RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVIII  n. 54 - Testo della Trasmissione di lunedì 23 febbraio 2004

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Conclusa la visita del cardinale Kasper a Mosca. Ieri l’incontro con il patriarca Alessio II che oggi compie 75 anni. Gli auguri del Papa.

 

Fra due giorni inizia la Quaresima, un tempo privilegiato per convertirsi a Cristo e riconciliarsi con gli altri: queste le parole del Papa ieri all’Angelus. Nostra intervista al teologo Bruno Forte che da domenica prossima predicherà gli esercizi spirituali al Pontefice e alla Curia romana.

 

In un volume, commissionato dalla Pontificia Accademia per la Vita, le domande e le risposte della scienza al fenomeno della pedofilia nella Chiesa cattolica

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Haiti: gli insorti procedono verso la capitale per rovesciare il regime di Aristide. La drammatica testimonianza di suor Anna D’Angela.

 

I maestri dell’arte barocca in mostra alle scuderie del Quirinale di Roma: ce ne parla il prof. Claudio Strinati.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Pontificia Opera dell’infanzia missionaria in Germania pronta a destinare un contributo di 20 mila euro in favore dei bambini nordocoreani, a rischio di morte per fame

 

Scatena polemiche il rapporto del Pentagono, pubblicato dalla rivista “Fortune” che preannuncia catastrofi ambientali e guerre sul globo entro il 2020

 

Continua a seminare morte l’epidemia di febbre dengue che ha colpito duramente l’Indonesia

 

Scampa ad una rapina suor Nirmala, la superiora delle suore della carità di Madre Teresa

 

Al via oggi a Nairobi il primo Congresso dell’apostolato sociale in Africa

 

24 ORE NEL MONDO: Panoramica

 

Uganda del Nord: i guerriglieri massacrano oltre 200 civili.

 

Iniziate le udienze alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per decidere sulla legittimità del Muro di sicurezza di Israele

 

Ennesimo attentato in Iraq nella città curda di Kirkuk: 13 morti in una stazione di polizia.

 

“Un passo indietro per la democrazia”: così la Commissione europea sul voto di venerdì scorso in Iran

 

Colombia, fine settimana nel sangue: almeno 50 le vittime degli scontri fra esercito e guerriglia

 

A due giorni dai colloqui di Pechino, la Corea del nord si dice pronta a congelare il suo programma nucleare – La morte in miniera: almeno 8 vittime in Cina e 6 in Albania per due esplosioni di gas.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 febbraio 2004

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            

 

 

“UN PRIMO PASSO”: COSI’, IL CARDINALE WALTER KASPER,

AI NOSTRI MICROFONI, SULL’INCONTRO CON IL PATRIARCA ALESSIO II, IERI A MOSCA.

MESSAGGIO DI AUGURI DEL PAPA PER IL 75.MO  COMPLEANNO DI ALESSIO II

- Intervista con il porporato -

 

Con l’incontro di ieri a Mosca tra il cardinale Walter Kasper e il Patriarca di Mosca Alessio II si è conclusa la visita del presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Un evento significativo sulla via del dialogo ecumenico. Ripercorriamo, dunque, le tappe di questa visita nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Rafforzare il dialogo tra Chiesa cattolica e Patriarcato di Mosca: con tale intento, martedì 17 febbraio è iniziata la visita in Russia del cardinale Kasper, su invito dei presuli nella Federazione russa. L’arrivo a Mosca del porporato è stato preceduto dalla diffusione da parte del Patriarcato di Mosca delle critiche ortodosse sull’ipotesi dell’istituzione di un Patriarcato greco-cattolico in Ucraina. Il 19 febbraio è il giorno dell’incontro con il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche estere del Patriarcato di Mosca, il metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill. Al termine del colloquio, è stato deciso che “per la soluzione di singole questioni nelle relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica, si dovrebbe costituire un gruppo congiunto di lavoro, composto da rappresentanti di entrambe le Chiese”.

 

Questa dovrebbe essere la via principale per rispondere alle obiezioni di proselitismo avanzate da parte ortodossa così da affrontare casi concreti senza fermarsi alle accuse generiche. Il cardinale Kasper ha assicurato che “è desiderio della Santa Sede di mantenere e rafforzare ulteriormente relazioni positive con le Chiese ortodosse”, prendendo in seria considerazione le obiezioni avanzate dai Patriarchi sull’ipotesi del Patriarcato greco cattolico in Ucraina ed evitando atti che portino alla interruzione dei rapporti. Nell’incontro con l’Accademia ecclesiastica del Patriarcato di Mosca, sono state sviluppate - con molte prospettive positive - le possibilità di collaborazione e dialogo sul piano accademico, con scambio di professori, borse di studio, ecc. Ieri, infine, l’atteso colloquio con il Patriarca Alessio II. In apertura d’incontro, il cardinale Kasper ha consegnato al Patriarca - che oggi compie 75 anni - un messaggio personale di auguri del Papa. Sul clima ed i risultati dell’incontro di ieri, ecco la testimonianza del porporato, raggiunto telefonicamente a Mosca da Roberto Piermarini:

 

R. – Sono soddisfatto perché l’incontro c’è stato; all’inizio il Patriarca ha ripetuto gli argomenti, noti da anni. Nella seconda fase abbiamo avuto uno scambio di opinioni su vari temi. Spero che sia stato utile. Si vedrà soltanto nel prossimo futuro se si calmerà il tono della polemica e se giungeremo ad un dialogo, ad una collaborazione. Penso che comunque sia un primo passo.

 

D. – Lei è rimasto soddisfatto degli incontri di questi giorni a Mosca?

 

R. – Sì, anche se di altri sono rimasto più soddisfatto. E’ un primo passo. Adesso dobbiamo vedere se possiamo avviare una collaborazione seria, un dialogo serio. Penso che si potrà giudicare solo nel prossimo futuro.

 

Uno dei punti di incontro – nel colloquio – tra le preoccupazioni comuni della Chiesa cattolica e quella ortodossa è stata la difesa e promozione dei valori cristiani nel contesto della costruzione dell’Europa, tema sul quale il Patriarca si è dimostrato particolarmente sensibile.

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FRA DUE GIORNI INIZIA LA QUARESIMA,

 UN TEMPO PRIVILEGIATO PER CONVERTIRSI A CRISTO,

RIMETTERE ORDINE NELLA PROPRIA VITA E RICONCILIARSI CON GLI ALTRI:

COSI’ IL PAPA IERI ALL’ANGELUS.

NOSTRA INTERVISTA AL TEOLOGO BRUNO FORTE CHE DA DOMENICA PROSSIMA

PREDICHERA’ GLI ESERCIZI SPIRITUALI AL PAPA E ALLA CURIA ROMANA

 

Siamo ormai vicini alla Quaresima. Lo ha ricordato anche il Papa ieri all’Angelus. Fra due giorni, il 25 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, Giovanni Paolo II presiederà nella Basilica Vaticana alle 10,30 la celebrazione della Parola per l’inizio della Quaresima con la benedizione e l’imposizione delle Ceneri.

 

Stiamo per entrare in “un tempo privilegiato” – ha detto  il Papa – per intensificare l’impegno “di conversione a Cristo”, “per esaminare con sincerità e verità se stessi, per rimettere ordine nella propria vita e nelle relazioni con gli altri e con Dio”. “Un esigente cammino spirituale” – ha sottolineato - che richiede di essere “docili all’ascolto della parola di Dio”.

 

Ma come vivere nel contesto attuale la Quaresima di quest’anno? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Bruno Forte, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e che da domenica 29 febbraio predicherà gli esercizi spirituali in Vaticano al Papa e alla Curia romana.

 

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R. – Certamente come un cammino di ritorno profondo dal cuore della vita a Dio. Di fronte agli scenari internazionali di conflitto e di violenza c’è più che mai bisogno di riscoprire la via della pace come via del dialogo e della giustizia. Ma questo passa attraverso la conversione del cuore di ciascuno di noi. E di fronte a questa società secolarizzata dell’Occidente c’è più che mai bisogno di riscoprire degli orizzonti di senso, di speranza. Questi li può dare soltanto il Dio vivente con la sua promessa. Ecco perché più che mai oggi, nel nostro contesto, sia sociale che internazionale, è importante tornare a Dio e farlo nella sequela di Gesù, che è la via, la verità e la vita.

 

D. – Un gesto forte per la Quaresima, un suo invito a quanti ci ascoltano…

 

R. – Io riscoprirei il valore del sacrificio, un piccolo sacrificio, un gesto d’amore, possibilmente umile, nascosto, però autentico, che ci costi qualcosa e che sia fatto per la lode e l’amore di Dio e per qualcuno che soffre e che ha bisogno, che sia vissuto in una solidarietà ampia del cuore e della preghiera, con questa umanità così bisognosa di giustizia e di pace. Senza sacrificio non c’è amore. D’altra parte, senza amore anche il sacrificio sarebbe semplicemente costrizione esteriore oppure limite non capito. Il sacrificio è offerta d’amore. E non dobbiamo dimenticarci il grande esempio che ci ha dato Gesù. Dio ha tanto amato il mondo che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi. Come giustamente osservava Origene, questa frase di Paolo nei Romani 8,32, richiama il sacrificio del monte Moria, il sacrificio di Abramo, che offre a Dio l’Isacco del suo cuore. Ecco, il Padre ha offerto il Figlio, l’Isacco del suo cuore, per amore nostro ed ognuno di noi è chiamato ad offrire a Dio l’Isacco del suo cuore, per amore suo, perché Dio regni nella nostra vita e questo renda questa stessa vita più vera, più umana, più bella e degna di essere vissuta.

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UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa questa mattina ha ricevuto in udienza mons. Adolfo Tito Yllana, arcivescovo tit. di Montecorvino, nunzio apostolico in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone ; un altro gruppo di vescovi francesi in visita ”ad Limina Apostolorum”; il cardinale Camillo Ruini, suo vicario generale per la Diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, con mons. Paolo Schiavon, vescovo tit. di Trevi, ausiliare della Diocesi di Roma per il settore pastorale sud e alcuni parroci della capitale.

 

Sempre oggi il Papa ha confermato per il prossimo triennio, assistente eclesiastico generale dell'Azione Cattolica Italiana monsignor Francesco Lambiasi, vescovo emerito di Anagni‑Alatri.

 

 

IN UN VOLUME, COMMISSIONATO DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA,

LE DOMANDE E LE RISPOSTE DELLA SCIENZA

AL FENOMENO DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA CATTOLICA

 

“L’abuso sessuale nella Chiesa cattolica: prospettive legali e scientifiche”. E’ titolo del libro, presentato oggi nella Sala Stampa vaticana, che raccoglie gli atti della Conferenza di studio su “Gli abusi a bambini e giovani da parte di preti e religiosi cattolici”, svoltasi nell’aprile 2003, promossa dalla Pontificia Accademia per la vita.  Il libro, pubblicato dalla Libreria editrice vaticana e curato dagli esperti Manfred Lütz, Karl Hanson e Friedemann Pfäfflin, sarà in vendita alla fine di marzo, dopo che il volume sarà stato distribuito a tutti i presidenti delle Conferenze episcopali. Ce ne riferisce Roberta Gisotti:

 

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E’ stato uno dei curatori il dott. Manfred Lütz, psichiatra e teologo tedesco, membro della Pontificia Accademia per la Vita, a presentare il libro alla stampa internazionale. Lui ha infatti organizzato per conto del Dicastero vaticano il Convegno di studio, che ha portato a questa pubblicazione, che vuole fare il punto su un tema tanto scottante e di attualità, dai risvolti umani così dolorosi, e per le vittime in primo luogo ma anche per chi si macchia di tale delitto, a volte indelebile per la coscienza.

 

Anzitutto ha chiarito il dott. Lütz che non si tratta di un Rapporto dell’Accademia per la vita, ma di una raccolta di scritti della comunità scientifica  interpellata sull’argomento. E non sono molti nel mondo gli esperti di pedofilia, perché questo reato è spesso sommerso ed i pedofili difficilmente cercano di curarsi. I maggiori esperti sono allora - ha detto Lütz - i psichiatri forensi e poi gli psicoterapeuti che operano con i soggetti malati. Non ci sono però risposte unanimi in questo volume per affrontare in modo univoco il problema pedofilia, ma piuttosto abbiamo garantito – ha dichiarato Lütz – “la massima libertà di espressione” a tutti quanti – in tutto 8 esperti non cattolici – che hanno partecipato a quest’opera, per capire di più su questa complesso argomento ed offrire nello specifico alla Chiesa cattolica degli strumenti per trattare il fenomeno, cha ha senz’altro proporzioni vaste. Dunque “nessuna ingerenza del Vaticano in questo libro”. Ma naturalmente il dramma dei reati sessuali – ha aggiunto Lütz – non tocca solo i Ministri sacri, sappiamo ad esempio che interessa circa il 10 per cento degli psicoterapeuti, perché anche loro sono a contatto con la sfera intima delle persone e questo aumenta il rischio di abusi.

 

Dunque ‘no’ risposte certe in questo libro, anche perché la scienza non è in grado di garantire soluzioni al 100 per 100 – ha affermato Lütz - ma pure emerge un’indicazione di massima: non si deve né sottovalutare, né banalizzare il problema pedofilia allo stesso tempo non si deve sovralimentare lo scandalo a livello pubblico e cercare la vendetta senza appello. Ci sono infatti dei rischi maggiori nella cosiddetta dottrina della ‘tolleranza zero”, perché il fenomeno rischia di tornare sommerso, scoraggiando i colpevoli dall’uscire allo scoperto, e perché non si può negare a chi ha giustamente scontato il suo debito con la giustizia di riscattarsi.

 

“Questo è solo il primo gradino. - scrive nella prefazione del volume l’arcivescovo Elio Sgreccia, vicepresidente dell’Accademia per la Vita - Per tutti coloro che hanno sofferto a causa di abusi sessuali, e anche per il bene comune, altra strada deve essere percorsa”

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Verso il cammino della Quaresima, un tempo privilegiato per intensificare l'impegno di conversione a Cristo": all'Angelus, Giovanni Paolo II ricorda la celebrazione del Mercoledì delle ceneri.

Sempre in prima, in evidenza il Medio Oriente con un articolo dal titolo "Non lasciarsi trascinare nella dinamica della violenza": attentato suicida palestinese su un autobus a Gerusalemme. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre.

 

Nelle vaticane, il resoconto dettagliato del "gioioso incontro" del Papa con la Comunità del Pontificio Seminario Romano Maggiore, in occasione della Festa della Madonna della Fiducia.

Il rito di ordinazione del vescovo mons. Velasio De Paolis presieduto dal cardinale Angelo Sodano.

Un articolo dal titolo "La gioia dell'Azione Cattolica per la notizia della canonizzazione di Gianna Beretta Molla.

 

Nelle estere, un articolo sull'Uganda dal titolo "Un'altra orribile pagina di uno strazio sistematico": duecento civili massacrati dall'Lra. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Pietro Borzomati sull'opera di Diomede Ivone dal titolo "Meridionalismo cattolico (1945-1955)".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle riforme.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 febbraio 2004

 

 

 

HAITI: GLI INSORTI AVANZANO VERSO LA CAPITALE

- Intervista con suor Anna d’Angela -

 

 

Ore drammatiche per Haiti, dove l’uscita di scena del presidente Aristide – impensabile, fino a qualche giorno fa – è ora un’ipotesi allo studio dei mediatori internazionali. L’avanzata dei ribelli è divenuta inarrestabile e si attende il loro arrivo nella capitale, Port-au-Prince, dove da ieri la tensione è ancora più alta: la guerriglia ha infatti conquistato anche Cape Haitien, seconda città del Paese. La cronaca, da Haiti, di Barbara Schiavulli:

 

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Il Fronte per la liberazione di Haiti ha dato fuoco alle stazioni di polizia, mentre le forze dell’ordine si davano alla fuga; la gente è scesa in piazza accogliendo gli insorti come liberatori. Port-au-Prince rappresenta un obiettivo più duro da espugnare: tutte le strade che portano verso ovest e nord sono state sbarrate con blocchi di cemento e grandi falò illuminano la notte e i posti di blocco, non essendoci energia elettrica per illuminare le strade. L’aeroporto e la zona circostante presidiata dalla polizia mentre giungono notizie di altri commissariati bruciati a soli pochi chilometri dalla capitale. Intanto oggi, per l’opposizione scade l’ultimatum lanciato dalla diplomazia straniera con il piano di pace che è stato presentato tre giorni fa e accettato da Aristide, in cui si prospetta la nomina di un primo ministro neutrale, un governo composto da tutte le parti e una serie di altri punti che però non sembrano interessare all’opposizione che non è disposta a trattare se Aristide resta al suo posto.

 

Barbara Schiavulli, da Port-au-Prince, per la Radio Vaticana.

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L’offensiva dei ribelli e la risposta dell’esercito stanno mettendo a dura prova la popolazione civile, tanto che l’Eliseo ha invitato i francesi presenti a lasciare Haiti il prima possibile. Al microfono di Lucas Duran, la drammatica testimonianza di suor Anna D’Angela – missionaria da 49 anni nell’isola caraibica – sulle violenze di questi giorni:

 

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R. – Tirano, sparano, violentano anche le ragazzine: ne ho qui quattro, tutte vittime delle violenze… La gente non sa cosa fare: molti si preparano a partire, cioè a prendere le barchette e ad andare dall’altra parte – cioè negli Stati Uniti oppure nelle Bahamas – però vengono sempre respinti. La povertà è aumentata: non solo perché non hanno di che mangiare, vestire o dove dormire, ma anche perché sono nell’insicurezza, e questo è durissimo per loro. Mi occupo delle bambine di strada: ne abbiamo un centinaio che frequentano la nostra scuola. In queste ore, ne stanno venendo molte di meno, perché hanno paura a fare un chilometro di strada ed a lasciare i baraccati per arrivare qui. Una – la cui madre è morta in questa situazione – è stata abbandonata dal padre, che è scappato a Santo Domingo: l’ho vista che mangiava un pezzo di carbone. Le abbiamo chiesto: ‘Perché?’, ha risposto: ‘Aspetto che il pranzo sia pronto, però ho fame, e allora mastico un po’ di carbone”.

 

D. – E l’azione della Chiesa come viene percepita dalla gente?

 

R. – La gente haitiana ha la fede, prega e proprio in questo momento si appoggia sulla Chiesa. I vescovi, in effetti, hanno parlato molto dall’inizio della crisi: anche la settimana scorsa hanno fatto un’altra dichiarazione, chiedendo alle due parti di finire la guerra, ma non vengono ascoltati. Chi dovrebbe ascoltare non mette da parte i propri interessi e non guarda al bene del popolo.

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I MAESTRI DELL’ARTE BAROCCA IN MOSTRA

ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE DI ROMA

- Intervista con il prof. Claudio Strinati -

 

La relazione tra arte e potere nelle grandi corti europee dell’ultimo Seicento al centro della mostra “Bernini, Velázquez, Luca Giordano. Le Corti del Barocco” allestita presso le Scuderie del Quirinale. La rassegna, curata da Fernando Checa Cremades per la parte spagnola e per la parte romana da Claudio Strinati e Francesco Petrucci, presenta circa 180 opere provenienti da 77 enti prestatori italiani e stranieri. L’esposizione, che arriva in Italia dai palazzi reali di Madrid e Aranjuez, rimarrà aperta al pubblico fino al 2 maggio prossimo. Il servizio di Maria Di Maggio:

 

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(musica)

 

Nelle sale delle scuderie del Quirinale sfilano i protagonisti delle grandi corti europee della fine del XVII secolo. Una galleria di ritratti, medaglie, sculture, arazzi e incisioni, attraverso cui rivivono le corti asburgiche di Madrid e Vienna, la Roma papale di Innocenzo X e di Alessandro VI e la Corte di Luigi XIV a Versailles. Filo conduttore della rassegna sono i maestri dell’ultimo barocco, come Velásquez, Bernini e Luca Giordano, ma anche Maratta, il Baciccio, Lebrun, Andrea Pozzo ed altri, autori di un linguaggio e di uno stile comune tra le corti europee. Claudio Strinati, curatore della mostra per la sede di Roma:

 

R. – Questi grandi maestri del Barocco sono maestri che poi hanno lasciato un’impronta che attraversa i secoli. Ecco allora che, attraverso la rappresentazione della vita delle corti ci arriva una rappresentazione globale, cioè la vita dell’Europa, dell’Europa del Seicento. Questo poi oggi è interessante perché dato che oggi tanto si parla e si discute di europeismo, di Europa, di unità delle varie tradizioni culturali, vedere questa mostra significa qualcosa di interessante, anche di attuale perché l’occhio con cui gli artisti di quel tempo vedevano i loro governanti è un occhio che ha mantenuto un po’ di validità anche oggi.

 

Numerose le opere inedite al pubblico italiano, tra queste “Il Busto del Salvatore”, realizzato da Gianlorenzo Bernini ed esposto nella sezione della mostra, dedicata alla Roma papale. Ancora Claudio Strinati:

 

R. – Quando Bernini sente vicina la morte, decide di creare un’opera quasi per la sua stessa salvezza: un busto di Cristo benedicente. Poi però è successo che quest’opera, in realtà, ad un certo punto della storia non si trova più. Lui l’aveva lasciata dal Papa, ma poi il Papa non l’ha conservata in Vaticano. Sennonché, alcuni esperti, visitando pochi anni fa la Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, sulla Via Appia Antica, si accorgono che nella sagrestia è conservato un busto bellissimo: eccolo, il busto che Bernini lasciò al Papa. Era rimasto a portata di mano e nessuno se ne era accorto per centinaia di anni. Viene portato oggi alla mostra e tutti lo vedranno. E’ questo il busto che Bernini ha fatto quasi negli ultimi giorni di vita ed è un vanto di questa mostra.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

23 febbraio 2004

 

 

 

 

LA PONTIFICIA OPERA DELL’INFANZIA MISSIONARIA IN GERMANIA

PRONTA A DESTINARE UN CONTRIBUTO DI 20 MILA EURO

IN FAVORE DEI BAMBINI NORDOCOREANI, A RISCHIO DI MORTE PER FAME

 

AACHEN. = Per aiutare i loro coetanei che in Corea del Nord sono minacciati da una possibile nuova carestia, i bambini dell’Infanzia Missionaria tedesca metteranno a disposizione aiuti di emergenza per un ammontare di 20 mila euro.
Da molti anni, riferisce l’agenzia Fides, la Direzione nazionale tedesca della Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria sostiene il lavoro della Caritas Hong Kong che, superando spesso situazioni molto difficili, aiuta la popolazione nordcoreana. Di recente, Käthi Zellweger, la direttrice dell’Ufficio per la cooperazione internazionale della Caritas Hong Kong, aveva lanciato un appello accorato prospettando un nuovo peggioramento della situazione nella Corea del Nord. L’ufficio dell’organismo umanitario che opera al di sopra del 38.mo parallelo è in grado di garantire la distribuzione di aiuti anche nelle regioni difficilmente raggiungibili, distribuendo cibo e medicinali fra i bambini negli asili e negli orfanotrofi, ma anche a donne in gravidanza e anziani, continuamente minacciati dalla mancanza di cibo e dai problemi derivanti dalle carenze nutrizionali. E’ per contribuire a migliorare questo difficile scenario che si inserisce il contributo in arrivo dalla Germania. Con il recente peggioramento della situazione, attualmente sono milioni nel Paese le persone che soffrono la fame. Per questo motivo, le organizzazioni di solidarietà di ispirazione cristiana – tra le quali la Direzione nazionale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria - hanno lanciato un appello per sostenere la distribuzione di cibo fra i bambini bisognosi della Corea del Nord.
(A.D.C.)

 

 

SCATENA POLEMICHE IL RAPPORTO DEL PENTAGONO, PUBBLICATO DALLA RIVISTA “FORTUNE” CHE PREANNUNCIA CATASTROFI AMBIENTALI E GUERRE SUL GLOBO

ENTRO IL 2020. SCIENZIATI USA ACCUSANO LA CASA BIANCA

 DI PASSARE GLI ALLARMI SOTTO SILENZIO

 

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WASHINGTON. = Un rapporto che preannuncia catastrofi ambientali dal sapore millenaristico e, al fondo, un’accusa esplicita all’amministrazione Bush: quella di aver negato, arrivando persino a distorcere o nascondere dei dati oggettivi, qualsiasi informazione che potesse contrastare con la politica della Casa Bianca. Il rapporto, completato alla fine del 2003 e commissionato da Andrew Marshall, uno dei massimi esperti della pianificazione strategica del Pentagono, è stato ottenuto dalla rivista “Fortune”, suscitando una vasta eco internazionale. Lo studio si sofferma sulle conseguenze che i cambiamenti climatici produrranno sulla faccia della terra, da qui al 2020. Cambiamenti a dir poco apocalittici: secondo gli esperti di Marshall, più che il terrorismo sarebbe l'effetto serra il vero nemico dell’umanità. Dal 2007, violente tempeste potrebbero distruggere delle zone costiere, rendendo ad esempio inabitabile gran parte dell'Olanda. Oppure l’arrivo del “Grande freddo” in Europa che, tra 2010 e il 2020 – sempre secondo le stime del rapporto - l'Europa renderebbe il Vecchio continente mediamente più freddo di tre gradi e mezzo. Una condizione, questa, che tra vent’anni potrebbe far apparire un iceberg lungo la costa del Portogallo, o rendere Londra simile alla Siberia. E non è tutto qui. Sempre secondo i due autori del rapporto, Peter Schwartz e Doug Randall, attorno al 2020 le “catastrofiche carenze di acqua e energia diventeranno sempre più acute”, al punto da far precipitare il pianeta in una serie di conflitti, che porteranno, tra l’altro, a una ripresa della proliferazione nucleare su vasta scala, che vedrà impegnati Paesi dal Giappone all’Egitto, dalla Germania alla Cina. Tutti allarmi ai quali l’esecutivo americano non avrebbe intenzione di prestare ascolto. Va ricordato che, la scorsa settimana, un gruppo di scienziati americani, della Union of Concerned Scientists, aveva accusato la Casa Bianca di distorcere i risultati delle ricerche scientifiche in modo da evitare i dati che contrastano con le sue politiche.

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IN INDONESIA, E’ GRAVE IL QUADRO DELL’EPIDEMIA DI DENGUE:

LE PERSONE COLPITE DAL CONTAGIO, IN FORTE AUMENTO, SONO 11 MILA,

MENTRE I MORTI SONO PIU’ DI 200

 

GIAKARTA. = Continua a seminare morte l’epidemia di febbre dengue che ha colpito duramente l’Indonesia. I morti in seguito al contagio sono saliti a 215, mentre le persone infettate sono 11 mila. Il nuovo bilancio sul diffondersi della malattia, in forte crescita nello Stato asiatico, è stato diffuso nei giorni scorsi dal Ministero della salute indonesiano. La dengue, trasmessa dalla zanzara aedes aegpty, colpisce il Paese ogni anno tra gennaio e maggio o giugno, dalla fine cioè della stagione delle piogge. Ma i responsabili del dicastero della salute hanno ancora una volta sottolineato che nel 2004 i decessi sono più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Ministero ha inoltre annunciato che sono in corso test per verificare se l’eccezionale diffusione della malattia dipenda anche da una nuova mutazione del virus, che lo avrebbe reso più resistente e difficile da debellare. I risultati della ricerca dovrebbero essere resi noti mercoledì prossimo. Le copiose piogge di quest’anno potrebbero aver incoraggiato la proliferazione della zanzara vettore della malattia, le cui larve crescono nelle pozze d’acqua. I sintomi della dengue sono febbre, dolori muscolari e, nei casi più gravi, emorragie interne. La malattia, per la quale non esiste vaccino, è endemica in gran parte del sudest asiatico, in Africa, in America Centrale e Meridionale e in Oceania. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ricorda che ogni anno quasi 100 milioni di persone vengono infettate dal virus, il 5 per cento delle quali muore. (A.D.C.)

 

 

 

 

SCAMPA AD UNA RAPINA SUOR NIRMALA, LA SUPERIORA DELLE SUORE DELLA CARITA’

DI MADRE TERESA. L’AUTO SULLA QUALE VIAGGIAVA CON ALCUNE CONSORELLE

RISPARMIATA DAL GRUPPO DI BANDITI CHE AVEVA ORGANIZZATO L’AGGUATO

 

RANCHI (INDIA). = Un’esperienza pericolosa, finita provvidenzialmente a lieto fine. E’ quella vissuta da Suor Nirmala, la religiosa succeduta a Madre Teresa di Calcutta alla guida delle Missionarie della Carità. Sabato scorso, mentre viaggiava nelle zone rurali dello Stato indiano orientale del Jharkhand, la religiosa è stata coinvolta in una rapina. La polizia locale riferisce che una dozzina di banditi armati di bastoni e coltelli hanno organizzato un’imboscata bloccando la strada ad alcune auto private e autobus allo scopo di derubare i passeggeri. La rapina è avvenuta a 80 chilometri da Ranchi, capitale del Jharkhand, Stato dove più del 60% dei quasi 30 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà. Suor Nirmala viaggiava con un sacerdote ed altre due suore, diretta ad alcune missioni del suo ordine. I banditi hanno intimato al sacerdote di consegnare i suoi averi, ma non hanno osato fare lo stesso con le suore, uscite incolumi dalla disavventura. La Congregazione, fondata nel 1950 da Madre Teresa, conta 4500 religiose impegnate dell’assistenza agli “ultimi tra gli ultimi” in molti Paesi del mondo.

 

 

AL VIA OGGI A NAIROBI IL PRIMO CONGRESSO

 DELL’APOSTOLATO SOCIALE IN AFRICA

 

NAIROBI.= Iniziano oggi a Nairobi, capitale del Kenya, i lavori del Primo congresso dell’apostolato sociale in Africa. “Nell’ambito del Congresso - afferma padre Francesco Pierli ex superiore generale dei missionari comboniani - i cattolici si interrogheranno sulla qualità dell’impatto che la loro Chiesa, assieme ad altre chiese e religioni, ha avuto nel contesto di problemi sociali in grande evoluzione”. Il Congresso è organizzato dall’Istituto dell’apostolato sociale dell’Università cattolica di Nairobi presso il Tangaza College, nel decennale della sua nascita. “L’Istituto – ricorda padre Pierli, che ne è il responsabile – nacque nel 1994, anno ricco di speranze e di eventi, sia positivi che negativi, come ad esempio, la fine dell’apartheid in Sudafrica e le prime elezioni, con l’avvento di Nelson Mandela a presidente della nazione e il susseguente lancio della cosiddetta ‘African Renaissance’, motto che sintetizza l’inizio di un periodo nuovo per l’Africa”. Ma il 1994, ha aggiunto, fu anche l’anno del genocidio in Rwanda “che sfidò la coscienza del mondo intero”. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 febbraio 2004

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

• L’Uganda conta le vittime della sua folle guerra. Sono almeno 213, secondo fonti missionarie, i morti dell’ultima offensiva dei ribelli nel nord del Paese: quella lanciata sabato dal sedicente Esercito di resistenza del Signore nel campo profughi di Barlonyo, 25 chilometri a nordest di Lira. Nel raid – tra i più drammatici mai condotti dalla guerriglia – sono state date alle fiamme oltre 500 capanne, in cui si erano rifugiati i civili. Ma qual è il progetto politico del leader ribelle Joseph Kony? Sergio Centofanti lo ha chiesto al direttore dell’agenzia missionaria Misna, padre Giulio Albanese, appena rientrato dal nord-Uganda:

 

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R. - Il progetto politico di Kony è, a dir poco, demenziale. Dice di voler sostituire la Costituzione attualmente vigente in Uganda con il decalogo vetero-testamentario, anche se poi di fatto tutti sanno che non è un cristiano: Kony non è stato neppure battezzato. E poi ancora, tutti sanno che la sua ideologia religiosa – chiamiamola così – è in effetti un miscuglio di credenze locali, animiste, a cui si mischiano elementi legati alla Bibbia ed anche al Corano. Kony sottopone le reclute ad una sorta di ipnosi collettiva, costringendo appunto i bambini a combattere questa guerra. Con l’appoggio delle forze armate sudanesi, le quali hanno utilizzato il Lord’s Resistance Army – questo sedicente Esercito di Resistenza del Signore – in funzione antiugandese. Il governo di Kampala, invece, ha appoggiato in questi anni i ribelli sud sudanesi dell’Spla, l’Esercito di Liberazione Popolare del Sudan di John Garang.

 

D. – Che cosa fa la comunità internazionale?

 

R. – I leader religiosi del nord Uganda ed i missionari denunciano da anni la latitanza della comunità internazionale. Nella regione servirebbe una forza di peacekeeping per garantire soprattutto l’incolumità della popolazione civile, che viene sottoposta ad ogni genere di vessazione. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto che, a mio avviso, è fondamentale: la latitanza della stampa internazionale. Quello che sta avvenendo in Africa riguarda davvero tutti. È importante essere molto più solidali, molto più sensibili nei confronti del Sud del mondo, dove vive davvero tanta umanità dolente. Vorrei ricordare anche l’impegno generoso di tanti missionari, missionarie, laici, volontari che hanno deciso di essere al fianco di queste persone dimenticate da tutto e da tutti.

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• Il progetto israeliano del muro in Cisgiordania è da stamattina all’esame dei giudici dell’Aja. Ma le udienze della Corte internazionale di Giustizia – iniziate all’indomani del terribile attentato di ieri mattina a Gerusalemme – sono già bersaglio di forti polemiche: secondo lo Stato ebraico, infatti, sarebbero “parziali”, perché non tengono in conto “la questione del terrorismo palestinese”. Sul dibattito in corso, ci aggiorna Graziano Motta :

 

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La prima seduta è cominciata con l’illustrazione della posizione palestinese da parte del suo rappresentante all’Onu. Un atto di accusa a tutto campo il suo, contro Israele e la barriera di sicurezza, che crea a suo avviso una situazione irreversibile contro il principio della creazione di due Stati che vivono fianco a fianco, che diminuisce della metà il controllo dei palestinesi sul territorio della Cisgiordania e quindi determina l’impossibilità di giungere ad una soluzione del conflitto. Esattamente tutto il contrario di quanto giuridicamente ha sostenuto Israele nel memorandum inviato alla Corte, in quanto la barriera dovrebbe aiutare ad impedire attentati terroristici contro la popolazione civile, come quello di ieri a Gerusalemme, ricordati  all’Aja da manifestanti ebrei davanti alla sede della Corte e nel quartiere di Gilo antistante Betlemme. E manifestazioni hanno contrassegnato tutta la mattinata nei territori palestinesi, naturalmente contro la costruzione del muro. Ci sono stati cortei con lanci di pietre contro postazioni di soldati israeliani, i quali nei pressi di Tulkarem hanno disperso la folla con gas lacrimogeni tanto forti da provocare malessere in decine di dimostranti. Parlando a Ramallah, Arafat ha accusato Israele di ritardare con il Muro la nascita dello Stato palestinese, provocando così “una tragedia per il suo popolo”. Secondo lui una decisione favorevole della Corte dischiuderà speranze di pace. Ma il primo ministro israeliano Sharon, parlando dinanzi alla Commissione parlamentare ha ribadito che ogni possibilità di dialogo è stata disattesa dall’attuale autorità palestinese, che non ha rispettato “uno solo degli impegni previsti dalla road map in particolare contro i terroristi”.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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• Nuove violenze hanno accolto questa mattina la visita a Baghdad del segretario della Difesa americano, Rumsfeld. Poco prima del suo arrivo in Iraq, un’autobomba guidata da due kamikaze è esplosa davanti ad un commissariato di Kirkuk, provocando la morte di almeno 13 persone ed il ferimento di 51. Non si placano neppure le faide interne: a Samarra, poco a nord della capitale, è stato ucciso il fratello del comandante della guardia civile locale. In questa situazione di estrema violenza, quale potrebbe essere il passo più urgente da compiere per l’amministrazione provvisoria? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la rivista di geopolitica che ha dedicato l’ultimo numero alla situazione irachena:

 

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R. – La priorità attuale è quella di impedire una guerra civile ormai divenuta quasi una realtà, sia pure in forme relativamente blande. Gli attentati di iracheni contro altri iracheni si moltiplicano: si tratta dunque di evitare che questa situazione degeneri. Il problema di fondo è che tutte le parti in causa irachene sono in conflitto tra loro e non si fidano le une delle altre, a cominciare ovviamente da sunniti e sciiti.

 

D. – Quale regia c’è dietro a tutto questo?

 

R. – Nessuna regia, credo: semplicemente gli interessi conflittuali delle forze in causa. Evidentemente, per quanto riguarda i curdi, si tratta di riaffermare e possibilmente espandere il grado di indipendenza raggiunta di fatto già ai tempi di Saddam ed ancor più adesso, magari arricchendola con alcune conquiste territoriali: Kirkuk, che alcuni leader curdi considerano la loro capitale, e forse anche Mossul. Per quanto riguarda i sunniti, si tratta di difendere un ruolo di grande rilievo nel futuro iracheno – dopo la caduta di Saddam questo appare molto più difficile. Gli sciiti, infine, sanno di essere in maggioranza e quindi vogliono arrivare il più presto possibile alle elezioni che sanciscano il loro predominio, se non altro in una parte del Paese.

 

D. – Sul piano della fattibilità, a questo punto non ritorna in auge l’idea di un Iraq federale?

 

R. – Uno Stato federale, prima di essere ‘federale’ deve essere uno Stato; evidentemente, in Iraq non siamo ancora a questo punto. Le parti non si considerano al momento ‘integrate’ in una struttura superiore e tendono ciascuna a perseguire i propri interessi.

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• È mistero sulla sorte di Bin Laden, secondo la stampa britannica “intrappolato” con una cinquantina di uomini in una zona tribale del Pakistan, sulle montagne di Toba Kakar. La notizia è stata smentita da un sedicente “Centro informazione del mullah Omar”, secondo il quale il miliardario saudita si troverebbe in Afghanistan, impegnato a “pianificare operazioni antiamericane” insieme all’egiziano Ayman al Zawahiri.

 

• “Un passo indietro per la democrazia in Iran”. Così la Commissione europea ha commentato le elezioni di venerdì scorso, confermando la preoccupazione della comunità internazionale. La vittoria dei conservatori – ha precisato il ministro degli Esteri britannico, Straw – è “viziata” dalla decisione di escludere 2.500 candidati riformisti, che ha portato ad un alto tasso di astensionismo. Un aspetto che anche il capo della diplomazia italiana, Frattini, ha definito “fortemente preoccupante”. Nel Paese, intanto, proseguono le polemiche: secondo il Consiglio dei guardiani, non sarebbero veritieri i dati diffusi dal ministero dell’Interno, secondo cui i votanti sarebbero stati solo il 50,57 per cento.

 

• Proseguono senza tregua, in Colombia, i combattimenti fra l’esercito e la guerriglia. Numerosi gli episodi di violenza, in diverse regioni del Paese, e pesante il bilancio delle vittime nel fine settimana: i morti sono almeno 50. La giornata di ieri è stata segnata anche da una grande manifestazione, a Bogotà, per chiedere la liberazione di Ingrid Betancourt, l’ex candidata presidenziale da due anni nelle mani dei ribelli: il presidente Uribe non ha escluso l’ipotesi di uno scambio di prigionieri.

 

• Crescono le speranze di risolvere pacificamente la crisi nucleare nordcoreana a due giorni dall’inizio dei colloqui a 6, in programma da mercoledì a Pechino. Mentre le delegazioni dei Paesi presenti – oltre alle due Coree, la Cina, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti – stanno arrivando nella capitale cinese, da Pyongyang giunge una notizia rassicurante: il governo nordcoreano ha comunicato a quello giapponese di essere pronto a congelare tutti i suoi programmi nucleari, come premessa al loro smantellamento.

 

• Ancora una tragedia mineraria in Cina. Otto operai sono morti ed una trentina sono dispersi in seguito ad un’esplosione di gas avvenuta stamattina – per cause non ancora chiarite – in una miniera a Jixi, nel nord del Paese. Una sciagura analoga si è verificata, quasi contemporaneamente, in Albania: sono almeno 6 i morti e 7 i feriti nel sito minerario a Vlora, nel sud del Paese.

 

• Tragico incidente in Angola, dove l’incendio di un serbatoio di benzina nei pressi della capitale, Luanda, ha provocato ieri 15 morti ed 87 feriti. Le fiamme – hanno riferito testimoni oculari – si sarebbero propagate da un’abitazione.

 

 

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