RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 55 - Testo della Trasmissione di martedì 24 febbraio 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Messico ha bisogno di stabilità politica e impegno sociale per contrastare la povertà: così il Papa, ricevendo stamane il nuovo ambasciatore del Paese latino-americano, auspicando per la Chiesa piena libertà religiosa senza intolleranza e discriminazione

 

La celebrazione presieduta dal Papa, domani nella Basilica vaticana per il Mercoledì delle Ceneri.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sgomento e costernazione in Uganda dopo il massacro recentemente perpetrato dai ribelli nel nord del Paese: intervista con padre Sebhat Ayele

 

Il ruolo del Cristianesimo nel processo di unificazione europea: ne hanno parlato a Belgrado i vescovi di sette Paesi dell’Europa sud-orientale. Ai nostri microfoni mons. Aldo Giordano

 

Da domani nella nostra emittente, il nuovo ciclo di trasmissioni di Radioquaresima 2004: ce ne parla Marco Cardinali

 

In occasione dell’Anno europeo dell’educazione attraverso lo sport, la festa della ginnastica ‘Giocagin’, promossa dall’Uisp in collaborazione con l’Unicef: con noi Roberto Salvan e Nicola Porro.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello del cardinale Martino affinché la comunità internazionale rafforzi il suo impegno per sanare le piaghe del continente africano, dalla povertà all’Aids.

 

Documento conclusivo dell’Assemblea generale dei Superiori e delle Superiore Maggiori d’Europa

 

Presentato a New Delhi un video documentario sul pontificato di Giovanni Paolo II

 

Inizierà l’8 marzo prossimo il processo di smobilitazione dei combattenti della Costa d’Avorio: ad annunciarlo è stato il primo ministro del governo ivoriano di transizione, Seydou Diarra

 

Ravvivare l’esperienza della Gmg di Toronto: con questo intento un gruppo di ragazzi italiani si recherà nella città canadese dal 27 febbraio al 4 marzo

 

24 ORE NEL MONDO:

150 morti in Marocco a causa del devastante terremoto che, la scorsa notte, ha colpito il Paese

 

Ad Haiti appello di Aristide per invocare l’intervento dell’Onu

 

Prosegue alla Corte di giustizia dell’Aja l’esame del caso del muro che divide Israele dalla Cisgiordania.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 febbraio 2004

 

 

IL MESSICO, UN PAESE IN CRESCITA MA ANCORA SEGNATO DALLA PIAGA

DI UNA DIFFUSA POVERTA’, CHE HA BISOGNO DI STABILITA’ POLITICA

E DI IMPEGNO SOCIALE: LO HA SOTTOLINEATO IL PAPA

 RICEVENDO STAMANE IL NUOVO AMBASCIATORE

DELLO STATO LATINO AMERICANO, PRESSO LA SANTA SEDE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Uno Stato interessato, da alcuni anni, da un profondo cambiamento economico, sociale e politico, nel quale sono tuttavia necessari degli sforzi sul piano istituzionale e civile, per rafforzare la democrazia e sradicare il fenomeno ancora troppo esteso della povertà e dell’emarginazione degli indios. E’ l’istantanea che Giovanni Paolo II ha scattato del Messico, nel ricevere questa mattina in udienza il nuovo ambasciatore dello Stato americano presso la Santa Sede, Javier Monctezuma Barragán, per la presentazione delle Lettere credenziali.

 

Partendo dalle nuove relazioni diplomatiche tra il Messico e il Vaticano, ristabilite nel 1992, il Papa si è soffermato con attenzione sul ruolo della Chiesa in rapporto alle istituzioni e alle necessità del Paese, che sarà sede, nel prossimo ottobre a Guadalajara, del 48.mo Congresso eucaristico internazionale. “E’ auspicabile che la Chiesa in Messico possa godere della piena libertà in tutti i settori di sviluppo della sua missione pastorale e sociale”, ha affermato, ribadendo il diritto alla libertà religiosa “senza intolleranza e discriminazione”. In quest’ottica, ha aggiunto il Pontefice, l’aspirazione ad uno Stato prospero e sviluppato “esige lo sforzo di tutti per costruire una cultura democratica e consolidare lo Stato di diritto”: il solo modo per risolvere, tra l’altro la piaga sociale, “dolorosa e vasta”, della povertà e delle sue “gravi conseguenze nel campo della famiglia, dell’educazione, della salute e della vita pubblica”. Sradicare la povertà, ha detto Giovanni Paolo II, non sarà possibile se i mezzi utilizzati per cancellarla “non saranno animati da valori etici autentici”. Il Papa ha detto anche di sperare, in un prossimo futuro, che il Messico possa contare su un apparato legislativo sempre più in sintonia con i tempi riguardo l’educazione religiosa nei diversi ambienti, l’assistenza spirituale nei centri della salute, il riadattamento sociale e assistenziale del settore pubblico, e una presenza nei mezzi di comunicazione sociale.

 

Una “speciale attenzione”, ha poi ripetuto il Pontefice, richiedono le popolazioni indigene, così numerose in Messico, ma spesso “relegate nel dimenticatoio” e invece bisognose di poter contare sul rispetto etnico e la solidarietà necessaria alla realizzazione delle proprie aspirazioni. Infine, il problema dell’emigrazione, che vede da molti anni moltissimi messicani tentare la sorte in altri Paesi, soprattutto negli Stati Uniti. Il Papa ha invitato il Messico, in quanto luogo d’origine del fenomeno, a porre bene a fuoco le cause dell’emigrazione e a fare in modo che gli immigrati altrove non si sentano dimenticati dalla loro terra, ma siano aiutati “a mantenere vivo il contatto con le proprie radici”.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Papa ha ricevuto: mons. Franc Rodé, arcivescovo emerito di Ljubljana, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica; mons. Jozef Wesolowski, arcivescovo titolare di Slebte, nunzio apostolico in Kazakhstan, in Tadjikistan, in Kyrgyzstan e in Uzbekistan; e mons. Paul-Marie Guillaume, vescovo di Saint-Dié in Francia, in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

 

NOMINE E CREAZIONE DI DIOCESI IN POLONIA

 

In Polonia, Giovanni Paolo II ha eretto la provincia ecclesiastica di Łódź, elevando a Chiesa metropolitana l’arcidiocesi di Łódź ed assegnandole come suffraganea la diocesi di Łowicz. Allo stesso tempo ha promosso alla dignità di arcivescovo metropolita di quella sede mons. Władysław Ziolk, finora arcivescovo di Łódź.

 

Il Papa ha inoltre eretto la diocesi di Bydgoscz, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Gniezno e dalle diocesi di Koszalin-Kołobrzeg e di Pelplin, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Gniezno. Il primo vescovo nominato dal Pontefice per la nuova diocesi è mons. Jan Tyrawa, finora ausiliare di Wrocław. La nuova diocesi avrà una superficie di circa 4 mila kmq e conterà circa 600 mila abitanti, con 144 parrocchie e circa 400 sacerdoti tra diocesani e regolari.

 

Giovanni Paolo II ha poi creato la diocesi di Świdnica, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Wrocław e dalla diocesi di Legnica, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Wrocław, nominandone come primo vescovo il 60.enne sacerdote Ignacy Dec, finora rettore della Pontificia Facoltà Teologica di Wrocław.

 

Il Santo Padre ha infine nominato ausiliare della diocesi di Tarnów il 51.enne sacerdote Stanisław Budzik, finora rettore del Seminario diocesano di Tarnów, ed ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Warmia, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Julian Wojtkowski.

 

 

LA CELEBRAZIONE PRESIEDUTA DAL PAPA,

DOMANI NELLA BASILICA VATICANA

PER IL MERCOLEDI’ DELLE CENERI

 

Domani, Mercoledì delle Ceneri, si apre il tempo di Quaresima: la nostra emittente trasmetterà in radiocronaca diretta, in lingua italiana, a partire dalle 10.15, la celebrazione della Parola e l’imposizione delle Ceneri presieduta da Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro, sull’onda media di 585 kHz, sull’onda corta di 5.890 kHz e sulla modulazione di frequenza di105 MHz.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In riferimento al Mercoledì delle ceneri ed all'evento della Quaresima, apre la prima pagina una riflessione di Jean Galot dal titolo "Il tempo dell'essenziale".

 

Nelle vaticane, nel discorso al nuovo Ambasciatore del Messico il Papa ha sottolineato che non si deve cedere alle pretese di quanti cercano di ridurre la religione alla sfera meramente privata dell'individuo.

 

Nelle estere, in evidenza la notizia del terremoto che ha duramente colpito il Nord del Marocco.   

Uganda: la Corte penale internazionale apre un'indagine sul massacro nel campo profughi di Barlonyo; Kofi Annan chiede di "fermare questo tremendo ciclo di violenze".

 

Nella pagina culturale, un "ritratto" di Don Giuseppe Puglisi scritto da Roberto Morozzo della Rocca; Don Puglisi - si evidenzia nell'articolo - offrì ai ragazzi di strada ”un’alternativa alla mafia”.

Nell’”Osservatore libri” un approfondito contributo di Danilo Veneruso in merito alla ripubblicazione, vent'anni dopo, del volume ”25 luglio 1943” di Dino Grandi, a cura di Renzo De Felice. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'incidente aereo nel Cagliaritano: il velivolo trasportava un cuore da trapiantare. 

In rilievo i temi delle riforme e della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 febbraio 2004

 

 

SGOMENTO E COSTERNAZIONE IN UGANDA DOPO IL MASSACRO

RECENTEMENTE PERPETRATO DAI RIBELLI NEL NORD DEL PAESE

- Intervista con il missionario comboniano, padre Sebhat Ayele -

 

Il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, si è recato oggi nel campo profughi di Barlonyo, nel distretto settentrionale di Lira, messo a ferro e fuoco sabato sera dai ribelli del sedicente “Esercito di Resistenza del Signore” che hanno massacrato oltre 200 civili. Le autorità locali hanno decretato il lutto cittadino ed il Tribunale Internazionale dell’Aja ha avviato un’inchiesta sulla strage. Per una testimonianza su questo tragico episodio di violenza, Fabio Colagrande ha raggiunto telefonicamente a Lira, nell’Uganda settentrionale, il missionario comboniano, padre Sebhat Ayele:

 

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R. – Si tratta di un massacro mai visto. Qualcosa di scioccante, di barbaro, di molto crudele. Sono corso e arrivato lì subito dopo la Messa, per salvare un po’ di gente, se potevo. Ed infatti ho trovato tutto il campo che bruciava dopo 12 ore di attacco. Quello che mi ha scioccato è stato trovare delle persone, dei corpi, che bruciavano dentro le capanne. In una capanna, una famiglia intera stava bruciando. C’era poca gente a tirarli fuori. Qualcosa di subumano, di inconcepibile. Non si può credere, senza vederlo. Questo è stato quello che ho visto, con molta tristezza, essendo la mia gente. Ci siamo sentiti traditi dalla comunità internazionale. Ci siamo sentiti completamente indifesi. Nessuno pensa a noi, nessuno parla di noi, nessuno viene ad aiutarci. Quindi, siamo un popolo completamente dimenticato. Oltre 200 persone sono state massacrate e nessuno si interessa di noi. Per questo mi piange il cuore.

 

D. – Padre Sebhat, perché secondo lei questa guerra in Uganda non interessa la comunità internazionale?

 

R. – Penso che nel Nord Uganda non ci siano interessi di tipo economico. Quindi, forse per quello.

 

D. – Padre Sebhat, come missionari comboniani cosa riuscite a fare? Qual è il vostro compito pastorale in una zona di guerra come questa?

 

R. – La prima cosa è dare alla gente fiducia e speranza. Quindi, la nostra presenza per la gente è molto importante. Noi siamo lì, scappiamo con loro e moriamo con loro, se c’è bisogno. Noi diamo alla gente la speranza, soprattutto la speranza che viene da Dio. Ci appelliamo anche alla comunità internazionale, facciamo conoscere i nostri problemi. Così se c’è qualcuno che ha un po’ di coscienza può venire ad aiutarci. Siamo anche coinvolti con alcuni indios, che ci stanno aiutando a portare da mangiare ed altri bisogni alla gente sfollata. Abbiamo più di un milione di persone sfollate attorno a Lira. Questo è il nostro lavoro, soprattutto stare con la gente. Anche se non fai niente, almeno stai con loro. Questa è la testimonianza che diamo noi comboniani. Continuate a pregare per noi, mi raccomando.

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IL SUDEST EUROPA E LE SFIDE PER LA CHIESA: DALL’INCONTRO ANNUALE

DEI PRESIDENTI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DI SETTE PAESI,

NEI GIORNI SCORSI A BELGRADO, SONO EMERSE PRIORITA’ E PROSPETTIVE

- Intervista con mons. Aldo Giordano -

 

“La povertà come sfida per la chiesa” e “L’Europa e il Cristianesimo nel contesto del processo di unificazione europea”: sono stati questi i temi affrontati nell’incontro annuale dei presidenti delle Conferenze episcopali di sette Paesi del sudest Europa, che si è svolto a Belgrado nella fine settimana scorsa. Ma si è parlato anche del processo ecumenico, delle tematiche in comune con le Chiese ortodosse e del possibile dialogo con l’Islam. Il tutto in considerazione dell’attuale contesto dato dal processo di unificazione europea. E a questo proposito è interessante sapere quali siano le speranze e le priorità sentite da Paesi come Albania, Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Grecia, Serbia e Montenegro, Romania e Turchia. Ascoltiamo, nell’intervista di Fausta Speranza, mons. Aldo Giordano, segretario del Consiglio delle Conferenze d’Europa, Ccee:

 

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R. – La grande attesa è che il processo di unificazione europea possa portare per questi Paesi maggiore stabilità e possa farli avanzare nel processo di riconciliazione e nel cammino della pace e che poi possa anche portare un contributo economico. Sono Paesi di confine. Pensiamo che Belgrado è sul confine dell’antica Europa: Europa latina e Europa bizantina. C’è, dunque, anche la speranza che l’Europa recepisca molto anche della cultura orientale. La preoccupazione, invece, è dovuta agli interrogativi che questi Paesi si pongono su cosa sarà della loro tradizione se si affideranno nelle mani di un Occidente che, in fondo, loro vedono molto segnato dalla secolarizzazione e anche da un certo relativismo etico... Si sente che è un momento storico particolare e si sente che le Chiese hanno la responsabilità di dare un contributo all’Europa. Ecco, alcuni hanno chiaramente detto: ‘Il primo contributo che noi possiamo dare all’Europa è ritrovare un cammino di unità tra le Chiese, perché le Chiese possono offrire un’esperienza, possono essere un esempio di Europa unita, un’Europa che sa vivere al di là delle frontiere, al di là delle divisioni etniche, eccetera. Certamente questa zona dell’Europa è un laboratorio di frontiera molto interessante.

 

D. – Dunque, parliamo di Europa e Cristianesimo, cioè dell’altro tema al quale è stato dedicato l’incontro ...

 

R. – Questi Paesi del Sudest-Europa si domandano perché c’è tanta fatica a citare esplicitamente il Cristianesimo, per esempio, nel Trattato costituzionale europeo, nel suo preambolo. In questi Paesi sono stati per tanti anni sotto un dominio ideologico che vietava di parlare di Cristianesimo. E poi, il fatto stesso di essere Chiese cattoliche in minoranza, li ha portati a vivere con difficoltà la realtà della cattolicità nel passato. Quindi hanno sempre visto un po’ l’Occidente come speranza di una dimensione di serenità e libertà. Adesso, però, si meravigliano del fatto che dall’Occidente sia nata l’idea di un’Unione Europea ma che questa Unione Europea sembra che faccia una grossa fatica ad accettare espressamente il Cristianesimo. Però, d’altra parte, c’è anche una grande volontà di contribuire insieme a far sì che l’Europa sia spazio per il Vangelo. Anche per questo credo che l’Oriente possa dare un notevole contributo.

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RADIOQUARESIMA 2004: CICLO DI MEDITAZIONI SULLA “PASSIONE DI CRISTO”

E SU QUARANTA “CAMPIONI DELLA FEDE”

- Intervista con Marco Cardinali -

 

Da domani nella nostra emittente appuntamento con il tradizionale ciclo di trasmissioni di Radioquaresima 2004, che presenterà quest’anno una serie di meditazioni sulla Passione di Cristo e su alcuni ‘campioni della fede’, nella storia della Chiesa e del mondo. Ce ne parla il responsabile del programma Orizzonti Cristiani, che cura le trasmissioni di Radioquaresima, il dott. Marco Cardinali, intervistato da Alessandro De Carolis.

 

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R. – La Radioquaresima di quest’anno è, come da tradizione, divisa in due filoni paralleli. Potremmo usare l’immagine di un albero con due rami diversi, ma  altrettanto ricchi. Il primo ramo è quello delle 40 meditazioni che vanno in onda a partire dal 25 febbraio al 4 aprile a mezzanotte, con replica alle 7.20 della mattina. Il titolo è “Campioni di fede”, un tema elaborato dal rogazionista padre Vito Magno, e condotto e realizzato da Franca Salerno, con il contributo di autorevoli teologi e comunicatori. Costoro parlano dell’attualità dei Santi, dei modelli di fede per i cristiani, che in epoche diverse hanno testimoniato il loro amore per Dio, la Chiesa, i fratelli. Partiremo guardando alcuni Santi martiri, poi alcuni Santi maestri, i profeti, i riformatori, i missionari, per finire con gli apostoli della carità.

 

D. – La rosa dei nomi, che è ampia ed importante, è inevitabilmente però una selezione. Quale criterio avete seguito per proporre le singole figure?

 

R. – Il criterio di presentazione di questi Santi di tante epoche - i nostri ascoltatori avranno modo di vederlo - sono in relazione alla loro importanza e in particolare alla loro attualità: un aspetto questo che li lega molto più profondamente al nostro essere cristiani nel 2004, in questa epoca di grandi capovolgimenti e anche di grande attenzione verso alcuni temi.

 

D. – Oltre ai campioni della fede più noti - ce ne sono diversi in una fascia temporale ampia, si va da San Francesco a Giovanni XXIII - c’è però anche uno spazio per i campioni della fede sconosciuti…

 

R. – Sconosciuti non in quanto non conosciuti, ma in quanto non messi a modello da parte della Chiesa. Per esempio, tra le nostre meditazioni figura Charles de Foucault, che non è un Santo vero e proprio, canonizzato, ma è comunque un uomo che è un testimone di una carità profonda, di un amore profondo verso Dio, verso i fratelli, un uomo del dialogo interreligioso. Si tratta quindi di figure che hanno grande attinenza ai temi del momento storico ed ecclesiale che viviamo oggi.

 

D. – Le 40 meditazioni sui campioni della fede costituiscono, come detto, il primo ramo della Radioquaresima del 2004: ma c’è anche un secondo ramo…

 

R. – Questo secondo ramo è quello della trasmissione pomeridiana di Orizzonti Cristiani, trasmessa cioè alle 14.30, 17.30 e 23.00. Con l’ausilio di eminenti esperti, guarderemo a “La Passione di Gesù” - questo è il titolo - con alcuni temi scelti per approfondire questo momento fondamentale nella storia della nostra Salvezza. Direi che la novità di quest’anno è che, per la fascia pomeridiana, il ciclo “La Passione di Gesù” andrà in onda - a partire dal 26 febbraio - il giovedì, il venerdì e il sabato. Per gli altri giorni manterremo invariate le consuete rubriche, in cui affronteremo naturalmente temi quaresimali importanti, tra cultura, spiritualità e la parola di Giovanni Paolo II, sempre ricca in questo periodo.

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IN OCCASIONE DELL’ANNO EUROPEO DEDICATO

 DELL’EDUCAZIONE ATTRAVERSO LO SPORT,

LA FESTA DELLA GINNASTICA ‘GIOCAGIN’,

PROMOSSA DALL’UISP IN COLLABORAZIONE CON L’UNICEF

- Servizio di Flaminia Caldani -

 

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E’ stata recentemente presentata a Roma “GiocaGin” la grande festa della ginnastica della Uisp (Unione Italiana sport per tutti) e Sporticlub, che anche quest’anno aiuta l’Unicef, sostenendo il progetto ‘Stop al traffico dei minori’, a favore dei bambini della Moldavia, per la protezione e il reinserimento sociale degli adolescenti. La manifestazione, iniziata lo scorso 15 febbraio, proseguirà fino a maggio in 58 città italiane. Un’occasione per sostenere lo sport per tutti, ma anche per promuovere una nuova cultura dello sport. Abbiamo chiesto al direttore dell’Unicef, Roberto Salvan, quali valori possano essere veicolati oggi, attraverso l’educazione allo sport.

 

R. – Prima di tutto il fatto che esistano delle regole. E, quindi, se tutti quanti rispettiamo queste regole possiamo insieme raggiungere un obiettivo, che è poi un risultato, il divertirsi, lo stare insieme e, soprattutto, dimostrare fino in fondo il fatto che i bambini, oltre che andare a scuola - che è uno dei loro impegni nei primi anni di vita - hanno anche il diritto al gioco, elemento molto importante.

 

L’Uisp e l’Unicef hanno proposto un nuovo valore dello sport, ma sentiamo Nicola Porro, presidente nazionale Uisp.

 

R. – Noi, abbiamo sottolineato insieme agli amici dell’Unicef, come vogliamo interpretare lo sport: un grande mediatore culturale, che quindi consenta il dialogo fra culture diverse. Abbiamo differenziato nella nostra esperienza fra un’idea di sport sociale, che significa organizzare eventi per raccogliere finanziamenti - il che va benissimo evidentemente – ma anche un’ambizione in più: non soltanto di fare sport sociale, ma usare lo sport per tutti come sport sociale.

 

D. - Considerando i fatti che recentemente hanno macchiato il mondo sportivo, che tipo di approccio, oggi, i genitori devono assumere nei confronti dello sport per i propri figli?

 

R. – Credo che noi dobbiamo agire su due livelli. Uno, è quello evidentemente del controllo, ove serva, della repressione. Ma ancora più importante che reprimere un crimine è prevenirlo, attraverso una diffusione di modelli culturali alternativi. Personalmente, credo che sia anche necessario, sviluppare una cultura che educhi all’accettazione del limite, a capire che ciascuno di noi può, a misura delle proprie capacità, trarre soddisfazione dallo sport.

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CHIESA E SOCIETA’

24 febbraio 2004

 

 

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE RAFFORZI IL SUO IMPEGNO PER SANARE

LE PIAGHE DEL CONTINENTE AFRICANO, DALLA POVERTA’ ALL’AIDS:

E’ L’APPELLO DEL CARDINALE MARTINO, INTERVENUTO STAMANI A NAIROBI

AD UN CONGRESSO DELL’UNIVERSITA’ CATTOLICA DELL’AFRICA ORIENTALE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

NAIROBI.= “E’ riprovevole che oggi nuovamente alcuni Paesi” traggano “profitto dal commercio delle armi” che provoca “tragedie umane” in Africa “con l’effetto di ritardare se non interrompere la via della pace e dello sviluppo del continente” africano. E’ la forte denuncia pronunciata stamani dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, intervenuto a Nairobi al Congresso internazionale promosso dall’Istituto di servizio sociale dell’Università cattolica dell’Africa orientale. Il porporato ha duramente condannato la pretesa dei gruppi terroristici di ristabilire la giustizia attraverso la cieca violenza, senza esitare a distruggere vite umane innocenti. Quindi, si è pronunciato contro l’uso scandaloso dei bambini soldato, “che uccide il futuro della gioventù” e il “futuro stesso del mondo”. Il presidente del dicastero vaticano non ha mancato di esortare la comunità internazionale a fare di più per combattere l’epidemia dell’Aids - devastante in molti Paesi africani - in particolare consentendo l’accesso ai medicinali con prezzi sostenibili. Ancora, il porporato ha rinnovato l’appello per una riduzione del debito estero dei Paesi dell’Africa più poveri. D’altro canto, ha sottolineato che “se si vuole accelerare lo sviluppo dell’Africa, è assolutamente necessario che le regole del commercio internazionale siano riviste in modo da consentire ai Paesi africani l’accesso ai mercati delle nazioni ricche”. Al congresso di Nairobi, il cardinale Martino non ha escluso che nel prossimo futuro la Santa Sede possa passare dallo status di osservatore a quello di membro dell’Onu ed ha ribadito l’urgenza di una riforma delle Nazioni Unite che consenta all’istituzione di svolgere pienamente il suo ruolo sulla scena internazionale.

 

 

CONDIVIDERE SPERANZE E TIMORI DEI FEDELI DEL VECCHIO CONTINENTE:

COSI’, I SUPERIORI E LE SUPERIORE MAGGIORI D’EUROPA NEL DOCUMENTO

 CONCLUSIVO DELL’ASSEMBLEA GENERALE DI LJUBLIJANA, IN SLOVENIA

 

LJUBLIJANA.= “Vogliamo condividere le nostre speranze, i nostri timori e i nostri punti di vista con i fratelli e le sorelle delle nostre comunità locali che sperimentano tutti i problemi dell’Europa che premono alla porta”. E’ l’impegno preso dai Superiori e dalle Superiore Maggiori d’Europa, (Ucesm) che in questi giorni si sono riuniti a Liubljana, in Slovenia, per la loro Assemblea generale. Un incontro dedicato al tema “Il ruolo della vita religiosa nella formazione di una coscienza etica in un’Europa multiculturale”. Nel documento finale dell’assise, i membri dell’Ucesm riconoscono le molteplici sfide che oggi devono affrontare i cittadini del Vecchio Continente. Al fine della costruzione di un senso etico per l’Europa, si legge nel documento, “siamo chiamati ad essere pellegrini, vivendo i valori dei pellegrini: la povertà evangelica, la libertà, la speranza e il coraggio”. Essere dei religiosi in pellegrinaggio, sottolineano, significa “osservare il Regno di Dio con una maggiore sensibilità alla presenza dello Spirito in tutte le situazioni umane”. Ma anche avvicinarsi alle altre Chiese cristiane e ai fratelli delle altre fedi, specialmente i musulmani. “Bisogna impedire che il silenzio e la paura interrompano il dialogo”, prosegue il documento che sottolinea l’importanza di “porre le domande giuste e cercare risposte che ci permettano di compiere un altro passo del nostro viaggio”. (A.G.)

 

 

PRESENTATO A NEW DELHI UN VIDEO DOCUMENTARIO SUL PONTIFICATO

DI GIOVANNI PAOLO II. IL FILMATO, DAL TITOLO “IL GRANDE COMUNICATORE”,

E’ STATO REALIZZATO DAL VATICANISTA DELLA TV “LA7”, LORENZO SCHEGGI

- A cura di Maria Grazia Coggiola -

 

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NEW DELHI. = “Il linguaggio usato dal Santo Padre è un linguaggio universale, fatto più di gesti che di parole. Il suo enorme successo in questi 25 anni di Pontificato sta nell’aver usato questo linguaggio, che è comprensibile a tutti gli esseri umani, ricchi e poveri, credenti e non credenti”. Con queste parole, il vaticanista Lorenzo Scheggi, della rete tv “La 7”, ha presentato il suo nuovo documentario, intitolato “Il grande comunicatore”, che raccoglie le immagini e i momenti più significativi e toccanti del Pontificato di Giovanni Paolo II. Il video è stato proiettato ieri sera all’Istituto italiano di cultura di New Delhi, alla presenza del nunzio apostolico Pedro Lopez Quintana e dell’ambasciatore italiano, Benedetto Amari. Anche in un Paese come l’India, lontano geograficamente e culturalmente, la figura di Giovanni Paolo II è conosciuta e stimata, soprattutto grazie al lungo rapporto di amicizia con la Beata Madre Teresa di Calcutta. E’ stato il cardinale Pio Laghi, prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica, a ripercorrere gli incontri tra il Papa polacco e la piccola suora albanese in Vaticano, a Calcutta e in Albania. L’ultimo di questi incontri risale al ’97, quando Madre Teresa, tre mesi prima della sua scomparsa presentò al Santo Padre colei che aveva scelto per guidare le missionarie della carità, Suor Nirmala. Oltre che in India, la celebrazione dei 25 anni di Pontificato, chiamata “La mia seconda Patria” e organizzata dal ministero degli Esteri italiano, coinvolge altri 40 Paesi nel mondo.

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INIZIERA’ L’8 MARZO PROSSIMO IL PROCESSO DI SMOBILITAZIONE DEI COMBATTENTI

 DELLA COSTA D’AVORIO: AD ANNUNCIARLO E’ STATO IL PRIMO MINISTRO

DEL GOVERNO IVORIANO DI TRANSIZIONE, SEYDOU DIARRA

 

BOUAKE.= Il processo di disarmo dei combattenti presenti in Costa d'Avorio inizierà il prossimo 8 marzo. L’importante notizia – riferisce l’Agenzia Misna – è stata annunciata da Seydou Diarra, il primo ministro del governo di transizione, durante una visita a Bouaké, la città centro settentrionale del Paese che per due anni si è trasformata nella roccaforte della ribellione, che il 19 settembre 2002 si sollevò in armi contro il governo del presidente Laurent Gbagbo. Il disarmo resta l’elemento chiave per risolvere la crisi politico istituzionale in cui il Paese africano è piombato con l'inizio della guerra civile. Nonostante gli accordi di pace, e il varo di un governo di transizione, infatti, il territorio ivoriano resta diviso a metà. Per procedere alla riunificazione del Paese resta da compiere il disarmo e il reintegro dei ribelli in armi. (A.G.)

 

 

RAVVIVARE L’ESPERIENZA DELLA GMG DI TORONTO: CON QUESTO INTENTO,

 UN GRUPPO DI RAGAZZI ITALIANI SI RECHERA’ NELLA CITTA’

CANADESE DAL 27 FEBBRAIO AL 4 MARZO

 

TORONTO.= Continua il legame tra i giovani italiani e i loro coetanei a Toronto. Dal 27 febbraio al 4 marzo prossimi si terrà in Canada un incontro su un progetto nato dopo la Giornata mondiale in terra canadese. La Gmg di Toronto ha creato importanti contatti tra le realtà canadesi ed italiane, sia a livello di conoscenza ed amicizia, sia a livello pastorale. Una ricchezza che non si è voluta disperdere perché, come sottolinea don Alessandro Amapani, responsabile del Progetto per la pastorale giovanile italiana “ci sembra importante portare avanti il rapporto nato durante la Gmg per valorizzare il contatto dei giovani italiani e dei giovani di origine italiana residenti a Toronto; valorizzare il contatto dei giovani e dei giovani canadesi di Toronto; condividere le risorse pastorali della Chiesa italiana e della Chiesa canadese, offrendo occasioni di scambio, di aiuto e di collaborazione”. Il Progetto si sviluppa in tre ambiti: l’offerta di esperienze pastorali in Italia a giovani canadesi; l’offerta di esperienze pastorali in Canada a giovani italiani e il sostegno pastorale. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

24 febbraio 2004

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In Marocco un violento terremoto, verificatosi stanotte, ha provocato almeno 150 morti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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La forte scossa di terremoto, di magnitudo 6,3 sulla scala Richter, ha colpito questa mattina un’area dello stretto di Gibilterra non lontana dalla costa settentrionale del Marocco. Il drammatico bilancio del sisma, avvertito anche nel Sud della Spagna e dell’Italia, è di almeno 150 morti ma fonti parlamentari temono che possa superare le 300 vittime. L’epicentro del terremoto è stato registrato a circa 185 miglia a nord di Rabat, vicino al villaggio di Ait Kamara che, secondo fonti locali, è andato completamente distrutto. La popolazione si è riversata per le strade presa dal panico dei feriti sono stati trasportati negli ospedali della città portuale di Al Hoceima. Per le operazioni di soccorso sono stati mobilitati l’esercito, la polizia e la protezione civile. La terra ha tremato anche nella regione spagnola dell’Andalusia e nella vicina Murcia, senza fortunatamente provocare vittime. Il sisma più devastante registratosi in Marocco risale al 1960 quando una serie di scosse devastò la città di Agadir, provocando la morte di oltre 25 mila persone.

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Sempre più drammatica la situazione ad Haiti, dove l’avanzata dei ribelli prosegue ormai verso la capitale, Port au Prince. Il leader dei miliziani,il comandante Guy Philippe, si è detto sorpreso per l’estrema facilità con cui è stata conquistata Cap Haitien, seconda città del Paese: “Entro 15 giorni - ha aggiunto - libereremo l’isola”. Il presidente Aristide, invece, si affida ad un intervento dell’Onu per fermare l’avanzata dei ribelli. La cronaca, da Haiti, di Barbara Schiavulli:

 

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Rombano gli elicotteri nei cieli della capitale haitiana alla ricerca di rivoltosi che - secondo quanto dice la gente - si stanno già infiltrando nella capitale. Mentre i ministri ed il capo di Stato Aristide sono irreperibili, il segretario di Stato americano, Colin Powel, ottiene dall’opposizione altre 24 ore prima della risposta sul piano di pace, proposto dalla comunità internazionale. Una risposta che fino ad ora è stata negativa. L’opposizione vuole, infatti, che il presidente si dimetta entro il prossimo 18 marzo. I ribelli dopo la presa di Cap Haitien, la seconda città del Paese, sono ormai pronti a marciare sulla capitale e l’arrivo dei miliziani è atteso nel giro di pochi giorni. Ma se Aristide non se ne sarà andato o l’opposizione non avrà accettato un compromesso, saranno gli abitanti di Port-au-Prince, a subire, loro malgrado, gli effetti di questo grave e instabile scenario.

 

Barbara Schiavulli, da Port-au-Prince, per Radio Vaticana.

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Da ieri il Tribunale Internazionale dell’Aja è chiamato a pronunciarsi sul muro che divide lo Stato ebraico dalla Cisgiordania. Israele ha deciso di non presenziare alle udienze perché non riconosce la competenza della Corte dell’Aja in quelle che il governo di Tel Aviv definisce “questioni interne”. I palestinesi chiedono, invece, sanzioni contro le autorità israeliane. A cosa serve, dunque, il parere del Tribunale internazionale di giustizia? Giada Aquilino lo ha chiesto all’avvocato Nicola Canestrini, direttore del Centro italiano di studi per la pace:

 

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R. – La pronuncia della Corte di giustizia non potrà essere ritenuta giuridicamente vincolante. Ciò che credo che sia importante ed indubitabile è l’alto valore morale è la pronuncia di questo altissimo organo giurisdizionale.

 

D. – Le leggi internazionali come e quando possono servire per dirimere la questione del muro?

 

R. – La giustizia internazionale si fonda su una base pattizia, ed è cioè la volontà degli Stati che determina poi l’ordinamento internazionale stesso. Israele non partecipa a questa sessione di udienze e dunque è difficile che da questo possa discendere – ad esempio – una sanzione per Israele qualora non dovesse adeguarsi al parere emesso.

 

D. – Una volta che la Corte si sarà pronunciata, se non dovesse essere rispettato il suo parere, potrebbero crearsi dei precedenti?

 

R. – No. Io parlo di precedenti in senso tecnico, proprio per la natura del provvedimento che verrà emesso. E’ ovvio che sul piano internazionale, l’incidenza di un’ulteriore pronuncia negativa per Israele sarà alta.

 

D. – Tra gli israeliani c’è chi chiede che la barriera venga eretta lungo la frontiera precedente la guerra del ’67: ma cosa cambierebbe?

 

R. – Cambierebbe poco o niente. Diciamo che nel rapporto tra Stato palestinese, Israele e tutto il mondo arabo – perché sono tre le parti che devono trovare un accordo – non si può che trovare in via conciliativa, e cioè continuando con il faticosissimo cammino di incontro delle parti e, progressivamente, di una soluzione che sia negoziata.

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E’ l'italiana Barbara Contini la nuova responsabile del governo provvisorio della coalizione di Nassiriya, nel Sud dell'Iraq. Lo riferisce il portavoce dell’Autorità provvisoria di coalizione. Contini ha ricoperto incarichi di rilievo con l’Osce in Bosnia Erzegovina e con le Nazioni Unite in Asia. Sostituisce il britannico John Bourne, al termine di un semestre di rotazione.

 

Allarme terrorismo. Il numero due dell’organizzazione terroristica ‘Al Qaeda’, il medico egiziano Ayman Al-Zawahiri, ha minacciato gli Stati Uniti in un nuovo messaggio audio diffuso stamani dall’emittente televisiva del Qatar, Al Jazira. In Iraq, intanto, soldati americani avrebbero ucciso il giordano Nidhal Arabiyat Agha Hamsa, uomo di fiducia di al Zarkawi. Lo scrive oggi il quotidiano arabo “Al Hayat”.

 

Almeno 25 presunti terroristi, tra cui una donna, sono stati arrestati e due case sono state fatte saltare in aria in un nuova offensiva condotta dall'esercito pachistano contro i militanti di Al Qaeda e talebani nell’area tribale semiautonoma del Waziristan del Sud, al confine tra l’Afghanistan ed il Pakistan.

 

Sciagura aerea in Italia. Un piccolo velivolo con a bordo un’équipe medica che trasportava un cuore da trapiantare è precipitato a pochi chilometri da Cagliari, provocando la morte di sei persone.

 

Sono morti tutti e 37 i minatori rimasti intrappolati in una miniera nei giorni scorsi dopo un’esplosione a Jixi, nel Nord della Cina. Lo hanno affermato oggi i soccorritori, che hanno trovato 24 cadaveri e non nutrono speranze di trovare vivi gli altri operai.

 

Si annunciano difficili i colloqui sulla crisi nucleare nordcoreana che, da domani, vedranno impegnati a Pechino i delegati di 6 Paesi: oltre alle due Coree, la Cina, il Giappone, gli Stati Uniti e la Russia.

 

L’Agenzia internazionale dell’energia atomica, che controlla la non proliferazione di armi nucleari, ha dichiarato oggi a Tripoli di essere pronta ad aiutare la Libia a sviluppare il suo programma nucleare civile.

 

La Colombia – teatro di una drammatica ondata di violenze che solo nell’ultimo fine settimana ha provocato 50 morti – torna al centro dell’attenzione internazionale. Ieri cadeva infatti il secondo anniversario del rapimento di Ingrid Betancourt, l’ex candidata presidenziale ancora nelle mani dei ribelli, e la ricorrenza ha riaperto il dibattito sulla mancata liberazione dei prigionieri. Sulla difficile situazione del Paese sudamericano, ci riferisce Maurizio Salvi:

 

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L’opinione pubblica è tornata a chiedersi se sia giusto o no giungere – come sollecitano le Farc – ad un accordo umanitario per ottenere la liberazione di una settantina di politici, agenti di polizia e militari contro circa 300 guerriglieri. In senso positivo si sono mossi i familiari dei sequestrati che, insieme a politici moderati, hanno chiesto alla Chiesa cattolica e alle organizzazioni umanitarie di intervenire. Invece, il capo dello Stato colombiano e le forze armate non sembrano entusiasti di questa ipotesi. Tutto questo avviene in un clima reso difficile dall’ostilità sostanziale mostrata per l’attuale strategia colombiana dall’Europarlamento.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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ULTIM’ORA

 

         Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato oggi di aver sciolto il governo, nominando un premier ad interim, il vice primo ministro Vicktor Khristenko.

 

 

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