RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVIII n. 54 - Testo della
Trasmissione di lunedì 23 febbraio 2004
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Continua
a seminare morte l’epidemia di febbre dengue che ha colpito duramente
l’Indonesia
Scampa
ad una rapina suor Nirmala, la superiora delle suore della carità di Madre
Teresa
Al via
oggi a Nairobi il primo Congresso dell’apostolato sociale in Africa
24 ORE NEL
MONDO: Panoramica
Uganda del Nord: i guerriglieri massacrano oltre 200 civili.
Iniziate
le udienze alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja per decidere sulla
legittimità del Muro di sicurezza di Israele
Ennesimo
attentato in Iraq nella città curda di Kirkuk: 13 morti in una stazione di
polizia.
“Un passo indietro per la democrazia”: così la
Commissione europea sul voto di venerdì scorso in Iran
Colombia, fine settimana nel sangue: almeno 50 le
vittime degli scontri fra esercito e guerriglia
A due giorni dai colloqui di Pechino, la Corea del
nord si dice pronta a congelare il suo programma nucleare – La morte in
miniera: almeno 8 vittime in Cina e 6 in Albania per due esplosioni di gas.
23 febbraio 2004
“UN
PRIMO PASSO”: COSI’, IL CARDINALE WALTER KASPER,
AI
NOSTRI MICROFONI, SULL’INCONTRO CON IL PATRIARCA ALESSIO II, IERI A MOSCA.
MESSAGGIO
DI AUGURI DEL PAPA PER IL 75.MO
COMPLEANNO DI ALESSIO II
-
Intervista con il porporato -
Con l’incontro di ieri a Mosca tra
il cardinale Walter Kasper e il Patriarca di Mosca Alessio II si è conclusa la
visita del presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei
cristiani. Un evento significativo sulla via del dialogo ecumenico.
Ripercorriamo, dunque, le tappe di questa visita nel servizio di Alessandro
Gisotti:
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Rafforzare il dialogo tra Chiesa
cattolica e Patriarcato di Mosca: con tale intento, martedì 17 febbraio è
iniziata la visita in Russia del cardinale Kasper, su invito dei presuli nella
Federazione russa. L’arrivo a Mosca del porporato è stato preceduto dalla
diffusione da parte del Patriarcato di Mosca delle critiche ortodosse
sull’ipotesi dell’istituzione di un Patriarcato greco-cattolico in Ucraina. Il
19 febbraio è il giorno dell’incontro con il capo del Dipartimento per
le relazioni ecclesiastiche estere del Patriarcato di Mosca, il metropolita di
Smolensk e Kaliningrad, Kirill. Al termine del
colloquio, è stato deciso che “per la soluzione di singole questioni nelle relazioni
tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica, si dovrebbe costituire un
gruppo congiunto di lavoro, composto da rappresentanti di entrambe le Chiese”.
Questa
dovrebbe essere la via principale per rispondere alle obiezioni di proselitismo
avanzate da parte ortodossa così da affrontare casi concreti senza fermarsi
alle accuse generiche. Il cardinale Kasper ha assicurato che “è desiderio della
Santa Sede di mantenere e rafforzare ulteriormente relazioni positive con le
Chiese ortodosse”, prendendo in seria considerazione le obiezioni avanzate dai
Patriarchi sull’ipotesi del Patriarcato greco cattolico in Ucraina ed evitando
atti che portino alla interruzione dei rapporti. Nell’incontro con l’Accademia
ecclesiastica del Patriarcato di Mosca, sono state sviluppate - con molte
prospettive positive - le possibilità di collaborazione e dialogo sul piano accademico,
con scambio di professori, borse di studio, ecc. Ieri, infine, l’atteso colloquio
con il Patriarca Alessio II. In apertura d’incontro, il cardinale Kasper ha
consegnato al Patriarca - che oggi compie 75 anni - un messaggio personale di
auguri del Papa. Sul clima ed i risultati dell’incontro di ieri, ecco la testimonianza
del porporato, raggiunto telefonicamente a Mosca da Roberto Piermarini:
R. – Sono soddisfatto perché
l’incontro c’è stato; all’inizio il Patriarca ha ripetuto gli argomenti, noti
da anni. Nella seconda fase abbiamo avuto uno scambio di opinioni su vari temi.
Spero che sia stato utile. Si vedrà soltanto nel prossimo futuro se si calmerà
il tono della polemica e se giungeremo ad un dialogo, ad una collaborazione.
Penso che comunque sia un primo passo.
D. – Lei è rimasto
soddisfatto degli incontri di questi giorni a Mosca?
R. – Sì, anche se
di altri sono rimasto più soddisfatto. E’ un primo passo. Adesso dobbiamo vedere
se possiamo avviare una collaborazione seria, un dialogo serio. Penso che si
potrà giudicare solo nel prossimo futuro.
Uno dei punti di incontro – nel
colloquio – tra le preoccupazioni comuni della Chiesa cattolica e quella
ortodossa è stata la difesa e promozione dei valori cristiani nel contesto
della costruzione dell’Europa, tema sul quale il Patriarca si è dimostrato
particolarmente sensibile.
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FRA
DUE GIORNI INIZIA LA QUARESIMA,
UN TEMPO PRIVILEGIATO PER CONVERTIRSI A
CRISTO,
RIMETTERE
ORDINE NELLA PROPRIA VITA E RICONCILIARSI CON GLI ALTRI:
COSI’
IL PAPA IERI ALL’ANGELUS.
NOSTRA
INTERVISTA AL TEOLOGO BRUNO FORTE CHE DA DOMENICA PROSSIMA
PREDICHERA’
GLI ESERCIZI SPIRITUALI AL PAPA E ALLA CURIA ROMANA
Siamo ormai vicini alla Quaresima. Lo ha ricordato anche
il Papa ieri all’Angelus. Fra due giorni, il 25 febbraio, Mercoledì delle
Ceneri, Giovanni Paolo II presiederà nella Basilica Vaticana alle 10,30 la
celebrazione della Parola per l’inizio della Quaresima con la benedizione e l’imposizione
delle Ceneri.
Stiamo per entrare in “un tempo
privilegiato” – ha detto il Papa – per
intensificare l’impegno “di conversione a Cristo”, “per esaminare con sincerità
e verità se stessi, per rimettere ordine nella propria vita e nelle relazioni
con gli altri e con Dio”. “Un esigente cammino spirituale” – ha sottolineato -
che richiede di essere “docili all’ascolto della parola di Dio”.
Ma come vivere nel contesto
attuale la Quaresima di quest’anno? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Bruno
Forte, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e
che da domenica 29 febbraio predicherà gli esercizi spirituali in Vaticano al
Papa e alla Curia romana.
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R. – Certamente come un cammino di ritorno profondo dal cuore della
vita a Dio. Di fronte agli scenari internazionali di conflitto e di violenza
c’è più che mai bisogno di riscoprire la via della pace come via del dialogo e
della giustizia. Ma questo passa attraverso la conversione del cuore di
ciascuno di noi. E di fronte a questa società secolarizzata dell’Occidente c’è
più che mai bisogno di riscoprire degli orizzonti di senso, di speranza. Questi
li può dare soltanto il Dio vivente con la sua promessa. Ecco perché più che
mai oggi, nel nostro contesto, sia sociale che internazionale, è importante
tornare a Dio e farlo nella sequela di Gesù, che è la via, la verità e la vita.
D. – Un gesto forte per la Quaresima, un suo invito a quanti ci
ascoltano…
R. – Io riscoprirei il valore del
sacrificio, un piccolo sacrificio, un gesto d’amore, possibilmente umile,
nascosto, però autentico, che ci costi qualcosa e che sia fatto per la lode e
l’amore di Dio e per qualcuno che soffre e che ha bisogno, che sia vissuto in
una solidarietà ampia del cuore e della preghiera, con questa umanità così
bisognosa di giustizia e di pace. Senza sacrificio non c’è amore. D’altra
parte, senza amore anche il sacrificio sarebbe semplicemente costrizione
esteriore oppure limite non capito. Il sacrificio è offerta d’amore. E non
dobbiamo dimenticarci il grande esempio che ci ha dato Gesù. Dio ha tanto amato
il mondo che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per
tutti noi. Come giustamente osservava Origene, questa frase di Paolo nei Romani
8,32, richiama il sacrificio del monte Moria, il sacrificio di Abramo, che
offre a Dio l’Isacco del suo cuore. Ecco, il Padre ha offerto il Figlio,
l’Isacco del suo cuore, per amore nostro ed ognuno di noi è chiamato ad offrire
a Dio l’Isacco del suo cuore, per amore suo, perché Dio regni nella nostra vita
e questo renda questa stessa vita più vera, più umana, più bella e degna di
essere vissuta.
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UDIENZE
E NOMINE
Il Papa questa mattina ha ricevuto in udienza mons. Adolfo
Tito Yllana, arcivescovo tit. di Montecorvino, nunzio apostolico in Papua Nuova
Guinea e nelle Isole Salomone ; un altro gruppo di vescovi francesi in visita
”ad Limina Apostolorum”; il cardinale Camillo Ruini, suo vicario generale per
la Diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, con mons.
Paolo Schiavon, vescovo tit. di Trevi, ausiliare della Diocesi di Roma per il
settore pastorale sud e alcuni parroci della capitale.
Sempre oggi il Papa ha confermato per il prossimo
triennio, assistente eclesiastico generale dell'Azione Cattolica Italiana
monsignor Francesco Lambiasi, vescovo emerito di Anagni‑Alatri.
IN UN
VOLUME, COMMISSIONATO DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA,
LE
DOMANDE E LE RISPOSTE DELLA SCIENZA
AL
FENOMENO DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA CATTOLICA
“L’abuso sessuale nella Chiesa cattolica: prospettive
legali e scientifiche”. E’ titolo del libro, presentato oggi nella Sala Stampa
vaticana, che raccoglie gli atti della Conferenza di studio su “Gli abusi a
bambini e giovani da parte di preti e religiosi cattolici”, svoltasi nell’aprile
2003, promossa dalla Pontificia Accademia per la vita. Il libro, pubblicato dalla Libreria editrice
vaticana e curato dagli esperti Manfred Lütz, Karl Hanson e Friedemann Pfäfflin,
sarà in vendita alla fine di marzo, dopo che il volume sarà stato distribuito a
tutti i presidenti delle Conferenze episcopali. Ce ne riferisce Roberta
Gisotti:
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E’ stato uno dei curatori il dott. Manfred Lütz,
psichiatra e teologo tedesco, membro della Pontificia Accademia per la Vita, a
presentare il libro alla stampa internazionale. Lui ha infatti organizzato per
conto del Dicastero vaticano il Convegno di studio, che ha portato a questa
pubblicazione, che vuole fare il punto su un tema tanto scottante e di
attualità, dai risvolti umani così dolorosi, e per le vittime in primo luogo ma
anche per chi si macchia di tale delitto, a volte indelebile per la coscienza.
Anzitutto ha chiarito il dott. Lütz che non si tratta di
un Rapporto dell’Accademia per la vita, ma di una raccolta di scritti della
comunità scientifica interpellata
sull’argomento. E non sono molti nel mondo gli esperti di pedofilia, perché
questo reato è spesso sommerso ed i pedofili difficilmente cercano di curarsi.
I maggiori esperti sono allora - ha detto Lütz - i psichiatri forensi e poi gli
psicoterapeuti che operano con i soggetti malati. Non ci sono però risposte unanimi
in questo volume per affrontare in modo univoco il problema pedofilia, ma
piuttosto abbiamo garantito – ha dichiarato Lütz – “la massima libertà di espressione”
a tutti quanti – in tutto 8 esperti non cattolici – che hanno partecipato a
quest’opera, per capire di più su questa complesso argomento ed offrire nello
specifico alla Chiesa cattolica degli strumenti per trattare il fenomeno, cha
ha senz’altro proporzioni vaste. Dunque “nessuna ingerenza del Vaticano in
questo libro”. Ma naturalmente il dramma dei reati sessuali – ha aggiunto Lütz
– non tocca solo i Ministri sacri, sappiamo ad esempio che interessa circa il
10 per cento degli psicoterapeuti, perché anche loro sono a contatto con la
sfera intima delle persone e questo aumenta il rischio di abusi.
Dunque ‘no’ risposte certe in questo libro, anche perché
la scienza non è in grado di garantire soluzioni al 100 per 100 – ha affermato
Lütz - ma pure emerge un’indicazione di massima: non si deve né sottovalutare,
né banalizzare il problema pedofilia allo stesso tempo non si deve
sovralimentare lo scandalo a livello pubblico e cercare la vendetta senza
appello. Ci sono infatti dei rischi maggiori nella cosiddetta dottrina della
‘tolleranza zero”, perché il fenomeno rischia di tornare sommerso, scoraggiando
i colpevoli dall’uscire allo scoperto, e perché non si può negare a chi ha
giustamente scontato il suo debito con la giustizia di riscattarsi.
“Questo è solo il primo gradino. - scrive nella prefazione
del volume l’arcivescovo Elio Sgreccia, vicepresidente dell’Accademia per la
Vita - Per tutti coloro che hanno sofferto a causa di abusi sessuali, e anche
per il bene comune, altra strada deve essere percorsa”
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
"Verso il cammino della Quaresima, un tempo privilegiato per intensificare
l'impegno di conversione a Cristo": all'Angelus, Giovanni Paolo II ricorda
la celebrazione del Mercoledì delle ceneri.
Sempre in prima, in evidenza il
Medio Oriente con un articolo dal titolo "Non lasciarsi trascinare nella
dinamica della violenza": attentato suicida palestinese su un autobus a
Gerusalemme. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre.
Nelle vaticane, il resoconto
dettagliato del "gioioso incontro" del Papa con la Comunità del
Pontificio Seminario Romano Maggiore, in occasione della Festa della
Madonna della Fiducia.
Il rito di ordinazione del
vescovo mons. Velasio De Paolis presieduto dal cardinale Angelo Sodano.
Un articolo dal titolo "La
gioia dell'Azione Cattolica per la notizia della canonizzazione di Gianna
Beretta Molla.
Nelle estere, un articolo
sull'Uganda dal titolo "Un'altra orribile pagina di uno strazio
sistematico": duecento civili massacrati dall'Lra.
Nella pagina culturale, un
articolo di Pietro Borzomati sull'opera di Diomede Ivone dal titolo
"Meridionalismo cattolico (1945-1955)".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle riforme.
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23 febbraio 2004
HAITI:
GLI INSORTI AVANZANO VERSO LA CAPITALE
- Intervista
con suor Anna d’Angela -
Ore
drammatiche per Haiti, dove l’uscita di scena del presidente Aristide –
impensabile, fino a qualche giorno fa – è ora un’ipotesi allo studio dei
mediatori internazionali. L’avanzata dei ribelli è divenuta inarrestabile e si
attende il loro arrivo nella capitale, Port-au-Prince, dove da ieri la tensione
è ancora più alta: la guerriglia ha infatti conquistato anche Cape Haitien,
seconda città del Paese. La cronaca, da Haiti, di Barbara Schiavulli:
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Il Fronte per la liberazione di Haiti ha dato fuoco
alle stazioni di polizia, mentre le forze dell’ordine si davano alla fuga; la
gente è scesa in piazza accogliendo gli insorti come liberatori. Port-au-Prince
rappresenta un obiettivo più duro da espugnare: tutte le strade che portano
verso ovest e nord sono state sbarrate con blocchi di cemento e grandi falò
illuminano la notte e i posti di blocco, non essendoci energia elettrica per illuminare
le strade. L’aeroporto e la zona circostante presidiata dalla polizia mentre
giungono notizie di altri commissariati bruciati a soli pochi chilometri dalla
capitale. Intanto oggi, per l’opposizione scade l’ultimatum lanciato dalla diplomazia
straniera con il piano di pace che è stato presentato tre giorni fa e accettato
da Aristide, in cui si prospetta la nomina di un primo ministro neutrale, un
governo composto da tutte le parti e una serie di altri punti che però non
sembrano interessare all’opposizione che non è disposta a trattare se Aristide
resta al suo posto.
Barbara Schiavulli, da Port-au-Prince,
per la Radio Vaticana.
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L’offensiva
dei ribelli e la risposta dell’esercito stanno mettendo a dura prova la
popolazione civile, tanto che l’Eliseo ha invitato i francesi presenti a lasciare
Haiti il prima possibile. Al microfono di Lucas Duran, la drammatica testimonianza
di suor Anna D’Angela – missionaria da 49 anni nell’isola caraibica – sulle
violenze di questi giorni:
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R. – Tirano,
sparano, violentano anche le ragazzine: ne ho qui quattro, tutte vittime delle
violenze… La gente non sa cosa fare: molti si preparano a partire, cioè a prendere
le barchette e ad andare dall’altra parte – cioè negli Stati Uniti oppure nelle
Bahamas – però vengono sempre respinti. La povertà è aumentata: non solo perché
non hanno di che mangiare, vestire o dove dormire, ma anche perché sono
nell’insicurezza, e questo è durissimo per loro. Mi occupo delle bambine di
strada: ne abbiamo un centinaio che frequentano la nostra scuola. In queste
ore, ne stanno venendo molte di meno, perché hanno paura a fare un chilometro
di strada ed a lasciare i baraccati per arrivare qui. Una – la cui madre è
morta in questa situazione – è stata abbandonata dal padre, che è scappato a
Santo Domingo: l’ho vista che mangiava un pezzo di carbone. Le abbiamo chiesto:
‘Perché?’, ha risposto: ‘Aspetto che il pranzo sia pronto, però ho fame, e
allora mastico un po’ di carbone”.
D. – E l’azione
della Chiesa come viene percepita dalla gente?
R. – La gente
haitiana ha la fede, prega e proprio in questo momento si appoggia sulla
Chiesa. I vescovi, in effetti, hanno parlato molto dall’inizio della crisi:
anche la settimana scorsa hanno fatto un’altra dichiarazione, chiedendo alle
due parti di finire la guerra, ma non vengono ascoltati. Chi dovrebbe ascoltare
non mette da parte i propri interessi e non guarda al bene del popolo.
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I
MAESTRI DELL’ARTE BAROCCA IN MOSTRA
ALLE
SCUDERIE DEL QUIRINALE DI ROMA
-
Intervista con il prof. Claudio Strinati -
La relazione tra arte e potere nelle grandi corti europee
dell’ultimo Seicento al centro della mostra “Bernini, Velázquez, Luca Giordano.
Le Corti del Barocco” allestita presso le Scuderie del Quirinale. La rassegna,
curata da Fernando Checa Cremades per la parte spagnola e per la parte romana
da Claudio Strinati e Francesco Petrucci, presenta circa 180 opere provenienti
da 77 enti prestatori italiani e stranieri. L’esposizione, che arriva in Italia
dai palazzi reali di Madrid e Aranjuez, rimarrà aperta al pubblico fino al 2
maggio prossimo. Il servizio di Maria Di Maggio:
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(musica)
Nelle sale delle scuderie del
Quirinale sfilano i protagonisti delle grandi corti europee della fine del XVII
secolo. Una galleria di ritratti, medaglie, sculture, arazzi e incisioni,
attraverso cui rivivono le corti asburgiche di Madrid e Vienna, la Roma papale
di Innocenzo X e di Alessandro VI e la Corte di Luigi XIV a Versailles. Filo
conduttore della rassegna sono i maestri dell’ultimo barocco, come Velásquez,
Bernini e Luca Giordano, ma anche Maratta, il Baciccio, Lebrun, Andrea Pozzo ed
altri, autori di un linguaggio e di uno stile comune tra le corti europee.
Claudio Strinati, curatore della mostra per la sede di Roma:
R. – Questi grandi maestri del Barocco sono maestri che
poi hanno lasciato un’impronta che attraversa i secoli. Ecco allora che,
attraverso la rappresentazione della vita delle corti ci arriva una
rappresentazione globale, cioè la vita dell’Europa, dell’Europa del Seicento.
Questo poi oggi è interessante perché dato che oggi tanto si parla e si discute
di europeismo, di Europa, di unità delle varie tradizioni culturali, vedere
questa mostra significa qualcosa di interessante, anche di attuale perché
l’occhio con cui gli artisti di quel tempo vedevano i loro governanti è un
occhio che ha mantenuto un po’ di validità anche oggi.
Numerose le opere inedite al
pubblico italiano, tra queste “Il Busto del Salvatore”, realizzato da Gianlorenzo
Bernini ed esposto nella sezione della mostra, dedicata alla Roma papale.
Ancora Claudio Strinati:
R. – Quando Bernini
sente vicina la morte, decide di creare un’opera quasi per la sua stessa
salvezza: un busto di Cristo benedicente. Poi però è successo che quest’opera,
in realtà, ad un certo punto della storia non si trova più. Lui l’aveva lasciata
dal Papa, ma poi il Papa non l’ha conservata in Vaticano. Sennonché, alcuni
esperti, visitando pochi anni fa la Basilica di San Sebastiano fuori le Mura,
sulla Via Appia Antica, si accorgono che nella sagrestia è conservato un busto
bellissimo: eccolo, il busto che Bernini lasciò al Papa. Era rimasto a portata
di mano e nessuno se ne era accorto per centinaia di anni. Viene portato oggi
alla mostra e tutti lo vedranno. E’ questo il busto che Bernini ha fatto quasi
negli ultimi giorni di vita ed è un vanto di questa mostra.
(musica)
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23 febbraio 2004
LA
PONTIFICIA OPERA DELL’INFANZIA MISSIONARIA IN GERMANIA
PRONTA
A DESTINARE UN CONTRIBUTO DI 20 MILA EURO
IN
FAVORE DEI BAMBINI NORDOCOREANI, A RISCHIO DI MORTE PER FAME
AACHEN. = Per aiutare i loro
coetanei che in Corea del Nord sono minacciati da una possibile nuova carestia,
i bambini dell’Infanzia Missionaria tedesca metteranno a disposizione aiuti di
emergenza per un ammontare di 20 mila euro.
Da molti anni, riferisce l’agenzia Fides, la Direzione nazionale tedesca della
Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria sostiene il lavoro della Caritas
Hong Kong che, superando spesso situazioni molto difficili, aiuta la
popolazione nordcoreana. Di recente, Käthi Zellweger, la direttrice
dell’Ufficio per la cooperazione internazionale della Caritas Hong Kong, aveva
lanciato un appello accorato prospettando un nuovo peggioramento della
situazione nella Corea del Nord. L’ufficio dell’organismo umanitario che opera
al di sopra del 38.mo parallelo è in grado di garantire la distribuzione di
aiuti anche nelle regioni difficilmente raggiungibili, distribuendo cibo e
medicinali fra i bambini negli asili e negli orfanotrofi, ma anche a donne in
gravidanza e anziani, continuamente minacciati dalla mancanza di cibo e dai
problemi derivanti dalle carenze nutrizionali. E’ per contribuire a migliorare
questo difficile scenario che si inserisce il contributo in arrivo dalla
Germania. Con il recente peggioramento della situazione, attualmente sono
milioni nel Paese le persone che soffrono la fame. Per questo motivo, le
organizzazioni di solidarietà di ispirazione cristiana – tra le quali la
Direzione nazionale della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria - hanno
lanciato un appello per sostenere la distribuzione di cibo fra i bambini
bisognosi della Corea del Nord. (A.D.C.)
SCATENA POLEMICHE IL RAPPORTO DEL PENTAGONO,
PUBBLICATO DALLA RIVISTA “FORTUNE” CHE PREANNUNCIA CATASTROFI AMBIENTALI E
GUERRE SUL GLOBO
ENTRO IL 2020. SCIENZIATI USA ACCUSANO LA CASA
BIANCA
DI PASSARE
GLI ALLARMI SOTTO SILENZIO
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WASHINGTON.
= Un rapporto che preannuncia catastrofi ambientali dal sapore millenaristico
e, al fondo, un’accusa esplicita all’amministrazione Bush: quella di aver
negato, arrivando persino a distorcere o nascondere dei dati oggettivi,
qualsiasi informazione che potesse contrastare con la politica della Casa
Bianca. Il rapporto, completato alla fine del 2003 e commissionato da Andrew
Marshall, uno dei massimi esperti della pianificazione strategica del
Pentagono, è stato ottenuto dalla rivista “Fortune”, suscitando una vasta eco
internazionale. Lo studio si sofferma sulle conseguenze che i cambiamenti
climatici produrranno sulla faccia della terra, da qui al 2020. Cambiamenti a
dir poco apocalittici: secondo gli esperti di Marshall, più che il terrorismo sarebbe
l'effetto serra il vero nemico dell’umanità. Dal 2007, violente tempeste
potrebbero distruggere delle zone costiere, rendendo ad esempio inabitabile
gran parte dell'Olanda. Oppure l’arrivo del “Grande freddo” in Europa che, tra
2010 e il 2020 – sempre secondo le stime del rapporto - l'Europa renderebbe il
Vecchio continente mediamente più freddo di tre gradi e mezzo. Una condizione,
questa, che tra vent’anni potrebbe far apparire un iceberg lungo la costa del
Portogallo, o rendere Londra simile alla Siberia. E non è tutto qui. Sempre
secondo i due autori del rapporto, Peter Schwartz e Doug Randall, attorno al
2020 le “catastrofiche carenze di acqua e energia diventeranno sempre più
acute”, al punto da far precipitare il pianeta in una serie di conflitti, che
porteranno, tra l’altro, a una ripresa della proliferazione nucleare su vasta
scala, che vedrà impegnati Paesi dal Giappone all’Egitto, dalla Germania alla
Cina. Tutti allarmi ai quali l’esecutivo americano non avrebbe intenzione di
prestare ascolto. Va ricordato che, la scorsa settimana, un gruppo di
scienziati americani, della Union of Concerned Scientists, aveva
accusato la Casa Bianca di distorcere i risultati delle ricerche scientifiche
in modo da evitare i dati che contrastano con le sue politiche.
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IN
INDONESIA, E’ GRAVE IL QUADRO DELL’EPIDEMIA DI DENGUE:
LE PERSONE COLPITE DAL CONTAGIO, IN FORTE AUMENTO,
SONO 11 MILA,
MENTRE I MORTI SONO PIU’ DI 200
GIAKARTA. = Continua a seminare
morte l’epidemia di febbre dengue che ha colpito duramente l’Indonesia. I morti
in seguito al contagio sono saliti a 215, mentre le persone infettate sono 11
mila. Il nuovo bilancio sul diffondersi della malattia, in forte crescita nello
Stato asiatico, è stato diffuso nei giorni scorsi dal Ministero della salute
indonesiano. La dengue, trasmessa dalla zanzara aedes aegpty, colpisce
il Paese ogni anno tra gennaio e maggio o giugno, dalla fine cioè della
stagione delle piogge. Ma i responsabili del dicastero della salute hanno
ancora una volta sottolineato che nel 2004 i decessi sono più che raddoppiati
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Ministero ha inoltre
annunciato che sono in corso test per verificare se l’eccezionale diffusione
della malattia dipenda anche da una nuova mutazione del virus, che lo avrebbe
reso più resistente e difficile da debellare. I risultati della ricerca
dovrebbero essere resi noti mercoledì prossimo. Le copiose piogge di quest’anno
potrebbero aver incoraggiato la proliferazione della zanzara vettore della malattia,
le cui larve crescono nelle pozze d’acqua. I sintomi della dengue sono febbre,
dolori muscolari e, nei casi più gravi, emorragie interne. La malattia, per la
quale non esiste vaccino, è endemica in gran parte del sudest asiatico, in
Africa, in America Centrale e Meridionale e in Oceania. L’Organizzazione
mondiale della sanità (Oms) ricorda che ogni anno quasi 100 milioni di persone
vengono infettate dal virus, il 5 per cento delle quali muore. (A.D.C.)
SCAMPA
AD UNA RAPINA SUOR NIRMALA, LA SUPERIORA DELLE SUORE DELLA CARITA’
DI
MADRE TERESA. L’AUTO SULLA QUALE VIAGGIAVA CON ALCUNE CONSORELLE
RISPARMIATA
DAL GRUPPO DI BANDITI CHE AVEVA ORGANIZZATO L’AGGUATO
RANCHI (INDIA). = Un’esperienza
pericolosa, finita provvidenzialmente a lieto fine. E’ quella vissuta da Suor
Nirmala, la religiosa succeduta a Madre Teresa di Calcutta alla guida delle
Missionarie della Carità. Sabato scorso, mentre viaggiava nelle zone rurali
dello Stato indiano orientale del Jharkhand, la religiosa è stata coinvolta in
una rapina. La polizia locale riferisce che una dozzina di banditi armati di
bastoni e coltelli hanno organizzato un’imboscata bloccando la strada ad alcune
auto private e autobus allo scopo di derubare i passeggeri. La rapina è
avvenuta a 80 chilometri da Ranchi, capitale del Jharkhand, Stato dove più del
60% dei quasi 30 milioni di abitanti vive sotto la soglia di povertà. Suor
Nirmala viaggiava con un sacerdote ed altre due suore, diretta ad alcune
missioni del suo ordine. I banditi hanno intimato al sacerdote di consegnare i
suoi averi, ma non hanno osato fare lo stesso con le suore, uscite incolumi
dalla disavventura. La Congregazione, fondata nel 1950 da Madre Teresa, conta
4500 religiose impegnate dell’assistenza agli “ultimi tra gli ultimi” in molti
Paesi del mondo.
AL VIA
OGGI A NAIROBI IL PRIMO CONGRESSO
DELL’APOSTOLATO SOCIALE IN AFRICA
NAIROBI.=
Iniziano oggi a Nairobi, capitale del Kenya, i lavori del Primo congresso
dell’apostolato sociale in Africa. “Nell’ambito del Congresso - afferma padre
Francesco Pierli ex superiore generale dei missionari comboniani - i cattolici
si interrogheranno sulla qualità dell’impatto che la loro Chiesa, assieme ad
altre chiese e religioni, ha avuto nel contesto di problemi sociali in grande
evoluzione”. Il Congresso è organizzato dall’Istituto dell’apostolato sociale
dell’Università cattolica di Nairobi presso il Tangaza College, nel decennale
della sua nascita. “L’Istituto – ricorda padre Pierli, che ne è il responsabile
– nacque nel 1994, anno ricco di speranze e di eventi, sia positivi che
negativi, come ad esempio, la fine dell’apartheid in Sudafrica e le prime
elezioni, con l’avvento di Nelson Mandela a presidente della nazione e il
susseguente lancio della cosiddetta ‘African Renaissance’, motto che sintetizza
l’inizio di un periodo nuovo per l’Africa”. Ma il 1994, ha aggiunto, fu anche
l’anno del genocidio in Rwanda “che sfidò la coscienza del mondo intero”.
(A.G.)
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23 febbraio 2004
- A cura di Andrea Sarubbi -
• L’Uganda conta le vittime della
sua folle guerra. Sono almeno 213, secondo fonti missionarie, i morti
dell’ultima offensiva dei ribelli nel nord del Paese: quella lanciata sabato
dal sedicente Esercito di resistenza del Signore nel campo profughi di
Barlonyo, 25 chilometri a nordest di Lira. Nel raid – tra i più drammatici mai
condotti dalla guerriglia – sono state date alle fiamme oltre 500 capanne, in
cui si erano rifugiati i civili. Ma qual è il progetto politico del leader
ribelle Joseph Kony? Sergio Centofanti lo ha chiesto al direttore dell’agenzia
missionaria Misna, padre Giulio Albanese, appena rientrato dal nord-Uganda:
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R. - Il progetto politico di Kony
è, a dir poco, demenziale. Dice di voler sostituire la Costituzione attualmente
vigente in Uganda con il decalogo vetero-testamentario, anche se poi di fatto
tutti sanno che non è un cristiano: Kony non è stato neppure battezzato. E poi
ancora, tutti sanno che la sua ideologia religiosa – chiamiamola così – è in
effetti un miscuglio di credenze locali, animiste, a cui si mischiano elementi
legati alla Bibbia ed anche al Corano. Kony sottopone le reclute ad una sorta
di ipnosi collettiva, costringendo appunto i bambini a combattere questa
guerra. Con l’appoggio delle forze armate sudanesi, le quali hanno utilizzato
il Lord’s Resistance Army – questo sedicente Esercito di Resistenza del Signore
– in funzione antiugandese. Il governo di Kampala, invece, ha appoggiato in
questi anni i ribelli sud sudanesi dell’Spla, l’Esercito di Liberazione Popolare
del Sudan di John Garang.
D. – Che cosa fa la
comunità internazionale?
R. – I leader
religiosi del nord Uganda ed i missionari denunciano da anni la latitanza della
comunità internazionale. Nella regione servirebbe una forza di peacekeeping
per garantire soprattutto l’incolumità della popolazione civile, che viene
sottoposta ad ogni genere di vessazione. Ma vorrei sottolineare anche un altro
aspetto che, a mio avviso, è fondamentale: la latitanza della stampa internazionale.
Quello che sta avvenendo in Africa riguarda davvero tutti. È importante essere
molto più solidali, molto più sensibili nei confronti del Sud del mondo, dove
vive davvero tanta umanità dolente. Vorrei ricordare anche l’impegno generoso di
tanti missionari, missionarie, laici, volontari che hanno deciso di essere al
fianco di queste persone dimenticate da tutto e da tutti.
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• Il progetto israeliano del muro
in Cisgiordania è da stamattina all’esame dei giudici dell’Aja. Ma le udienze
della Corte internazionale di Giustizia – iniziate all’indomani del terribile
attentato di ieri mattina a Gerusalemme – sono già bersaglio di forti
polemiche: secondo lo Stato ebraico, infatti, sarebbero “parziali”, perché non
tengono in conto “la questione del terrorismo palestinese”. Sul dibattito in
corso, ci aggiorna Graziano Motta :
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La prima seduta è
cominciata con l’illustrazione della posizione palestinese da parte del suo
rappresentante all’Onu. Un atto di accusa a tutto campo il suo, contro Israele
e la barriera di sicurezza, che crea a suo avviso una situazione irreversibile
contro il principio della creazione di due Stati che vivono fianco a fianco,
che diminuisce della metà il controllo dei palestinesi sul territorio della Cisgiordania
e quindi determina l’impossibilità di giungere ad una soluzione del conflitto.
Esattamente tutto il contrario di quanto giuridicamente ha sostenuto Israele
nel memorandum inviato alla Corte, in quanto la barriera dovrebbe aiutare ad
impedire attentati terroristici contro la popolazione civile, come quello di
ieri a Gerusalemme, ricordati all’Aja
da manifestanti ebrei davanti alla sede della Corte e nel quartiere di Gilo
antistante Betlemme. E manifestazioni hanno contrassegnato tutta la mattinata
nei territori palestinesi, naturalmente contro la costruzione del muro. Ci sono
stati cortei con lanci di pietre contro postazioni di soldati israeliani, i
quali nei pressi di Tulkarem hanno disperso la folla con gas lacrimogeni tanto
forti da provocare malessere in decine di dimostranti. Parlando a Ramallah,
Arafat ha accusato Israele di ritardare con il Muro la nascita dello Stato
palestinese, provocando così “una tragedia per il suo popolo”. Secondo lui una
decisione favorevole della Corte dischiuderà speranze di pace. Ma il primo ministro
israeliano Sharon, parlando dinanzi alla Commissione parlamentare ha ribadito
che ogni possibilità di dialogo è stata disattesa dall’attuale autorità
palestinese, che non ha rispettato “uno solo degli impegni previsti dalla road
map in particolare contro i terroristi”.
Per Radio Vaticana,
Graziano Motta.
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• Nuove violenze hanno accolto
questa mattina la visita a Baghdad del segretario della Difesa americano,
Rumsfeld. Poco prima del suo arrivo in Iraq, un’autobomba guidata da due
kamikaze è esplosa davanti ad un commissariato di Kirkuk, provocando la morte
di almeno 13 persone ed il ferimento di 51. Non si placano neppure le faide
interne: a Samarra, poco a nord della capitale, è stato ucciso il fratello del
comandante della guardia civile locale. In questa situazione di estrema
violenza, quale potrebbe essere il passo più urgente da compiere per
l’amministrazione provvisoria? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Lucio
Caracciolo, direttore di Limes, la rivista di geopolitica che ha dedicato
l’ultimo numero alla situazione irachena:
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R. – La priorità
attuale è quella di impedire una guerra civile ormai divenuta quasi una realtà,
sia pure in forme relativamente blande. Gli attentati di iracheni contro altri
iracheni si moltiplicano: si tratta dunque di evitare che questa situazione
degeneri. Il problema di fondo è che tutte le parti in causa irachene sono in
conflitto tra loro e non si fidano le une delle altre, a cominciare ovviamente
da sunniti e sciiti.
D. – Quale regia c’è dietro a tutto questo?
R. – Nessuna regia,
credo: semplicemente gli interessi conflittuali delle forze in causa.
Evidentemente, per quanto riguarda i curdi, si tratta di riaffermare e
possibilmente espandere il grado di indipendenza raggiunta di fatto già ai
tempi di Saddam ed ancor più adesso, magari arricchendola con alcune conquiste
territoriali: Kirkuk, che alcuni leader curdi considerano la loro capitale, e
forse anche Mossul. Per quanto riguarda i sunniti, si tratta di difendere un
ruolo di grande rilievo nel futuro iracheno – dopo la caduta di Saddam questo
appare molto più difficile. Gli sciiti, infine, sanno di essere in maggioranza
e quindi vogliono arrivare il più presto possibile alle elezioni che sanciscano
il loro predominio, se non altro in una parte del Paese.
D. – Sul piano
della fattibilità, a questo punto non ritorna in auge l’idea di un Iraq
federale?
R. – Uno Stato
federale, prima di essere ‘federale’ deve essere uno Stato; evidentemente, in
Iraq non siamo ancora a questo punto. Le parti non si considerano al momento
‘integrate’ in una struttura superiore e tendono ciascuna a perseguire i propri
interessi.
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• È mistero sulla sorte di Bin
Laden, secondo la stampa britannica “intrappolato” con una cinquantina di
uomini in una zona tribale del Pakistan, sulle montagne di Toba Kakar. La
notizia è stata smentita da un sedicente “Centro informazione del mullah Omar”,
secondo il quale il miliardario saudita si troverebbe in Afghanistan, impegnato
a “pianificare operazioni antiamericane” insieme all’egiziano Ayman al
Zawahiri.
• “Un passo indietro per la
democrazia in Iran”. Così la Commissione europea ha commentato le elezioni di
venerdì scorso, confermando la preoccupazione della comunità internazionale. La
vittoria dei conservatori – ha precisato il ministro degli Esteri britannico,
Straw – è “viziata” dalla decisione di escludere 2.500 candidati riformisti,
che ha portato ad un alto tasso di astensionismo. Un aspetto che anche il capo
della diplomazia italiana, Frattini, ha definito “fortemente preoccupante”. Nel
Paese, intanto, proseguono le polemiche: secondo il Consiglio dei guardiani,
non sarebbero veritieri i dati diffusi dal ministero dell’Interno, secondo cui
i votanti sarebbero stati solo il 50,57 per cento.
• Proseguono senza tregua, in
Colombia, i combattimenti fra l’esercito e la guerriglia. Numerosi gli episodi
di violenza, in diverse regioni del Paese, e pesante il bilancio delle vittime
nel fine settimana: i morti sono almeno 50. La giornata di ieri è stata segnata
anche da una grande manifestazione, a Bogotà, per chiedere la liberazione di
Ingrid Betancourt, l’ex candidata presidenziale da due anni nelle mani dei
ribelli: il presidente Uribe non ha escluso l’ipotesi di uno scambio di prigionieri.
• Crescono le speranze di
risolvere pacificamente la crisi nucleare nordcoreana a due giorni dall’inizio
dei colloqui a 6, in programma da mercoledì a Pechino. Mentre le delegazioni
dei Paesi presenti – oltre alle due Coree, la Cina, il Giappone, la Russia e
gli Stati Uniti – stanno arrivando nella capitale cinese, da Pyongyang giunge
una notizia rassicurante: il governo nordcoreano ha comunicato a quello
giapponese di essere pronto a congelare tutti i suoi programmi nucleari, come
premessa al loro smantellamento.
• Ancora una tragedia mineraria in
Cina. Otto operai sono morti ed una trentina sono dispersi in seguito ad
un’esplosione di gas avvenuta stamattina – per cause non ancora chiarite – in
una miniera a Jixi, nel nord del Paese. Una sciagura analoga si è verificata,
quasi contemporaneamente, in Albania: sono almeno 6 i morti e 7 i feriti nel
sito minerario a Vlora, nel sud del Paese.
• Tragico incidente in Angola,
dove l’incendio di un serbatoio di benzina nei pressi della capitale, Luanda, ha
provocato ieri 15 morti ed 87 feriti. Le fiamme – hanno riferito testimoni
oculari – si sarebbero propagate da un’abitazione.
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