RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 56 - Testo della Trasmissione di mercoledì 25 febbraio 2004

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa presiede in Vaticano i riti del Mercoledì delle Ceneri per l’inizio della Quaresima e invita a far seguire atti concreti ai gesti esteriori di penitenza: dire basta al male, condurre uno stile di vita sobrio, aiutare il prossimo, difendere i bambini dalle violenze: con noi il teologo Bruno Forte

 

Il cordoglio di Giovanni Paolo II per il drammatico terremoto in Marocco: oltre 560 i morti. Ma i soccorritori parlano anche di mille vittime

 

Lettera del Papa ai vescovi del Brasile per la “campagna di fraternità”, che sarà presentata oggi a Brasilia: l’acqua è un diritto di tutti. Intervista con mons. Odilo Pedro Scherer.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nuove violenze in Iraq: ai nostri microfoni l’italiana Barbara Contini, nuovo governatore di Nassiriya

Il 25 febbraio di un anno fa moriva Alberto Sordi: ce ne parlano Gigi Proietti e le sorelle Kessler.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ancora un massacro nella Repubblica democratica del Congo: almeno cento civili massacrati nella regione del Katanga. L’appello dei vescovi del Paese

 

Commissione_islamocattolicaOggi pomeriggio a Roma, incontro della Commissione congiunta islamo cattolica

 

I governi dei Paesi europei e dell’Asia centrale si sono riuniti in una Conferenza internazionale promossa dalla presidenza irlandese dell’Unione Europea per rafforzare la cooperazione internazionale per contrastare la diffusione dell’Aids

 

La pietra scartata ora è pietra angolare” è il titolo del sussidio della Cei per l’animazione liturgico-pastorale per la Quaresima 2004

 

La Fondazione don Gnocchi inaugura a Roma, sabato prossimo, un nuovo centro di assistenza e riabilitazione per disabili

 

24 ORE NEL MONDO:

 

 Nuova scossa in Marocco mentre aumentano le vittime

 

In Iran ai conservatori 156 dei 290 seggi al Parlamento

 

Ottimismo all’apertura del secondo round di negoziati a sei sulla crisi nucleare nordcoreana.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 febbraio 2004

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

 

 

IL PAPA PRESIEDE IN VATICANO I RITI DEL MERCOLEDI’ DELLE CENERI

PER L’INIZIO DELLA QUARESIMA E INVITA A FAR SEGUIRE ATTI CONCRETI

AI GESTI ESTERIORI DI PENITENZA: DIRE BASTA AL MALE,

CONDURRE UNO STILE DI VITA SOBRIO, AIUTARE IL PROSSIMO,

DIFENDERE I BAMBINI DALLE VIOLENZE

 

Giovanni Paolo II ha presieduto questa mattina nella Basilica di San Pietro la celebrazione della Parola nel Mercoledì delle Ceneri per l’inizio della Quaresima. Il Papa ha invitato a vivere in modo profondo i gesti penitenziali di questo periodo liturgico che hanno valore solo se manifestano la volontà di allontanarsi dal male e di percorrere la strada del bene; quindi ha esortato a condurre uno stile di vita all’insegna della sobrietà riducendo all’essenziale le nostre necessità; poi ha ricordato il suo messaggio per la Quaresima in cui chiede di difendere e proteggere i bambini nel mondo e di porre fine alle violenze contro di loro. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa benedice e impone le ceneri, segno della caducità e del limite della condizione umana: un rito che sottolinea “la consapevolezza dell’uomo peccatore di fronte alla maestà e alla santità di Dio” e  chiede di  “tradurre in scelte concrete l’adesione al Vangelo”:

 

“I gesti esteriori di penitenza hanno valore se sono espressione di un atteggiamento interiore, se manifestano la ferma volontà di allontanarsi dal male e di percorrere la strada del bene”.

 

Il Papa commenta il Vangelo là dove Gesù esorta a pregare, a fare il digiuno e l’elemosina nel segreto, perché il Signore vede nel segreto. “Laceratevi il cuore e non le vesti”, dice il profeta Gioele. Di qui l’appello pressante che viene dalla Quaresima a cambiare davvero vita. “Sta qui – ha detto il Papa – il senso profondo dell’ascesi cristiana”. Ascesi è una parola che evoca l'immagine del salire verso mete elevate.

 

“Ciò comporta necessariamente sacrifici e rinunce. Occorre, infatti, ridurre all'essenziale l’equipaggiamento per non appesantire il viaggio”.

 

Bisogna “essere disposti – ha continuato Giovanni Paolo II – ad affrontare ogni difficoltà e superare tutti gli ostacoli per raggiungere l’obiettivo prefissato. Per diventare autentici discepoli di Cristo – infatti – è necessario rinunciare a se stessi, prendere la propria croce ogni giorno e seguirlo. E’ il sentiero arduo della santità, che ogni battezzato è chiamato a percorrere”.

 

La Quaresima è dunque un “tempo forte” di allenamento spirituale e di generoso servizio ai fratelli. La Chiesa – nota il Pontefice – indica alcuni utili mezzi per camminare su questa via: anzitutto l’umile e docile adesione al volere di Dio accompagnata da un’incessante preghiera; e poi ancora l'astinenza, il digiuno, la mortificazione e la rinuncia anche a beni di per sé legittimi in vista dell’elemosina: si tratta di gesti concreti di accoglienza nei confronti del prossimo. 

 

E a questo proposito Giovanni Paolo II ricorda il suo Messaggio per la Quaresima, dedicato alle difficili condizioni in cui versano tanti bambini nel mondo. Cita le parole di Cristo: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”. E chiede più solidarietà perché i bambini, soprattutto quelli abbandonati a se stessi, siano difesi  e protetti:

 

“E’ questo un modo concreto di tradurre il nostro sforzo quaresimale”.

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Preghiera, digiuno, elemosina sono dunque le tre dimensioni tradizionali della Quaresima. Ne parliamo con il teologo Bruno Forte che da domenica prossima predicherà gli esercizi spirituali in Vaticano al Papa e alla Curia. L’intervista è di Giovanni Peduto.

 

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R. – Il cristiano non prega un Dio astratto, lontano. Il cristiano prega in Dio, come ci insegna da sempre la liturgia. Nello Spirito per il Figlio noi andiamo al Padre. Pregare per il cristiano significa lasciarsi amare dal Padre; mettersi, dunque, in un atteggiamento di ascolto, di docilità interiore. Significa anche portare al Padre celeste tutto ciò che noi siamo, le nostre attese, le nostre speranze, vivere la preghiera come sacrificio di lode e di intercessione. Significa unirci a Gesù, nella Chiesa e il suo corpo nella storia, e nello stesso tempo nella sequela della nostra vita. E significa aprirsi al soffio dello Spirito, che fa nuove tutte le cose, al tempo stesso unendoci a Dio e aprendoci nella libertà alle sue sorprese. Insomma, la preghiera nella Trinità è quella che dobbiamo sempre più riscoprire, perché la nostra vita sia radicata nel mistero, una vita ricca di dimensione contemplativa e proprio per questo profondamente presente alla storia degli uomini.

 

D. – Veniamo al digiuno. Qual è il suo significato profondo?

 

R. – Nella grande tradizione spirituale il digiuno ha un senso escatologico, come quando si aspetta un momento importante, un momento di festa. E’ come se passasse in secondo piano il bisogno fisico di nutrirsi, perché si è come nutriti da questo desiderio e da questa attesa. Così il digiuno nella grande tradizione cristiana è soprattutto la dimensione dell’attesa del Signore, che viene con le sue sorprese e l’apertura del cuore, spogliandosi di tutto ciò che è ostacolo, a questo dono della sua venuta. Nel tempo quaresimale il digiuno è questo essere pellegrini verso il grande dono della Pasqua e, dunque, riscoprire il bisogno e il desiderio di Dio come anima profonda della nostra esistenza, disponendoci ad essere vuoti di noi stessi, per essere pieni di Lui.

 

D. – Per elemosina si intende comunemente “fare la carità”…

 

R. – Naturalmente l’elemosina non è soltanto il semplice gesto di dare qualcosa, come spesso si può fare. L’elemosina è un’attitudine del cuore. E’ un cuore umile, pentito, misericordioso, compassionevole, un cuore che cerca di riprodurre nei rapporti con gli altri quell’esperienza di misericordia che ciascuno di noi vive nel rapporto con Dio. Ecco perché l’elemosina è attenzione, è concretezza, è intelligenza, è discernimento, è dono. Tutte dimensioni che sono sperimentate dal credente, quando contempla l’amore di Dio che lo accoglie e lo perdona.

 

D. – In Quaresima, tradizionalmente, si praticano i cosiddetti “fioretti”…

 

R. – Credo che sia non solo tradizionale, ma sia anche molto opportuno che questa tradizione si rinnovi continuamente. Cosa significa il “fioretto”? Il “fioretto” è nel linguaggio della grande tradizione ebraica una mitzwa. Mitzwa è una parola che in ebraico significa “il compimento del precetto”, cioè un gesto piccolo, umile, in cui si esprime un sì profondo del cuore a Dio nell’amore e proprio per questo un sì profondo del cuore all’altro, soprattutto a chi ha bisogno. Ecco perché il fioretto è il linguaggio dell’amore. Ecco perché più che mai c’è bisogno di fioretti, perché più che mai c’è bisogno di parlare il linguaggio dell’amore e della fede al nostro Dio e a quelli che ci sono, in Lui, compagni e fratelli nella strada della vita.

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IL CORDOGLIO DEL PAPA PER IL DRAMMATICO TERREMOTO IN MAROCCO:

OLTRE 560 I MORTI

 

Giovanni Paolo II ha espresso il suo profondo cordoglio per le vittime del “tragico terremoto” che ieri ha colpito le regioni nordorientali del Marocco. Finora si parla di oltre 560 morti.  In un telegramma inviato  a suo nome dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa si associa nella preghiera al dolore delle famiglie e del popolo marocchino colpito da questo dramma chiedendo a Dio di accogliere nel suo Regno le vittime e di recare conforto e coraggio ai feriti, ai cari e ai soccorritori. Il Papa auspica infine che si promuovano gesti di solidarietà per alleviare il dolore dei fratelli e delle sorelle in umanità.

          

 

LETTERA DEL PAPA AI VESCOVI DEL BRASILE

PER LA “CAMPAGNA DI FRATERNITA’”, CHE SARA’ PRESENTATA OGGI A BRASILIA

NELLA SEDE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE, PRESENTI I MINISTRI DELL’AMBIENTE E PER LO SVILUPPO SOCIALE E LA LOTTA ALLA FAME 

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Un appuntamento che si rinnova in Brasile da quarant’anni, in occasione della Quaresima. Un’occasione – sottolinea Giovanni Paolo II nella sua Lettera – che si offre ad ogni cristiano per “riflettere in modo particolare su varie situazioni sociali del popolo brasiliano che richiedono maggiore fraternità”. E quest’anno il tema scelto per la Campagna è l“Acqua, fonte di vita”. Un elemento che riveste, come tutti sappiamo un’importanza vitale per uomini, animali e piante, che condiziona la vita sulla terra, anche per il suo “potere di lavare e purificare”. Per questo - ricorda il Santo Padre - nella Sacra Scrittura l’acqua è considerata come simbolo di purificazione morale”. “Dono di Dio”, l’acqua è dunque “un diritto di tutti”, ma “l’acqua non è una risorsa illimitata” ed è necessario - scrive il Papa – porre attenzione ai problemi ricorrenti per la sua evidente scarsità in molte parti del mondo, e non solo in Brasile.” “Il suo uso razionale e solidale esige una collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà con le autorità governative, per conseguire una protezione efficace dell’ambiente”. Occorre pertanto “stabilire – raccomanda Giovanni Paolo II - criteri solidi basati sul valore della vita e sul rispetto dei diritti e della dignità di ogni essere umano”. E per questo il Papa invita le diverse istanze della società civile ad unirsi ai vescovi cattolici del Brasile e alle altre Chiese e organizzazioni religiose e non religiose per “garantire che l’acqua permanga, di fatto, fonte abbondante di vita per tutti”

 

In particolare due questioni preoccupano la Chiesa in Brasile, l’inquinamento dei fiumi e la privatizzazione di questo bene, come spiega mons. Odilo Pedro Scherer, vescovo ausiliare di San Paolo del Brasile, al microfono di Manoel Tavares.

 

R. – Noi vediamo da una parte che le risorse d’acqua, che sono abbondanti ma non sono inesauribili, sono a rischio di essere contaminate, inquinate anche nelle zone dove si direbbe che ciò è impossibile, come in Amazzonia, dove tante volte elementi chimici hanno inquinato l’acqua di immensi fiumi; d’altra parte, la preoccupazione nostra è la privatizzazione delle acque: questo metterebbe a rischio la possibilità di tutti di avere accesso all’acqua, e questo preoccupa perché in tante parti del Brasile, ma anche del mondo, l’acqua è un bene prezioso che è messo sul mercato e obbedisce alle leggi del mercato, mentre noi crediamo che la questione dell’acqua debba andare oltre, non è semplicemente un bene di consumo, ma è un bene al quale tutti gli esseri umani hanno diritto, anche se non hanno i soldi. Perciò, questa Campagna della Fraternità propone questo tema che senz’altro coinvolgerà tutta la società.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Salire lungo il sentiero arduo della santità": Giovanni Paolo II inaugura la Quaresima con l'imposizione delle ceneri, invitando il popolo di Dio a percorrere un cammino di preghiera, di penitenza e di autentica ascesi cristiana. 

Sempre in prima, il telegramma di cordoglio del Papa per le vittime del terremoto che ha duramente colpito le zone settentrionali del Marocco.

 

Nelle vaticane, una pagina in occasione della pubblicazione del volume "Pontificia Accademia Ecclesiastica Terzo centenario (1701-2001)"; al riguardo un approfondito contributo dell'Arcivescovo Nikola Eterovic, dal titolo "Scuola dei Diplomatici della Santa Sede".

 

Nelle estere, in rilievo la notizia dell'eccidio di civili nella regione del Katanga, nella Repubblica Democratica del Congo.

Iraq: s'intensifica il dibattito sul ruolo delle Nazioni Unite.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Le atroci verità delle 'case dei morti' ": a Cremona una rassegna di fonti documentarie sui Gulag sovietici, una delle pagine più tragiche della storia del ventesimo secolo.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i temi delle riforme e della giustizia.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 febbraio 2004

 

 

 

 

AIUTARE L’IRAQ A SUPERARE LA CRISI DEL DOPO GUERRA:

QUESTA LA PRIORITA’ SECONDO IL NUOVO GOVERNATORE DI NASSIRIYA,

BARBARA CONTINI

 

Sempre estremamente difficile la situazione in Iraq. Oggi nuove violenze nel nord. Un alto responsabile della polizia irachena ed un ex generale dell’esercito di Saddam Hussein sono stati assassinati stamani a Mossul, in due distinti agguati. Lo rivela la polizia irachena. Si tratta dell’ennesimo episodio che prova quanto sia arduo per l’amministrazione provvisoria assicurare al Paese una pacifica transizione verso le prime elezioni democratiche e la realizzazione di un apparato istituzionale che rappresenti le varie entità presenti in Iraq. Quale la strada verso la normalizzazione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Barbara Contini, neo-governatore della provincia di Dhi Qar, raggiunta telefonicamente a Nassiryia:

 

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R. – Penso che ci vorrà molto tempo e ci sarà una lunga fase di transizione. Per ora, noi siamo qui come coalizione provvisoria fino al 30 giugno e faremo di tutto per mantenere alto il livello di sicurezza e faremo di tutto per dare la possibilità di dare una buona linea di sovranità al popolo iracheno il 1° luglio.

 

D. – Per alcuni osservatori, le prime elezioni del dopo-Saddam saranno un passo decisivo per realizzare un Iraq ‘auto-gestito’, per così dire: quando sarà possibile organizzare le consultazioni, e quali i termini per organizzarle?

 

R. – Il 30 giugno, sicuramente si potrà incominciare a parlare con il nuovo governo iracheno locale, che prenderà possesso il 1° luglio della sovranità del Paese, e si potranno cominciare – ovviamente – tutti i discorsi di transizione e di registrazioni per il 2005, in accordo totale con il rapporto dell’Onu.

 

D. – Dopo l’attentato di Nassiriya al contingente italiano, c’è ancora difficoltà ad instaurare rapporti di vicinanza con la gente? Ecco, quanto è importante guadagnare la fiducia degli iracheni?

 

R. – Io trovo che i nostri soldati italiani stiano facendo un ottimo lavoro di ordine pubblico e di presenza capillare sul territorio. Questo è fondamentale per la popolazione, perché la popolazione capisce che i soldati sono in mezzo a loro e quindi lavorano con loro e girano con loro. E’ una cosa positiva, un segno positivo.

 

D. – L’Iraq è un mosaico di fazioni etniche, politiche, religiose ... come rispondere a istanze così diverse?

 

R. – Come tanti Paesi arabi, e anche orientali o africani, è vero: qui è veramente un mosaico di tribù, di lingue, di popolazioni una diversa dall’altra. Però, è importante riuscire ad avere un dialogo con tutti.

 

D. – L’Iraq, secondo lei, ha più bisogno di un intervento politico o umanitario?

 

R. – Sinceramente, di tutti e due perché questo Paese è stato martoriato non solamente dal problema dell’embargo e dagli aiuti umanitari degli ultimi decenni, ma anche dal problema di non avere mai avuto la possibilità di una classe dirigente preparata, perché purtroppo è rimasta ignorante e non è riuscita a farsi valere durante il periodo di Saddam.

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UN ANNO FA MORIVA ALBERTO SORDI.

IERI LA COMMEMORAZIONE IN CAMPIDOGLIO

 

 

Il 25 febbraio di un anno fa moriva Alberto Sordi, il grande attore che attraverso 200 film ha raccontato i personaggi semplici del dopoguerra italiano. Da quelli più simpatici come in  “Un americano a Roma” a quelli più drammatici come il protagonista di “Un borghese piccolo piccolo”. Nella capitale, l’appuntamento è per stasera all’Auditorium con la proiezione di un film del regista Sarno dal titolo “Ciao Alberto. L’altra storia di un italiano”. In progetto anche l’apertura di una mostra  in programma per l’estate ed un museo a lui dedicato. Un suo ritratto nel servizio di Benedetta Capelli.

 

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“Io non magno maccheroni. Io sono americano, sono. Americano. Maccherone, m’hai provocato ed io te distruggo adesso, io me te magno. Ahm!”

 

(musica)

 

L’immagine di Nando Meniconi, patito dell’America e del Kansas City, che si butta su un piatto di pasta è quella più ricorrente ed immediata, pensando a Sordi. Eppure, la sua lunga carriera evoca mille volti, in una carrellata infinita dell’italiano medio, burlone, furbesco ma a volte miseramente buggerato. Un artista che, per Gigi Proietti ha il merito di aver creato una tipologia e un genere proprio...

 

“Lui ha fatto un’operazione straordinaria, non so quanto consapevolmente: ha ripreso i suoni del dialetto romano di allora e l’ha fissato. Uscendo dal cinema la prima volta noi già parlavamo così. Non ci rendevamo conto che forse parlavamo come prima, ma il nostro linguaggio era filtrato da un filtro straordinario. Straordinario perché era riuscito a captare l’anima di queste cose. E Sordi io lo ringrazio da attore, perché è stato un vero attore popolare per come intendo io. I suoi personaggi erano quasi tutti maschere. C’è stato soltanto un altro così grande, anche se diverso, perché era maschera egli stesso: Totò”.

 

La sua spiccata romanità, segno di un forte amore per la capitale, non lo rese però un attore prettamente romano. In alcuni film diventava un semplice accenno, un segno di confidenza con il pubblico. Risata fragorosa, intercalare interrogativo qualcuno diceva di lui che fosse avaro ma soprattutto le donne smentiscono. Il ricordo delle sorelle Kessler...

 

“Era sempre allegro, veramente molto allegro, un professionista. Ballava molto bene, anche se voleva fare il goffo. Nella vita privata ci faceva sempre ridere, perché ogni frase che diceva era un interrogativo: “No?”, come a dire “ho ragione o no?”. Quando si andava a cena insieme pagava sempre lui”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

25 febbraio 2004

 

 

ANCORA UN MASSACRO NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:

ALMENO CENTO CIVILI UCCISI NELLA REGIONE DEL KATANGA. IN UN MEMORANDUM INDIRIZZATO AL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, I PRESULI DEL PAESE AFRICANO

CHIEDONO ALLE NAZIONI UNITE DI PROMUOVERE UNA CONFERENZA

 INTERNAZIONALE SULLA MARTORIATA REGIONE DEI GRANDI LAGHI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

KINSHASA.= “E’ arrivato il momento di tenere una conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione africana”. A chiederlo, a viva voce, sono i presuli della Repubblica democratica del Congo, che in un memorandum inviato al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, formulano una serie di proposte per pacificare la regione martoriata da cinque anni di conflitto, che ha causato tre milioni di morti. Violenze inaudite che proseguono, purtroppo, senza sosta: la Bbc riferisce oggi di un massacro avvenuto nei giorni scorsi nella provincia meridionale del Katanga, dove sarebbero stati uccisi almeno cento civili inermi. Tragica notizia confermata dalla Monuc, la Missione delle Nazioni Unite in ex Zaire. Malgrado gli accordi raggiunti tra i governi belligeranti, in quella che è stata definita la Prima guerra mondiale africana, i presuli denunciano “la persistenza dei combattimenti” nella regione orientale del Congo. D’altro canto, prosegue il memorandum, è evidente “che i Paesi aggressori sono strumentalizzati da potenze straniere che forniscono sostegno politico, finanziario e militare”. Nella regione dei Grandi Laghi, avvertono, circola “una quantità impressionante di armi che alimentano i conflitti” e sono “fonte permanente di insicurezza”. L’Onu – sostengono i vescovi

- deve spingere le parti belligeranti alla firma di un dichiarazione solenne di pace mirata alla smobilitazione delle milizie ancora attive. Né dovranno mancare delle severe sanzioni per quanti cercheranno di riaccendere le ostilità. Tra queste sanzioni, si legge nel memorandum, bisognerà contemplare anche la messa al bando dei movimenti responsabili di violazioni dell’accordo e la possibilità di aprire una causa contro i dirigenti dei miliziani dinnanzi alla Corte Penale Internazionale. Per dare nuova speranza al popolo congolese, la conferenza episcopale del Paese africano chiede all’Onu di promuovere un vertice per porre fine allo sfruttamento indiscriminato delle risorse economiche congolesi. Propone inoltre l’istituzione di un Fondo internazionale di solidarietà per ricostruire ospedali, case e infrastrutture distrutte dalla guerra. Per ridurre al minimo le possibilità di una guerra con gli Stati confinanti, i vescovi chiedono infine alle Nazioni Unite di favorire la creazione di un tavolo di concertazione permanente tra i capi di Stato di Rwanda, Burundi, Uganda e Repubblica democratica del Congo.

 

 

OGGI POMERIGGIO A ROMA, INCONTRO DELLA COMMISSIONE CONGIUNTA ISLAMO CATTOLICA SUL TEMA: EVITARE GENERALIZZAZIONI, CAPACITA’ DI AUTOCRITICA

NEL RAPPORTO CON LE ALTRE RELIGIONI E COMUNITA’


CITTA' DEL VATICANO
.= La Commissione congiunta del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e del Comitato permanente di Al-Ahzar per il dialogo con le religioni monoteistiche - istituita nel 1998 - si riunisce oggi a Roma sul tema: “Evitare generalizzazioni relativamente ad altre religioni o comunità, capacità di autocritica”. L’incontro – informa il Vatican Information Service – prevede una sessione pubblica presso il Pontificio istituto di studi arabi e di islamistica. Nel 1998, fu concluso un accordo speciale con l'istituto Al-Azhar, fondato su contatti già esistenti, ed in ragione della storia millenaria di questa istituzione e della sua rappresentatività presso i musulmani di tutto il mondo. Secondo l'arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, obiettivo della Commissione congiunta “è promuovere la ricerca dei valori comuni, operare insieme per la promozione della giustizia, della pace e per il rispetto delle religioni. Questa istituzione rappresenta, inoltre, un centro di scambio di interessi comuni, quali la difesa della dignità e dei diritti umani, e la promozione della conoscenza e rispetto reciproci fra cattolici e musulmani”. L’arcivescovo Fitzgerald e lo sceicco Fawzy al-Zafzaf, presidente del Comitato permanente di Al-Azhar per il dialogo con le religioni monoteistiche, sono co-presidenti della Commissione congiunta. Se necessario, esperti sono invitati a partecipare agli incontri. La Commissione Congiunta si riunisce una volta l'anno, alternativamente al Cairo e a Roma, solitamente intorno alla data del 24 febbraio, in ricordo della storica visita di Giovanni Paolo II all’Istituto Al-Azhar il 24 febbraio 2000. (A.G.)

 

 

RAFFORZARE LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE PER CONTRASTARE

LA DIFFUSIONE DELL’AIDS: E’ L’IMPEGNO PRESO IERI A DUBLINO

DAI GOVERNI DEI PAESI EUROPEI E DELL’ASIA CENTRALE, RIUNITI IN UNA

 CONFERENZA INTERNAZIONALE PROMOSSA DALLA PRESIDENZA

 IRLANDESE DELL’UNIONE EUROPEA

 - A cura di Enzo Farinella -

 

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DUBLINO. = Sullo sfondo dell’emergenza globale dell’Aids, con 40 milioni di persone infette da tale male, di cui il 90 per cento in nazioni in via di sviluppo e il 75 per cento nell’Africa Equatoriale, i rappresentanti dei Paesi europei e dell’Asia centrale, per l’incontro indetto a Dublino dalla presidente irlandese dell’Unione Europea, hanno deciso che è tempo di agire con decisione per far fronte alle minacce poste da questa epidemia. Povertà, disoccupazione, sottosviluppo e ignoranza vengono additati come i principali fattori che hanno contribuito e contribuiscono alla diffusione del morbo. Tra le principali conclusioni raggiunte a Dublino vengono elencate la necessità che governi e organizzazioni non governative lavorino insieme per un’azione più efficace nel fronteggiate quest’epidemia; cercare che entro il 2005 almeno il 90 per cento dei giovani tra i 15 e i 24 anni abbiano accesso a informazioni, istruzione e servizi necessari per sviluppare la conoscenza, che possa permettere loro di ridurre la loro esposizione a infezioni e curarsi opportunamente.

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“LA PIETRA SCARTATA E’ ORA PIETRA ANGOLARE”: E’ IL TITOLO

DEL SUSSIDIO LITURGICO-PASTORALE REALIZZATO DALLA

 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA PER IL PERIODO QUARESIMALE

 

ROMA. = “La pietra scartata ora è pietra angolare” è il titolo del sussidio della Cei per l’animazione liturgico-pastorale per la Quaresima 2004. Il sussidio si divide in tre parti e si apre con la presentazione di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Il documento intende offrire alcuni strumenti a sostegno del cammino di fede delle comunità cristiane. Tra le novità del sussidio la proposta di uno schema di Via Crucis preparato dai giovani dell’ufficio di pastorale giovanile dell'arcidiocesi di Toronto.  “Dalle pietre delle tentazioni alla pietra rotolata via dal sepolcro – scrive mons. Betori nella presentazione del sussidio - il cammino quaresimale trova il suo senso dall’esito, che è appunto la Pasqua del Signore, la vittoria di Cristo sulle durezze del peccato e della morte”. Questo cammino, prosegue, “noi lo compiamo con Gesù, che vuole condurre pubblicani e peccatori, figli prodighi e fratelli recalcitranti nella casa del Padre, casa di pietra solida e accogliente, casa edificata dal cuore di un Dio che genera figli e perciò fa nascere una festa che ha l’amore come unico confine”. (A.G.)

 

 

LA FONDAZIONE DON GNOCCHI INAUGURA A ROMA, SABATO PROSSIMO,

UN NUOVO CENTRO DI ASSISTENZA E RIABILITAZIONE PER DISABILI

 

ROMA. = Sabato prossimo a Casal del Marmo, in provincia di Roma, si svolgerà la cerimonia d’inaugurazione del centro “Santa Maria della Provvidenza”, che la fondazione don Gnocchi ha acquistato, recentemente, dalla piccola casa della provvidenza ‘Cottolengo’. Il programma prevede la solenne concelebrazione eucaristica presieduta del cardinale segretario di Stato vaticano, Angelo Sodano. La cerimonia si svolgerà in coincidenza con il 48.mo anniversario della morte del venerabile don Carlo Gnocchi. (F.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 febbraio 2004

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Questa mattina presto una nuova scossa di terremoto, di magnitudo 4,3 della scala Richter, è stata avvertita nella stessa provincia di Al Hoceina, nel nord est del Marocco, colpita ieri dalla scossa di 6 gradi sulla scala Richter. Intanto, aumenta il numero delle vittime, come spiega il nostro servizio:

 

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Fonti ufficiali parlano di 564 morti e trecento feriti ma un membro del Comitato della società civile, creato dalle Organizzazioni non governative della regione per coordinare i soccorsi, parla di circa mille morti denunciando la scoperta di altri cinque villaggi, abitati ciascuno da un centinaio di persone, rasi al suolo dal sisma. Da parte sua, la Commissione Europea ha deciso  di stanziare 500 mila euro a favore del Marocco per finanziare  operazioni di aiuto. Bruxelles ha deciso anche l'invio sul posto di tre esperti europei, di cui uno in rappresentanza della commissione, per coordinare il lavoro delle squadre di soccorso inviate da 14 stati membri, alle quali se ne aggiungeranno altre organizzate dai paesi  candidati ad entrare nell’Unione. D’altra parte, la solidarietà della comunità internazionale si è già materializzata con l’arrivo di squadre di soccorritori ma le difficoltà non sono da poco. Il problema maggiore è la mancanza di materiale adeguato per la rimozione delle macerie e per la ricerca dei sopravvissuti. E’ difficile anche la situazione sanitaria: l’ospedale del capoluogo non riesce più a far fronte al flusso dei feriti che vengono evacuati nelle città vicine. Il centro di Ait-Kamra è stato completamente distrutto insieme con altri cinque villaggi della stessa area. Ed e' probabile che anche nelle decine di altri minuscoli centri sparpagliati sulla catena montagnosa del Rif, che domina il Mediterraneo, il terremoto abbia distrutto le case di argilla e paglia.

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In Uganda, drammatica svolta, con l’uccisione di un uomo, nella manifestazione iniziata pacificamente a Lira, nell'area insanguinata dalla guerriglia del sedicente ‘Esercito di Resistenza del Signore’. Migliaia di persone si erano radunate nello stadio John Aki-Bua per esprimere sdegno per il massacro di 239 persone, avvenuto sabato scorso in un campo profughi poco distante proprio ad opera dei ribelli, e per lanciare un appello all’Onu. Sembra che un gruppo di teppisti di etnia Langi abbia cominciato ad insultare ed attaccare un gruppo di ocholi, la tribù predominante nel nord dell'Uganda da cui provengono tutti i ribelli. Uno è rimasto ucciso.  

 

Fonti diplomatiche al Cairo confermano stamattina che Washington ha deciso di prolungare le limitazioni dei viaggi in Libia per i cittadini americani, che ieri dovevano essere abolite. La decisione è stata presa dopo le dichiarazioni fatte ieri dal primo ministro libico, Shukri Ghalem, secondo il quale Tripoli, non ammettendo alcuna responsabilità per la vicenda Lockerbie, avrebbe pagato le compensazioni alle famiglie delle vittime soltanto per “comprare la pace”. La notizia della decisione di Washington segue anche la richiesta fatta dal Foreign Office di Londra al governo libico di chiarimenti sulla dichiarazione del primo ministro Ghalem.

Mentre davanti alla Corte dell’Aja proseguono le udienze sulla legalità del ‘muro’ israeliano, le autorità militari dello Stato ebraico hanno annunciato a Gerusalemme un significativo alleggerimento della ‘barriera di sicurezza’ in costruzione attorno alla Cisgiordania. Secondo fonti dell’esercito israeliano, la barriera, costruita da Israele per impedire l’infiltrazione di terroristi kamikaze nel Paese, avrà effettivamente la forma di muro lungo 37 chilometri, 29 dei quali intorno a Gerusalemme, e non più lungo 80 chilometri come inizialmente previsto. Il resto della barriera sarà costituito prevalentemente da reti metalliche collegate a sensori elettronici. Intanto, in scontri a Ramallah tra truppe israeliane e dimostranti palestinesi, sembra siano rimaste ferite 19 persone, una delle quali in modo grave. Inoltre, soldati israeliani avrebbero tratto in arresto il vice-direttore della Cairo-Amman Bank.

In Iran, secondo i risultati definitivi delle elezioni di venerdì scorso, i conservatori si sono aggiudicati la maggioranza in Parlamento guadagnando 156 seggi su 290. Intanto, il presidente del Parlamento iraniano uscente, Karrubi, fa sapere di non partecipare al ballottaggio per riottenere un seggio nell’assemblea. Karrubi è il leader dell'Associazione del clero combattente, organizzazione di religiosi riformisti moderati che aveva deciso di partecipare alle elezioni nonostante la bocciatura di quasi un terzo dei candidati, mentre la maggior parte dei partiti riformisti aveva deciso di non partecipare. Ieri, per protesta sull’andamento del voto, altri incidenti con alcuni feriti sono avvenuti nella città di Ardar, dopo quelli che sabato, nel sud-ovest del Paese, avevano provocato 8 morti e una trentina di feriti.

 

Intanto, è stato duro il discorso fatto dal premio Nobel per la Pace 2003, l’iraniana Shirin Ebadi, avvocato e attivista per il rispetto dei diritti umani, in un'audizione davanti ad una commissione dell'Europarlamento. “Se aveste dimostrato la stessa determinazione avuta sul nucleare anche sul rispetto della democrazia e dei diritti umani – ha detto – i risultati delle elezioni in Iran non sarebbero stati quelli che abbiamo visto”. Della lotta internazionale contro il terrorismo, la Ebadi ha sottolineato che è giusta e legittima ma che “deve avere luogo nell’ambito delle risoluzioni dell’Onu e “non deve diventare pretesto per limitare le libertà dei singoli e i diritti fondamentali dell'uomo”. Ha inoltre affermato che se si vuole estirpare il terrorismo non basta lottare e imprigionare i terroristi ma bisogna estirparne le radici e cioè l’ingiustizia, la discriminazione.

 

Il presidente haitiano, Jean-Bertrand Aristide, ha rivolto un nuovo appello alla comunità internazionale affinché intervenga “con urgenza” al fianco del “legittimo governo” dell’isola caraibica, avvertendo che, in caso contrario, “potrebbero morire migliaia di persone” e potrebbe verificarsi un “esodo di profughi verso la Florida”. Aristide ha parlato nel corso di una conferenza stampa a Port-au-Prince, poche ore dopo che l’opposizione politica aveva respinto il piano di pace proposto dalla missione diplomatica internazionale. Secondo alcune fonti, gli Stati Uniti intenderebbero riproporre, magari modificato, un piano di pace alle parti in lotta per scongiurare il rischio di una soluzione armata della crisi in atto. Intanto, di tutta la tensione legata alla precarietà del momento e dell’ultima notte di paura, ci riferisce, dalla capitale di Haiti, Barbara Schiavulli:

 

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Allarme durante la notte anche nel quartiere bene di Port-au-Prince, capitale di Haiti. Quella che all’inizio sembrava essere solo una voce, con l’arrivo dei primi uomini mascherati, diventa presto una realtà e poi un incubo. Arrivano con il buio “le chimere”, la banda armata agli ordini di Aristide. La stazione di polizia viene barricata con autobus per impedire l’accesso a chiunque. Uomini armati con il viso coperto controllano le auto. E’ una mossa del presidente probabilmente per dimostrare agli uomini dell’opposizione, che per lo più vivono qui, che Aristide ha ancora il controllo della città. Il risultato è stato già che in prima serata le strade si erano svuotate, nonostante fosse l’ultima serata di carnevale. La gente si è chiusa in casa o nelle camere di albergo. Dei ribelli nessuna traccia, ma chi nella notte aveva intenzione di seminare il panico e l’allarmismo c’è riuscito benissimo.

 

Barbara Schiavulli, per Radio Vaticana, da Port-au-Prince.

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Nella giornata inaugurale del secondo round di negoziati a sei sulla crisi nucleare nordcoreana, che si svolgono a Pechino, la Corea del sud ha illustrato la sua formula di compromesso. Potrebbe diventare la base comune della discussione alla quale prendono parte, oltre alle due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia. Secondo la delegazione sudcoreana, la proposta mira ad accogliere sia le richieste americane di uno smantellamento completo dei programmi nucleari della Corea del Nord, sia le esigenze nordcoreane di ottenere garanzie di sicurezza e aiuti economici.

 

Il senatore John Kerry, battistrada nella corsa alla nomination democratica alla Casa Bianca, ha allungato ieri la sua striscia di vittorie nelle primarie, vincendo largamente nello Utah e nell'Idaho, e nelle assemblee di partito democratiche, ottenendo la maggioranza delle preferenze ad Haiti. Kerry ha già collezionato 17 vittorie su 19 competizioni elettorali, le ultime dieci consecutive. Intanto, il presidente George W. Bush ha annunciato che appoggerà l’adozione di un emendamento alla Costituzione per definire il matrimonio come un’istituzione riservata alle coppie composte di un uomo e una donna.

 

Commenti improntati ad una certa sorpresa hanno fatto seguito ieri all’annuncio, dato per televisione da Putin, della sostituzione del primo ministro Mikhail Kasyanov. Il sostituto che ha ricevuto un incarico ad interim è l’ex vicepremier Viktor Khristenko. Nessuna sorpresa, d’altra parte, sul fatto che Putin criticava da tempo l’ex presidente del Consiglio per un’eccessiva cautela nell’attuazione delle idee del presidente. Resta il fatto che Putin ha fatto uso del potere che gli concede la Costituzione a qualche settimana dalle presidenziali del 14 marzo. Francesca Sabatinelli ha chiesto, dunque, come valutare politicamente la scelta a Sergio Romano, ex ambasciatore e esperto di politica internazionale:

 

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R. - Noi sapevamo anzitutto che Putin aveva già espresso delle riserve nei confronti di Mikhail Kasyanov che era il presidente del Consiglio. Putin lo accusa di essere stato troppo lento, troppo incerto nella realizzazione delle riforme, ma credo che all’origine di queste dimissioni forzate vi sia soprattutto il disaccordo sulla campagna sugli oligarchi. Siamo ad un mese dalle elezioni, Putin dà per scontata la vittoria e vuole dire alla nazione: “quando mi avrete rieletto in marzo vi sarà un governo nuovo e, immediatamente, comincerà una politica di riforme economiche molto più stringente, molto più radicale di quella che siamo riusciti a realizzare finora”. In altre parole, si è trattato di una mossa della campagna elettorale, in realtà non strettamente indispensabile perché la rielezione di Putin ormai era scontata, ma credo che faccia parte del decisionismo del personaggio.

 

D. – In questo momento, quindi, la Russia in che situazione si trova?

 

R. – Credo che il consenso per Putin nel Paese sia molto esteso e piuttosto profondo. Noi in Occidente abbiamo criticato la politica di Putin, per esempio in Cecenia o nei confronti degli oligarchi, ebbene non dimentichiamo che quella politica cecena di Putin e la sua durezza nei confronti degli oligarchi hanno riscosso, invece, nel Paese un fortissimo consenso.

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La cooperazione con il Tribunale internazionale dell'Aja, Tpi, per i crimini commessi nella ex Jugoslavia è l'aspetto principale da risolvere nel cammino della Croazia verso l'Unione europea. Lo ha sottolineato il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, dopo l’incontro a Bruxelles con il presidente della Croazia, Stipe Mesic. Prodi ha ricordato che la piena cooperazione con il Tpi è la condizione per la ratificazione dell'Accordo di stabilità e di associazione tra Croazia e Ue. Prodi ha anche rilevato i “progressi rimarchevoli” compiuti dalla Croazia. E Mesic ha assicurato la piena disponibilità a cooperare con il Tpi, assicurando un impegno ulteriore per il rientro dei rifugiati e per riformare il sistema giudiziario. 

 

In Italia, la Guardia di finanza di Bologna ha arrestato questa mattina Romano Bernardoni, già presidente di Parmatour, nell'ambito dell'inchiesta sul versante turistico del crac Parmalat. Intanto, sono salite in poche settimane da 23 a 38 le persone indagate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani nell'indagine sulla collocazione sul mercato finanziario di prodotti di Banca 121 (ora Mps) ritenuti dall'accusa truffaldini. Tra i nomi degli indagati, da ieri figura quello del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, nei confronti del quale la Procura ha detto di dover procedere con atto dovuto. Il procuratore si è anche lamentato della fuga di notizie mentre l’iscrizione nel registro degli indagati dovrebbe essere un atto riservatissimo.

 

 

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