca dei valori comuni, operare insieme per la promozione
della giustizia, della pace e per il rispetto delle religioni. Questa
istituzione rappresenta, inoltre, un centro di scambio di interessi comuni,
quali la difesa della dignità e dei diritti umani, e la promozione della
conoscenza e rispetto reciproci fra cattolici e musulmani”. L’arcivescovo
Fitzgerald e lo sceicco Fawzy al-Zafzaf, presidente del Comitato permanente di
Al-Azhar per il dialogo con le religioni monoteistiche, sono co-presidenti
della Commissione congiunta. Se necessario, esperti sono invitati a partecipare
agli incontri. La Commissione Congiunta si riunisce una volta l'anno,
alternativamente al Cairo e a Roma, solitamente intorno alla data del 24
febbraio, in ricordo della storica visita di Giovanni Paolo II all’Istituto
Al-Azhar il 24 febbraio 2000. (A.G.)
RAFFORZARE
LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PER CONTRASTARE
LA
DIFFUSIONE DELL’AIDS: E’ L’IMPEGNO PRESO IERI A DUBLINO
DAI
GOVERNI DEI PAESI EUROPEI E DELL’ASIA CENTRALE, RIUNITI IN UNA
CONFERENZA INTERNAZIONALE PROMOSSA DALLA
PRESIDENZA
IRLANDESE DELL’UNIONE EUROPEA
- A cura di Enzo Farinella -
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DUBLINO. = Sullo sfondo dell’emergenza globale dell’Aids,
con 40 milioni di persone infette da tale male, di cui il 90 per cento in
nazioni in via di sviluppo e il 75 per cento nell’Africa Equatoriale, i
rappresentanti dei Paesi europei e dell’Asia centrale, per l’incontro indetto a
Dublino dalla presidente irlandese dell’Unione Europea, hanno deciso che è
tempo di agire con decisione per far fronte alle minacce poste da questa
epidemia. Povertà, disoccupazione, sottosviluppo e ignoranza vengono additati
come i principali fattori che hanno contribuito e contribuiscono alla
diffusione del morbo. Tra le principali conclusioni raggiunte a Dublino vengono
elencate la necessità che governi e organizzazioni non governative lavorino
insieme per un’azione più efficace nel fronteggiate quest’epidemia; cercare che
entro il 2005 almeno il 90 per cento dei giovani tra i 15 e i 24 anni abbiano
accesso a informazioni, istruzione e servizi necessari per sviluppare la
conoscenza, che possa permettere loro di ridurre la loro esposizione a
infezioni e curarsi opportunamente.
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“LA PIETRA SCARTATA E’ ORA
PIETRA ANGOLARE”: E’ IL TITOLO
DEL SUSSIDIO LITURGICO-PASTORALE REALIZZATO DALLA
CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA PER IL PERIODO QUARESIMALE
ROMA.
= “La pietra scartata ora è pietra angolare” è il titolo del sussidio della Cei
per l’animazione liturgico-pastorale per la Quaresima 2004. Il sussidio si
divide in tre parti e si apre con la presentazione di mons. Giuseppe Betori,
segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Il documento intende
offrire alcuni strumenti a sostegno del cammino di fede delle comunità
cristiane. Tra le novità del sussidio la proposta di uno schema di Via Crucis
preparato dai giovani dell’ufficio di pastorale giovanile dell'arcidiocesi di
Toronto. “Dalle pietre delle tentazioni alla pietra rotolata
via dal sepolcro – scrive mons. Betori nella presentazione del sussidio - il
cammino quaresimale trova il suo senso dall’esito, che è appunto la Pasqua del
Signore, la vittoria di Cristo sulle durezze del peccato e della morte”. Questo
cammino, prosegue, “noi lo compiamo con Gesù, che vuole condurre pubblicani e
peccatori, figli prodighi e fratelli recalcitranti nella casa del Padre, casa
di pietra solida e accogliente, casa edificata dal cuore di un Dio che genera
figli e perciò fa nascere una festa che ha l’amore come unico confine”. (A.G.)
LA
FONDAZIONE DON GNOCCHI INAUGURA A ROMA, SABATO PROSSIMO,
UN NUOVO CENTRO DI ASSISTENZA E
RIABILITAZIONE PER DISABILI
ROMA. =
Sabato prossimo a Casal del Marmo, in provincia di Roma, si svolgerà la cerimonia
d’inaugurazione del centro “Santa Maria della Provvidenza”, che la fondazione
don Gnocchi ha acquistato, recentemente, dalla piccola casa della provvidenza
‘Cottolengo’. Il programma prevede la solenne concelebrazione eucaristica
presieduta del cardinale segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano. La
cerimonia si svolgerà in coincidenza con il 48.mo anniversario della morte del
venerabile don Carlo Gnocchi. (F.C.)
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25
febbraio 2004
- A cura di Fausta Speranza -
Questa mattina presto una nuova scossa di terremoto, di
magnitudo 4,3 della scala Richter, è stata avvertita nella stessa provincia di
Al Hoceina, nel nord est del Marocco, colpita ieri dalla scossa di 6 gradi
sulla scala Richter. Intanto, aumenta il numero delle vittime, come spiega il
nostro servizio:
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Fonti ufficiali parlano di 564 morti e trecento feriti ma
un membro del Comitato della società civile, creato dalle Organizzazioni non
governative della regione per coordinare i soccorsi, parla di circa mille morti
denunciando la scoperta di altri cinque villaggi, abitati ciascuno da un
centinaio di persone, rasi al suolo dal sisma. Da parte sua, la Commissione
Europea ha deciso di stanziare 500 mila
euro a favore del Marocco per finanziare
operazioni di aiuto. Bruxelles ha deciso anche l'invio sul posto di tre
esperti europei, di cui uno in rappresentanza della commissione, per coordinare
il lavoro delle squadre di soccorso inviate da 14 stati membri, alle quali se
ne aggiungeranno altre organizzate dai paesi
candidati ad entrare nell’Unione. D’altra parte, la solidarietà della
comunità internazionale si è già materializzata con l’arrivo di squadre di
soccorritori ma le difficoltà non sono da poco. Il problema maggiore è la
mancanza di materiale adeguato per la rimozione delle macerie e per la ricerca
dei sopravvissuti. E’ difficile anche la situazione sanitaria: l’ospedale del
capoluogo non riesce più a far fronte al flusso dei feriti che vengono evacuati
nelle città vicine. Il centro di Ait-Kamra è stato completamente distrutto
insieme con altri cinque villaggi della stessa area. Ed e' probabile che anche
nelle decine di altri minuscoli centri sparpagliati sulla catena montagnosa del
Rif, che domina il Mediterraneo, il terremoto abbia distrutto le case di argilla
e paglia.
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In Uganda, drammatica svolta, con l’uccisione di un uomo,
nella manifestazione iniziata pacificamente a Lira, nell'area insanguinata
dalla guerriglia del sedicente ‘Esercito di Resistenza del Signore’. Migliaia di
persone si erano radunate nello stadio John Aki-Bua per esprimere sdegno per il
massacro di 239 persone, avvenuto sabato scorso in un campo profughi poco
distante proprio ad opera dei ribelli, e per lanciare un appello all’Onu. Sembra
che un gruppo di teppisti di etnia Langi abbia cominciato ad insultare ed
attaccare un gruppo di ocholi, la tribù predominante nel nord dell'Uganda da
cui provengono tutti i ribelli. Uno è rimasto ucciso.
Fonti diplomatiche al Cairo confermano stamattina che
Washington ha deciso di prolungare le limitazioni dei viaggi in Libia per i
cittadini americani, che ieri dovevano essere abolite. La decisione è stata
presa dopo le dichiarazioni fatte ieri dal primo ministro libico, Shukri
Ghalem, secondo il quale Tripoli, non ammettendo alcuna responsabilità per la vicenda
Lockerbie, avrebbe pagato le compensazioni alle famiglie delle vittime soltanto
per “comprare la pace”. La notizia della decisione di Washington segue anche la
richiesta fatta dal Foreign Office di Londra al governo libico di chiarimenti
sulla dichiarazione del primo ministro Ghalem.
Mentre davanti alla Corte dell’Aja proseguono le udienze
sulla legalità del ‘muro’ israeliano, le autorità militari dello Stato ebraico
hanno annunciato a Gerusalemme un significativo alleggerimento della ‘barriera
di sicurezza’ in costruzione attorno alla Cisgiordania. Secondo fonti
dell’esercito israeliano, la barriera, costruita da Israele per impedire
l’infiltrazione di terroristi kamikaze nel Paese, avrà effettivamente la forma
di muro lungo 37 chilometri, 29 dei quali intorno a Gerusalemme, e non più
lungo 80 chilometri come inizialmente previsto. Il resto della barriera sarà
costituito prevalentemente da reti metalliche collegate a sensori elettronici.
Intanto, in scontri a Ramallah tra truppe israeliane e dimostranti palestinesi,
sembra siano rimaste ferite 19 persone, una delle quali in modo grave. Inoltre,
soldati israeliani avrebbero tratto in arresto il vice-direttore della Cairo-Amman
Bank.
In Iran, secondo i risultati definitivi delle elezioni di
venerdì scorso, i conservatori si sono aggiudicati la maggioranza in Parlamento
guadagnando 156 seggi su 290. Intanto, il presidente del Parlamento iraniano
uscente, Karrubi, fa sapere di non partecipare al ballottaggio per riottenere
un seggio nell’assemblea. Karrubi è il leader dell'Associazione del clero
combattente, organizzazione di religiosi riformisti moderati che aveva deciso
di partecipare alle elezioni nonostante la bocciatura di quasi un terzo dei
candidati, mentre la maggior parte dei partiti riformisti aveva deciso di non
partecipare. Ieri, per protesta sull’andamento del voto, altri incidenti con
alcuni feriti sono avvenuti nella città di Ardar, dopo quelli che sabato, nel
sud-ovest del Paese, avevano provocato 8 morti e una trentina di feriti.
Intanto, è stato duro il discorso fatto dal premio Nobel
per la Pace 2003, l’iraniana Shirin Ebadi, avvocato e attivista per il rispetto
dei diritti umani, in un'audizione davanti ad una commissione
dell'Europarlamento. “Se aveste dimostrato la stessa determinazione avuta sul
nucleare anche sul rispetto della democrazia e dei diritti umani – ha detto – i
risultati delle elezioni in Iran non sarebbero stati quelli che abbiamo visto”.
Della lotta internazionale contro il terrorismo, la Ebadi ha sottolineato che è
giusta e legittima ma che “deve avere luogo nell’ambito delle risoluzioni
dell’Onu e “non deve diventare pretesto per limitare le libertà dei singoli e i
diritti fondamentali dell'uomo”. Ha inoltre affermato che se si vuole estirpare
il terrorismo non basta lottare e imprigionare i terroristi ma bisogna estirparne
le radici e cioè l’ingiustizia, la discriminazione.
Il presidente haitiano, Jean-Bertrand Aristide, ha rivolto
un nuovo appello alla comunità internazionale affinché intervenga “con urgenza”
al fianco del “legittimo governo” dell’isola caraibica, avvertendo che, in caso
contrario, “potrebbero morire migliaia di persone” e potrebbe verificarsi un
“esodo di profughi verso la Florida”. Aristide ha parlato nel corso di una
conferenza stampa a Port-au-Prince, poche ore dopo che l’opposizione politica
aveva respinto il piano di pace proposto dalla missione diplomatica
internazionale. Secondo alcune fonti, gli Stati Uniti intenderebbero
riproporre, magari modificato, un piano di pace alle parti in lotta per
scongiurare il rischio di una soluzione armata della crisi in atto. Intanto, di
tutta la tensione legata alla precarietà del momento e dell’ultima notte di paura,
ci riferisce, dalla capitale di Haiti, Barbara Schiavulli:
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Allarme durante la notte anche nel quartiere bene di
Port-au-Prince, capitale di Haiti. Quella che all’inizio sembrava essere solo
una voce, con l’arrivo dei primi uomini mascherati, diventa presto una realtà e
poi un incubo. Arrivano con il buio “le chimere”, la banda armata agli ordini
di Aristide. La stazione di polizia viene barricata con autobus per impedire
l’accesso a chiunque. Uomini armati con il viso coperto controllano le auto. E’
una mossa del presidente probabilmente per dimostrare agli uomini
dell’opposizione, che per lo più vivono qui, che Aristide ha ancora il controllo
della città. Il risultato è stato già che in prima serata le strade si erano
svuotate, nonostante fosse l’ultima serata di carnevale. La gente si è chiusa
in casa o nelle camere di albergo. Dei ribelli nessuna traccia, ma chi nella
notte aveva intenzione di seminare il panico e l’allarmismo c’è riuscito benissimo.
Barbara Schiavulli, per Radio Vaticana, da Port-au-Prince.
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Nella giornata inaugurale del secondo round di negoziati a
sei sulla crisi nucleare nordcoreana, che si svolgono a Pechino, la Corea del
sud ha illustrato la sua formula di compromesso. Potrebbe diventare la base
comune della discussione alla quale prendono parte, oltre alle due Coree, Stati
Uniti, Cina, Giappone e Russia. Secondo la delegazione sudcoreana, la proposta
mira ad accogliere sia le richieste americane di uno smantellamento completo
dei programmi nucleari della Corea del Nord, sia le esigenze nordcoreane di
ottenere garanzie di sicurezza e aiuti economici.
Il senatore John Kerry, battistrada nella corsa alla
nomination democratica alla Casa Bianca, ha allungato ieri la sua striscia di
vittorie nelle primarie, vincendo largamente nello Utah e nell'Idaho, e nelle
assemblee di partito democratiche, ottenendo la maggioranza delle preferenze ad
Haiti. Kerry ha già collezionato 17 vittorie su 19 competizioni elettorali, le
ultime dieci consecutive. Intanto, il presidente George W. Bush ha annunciato
che appoggerà l’adozione di un emendamento alla Costituzione per definire il
matrimonio come un’istituzione riservata alle coppie composte di un uomo e una
donna.
Commenti improntati ad una certa sorpresa hanno fatto
seguito ieri all’annuncio, dato per televisione da Putin, della sostituzione
del primo ministro Mikhail Kasyanov. Il sostituto che ha ricevuto un incarico
ad interim è l’ex vicepremier Viktor Khristenko. Nessuna sorpresa, d’altra
parte, sul fatto che Putin criticava da tempo l’ex presidente del Consiglio per
un’eccessiva cautela nell’attuazione delle idee del presidente. Resta il fatto
che Putin ha fatto uso del potere che gli concede la Costituzione a qualche
settimana dalle presidenziali del 14 marzo. Francesca Sabatinelli ha chiesto,
dunque, come valutare politicamente la scelta a Sergio Romano, ex ambasciatore
e esperto di politica internazionale:
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R. - Noi sapevamo anzitutto che Putin aveva già espresso
delle riserve nei confronti di Mikhail Kasyanov che era il presidente del
Consiglio. Putin lo accusa di essere stato troppo lento, troppo incerto nella
realizzazione delle riforme, ma credo che all’origine di queste dimissioni
forzate vi sia soprattutto il disaccordo sulla campagna sugli oligarchi. Siamo
ad un mese dalle elezioni, Putin dà per scontata la vittoria e vuole dire alla
nazione: “quando mi avrete rieletto in marzo vi sarà un governo nuovo e,
immediatamente, comincerà una politica di riforme economiche molto più stringente,
molto più radicale di quella che siamo riusciti a realizzare finora”. In altre
parole, si è trattato di una mossa della campagna elettorale, in realtà non
strettamente indispensabile perché la rielezione di Putin ormai era scontata,
ma credo che faccia parte del decisionismo del personaggio.
D. – In questo momento, quindi, la Russia in che
situazione si trova?
R. – Credo che il consenso per Putin nel Paese sia molto
esteso e piuttosto profondo. Noi in Occidente abbiamo criticato la politica di
Putin, per esempio in Cecenia o nei confronti degli oligarchi, ebbene non
dimentichiamo che quella politica cecena di Putin e la sua durezza nei
confronti degli oligarchi hanno riscosso, invece, nel Paese un fortissimo consenso.
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La cooperazione con il Tribunale internazionale dell'Aja,
Tpi, per i crimini commessi nella ex Jugoslavia è l'aspetto principale da
risolvere nel cammino della Croazia verso l'Unione europea. Lo ha sottolineato
il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, dopo l’incontro a
Bruxelles con il presidente della Croazia, Stipe Mesic. Prodi ha ricordato che
la piena cooperazione con il Tpi è la condizione per la ratificazione
dell'Accordo di stabilità e di associazione tra Croazia e Ue. Prodi ha anche
rilevato i “progressi rimarchevoli” compiuti dalla Croazia. E Mesic ha
assicurato la piena disponibilità a cooperare con il Tpi, assicurando un
impegno ulteriore per il rientro dei rifugiati e per riformare il sistema
giudiziario.
In Italia, la Guardia di finanza di Bologna ha arrestato
questa mattina Romano Bernardoni, già presidente di Parmatour, nell'ambito
dell'inchiesta sul versante turistico del crac Parmalat. Intanto, sono salite
in poche settimane da 23 a 38 le persone indagate dalla Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Trani nell'indagine sulla collocazione sul
mercato finanziario di prodotti di Banca 121 (ora Mps) ritenuti dall'accusa
truffaldini. Tra i nomi degli indagati, da ieri figura quello del governatore
di Bankitalia, Antonio Fazio, nei confronti del quale la Procura ha detto di
dover procedere con atto dovuto. Il procuratore si è anche lamentato della fuga
di notizie mentre l’iscrizione nel registro degli indagati dovrebbe essere un
atto riservatissimo.
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